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Autore: ScandalousLaRabiosa    21/05/2012    1 recensioni
Erano passati vent'anni, ma Piccolo ancora non l'aveva dimenticata: quel profumo di miele, le labbra rosse, gli occhi profondi.
Dopo vent'anni aveva deciso di rivederla, sperando che tutto fosse rimasto come allora; ma, in realtà, molte cose erano cambiate.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente aveva finito: la casetta era pronta.

Ci aveva messo una settimana, ma ora era pronta per accogliere Honey.

Aveva rifatto il letto, ripulito la casa da cima a fondo, montato delle finestre con i suoi poteri ed era pure riuscito a mettere il riscaldamento. Per il bagno, purtroppo, non era riuscito a rimediare nulla.

Però doveva andare bene, sperava.

Per quella settimana si erano visti ogni giorno e lei veniva solo il pomeriggio, perchè era finito il weekend e doveva tornare a scuola, aveva detto.

Il padre non l'aveva praticamente più toccata, o almeno così aveva detto lei e non erano visibili nuovi segni sulle zone scoperte. Quindi sotto i vestiti potevano comunque essercene.

In genere stavano all'obelisco, però ogni tanto lei gli chiedeva se andavano alla cascata oppure a fare una passeggiata e non poteva fare altro che accontentarla.

Lei parlava molto, mentre lui per la maggior parte del tempo si limitava ad ascoltare e a fare qualche cenno del capo, come per indicare che stava ascoltando. Però quel copione ai due bastava per essere felici almeno in quel lasso di tempo.

Questa volta però era più felice, perchè avrebbe potuto farle un regalo.

Quando Honey arrivò all'obelisco si salutarono come al solito.

Piccolo si irrigidì subito: lo zigomo era guarito, mentre per il sopracciglio probabilmente sarebbe rimasta una cicatrice, però ora aveva nuovi segni. Il labbro inferiore presentava un taglio che aveva gonfiato le labbra e le aveva rese violacee, e sul collo c'erano ben visibili i segni di cinque dita, quasi avesse provato a strangolarla.

E questa volta lei non provò nemmeno a sorridere per confortarlo. Il suo viso era scosso dal dolore e gli occhi erano gonfi di lacrime.

-Honey...- iniziò lui, non sapendo però come continuare, accecato dalla rabbia.

La ragazza scivolò rapidamente fra le sue braccia, iniziando a singhiozzare, bagnandoli la tunica viola di lacrime.

-Ho creduto davvero di morire questa volta.- mormorò con voce disperata, incrinata dalle lacrime e dal contatto stretto con il suo petto.

Piccolo sentì la furia montargli come non mai da quando l'aveva conosciuta.

Ringhiò in modo così udibile che Honey si fermò un secondo per poi ricominciare a piangere.

Non poteva lasciarsi trasportare dalla rabbia, non in quel momento.

Si era impegnato così tanto solo per lei, solo per non vederla più piangere, solo per darle un luogo sicuro dove poter vivere in pace. Doveva agire, anche se ora lei non stava nel migliore dei modi.

Senza che lei se lo aspettasse, Piccolo la prese in braccio, passandole un braccio intorno alle spalle e uno sotto le ginocchia.

La ragazza rimase un po' interdetta, guardando il nammecciano con sguardo interrogativo, con gli occhi che ancora piangevano e con la voce ancora scossa dai singulti.

Piccolo preferì non parlare, altrimenti avrebbe fatto una strage in tutti i sensi.

Iniziò a camminare con Honey in braccio nella direzione della casa.

Voleva farle una sorpresa.

Lei non proferì domanda, fidandosi di lui.

Quasi subito si calmò e appoggiò la testa contro la spalla del nammecciano, avvolta dal mantello bianco.

Si sentiva di nuovo bene, dimenticandosi quasi del padre che il giorno precedente l'aveva quasi uccisa.

Piccolo la faceva stare così bene.

