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Autore: Sidereal Space Seed    23/05/2012    1 recensioni
"Camminando sul Ponte dell’Arcobaleno, lungo la via del ritorno, Odino strinse a sé la creatura della terra dei mostri, cullando, mormorando, e incoraggiando la piccola anima a dimenticare le proprie origini, ora inondate di luce, ora riflesse sulla sua pelle rosea, il figlio d’un Dio.
Loki di Asgard."

Dove gli altri trovavano un posto nel Cosmo, Loki perdeva il suo.
Il copione emotivo dietro le scene del film.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I link con la canzone e il testo questa volta funzionano (facepalm). Vi consiglio di cliccarci sopra col tasto destro e aprirli in un’altra scheda, in quanto EFP non lo permette di suo.

La seguente è una delle scene tagliate dal film.

Risposte ai commenti e note di fine capitolo sono in fondo alla pagina. Enjoy :)

 

 

 

 

 

 

~   Two for Tragedy

 

 

|Two For Tragedy - Lyrics|  

Loki Lingua d’Argento attese dietro il pilastro. Un’ombra controversa, strie di verde e oro nascoste dalle mura, attendendo alla luce del sole e pretendendo al contempo d’essere un erratico fantasma in cerca di prede spaurite, anche senza pubblico, a confondere la crepitante aria di Asgard. Fermo lì, un passo sulla destra ogni tanto, sulla sinistra nell’altro, mani sciolte e polpastrelli che cercavano di tanto in tanto la superficie delle mura, lo sguardo altalenante di una creatura con troppi pensieri nella mente da gestire, dal placido riflessivo al sogghigno divertito, appena accennato come una puntura.

La luce proiettava sulle mura le ricurve protuberanze del suo elmo dorato, e per chi non l’avesse conosciuto, imboccando la via di quel corridoio spoglio, quello sarebbe apparso come il giorno del loro incontro con un diavolo. Ma, ad essere onesti, la differenza non sussisteva, siccome Loki era il diavolo della casta reale di Asgard, il suo solo sorrisetto o presenza aleggiante sufficienti a far allontanare con suo discreto umore servi e umili ospiti.

Siccome ognuno di loro non desiderava cadere nelle beffe di colui che seduceva la realtà a suo piacimento.

Non un sussulto al rumore del pesante portone che si apriva, ai passi calibrati e pesanti del Dio portatore del Martello per eccellenza, ma un cambio espressivo, la calma apparente che finalmente lo abbandonava, con i pensieri che prendevano un binario conosciuto e docilmente isterico, il suo ghigno che diveniva infine padrone della situazione –lasciamoci mentire ora—.

E alla richiesta trionfale di altro vino di Thor, che sfasciava un calice nel fuoco in attesa della sua vittoriosa entrata, Loki abbandonò le invisibili ombre del suo nascondiglio, le proiezioni delle corna maestose che si muovevano lungo il tendaggio, e lasciò ascendere la sua comparsa.

Thor non lo degnò volontariamente di attenzione, giocosa pretesa delle circostanze, mentre si fermava al centro del corridoio, in attesa, e il fratello che piano gli fluttuava accanto, per prendere posto al suo fianco.

Parve esserci un momento di silenzioso accordo col cosmo in cui i secondi ticchettarono più lenti, mentre i due osservavano il vuoto avanti i loro occhi, non riconoscendo davvero l’entrata alla sala della celebrazione, vedendone solo le conseguenze che li attendeva.

E Loki ruppe irrispettoso il silenzio, incurante della tensione crescente, come se già sapesse, come se qualcosa a lui solo fosse chiaro, prossimo ad accadere, al di là dell’entrata. E non si tratta della coronazione.

Si voltò, un contemplativo sorriso di scherno: “Nervoso, fratello?”

Thor rise pronto di gusto, rompendo le righe della sua rigida posizione ed espressione, girandosi all’indirizzo del fratello con entusiasmo: “Ti sono mai sembrato nervoso?” scintille di divertimento negli occhi e il sottofondo musicale delle risa.

