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Autore: Anonimous_    22/05/2012    4 recensioni
Tutto inizia in New Moon. Jacob, dopo la trasformazione ha allontanato Bella. Edward non è mai tornato da lei. Neppure Alice. Bella, sola, decide di farla finita. È un finale tragico, quello suo e di Edward. Ma, i Cullen? Potranno mai sopravvivere con questo enorme rimpianto? Riusciranno ad andare avanti in un futuro che, anche se iper-tecnologico è comunque totalmente diverso dal mondo che conoscevano?
Tutto sembra andare storto, eppure, Edward lo diceva sempre: Il futuro, può sempre cambiare.
Poteva essere vero? No, non era possibile. Non dopo tutte quelle morti. Non senza interferire con il passato.
Tutti loro, razionalmente, sapevano che il passato era l’unica cosa ad essere certa. Immutata ed immutabile, per l’eternità.
Lo sapevano, eppure erano già passati quaranta anni da quando avevano sperato, per la prima volta, di rendere in qualche modo possibile l’impossibile.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
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----BACK TO THE FUTURE----
.Il Futuro Può Sempre Cambiare.


.Quarta Parte.


 

Quanto tempo era passato? Un secondo, un minuto, un’ora?
Ricordava solo che Alice era comparsa alla sua porta. Avevano discusso e le aveva mostrato dei giornali. Dei giornali… che sarebbero stati stampati solo tra qualche giorno ma che sembravano già vecchi e consunti di anni, se non decenni.
Poi, ricordò le parole della sua migliore amica: Veniva dal futuro! Come era possibile? Niente più era normale, in quel mondo?  Vampiri, licantropi…. Ed ora anche il viaggio nel tempo. Si chiese se non fosse impazzita. Era probabile. Chiusa nel suo mutismo aveva immaginato tutto, ogni cosa. Doveva essere così, eppure…
Si domandò se invece fosse stato tutto vero, cosa avrebbe fatto?
Quella mattina, si era alzata intenzionata a lasciar passare la giornata come tutte le altre. Non era sicura di voler mettere la parola fine alla sua esistenza, ma doveva ammettere di averci pensato. A quel punto, i rimorsi ed i rimpianti non sarebbero più esistiti, no? Quando uno muore, finisce tutto. O, almeno, era quello che sperava.
E se invece non fosse stato così?
Forse era sempre la pazzia a procurarle quei pensieri, eppure, non poteva fare a meno che considerare quell’alternativa. Se davvero, in un futuro mediamente lontano, Alice avesse fatto di tutto per tornare da lei? Per avvisarla di tutto ciò che sarebbe seguito alla sua morte?
Se davvero ci fosse stata una possibilità, una su un miliardo, di poter salvare la vita di tutte quelle persone e, soprattutto, quella di Edward… sarebbe stata in grado di sprecarla?
La razionalità, quel briciolo che ancora possedeva, le diceva di non dar retta a tutti quei presentimenti: Edward non la voleva. Non l’amava e lei doveva smetterla di preoccuparsi. Poi tutto sarebbe finito, avrebbe smesso di soffrire, per sempre.
Tutto questo, stranamente, non riusciva a rassicurarla. Forse era pazza. Forse lo era sempre stata. Fin dal giorno in cui aveva posato i suoi occhi su quelli di Edward.

Fu in quel preciso istante, che riuscì ad aprire le palpebre. Aveva scelto, ancora una volta, di andare contro tutto e tutti, per lui.
C’era un solo motivo. Uno - come la probabilità su un milione - di riuscire in quel piano. E non aveva intenzione di sprecarlo: Amava Edward.
Se l’amore era la sua follia, era ben felice d’essere considerata pazza.

Alice, di fronte a lei, la guardava, finalmente sorridente. Un raggio di luce sembrava uscirle direttamente dagli occhi, per quanto erano pieni di…. Felicità?
Le sorrise, di rimando, e, prima ancora che potesse dire o fare qualcosa, si sentì stringere da un abbraccio. Gelido, eppure più caloroso di come avesse mai immaginato. Tra quelle braccia, si senti di nuovo lei stessa.
«Mi sei mancata tanto» Sentì dire dalla voce allegra di Alice. Sorrise, sulla sua spalla.
«Anche tu, Alice!»

Quando entrambe misero fine a quell’abbraccio, ricominciarono a parlare. C’erano tante cose che ancora doveva sapere, Bella. Ed Alice gliele raccontò tutte. Della macchina del tempo. Di quel futuro oscuro anche se iper-tecnologico. Di Esme e Carlisle, Rosalie ed Emmet e del suo Jazz. Vide la ragazza trattenere il respiro più volte, cosciente che, la scintilla di quel tremendo incendio, fossero state le scelte sbagliate che sia lei che Edward avevano compiuto, in quello che, ormai, considerava un mondo parallelo.
Man mano che parlavano, infatti, la consapevolezza di essere stata ad un passo dal fare un tremendo errore si impossessò di Bella.
Alice vide la voglia di vivere tornare sul volto di quella che aveva da sempre e per sempre considerato sua sorella. Sembrava rinvigorirla come linfa vitale.
Ad un certo punto, lo stomaco della ragazza iniziò a brontolare. Risero entrambe. Come non accadeva da ormai troppo tempo. Mesi per Bella. Interi decenni per Alice.

