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Autore: akiremirror    09/12/2006    1 recensioni
Ipotetico settimo libro. La ricerca degli Horcrux, la guerra che dilaga, ma non solo questo, anzi. Essendo una ostinata sostenitrice di Severus Piton, la mia storia non può che concedergli molto spazio, anche se indirettamente. Attraverso gli occhi e il cuore di un mio personaggio originale si scoprirà il vero Severus, il suo passato, le sue motivazioni, i suoi sentimenti. Il tutto tratteggiato lungo il cammino che Harry dovrà compiere per arrivare alla resa dei conti con il suo unico vero nemico. Per chi ha pazienza, perchè sarà lunghetta...
Genere: Azione, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1 Ritrovamenti e incontri
 
 
Ritrovamenti e Incontri
 
 
 
Entrare a Nottur Alley e passare inosservati non risultò particolarmente difficile per i tre ragazzi. Si erano avvolti in pesanti mantelli scuri e procedevano decisi verso la loro meta. Con i cappucci alzati sul capo e le bacchette sfoderate sarebbero passati quasi per servitori di Lord Voldemort, e in quel posto nessuno avrebbe mai osato denunciare la presenza di Mangiamorte.
Però loro non erano Mangiamorte e anzi, pur avendo a che fare con Voldemort, loro volevano distruggerlo.
Hermione era stata particolarmente determinata su quel punto, durante la festa di nozze di Fleur e Bill. Non avrebbero lasciato solo Harry, che aveva tentato per l’ennesima volta di convincerli a rimanere alla Tana. Ma soprattutto, era stata lei a decretare che avrebbero fatto qualunque cosa fosse risultata necessaria per vincere. Qualunque cosa. Beh, magari non proprio. Chi di loro avrebbe avuto il coraggio di uccidere? Per il momento, nessuno dei tre. Ma per tutto il resto, avevano deciso di rischiare..
La loro determinazione aveva lasciato piuttosto sorpresi i membri dell’Ordine, e più di qualcuno aveva tentato di fermarli, ma Ron era stato chiaro.
"Dovreste Schiantarci, Pietrificarci e rinchiuderci in una casa a forza per riuscire a fermarci! Quindi, o fate così, o ci insegnate a difenderci!"
Mentre procedevano lungo le vie di Notturn Alley Harry sorrise a quel ricordo. Forse per proteggerlo, o forse per avere una possibilità seria di vittoria…stava di fatto che i suoi due migliori amici, ciascuno a modo proprio, erano diventati determinati e pronti a rischiare quanto lui. Alastor fu il primo a capirlo veramente e, aiutato da Tonks, li aveva addestrati per settimane. Poi erano partiti.
"Aspettate!" bisbigliò Hermione, mentre si fermava e guardava dentro un negozio abbandonato. Non era esattamente il posto dove una persona sana di mente avrebbe voluto entrare, vi era qualcosa di…repellente, in quel posto.
"Potrebbe essere qui…" sussurrò Harry, lanciando uno sguardo guardingo oltre la vetrina in frantumi del negozio.
"Si, l’Incantesimo di repulsione è evidente…" commentò cupo Ron, mentre fissava accigliato delle grosse ragnatele che avvolgevano l’entrata del negozio.
"E’ vicino al negozio di Sinister, non invita ad entrare ed è abbandonato…gli indizi tornano." Riassunse Harry, mentre la sua mente vagava per un attimo al biglietto che aveva trovato una settimana prima, e che ora diventava sempre più credibile. Lo aveva trovato il giorno in cui era andato a visitare la tomba dei suoi genitori, subito dopo aver lasciato la Tana. Sulla tomba di sua madre Harry aveva trovato tre rose bianche, alle quali era legato un biglietto.
 
"Coppa nascosta a N.A., probabilmente vicino a Sinister. In un negozio dove non vorreste mai entrare, repellente, vuoto. Protetta dalla paura, chiedere da bere. Probabili altri rischi."
 
