Serie TV > White Collar
Segui la storia  |       
Autore: margheritanikolaevna    22/05/2012    3 recensioni
Questa fic è stata scritta per il contest "Una fiaba anche per te" indetto da Alex J su efp. Quindi stavolta Neal, i suoi amici e i suoi nemici si muoveranno tra re, regine, principi, principesse da salvare, matrigne cattive, streghe, spiriti aiutanti, etc...Ma non temete, sono sempre loro e, anzi, sono certa che riconoscerete le somiglianze tra la favola e la "realtà" della serie tv.
La storia si è classificata al terzo posto e si è aggiudicata il premio speciale per la migliore fanfiction
Terza classificata al contest "Amore è..." indetto sa Yuma92 su efp.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Capitolo secondo
 

 
Gli anni erano trascorsi e il principino, al quale era stato dato il nome di Neal, cresceva bello e sano. Nonostante la mancanza della madre era un bambino allegro, intelligente e vivace; adorava disegnare e aveva ricoperto le pareti della sua camera di affreschi dai colori sgargianti. Re Eduard lo amava alla follia e, tenendo fede alla promessa fatta alla moglie sul letto di morte, lo accontentava in tutto e per tutto.
Frequentando i rampolli dei nobili che abitavano nel palazzo, il principe aveva stretto un rapporto di profonda amicizia con un ragazzino di qualche anno più grande di lui di nome Matthew Keller, figlio di una nobildonna vedova di grande bellezza ma dal passato oscuro, che nessuno conosceva con precisione. Neal subiva il fascino dell’amico, più spregiudicato ed esperto, e lo seguiva in imprese a volte pericolose o poco consone all’educazione di un futuro re; lo imitava, cercando di imparare i trucchi che quello si vantava di conoscere, e spesso si lasciava trascinare finendo per combinare guai che soltanto la sua discendenza regale impediva al personale di servizio di punire con una solenne sculacciata.
La baronessa Althaea Keller, dal canto suo, incoraggiava l’amicizia tra i due, ben contenta di potersi in tal modo avvicinare al re che, dalla morte dell’amatissima moglie, non aveva mai accettato l’idea di risposarsi custodendo ancora nel suo cuore, inalterato, l’amore nei confronti della morta. Un giorno fece in modo che Matthew, con aria triste, suggerisse al principino l’idea che ben presto lui e sua madre sarebbero stati costretti a lasciare il palazzo e il regno se il sovrano non avesse sposato la nobildonna.
Neal, che si fidava ciecamente del ragazzo e non voleva perdere il suo compagno di giochi preferito, ne parlò col padre e tanto disse e tanto fece che alla fine il re, pur di non scontentarlo, cedette.
La baronessa era senza dubbio una bella donna, raffinata e intelligente, ma il sovrano rimaneva legato alla memoria della sua dolce compagna e soltanto il desiderio di non arrecare dolore al figlio lo spinse a celebrare le nozze. Per un po’ di tempo tutto andò bene: la nuova regina si sforzava di mostrarsi gentile e affabile con tutti e persino affettuosa con Neal il quale era, dal canto suo, sempre più affezionato a Matthew, tanto da non voler riconoscere l’indole a tratti violenta, quasi crudele, che piano piano stava rivelandosi nei suoi atteggiamenti.
Purtroppo dopo qualche tempo re Eduard fu colpito da una misteriosa malattia che nessuno dei medici di corte riusciva a spiegare (qualcuno parlò di “incantesimo” o di “maleficio”, ma si trattò di voci incontrollate che la regina non tardò a zittire con decisione) né a guarire; lo sfortunato sovrano si spense in pochi giorni lasciando suo figlio Neal affranto e solo al mondo e gettando il regno nella disperazione più cupa.
Ma la regina Althaea non aveva concluso ancora il suo piano ambizioso: la presenza del giovane principe, unico erede legittimo, era infatti di ostacolo ai suoi progetti. Ella mirava a mettere sul trono il figlio Matthew, che sapeva essere da lei facilmente manipolabile, per poter governare il regno da dietro le quinte. Quest’ultimo, dal canto suo, non aveva nulla contro il principe e anzi gli era in qualche modo affezionato, ma al tempo stesso vedeva in sua madre un essere dall’intelligenza superiore e non avrebbe mai osato opporsi ai suoi voleri. Lei, peraltro, aveva saputo parlare con insinuante dolcezza alle corde dell’ambizione che vibravano in Matthew, facendogli balenare davanti agli occhi la concreta evenienza di diventare re e spiegandogli che ciò non sarebbe mai stato possibile con Neal tra i piedi.
Il passo successivo fu, quindi, attirare il ragazzino - servendosi del figlio, che gli propose di andare a esplorare una grotta che aveva scoperto ai piedi della collina - in un luogo isolato del parco della reggia e farlo portare via legato, imbavagliato e chiuso in un sacco affinché nessuno si insospettisse, da un uomo di sua fiducia di cui già in passato si era servita per mettere a segno i suoi loschi piani senza sporcarsi le mani personalmente.