Loki lo riguardò a dovere, voltando la sua attenzione a vecchie memorie mentre assumeva una fittizia posizione di serietà: “Mh, ci fu quella volta a Normheim.”

Ben a conoscenza del copione, Thor servì l’unica risposta a lui conosciuta, la genuina arroganza di un quasi ex-principe: “Quello non era nervosismo fratello, quello era il furore della battaglia!” ci fu un pizzico di supponenza, tanto sufficiente da rendere evidente chi dei due, a suo avviso, ricordasse male, mentre Loki gli rendeva la stoccata con un giocoso ‘ah, capisco’, “Come altro avrei potuto avere la meglio su centinaia di guerrieri e tirarci fuori vivi?”, il bacchettone.

Tanto bacchettone che Loki riconobbe per un attimo Odino, un’immagine che fuggì lontana in un istante al ricordo dell’immaturo fuoco che alimentava l’animo di Thor. Tant’è che poi, non realmente punto dall’insinuazione, inciampò vagamente sulla scelta delle parole più adeguate, filtrando il più scettico e ironico dei toni a dare il ben servito: “Ehm, per come lo ricordo, fui io quello a coprirci in fumo per facilitare la nostra fuga…”

Neanche alla metà della sua risposta l’aria si colorò delle genuine risa di Thor, giocose, e sincere, nonostante il contrattacco verbale ne uscì fuori solo tentativamente serioso, “Ah già, alcuni combattono, altri fanno trucchetti…”

L’ironica malizia di Thor vibrò ancora un po’ nell’aria come il silenzio calò nuovamente, mai col vero scopo di colpire ma solo quello di intrattenere –un abisso di distanza con le potenziali armi retoriche di Loki, la cui malizia era genuinamente radicata nell’animo—, e intrattenere fu quel che fece, in quanto infine giunse il vino precedentemente richiesto, una risatina un poco stolta e divertita sull’abbondante e umile faccia del servitore che li approcciò.

Così accadde.

Loki planò nella realtà corrente e il suo sguardo, adamantino e fedele, arpionò la risata paffuta del servo.

Non c’era un modo, un calcolo efficace che potesse prestabilire quali le vittime di Loki sarebbero state, non una prevedibile ragione nel quotidiano che potesse far destare sospetti se non il fatto stesso di aver compiuto, detto, a volte anche solo pensato –neanche il principe fosse un telepata—, e il suo regno di scherzoso terrore guadagnava un angolino nelle menti dei semplici: ma l’aria vibrò come sonagli di serpenti, e il servo, la cui risata morì come congelata a terra, comprese che ciò che aveva fatto era stato sbagliato, e che questa volta aveva chiamato una conseguenza, nel momento stesso in cui lo sguardo del dio l’avevo inchiodato e un gesto della mano era entrato in scena.

Ora, poteva solo essere qualsiasi cosa.

Panico, per cominciare, perché il silenzio ancora vigeva, e Thor non aveva mostrato sintomo alcuno di aver notato qualcosa, così che lo sguardo dell’uomo prese a vacillare di umile paura, e tante volte tornò agli occhi del dio quante furono quelle in cui guardò al calice sul vassoio, fino a che l’orrore non si palesò serpeggiando fuori dal calice stesso come lunghe, viscide e bluastre sanguisughe.

Un grido sommesso, e il vassoio cadde a terra di riflesso.

Le serpi strisciarono libere per terra, indisturbate e incuranti, e l’uomo guardò con non troppo malcelato sdegno il dio che lo aveva vittimizzato, e questo in un istante proruppe in una risata silenziosa, un sorriso crudele a denti scoperti di pura e poco contenuta cattiveria: “Loki…” rimproverò dolcemente Thor, e il fratello continuava a ghignare come un monello, “è questo il modo di sprecare del buon vino?”

“Oh, solo un po’ di divertimento.” si giustifico serafico, nascondendo le risa fra le pieghe del suo animo, “giusto amico mio?” e guardò il servo, ancora interdetto, e ad un nuovo ondeggiare della sua mano le tre illusioni svanirono come arrivate.