Non era firmato e a Harry in un primo momento era sembrata una trappola, però poi dentro la busta aveva trovato anche una piuma. Non una piuma qualsiasi, ma la piuma di una Fenice, il cui canto risuonò in lui dolce e incoraggiante non appena ebbe ripiegato il biglietto.
Da qualche parte avevano un amico anonimo.
Harry trasse un profondo respiro. Se veramente lì dentro ci fosse stato un Horcrux, qualcuno di loro avrebbe potuto rischiare molto…il volto di Silente balenò in mente a Harry in un istante, ma il ragazzo scacciò via l’immagine scrollando appena la testa e concentrandosi su quella pericolosa missione.
"Allora…andiamo!" disse Hermione, mentre allungava la mano sulla maniglia della porta d’entrata. Entrarono senza che nulla di brutto succedesse ma, non appena la porta si fu richiusa alle loro spalle, furono avvolti dal buio più totale.
"Lumos!" dissero contemporaneamente.
Qualcosa davanti a loro si stava muovendo. Harry avanzò, la bacchetta levata e la tensione che poteva sentire in ogni singola cellula del corpo.
All’improvviso dal buio comparve un Dissennatore e il gelo cominciò a scendere sui ragazzi.
Harry stava per agire, quando un gemito dietro di lui lo bloccò. Si volse di scatto e vide un gigantesco ragno avanzare verso Ron.
"Mollicci giganti!" urlò Hermione
Mollicci giganti…semplice e potente. Ma sapevano cosa fare. Harry si volse di nuovo verso il Dissennatore e si protesse con il Patronus. Inaspettatamente però, non fu sufficiente: il Molliccio stava facendo resistenza.
"Harry! Continua! A quanto pare non sono comuni Mollicci…usano le nostre paure non solo per difendersi, ma anche per nutrirsi! Dobbiamo batterli in potenza! Quindi non mollare!" biascicò Hermione mentre fissava, bianca in volto, qualcosa che Harry non riusciva a vedere.
"Voldemort è oscuro anche nel senso dell’umorismo allora!" gridò Ron, mentre si accaniva contro il gigantesco ragno davanti a lui.
Un momento dopo i Mollicci erano immobili, come pietrificati.
"Cosa…" chiese Harry, avvicinandosi lentamente alla figura del Dissennatore.
"Qualcosa li ha bloccati…qualcosa che ha detto Ron…" ansimò Hermione, mentre distoglieva lo sguardo dal suo molliccio.
"Forse…il fatto di averlo chiamato per nome." Azzardò Harry, mentre i Mollicci ricominciavano a muoversi.
I tre ragazzi si prepararono nuovamente allo scontro, ma i Mollicci non ripresero a tormentarli. Si avvicinarono tra loro e si unirono, fondendosi in un unico essere che apparì da una nube di fumo nero.
Harry per un attimo sentì il cuore fremere, mentre i suoi due compagni lanciavano un urlo, ma gli bastò poco per capire che non era quello vero…
L’uomo che avanzava verso di lui con un ghigno folle sul volto non era il vero Lord Voldemort.
"Harry…nel biglietto…il suggerimento!" Disse Hermione mentre si teneva stretta al braccio di Ron.
Il suggerimento? Si…chiedere da bere…la prospettiva non lo esaltava nemmeno un po’, ma se quello era l’unico modo…
Il Molliccio con la forma del nemico mortale di Harry li stava ancora fissando, e il ragazzo si fece coraggio, concentrandosi e facendo l’unica cosa che gli venisse spontanea in quel momento. Parlò in serpentese.
"Portami la coppa! Voglio bere!" ordinò, la mano stretta sull’impugnatura della bacchetta.
"Solo se darai prova di esserne degno." Disse con un ghigno il Molliccio, rispondendogli sempre in serpentese, mentre con la mano eseguiva un gesto plateale per mostrare a Harry il nuovo ostacolo.
Attorno a loro comparvero dei corpi sospesi in aria, le braccia penzolanti e la testa reclinata da un lato, gli occhi chiusi. In un primo momento Harry pensò agli Inferi, ma poi realizzò che quelli erano corpi di persone svenute. Il colorito era normale, non bianco.
"Che prova vuoi?" chiese Harry con il cuore che martellava forsennatamente nel petto.
"Magia Nera!"
Harry strinse le mani a pugno e, senza smettere di fissare il Molliccio, si rivolse a Hermione e Ron.
"Devo dargli la prova di saper fare degli incantesimi di Magia Nera, e credo che voglia vedermi attaccare queste persone."
"Oddio! Harry, ma non sappiamo se queste persone sono vive o no…" disse Hermione, lanciando sguardi preoccupati intorno a loro.
"Lo so….ma non possiamo esitare, e poi non credo che siano persone ‘vere’…sarebbero qui da più di vent’anni." Ragionò Harry, che però non aveva potuto non farsi la stessa domanda che si era posta Hermione.
"Ma ha chiesto Magia Nera…Cosa dovresti fare?" chiese Ron, mentre il Molliccio stava cominciando a dare segni di impazienza.
"Questo non è un problema." Ribatté calmo Harry. Poi si calò di nuovo nella parte dell’interlocutore di Voldemort e continuò in serpentese, rivolto al Molliccio "Non perderò tempo con ciascuno di questi miseri esseri! Ti basti questa prova!"
E così dicendo, puntò la bacchetta contro uno di quei corpi, pregando in cuor suo che fosse solo un’illusione, e pronunciò l’Incantesimo.
"Sectumsempra!"
Il corpo che ricevette l’incantesimo fu travolto e ferito, scivolando a terra senza nemmeno un rumore o un gemito. Dalla ferita fuoriuscì un liquido verde, luminoso, che andò a formare la coppa sotto gli occhi sorpresi dei tre ragazzi. Essa si solidificò e il Molliccio la porse a Harry perché bevesse.
"No Harry! Non tu!" esclamò Ron, raggiungendo l’amico. "Tu sei quello che deve arrivare fino alla fine" disse, afferrando la mano di Harry che si era allungata verso l’Horcrux.
"Non lascerò che beva uno di voi due!" disse Harry a bassa voce, ma con un tono che non ammetteva repliche.
"E noi non lasceremo che beva tu! Ron ha ragione…ma intanto prendi la coppa."
Harry annuì e afferrò l’oggetto per cui erano venuti.
Non appena le mani del Molliccio lasciarono la presa, tutto attorno ai ragazzi scomparve, vennero inghiottiti dal buio più assoluto e cominciarono a cadere.
"E’ un altro Incantesimo!" urlò Ron, mentre allungava una mano per cercare di afferrare Hermione.
"Dobbiamo interromperlo!" gemette la ragazza.
"Reductor!" urlò Ron, ma non avvenne nulla.
"Finite Incantate!" provò Harry.
"No! Magia Nera!" disse Hermione, riuscendo finalmente ad afferrare la mano di Ron.
Prima che uno degli altri due avesse il tempo di dire qualcosa, si ritrovarono a sbattere violentemente contro il pavimento impolverato del negozio abbandonato.
Una figure nera stava avanzando verso di loro, la bacchetta in mano.
"Stupef...." L’incantesimo di Ron fu facilmente deviato.
Prima che il nuovo venuto si rivolgesse verso di lui, Harry cercò di disarmarlo, ma anche quell’attacco fu deviato.
Per Harry era una scena già vista, e la sola idea che potesse trattarsi proprio di lui gli fece montare una gran rabbia. Al secondo Expelliarmus, il nuovo venuto venne disarmato ed Hermione fu pronta a richiamare a sé la bacchetta volata in aria.
"Fermo! Santo Cielo, vi ho appena salvati dal Baratro Eterno e questo è il ringraziamento? Vi giustifico solo perché siete evidentemente spaventati, ma così facendo rischiate di fare del male anche agli amici!"
Era la voce di una donna, che abbassò il cappuccio e guardò i tre ragazzi con aria divertita e soddisfatta.
"Ma mi devo complimentare…pochi diciassettenni sarebbero stati in grado anche solo di aprire la porta del negozio."
"Chi sei?" la interruppe bruscamente Harry.
Lei non fece caso al tono che lui aveva usato.
"Mi chiamo Dana Deepfeel, ma dubito che il mio nome possa dirvi qualcosa. Che dite, usciamo da qui? Questo posto mette i brividi!"
Era esattamente quello che stava pensando Harry, ma non voleva fidarsi di una perfetta sconosciuta, non con Ron e Hermione lì. Se avesse sbagliato qualcosa anche loro sarebbero rimasti coinvolti, pagandone il prezzo.
"Oh, avanti! Vi ho aiutati! E non ho la bacchetta. Se vi può far stare più tranquilli, tenetela voi. A patto però che pensiate anche a me se succedesse qualcosa…sono disarmata. E poi…meglio se andiamo a Diagon Alley."
Harry lanciò uno sguardo perplesso ai due suoi compagni, ed entrambi annuirono.
Mentre si allontanavano dal negozio però Dana esitò un attimo, volgendosi appena verso una via perpendicolare alla loro. Non vide nulla, ma seppe con assoluta certezza che dietro l’angolo c’era una persona decisamente più sollevata, ora. Ed era grazie a quei tre ragazzi.
 
