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Autore: Inuyasha89    23/05/2012    3 recensioni
Tratto dal capitolo 1: Allo scadere del terzo anno dalla grande disgrazia una nuova minaccia si abbatterà sugli eroi. Il futuro incontrerà il passato e tenterà di sottometterlo. Solo la prima guerriera del bene e colei che dà e toglie la vita con un cenno rimarranno a difendere il passato. Nuovi alleati si uniranno a vecchi nemici convertiti. L’ultima battaglia deciderà le sorti del mondo intero.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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HELENA POV
 
Eravamo stati giocati! Era stato tutto previsto! Non eravamo riuscite a ingannare Kiseki, ma lui aveva ingannato noi! Non eravamo mai fuggite, eravamo state lasciate andare. Ayame non era scappata, era stata liberata perché ci avvisasse dell’imminente attacco.
I demoni che ci erano venuti dietro non servivano per ucciderci, Kiseki lo aveva sempre saputo, ma dovevano solo distrarci per permettere al nostro nemico di organizzare la scenografia per il successivo atto della malata tragedia che aveva inscenato.
Sapeva che sapevano, anzi lo aveva previsto!
Avevamo reagito esattamente secondo le leggende che parlavano di noi e che quell’essere immondo si era studiato fino a sapere a memoria.
Voleva che arrivassimo all’arena, questo era chiaro, di modo che avrebbe potuto uccidere Sesshomaru, Kagome e gli altri tutti in un unico colpo e io non avrei potuto fare nulla per evitarlo. Da quello che potevo vedere le guardie, che stavano lentamente avanzando contro i miei amici, erano troppe e anche se tutti avessero avuto le proprie armi, cosa che non era vera come potevo vedere, non saremmo mai riusciti a uscirne vivi. Non tutti almeno. Non con dei bambini nel campo di battaglia.
Mi guardai intorno, ero nello studio di Kiseki da quello che potevo dedurre, dove avevo raggiunto il mio clone umano. In realtà non mi sarei dovuta trovare in quel luogo – per quanto non dotata di parola la mia sosia era stata richiamata per scoprire informazioni e ne era perfettamente capace – ma quando mi ero resa conto che non c’era nemmeno una guardia in giro, avevo deciso di non proseguire (come, avrei scoperto dopo, aveva deciso di fare Kagome), ma di ricongiungermi con la mia parte umana per capire che cosa stava succedendo.
E quello era stata la prima mossa imprevista che avevo fatto.
“Mia adorata Heleiana stiamo aspettando solo te per cominciare!”
A quanto pare non stavo svolgendo bene la mia parte: secondo Kiseki avrei già dovuto trovarmi nell’arena, a proteggere Kagome.
Tutti i miei istinti mi stavano urlando di fare esattamente quello che quell’essere si aspettava da me, ma se avessi ceduto tutto sarebbe stato perduto.
“Avanti Helena! Non giocare a nascondino…so che ci stai guardando…so anche che ti si sta spezzando il cuore al pensiero di quello che queste guardie potrebbero fare ai tuoi amici…risparmiati il dolore e raggiungili…salvali Helena! Tu puoi farlo!”
Quel bastardo aveva ragione: stavo male fisicamente al solo pensiero di quello che sarebbe successo. Sapevo anche che avrei potuto salvarli tutti con un solo movimento della mano, ma in quel secondo di rilascio del mio potere sarei stata vulnerabile ad un attacco alla mia persona e sapevo che Kiseki non aspettava altro che questo.
“Non ti credevo capace di tanta crudeltà Helena! Li hai davvero abbandonati? Per salvare te stessa abbandoni loro? Mi sorprendi Regina del Nord!”
“Ora basta! Helena non è una codarda! Sa benissimo cosa succederebbe se il suo potere cadesse nelle tue mani! HELENA SO CHE MI STAI ASCOLTANDO! SCAPPA E SALVATI! NOI SIAMO SPENDIBILI MA SE METTE LE MANI SU DI TE, E’ LA FINE DEL MONDO! SCAPPA E LASCIACI QUI!”
