Salve.
^^
Non so tanto
bene cosa dire, dal momento che è stato un primo posto
decisamente inaspettato,
e forse anche un po’ immeritato, date le defezioni interne al
contest.
Tuttavia
sono contenta del mio primo posto,
e
sono davvero, davvero felice del giudizio positivo della giudicia
(?), Shark, che ringrazio. Non me lo aspettavo un giudizio
del genere, davvero.
Grazie a
tutte le partecipanti e un abbraccio grande alle mie compagne di Team
dell’inizio,
Chis e Mimi.
Vi voglio
bene. <3
E a voi…
Buona lettura! ^^
La
finale
La
folla
rumoreggiava, lì fuori.
Rombava,
sommessa, ed in ogni sibilo, in ogni borbottio, l’attesa
risuonava, trepidante.
Itachi non
ci faceva molto caso.
Seduto nella
stanzetta in cui aveva atteso anche l’inizio della
semifinale, si limitava ad
aspettare che qualcuno lo venisse a chiamare.
Forse
qualcun altro, al suo posto, avrebbe iniziato a passeggiare avanti e
indietro,
oppure avrebbe mentalmente ripassato le proprie tattiche migliori,
magari
mimando qualche movimento nella solitudine della camera chiusa.
Uchiha
Itachi invece rimaneva seduto su quella panca, respirando lentamente.
Non era per
alterigia che rimaneva lì immobile, per immodestia, o
qualcosa di simile, anzi,
avvertiva correre sotto la pelle un’ansia vaga e sorda,
un’impazienza sottile
che lo induceva a tamburellare ininterrottamente le dita della mano
destra sul
sedile di legno consumato.
No, il
motivo per cui rimaneva in attesa senza muoversi era che sentiva,
sapeva di
essere pronto.
Suo padre
l’aveva preparato sulle tecniche più utili fino
alla nausea.
Lui si era
allenato fino allo sfinimento.
Nel caso non
avesse superato quella fase finale – eventualità
di cui tutti, peraltro,
parevano ancora una volta dubitare – non avrebbe avuto nulla
da rimproverarsi.
Inoltre,
ultimo ma non meno importante, ciò che lo impensieriva non
era davvero il
timore di fallire la prova.
I suoi
fallimenti erano sempre stati così rari e lui li aveva
mostrati agli altri con
così tanta dignità che mai una volta gli era
pesato sbagliare; anzi, quando gli
era successo si era sempre sentito pervaso da una sorta di subdola e
indefinibile soddisfazione, che lo spingeva ogni volta ad alzare la
testa con
sfida, quasi a dire “Visto, anche io posso sbagliare, non
sono perfetto come
credete.”
Ciò che lo
impensieriva davvero, per una volta, era l’avversario. Avversaria, per essere precisi.
Non
particolarmente temibile per lui a livello di tecniche, certo, tanto
più che
era stata sua compagna di squadra e conosceva il suo stile di
combattimento.
L’elemento
infido in quel frangente era dato dal legame
che in qualche modo li univa, lui ed Ino
Yamanaka.
Perché se
già per affrontare una ‘comune’ compagna
di squadra si sarebbe probabilmente
fatto degli scrupoli, davvero
non sapeva
come comportarsi con Ino, che ultimamente era stata per lui, ad
insaputa di
tutti, qualcosa di più.
Scosse la
testa per scacciare quei pensieri compromettenti che lo deconcentravano.
Per quanto
fossero legati solo da vaghi sentimenti nascenti, avevano parlato a
lungo
quando avevano saputo che sarebbero stati avversari in finale, ed
avevano
concluso che quella mattina ciascuno avrebbe considerato
l’altro unicamente un
avversario da affrontare al meglio delle proprie possibilità.
Quindi le
sue riflessioni non avevano giustificazione.
Si impose di
smettere di tamburellare sulla panchina tentando di ignorare ancora il
rombo
degli spalti sovrastanti.
Gli parve di
attendere ancora un’eternità, anche se
più probabilmente fu solo una decina di
minuti, ma poi un jonin venne a chiamarlo.
Nessun
discorsetto stavolta, nessuna spiegazione, a differenza di quanto
avevano fatto
in occasione della semifinale; probabilmente, considerò, ora
pensavano che lui
fosse provvisto di tutta la teoria necessaria ad affrontare la prova.
Con
l’improvvisa sensazione di avere la testa svuotata da ogni
cosa che non fosse
tattica, strategia, concentrazione, come gli accadeva ogniqualvolta era
messo
alla prova, seguì il jonin verso il centro
dell’arena.
La vide
arrivare da lontano, perfettamente riconoscibile per via della lunga
coda
bionda e dei vestiti.