Il sole stava ormai tramontando quando quattro figure nere entrarono nel locale semideserto. I pochi avventori rivolsero loro sguardi preoccupati e guardinghi, mentre un paio di loro si alzavano e uscivano con passo frettoloso.
Dana indicò ai ragazzi un tavolo isolato e, una volta seduti, la donna ebbe su di sé lo sguardo attento e decisamente indagatore del trio.
Harry pareva il più determinato a individuare qualcosa nella figura femminile che aveva davanti un qualche elemento che gli potesse far capire se fidarsi o meno, ma tutto quello che vide fu una giovane donna, non troppo alta, con una cascata di capelli mossi di un meraviglioso castano tendente al rosso che le incorniciavano il viso pallido e stranamente rilassato. Anche lei li stava osservando, e essere trapassati da quei due occhi verde scuro gli fece provare una fitta terribile allo stomaco. L’espressione sembrava quella di Silente, ma non erano gli stessi occhi, anche se indubbiamente erano in grado di sondare una persona con estrema facilità.
Dana posò distrattamente una mano sul tavolo, mentre si volgeva a guardare dove fosse il gestore del locale. Harry non poté non notare che il polso estremamente sottile era segnato da una cicatrice di vecchia data. Alzando lo sguardo, si rese conto che anche Hermione lo aveva notato.
Il silenzio tra loro sembrava non avere più fine, fino a quando la strana sconosciuta si decise a dire qualcosa, dopo aver rivolto loro un sorriso stanco e triste.
"Sapete come eliminare l’oggetto che avete dentro quel sacco?" chiese, accennando alla coppa posata ai piedi di Harry.
Silenzio.
Dana sospirò e rivolse ai ragazzi uno sguardo determinato, che esprimeva una forza quasi in contrasto con l’apparente fragilità della figura.
"Con il silenzio non andrete da nessuna parte. Per quanto io capisca che siete poco propensi a fidarvi degli sconosciuti, è bene che impariate a capire di chi fidarvi piuttosto in fretta. Se qualcuno di voi imparasse la Legilimanzia non sarebbe un male…"
"L’esperienza ci ha insegnato che non sempre la Legilimanzia aiuta veramente!" sbottò Harry senza esitazioni.
Dana si adombrò in un attimo e fissò il ragazzo a lungo, senza però tradire alcuna particolare emozione.
"Sei proprio furente…" bisbigliò, quasi più a se stessa che a lui "Ma di questo parleremo in un’altra occasione…sta di fatto che voglio aiutarvi. Uno dei miei desideri più sinceri è che Riddle venga eliminato. Definitivamente." Le ultime parole erano state pronunciate con una sorda e gelida furia che fece muovere Ron e Hermione sulla sedia, entrambi improvvisamente a disagio, ma che non scompose di una sola piega Harry. Contrariamente ai due amici, lui parve rilassarsi un poco.
Quella giovane donna lo aveva sorpreso per due motivi: innanzitutto la determinazione che era trapelata dalle sue parole era identica a quella del ragazzo, ovvero totale. E poi non aveva esitato a chiamare Voldemort con il suo nome mortale. Doveva sapere molte cose…però Harry aveva bisogno di controllare una cosa, prima di fidarsi di lei.
"Mi faccia vedere il braccio sinistro." Disse a bassa voce, mentre Hermione e Ron alzavano lo sguardo, stupiti e improvvisamente allarmati. Dana invece sorrise, maliziosamente, e mostrò l’avambraccio sinistro, intatto, mentre non distoglieva lo sguardo da Harry.
Il ragazzo annuì mentre il gestore del locale, Tom, si avvicinava e raccoglieva le ordinazioni. Quando si fu allontanato, fu Harry a riprendere il discorso.
"Non è una Mangiamorte…ma conosce la Magia Nera…"
"Si, decisamente conosco bene la Magia Nera" ammise lei con un sorriso "tuttavia sono fermamente convinta che non sia importante cosa conosciamo, ma come usiamo il nostro sapere. Da quel che so, per affrontare e distruggere un Horcrux sopravvivendo senza danni è d’obbligo saper usare le Arti Oscure. Mi auguro che tra i vostri vi sia qualcuno in grado di farlo…altrimenti il recuperarli non basterà affatto."
"Il diario non è stato distrutto con la Magia Oscura." Obiettò Harry "E dubito che Silente l’abbia usata per sistemare l’anello."
Dana scrollò la testa e si fece sfuggire un sorriso obliquo.
"Il diario di Riddle…è vero che lo hai distrutto con un dente di Basilisco?"
"Si…"
"E cosa credi che sia il dente di un basilisco? Il suo veleno è tra i più mortali ed è usato in molte tra le Pozioni più Oscure che tu possa immaginare…e l’anello…Si, Silente non avrebbe mai usato Magia Nera, ma lui aveva a sua disposizione conoscenze notevoli per poter aggirare l’ostacolo…credo che non ci sia, per il momento, un altro Mago Bianco così potente da poter ripetere l’impresa. Chi avete come sostegno con le Arti Oscure? Qualcuno deve esserci."
"Qualcuno c’era, ma ora non è più con noi."
Dana rimase in silenzio, e parve quasi che quelle parole l’avessero colpita con la forza di uno schiaffo per un attimo, poi perse lo sguardo nel vuoto per una manciata di secondi.
"Severus…"
Harry si irrigidì nel sentire quel nome, e Hermione gli lanciò un’occhiata preoccupata.
"Nessun altro?" chiese senza espressione la donna.
"No."
"Allora ho visto giusto. Avrete bisogno del mio aiuto. Decidete il dove e il quando pensate di eliminare quel pezzo di anima e fatemelo sapere."
"Un attimo…" intervenne Ron, dopo che fu loro portato ciò che avevano ordinato "Lei come fa a sapere degli Horcrux? Anche di quelli già distrutti. Siamo in pochi a sapere la verità su queste cose…"
"Si, lo so, ma conosco il problema degli Horcrux da un anno e mezzo. Severus ha bloccato l’effetto degli Incantesimi dell’anello solo grazie a una mia dritta. E così ho voluto sapere cosa stesse combinando. Silente non ha avuto nulla in contrario, nonostante tutto…"
"Nonostante tutto?" chiese scettica Hermione.
"Si…provate a fare una ricerca su di me, e vedete cosa viene fuori…quello con cui mi sono presentata è il mio vero nome…e anche questo è indice della mia buona fede…se Riddle sapesse di me, avrei una decina di Mangiamorte alle calcagna."
I tre ragazzi la guardarono perplessi, ma lei fece finta di non notarlo, mentre veniva percorsa da un brivido. Lanciò uno sguardo verso la porta del locale e attese qualche secondo.
"Mi dispiace, ma non mi posso trattenere oltre" disse posando sul tavolo le monete per la sua consumazione e facendosi rendere la bacchetta "Potete farmi sapere quando trovarci con un vostro Patronus."
"Cosa le fa credere che la chiameremo? Lei è… quantomeno in buoni rapporti con Severus Piton, l’assassino di Silente! Perché dovremmo fidarci?" disse Harry con calma, senza tuttavia riuscire a nascondere la furia che provocava il solo sentir pronunciare quel nome.
Dana lo guardò con fare serio e privo di espressione per un attimo.
"Perché se non lo farete, uno dei tuoi amici probabilmente morirà nel distruggere la coppa. E tu questo non lo permetterai." Detto questo si volse e se ne andò, allontanandosi con passi lenti ma decisi.
Una volta raggiunta la via principale di Diagon Alley si guardò attorno, e avvertì distintamente di nuovo la sensazione avvertita all’uscita dal negozio di Nottur Alley e un attimo prima. Si volse di scatto, e di nuovo non vide nessuno cui ricollegare quelle emozioni, ma non ne aveva bisogno, lo avrebbe riconosciuto ovunque.
"Severus…"
 
