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Autore: Densie Arya    20/05/2012    5 recensioni
Finnick Odair è un mentore da quattro anni. Nessuno dei suoi protetti è ancora riuscito a vincere.
Annie Cresta è una ragazza come tante altre, addestrata da suo padre per offrirsi volontaria. Ma non ha intenzione di farlo.
Eppure il suo nome è destinato ad essere estratto.
A quel punto, che ne sarà dell'amore di Finnick nei suoi confronti?
POTREBBE CONTENERE SPOILER MOCKINGJAY
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 3 - Ti racconto una storia...
 
Arrivati a Capitol City, un mucchio di gente che non si degnava nemmeno di presentarsi mi fu addosso per rendermi presentabile.
Ammettiamolo, non ero il genere di ragazza tutto trucco e frivolezze, ma curavo il mio aspetto quel tanto che bastava per apparire umana.
"Ha una bella pelle, un po' opaca, ma bella." commentò uno degli estetisti, facendomi solo sentire fuori posto.
Ero nuda. Non seminuda. Nuda come mamma mi aveva messa al mondo.
"I lineamenti sono così rigidi. Dimmi, tesoro..." si rivolse direttamente a me "Perchè sei arrabbiata con il mondo?"
Possibile che avesse capito così tanto di me soltanto guardando le mie unghie rosicchiate e il mio viso increspato dalla rabbia?
"Probabilmente perchè un anno fa vi stavate occupando di mio fratello. E non gli ha salvato la vita. E' un po' come una tortura prima della vera morte."
Loro tre scoppiarono in una risata. Cosa ci trovavano di tanto divertente? Forse erano tra quelli che avevano festeggiato il suo assassino. Anzi, era una certezza.
Io, invece, durante il Tour della Vittoria mi ero limitata a stringere la mano di Finnick, giurando vendetta.
Era ancora l'inizio della nostra amicizia, eppure era stato così gentile con me... Probabilmente Heathcliff gli aveva già parlato della mia acidità. Ma anche di quanto fossi buona in realtà.
"Okay, direi che ci siamo." disse l'ultima, aggiustando le mie sopracciglia. "Chiamate Ewan e Finnick."
FINNICK? Stiamo scherzando? Non avevo la minima intenzione di farmi vedere nuda da lui.
"Finnick?" chiesi, tentando di apparire normale.
"Non te l'ha detto? Ewan era il suo stilista, qualche anno fa. Ha fatto un bel po' di promesse in giro per farlo tornare come stilista del Distretto 4. E vuole assicurarsi che vada tutto bene per stasera."
Per la parata. Tutti agghindati, come se la mia bellezza avesse potuto salvarmi in qualche modo dalla strage che si sarebbe verificata da lì a pochi giorni.
Feci appena in tempo a infilarmi l'accappatoio nel vedere Finnick, accompagnato da un uomo di circa 35 anni.
Ewan era eccentrico. Più di tutti gli abitanti di Capitol messi insieme, probabilmente.
Potevo contare almeno cinque tonalità diverse sui suoi capelli, tre sulla sua pelle, otto nei suoi vestiti.
Gli accessori e il trucco avevano un unico elemento comune: vortici. Perfino il cerchietto che portava nei lunghi capelli sembrava arrotolato.
Mi strinsi l'accappatoio addosso, nervosa. Vedendomi, Finnick non potè fare a meno di sorridere.
"Su, via l'accappatoio, devo sapere su cosa posso lavorare."
Lanciai un'occhiataccia a Finnick. Mostrarmi nuda davanti a perfetti sconosciuti palesemente asessuati (o almeno così li vedevo io) era fattibile.
Ma non avrei mai potuto spogliarmi come se nulla fosse di fronte a lui senza essere goffa o arrossire violentemente.
"Io vado a vedere come procede Letty con Derek" convenne lui, indicandomi la stanza affianco. "Fate pure con calma. Torno quando sarà pronta."
"Sai bene quanto me che il pudore non esiste, in questo campo."
