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Autore: B3CKS0FT    23/05/2012    0 recensioni
La carovana stava procedendo a velocità sostenuta sulla strada sterrata. Era composta da due berline ed una camionetta. A ogni dosso o buca, la camionetta veniva scossa e i passeggeri nel vano carico, venivano sballottati. Nessuno proferiva parola. La maggior parte dei passeggeri, aveva un’aria trasandata, vestiti con abiti malridotti e malamente rattoppati. Vicino alla sponda del vano, si trovavano due persone vestite con uniformi militari. Entrambi imbracciavano dei mitra. Ad ogni sobbalzo della camionetta serravano la presa sulle armi.
«Lele, non preoccuparti. Andrà tutto bene», bisbigliò un uomo al ragazzo che si trovava davanti a lui.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il terzo capitolo di Incubus: The Castle!
Mi sa che dovrei trovare untitolo migliore.
In questo capitolo, vengono introdotti due nuovi personaggi.
Buona lettura!



«Secondo me ci siamo persi», disse Emanuele mentre osservava gli alberi attraverso il finestrino della vettura.
«Ti dico che non ci siamo persi. So esattamente, dove siamo», rispose Davide alla guida del veicolo.
La vettura sfrecciava sulla strada sterrata. I fari della macchina fendevano l’oscurità della notte senza luna e stelle. Emanuele portò una mano alla testa, per arruffarsi i folti capelli rossi, mentre con gli occhi nero pece, guardava gli alberi che sfilavano davanti al finestrino.
«Allora, se sai dove ci troviamo. Sai dirmi, quanto manca all’arrivo?».
Chiese Emanuele a Daniele.
«Non manca molto».
«Questo l’hai detto anche quando era ancora giorno».
«Vuoi guidare te?».
«Lo sai che non so guidare».
«Già, quindi stai zitto. E quando arriveremo, saprai che siamo arrivati.»
Daniele si concentrò ancora di più sulla strada. Cercando di ignorare Emanuele. Aveva degli occhi celesti e portava i capelli tirati all’indietro con un unguento. Entrambi gli uomini non superavano i trent’anni. Indossavano entrambi delle uniformi militari di colore cachi.
«Sei molto maturo», aggiunse Emanuele, mentre osservava Daniele alla guida.
«Ma che cazzo…».
«Ma bene, ora cominci anche con gli insulti? Se continui così, al prossimo incarico, mi faccio cambiare…».
«Non mi rivolgevo a te cretino. Guarda la strada!».
Daniele indicò un ponto della strada illuminato dai fari. Mentre faceva rallentare il veicolo e con una manovra dello sterzo, lo posteggiò sul ciglio della strada. Emanuele spostò lo sguardo sulla zona della strada illuminata dai fari della macchina. Allora, vide dei veicoli posteggiati in uno spiazzo. Ad una prima occhiata, sembravano veicoli militari, per il trasporto delle truppe.
Daniele aprì lo sportello dell’auto e scese. Si portò la mano alla cintura per accendere la torcia.
Emanuele lo seguì subito. E insieme avanzarono verso le vetture.
Nell’aria non si sentiva alcun rumore. I due continuavano l’avanzata. Con le torce illuminavano i vari veicoli. Tutti i posti guida erano vuoti. Cominciarono ad aggirare una camionetta, quando, le loro torce illuminarono un muretto. Ma davanti al muretto, riversati a terra, c’erano una dozzina di corpi. Daniele si avvicinò per controllare meglio. Si accovacciò accanto ad un corpo per ispezionarlo.
«Devono essere stati dei partigiani della zona», riferì Daniele.
«Mi domando solo che fine abbiano fatto i responsabili di questo».
«Io credo di sapere, dove siano», rispose Emanuele. Era davanti ad una delle camionette. Stava puntando il fascio di luce della torcia all’interno del vano di carico.
«Ecco che fine ha fatto la Guardia nazionale», aggiunse Emanuele.
Il vano della camionetta era pieno di corpi dilaniati. L’interno del telo che copriva il vano, era macchiato da chiazze rosse scure.
Mentre Daniele si avvicinava a Emanuele, vide che sotto il camion, il terreno c’era una grossa macchia. La terra si era impregnata di sangue.
«Che spettacolo orribile.»
Commentò Emanuele.
«Ho visto scene peggiori. Hanno fatto la fine che si meritavano».
«Come puoi dire una cosa simile. Nessuno si merita una fine…».
«La cosa che mi interessa ora, è sapere se questa cosa, ha qualcosa a che vedere con il nostro caso. Da qui, non dovrebbe mancare molto al castello».
«Pensi che sia tutto collegato?»
Daniele non rispose. La sua attenzione era stata attirata da delle macchie sul terreno, che si allontanavano dai veicoli. Spostò la torcia per vedere dove andassero a finire. Le macchie di sangue seguivano un percorso che andava a rifinire dietro il muricciolo, seguendo un sentiero che finiva nella foresta. Allora Daniele, tirò fuori una bussola dal cinturone, la osservò per un paio di secondi e poi disse:
«I segni di sangue, vanno nella direzione in cui dovrebbe esserci il castello».
«Ne sei sicuro?».
«Certo».
Daniele rimise la bussola a posto, si passò una mano sul volto e si girò verso Emanuele.
«Dobbiamo rimetterci subito in marcia. Speriamo di non essere arrivati troppo tardi».
   
 
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