Mosse qualche passo verso il luogo dove riteneva fosse l’uomo, ma poi si bloccò. Non era per nulla certa di volerlo incontrare in quel momento, sapendo bene che si sarebbe ritrovata combattuta tra l’andare ad abbracciarlo (sebbene lui lo odiasse) e cominciare ad inveirgli contro.
Senza contare che non era nemmeno certa di chi si sarebbe ritrovata davanti…era ancora la stessa persona che conosceva lei, o era davvero ridiventato il mostro che La Gazzetta del Profeta continuava a descrivere?
Sospirò e si rimise il cappuccio sulla testa, avviandosi a passo deciso lungo il viale acciottolato e deserto di Diagon Alley, incurante della leggera pioggerellina che stava cominciando a scendere.
 
"Ho bisogno di camminare. Non ho intenzione di Smaterializzarmi come se nulla fosse…ho come l’impressione di perdermi un po’ ogni volta che lo faccio… forse dipende dal mio particolare potere. Non l’ho mai capito. Ma ora ho bisogno di camminare soprattutto per scaricare l’adrenalina accumulata. Quei tre sono molto determinati e probabilmente molti avversari li sottovaluteranno a causa della loro giovane età, dando loro ulteriori punti di vantaggio. Meglio! Devono assolutamente farcela! Ma Harry mi preoccupa. Anzi, mi preoccupa quello che prova verso di te…
Severus…perché lo hai fatto? Ancora oggi, a mesi di distanza, la mattina per un attimo mi sembra che sia solo un brutto sogno, ma poi ritorno alla realtà e alla Gazzetta che continua a dipingerti come uno tra i Mangiamorte più temibili e pericolosi…
Lo hai ucciso, maledizione! Hai ucciso l’unico Mago di cui Tom abbia mai avuto paura! Perché? Sei davvero tornato da lui? Non voglio neppure pensarci… L’ultima volta che ti ho visto però mi sembravi strano…più preoccupato, più cupo del solito, ammesso sia possibile. Ma non ho trovato in te cambiamenti relativi alle tue convinzioni, anzi. Santo cielo, quelle tue vecchie idee erano ancora marchiate a fuoco nella tua anima. Me ne accorgevo ogni volta che evitavi di guardarmi negli occhi, ogni volta che evitavi di rispondere alle mie domande più innocenti…
L’unica cosa che posso immaginare è che mi hai tenuto volontariamente nascosto qualcosa. E in effetti negli ultimi tempi mi evitavi….forse per proteggermi, o forse no…
Sta di fatto che ora ho in testa una terribile confusione, e io detesto essere confusa! Non so più che persona sei. Eppure prima eri tu, nascosto là dietro, eri tu ne sono assolutamente certa. Del resto, ti riconoscerei ovunque.
Eri tu, ed eri soddisfatto e sollevato per quello che vedevi, e vedevi Harry con l’Horcrux, deciso a distruggerlo. E questo porterà alla distruzione di Riddle, lo sai molto bene. Allora forse sei rimasto delle vecchie idee…già, ma hai ucciso Silente!
Che pensare? L’unica cosa possibile per chiarire le cose è scoprire la verità. Non avrò pace fino a quando non l’avrò scoperta, e per fare questo avrò bisogno anche di Harry.
Sperando che nessun membro dell’Ordine o del Ministero ti trovi prima di me."
Rallentò un attimo l’andatura, chinando in giù la testa in un gesto stanco.
"Perché lo hai fatto Severus? Maledizione, perché?"
 