Kagome…solo lei avrebbe potuto dire una cosa del genere…solo lei avrebbe potuto capire il dilemma che attanagliava il mio cuore e fornirmi una via di uscita, con benedizione e perdono addirittura!
La sua veemente invettiva contro il nostro nemico fu tagliata corta da un demone orso che la caricò frontalmente, strappandole un urlo mentre si schiantava qualche metro più in là.
Ci volle tutto il mio autocontrollo per non intervenire in quel momento, ma sapevo che, giocando secondo le regole, avrebbe vinto Kiseki.
Con il cuore in pezzi diedi le spalle alla finestra e con un cenno della mano riassorbii la mia parte umana, avendo cura di seppellirla nei recessi della mia anima, trasformandomi in un demone completo.
Mi ridiressi verso la scrivania, con la speranza di trovare dove quell’essere immondo aveva deciso di rinchiudere Sesshomaru. Avevo notato che né lui né suo padre erano presenti nell’arena e questo voleva dire che Kiseki non ne aveva ancora previsto il combattimento.
Dopo aver rovistato in tutti i cassetti e gli armadi trovai la mappa dell’edificio.
Non c’era nessuna X che marcasse il luogo del tesoro nella mappa che avevo trovato, ma il solo fatto che due celle fossero circondate da numerose torrette-cannoni mi fece pensare che quella fosse la destinazione che dovevo raggiungere.
Presi la mappa e mi diressi verso la porta dello studio. Mi ci volle tutto l’autocontrollo che possedevo per evitare di voltarmi indietro un’ultima volta per vedere come se la stavano cavando Kagome e gli altri. Sapevo che Kiseki mi stava aspettando nell’arena, sapendo che con Kagome e Rin in pericolo sarei immediatamente corsa in loro aiuto. L’unico vantaggio che avevo al momento era che io sapevo che lui sapeva quello che avrei fatto, o almeno credeva di saperlo. L’unico modo per vincere contro di lui era fare quello che non si sarebbe mai aspettato che io facessi: dovevo salvare Sesshomaru.
Secondo Kiseki – e il mio cuore era sempre più incline a dargli ragione nonostante il mio cervello mi dicesse di non farlo – con mia figlia, mio fratello, le mie due sorelle e i miei amici in pericolo sarei corsa da loro, sapendo che con un cenno della mia mano il problema si sarebbe risolto senza ulteriori danni. Il marchio muto mi permetteva di mettere in primo piano le esigenze degli altri prima di trovare il mio compagno, anche se il richiamo di un figlio sarebbe stato comunque più forte del marchio.
Il nostro nemico aveva ragione: questo era quello che avrei voluto fare, ma non l’avrei fatto!
Kagome aveva capito che non sarei entrata nell’arena, anche perché non sapevano quanto Kiseki sapesse davvero su di noi e quindi in che modo avrebbe potuto catturarmi, ma non aveva capito che non sarei scappata. Semplicemente sarei entrata nell’arena da un altro punto.
Con la pianta dell’edificio in mano uscii dallo studio in cui mi trovavo e cominciai a dirigermi nel corridoi verso le due celle più controllate dell’intero edificio. In realtà non ero convinta che li avrei trovati lì, ma subito dietro era indicato uno spazio aperto, una sorta di arena più piccola, altrettanto guardata a vista.
Se non li avessi trovato in cella avrei provato nell’arena.
L’unica cosa buona del combattimento in cui la mia famiglia rischiava la vita era che aveva richiamato tutte le guardie dell’edificio, lasciandomi campo libero nei corridoi per raggiungere più velocemente il mio obiettivo.
