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Autore: Eko1    21/05/2012    0 recensioni
La FF si svolge dopo la fine della prima stagione, direi qualche mese dopo, quando Lydia si è perfettamente ristabilita e Stiles ha deciso che diventare lupo mannaro non fa poi così schifo...arriverà un personaggio (anzi una personaggia) che sconvolgerà la vita di tutti quanti...
buona lettura e buon divertimento, fatemi sapere se vi piace!
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardai fuori dal finestrino, racimolando pensieri sparsi negli angoli della mia testa e misi il piede sul freno. Il cartello, illuminato dalla luce gialla e tremolante di un lampione, recitava “Welcome to Beacon Hills.” Non ricordavo quanti anni avevo passato lontana da questo posto, cercando di non tornarci, ma se anche fisicamente c'ero riuscita, questa città era indelebile nei miei pensieri. Mi grattai il triskele sul collo e svegliai Wairaki, che dormiva sul sedile accanto al mio.

“Siamo già arrivati?” domandò sbadigliando e togliendosi le cuffiette, da cui si sentiva musica rap ad alto volume. You know what you want, what you want, and you'll never come back...

“Si Wai, impostami il navigatore così possiamo trovare la casa.” Lui prese il tomtom e lo accese. L'abitacolo della macchina si illuminò, la luce fece risaltare la pelle olivastra e i capelli neri di mio fratello. Gli accarezzai la cresta che aveva sulla testa, senza mai distogliere gli occhi dalla strada.

“Colline di pancetta?” Mormorò lui, divertito. Schiacciò un altro paio di tasti del navigatore, ridacchiando. Gli diedi un buffetto sul collo.

“Beacon Hills, non Bacon Hills, scemo.” Lui alzò le spalle. Il buffetto non lo aveva minimamente sfiorato. Mi diede di rimando un pugno sulla spalla destra. Io tenni appena più stretto il volante, ma il colpo quasi non lo sentii. Risi e lui rise con me

“Gira a destra, poi alla fine della strada giri a sinistra...dovrebbe essere quella bianca, laggiù.” Mi fermai davanti al garage di una bifamiliare bianca con gli infissi verdi, dopo aver percorso una breve salita. Spensi la macchina ed uscii, smaniosa di sgranchirmi le gambe dopo quasi otto ore di macchina. Accarezzai il cofano del mio hammer, coperto da un leggero strato di sabbia.

“Che schifo,devo lavare la macchina di nuovo...” Wairaki mi lanciò il borsone da viaggio che aveva tolto dal bagagliaio, e tirò fuori le chiavi di casa dalla tasca dei jeans.

“Ce l'abbiamo fatta, finalmente.” Sbuffai, seguendolo verso la porta di casa. Dalla casa accanto, una monofamiliare, arrivava una voce femminile. Sembrava stanca, ma non alterata. Solo stanca. Mi accorsi che non stava urlando, anzi, stava parlando al telefono.

“Dovresti smetterla di origliare le conversazioni altrui, sai? Fai tanto la capa, quella retta, tutta d'un pezzo e poi ascolti le conversazioni nelle case degli altri? Chissà cosa diranno gli altri quando glielo dirò...” Appoggiai il borsone sul parquet e fissai mio fratello, che aveva appena finito di parlare.

“Wai, non devi sempre sfottere in questa maniera. Sono in un momento delicato della mia vita, se fosse per me non sarei mai tornata qui. Lo sai tu e lo sanno anche gli altri.” Mi frugai nella tasca del giubbotto, tirando poi fuori un pacchetto morbido di Lucky Strike e uno zippo.

“Ma quello è il mio zippo?” Mio fratello si sedette vicino a me,sulle scale, dandomi un colpo d'anca

per farmi spostare. Glielo mostrai. Lui osservò serio il disegno del lupo bianco impresso sul metallo, poi mi rubò una sigaretta dal pacchetto. Gliela accesi, dopo aver acceso anche la mia.

“Dovresti farti la tinta, Tona.” mi disse toccandomi la testa. Per tutta risposta mi alzai e andai ad aprire il portone di casa.

“Sto un po' qui fuori, ho bisogno di pensare...di stare...di fare...” Lui mi fece un cenno con il capo. Aveva capito. Chiusi la porta dietro di me e mi sedetti di nuovo sul gradino. La donna continuava a parlare al telefono con un ragazzo, probabilmente suo figlio. Sentivo la preoccupazione salire dentro di lei ad ondate, il battito del suo cuore accelerare e rallentare a seconda delle risposte che lui le dava.