Una vecchia casa abbandonata, posto ideale per rifugiarsi dopo una dura giornata di ricerche e di pericolo. Hermione l’aveva vista e notata subito. Era poco distante da Londra, in uno dei piccoli agglomerati babbani sorti nelle vicinanze della capitale. Per sicurezza, la ragazza ci aveva scagliato sopra qualche Incantesimo di protezione, lasciando notevolmente sorpresi i due ragazzi. Stava diventando molto potente.
"Allora…cosa ne pensate?" chiese Harry, lasciandosi cadere su una vecchia poltrona verde con i buchi sulla tappezzeria.
"Non lo so…mi sembra tutto molto sospetto…insomma, questa donna compare dal nulla e noi dovremmo fidarci solo perché dice di volerlo distruggere? Mi sembra un po’ troppo…" ammise Ron, osservando l’amico con fare preoccupato.
Harry volse gli occhi verso Hermione, che si era appoggiata contro una parete dopo aver misurato la stanza con lunghi passi.
"Io credo invece che dovremmo fidarci…se fosse una Mangiamorte non ci avrebbe aiutato…sapete cos’è il Baratro Eterno?"
Sia Harry che Ron scrollarono la testa e lei proseguì.
"Non ne saremmo usciti vivi…avremmo continuato la caduta nel buio in eterno…saremmo morti così." disse lei con un brivido "Se fosse stata una Mangiamorte ci avrebbe lasciati lì e avrebbe chiamato Voldemort per consegnarci a lui…no, credo abbia veramente voluto aiutarci."
Calò il silenzio e Harry fissò un punto indefinito della stanza. Il ragionamento di Hermione non faceva una grinza, però…
"Conosce Piton, e sembra anche molto bene, tanto da essere stata coinvolta nella questione degli Horcrux. Come possiamo sapere che non l’abbia mandata lui?" quella domanda gli ronzava in testa da parecchio.
"Oh, Harry…." Sospirò Hermione scrollando la testa "Non lo hai notato?"
Harry la guardò, accigliandosi.
"Cosa?"
"Beh, è fuor di dubbio che lo conosca, ma….a me è sembrato che volesse evitare l’argomento…non per riguardo nei nostri confronti, quanto piuttosto per evitare parole spiacevoli per se stessa…"
Harry aggrottò la fronte e Ron inclinò la testa di lato.
"Perché? Se voleva dire qualcosa di spiacevole su di lui, noi avremmo potuto darle man forte!"
Hermione strinse appena le labbra, rivolgendo a Ron uno sguardo esasperato.
"Lasciamo stare questo discorso…sta di fatto che abbiamo bisogno di lei. Harry…chiamiamola per domani sera. Ci possiamo prendere un giorno di riposo, così avrò il tempo per fare delle ricerche e procurarmi un paio di cosette…"
"Si, va bene, ma…ricerche su cosa?"
"Su Dana Deepfeel."
 
