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Autore: Sar2    21/05/2012    0 recensioni
Haley Grey | 17 anni.
Si risveglia in ospedale, ricorda tutto ciò che era la sua vita prima di risvegliarsi in quel luogo, tranne la causa del suo ricovero. Tutti le dicono di esser stata vittima di un incidente; bugie.
Mark Evans | 18 anni.
Da sempre innamorato della sua "Hales", cercherà in tutti i modi di scoprire cos'è successo alla sua amata, la sera "dell'incidente".
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bip.. Bip. Bip.

E' questo il suono di un risveglio?
Cerco di aprire gli occhi, ma la luce è troppo forte. Mi guardo intorno, provando ad abituarmi a tutto quel bianco.
Mi accorgo di essere sola. Bip. Bip. Bip. In compagnia solo di quel ruomore così lieve, ma assordante nella mia testa.
Finalmente i miei occhi si abituano alla luce, dopo esser stati nell'oscurità per fin troppo tempo. Sono in un ospedale.
Tutto comincia a perdere significato,l'ansia si impadronisce di me. Come ci sono finita, io, qui? Ma,soprattutto: Lui, dov'è? Tutti i miei pensieri vengono interrotti dalla porta che si apre, nella camera entra un'infermiera, alta, con capelli ed occhi neri come il carbone. Mi sorride, ma non ricambio. "Finalmente si è svegliata, signorina Gray! La stavamo aspettando." Si avvicina a me, subito dopo queste parole, per sistemarmi meglio un cuscino dietro la schiena.
Non ricordo nulla; è una sensazione orribile.
Senza che io chieda nulla, l'infermiera ricomincia a parlare. "Hai preso una brutta botta, ma stai guarendo velocemente. Continua a tenere duro." Non si aspetta una risposta, si allontana e con ancora un gran sorriso,esce dalla camera.
Mio padre entra in camera, si vede lontano un miglio che non dorme da chi sa quanti giorni. Mi sorride, stavolta ricambio. Si avvicina a me, sedendomi accanto, e mi stampa un bacio sulla guancia. Mi sento in imbarazzo, non so cos'è successo, mio padre non mi aveva mai abbracciata o baciata prima d'ora ed io non sono esattamente il tipo di figlia che tutti i genitori desiderano avere. Mi guarda negli occhi, visibilmente commosso. Vuole dirmi qualcosa, lo capisco, dopo 17 anni ho imparato a conoscerlo almeno un po'. "Ho avuto paura per te, Haley." Sussurra,quasi con la voce spezzata da un imminente pianto. Mi stringe ancora un po', poi finalmente mi lascia parlare. "Papà.. Ma cosa è successo?" Chiedo, con la consapevolezza che la mia domanda finirà col far aumentare le sue preoccupazioni. Ho bisogno di sapere.
Passa qualche secondo, non accenna a rispondere; abbassa lo sguardo e non so come interpretare quel comportamento. "Ti avevo impedito di vedere Mark. Sei corsa via e.. Un auto ti ha preso in pieno."
Rimango immobile, stavolta quella a non avere parole sono io. 
"Lui è qui." Continua mio padre, distraendomi dai miei pensieri su quell'incidente che io non ricordo assolutamente. Gli occhi mi si illuminano, cerco con lo sguardo Mark fuori dall'unica finestra che ho in quella triste camera, non riesco a vederlo.
Papà si alza, mi dà un ennesimo bacio e lascia il posto accanto a me vuoto.
Resto da sola, per almeno 10 minuti. Finamente qualcuno apre la porta: riconosco i capelli scuri di Mark. Gli sorrido, stavolta sono io la prima a farlo. Entra lentamente, chiudendosi la porta alle spalle. Sospira di sollievo e si avvicina a me.
Stesso gesto, ma significato diverso. Lo vedo sporgersi verso di me, poggia le labbra sulle mie, per un lieve bacio. Mimo un 'grazie' quando,lentamente, si allontana da me e si siede su una poltrona nera, posta lì accanto.
Aspetto per un po', mentre il monitor che segna i battiti del mio cuore comincia lievemente ad aumentare.
Era la presenza di Mark.
Non mi parla. Un'aria dispiaciuta segna il suo viso. "Cos'hai?" Chiedo, timorosa.
"Nulla. Per un attimo ho avuto paura di non rivederti mai più." Ribatte, ma non gli credo. Son sempre stata più brava di lui a mentire. Suo fratello, Josh, diceva sempre: "Potresti vivere mille vite, ma ancora non lo meriteresti." Mark era una delle persone più dolci che si potessero incontrare sul pianeta. Aveva fatto tanto per conquistarmi, mi aveva corteggiato e fatto sentire davvero desiderata. Io ero quella più complicata.
Dopo il matrimonio fallito dei miei genitori, semplicemente non ci credevo ad una storia d'amore da favole.
"Sicuro di star bene? Mi sembri.. Strano." Ammetto, infine. Lui mi lancia un'occhiataccia, so che sta per cambiare argomento e non lo fermo. Ne parlerà quando ne avrà voglia, o quando io sarò in condizioni migliori.
"Devo.. Devo fare una cosa, torno tra poco. Non ti lascio sola." La sua espressione cambia improvvisamente, ha un'aria più sicura,adesso.  Mi stringe la mano per un attimo, accennando un sorriso per niente convincente.
Lo guardo uscire dalla camera dell'ospedale e,per un attimo, ho come la sensazione di ricordare qualcosa.
Un deja-vù che non riesce a farmi mettere a fuoco la scena. Scuoto lievemente la testa e chiudo per un attimo gli occhi. Quando li riapro ritrovo le stesse luci accecanti che ormai accomapagnano ogni mio risveglio, c'è una differenza,stavolta. Non sono sola. Due o più medici girano attorno al mio letto, non riesco a distinugere le loro voci, immagini sfocate si susseguono fino a diventare nero. Ogni voce si spegne lentamente e oso chiedermi se questo è l'inizio della fine, prima di perdere completamente i sensi.
   
 
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