Il cavaliere, che si chiamava Garrett Fowler, caricò di traverso il fagotto che si dimenava disperatamente sulla sella del suo destriero e si allontanò a spron battuto, mentre la regina iniziava già a chiamare a raccolta il personale di servizio mostrando prima preoccupazione e poi disperazione per l’improvvisa scomparsa del figliastro.
 
***
Il piccolo Neal, semisoffocato dal bavaglio e rinchiuso nel sacco sballottato rudemente durante la cavalcata, stava sperimentando per la prima volta nella sua giovane esistenza cosa voleva dire avere paura, anzi essere terrorizzato. Mai gli era capitato nulla di lontanamente paragonabile, essendo stato sempre circondato di premure e di affetto incondizionato; mai avrebbe potuto immaginare che esistesse qualcuno che voleva fargli del male e men che meno che questo qualcuno fosse la sua matrigna…
Perché il principe aveva capito tutto: sebbene fosse ancora piccolo e non avvezzo ad avere a che fare col male del mondo, erano bastati pochi istanti per mettere insieme i pezzi della storia. Ora ogni cosa era chiara, lo spietato disegno della sovrana si delineava in tutta la sua crudeltà e persino la morte del re suo padre si colorava di tinte inquietanti.
E Matthew, poi… Il pensiero del suo tradimento, del vincolo della loro amicizia infranto, lo faceva soffrire più di ogni altra cosa; non riusciva a capire il motivo di tanto odio nei suoi confronti e quell’idea riempiva di lacrime di dolore i suoi occhi di bambino. La sua infanzia dorata era bruscamente terminata, la sua innocenza perduta per sempre.
L’oscuro cavaliere attraversò al galoppo colline e radure fino a passare il confine con il limitrofo regno di Wallflower; quando ritenne di essersi allontanato abbastanza da Daffodil e di essere giunto in un luogo ove nessuno avrebbe potuto riconoscere né lui né soprattutto la sua giovane vittima, fermò il cavallo in un boschetto solitario e con malagrazia tirò giù dalla sella il ruvido sacco nel quale il giovane principe si dibatteva ancora disperato, gettandolo al suolo.
Sbattuto rudemente a terra, Neal emise un gemito di dolore soffocato dal bavaglio ma riuscì, nonostante avesse le mani legate, a strisciare fuori dal sacco arrivando dopo ore a rivedere la luce del giorno; non appena i suoi occhi iniziarono a riabituarsi al chiarore e la vista gli si snebbiò, si rese conto che l’uomo che l’aveva rapito era in piedi esattamente davanti a lui e gli puntava - sul viso un’espressione indecifrabile -  alla gola una lunga spada appuntita. Sentiva il metallo gelido della punta gravare sul suo collo e quel semplice peso già gli spezzava il respiro; gli occhi colmi di lacrime, non riusciva a pensare lucidamente, aveva soltanto una paura tremenda di morire lì da solo, in quel luogo sperduto.
D’improvviso, sebbene fosse ancora pomeriggio, il buio calò inatteso sulla foresta: l’uomo e il ragazzo non l’aspettavano quando, con nuvole pesanti precedute dal vento freddo del crepuscolo, cadde senza preavviso come un oscuro prodigio. Non era ancora ora, eppure la notte veniva offuscando il sole con nubi nere come l’inchiostro che attraversavano il cielo con incredibile rapidità; la temperatura scese bruscamente e i due si sorpresero a rabbrividire a causa del gelo che, senza alcuna avvisaglia, aveva attraversato loro le ossa.
Il cavallo iniziò a nitrire disperatamente, agitandosi e scuotendo la testa.
Neal vide il cavaliere alzare lo sguardo al cielo in un attimo di smarrimento subito represso, contorcere il volto butterato in una smorfia e portare indietro il braccio armato per menare il fendente che lo avrebbe di certo ucciso: aveva sperato di riuscire a tenere gli occhi aperti, ma all’ultimo non ne ebbe la forza. Tremante, la testa vuota e nessun pensiero memorabile a riempirla, attese il colpo fatale.
Ma il colpo non giunse: una folata di vento di forza straordinaria strappò l’arma di mano al suo carnefice, scagliandola lontano e facendola cadere al suolo con un clangore metallico che tagliò l’aria innaturalmente gelata spaventando il destriero che, ormai del tutto imbizzarrito, scappò al galoppo nella stessa direzione da cui era venuto.
Fowler urlò un’imprecazione cercando di mantenere il controllo nonostante gli si fossero rizzati i capelli sulla testa e un sudore gelido gli avesse coperto all’istante la faccia: no, decisamente quella non era una situazione normale. Era forse capitato in un luogo infestato dagli spiriti?