"Strano che mi abbiano già chiamata...devono aver proprio voglia di liberarsi di quella coppa. Tanto meglio!"
Dana stava avanzando a passo deciso in quel piccolo boschetto, mentre il buio avvolgeva ogni cosa.
D’improvviso si bloccò e si guardò attorno. Erano già lì, li poteva sentire distintamente, eppure si stavano tenendo nascosti alla sua vista. Avrebbe dovuto spiegare loro che con lei era assolutamente inutile…
Avanzò ancora di qualche passo, poi trasse un sospiro.
"So che siete già qui, vi sento…e sento anche che siete piuttosto…agguerriti verso di me."
Le sue parole non sortirono alcun effetto.
"Sono empatica! Non vi potete nascondere da me! Per farlo dovreste essere morti, o in grado di non provare assolutamente nulla, il che è ancora peggio…"
Alle spalle della giovane donna comparve Hermione, uscita la dietro un albero.
"Lei è veramente empatica?" chiese la giovane, con una nota di incredulità nella voce.
"Si."
Hermione annuì, ma si tenne a distanza, guardandola con uno sguardo tra il preoccupato e l’affascinato.
"Ragazzi, uscite…con quel potere non vi vede, ma non cambia comunque nulla." Disse Hermione con una calma innaturale, la mano stretta attorno all’impugnatura della bacchetta.
Solo dopo qualche secondo Harry e Ron uscirono allo scoperto, da sotto il mantello dell’invisibilità di Harry.
Sui loro volti, così come su quello di Hermione, era dipinta la diffidenza e, in un certo senso, la rabbia.
"Prevedibile."
"Dunque, da dove volete cominciare con le vostre domande?" chiese sarcasticamente Dana, mentre faceva scorrere uno sguardo impassibile sui volti dei tre ragazzi.
"Dal perché ci hai mentito!" disse Harry, con voce tesa.
"Non vi ho mentito."
"Balle! Dana Deepfeel è morta otto anni fa!"
"Mh, appunto. Era per questo che volevo faceste delle ricerche su di me…meglio mettere le cose in chiaro, non trovate? E poi…per sperare di ottenere la vostra fiducia ho dovuto darvi la cosa più preziosa che ho. Ora la custodite, e io così rischio molto." Spiegò brevemente la donna, senza tradire particolari sentimenti.
"E cosa sarebbe? Un nome?"
"Si, esatto. Il mio nome, quello vero."
"Sarà meglio tu ci dia una spiegazione migliore!" disse Hermione "Non siamo disposti ad accettare storielle. E, se necessario, troverò il modo di usare questa." Concluse estraendo dalla tasca del mantello una piccola boccetta tonda.
"Veritaserum, immagino…" disse Dana, fissando il proprio sguardo su quello che Hermione aveva in mano.
"Esatto."
Dana annuì e le sfuggì un mezzo sorriso. Sapeva bene, anche senza bisogno di particolari poteri, che le bacchette dei tre ragazzi erano pronte, puntate su di lei. Sarebbe stato inutile e stupido tentare di sfuggire a quel momento, e poi…non voleva fuggire. Lo aveva fatto per troppo tempo ormai.
"Bene…ma non sarà breve…"
"Non abbiamo fretta." Sibilò Harry, guardandola con sospetto.
Dana annuì e si slacciò il mantello, lasciandolo cadere. Era vestita come una Babbana, con i jeans, maglietta e felpa. Calò la cintola dei pantaloni a livello del fianco sinistro e alzò la maglietta.
"Avresti dovuto spogliarmi per vederlo…" disse a Harry, mentre lo vedeva aprire leggermente la bocca e indurirsi nei lineamenti.
"Mangiamorte!"
Dana fu pronta a deviare gli incantesimi di Harry e Ron, ma non dovette evitare quello di Hermione, che si era lasciata sfuggire un gemito alla vista del piccolo Marchio Nero marchiato sulla pelle della donna, ma che non aveva levato su di lei la bacchetta.
"Fe…fermi…!"
"Fermi?" sbottò Harry "E’ una di loro Hermione!"
"No! Questo assolutamente no!" ribatté Dana, facendo volare da lei le bacchette dei due ragazzi.
"Io ai loro occhi sono morta! Se sapessero che sono viva…ve l’ho già detto, mi troverei con una decina di Mangiamorte alle costole."
"Harry…" bisbigliò Hermione, guardando però la donna "Alla sua morte, avvenuta sei anni fa, Dana Deepfeel aveva ventun anni…all’epoca della caduta di Voldemort doveva averne circa…"
"Undici" disse Dana, cupa "Avevo appena iniziato a frequentare Hogwarts."
Harry le rivolse uno sguardo a dir poco sorpreso, e Ron aprì la bocca, ma non disse nulla.
Dana rese loro le bacchette con gesto stanco e abbozzò un mezzo sorriso.
"E pensate che ero già stata marchiata da un paio di anni…ve l’ho detto…mi ci vorrà un po’ per spiegarmi."
 
"Nella mia famiglia c’è sempre stato qualcuno di empatico, è un po’ come l’essere Metamorfomaghi o Animaghi, solo che si eredita. Però la mia famiglia è sempre stata un po’…beh, mal vista. Siamo ancora oggi molto legati alle Arti Oscure, non posso certo farne un mistero. In casa mia non è mai mancato un libro di Magia Nera, come non è mai mancato un libro di Magia Bianca. Non ha importanza questa distinzione per noi, la magia è magia. E per noi i Babbani non sono mai stati un problema. Penso che la mia sia l’unica famiglia che non si sia legata a Voldemort, tra quelle con alle spalle intere generazioni di membri di Serpeverde.
"Oh, si, ero una Serpeverde. La sete di sapere e l’ambizione è una nostra caratteristica, quanto l’empatia che ci portiamo dietro. Ed è stata questa la mia condanna. Come ho detto, nessuno della mia famiglia si unì a Voldemort, e così fu lui a bussare alla nostra porta…anzi, mandò uno dei suoi"
Il suo sguardo per un attimo divenne vuoto mentre ricordava quel momento, mentre nella sua mente, inevitabilmente, compariva l’immagine di quel ragazzo mandato a prenderli…un attimo di tristezza, poi ritornò lucida.
"Portò me e mio padre davanti a Voldemort…Riddle voleva usare me per ricattare mio padre, per costringerlo a mettere i suoi poteri di empatico al servizio dei suoi scopi, ma poi si accorsero che era più potente io, e che, in quanto bambina, la mia purezza e la mia inesperienza avrebbero amplificato le mie capacità. Quindi alla fine i ruoli si invertirono…io fui marchiata, ma non sul braccio, visto che dovevo ancora cominciare la scuola. Mio padre divenne il loro ostaggio per farmi stare in silenzio e per tenere sotto scacco tutta la mia famiglia. Per questo sono una Mangiamorte, e per questo ho simulato la mia morte dopo aver capito che Voldemort stava per tornare. Non volevo che mi trovasse."
Un attimo di silenzio.
"Quindi, se uno di loro leggesse nelle vostre menti il mio nome prima che io mi sia rivelata…beh, sarei morta davvero!"
Sui volti dei ragazzi era dipinta un’espressione complessa, tra l’inorridito e il dispiaciuto, ma Harry provava anche altro, Dana lo avvertì con una chiarezza estrema. La stava riconoscendo come una delle persone che hanno un motivo più che valido per farla pagare a Riddle, un po’ come lui.
Reclutata a nove anni. Quella donna doveva avere in corpo una terribile rabbia nei confronti di Voldemort. Harry le sorrise, senza però allegria. Aveva deciso di fidarsi.
"Dunque, noi dovremmo dimenticare il tuo nome, giusto?"
Dana gli sorrise a sua volta, e annuì.
 
"Non avete idea di come distruggerla?" chiese Dana, osservando la coppa di Tassorosso appoggiata sul tavolo della casa dei ragazzi. Quell’oggetto aveva una luminescenza decisamente inquietante.
"No…nessuna…" bofonchiò Hermione, le cui ricerche non avevano condotto a nulla.
"A quel che so, l’anello non fu distrutto fisicamente…" ragionò Dana.
"Ma il diario si."
"Solo in parte, e in quel caso l’anima di Riddle si era rivelata…credo che si debba uccidere l’anima ferendola in qualche modo attraverso l’oggetto."
Harry annuì, mentre faceva sparire i mobili del salotto.
"Dunque…potremmo usare un Incantesimo di rivelazione per estrarre l’anima, e tu poi potresti fare una Magia Nera sull’Horcrux…." Propose Ron.
"Si, direi che potremmo provare così, ma voi…sicuri di farcela?"
"Certo!" esclamarono Ron e Harry, mentre Hermione annuiva.
"Meglio."
"Allora…cominciamo." Sospirò Hermione, la bacchetta levata e il volto teso.
 