Così abituata alla mancanza di guardie mancò molto poco che mi facessi ammazzare quando, girato l’ultimo angolo, mi ritrovai faccia a faccia con la canna di un fucile di precisione che una guardia in divisa mimetica mi stava puntando contro. Solo i miei riflessi demoniaci, che mi permisero di assumere la mia forma basica di solo vento, mi salvarono la vita quando il proiettile passò attraverso il mio corpo senza fare danni.
Il rumore dello sparo aveva disgraziatamente richiamato il resto delle guardie del corridoio; disgraziatamente non tanto perché fossero troppi per me da sconfiggere, ma piuttosto perché mi rincresceva uccidere innocenti senza un valido motivo. Per questo motivo mi limitai a stordirli nei limiti del possibile e dopo meno di cinque minuti potei continuare verso la mia destinazione. Mi avvicinai con cautela alle due celle ma la mancanza di rumori dall’interno mi anticipò quello che poi confermai aprendo le porte: le celle erano vuote, i prigionieri stavano già combattendo.
Un rumore mi fece voltare bruscamente, artigli sguainati, e mi ritrovai a guardare negli occhi lo stesso soldato che qualche minuto prima aveva tentato di spararmi.
“Sei in ritardo mostro! Ormai non puoi più salvarli!”
“Che cosa vuoi dire?”
“Il capo aveva previsto anche questo. Sapeva che avresti tentato di liberare il tuo compagno e quindi ha deciso di anticipare il commovente duello tra padre e figlio. Chiunque sarà il vincitore verrà scatenato sul resto del vostro gruppo di mostri e li ucciderà tutti! Esattamente come il capo aveva detto!”
Non era possibile! Non potevo, anzi non volevo crederci! Possibile che Kiseki avesse previsto davvero tutto? Non c’era davvero possibilità per noi di riuscire? Mi rifiutavo di crederci. Forse non tutto era perduto.
“E dimmi …  il tuo onnisciente capo cosa prevedeva che io facessi a questo punto?”
“Il combattimento è finito ormai, quindi è inutile che tu provi a salvare uno dei due contendenti. Se non ho capito male alla radio interna hanno detto che il tuo adorato cagnolino ha vinto! Ti converrebbe correre perché non credo che nemmeno la bambina potrebbe fermarlo ora!”
Astuto, questo dovevo concederglielo. Il piano di Kiseki era molto astuto. Se il combattimento fosse davvero finito con la vittoria di Sesshomaru sarebbe stato inutile per me andare a vedere quello che era rimasto e la cosa più intelligente da fare per me sarebbe stata davvero quella di tornare nell’arena principale per tentare di bloccare Maru prima che ammazzasse tutti quanti. Ma nell’arena principale sarei stata alla mercé di Kiseki e questo mi portava al problema principale.
Dovevo dare ragione a quell’essere schifoso: questo era esattamente quello che avrei fatto in caso di vittoria di Sesshomaru, ma le mie orecchie potevano distinguere i flebili suoni di due paia di mandibole che scattavano a vuoto nel tentativo di mordersi quindi sapevo che il combattimento non era ancora terminato.
“Hai ragione, Rin non potrebbe fermarlo. Ma per fortuna posso farlo io prima!”
Prima che potesse avere anche solo il tempo di chiedersi cosa stessi per fare, il soldato che avevo  di fronte si ritrovò sul pavimento in una pozza di sangue.
Sapendo di non avere moltissimo tempo corsi lungo i corridoi bui e fumosi verso l’esterno e mano a mano che mi avvicinavo all’arena le mie orecchie cominciavano a distinguere i suoni del tifo sfrenato dei soldati, che volevano vedere più sangue, dai suoni generati dai due contendenti.
Sentii l’ululato di attacco di Sesshomaru a cui seguì un tonfo. Avevo solo un paio di secondi per interrompere l’ultima fase dell’attacco, prima che il mio compagno estraesse il cuore pulsante di suo padre. Con la forza della disperazione mi gettai sul portone che mi separava dall’esterno, sperando di non essere arrivata tardi.
“SESSHOMARU NO!”
 