"Vestila il più possibile, Ewan." si raccomandò lui, cercando la mia approvazione. "Se è a disagio straparla. Non voglio rischiare che infastidisca gli Sponsor, con il caratteraccio che ha. In più, potrebbe benissimo distrarsi e cadere dal carro. Sarebbe la prima volta in 70 anni e dubito possa farci fare bella figura."
Non avrei saputo dire se fossi lusingata da quel commento. La sua estrema conoscenza sulle mie reazioni riuscì a farmi sorridere.
"D'accordo." si limitò a borbottare Ewan, tutt'altro che d'accordo.
-
Qualche ora interminabile dopo, mi fu concesso guardarmi allo specchio, da sola nella stanza.
Qualcuno bussò immediatamente, senza lasciarmi tempo di apprezzare a pieno il lavoro fatto sul mio corpo, sul mio viso e le fini ricamature sul mio vestito.
Senza attendere risposta, Finnick entrò.
Per qualche secondo rimanemmo entrambi in silenzio, senza saper bene cosa dire.
"Sei bellissima." disse lui, infine. Io mi voltai, smettendo di guardarlo attraverso lo specchio. "Non è abituato a vestire la gente. Per lui, più si vede e meglio è. Immagino che gli sia costata una fatica enorme coprirti così tanto."
Sorrisi, sarcastica. Effettivamente, ero completamente coperta. Solo parte del mio seno era visibile dall'ampia scollatura. Avevo immaginato molto di peggio.
"Sembro una specie di sirena." Osservai, facendo scorrere le mie mani sulla stoffa.
Il vestito era un tipico abito da sera, a tubino con la parte sotto al ginocchio improvvisamente meno rigida e vaporosa.
Su tutta la lunghezza erano applicate migliaia di paillettes, ed era diviso a strisce blu e verdi.
Immagino che avrebbero dovuto sembrare squame di pesce.
"Incanterai tutti, stasera. Ricordati solo di alzare il mento e guardare dritta di fronte a te. Hai un carattere forte, perciò direi di puntare al sembrare una Favorita. Non sorridere."
"D'accordo. Altri consigli?"
"Guarda tutti gli altri negli occhi. La tua determinazione li spaventerà. Brameranno la tua alleanza. Almeno inizialmente, ti terrà lontana dalle loro lame. Guarda dritta anche Derek: non devono capire che la sola idea di uccidere ti fa star male."
"Derek..."
"Non pensarci, d'accordo?"
"E' un maledetto amico di mio fratello. Quanto ha, dodici anni?"
"Sì. Ma ha preso tessere per tutta la sua famiglia. E' il più grande di nove fratelli."
"Perchè nessuno si è offerto volontario?" chiesi, stringendo appena i pugni.
Io ero la ragazzina odiosa e benestante.
Ma di solito i volontari maschi non mancano nel Distretto 4.
"I suoi genitori hanno un mucchio di debiti. Penso sia stata una specie di punizione collettiva."
"Che schifo."
"Ascoltami bene. Non curarti di nessuno. Stringi alleanze. Quando arriva il momento in cui le alleanze si rompono, scappa. Sai arrampicarti sugli alberi, per cui rifugiati lì. Attenta agli Aghi Inseguitori. Se c'è un mare, nuota. Pochissimi ne saranno in grado. Per quanto riguarda l'ultima uccisione, quella che ti decreterà vincitrice, uno Stratega può occuparsene."
"E dimmi... è con il sesso che intendi pagare tale stratega?" l'idea mi ripugnava. E non solo mi ripugnava, mi rendeva talmente gelosa che avrei potuto quasi uccidere. Quasi. Strinsi il pugno nella mia mano, a lui sembrò non sfuggire quella mia reazione.
"Non proprio."
"D'accordo, non è affar mio" sbottai, sorpassandolo per poter uscire dalla stanza.
"Annie... Smettila di scattare per qualcosa che non posso controllare."
"E' la tua vita!"
"Non stai parlando con il Finnick mentore, ora. Ti parlo da amico, d'accordo? Esci fuori, dimostra al mondo quel che io ho capito con il tempo. Lasciati amare."
