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Autore: MaricaWrites    20/05/2012    2 recensioni
"Dormiremo quando saremo morti" è la storia di Victoria, cacciatrice statunitense che si ritrova coinvolta nelle vicende dei fratelli Winchester. Nel corso della storia, la ragazza dovrà affrontare i fantasmi del suo passato, ma soprattutto, dovrà lottare per tenere a freno le emozioni, come il suo lavoro le impone.
[STORIA TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo IX

 

-Una mela al giorno…-

 


 

Correre. Un’altra di quelle cose che mi faceva sentire decisamente bene.

 

-Sei pronto Jack? Questa volta ti batto- il ragazzo che aveva parlato era un mio compagno di classe.

Mi avvicinai ai due silenziosamente e buttai una leggera occhiata all’insegnante di educazione fisica che stava sgridando due ragazze per non essersi legate i capelli.

-Steve, Jack- dissi improvvisamente e i due ragazzi mi guardarono stupiti.

-Ciao Victoria- disse Steve –cosa vuoi?-

-Posso correre?-

-Correre?- i due si guardarono divertiti.

-Sei una ragazza- aggiunse Jack –non riuscirai a starci dietro-

-Mettimi alla prova- inarcai entrambe le sopracciglia.

-Va bene- disse infine –ma non dire che non te l’avevamo detto-

-Affare fatto-

Mi posizionai con loro e Jack contò la partenza:-Uno… due… tre…via!-

Corsi, più veloce che potevo, sempre più veloce, velocissima, troppo veloce. Senza il minimo sforzo li avevo battuti entrambi, ed arrivarono con un forte ritardo al traguardo.

-Ah, sapevo che c’era la fregatura- disse seccato Steve col fiatone –fai atletica, o qualcosa del genere-

-Sono semplicemente veloce- dissi.

-Troppo veloce per essere una ragazza- aggiunse Jack con uno sguardo accusatorio.

Distolsi lo sguardo e quando mi voltai, incontrai quello di Castiel dietro la ringhiera del cortile della scuola.

-Victoria, è tuo padre quello?- chiese Steve.

-Già…- sospirai –vado a vedere cosa vuole-

Mi avvicinai alla ringhiera.

-Che cosa fai?- chiese serio.

-Lezione-

-Scavalca, andiamo via-

-Ma… si accorgeranno che manco-

-Non si ricorderanno della tua esistenza entro qualche secondo, ce ne andiamo-

-Di nuovo? No, ti prego-

-Non è colpa mia, e tu non fai del tuo meglio per nasconderti a quanto vedo. Tutta la classe ha visto quanto sei veloce. Non è qualcosa di esattamente umano-

Scavalcai la ringhiera con facilità e prendemmo a camminare lungo il marciapiede.

-E’ sempre più difficile tenerti al sicuro-

Mi limitai a sospirare:-Hai trovato quell’arcangelo?-

-Chi? Gabriele? Non ancora… non si sa dove sia, ma so che è buono, lui può aiutarci-

-Continuiamo a cercare allora-

 

Quando svoltai nella via di Bobby, avvistai fin da subito il portabagagli dell’Impala aperto e Dean che vi caricava dentro della roba. Aumentai la velocità e mi fermai accanto a lui:-Ciao-

Non alzò lo sguardo:-Ciao-

-Vai da qualche parte?-

-Già, un caso nel Mississippi. Vieni con me?- finalmente mi guardò.

Lo osservai per qualche istante, prima di sorridere:-E me lo chiedi?-

Chiuse lo sportello e si avvicinò a me con un mezzo sorriso; mi posò una mano sul viso e mi baciò con delicatezza.

-Vatti a fare una doccia, ti aspetto qui- mi spostò una ciocca di capelli sfuggita alla coda dietro l’orecchio.

-Sam è già pronto?- chiesi.

-Sam non viene-

Aprii la bocca per chiedere qualcosa, ma si era già voltato.

Entrai in casa con un po’ di fiatone e passando davanti ad una camera per entrare in bagno, notai con la coda dell’occhio la figura di Sam al suo interno.

Mi fermai e sbirciai dentro: Sam era seduto sul letto, con lo sguardo fisso e vuoto davanti a sé.

-Sam, tutto bene?- chiesi prima di entrare, ma non ottenni risposta.