Itachi provò
una lieve fitta di irritazione nel rendersi conto che il suo cuore era
sprofondato mentre lei gli si avvicinava, e ricondusse la propria mente
all’ordine, sforzandosi di guardare Ino con occhi di
avversario.
Sulla sua
pelle – incredibilmente chiara
–
risaltava ancora qualche ematoma bluastro, e le sue movenze –
di solito
piacevolmente fluide –
erano rese più
scattose probabilmente da qualche dolore residuo.
La
semifinale le aveva lasciato un paio di acciacchi, considerò
l’Uchiha. Non
sarebbe stata in grado di dedicarsi alle arti marziali al cento per
cento
indebolita in quel modo.
Bene, per
lui – oppure no?
Evitò con
cura i suoi occhi azzurri.
Non era il
genere di ragazzo che si
faceva bloccare
da uno sguardo languido, ma non era nemmeno davvero il ciocco di legno
che
interpretava così bene.
Se guardarla
negli occhi non avrebbe scalfito la sua determinazione nel voler
vincere, di
certo avrebbe reso il proposito cento volte più doloroso da
attuare.
Mantenendo
basso lo sguardo le strinse la mano, il resto del mondo completamente
estraniato tanta era la concentrazione.
Non ascoltò
le poche parole che i due jonin si scambiavano, e tantomeno
udì i commenti di
chi era seduto poco lontano.
Senza
parlare si mise in posizione alzando la guardia, e solo
all’ultimo secondo posò
gli occhi neri in quelli chiari di Ino, che gli parvero determinati e
smarriti
al tempo stesso.
Stava
cercando qualcosa da trasmetterle con uno sguardo, non sapeva se per
rassicurarla o metterla in guardia o spronarla o cos’altro,
ma quel minimo
contatto visivo fu immediatamente interrotto dal fischio lungo e acuto
di
inizio gara, che brutalmente intimò loro di cominciare.
Come Itachi
aveva previsto non fu un inizio convenzionale: si conoscevano
già talmente che
sprecare tempo per saggiare mosse o fingere attacchi a scopo
ricognitivo
sarebbe stato inutile e probabilmente un po’ ridicolo.
Si
limitarono a spostarsi dalla loro posizione frontale iniziale,
fulminei, per
ripararsi dietro agli alberi che ciascuno aveva avuto dietro le spalle
fino a
qualche secondo prima.
Itachi fu
bene attento a nascondersi dietro ad un albero diverso da quello verso
cui si
era inizialmente diretto: se avesse agito altrimenti lei, protetta dal
suo
nascondiglio frondoso, avrebbe potuto comodamente colpirlo con la
Tecnica del
Capovolgimento Spirituale per poi parlare a suo nome e simulare il suo
ritiro.
Attivò
immediatamente lo Sharingan, dato che in quel frangente la prudenza non
poteva
essere troppa.
Lei non era
probabilmente all’altezza del suo modo di combattere, certo,
ma aveva l’enorme
vantaggio di conoscere il suo stile.
Grazie alla
sua abilità innata senza difficoltà
notò dove si trovava, ma non poteva
rimanere in attesa che lei si decidesse a fare qualcosa per regolarsi
poi di
conseguenza: aveva il vantaggio di averla individuata, poteva solo
sfruttarlo.
A parte le
due piccole macchie vegetali in cui si stavano nascondendo il campo era
sgombro, né c’erano sul terreno dislivelli
sufficienti a nascondere una
persona, quindi era inevitabile che lei lo scorgesse se lui avesse in
qualche
modo tentato di avvicinarsi; dunque se voleva arrivare a lei la
riuscita
dell’impresa stava nella sua capacità di farsi
vedere il più tardi possibile,
in modo da non darle il tempo di elaborare un contrattacco
più elaborato della
semplice difesa immediata, che lui avrebbe potuto tranquillamente
prevedere con
lo Sharingan sincronizzandovi l’attacco successivo.
Decise che
ci avrebbe provato.
Estrasse un
kunai e concentrò il chakra sui piedi per dare un ulteriore
incentivo alla sua
velocità già di per sé elevata, e
partì correndo come una scheggia secondo la
traiettoria migliore per non farsi vedere, ovvero nascondendosi tra i
rami
finché gli fu possibile e costeggiando poi i bordi del campo
circolare.
Le era ormai
quasi di fronte quando Ino si voltò: aveva probabilmente
compreso dai fruscii
delle foglie che lui si era mosso, ma non era stata in grado di
individuarne la
traiettoria.
A giudicare
dalla sua espressione ebbe un momento di rabbia verso se stessa per non
essere
riuscita a fare altro, in risposta all’attacco di Itachi, che
estrarre a sua
volta un kunai; ma tale rabbia, realizzò il ragazzo, doveva
essere scemata
subito in rassegnazione dato che immediatamente dopo lui
riuscì ad
immobilizzarla senza problemi.