Una pizza ed una cola più tardi, Bella si rese conto che c’era ancora un punto, nel piano che avevano tracciato, che non avevano considerato.
«Charlie» sussurrò, proprio mentre, da dietro l’angolo, l’auto della polizia faceva la sua comparsa nel viale. Si stava ancora domandando cosa potesse dire a suo padre per giustificare la presenza della sua migliore amica, scomparsa del tutto sette mesi prima, quando si rese conto che, se davvero, come avevano deciso poco prima, volevano ritrovare Edward, avrebbero dovuto inventare una qualche scusa per Charlie.
Non che suo padre sarebbe riuscito a dissuaderla, ma, bisognava pur dirgli qualcosa. Non ebbe il tempo di formulare alcuna domanda all’amica, che la porta di casa si aprì per poi richiudersi. Sentì chiaramente la camminata di suo padre lungo il corridoio. Lo sentì togliersi la cintura con la pistola ed il distintivo e, poi, sentì di nuovo i suoi passi, che si avvicinavano alla cucina, per poi arrestarsi, di colpo. Alzò lo sguardo, posandolo su quello di suo padre, fermo, sull’uscio della porta. Incredulo.
«A-Alice?»
«Capo Swan! Buona sera! Mi scusi per questa intrusione io…»
Non la lasciò finire. Annullò la distanza da lei e la strinse in un abbraccio. Aveva sempre saputo che Charlie considerava Alice una seconda figlia, eppure, non si sarebbe mai aspettata un tale slancio.
«Scusa – le disse – io… sono solo felice di vederti!»
Alice sorrise, «Anche io, Charlie»  

Quella notte, per Bella, rimase del tutto un mistero. Si erano spostati in salotto e avevano appena iniziato a parlare quando il sonno la investì e cedette alle braccia di Morfeo.
Alice, vedendo la sua migliore amica addormentata, le posò una coperta, addosso. Era così indifesa, Bella.
«Scusaci, Charlie, noi non avremmo dovuto lasciarla»
Charlie rimase impassibile.
«Alice, sai bene quanto lei si sia legata a tutti voi… ma se lei è ridotta in questo stato… - lo vide stringere i pugni, le nocche bianche – non sei tu a doverti scusare, lo sai»
Lo sapeva. Ma come poteva spiegare all’uomo che le era di fronte il motivo per cui quel folle di suo fratello aveva preso quell’assurda decisione?
«Lo so» ammise lasciando cadere la frase.
«È stato tremendo – dal tono con cui parlava, capì che Charlie avesse un urgente bisogno di sfogarsi – Non riesco ancora a farmene una ragione, sai. Andava tutto così bene e poi, da un giorno all’altro, lui se ne va e porta con se mia figlia.
Dovevi vederla, Alice, era un’altra. Non parlava, non mangiava e dormiva a stento. Era chiusa in se stessa, come se non le importasse più di niente e di nessuno. Ho temuto di perderla davvero. Ho temuto che potesse fare una pazzia… Poi, le cose iniziarono a migliorare, aveva conosciuto Jacob, giù alla riserva, e sembrava essere tornata un po’ in sé. Ma anche lui, da un giorno all’altro, decide di sparire dalla sua vita. Ed ora eccola. Oggi mi ha parlato dopo settimane di mutismo… Alice, non voglio che tu creda che tu non sia la benvenuta, ma per favore, non illuderla anche tu. Non farlo perché temo che la prossima volta non reggerebbe. Ed io non posso perdere mia figlia. È tutto ciò che ho.» finì, chinando il capo. Sapeva bene quanto Charlie le fosse legato. Ricordava ancora perfettamente la maschera di dolore che gli si era impressa addosso durante quel funerale ed era anche per questo che era lì. Tanto dolore non era giusto. Non era giustificabile, se dovuto ad uno stupido errore.
«Non lo farò mai, Charlie. Fosse anche l’ultima cosa che faccio, ma lei tornerà la Bella che era. Te lo prometto.»
Le sorrise, rassicurato. Sapeva di potersi fidare di quella ragazza. Il bene che provava per Bella era palpabile, quasi.
«Mi fido di te, Alice!» le disse alzandosi dalla poltrona su cui era seduto. «Sarà meglio andare tutti a letto… anche se mi dispiace svegliarla»
«Va pure Charlie, rimango io con lei, se si sveglia, saliremo entrambe in camera»
«Sicura?» Alice annuì, semplicemente, sorridendogli. C’erano tante cose a cui doveva pensare, una tra tutte, cosa dire a Charlie per convincerlo a lasciare partire Bella.