SESSHOMARU POV
 
Sangue, il suo sangue doveva scorrere, il sangue dell’essere immondo che aveva osato alzare i propri artigli sulla mia bellissima regina! Non potevo credere che quella bestia che aveva devastato la mia Heleiana fosse mio padre, ma la “prova” che mi aveva fornito l’essere che mi aveva imprigionato mostrava chiaramente un demone che altri non poteva essere che mio padre e l’odore sul brandello di stoffa intriso del sangue della mia amata non poteva che essere il suo.
Avevo sempre voluto combattere contro mio padre, per dimostrare chi dei due fosse il demone più forte dell’intero Giappone, ma non era questo il combattimento che avrei voluto.
Fino a prima dell’arrivo di lei, una lotta all’ultimo sangue contro mio padre sarebbe stato il mio desiderio. Non avevo nessuno e non volevo nessuno al mio fianco, solo il potere.
Ma poi Helena era arrivata e aveva devastato la mia routine e la mia vita e ora sapevo che non ne avrei più potuto fare a meno. Ero arrivato a cercare la compagnia di Inuyasha perché il suo carattere focoso era così simile a quello della sorella.
Ma lei era morta e io non avevo nessuno da cui tornare. Avevo un unico scopo nella vita: uccidere colui che me l’aveva portata via, vendicare la sua morte con il sangue del suo assassino e poi raggiungerla nella morte. Sapevo che avrei lasciato Rin da sola, ma mio fratello se ne sarebbe preso cura, lo sapevo. Non avrei potuto vivere senza di lei; l’unico motivo per cui non ero ancora morto era che, nonostante il marchio si fosse chiuso, sapevo che non era morta. Ma ora che ne avevo la certezza niente mi avrebbe impedito di raggiungerla.
Lanciai il mio ululato di guerra e caricai frontalmente il mio nemico riuscendo a farlo schiantare contro il muro dietro di lui. Con un balzo gli fui sopra e mi preparai a ucciderlo ed estrargli il cuore, ancora fumante.
Scrocchiai le dita e mi preparai a scagliare l’ultimo colpo quando:
“SESSHOMARU NO!”
Quella voce! Non era possibile! Era morta!
Voltandomi verso la voce, mio padre dimenticato alle mie spalle, permisi al mio cuore di sperare ancora una volta.
Davanti a me una ragazza, no una donna ormai, dai lunghi capelli neri mossi da una brezza leggera. Era leggermente senza fiato, come dimostrava il frenetico battito del suo cuore e il suo respiro irregolare e le candide ali bianche che ricordavo si stagliavano fiere alle sue spalle. C’era persino la coda.
Eppure quella non era la mia Helena! Dove erano le fasce argentee nei capelli? I marchi viola tatuati sulle guance e sulle braccia? Il cane bianco sul suo cuore che simboleggiava il mio amore per lei?
Quella non era la mia amata compagna, ma semplicemente l’ennesimo trucco di quell’essere immondo che mi aveva rinchiuso qui.
Senza degnarla di un ulteriore sguardo, di lei mi sarei occupata più tardi, tornai a rivolgere la mia attenzione a mio padre, ancora disteso ai miei piedi.
 