La distruzione dell’Horcrux però non fu così facile. L’incantesimo per far rivelare l’anima non funzionò. Furono provati altri incantesimi, ma tutti con scarsissimi risultati.
La coppa si rivelava esattamente come un qualunque altro oggetto comune, ovvero, non rivelava la presenza di un pezzo di anima del Mago oscuro più potente degli ultimi tempi. L’unica cosa anormale era la luminescenza.
Harry strava cominciando a perdere seriamente la pazienza, quando Hermione si batté una mano sulla fronte.
"Che sciocchi!! Harry! Cosa diceva il biglietto?"
Harry la guardò perplesso, ma sfilò il biglietto in questione, che teneva nella tasca dei jeans.
Hermione lo afferrò in fretta e lo lesse, mentre Dana li osservava incuriosita.
"Ma certo...chiedere da bere…è una coppa…"
Senza perdere tempo, sussurrò un incantesimo e riempì la coppa di acqua limpida, che rimase tale solo per pochissimi istanti, trasformandosi in un liquido nero e lucente.
"Eccola lì…l’anima…" bisbigliò mentre posava a terra la coppa.
"E ora…cosa dovremmo fare? Colpirla così?" chiese Ron, mentre Harry si accorgeva dell’espressione improvvisamente preoccupata di Dana. La donna si era fatta seria, gli occhi puntati sulla coppa e il corpo immobile.
"E’ un Incantesimo di protezione molto potente…il liquido protegge l’anima…per distruggere l’Horcrux qualcuno deve berne il contenuto, accogliendo in sé il frammento d’anima e poi…beh, in sostanza, fare da bersaglio per l’incantesimo di distruzione…Riddle è veramente furbo…chi mai oserebbe farlo?"
L’espressione che Dana vide dipingersi sui volti dei ragazzi esprimeva esattamente quella domanda.
"Oh, tranquilli. Intendevo dire che un Mago medio, per distruggere quell’anima, dovrebbe uccidere chi ha bevuto…ma la Magia Nera non ha confini. Riddle crede di essere l’unico a conoscere certe cose, e uno dei suoi errori è proprio questo. Ora serve solo un volontario." Disse tranquillamente.
Dal suo volto non traspariva più alcun genere di sentimento, ma solo concentrazione.
"Ma …intendi dire che non morirà nessuno?" chiese Hermione, guardandola con fare determinato.
"Non morirà nessuno, non con me qui. Però mentirei se dicessi che sarà uno scherzo. Sarà doloroso, e stancante. Chi berrà l’anima avrà poi bisogno di diversi giorni di riposo e qualche Pozione di sostegno, ma non ci saranno danni permanenti."
"Bene…" disse nervosamente Hermione, mentre traeva un sospiro "Visto che è fuori discussione che lo faccia Harry…"
Si fece avanti, allungando una mano verso la coppa dove il liquido nero riluceva sinistramente.
"Non se ne parla neanche!" sibilò Ron, che l’afferrò con decisione e la allontanò con una mano, mentre con l’altra afferrava la coppa. Volse uno sguardo a Dana.
"Pronta?"
Dana annuì e lui tracannò il liquido con un’espressione di disgusto sul volto. Hermione si portò le mani alla bocca e Harry la raggiunse per farla allontanare.
Non appena le labbra di Ron si furono staccate dalla coppa, questa perse la sua luminescenza e tornò ad essere un oggetto normale. Ron la lasciò cadere e si portò una mano al petto, rimanendo fermo per qualche secondo e lanciando poi un urlo disumano. Hermione fece per andargli incontro, ma Harry la trattenne, mentre gli si rizzavano i capelli in testa. Non era un urlo di dolore, ma di trionfo…
Con buona probabilità anche questo pezzo di anima aveva una sua volontà, come quella del diario.
Dana aveva alzato appena la bacchetta in direzione del ragazzo. In un attimo Ron fu disarmato, e Harry richiamò a sé la bacchetta, mentre da quella di Dana partiva un fascio di luce giallo che colpì Ron in pieno petto. Ron però tentò resistenza, e questo lasciò sorpresi tutti. Dana non smise di bisbigliare parole incomprensibili e insistette, mentre Ron si inginocchiava digrignando i denti e strabuzzando gli occhi, venati di strani e innaturali riflessi rossi.
"Maledetti…chi siete?"
La frase uscì dalla bocca di Ron in un orrendo sibilo. Harry sentì Hermione irrigidirsi tra le sue braccia e cercò di darle un po’ di sicurezza stringendola, ma capiva che sentire Voldemort parlare attraverso la bocca di Ron doveva essere terribile.
La ragazza si prese il viso tra le mani e si appoggiò a Harry, mentre anche lui provava l’istinto di chiudere gli occhi. Non lo fece solo perché si era ripromesso che avrebbe affrontato tutto senza esitare, senza aver paura della sofferenza, senza fare passi indietro. E ora l’unico modo per essere coerente era guardare la malvagità di Voldemort dibattersi nel corpo del suo migliore amico.
Dana mosse la bacchetta come se fosse stata una frusta e, con un ultimo deciso colpo, fece finire violentemente il corpo di Ron contro la parete di fronte.
Gli occhi del ragazzo parvero prendere fuoco per un attimo, e un grido di dolore gli uscì dalla bocca, facendo gemere Hermione, che si strinse ancora di più contro Harry. Poi calò il silenzio e Ron rimase solo Ron, accasciato contro il muro, senza dare segno alcuno di vita.
Dana, sempre con fare determinato ma impassibile, bisbigliò ancora qualcosa, ma non avvenne nulla. Solo in quel momento il suo viso si riappropriò di una qualche espressione.
"Bene, l’anima è distrutta." Disse, avvicinandosi a Ron. Hermione si divincolò dall’abbraccio di Harry e corse al fianco di Ron, cercando di rianimarlo.
"Ora dobbiamo rimetterlo in sesto, ma se la caverà. Ha una tempra non indifferente il giovanotto!"
 
