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Autore: Minerva Bellatrix    24/05/2012    0 recensioni
«Due settimane fa, è morto un uomo... L'hanno trovato completamente dissanguato, ma non c'erano tracce di sangue intorno al corpo. Anna lo conosceva, ed è stata lei a chiamarmi, dandomi i nomi dei vari Vampiri con cui è in contatto e chiedendomi di trovare chi l'aveva ucciso»
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La bambina fissò dubbiosa l'uomo accanto al proprio letto, quindi chiese «Perché sei sparito, prima?»
Il biondo ridacchiò, quindi rispose «Ero andato a fare due passi. E tu? Cosa ci facevi in piena notte in mezzo alla foresta, per di più da sola e senza i tuoi genitori?»
«Sono in colonia estiva, mamma e papà sono a casa. E ci avevano portati a cercare la strega, nel bosco, ma mi sono persa...»
«La strega? Che strega?»
La bambina lo fissò, allibita.
«La Strega Guasta! Vive nella foresta e rapisce i bambini!»
L'uomo dai lunghi capelli biondi scosse la testa, lasciandosi sfuggire un sospiro «... Anni che frequento quel bosco e mai incontrato un soggetto del genere... Che peccato...» mormorò, mentre la bimba lo guardava dubbiosa.
«Che hai detto?»
«Niente, niente. Ma se c'è una strega, perché siete andati nel bosco, allora?»
«... Gli animatori dicevano che era divertente...»
Il biondo le mise una mano sulla testa «Beh, che questo ti insegni a non perderti nelle foreste, o almeno, nel caso, a portarti dietro qualche pila di ricambio»
I due ridacchiarono, poi la bambina si ricordò.
«Ah... Grazie»
L'uomo la guardò.
«Per averti tirato fuori dal fosso? Di niente, piccola»
«Non sono piccola!»
«Oh, scusami, signorinella. E ora dormi, o domattina sembrerai un cadavere»
La bambina annuì e chiuse gli occhi, scivolando nel sonno, la mano del biondo stretta nella sua.

***

I due fari della moto di grossa cilindrata spazzavano il buio della notte, mentre la Fariselli guidava sulla strada statale semideserta. Modena era lì vicino, e le conveniva iniziare dalla signorina Lidia Gravi, con gli interrogatori. Poteva anche andare a farsi dare qualche informazione sul morto dai carabinieri o in questura... Era ancora notte quando la donna arrivò in città, ma non si recò subito dalla ragazza, sarebbe stato meglio attendere il pomeriggio successivo.
Raggiunse il primo, scrauso hotel che incontrò e, svegliato il riottoso receptionist, si fece dare una stanza.
In camera, però, non si mise a dormire, ma trascrisse i bella copia le domande fatte al Vampiro Le Mòle e aggiornò la sua lista di Vampiri e Donatori.
Quando finì, i primi raggi dell'alba erano appena visibili tra le nubi fuori dalla finestra.
“Comico” pensò la donna sorridendo, lanciandosi finalmente sul letto “A forza di stare coi Vampiri, mi sono stabilizzata sui loro orari!”

***

La mattina dopo arrivò il medico, che confermò che la bambina stava bene, ma, visto che ormai mancava solo un giorno al rientro a casa, fu deciso di lasciarla in infermeria.
Quando le chiesero di raccontare cosa fosse successo la sera precedente, però, cominciò il mistero dell'uomo dai lunghi capelli biondi. Se uno degli animatori era sì biondo, però nessuno di loro aveva i capelli lunghi, e la bambina sosteneva che non si fosse trattato di una donna.
Dopo lunghi ragionamenti, e un paio di domande che confermarono che nessuno l'aveva effettivamente visto, si convinsero che si fosse trattato di una allucinazione dovuta alla paura.
Cercarono di spiegarlo alla bambina, ma lei continuò ad insistere di averlo visto, e alla fine lasciarono perdere.
Durante il giorno, però, quando si trovava da sola, la bimba cominciò a chiedersi se non avessero davvero ragione loro.