HELENA POV
 
Non era possibile! Non mi aveva degnato di più di uno sguardo e poi era tornato a rivolgere la sua attenzione alla battaglia! Era come se io non fossi degna della sua regale attenzione! Certo che dopo tre anni di separazione mi aspettavo certamente di più! Almeno un cenno!
Ringhiai sommessamente per attirare la sua attenzione e fargli capire che non ero disposta ad essere ignorata un secondo di più. Nonostante la sua mancanza di una qualsiasi reazione alla mia presenza, anche se ero certa di aver scorto un breve flash di speranza illuminargli i lineamenti, non potei fare a meno di rimanere incantata ad ammirarlo, mentre si preparava a dare il colpo di grazia a suo padre.
I miei ricordi, mi resi conto in quel momento, non gli avevano reso giustizia nei tre anni di separazione, perché la mia memoria non era riuscita a rendere alla perfezione lo scintillio dei suoi capelli, la sua prestanza fisica e quell’aura di potere che trasudava dalla sua persona, quasi senza sforzo. L’unica cosa che non potevo ancora vedere erano i suoi bellissimi occhi dorati, per il momento nascosti dietro il rosso demoniaco che li caratterizzava quando perdeva il controllo.
“Per quello che hai fatto alla mia adorata Helena ti meriteresti le peggiori torture note alla razza dei demoni, ma poiché sei mio padre ti ucciderò in fretta!”
Morta?? Io??? Ma come era possibile?  Per carità non mi sentivo benissimo, ma questo non significava che fossi passata a miglior vita!
“Vigliacco che non sei altro! Non accusarmi di aver fatto quello che in realtà hai fatto tu!!! Io non ho mai ucciso la tua compagna! Non so nemmeno che faccia abbia! Invece, sei tu che hai ucciso la mia dolce Izaioy e tutto per la tua stupida idea di vendetta contro una fantomatica onta al mio sangue puro!”
Ok…mia madre morta? Poteva anche essere stato vero fino a qualche settimana fa, ma certamente nelle ultime due settimane mia madre era stata ben più che viva!
E in quel momento capii. Niente li avrebbe scatenati contro di loro e lo sapevamo tutti. Nel momento in cui aveva compreso il piano di Kiseki ci eravamo chieste, inutilmente, come quell’essere schifoso sarebbe riuscito a spezzare un rapporto che, per quanto non idilliaco, era comunque forte. Davanti a me giaceva la risposta a quella domanda: la morte mia e di mia madre. L’unico modo per scatenarli l’uno contro l’altro era accusarli, ingiustamente, di un omicidio che nessuno dei due aveva mai compiuto. Quello era il motivo per cui Kiseki li aveva fatti scontrare in segreto, di modo che noi non potessimo far cadere l’inganno! Sapeva anche che Sesshomaru avrebbe vinto lo scontro (d’altra parte Touga era stato appena resuscitato e  doveva essere un pochino arrugginito!) e quindi per me sarebbe stato ancora più doloroso vederlo attaccare i nostri amici, per poi morire sotto i miei occhi.
Se così fosse successo nemmeno le mie preghiere più disperate lo avrebbero riportato alla ragione, non mentre era trasformato nella sua forma animale.
La sua forma animale, ma certo! Questa volta davvero il nostro nemico aveva sbagliato a fare i suoi conti! Il piano avrebbe funzionato solo e soltanto se Maru avesse perso completamente la presa sul suo lato irrazionale e quindi, trasformato in bene, avesse scatenato l’inferno su tutto e tutti, nel tentativo di completare la sua vendetta.
Ma, da quello che potevo vedere, Sesshomaru non si era trasformato e non sembrava nemmeno averne l’intenzione. Finchè rimaneva in forma umanoide avevo ancora una possibilità di fargli sentire ragione!
“Maru amore mio! Ti prego guardami! Non sono morta!”
 
SESSHOMARU POV
 
Ancora quella seccatura! Certo che per essere un’illusione era piuttosto fastidiosa! E poi come si permetteva di chiamarmi con il diminutivo del mio illustre nome! Solo poche persone potevano permetterselo e un trucco della mente non ne aveva il diritto.
Seccato per l’ennesima interruzione decisi di risolvere il problema una volta per tutte e, dopo essermi assicurato che il mio avversario non tentasse di scappare o di attaccarmi alle spalle, mi voltai verso quella strana ragazza e la caricai.
Non aveva previsto l’attacco, notai, ma si riprese in fretta aprendo le ali e scartando di lato. Richiamai la mia frusta velenosa e tentai di afferrarla a mezz’aria. Come se avesse previsto una risposta simile la vidi richiamare il vento e scomparire in esso, di fatto vanificando il mio attacco.
Il suo stile di combattimento era penosamente familiare e per un attimo pensai che i miei occhi mi avessero giocato un brutto scherzo quando mi ritrovai ad incrociare il suo sguardo profondo e indubbiamente violetto. Cautamente annusai l’aria nel tentativo di capire se davvero potesse essere lei, ma l’odore della mia avversaria, per quanto molto simile a quello di Helena, non era esattamente il suo: sapeva troppo di…potere!
Tentai di nuovo di colpirla con la frusta, desiderando poter avere Bakusaiga e finire questa farsa nel minore tempo possibile, ma deviò il mio attaccò nuovamente.
Ringhia frustrato e, quasi per disperazione, lanciai di nuovo la frusta. Questa volta, però, la ragazza non si spostò ma,alzato il braccio, lasciò che la frusta le si arrotolasse intorno e poi tirò.
Scioccato dalla manovra non riuscii a reagire e mi ritrovai lanciato in aria e in rotta di collisione con quella strana femmina.
Con la mano libera fermò il mio arrivo e mi strinse in un abbraccio. Ebbi appena il tempo di annusare del sale nell’aria quando allentò la presa quel tanto che bastava per potermi guardare in faccia e, senza che potessi né prevederlo né fermarla, mi mostrò le zanne e mi morse il collo. Come in una trance la afferrai per la vita e la attirai nuovamente a me e le resi il favore.
 