La mia confusione rasentò l'illusione. Stava dicendo che avrei dovuto lasciarmi amare. Ma da lui o dal pubblico?
Perchè ammettere che lo amavo, sembrava quasi una cosa sciocca mentre solo pochi giorni prima mi sembrava impensabile.
In quel momento l'impensabile era farmi amare dal pubblico.
Mi abbacciò, senza ulteriori indugi. Era arrivato il momento. Respirai per un po' il gradevole odore della sua pelle.
Non sembravo fragile, eppure lui aveva capito che non avevo bisogno di parole.
-
A colazione sembravano tutti piuttosto nervosi. Erano passati due giorni dalla parata e nessuno, tranne Finnick, aveva avuto il coraggio di dirmi una sola parola.
Io e Derek ci allenavamo separatamente, ma sapevo che Mags lo stava istruendo come mia spalla. Mi avrebbe offerto la sua vita come diversivo o come protezione. 
Succedeva sempre, tra i tributi dello stesso Distretto. Il mentore sceglieva chi aveva più possibilità di vincere e si concentrava solo su di lui.
In questo caso, ero io.
Anche se la nostra morte imminente sembrava ormai decretata: il tizio nerboruto del Distretto 1 era il favorito assoluto.
Finnick, d'altro canto, parlava con me solo di strategie, mentre mi aiutava nei vari esercizi.
Mi aveva chiesto di dare spettacolo: dovevo lanciare coltelli, brandire la mazza ferrata e tutto quel che riuscivo a fare.
Dovevo intimidirli e guadagnarmi il loro rispetto. Lo ottenni e mi permisero perfino di sedere al loro tavolo a mensa.
Il mio stare zitta era calcolato: voleva mi vedessero come un pericolo silenzioso.
"E tu, Quattro, ti saresti offerta volontaria se non fossi stata chiamata?"
Mi limitai a guardarlo torvo, per poi alzarmi dalla mia postazione.
"E' come chiedermi se vi ucciderò subito o vi farò soffrire, Due. Una domanda di cui già sapete la risposta."
Lasciai distrattamente il tavolo, compiacendomi di quella mia risposta.
La parte della stronza non mi riusciva affatto difficile.
Quando lo raccontai a Finnick, sembrò anche piuttosto soddisfatto.
Eppure quel silenzio tombale mi infastidiva.
Mi alzai da tavola e, senza dire una parola, mi recai nelle mie stanze.
Quel pomeriggio ci sarebbe stata la mia esibizione privata con gli strateghi, non mi avrebbero scocciata.
O almeno così credevo.
Sdraiata a pancia in giù, non mi accorsi che qualcuno era entrato poco di me finchè non il rumore del letto non mi svelò la sua presenza.
Finnick era seduto accanto a me.
"Ti sei buttata giù, non è vero?"
"Forse."
"Andiamo, con me non devi fingere." sospirò "Non più, almeno."
"...Che intendi?"
"Che ti ho sottovalutata, Annie. Pensavo fossi solo l'ennesima parente con cui avrei dovuto sentirmi in colpa per non esser riuscito a salvare il tributo. Invece mi hai sorpreso."
"Uh, sorprendente. Scommetto che è stato il mio sarcasmo. O forse possiamo dare la colpa alle scarse lacrime? Heathcliff era l'unico che mi capiva..."
"Lo so. E' stato lui a chiedermi di starti vicino, se fosse morto. Glielo promisi."
"...Non me l'avevi mai detto."
"Ci sono molte cose che non ti ho mai detto prima di ora. Ma è giusto che tu abbia un quadro completo. Ti fidi di me?"
"...Sai già la risposta."
"Al pubblico piacerai. Sei sempre così irriverente." commentò, sarcastico. "Ti fidi di me?"
"...Sì."