Lo osservai chinare la testa e prendersela tra le mani.

-Sam- entrai nella stanza e solo a quel punto alzò di scatto la testa.

-Victoria-

-Stai bene?-

-Si… si- diede un’ultima occhiata all’armadio davanti a sé e poi mi guardò.

Osservai l’anta in legno che non sembrava avere alcunché di interessante e poi mi sedetti accanto a lui.

-Dean sta partendo-

-Lo so- la smorfia sul suo viso non mi sfuggì.

-Perché tu non vieni?-

Rimase in silenzio per un po’, per poi rivolgermi un’occhiata dispiaciuta:-Senti, Dean non riesce a passare sopra a quello che è successo con te… quindi abbiamo deciso che stare separati per un po’: farà bene ad entrambi-

-Cosa?!- sbottai –Io… no. Mi sento responsabile-

-Oh, no, non devi- si affrettò a dire –è colpa mia, nostra. Assolutamente non sentirti in colpa-

-Ma… non credo che stare separati aiuterà, molto sinceramente-

Fece spallucce:-Forse no… o forse si. Tu vai con lui?-

Lo guardai in silenzio per un po’:-Vorrei, ma a questo punto non so. Forse dovrei semplicemente andarmene per i fatti miei, anzi, credo proprio farò così-

Mi alzai, ma lui si alzò con me:-Victoria no, per favore, non voglio che tu te ne vada, sul serio. Non avrei dovuto parlartene…-

-No, avresti dovuto invece. Senti, voi siete fratelli, io sono una cacciatrice come un’altra, non rovinerò il vostro rapporto. Ora faccio le valigie e me ne vado-

-Victoria, non farlo- mi superò e chiuse la porta con poca delicatezza –per favore-

-Perché?- chiesi quasi sottovoce –Non vedi che da quando mi avete conosciuta tutto sta andando male per voi?-

Rise leggermente:-Male? Victoria ma hai visto mio fratello? Non l’ho mai visto così umano come in quest’ultimo periodo, da quando ha conosciuto te. Non so cos’hai di diverso, o di speciale, ma lo rendi davvero una persona migliore-

Lo guardai in silenzio.

-Potrai pensare che quello che prova è il rimorso che chiunque proverebbe dopo aver commesso un errore simile. Ma sei una cacciatrice, lo sai anche tu, il rimorso non è una delle nostre prime qualità. Dean in un’altra occasione avrebbe detto “pazienza, può capitare, mi dispiace ma il tuo sacrificio è servito ad un bene superiore”. Con te non l’ha fatto-

-Ti sbagli- dissi cercando di uscire dalla stanza, ma lui tenne chiusa la porta.

-Ascoltami. Si mangia il fegato ogni volta che ti guarda per il male che ti ha fatto, e credimi, non gli succede spesso. Lo rendi umano, Victoria, non so come. Quindi per favore vai con lui, io me la caverò e sarò più tranquillo sapendoti con lui-

Sospirai:-Va bene-

Dopo un altro attimo di silenzio, aprì la porta e mi fece uscire.

-Però non sparire- dissi all’ultimo, voltandomi a guardarlo.

-Promesso- rispose lui con un mezzo sorriso.

Mi diressi in bagno e chiusa la porta a chiave, estrassi il telefono di tasca, ringraziando di aver salvato per sicurezza il numero di quella Becky. Squillò una sola volta.

-VicVic- la sua voce acuta mi trapanò un timpano.

-Becky, ciao-

-Aspettavo la tua chiamata: capitolo nove, pagina 2-

-Fantastico, quindi sai anche il perché ti chiamo-

-Si, ma adorerei sentirlo dire da te-

Alzai gli occhi al cielo:-Dean sta partendo e io parto con lui, ma Sam non viene-

-Quindi?-

-Quindi?! Quindi se qualcuno sta tentando di ucciderlo, non ho intenzione di lasciarlo da solo. L’altro giorno sei venuta tu ad avvertirmi, ma io non ho quel libro, non so se e quando accadrà di nuovo-

-Non accadrà più, non devi preoccuparti-

-Dici sul serio?-

-Serissimo. Ho letto il libro, no?-

-Ne sei assolutamente certa?-

-L’ho letto sette volte, pensi che io lo sappia?-

-Ok, bene. Allora a posto così-

-Ciao VicVic-

-Ciao- dissi seccata da quel nomignolo osceno, e misi giù.