Deglutì e sbatté le palpebre, trasse un respiro profondo che riuscì a tranquillizzarlo solo in parte e fece alcuni passi verso la spada per recuperarla e portare a compimento la sua missione: di nuovo il vento, che si era momentaneamente placato, riprese a soffiare tanto forte da sbattergli sul viso con violenza le falde del mantello, quasi accecandolo. Il pesante tessuto, come sospinto da una propria crudele intelligenza, gli si avvolse intorno al corpo e alle gambe così che, quando il cavaliere tentò di muovere un passo, incespicò in esso e cadde malamente per terra soffocando un grido di terrore.
Quello era troppo, il suo limite di sopportazione era stato raggiunto e superato.
Garrett Fowler era un uomo spietato e senza scrupoli che si vantava di non aver paura di nulla, eppure quella volta non perse tempo a cercare spiegazioni razionali per ciò che gli era appena accaduto: dimenticato del tutto il compito che la regina gli aveva affidato, tremante di terrore come un bambino, scappò a gambe levate nel folto del bosco augurandosi di non rivedere più né quel luogo spaventoso né i suoi tremendi abitanti. 
Non appena il crudele cavaliere fu scomparso tra gli alberi, la tempesta  - velocemente com’era arrivata e in maniera altrettanto inattesa - si dissolse senza lasciare dietro di sé, nel cielo tornato di una meravigliosa serenità, alcuna traccia di ciò che lo aveva squassato soltanto fino a pochi minuti prima. Il giovane principe, ancora senza fiato per la paura e la meraviglia, si alzò faticosamente in piedi; sgranò gli occhi e quasi svenne quando si accorse che il bavaglio che gli serrava la bocca e le corde legate intorno ai suoi polsi venivano sciolti da mani invisibili eppure incredibilmente amorevoli. 
Col respiro ancora affannoso, fu solo capace di mormorare uno spaurito: “C-c’è qualcuno?”.
Gli rispose una risata lieve come una brezza serotina e davanti ai suoi occhi increduli l’aria iniziò a vorticare in maniera sempre più veloce, fino ad assumere una forma distintamente umana: la creatura, prima trasparente, poi traslucida e infine solida a dispetto della sua natura di spirito, si presentò all’attonito principe e - avendo cura di rassicurarlo circa le sue intenzioni - gli raccontò di come la buona regina sua madre l’avesse salvata anni prima. Non appena Neal si fu un po’ tranquillizzato, gli spiegò che aveva promesso alla sovrana in punto di morte che avrebbe vegliato su di lui e l’avrebbe protetto sempre, anche a costo della sua stessa vita.
Adesso, aggiunse, per lui sarebbe stato più prudente nascondersi, sparire, cambiare identità in maniera che la crudele regina Althaea non riuscisse a trovarlo; non potendosi occupare personalmente della sua crescita, aveva deciso di affidarlo a una persona che avrebbe avuto cura di lui fino a quando non fosse stato abbastanza grande da tornare a casa e rivendicare ciò che gli spettava per diritto di sangue.
Fu così che il principe Neal conobbe quello che sarebbe stato, per lui, una sorta di secondo padre: Vincent Adler era uno dei signori più ricchi e potenti del regno di Wallflower e abitava in un enorme palazzo di pietra scura al centro di un giardino tanto fitto che si diceva che la luce del giorno non riuscisse mai ad arrivare fin lì. La sua vita era circondata da un’aura di mistero dato che, sebbene nessuno fosse mai stato in grado di muovere contro di lui accuse concrete, più d’uno degli abitanti del regno sospettava che egli avesse acquisito la sua ricchezza gestendo traffici proibiti.
In particolare, si mormorava che falsificasse dipinti preziosi per venderli in paesi lontani e spacciasse denaro contraffatto; ma si trattava, appunto, solo di voci di popolo cui non era mai seguito nessun processo. Adler si presentava come un elegante signore di mezz’età dai modi raffinati, che conduceva un’esistenza fin troppo riservata; Moz aveva avuto modo di osservare il suo comportamento nei mesi precedenti e si era convinto che potesse essere la persona adatta per apprezzare il giovane principe, aiutarlo a sviluppare i suoi talenti e allo stesso tempo proteggerlo da chi voleva la sua morte.
Non era certo che l’uomo intendesse accogliere presso di sé Neal, ma decise di provare ugualmente: giunti alla soglia del palazzo, salutò il fanciullo ponendogli una mano sulla spalla e spiegandogli brevemente quali corde avrebbe dovuto toccare per indurre Adler a prenderlo sotto la sua protezione. Il principe era disorientato per i troppi avvenimenti di quel giorno e preoccupato di lasciare la sua vita precedente per un’esistenza che si prospettava completamente diversa, eppure sapeva dentro al suo cuore di potersi fidare dello spirito che gli aveva appena salvato la vita.
Era, anzi, consapevole che quella fosse la sua unica speranza.
 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > White Collar / Vai alla pagina dell'autore: margheritanikolaevna