L’uomo raccattò vassoio e calice da terra e svanì con urgente velocità dalla scena, le lievi e sospiranti risate di Loki alla sua ritirata, e qualcosa nella sua armatura dorata, nelle strie di venefico verde dei suoi abiti e nelle protuberanze ricurve del suo elmo comunicarono minaccia.

Un altro arrivo, i disciplinati passi di una guardia che porgeva a Thor il suo elmo, e lo sguardo di Loki cadde sulle mani del fratello, che come incerto sembrava soppesare il copricapo, guardando avanti e poi di nuovo all’elmo: “Uh, belle ali…” cantò ironico.

Thor ridacchiò, indirizzandosi al fratello: “Vuoi davvero ricominciare con questo, mucca?” e i suoi occhi all’ultima parola si sollevarono dal fratello alle dorate corna.

“Mi stavo dimostrando sincero!”

“Tu sei incapace nell’essere sincero.”

“Lo sono?”

“Sì!”

Entrambi sorridevano, e rimasero a guardarsi.

Poi qualcosa calò su di loro, ovattato come morbida intesa, quando finalmente, per un istante, la malizia di Loki sembrò dissolversi e l’atmosfera intorno si fece tanto leggera che il minore dei due trascinò le parole fuori dalle sue labbra come un sussurro: “Ho aspettato a lungo questo giorno quanto te…” e Thor gli diede la sua attenzione, e un sorriso inizialmente cauto, ma di accennata fiducia, “Tu sei mio fratello, e mio amico…” e piccoli scuotimenti pensosi del capo accompagnarono le sue parole, un sorriso accennato, “E alcune volte sono invidioso…” poi occhi distanti, “…ma non ho mai dubitato di amarti.” e di nuovo su Thor.

E i pensieri di Thor presero a spingersi fra loro, in qualche supposta richiesta, a rispondersi a un’enigma che fuori Asgard non esisteva ma che avrebbe potuto divorare l’universo a loro circostante, quel segreto muto che solo fra loro prendeva una forma, ed era eterea, ed era un po’ dolce, e un po’ amara… e poi guardò il fratello, ancora in attesa in qualche modo, e cercò veramente nei suoi occhi. Cosa, di preciso? C’eran sempre così tante domande da porsi quando si trattava di Loki, perché nonostante il nervosismo che, sì, era davvero lì, niente era incerto come quel filo che ora li inchiodava, né la cerimonia, né le redini di Asgard, o il suo futuro, ma loro, loro due soltanto; e in quell’incertezza, in quella questionabile piccola cosa che era la loro connessione, Thor riconosceva infine un elemento davvero concreto. Che quel filo esisteva –tenendo ogni cosa—, e tanto era. E tanto bastava. La prova che qualcosa di prezioso da mettere in discussione c’era, che fra loro, qualcosa esisteva. E che poteva dire di tutto il resto? Solo di quello era così certo.

Rimaneva Loki, e il suo sorriso quasi timido e distante in attesa –quasi sembrava dirgli non l’avesse mai biasimato, neanche per il suo orgoglio—, e Thor decise che dietro il Dio dell’Inganno v’era ancora il bambino con cui era cresciuto, che non si nascondeva completamente nelle ombre di quella mente volubile e intricata.

Avrebbe dato così tanto, e non se lo disse mai, per poter risalire alla matassa che aveva portato Loki ad essere così diverso da tutti gli altri –bevendo il disprezzo come acqua—.

Ma chi era lui per rovinare una cosa così preziosa?

La sua mano ascese placida verso il viso del fratello, e anche se si limitò, se fu costretta a poggiarsi sul freddo metallo dell’elmo, anche quello bastava. Le dita sfiorarono quel punto che avrebbe dovuto essere il collo dell’altro, e diede una piccola dolce pacca.

“Grazie”, disse, e non fu per le belle parole di Loki. Le intenzioni che l’avevano portato a dirle valevano molto di più. Quanto la riconoscenza.

