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Autore: Annabelle_    20/05/2012    2 recensioni
E' una FF, ha come protagonista Annabelle, una ragazza tormentata e dal trascorso non facile e Harry (Styles) suo vicino di casa, cantante degli White Eskimo.
Lui la salverà, ci proverà. Lei si lascerà salvare?
Lui non è il principe azzurro, lei odia i finali felici. Lei non conosce l'amore e forse non lo conoscerà mai.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ieri ero vicino al dirtelo, poi ho pensato che potesse essere troppo presto, che avrei potuto spaventarti, che tu semplicemente non sei il tipo di persona che ama le dolcezze a sproposito, che sei una persona pratica, che ama i fatti e poco le parole, che sei una persona diversa da quelle che ho sempre frequentato e che quindi avrei dovuto aspettare, aspettare te.
Tutta questa notte ci ho pensato ed ho capito che non riesco ad aspettare e che tu apprezzerai quello che dirò, almeno spero che tu lo faccia" si schiarisce la voce e sorride timidamente "lasciami finire.
Una sera, quest'inverno, mi trovavo in mansarda e stavo provando a scrivere qualcosa, un nuovo pezzo magari, ma era proprio una di quelle sere in cui la testa è altrove e non riuscivo a pensare a quello che dovevo e volevo fare. Dovevo evadere, ne avevo bisogno. Mi sporsi fuori dalla finestra, fuori pioveva, pioveva molto e c'era pioggia anche dentro di te. Eri li rannicchiata sul tuo letto, vestita di rosso e quel cuscino che ti coccolava era pregno di te, delle tue lacrime. Ricordo, che ti appena voltasti verso di me, io come uno sciocco spione mi buttai all'indietro e caddi a terra. Non volevo che tu ti accorgessi di me, del fatto che 'quel ragazzo riccio' stesse guardando proprio te." Io sentivo che qualche lacrima stava rigando insensibilmente il mio viso ma lasciai che continuasse a parlarmene. "Quando mi rialzai da terra, lentamente cercai i tuoi occhi tra quelle lacrime, in quella pioggia fitta, dietro quella finestrella ma tu eri li seduta sulla tua scrivania, con quella tua agenda in mano e scrivevi, scrivevi di qualcuno che ti odia, di qualcuno che ti ferisce, di te stessa, del fatto che hai dimenticato come si faccia ad amarsi. Ed io improvvisamente capii che niente mi avrebbe fermato, che niente avrebbe impedito a questo ragazzo spione di capire cosa ci fosse nella vita di quella stupenda ragazza che non andasse così bene. Cominciai a scrivere una canzone, le prime strofe e, a dirla tutta, ad oggi è l'unico brano che io abbia mai scritto che riesce veramente a soddisfarmi. Quel giorno ho capito che sotto i miei occhi c'era una vita desiderosa di aiuto e non avrei mai pensato di trovarmi in questo momento, di trovarmi di fronte a te e di avere la possibilità di stringerti.
Ecco, non so se hai capito ma non ho mantenuto la promessa, ho sbirciato nella tua agenda, non volermene male, ho capito che non avevo mai incontrato qualcuno come te, che sa guardare negli altri e capirli così bene. Di me hai scritto" prende l'agenda e la apre "'lo vedo tutte le sere, è buio, è deluso, distrutto, distratto, è spento, stanto e non capisco come faccia ad esserlo. E' bello, è felice o almeno questo è quello che vuole dimostrare agli altri. Credo che abbia bisogno di urlare tanto forte da distruggere il mondo. Chi lo sa, magari vorrebbe urlare quello che voglio urlare io ma è spaventato, tanto quanto me, se non di più'. Te lo dico, io devo urlare, voglio urlare ma ho capito che forse devo farlo con te e per te. Ti giuro, questa cosa non finirà, non finirà come tutto quello che hai avuto fino ad ora, io ci sarò, te lo prometto."
Finiva quella frase con le lacrime agli occhi, con la voce tremolante ed io ero sempre li, sempre immobile, sempre congelata, sempre commossa, emozionata, sempre imabarazzata ed ipnotizzata da lui e da quelle parole. I miei occhi trattenevano le lacrime, io provavo a pensare a qualcosa che non fosse il 'per sempre' ma non riuscivo, dovevo urlare e quello era il momento giusto.
Lo abbracciai e una cascata di lacrime portò fuori di me quello che avevo sempre tenuto dentro. Lui è la prima persona che mi abbia mai vista piangere, debole, fatta di carne.
Mi accarezzava i capelli e ripeteva: "tranquilla, tranquilla. Piangere fa bene ed io voglio solo questo per te." La mia voce era rotta dal pianto, era distrutta dal pianto ma come sempre non importava.
"Non avresti dovuto farlo, non avresti dovuto leggere quelle pagine, me lo avevi promesso, avevi promesso che non ti saresti infilato nella me che ho sempre nascosto però è vero che anche io ho sempre promesso a me stessa che non sarei mai più stata così con qualcuno, che non avrei più passato notti insonni solo per pensare a qualche faccino carino, ma tu sei di più ed io ho tradito la mia promessa ma non mi interessa. La tradirei altre mille volte se fosse necessario."
"Ne varrà la pena, credimi."
"So che sarà così."
Quella stessa sera un amico di Harry aveva organizzato una festa a casa sua, aveva invitato tutti i WE ed anche me.
"Harry, che ne dici, posso far venire una mia amica? Vuole conoscerti e sai, le farebbe davvero piacere."