Il giorno dopo, lo passarono a parlare del più e del meno, raccontandosi tutte le piccole e grandi cose che con la lontananza si erano perse. Non mancò una seduta di benessere tutta dedicata a Bella, che come una piccola cavia, sottostava alle mani esperte di Alice, decisa a rimetterla a nuovo.
Tutto questo fino a quando Charlie non rientrò dalla centrale. Alice aveva pensato bene di inscenare una gita fuori porta, tra ragazze. Una sorta di viaggio benessere, sotto il sole del Brasile. Era una mezza verità, secondo la vampira, infatti, era proprio a Rio De Janeiro che Edward aveva passato il periodo di lontananza da Bella. Rintanato in un sotto-tetto buio e umido, abbandonandosi del tutto alla sua natura.

Stavano appunto scendendo le scale, ridendo entrambe, quando Charlie comparve dalla porta. Le guardò di sottecchi, mal celando un sorriso beffardo sotto i baffi neri.
«Cos’avete da ridere voi due?»
«Oh… nulla, nulla! Papà, ti devo chiedere una cosa» Esclamò Bella. Non avrebbe mai pensato di riuscire a tornare quella che era stata. Né di poter affrontare tutto con un sorriso e, una forza, che sembrava non appartenerle. Le bastava voltare lo sguardo verso la sua migliore amica, per comprendere il motivo.
«Dimmi tutto, Bells»
«Ecco, Alice, oggi mi ha sottoposto ad una giornata intere di torture…»
Vide suo padre aggrottare le sopracciglia. «Torture?»
«Si… sai, creme, cremine, maschere, ceretta… ed alla fine, non contenta… ha decretato che…»
La curiosità sul volto di Charlie era alle stelle. Non sapeva se ridere o se rimanere all’erta.
«Che Bella ha un estremo bisogno di sole e di mare… e magari anche di qualche bel brasiliano»
«Alice!» la sgridò scherzosamente, Bella. Dovevano fare tutto il possibile per convincere Charlie che quella, altro non era che una bella vacanza tra amiche.
«b-b-brasiliano?» balbettò Charlie, sull’orlo di una risata.
«Si… No… cioè…»
«Con calma, a parole tue Bells» prese a prenderla in giro. Perfetto, ci mancava solo quello!
«Era una sottile allusione al Brasile, ecco.»
«Sì… brasile! Con i suoi ritmi caotici e allegri… le spiagge, il caldo…Ti prego Charlie, Ti prego!» prese a fargli gli occhioni Alice.
«Va bene allora! Ma dovrete farvi sentire, entrambe! Non pensate di uscire da quella porta e tornare dopo… bè non so quanto, senza nemmeno una telefonata!»
«Ma certo! E avrai anche il nome del nostro albergo e tutto il resto! Non devi preoccuparti, ho pensato a tutto io» esclamò euforica Alice.
«E allora… non mi resta che augurarvi una buona vacanza, mi pare!... oh.. ma… quand’è che partireste?»
«Bè… abbiamo trovato un last minute per domani… se per te va bene… potremmo prenotare subito e iniziare a fare le valige…» Spiegò speranzosa Bella… senza avere il coraggio di guardare il suo vecchio negli occhi.
«D-Domani? » chiese retoricamente, pensandoci su… Stava per controbattere quando alzò gli occhi e vide Alice, speranzosa e risoluta. In fondo, che problema c’era? Sua figlia era entrata in una crisi nera da cui sembrava non poterne più uscire… poi, Alice era comparsa alla loro porta e come una ventata d’aria fresca, aveva spazzato via la coltre di nubi dalle loro vite.
«Domani!» Acconsentì sereno. Non fece in tempo a dire nient’altro, che due pazze scalmanate gli saltarono al collo, urlanti di felicità.



Finalmente sono tornata! Scusatemi, ci ho messo una settimana buona per aggiornare! Purtroppo questa settimana non è stata delle più felici, per me, a livello personale. E poi, si sono susseguite un sacco di vicende che tutti ben conosciamo dai Telegiornali per cui il mio umore era davvero sotto le scarpe.
Non c'è bisogno che vi dica che sono vicina a tutti coloro che sono alle prese con quel terribile terremoto. Io, complice il non riuscire a dormire, quella notte ho sentito chiaramente il letto muoversi. Ed io, per studiare, sono a Siena, quindi ben distante dall'epicentro. Non oso pensare cosa significhi svegliarsi nel cuore della notte con tutti i mobili che traballano. 
E sono vicina ai parenti, agli amici e anche ai soli conoscenti della ragazza morta nell'attentato, a Brindisi. Così come lo sono a tutte le ragazze rimaste ferite. Non si può morire così, a sedici anni, per la follia di qualcuno a cui non sta bene il mondo in cui viviamo. Non si può.
Certe volte mi chiedo dove andremo a finire... E, forse, è meglio che questa domanda rimanga senza risposta.

Chiudo così, come dicevo questa settimana è stata troppo colma di eventi negativi... ed il mio morale è sotto terra. Vi ringrazio comunque tutte, e ci vediamo al prossimo capitolo!

  
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