 

Salii in macchina e chiusi la portiera, non commentando il fatto che Dean non partisse.

-Sei sicura di voler venire?- chiese dopo un po’, voltandosi a guardarmi.

-Sicura-

Rimasi rigida per quasi mezz’ora, finchè non entrammo in autostrada e Dean accese la radio, cosa che non so per quale motivo, mi rese molto più rilassata.

Scivolai più avanti per stare più comoda e sollevai i piedi, poggiandoli sul cruscotto. Solo dopo qualche istante notai lo sguardo fisso di Dean.

-Che c’è?- chiesi molto tranquillamente.

-Dimmi che non l’hai fatto sul serio-

-Fatto cosa?-

-Mettere i piedi lì sopra-

-Oh- mi guardai innocentemente i piedi –l’ho fatto, si-

Si passò la lingua sulle labbra con fare nervoso:-Potrei seriamente ucciderti-

-Ma non lo farai, guarda la strada, altrimenti ci ucciderai entrambi-

-Mettili giù, Vic-

-Ok, ok, calmati- sbuffai riabbassando i piedi –Allora, che tipo di caso è?-

-Ancora non so- disse vago, con fare pensieroso –succedono cose strane, ma non riesco a farmi venire in mente nulla-

-Cosa intendi per “strane”?-

-So che ti sembrerà assurdo, ma sembra che in quella città tutti i rapporti sociali si stiano rompendo. Gli innamorati si lasciano, gli amici litigano, i figli scappano di casa. E’ abbastanza strano?-

-Abbastanza- acconsentii, iniziando anch’io a pensare a cosa mai potesse essere.

Quando arrivammo in città, ci fermammo al primo motel che incontrammo.

-Figlio di puttana- borbottò Dean.

-Che c’è?- chiesi divertita.

-Il parcheggio è a pagamento-

-Ah- parcheggiò e scendemmo dall’Impala –faccio io, tu inizia ad entrare-

-Grazie- disse lui, avviandosi verso l’entrata dell’edificio.

Stavo pagando, quando con la coda dell’occhio, intravidi Castiel.

-C’è un modo per eliminarti in modo permanente?- chiesi senza guardarlo.

-Uccidermi- disse con tranquillità –dovete andarvene da qui-

-Mmh- annuì senza prestargli attenzione.

-Victoria, quello che sta succedendo qui è molto strano-

-Per questo siamo qui- sorrisi premendo sul cruscotto lo scontrino del pagamento.

-Dovete tornare indietro-

-Stai per morire, vai qui, vai là, fai questo, fai l’altro…- dissi esasperata, incamminandomi verso il Motel, ma l’angelo mi seguì.

-Obbedire ai miei ordini non era un problema quando farlo ti salvava la vita, non è vero Victoria?-

Mi fermai di botto e per la prima volta mi girai a guardarlo:-Starmi alla larga non era un problema quando farlo ti evitava imbarazzi, vero Castiel?-

Vidi un lampo di rabbia attraversargli lo sguardo, prima che scomparisse.

Trovai Dean nella hall e mi fece cenno di seguirlo, coi borsoni in mano. Mentre salivamo le scale, si fermò improvvisamente, voltandosi a guardarmi con un sorriso soddisfatto. Non capii il perché di quel gesto fin quando non entrammo entrambi in un’unica camera.

Sistemammo le nostre cose, prima di prendere ad indagare sul caso. Ora che Castiel me l’aveva confermato doveva sicuramente esserci qualcosa di strano, ma proprio non riuscivamo a capire cosa.

-Potrebbe essere… un fantasma- disse Dean dopo due ore che tenevamo la testa nei testi antichi.

-Un fantasma? Come potrebbe mai essere?-

-Magari la città in qualche modo ha fatto si che lui e non so… un amico o la fidanzata litigassero, e ora se la prende con i cittadini-

-Tutti? I fantasmi sono legati ai cadaveri, o agli oggetti. Come può essere dappertutto?-

-Giusto. Allora proprio non lo so-

Sospirammo entrambi,e feci appena in tempo a girarmi quando avvertii qualcosa di caldo colarmi dal naso, e qualche fitta alla testa. Mi asciugai in fretta la goccia di sangue che mi stava per bagnare le labbra e mi alzai.