Uno sguardo penetrante, un ultimo, in cui Loki restituì il sorriso, per poi alleggerire l’atmosfera, “Ora diamoci un bacio.” disse scherzoso, e Thor non ce la fece a non trovare nei suoi giochi ancora quel pizzico di sincerità, e rise divertito, dandogli una piccola spinta all’altezza del petto, mentre i due si voltavano nuovamente verso la scalinata quasi dimenticata, due enormi sorrisi sui loro volti.

Ricomponendosi, qualcosa sembrò adombrare la cruda purezza dei lineamenti del futuro e prossimo re, che accennò un altro sguardo all’elmo portogli, e poi a un punto indecifrato dello spazio, rovistando una certezza che non potè far a meno di cercare nelle parole del fratello: “Come ti sembro?” un accenno di nervosismo, e Loki si voltò senza esitazione, non ebbe nemmeno bisogno di scrutarlo per far sì che la risposta danzante sulla punta della lingua prendesse forma, mentre Thor guardava a terra, come in attesa, come se l’altro stringesse l’unica risposta importante.

“Come un Re.” fu quella, e il re stabilì finalmente un contatto con i suoi occhi.

Poi di nuovo i loro sguardi si separarono, e un sospiro pieno sfuggì al pallido principe, le cui mani stavano allacciate in grembo: “E’ ora.” disse, annunciando l’ovvio, l’unico a poterlo stabilire, per quanto sapeva per il fratello fosse davvero così.

“Va’ avanti.” Sussurrò Thor, e Loki lo guardò ancora una volta, “Verrò, vai.” lo incoraggiò ancora, e dopo pochi secondi che si conclusero in un sorriso, Loki, prese il suggerimento, il mantello verde svolazzante alle spalle, lasciandosi dietro una scia di attese mentre imboccava la scala.

E Thor rimase solo, tutte le sue paure a galla nello sguardo ora indurito. Ce l’avrebbe fatta da solo, da solo avrebbe salito quella collina, in quanto tutto quel che aveva avuto bisogno di sentire gli era già stato mormorato. Fu come se Loki, precedendolo, gli avesse lasciato nient’altro che i suoi torbidi pensieri, e la sensazione –un indugiante spiraglio sepolto da qualche parte in un sentiero della sua mente— era stranamente vicina a quella di un abbandono.

Da parte di chi dei due, non seppe dirselo.

 

Beneath the candle bed,

Two saddened angels - in heaven, in death.

 

 

 

Tutto finì col risolversi.

Tutta l’ansia fluì via col Mjölnir che veniva sollevato, con le grida isteriche e gli applausi estatici, e in una manciata di passi scanditi dalla sua crescente ascensione, il Figlio di Odino seppellì nel tumulto di un passato appena abbandonato ciò che era stato, in favore di ciò che sarebbe venuto.

E negli sventolanti gesti vittoriosi del fratello, Loki perse un po’ di se stesso. Sebbene fisicamente presente, lì, inchiodato in una posizione regale sulla scalinata, la mente volò verso lande fredde che non riconosceva ma sentiva ormai troppo familiari, e da troppo tempo. Dal tempo e nel momento in cui aveva riconosciuto la reale commozione del Padre degli Dei nell’orgoglio di vedere suo figlio finalmente Re, e nella trascuratezza dello stesso per quel che lui invece avrebbe potuto regalare –nessuna compassione—, di quello che avrebbe potuto fare –nessuna eternità—.

Di quello che aveva fatto.

E nessuno sospettava, né voleva, tanto quanti erano gli occhi su Thor.

Le parole fallirono persino nella sua mente, quando avrebbe dovuto chiedersi se quel che aveva compiuto era davvero ciò che desiderava, se l’aspirazione più anelata fosse quella di rapire l’attenzione di quegli occhi da quell’amara coronazione per portarli allo scandalo, alla tragedia nascosta che di lì a poco avrebbe preso piede.

La tragedia del suo tradimento, quando sarebbe sembrato solo un inconveniente imprevisto.