Il sole stava sorgendo pigramente e la luce pallida del mattino si rifrangeva nelle particelle di acqua della nebbia, che avvolgeva ogni cosa con la sua morsa pigra e inesorabile.
Hermione era seduta su una vecchia sedia a dondolo, e finalmente era riuscita ad addormentarsi dopo aver passato ore accanto a Ron, aiutando Dana ad assisterlo.
Ora il ragazzo stava riposando in un sonno terribilmente simile alla morte, steso su uno dei letti che i ragazzi avevano sistemato.
Harry lanciò ancora uno sguardo fuori dalla finestra, poi uscì con passo silenzioso dalla stanza e scese al piano sottostante, dove Dana stava abbozzando un cenno di colazione per tutti.
"Sta arrivando… è proprio sfatto. Ma tutto sommato mi rendo conto che le scene viste questa notte non hanno intaccato la sua determinazione…anzi. Ma avrei dovuto aspettarmelo…degno figlio dei suoi genitori."
Alla donna sfuggì un sospiro, mentre Harry entrava e le rivolgeva un cenno col capo.
"Hermione è riuscita ad addormentarsi…" disse con voce stanca, lasciandosi scivolare pesantemente su una sedia, vicino ad una finestra.
"Finalmente…temevo volesse rimanere sveglia fino a quando non avesse visto Ron riaprire gli occhi!"
"Credo che l’intenzione fosse quella…" commentò Harry con un sorriso "Ma è umana, in fin dei conti. Come tutti noi."
Calò un silenzio riposante per alcuni istanti, durante i quali Harry si gustò la sensazione di contentezza per la situazione. Stavano ancora tutti bene, e un altro Horcrux era stato distrutto…
Dana lo strappò a quelle piacevoli considerazioni, decidendo di intavolare una discussione che sapeva sarebbe stata non proprio semplicissima.
"Ora continuerete le ricerche, immagino…"
"Si, senza dubbio."
"Ma avrete di nuovo bisogno di me…sai, non ci siamo incontrati per caso. Dopo la morte di Silente ho deciso di venire a cercarti, sapendo che forse avrei potuto mettere al tuo servizio le mie conoscenze, ma ti mentirei se ti dicessi che il mio unico obiettivo è aiutarti."
Harry la guardò, improvvisamente preoccupato, ma lei rimase quasi impassibile nel parlare, anzi, forse anche serena.
"Si, ho bisogno di te. Ma innanzi tutto, vorrei che i membri dell’Ordine fossero messi a conoscenza della mia presenza e della mia disponibilità. Ho una vaga idea di chi possa farne parte, ma preferisco rivolgermi a te."
"Vuoi entrare a far parte dell’Ordine?" chiese Harry incredulo. Se la risposta fosse stata affermativa, il ragazzo si chiese come sarebbe stato possibile accontentarla…del resto, era una Mangiamorte. E dopo Piton, chi di loro le avrebbe dato fiducia? Ma il ragazzo sapeva che quello che Dana aveva vissuto era un’esperienza terribile, contraria alla sua volontà. Era una Mangiamorte solo perché marchiata, nient’altro.
"No, Harry, non voglio entrare a far parte dell’Ordine, sarebbe fuori luogo…ma voglio collaborare, essere d’aiuto se possibile. Pur senza perdere la mia indipendenza…un po’ come te."
Harry abbozzò un mezzo sorriso colpevole e Dana annuì.
"Oh, capisco molto bene la tua posizione. Ma il punto non è questo. Harry sono venuta a cercarti per chiederti una grossa cortesia…"
Era ridiventata seria, e Harry non disse nulla, rimase in silenzio tenendo su di lei lo sguardo, allerta, ma indubbiamente incuriosito.
"Ho raccolto molte informazioni sulla notte in cui è morto Silente…"
Harry si irrigidì immediatamente.
"E il mio potere mi ha permesso di capire una cosa…Silente non è arrivato solo alla torre…c’eri tu con lui, vero?"
Harry la guardò senza espressione, e non disse una parola.
"Harry, volendo potrei scoprirlo da sola. Il mio potere è al di là della Legilimanzia…ma vorrei il tuo aiuto…"
"E se non volessi rispondere?"
"Come con il Ministro? Oh, Harry, hai visto abbastanza per capire da solo che non vale proprio la pena sottovalutarmi." Sarebbe anche potuta apparire una minaccia, ma Harry capì cosa Dana volesse dire: se solo avesse voluto, avrebbe potuto strappargli quelle informazioni usando il suo potere, ma non lo stava facendo. Stava chiedendo aiuto, e lo stava facendo senza trucchi.
"Perché mi chiedi se c’ero anch’io?" chiese Harry, cambiando argomento.
"Perché vorrei chiederti di darmi il ricordo di quei momenti…devo poter capire una cosa…"
"Se è stato veramente Piton?" la bloccò Harry, con un sibilo.
Dana si irrigidì, evidentemente sorpresa. Sorrise soddisfatta e annuì.
"Sei sveglio! Si, è per Severus, ma non per il motivo che credi. Che lo abbia ucciso lui è una cosa che non metto in dubbio in alcun modo. Voglio solo capire una cosa, e non chiedermi cosa. Non te lo direi comunque, non ora. Ma non è nulla che ti possa nuocere…anzi."
Harry la fissò a lungo, in silenzio, e alla fine volse lo sguardo fuori dalla finestra.
"Parlerò con l’Ordine. Se li conosco bene ti vorranno incontrare. Alle loro condizioni."
Ancora silenzio.
"Per il ricordo…ci devo pensare."

 

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