-Esco, ho bisogno di schiarirmi le idee-

-Va bene. Se ti vieni in mente qualcosa chiamami-

-Sarà fatto- uscii quasi di corsa dalla stanza e dal Motel, cercando il primo vicolo buio e non frequentato che mi capitava a tiro. Una volta trovato, tirai fuori la spada di Castiel, presi un respiro profondo e lasciai cadere le barriere.

C’era silenzio, e l’immobilità più totale. Iniziai a girare su me stessa, controllando ogni angolo da cui l’angelo di Raffaele potesse saltare fuori, ma non accadde.

-Oh andiamo, vieni fuori!- urlai dopo un po’, ma nulla si mosse.

Ci volle un po’, prima che mi convincessi ad andarmene da quel vicolo. Mi ero sbagliata.

Tornai verso il Motel ed entrai in casa ancora assolta nei miei pensieri. Dean era esattamente dove l’avevo lasciato: seduto sul letto con gli occhi arrossati per il troppo fissare lo schermo del pc.

-Dean lascia perdere, riproveremo domani-

-No, devo riuscire a capire che diavolo sta succedendo qui-

Sospirai, guardandolo:-Così non ha senso. Dormi qualche ora, avrai le idee più chiare, vedrai-

-Non ho intenzione di dormire-

-Ma devi, dormire-

-Dormiremo quando saremo morti. Ora ho di meglio da fare-

Mi ero voltata, ma tornai a guardarlo con gli occhi sbarrati:-Cos’hai detto?-

Inarcò entrambe le sopracciglia:-Che ho di meglio da fare-

-No, no, prima-

-Prima quando?-

-Lascia perdere- sbuffai, lasciandomi cadere su una sedia, e prendendo a fissare il vuoto.

-Figlio di puttana!- Dean lanciò la penna che teneva in mano dall’altra parte della stanza, facendomi sobbalzare.

-Ok, ora basta- mi alzai e chiusi di colpo lo schermo del portatile, per poi portarglielo via e posarlo sul tavolo.

-Vic ci sono quasi, me lo sento- mi guardò afflitto.

-Ne sono sicura- mi avvicinai al letto, buttando a terra le ultime scartoffie prima di salirvi e avvicinarmi a lui.

-Ma?- sorrise malizioso mentre mi sedevo a cavalcioni sulle sue gambe.

-Ma… sono altrettanto sicura che qualsiasi cosa sia, può aspettare. Non sta uccidendo nessuno, giusto?-

-Giusto-

Gli passai una mano tra i capelli, prima di baciarlo. Se c’era una cosa bella del baciare Dean, era che sapeva costantemente di birra. O forse non era quello, forse era che da quando era successo quello che era successo il sapore di birra non faceva altro che ricordarmi quanto la sua corazza fosse credibile e dura, e quanto chiudendo gli occhi per baciarmi si mettesse a nudo.

Lo spinsi delicatamente indietro senza stupirmi delle sue mani che già si infilavano sotto la mia maglietta. Le assecondai, lasciando che me la sfilasse prima di abbassarmi a baciarlo lungo il collo mentre gli slacciavo i jeans.

-Sai perché ti adoro?- le sue labbra mi accarezzarono l’orecchio e mi costò parecchio trattenere un brivido –Perché vai dritta il punto, sempre-

Lo disse proprio mentre gli abbassavo i pantaloni e quando tornai al suo viso ci baciammo sorridendoci.

Poi accadde qualcosa, in modo strano, all’improvviso, quasi senza che ce ne accorgessimo. Sospiravamo già entrambi, sentivo già le sue dita sfiorarmi lungo tutta la schiena, mentre l’altra mano mi disegnava i contorni degli slip, quando per caso ci guardammo negli occhi.

Pensai volesse dire qualcosa, ma si limitò a guardarmi, con la più seria delle espressioni, come se mi vedesse per la prima volta. Ci girammo e lo osservai sistemarsi con la massima delicatezza sopra di me, prima di riprendere a baciarmi, ancora più dolcemente di quanto credevo potesse fare. Mi accarezzò i capelli, e per la prima volta notai quanto il mio cuore battesse forte al suo tocco, quanto le sue labbra mi avessero rapita. Facevo fatica a pensare, ma mi resi conto che non dovevo farlo. Lo sentivo, lo sentivo davvero. Avvertivo più che mai i suoi sospiri, le sue carezze, come se avesse buttato giù un altro strato della corazza.