HELENA POV
 
Mentre combattevo contro l’amore della mia vita cercai di farmi venire un’idea su come penetrare la corazza protettiva che si era creato intorno. Per quanto fosse più facile ragionare con Sesshomaru in forma umana, era anche più difficile penetrare la protezione della logica che aveva.
Non volevo attaccarlo, per paura di caricare i miei colpi più del previsto, quindi mi limitai a schivare la frusta avvelenata, ringraziando mentalmente i Kami che non avesse con sé Bakusaiga, o il gioco che stavamo giocano sarebbe stato decisamente più breve.
Anche così, però, non sarei potuta andare avanti ancora a lungo, non senza che il mio sangue demoniaco si sollevasse in risposta al mio essere in pericolo. Alla terza volta che la frusta mi venne lanciata contro agii d’istinto e mi lasciai prendere il braccio, per poi usarlo come leva per attrarre Maru a me. Una volta che me lo ritrovai praticamente addosso il mondo intorno a noi si fermò. Erano anni che non eravamo così vicini e il mio corpo e il mio youki reagirono alla sua vicinanza. Senza pensare alle conseguenze mi lasciai andare all’istinto e lo morsi, riattivando il suo marchio.
Quasi nello stesso momento le sue mani mi presero i fianchi e mi attirarono a lui e un attimo dopo il mio cuore e la mia anima tornarono ad essere interi, come se non si fossero mai spezzati: il mio marchio era di nuovo attivo!
 
SESSHOMARU POV
 
Un senso di completezza mi pervase. Per la prima volta dopo tre anni di inferno ero intero. Niente più spirale verso la follia, niente più notti insonni perché la metà della mia anima non mi era accanto, niente più solitudine. Helena era tornata!
Ancora incredulo volsi lo sguardo verso il basso dove, con la faccia seminascosta dai rimasugli sporchi e stracciati del mio kimono, era appoggiata quella che avevo reputato essere una seccatura.
Sotto i miei occhi i suoi capelli tornarono striati d’argento e i marchi, almeno quelli sui polsi, riapparvero alla mia vista. Sollevai la mia mano destra e, facendo attenzione agli artigli,  le accarezzai le linee del volto. Quanto era morbida e setosa, come un frutto proibito su cui, finalmente, potevo mettere le mani!
Gentilmente le rialzai il volto, per poterla guardare negli occhi. Kami quanto mi erano mancate quelle pozze infinite di emozioni. Avrei potuto perdermici per tutto il resto della mia vita.
Il resto del mondo si era sbiadito sullo sfondo: non esisteva più l’arena, il combattimento, il nostro nemico, tre anni di separazione. C’eravamo solo noi: io e lei e questo bastava. Mi chinai verso il basso e catturai le sue morbide labbra piene con le mie, giocando con le mie zanne sul suo labbro inferiore. Passiva all’inizio, improvvisamente Helena si attivò nel bacio, trasformandolo in puro desiderio per entrambi. Senza preavviso schiuse le labbra garantendomi l’accesso all’interno della sua bocca. Avrei potuto continuare così per sempre…
Con un ringhio afferrai Helena per le spalle e attingendo ai pochi poteri che, con il marchio, lei mi aveva donato, mi spostai dalla linea di tiro di uno dei peggiori attacchi di mio padre.
“Sesshomaru, ma cosa sta…”
“Mai distrarsi da una battaglia figliolo! Che strano, ero convinto di averti insegnato un concetto così banale!”
Sempre ringhiando richiamai la frusta e la lanciai contro di lui, costringendolo a indietreggiare. Con il tempo che avevo appena guadagnato mi voltai verso l’amore della mia vita: “Vai via Helena! Finisco qui e ti raggiungo! Non ti preoccupare, non ho intenzione di ucciderlo! Sei qui e sei viva, il piano del nostro nemico è fallito!”
“Sesshomaru voltati e combatti da uomo! Devi ancora pagare per la morte della mia compagna!”
“Possibile che tu non capisca? Io non l’ho uccisa! Non ne ho mai avuto l’intenzione – ok forse all’inizio sì – e non avrei potuto farlo di recente perché ero rinchiuso in una cella!”
A quanto pare mio padre non era in condizione di ascoltare nulla se non la sua bestia interiore, come mi fu chiaro nel momento in cui si lanciò, artigli sguainati, per l’attacco finale.
Mi preparai a difendermi per contrattaccare successivamente quando successe qualcosa di impensabile: Helena si lanciò.
 