E sempre più estraniato si faceva il corpo dei suoi pensieri, per dovuta difesa, scegliendo di dimenticare l’ultima affezionata verità rivelata appena poco prima, per non subire la colpa inflitta dalla sua già debole coscienza, da così tanto tempo modellata ad una schiava.

E fu messa in catene, per l’ultima volta e definitivamente, quando la consapevolezza del tradimento da lui architettato lo inchiodò, e la reazione fu quella di un abdicante, di colui che infine, la scelta di fuggire, l’aveva abbracciata.

Nell’inconsapevolezza di aver perduto l’ultima delle sue occasioni per trovare un posto, e per le lacrime invisibili che piangeva e che loro non meritavano, Loki si lasciò illuminare da un sorriso.

 

Beneath the candle bed, two souls

…with everything yet to be said.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Comincerei innanzitutto con un sentito GRAZIE per i commenti, e a tutti quelli che hanno letto e aggiunto la storia per future letture!

Poi… con mio sommo imbarazzo mi sono accorta tipo adesso che i link nel prologo non funzionavano. Poi ho capito perché, e mi sono psichicamente schiaffeggiata. Era una canzone magnifica ç__ç

Comunque. Come detto a inizio pagina, la scena che ho descritto è stata tagliata dal film (ignoro se solo dalla versione italiana), e siccome l’ho trovato un madornale errore mi è parso d’obbligo riprenderla.

Per la vostra gioia, per chi non l’avesse vista, potete trovarla qui: http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=o7BG-f5yjN0 (sono i primi tre minuti, poi ce ne sono anche altre, fra cui l’ultima che è spassosissima!)

L’ultimo pezzetto di capitolo è ovviamente ripreso dalla coronazione, presente anche nel film.

La canzone scelta, oltre all’avere una melodia invidiabilissima, ha un testo che trovo molto adeguato, va e non va nel profondo, e a mio parere sfiora bene la situazione… io la trovo magnifica!

Ora, risposte:

Zerothekiller: tua madre ti ha costretta a vedere Thor? LOL. Hai una brava mamma (penso la prossima volta lo farà anche la mia, visto che s’è innamorata anche lei di Loki dopo aver visto The Avengers!). Già, Hiddleston è fantastico. Siccome ho fatto la nerd, e ho visto i Vendicatori due volte, non ho potuto far altro che apprezzarne sempre di più le qualità! Inutile penso poi soffermarsi ulteriormente sulla validità del personaggio di Loki. Più passa il tempo più mi strappa il cuore, specialmente per le canzoni che sto scegliendo per i prossimi capitoli ç__ç E grazie dei complimenti!

Loyrala: anch’io adoro leggere praticamente tutto ciò che riguarda Loki (strano eh?); peraltro anch’io sarei entrata a far parte dell’armata di Loki senza troppe storie. Inginocchiarsi? Va bene, qual è il problema XD

Grazie dei complimenti, lavorerò sodo affinchè possano piacere anche gli altri capitoli!

Princess_Klebitz: Grazie!

Ci sono un sacco di cose che non so di Vedova Nera (non che sia poi una professoressa per quanto riguarda Loki a dire il vero), e farò un salto a leggere comunque!

Precious è davvero una magnifica traccia… non ho potuto fare a meno di notare quanto le parole calzassero per lui. Per lui e il ruolo con suo padre anche.

Sono contenta tu abbia notato quel dettaglio! Devo ammettere ci tenevo!

Spero ti piaceranno anche i prossimi :) A presto!

FrancescaAkira89: vero, la scena è molto triste a conti fatti. Al di là dell’ovvio copione che avrebbe dovuto prendere il film, penso (FORSE) gli sarebbero state risparmiate molte sofferenze se l’avesse saputo fin dall’inizio.

Ho letto anch’io qualche fic dov’era adottata questa idea, e anche in quel caso comunque Loki avrebbe vestito un po’ i panni della vittima. Ho cercato qualcosa a proposito dei fumetti e, sì, è veramente molto vario e vasto… più facile attenersi al film in questo caso :P

Grazie mille ad ogni modo!

 

Un saluto a tutti!

 

  
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