"Bene. Ti racconto una storia. C'era un ragazzo del Distretto 4. Bellissimo e decisamente ben addestrato, che si offrì come tributo per portare alla propria famiglia onore e gloria. Per riportare in auge un cognome che nessuno avrebbe voluto portare dopo l'errore di un antenato." Sapevo già questa parte della storia, ma non dissi nulla, anzi, mi limitai a fargli posto per sdraiarsi accanto a me. Non se lo fece certo 'ripetere' due volte. "Vinse e tornò a casa pieno di ricchezze, di speranze. Il suo nome non sarebbe più uscito. Non rischiava più la vita ogni anno, avrebbe vissuto nell'agio e forse, un bel giorno, avrebbe deciso di innamorarsi di una donna. Ma, subito dopo il suo Tour della Vittoria, qualcuno si fece largo nella sua vita, impedendogli di vivere tranquillo. La sua bellezza così rara e particolare era stata un vantaggio, certo, ma anche una condanna." sospirò. Sapevo che era il suo segreto più grande. Era Capitol City, ma soprattutto Snow, a controllare in quel modo la sua vita. "Aveva rinunciato ai suoi pochi cari: gli Hunger Games avevano cambiato i suoi pregi. L'avevano reso meno disponibile verso gli altri, più beffardo, più cupo, in un certo senso. E con il passare degli anni dovette arrendersi all'evidenza: ogni tributo che moriva dopo esser stato tra le sue mani, era un peso sulla sua coscienza. Iniziò a sognare le loro urla ogni singola notte, così come quelle delle persone uccise in arena. Finchè..." e qui i suoi occhi si posarono su di me. "Un tributo gli chiese di rimanere accanto a sua sorella. L'ultimo desiderio di ognuno è sacro, così il ragazzo decise di onorarlo. Andò a parlare con la sorella più e più volte prima che lei smettesse di cacciarlo via in malo modo. Un bel giorno lei si arrese.." lo guardai male. "D'accordo, non si arrese. Diciamo che si rese conto di quanto figo fosse lui e di quanto sarebbe stata fortunata a conoscerlo." non potei certo trattenere una risata.
"Lo sapevo già."
"Cosa?"
"Che sei figo e che sarei stata fortunata a conoscerti." lui sorrise, palesemente compiaciuto. "Non ti montare."
"D'accordo, d'accordo... Allora lei decise di smetterla di fare la preziosa, almeno in parte, e iniziarono a conoscersi. Iniziarono perfino ad avere un posto fisso dove andare e un orario per incontrarsi."
"Lo fai sembrare più romantico di quanto sia stato davvero." lui riprese a sorridere. Avrei continuato ad interromperlo solo per vedere la sua bocca piegarsi in quell'espressione. 
"Forse per me lo era." mi disse, guardandomi fisso con i suoi occhioni verdi.
"Forse?"
"Lui si accorse che qualcosa stava cambiando solo quando Luke, un odioso biondino del Distretto, mise gli occhi su di lei." questa parte della storia di certo non l'avevo mai sentita. 
Ricordavo di Luke, il figlio dell'erborista. Per un certo periodo aveva avuto l'abitudine di sedersi accanto a me a pranzo, iniziando a parlare senza aspettarsi altrettanto interesse da parte mia.
"...Immagino sia per questo che ho passato l'ultimo mese a mangiare da sola, a scuola." lui sorrise di nuovo, compiaciuto. "Nessuno si mette contro Finnick Odair. Non nei Distretti, almeno."
Quella regola non valeva per Capitol: lui era solo un burattino di Snow alla mercè dei suoi 'acquirenti'. Ma nei Distretti era molto rispettato.