 

 

Mi svegliai a notte fonda, quando il mio sonno fu disturbato da un’imprecazione se pur sottovoce di Dean.

Mi sentivo stranamente debole e stanca, ma non assonnata, avevo solo voglia di stare coricata a guardare il soffitto. Spostai lo sguardo sull’unica luce della stanza: lo schermo del portatile di Dean che si passava una mano tra i capelli.

Mi rivestii e mi alzai più silenziosamente di quanto intendessi fare, e quando gli arrivai alle spalle abbracciandolo, imprecò di nuovo.

-Scusa- disse subito dopo, quando mi sedetti al tavolo, guardandolo.

-Novità?-

-Sam faceva queste cose- disse arrabbiato –io… non sono quello delle ricerche-

-Se vuoi continuo io. Stai insistendo tu per farlo-

-Dovrò farlo senza di lui d’ora in poi, no? Tanto vale che impari-

Gli chiusi lo schermo del pc per la seconda volta nel giro di qualche ora, e mi guardò irato.

-Parliamo di Sam. E’ colpa tua-

-Non parliamo di Sam- riaprì lo schermo del pc.

-E invece ne parliamo- lo richiusi, seccata e lui si alzò.

-Victoria per favore! Non sono cose che ti riguardano-

-Ah no! Sono io che caccio con te ora. Sono io che mi sento addosso la colpa, quindi ne parleremo-

-Io non parlo dei miei sentimenti, Victoria, non sono un cazzo di sentimentale. Se ti aspettavi questo, hai scelto il fratello sbagliato-

-Io non ho scelto un bel niente- mi alzai anch’io –si può sapere che cosa ti prende?-

-Questo sono io, Victoria-

Lo guardavo sconvolta. Avevo come l’impressione di essere stata con due persone diverse, nelle ultime ore.

Si passò una mano sulla fronte, dandomi le spalle e io guardai il tavolo, notando solo ora le altre cose che vi erano poggiate. Mi avvicinai incredula al piano di legno prendendo col mignolo il bordo di quelle che dovevano essere un paio di mutandine rosa e le sollevai in aria:-E questo che cosa sarebbe?-

-Cosa vuoi che sia? Torta di mele. A quanto pare in questa fottuta città c’è una specie di fiera delle mele ogni anno e noi ci siamo capitati in mezzo. Le regalavano per strada- rispose senza guardarmi.

Buttai uno sguardo all’ultima fetta di torta di mele rimasta sul tavolo per poi riportarlo alle mutandine.

-Non intendevo quella, intendevo queste-

Si voltò, e rimase a guardarmi incredulo per un po’, prima di fare un sorriso imbarazzato:-Allo stand c’era una ragazza-

Risi, per evitare di ucciderlo.

-Meraviglioso Johnny Bravo- gli lanciai le mutandine in faccia e presi in fretta scarpe e giacca-

-Victoria cosa fai? Andiamo, non te la sarai mica presa?-

Dovetti tenere per qualche secondo gli occhi chiusi per evitare che guardandomi non mi sparasse con la pistola a sale.

Quando li riaprii, lo guardai con tutto l’odio che riuscivo a concentrare in uno sguardo.

-Oh mio Dio tu…- mi guardò sinceramente stupito –non avrai mica pensato…-

Rimasi in silenzio.

-Sono un cacciatore Vic, capisco che non mi conosci da tanto ma… credevo che il nostro rapporto fosse chiaro come il sole. Cosa ti aspettavi?-

-Già. Bella domanda. Cosa mi aspettavo?- uscii dalla camera del motel sbattendo la porta.

 

 

Credo di aver impiegato più tempo a scrivere questo capitolo 9 che tutto il resto messo assieme. Mi scuso, ma come avevo già detto, la scuola mi sta MOLTO impegnando. Spero di riuscire a postare il capitolo 10 un po' più velocemente. Come al solito vi ringrazio tutti, e mi scuso per la sadicità degli eventi di cui non si capisce una mazza. Buona serata a  tutti :)

  
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