Probabilmente
doveva aver pensato che anche se avesse previsto la sua tattica non
sarebbe
riuscita a sfuggirgli a lungo, data la velocità e la
resistenza di lui.
Dal ramo in
cui si era appollaiata erano piombati entrambi a terra.
Itachi le
stringeva entrambi i polsi con una mano, bloccandoli, mentre fermava le
sue
gambe tra il terreno e il proprio ginocchio che teneva saldamente
contro le sue
cosce unite.
Con la mano
libera le teneva puntato il kunai esattamente sotto il mento.
I loro occhi
si incontrarono veramente per la prima volta dopo giorni, rosso su
azzurro.
Ino lo
guardava, e sebbene si divincolasse Itachi leggeva bene nei suoi occhi
la
rassegnazione.
Non sarebbe
riuscita a liberarsi.
Si era fatta
bloccare dopo… tre, quattro minuti? D’altronde era
il genio degli Uchiha. C’era
da aspettarselo.
Stava a lui
ora decidere come far finire la cosa.
La
situazione non era tale da richiedere l’intervento
dell’arbitro, perché Ino non
era in immediato pericolo di vita, né Itachi stava
gratuitamente infierendo su
di lei.
Ce l’aveva
semplicemente in pugno, e doveva stabilire cosa farne.
Stordiscila.
Lo stava
guardando, in attesa di scoprire lei stessa come sarebbe finita.
Avevate concordato di non farvi influenzare
dall’affinità. Dalle un colpo che la stenda e
finiscila qui.
Sullo zigomo
lei aveva ancora l’ombra di un ematoma non del tutto
scomparso.
Un ultimo colpo alla nuca non la
ammazzerà.
Basta che svenga. Andiamo.
Ci doveva
essere un modo per uscirne bene senza doverla colpire davvero.
Cosa aspetti? Non erano questi i patti.
La folla
rumoreggiava, lei lo guardava sempre più impaurita. E forse
anche un po’
perplessa.
Interverrà l’arbitro se
non ti sbrighi a
mettere tu fine all’incontro.
Deciso.
Sarà una buona scelta?
Con sommo
stupore di Ino, almeno a giudicare dalla sua espressione, Itachi
disattivò lo
Sharingan.
Poi il
giovane parlò, e con voce distesa, calma, e chiara “Arbitro, mi
ritiro” articolò.
Il sospiro
trasecolato della folla venne emesso come da un sol uomo, mentre Itachi
le
lasciava i polsi, le liberava le gambe e riponeva il kunai nella
custodia delle
armi.
Il ragazzo
finse di non notare la furiosa occhiata di fuoco che gli fu indirizzata
da suo
padre, su in tribuna d’onore con le autorità della
Foglia.
“Ino
Yamanaka è la vincitrice d’ufficio
dell’incontro.” Alla voce di Genma,
l’arbitro, l’arena si era nuovamente zittita.
“Ricordo però ai presenti che aggiudicarsi
un incontro o lo stesso primo posto del torneo non ha in questo
frangente alcun
valore effettivo, dato che i vincitori veri e propri, che
conquisteranno il
grado di Chunin, saranno selezionati unicamente dalla giuria secondo
ben altri
criteri che la semplice vittoria. Prego i candidati di ritirarsi e
chiedo ai
miei colleghi di seguirmi per le prime valutazioni.
L’Esame di
Selezione dei Chunin, signori, è ufficialmente
concluso.”
Non appena
terminò di parlare il boato delle persone che si alzavano,
si allontanavano e
discutevano invase l’arena.
Ino ed
Itachi si scambiarono un unico, significativo sguardo prima di
allontanarsi in
direzioni opposte.
Non
furono
molti a sorprendersi, qualche settimana dopo, nel vedere Uchiha Itachi
aggirarsi per il villaggio con il suo nuovo giubbetto da chuunin.
Alcuni
sostenevano fosse scontato, altri addirittura che fosse stata tutta una
montatura e che la sua vittoria era stata già decisa a
tavolino all’inizio del
combattimento finale.
Gli Uchiha,
dicevano, avevano
infierito affinché il
loro genio, già molto capace, vincesse a tutti i costi e
ottenesse i giudizi
positivi di tutti i severi esaminatori, a scapito della sfortunata
avversaria.
Era un’eventualità
possibile, o forse no; di certo c’era da dire che Ino, mentre
passeggiava mano
nella mano con lui, non pareva particolarmente contrariata.
Anzi.
**********
Spero
che la
lettura sia stata gradevole.
Nel caso ci
fossero dei punti un po’ oscuri o contraddittori, me ne
rammarico, ma è nella
natura del contest e ho potuto intervenire più di tanto.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto e recensito. <3
Alla
prossima! ^^
Panda