***

Erano passate le tre quando la Fariselli riaprì gli occhi, sdraiata sul grande letto della camera d'albergo.
Ricordandosi di avere un lavoro da svolgere si alzò, raccattò le proprie poche cose e le rimise nella valigetta, tirando poi fuori il navigatore satellitare, la busta indirizzata a Lidia Gravi e il suo indirizzo.
Cercare la casa della ragazza fu – come al solito – non troppo semplice, dato che lo scarso senso dell'orientamento della donna era migliorato solo in parte dal GPS, ma alla fine – dopo lungo girovagare e una sosta per un panino e un molto necessario caffè – si trovò davanti al campanello con su scritto “Gravi-Merla”.
Suonò, sistemandosi le inesistenti pieghe del completo, e al citofono spiegò che aveva bisogno di parlare con Lidia Gravi per una serie di faccende personali.
“... Ovvero per la solita scusa che funziona sempre” concluse mentalmente, mentre le veniva aperto.
Sulla soglia dell'appartamento, due piani di scale dopo, c'era una ragazza dai capelli nero petrolio e occhi pesantemente truccati dello stesso colore che la fissava con cupo cipiglio.
«Mi chiamo Fariselli» si affrettò a spiegare la donna, rimanendo sul pianerottolo «Mi è stato dato il suo nome dal signor Vittorio Lemoli, mi chiedevo se potesse rispondere ad un paio di domande...» lasciò in sospeso, porgendole la lettera.
Lidia strappò la busta e scorse rapidamente il foglio, le sopracciglia vagamente visibili dietro la frangia che si sollevavano appena, quindi, sempre scrutandola con sospetto, la fece entrare.
«Cosa vuole da me e Victor!?» la attaccò subito, non appena la porta fu chiusa dietro di loro.
«Possiamo... Almeno sederci?» la ragazza le indicò una poltrona «Ottimo. Cosa le ha scritto il signor Le Mòle nella lettera?»
«... Victor dice che lei sa che è un Vampiro e che devo rispondere alle sue domande, e qualcosa su un omicidio. Ma cosa c'entriamo io e Victor!?»
«... Signorina, stia tranquilla. Ora, lei è Lidia Gravi, diciassette anni?»
«No, sono Marilyn Monroe. Ma secondo lei!?»
«Perfetto, va bene. Da quanto conosce Victor Le Mòle?»
«Due, tre anni. No, due»
«E' mai stata Donatrice di sangue?»
«... No»
La Fariselli sospirò, tirando fuori dalla valigetta il bloc-notes «Signorina Gravi, per cortesia. Ho parlato con Victor, potrebbe dirmi la verità e non rallentare il tutto con inutili bugie?»
La ragazza le voltò le spalle.
«Era... E' stato... Una volta. Lui non vuol... Lui non mi vuole...»
«Non è per questo. Una volta maggiorenne, non ci saranno problemi»
«Sì, sì, certo, anche Victor dice così, ma prima diceva che dovevamo aspettare i sedici, ora sono i diciotto, poi dirà i ventuno, poi mi manderà via...»
La donna si alzò e le appoggiò una mano sulla spalla.
«Lidia, non...»
«NON FINGERE DI CAPIRMI!» urlò la diciassettenne, scostandosi e voltandosi per confrontarla «NON VOGLIO QUESTE CAZZATE!»
«... Ah, quanto sono belli gli anni da teenager...» mormorò la donna, cercando di non ghignare «Senti» aggiunse, a voce più alta «Sono almeno sette anni che tratto con Vampiri e compagnia bella. Credi che non sia abituata a queste situazioni? Potrei non averle provate in prima persona... Ma le conosco anche troppo bene»
Lidia continuò a fissarla irata e poco convinta.
«Allora, ascoltami ben. C'è stato un omicidio, qui a Modena, e la vittima era un Donatore»
Ebbe un sobbalzo in risposta.
«Esatto. Ed è stato dissanguato. Ora, vuoi capire che non ce l'ho con te o con Victor, ma sto cercando di salvarti la vita? La vittima si chiamava Angelo Torelli, ne sapevi qualcosa? Di solito i Donatori in una stessa città tendono ad essere in contatto...»
La mora parve perdere tutta la sua ira e rattristarsi, gli occhi lucidi.
«L'ho... L'ho visto un paio di volte. No, in effetti lo vedevo abbastanza spesso. Era gentile, molto carino...»

  
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