“Scott per favore, stai attento...sai che non mi va che bighelloni in giro per la città di notte, da solo...” potevo quasi vedere le mani della donna stringersi alla cornetta.

“Mamma, stai tranquilla, c'è Stiles con me...” Dopo un altro paio di battute, chiusero la chiamata.

La voce del ragazzo mi suonava familiare, ma ero certa di non averla mai sentita. Eppure poteva essere..

Scacciai quel pensiero con un gesto della mano. Ero a Beacon Hills da nemmeno un'ora e già cominciavo a stare male. Notai dei movimenti sul vialetto della casa della donna e mi sporsi per dare un'occhiata. Un ragazzo riccioluto, dai capelli scuri, stava prendendo qualcosa dal garage. Annusai l'aria e sentii un formicolio al cuoio capelluto. Quello era odore di lupo, senza alcun dubbio. Wairaki spalancò la porta dietro di me, uscendo sul vialetto come una furia. Mi alzai e gli misi una mano sul petto.

“Buono, cucciolo beta. Buono.” mormorai, guardando verso il ragazzo. Era girato verso di noi e ci fissava con la stessa curiosità e diffidenza con cui lo fissavo io. Wairaki invece, scalpitava. Alzai una mano, come per salutare quello che poteva essere Scott. Ma se era veramente Scott, perchè chiamare sua madre al cellulare? Lui non rispose al saluto, anzi, da come gli batteva il cuore sembrava piuttosto terrorizzato. Non sono così brutta da essere spaventosa, lo giuro. Sentii un altro cuore avvicinarsi a velocità ben superiore a quella che avrebbe potuto raggiungere un essere vivente, e infatti poco dopo una macchina nera si fermò davanti alla casa della nostra vicina. Mi concentrai di nuovo sul cuore. Conoscevo quel battito. Ne conoscevo ogni più piccola sfumatura, conoscevo come si amalgamava al suono del respiro, dando vita ad uno strano tempo asincrono. Conoscevo quell'odore maschile, muschiato. La mustang cancellò qualsiasi, purtroppo inesistente, mio dubbio. Il ragazzo salì in macchina, e il guidatore non partì subito sgommando, ma venne verso di noi, lentamente. Si fermò davanti al nostro vialetto e spense il motore. Io ricominciai a respirare, piano. Non mi ero accorta che non avevo respirato da quando avevo sentito quel cuore battere. Spinsi Wairaki dietro di me, ammonendolo con un ringhio. La sigaretta ormai era completamente consumata, e io gettai via il filtro, che finì rotolando sotto la mia macchina. Feci scricchiolare le nocche e mi tolsi il giubbotto. La portiera della mustang si aprì e si chiuse, una figura vestita di scuro stava percorrendo il nostro vialetto, con passo molto meno sicuro di quanto pensassi.

Wairaki ringhiò alla figura, che rallentò il passo.

“Wai, stai fermo. E buono. Non costringermi ad incazzarmi.” lo ammonii per l'ultima volta.

La figura si fermò a pochi passi da me. Ormai il mio cuore non aveva più un battito, era come un assolo di batteria in doppio pedale di un concerto trash metal, ma fui rassicurata dal fatto che il suo non fosse da meno.

“Vieni avanti.”Non mi mossi, ma deglutii un paio di volte. La voce era più graffiante di come me la ricordavo, ma conteneva gli stessi armonici, lo stesso timbro di sei anni prima.

“Casa mia, ospite tu, vieni avanti . Fatti vedere in faccia.” Era una messinscena inutile ma necessaria. Il triskele mi stava scavando un solco bruciante nella schiena. L'uomo fece un passo avanti. Per un momento dimenticai mio fratello, Beacon Hills,gli occhi che mi bruciavano dopo otto ore di viaggio, il mio branco, la mia casa, la mia famiglia. Davanti a me, c'era il volto che non mi aveva mai abbandonata, che mi aveva perseguitata, distrutta. Davanti a me c'era l'uomo che mi aveva costretta ad andarmene da Beacon Hills, dalla mia vita di prima, per ricominciarla dall'altro capo del mondo. Davanti a me, illuminato dal lampione, con gli occhi spalancati e colmi di stupore, c'era Derek.

  
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