HELENA POV
 
Uomini! Pieni di testosterone e incapaci di formulare un pensiero più complicato delle loro necessità primarie! Se poi erano demoni, e dotati quindi di bestia interiore, la situazione era ancora più ingestibile!
Se io ero viva, e quindi Touga non era riuscito a farmi la pelle, significava che chiunque gli avesse dato quelle informazioni aveva mentito. Se il nemico aveva mentito sulla mia morte perché non avrebbe dovuto mentire sulla morte di mia madre?
Secondo me il ragionamento non faceva una piega ma, evidentemente, mio suocero non sembrava molto d’accordo.
Quando vidi il Sankon Tessou di Inuyasha pronto per essere scagliato mi lanciai.
In perfetto stile rugby – anche se dubitavo seriamente che sapessero cosa fosse – lo placcai a mezz’aria e lo ributtai a terra dove riuscii a tenerlo fermo, dopo buoni cinque minuti di rissa da bar. Finalmente riuscii a fare passare la mia coda tutt’intorno a lui e la lotta si concluse.
“Ora basta! Mia madre è viva, o almeno lo era due ore fa! Smettetela di litigare come due cuccioli e riflettete sulla situazione come i due adulti pluricentenari che siete!”
Tutta la rabbia che avevo covato dentro fin da quando questa storia era cominciata si riversò sui due demoni dai capelli argentei che mi stavano di fronte.
“Izaioy? Sei davvero tu?”
Il tono, quasi disperato, con cui mi venne rivolta la domanda mi aiutò a calmare la mia aura, quasi fuori controllo. Con un sospiro, e un’occhiata a Sesshomaru, feci dissolvere la mia aura e allentai la presa della mia coda.
“No…Il mio nome è Heleiana, Regina del Nord e Signora dell’Ovest in quanto compagna di Sesshomaru. Izaioy è mia madre.”
Non lo guardai in faccia mentre dicevo questo, anche perché sapevo che cosa avrei visto: sorpresa, orgoglio, choc e infine tradimento.
“Figlia di Izaioy? La mia bellissima compagna ha dato alla luce ad un altro figlio???”
Certo che i demoni cane erano possessivi anche in morte!
“Mia madre non vi ha tradito! La storia è lunga e complicata e non è questo il momento di parlarne! Siete stati ingannati dal nostro nemico per combattere tra di voi e distruggervi. Vi ho trovati in tempo, ma ora dobbiamo andare perché quell’essere ha scatenato contro gli altri la metà dei demoni dell’Inferno e, senza armi, non so quanto riusciranno a resistere.”
Alla menzione degli altri vidi Sesshomaru pronto a scattare verso l’altra arena per proteggere Rin. Touga, invece, non sembrava volersi muovere, nonostante lo avessi liberato. Dissi l’unica cosa che potesse sbloccarlo: “Lady Izaioy e Inuyasha sono nell’altra arena, in pericolo!”
Non avevo fatto in tempo a finire la frase che il demone maggiore sparì dalla mia vista per riapparire di fianco al portone dell’arena.
“Allora? Vi muovete?”
Scossi la testa e mi rialzai. Sesshomaru si avvicinò e mi baciò come se il domani non esistesse.
“Non fare mai più una cosa del genere Helena! Non ti ho appena ritrovata solo per perderti!”
“Non mi perderai amore mio! Ma ti supplico, fai attenzione anche tu! Il nostro nemico vuole separarci e farà di tutto per riuscirci!”
La mia unica risposta fu un ringhio animalesco. Afferrando la mano che Sesshomaru mi porgeva ci avviammo per andare ad aiutare gli altri.
Non sapevo quello che sarebbe successo, ma eravamo insieme e insieme avremmo conquistato il mondo!
  
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