"Chiedo ad Oliver ma non credo ci siano grandi problemi."
"Perfetto, allora ci vediamo questa sera."
"Alle nove sono da te."
Un bacio e ci dividiamo.
"Bebe, questa sera hai da fare?"
"No. Dimmi che hai organizzato per me un incontro al buio, dimmelo ti prego!"
"Ancora meglio. Oliver, quel ragazzo biondo che abita dietro scuola, ci ha invitate alla sua festa!"
"Ha invitato me?"
"Si, ha invitato noi!"
"Ma ci pensi? Quel tipo non sa neanche chi sono io!"
"Lo saprà questa sera! E' alle nove ma tu per le sette cerca di essere qui, devi aiutarmi, non so proprio cosa mettermi!"
"A dopo allora."
Un vestito verde smeraldo poco più su del ginocchio, con un cinta in vita ed uno scollo a barca. Speravo di essere perfetta, speravo che quel colore mi donasse, speravo di essere giusta, giusta almeno per lui.
Harry suona il campanello ed io e Bebe ci avviamo verso la porta.
"Divertitevi." Grida mia madre dalla cucina ed io faccio finta di nulla, faccio finta di non averla sentita.
Apro la porta e lui è li con la sua camicia di jeans e i suoi pantaloni blu, le sue converse bianche e i suoi capelli arruffati e non sto qui a descrivere quanto bello fosse. C'era il cielo dietro lui che si confondeva con i suoi occhi ed il rosso scarlatto delle sue guancie era come quella luna, rossa ed innamorata.
"Sei...sei...sei bellissima." Non che queste fossere le parole più assurde e ricercate che avesse potuto dire ma suscitarono in me un qualcosa che niente aveva mai suscitato prima, forse proprio perchè bellissima non mi ero mai sentita.
Io accennai solo un timido sorriso, non volevo rimanere li a ripetergli innumerevoli volte quanto più bello fosse lui ed anche perchè Bebe era li dietro e cercava di non imbarazzarsi troppo con le nostre smancerie.
"Ah - mi tirai indietro e mi sclacciai dal suo abbraccio - lei è Bebe, te ne ho parlato, è la mia migliore amica, insomma!"
"Piacere, io sono Harry."
"Ne ero al corrente, piacere mio comunque."
"Capisco cosa vi lega." Il suo solito sorrisetto storto.
"E cosa vorresti insinuare?"
"Ma nulla!" E nonostante avesse chiaramente definito me e Bebe delle vere e proprie 'acidelle', lei era li che rideva.
Scendiamo dalla sua Mini e mi prende per mano, lentamente scivoliamo in quella folla chiassosa che per qualche istante rimane a fissarci, che quel ragazzo era abituata a vederlo ogni volta con una ragazza diversa, che quella ragazza dal vestito turchese non sapeva neanche chi fosse.
Si alzò un fitto chiacchericcio, qualche bionda ammiccava ad Harry e mi sembrava di avere tra le mani un qualcosa di tanto costoso e ricercato da dover stare attenta agli sguardi degli altri. Ma è così difficile essere di qualcuno? O almeno, essere la ragazza di qualcuno?
Arriviamo da Oliver e Bebe è accanto a me. Oliver, biondino, occhi azzurri, bello quanto spocchioso e quindi capitemi, era proprio bello.
"Hey Olly, lei è Annabelle e lei è Phoebe."
Da 'presunto galantuomo' prende le nostre mani e le bacia.
"Piacere mie bellezze."
Dopo quella frase pensai che chiaramente ci dovesse essere del fumo in quella casa e che Oliver avesse dovuto darci dentro di matto.
Incontriamo anche gli altri della band, Andy, Lucas e Tom e lasciamo Bebe in buone mani, con la ragazza di Lucas, Eleonor e gli altri due ricciolini della band. Non avevo dubbi, Bebe avrebbe finalmente trovato un nuovo giocattolo da portare in giro, un nuovo bel faccino da accostare al suo, color cioccolato.
Harry mi prende per mano e mi porta in camera di Oliver. Mi prende per le mani e mi fa sedere su quel letto azzurro, in quella camera bianca, che di candido aveva davvero poco.
"Aspetta."
E lui mette per un secondo di baciarmi.
"Cosa?"
"Non so tu ma io non credo sia la cosa giusta da fare."
"Baciarci? Lontani da quel trambusto e da tutte quelle male lingue? Tranquilla, se vuoi tornare da loro, andiamo da loro."
"No, aspetta - prendo il suo viso e cancello la lontananza tra noi - adesso va meglio."
"Non ti capisco."
"A volte è meglio non farlo."
Ci stendiamo su quel morbido letto a guardare il soffitto: bianco; e a raccontarci ogni piccola sciocchezza che ci passava per la testa. Le mie risate alle sue parole, dopo i suoi racconti, dopo i suoi aneddoti e grazie alla sue dolcissima goffagine cominciavano ad essere sempre di più, sempre più pesanti. I suoi occhi sempre più rossi, le sue braccia sempre più accoglienti e la camera sempre più calda.
Avevo sempre usato l'alcool come ' via d'uscita' e non mi ero mai resa conto di quanto bene potesse fare una persona, delle risate e immaginare. Si immaginare, immaginare che su quel muro bianco ci sia scritta la tua vita e perdere tutto il tempo del mondo a raccontarla, a quella persona, a lui...ad Harry. 
   
 
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