Chiuse gli occhi, inspirando l'odore di natura che emanava Piccolo e lasciandosi cullare dai suoi passi sul terreno irregolare.

Non prestò molta attenzione al percorso che fecero, accorgendosi soltanto quando andavano più in salita o in discesa o quando erano sotto gli alberi o meno.

Doveva essere davvero forte, visto che la portava senza il minimo sforzo e tenendo sempre la stessa andatura.

Certo, lei era sempre stata magrissima per i suoi disturbi, ma comunque chiunque avrebbe faticato nel portare una persona per un così lungo tragitto.

Dopo una salita piuttosto ripida, che Piccolo percorse senza sforzo, si fermò.

Honey aprì gli occhi e si guardò intorno: era un boschetto.

Sotto l'ombra degli alberi scorse una piccola casetta.

Si rimise in piedi, non capendo bene perchè il nammecciano l'avesse portata lì.

-Bè, si, ecco, vedi... Ho pensato che ti servisse un posto dove stare, un posto lontano dai maltrattamenti di tuo padre.

Appena comprese quelle parole Honey dilatò gli occhi, sorridendo. Non ci poteva credere. Un luogo dove suo padre non l'avrebbe trovata. Sembrava un sogno che diventava finalmente realtà. Quante volte l'aveva sperato. Quante volte avrebbe voluto andarsene prima del college. E soprattutto un luogo trovato da una persona che voleva solo del bene per lei.

Ecco perchè Piccolo l'aveva fatta tornare a casa sempre più presto in quei giorni.

-Piccolo, ma come...?- non riusciva a spiccicare una parola in più. Era troppo felice per quel gesto premuroso da parte sua.

Il ragazzo verde sembrava imbarazzato, in quanto non abituato a quelle situazioni:-Un mio... amico viveva in questa casa, un tempo, e ho chiesto se me la prestava. Ci ho messo un po' di tempo per risistemarla, perchè era praticamente in rovina. Non te ne ho mai parlato perchè volevo farti una specie di sorpresa. L'unico problema è il bagno...

Piccolo non riuscì a finire la frase che Honey gli saltò con le braccia al collo, lasciandosi scappare un gridolino di gioia.

Senza smettere di abbracciarlo, la ragazza fissò Piccolo negli occhi, i quali si erano riempiti di lacrime. Questa volta, però di gioia.

-Grazie mille, Piccolo, non potevi farmi regalo più bello.

Le guance del nammecciano si accaldarono a quelle parole pronunciate con tale calore. Il suo cuore si sciolse nella felicità, vedendo la reazione che tanto sperava.

Poi ecco quella che non aveva mai calcolato in un'intera vita con nessuna persona: Honey si alzò sulle punte e poggiò le sue labbra viola sulle sue.

Non oppose resistenza, troppo concentrato a chiedersi che cosa stesse facendo quella ragazzina.

Dopo poco anche la ragazza si staccò, come se si fosse accorta di ciò che aveva appena fatto.

Abbassò lo sguardo, non disintrecciando comunque le sue braccia intorno al sua collo.

Honey abbassò lo sguardo, rossa come non mai in viso, con la bocca semi aperta, quasi volesse dire qualcosa.

-E-era un modo per ringraziarti...- cercò di giustificare il suo comportamento.

Però Piccolo sentiva che la ragione era un'altra, glielo diceva l'istinto.

Honey si staccò dal nammecciano e si diresse verso la casa.

-L'interno deve essere molto carino, visto l'esterno.- commentò lei, cambiando discorso.

Appena Honey gli diede le spalle, Piccolo si passò due dita sulle labbra, quasi a cercare di memorizzare quel contatto così dolce come il suo profumo.

Se era una cosa che risultava così strana, come mai le era sembrato di toccare il cielo con un dito?

Cercò invano di non pensarci e si avviò pure lui verso la casa, dietro Honey.

Il suo cuore, ora, oltre a pompare il suo sangue viola come i capelli di lei, pompava pure quel ricordo, un piccolo frammento di felicità. 

  
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