"Più o meno andò così. Il nostro aitante ragazzo dai capelli ramati si avvicinò al biondino. Quest'ultimo, sorpreso da uno scambio di battute, decise che non era il caso di mettersi contro Finnick Odair per una ragazza, ecco." io lo guardai torva. Quel continuare a fingere disinteresse era un gioco che non riuscivo ad abbandonare completamente. Eppure mi sentivo speciale, quasi onorata da quelle attenzioni. "Comunque... Poi venne la madre del tributo femmina che aveva accompagnato il fratello della ragazza, e il ragazzo della nostra storia ne uscì distrutto." Quella parte la ricordavo. Finnick venne al solito posto e alla solita ora quasi in lacrime. La ragazzina che aveva accompagnato mio fratello aveva appena dodici anni, aveva lunghi capelli ramati e occhi verdi quasi quanto quelli di Finnick stesso. Fu squartata il primo giorno da un ragazzo del Distretto 1. "Non poteva deludere la ragazza. In realtà, probabilmente Annie era l'unica persona che aveva paura di deludere, così si presentò come ogni giorno. Ma qualcosa in lui era diverso. Bastò una semplice occhiata a lei per capirlo..." fece una pausa. Quel ricordo forse gli provocava davvero dolore. Quel che ricordavo io era una persona fragile che aveva bisogno di un abbraccio, di qualcuno che la rassicurasse. "Avevo deciso di chiederti di uscire, sai? Una volta tornato da Capitol City." Evidentemente la storia era finita. Tutti gli altri ricordi erano troppo troppo freschi. "Credo di aver appena infranto il nostro patto. Ma tu l'hai fatto stamattina, con quell'aria arresa."
"Come sarebbe andata se il mio nome non fosse stato chiamato?" chiesi, rifugiandomi fra le sue braccia. Almeno davanti a lui non avrei dovuto fingermi spavalda e coraggiosa.
"Chiudi gli occhi." mi ordinò sussurrando, dolcemente. Probabilmente voleva che riposassi. "Immaginaci sulla spiaggia, nel giorno del mio ritorno da Capitol. Il tuo saluto un po' freddo, la mia espressione intristita. Tu che ammetti, dopo qualche parola, che la spiaggia è più vuota senza di me. Io che ti chiedo se mi hai aspettato ogni giorno dalla fine dei giochi. Tu che mi dai un pugno sulla spalla, dicendomi che sono un idiota montato. Io che, sorridendo, ti dico che tu sei mancata a me. Che al tuo posto avrei aspettato." aprii appena gli occhi, con un sorriso sul volto, lui mi scostò una ciocca di capelli dal viso. "A quel punto, superata la paura di essere aggredito per la sdolcinatezza dimostrata, ti avrei detto che ti amo."
Mi alzai appena dal letto, rimanendo poggiata sui gomiti e guardandolo dritto negli occhi. "E' la verità?"
"Non ti ho mai mentito. Non inizierei certo ora." sospirò, chiudendo appena gli occhi. "Ti amo."
"Nessuna ha mai rifiutato le tue attenzioni, fin ora, dico bene?" lui sorrise, portando il suo sguardo su di me. "C'è sempre una prima volta per tutto, Finnick" lo minacciai io, per poi arrendermi all'evidenza. Le mie labbra cercarono le sue, avidamente. "Ma non sarà oggi." conclusi, soddisfatta. Non intendevo concedergli altro che quel bacio, ma lui se lo fece bastare e la sua faccia affondò nei miei capelli.
Un attimo dopo, dormivamo entrambi.
Lui, per la prima volta, non urlò nel sonno.
Ma, quando mi svegliai, lui non era al mio fianco, bensì sulla porta.
Capii di essere quasi in ritardo per la mia esibizione con gli sponsor e fu tragedia.
 
 
SPAZIO AUTRICE
Eccoci di nuovo ai 70esimi Hunger Games!
Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!
Dopo il nostro preambolo preferito (?) passo alle comunicazioni di servizio.
Io scrivo per i lettori.
Questo significa: niente lettori, niente capitoli.
Come potete notare, la storia è stata aggiornata molto presto.
Ecco il trucco: voi recensite, io mi sento soddisfatta per il lavoro, scrivo ancora e poi pubblico.
Due recensioni per il prossimo capitolo <3
E sì, vi amo, perchè davvero è bello scrivere per qualcuno.

-SPAZIO PUBBLICITARIO-
Il capitolo tragico è il prossimo. Ho deciso di mettere questo di transizione >_< sorry <3



-SPAZIO PUBBLICITARIO PARTE 2-
Questo è come immagino il vestito di Annie per la parata >_< Scarpe allegate.
 




 
  
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