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Autore: Abirthofbrokendreams    24/05/2012    1 recensioni
Evelyn, una giornalista Echelon a Los Angeles. Jared e Shannon, finalmente a casa, si godono le vacanze. Cosa succederà quando le vite dei tre si incroceranno?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo promesso che il capitolo sarebbe stato pronto oggi e infatti è così! Niente da dire, questo capitolo scompiglierà un po' di cose tra quei tre. Leggere per credere! Come sempre buona lettura :*
P.S: Ma nessuno che recensisce il capitolo precedente? Avanti, è per voi che scrivo, non abbiate paura! 






But I don't wanna live that way, reading into every word you say.


Bugie, bugie, ancora bugie. Possibile che io non possa fidarmi di nessuno? Possibile che intorno a me ci siano segreti e cose che non posso sapere? Devo scavare ancora più a fondo, raschiare fino a trovare quello che cerco. Evelyn è l’unica che può dirmi qualcosa in più. Jared e Tomo non ne vogliono sapere. Non voglio rimanere deluso, ma ho paura che neanche lei sia disposta a dirmi tutta la verità. Sono solo in questa storia, sto cercando con tutte le mie forze di mettere una fine a tutto perché non ne posso più di discorsi spezzati, sguardi fin troppo intensi e imbarazzo. Jared non avrebbe dovuto farmi questo. I fratelli non mentono.

***
 

Shannon aprì gli occhi, ritrovandosi al buio. Guardò i numeri fosforescenti della sveglia sul comodino che segnavano le sei del mattino, un orario alquanto insolito per lui. Rimase a letto sebbene non sentisse gli occhi pesanti, erano i pensieri che ingombravano fin troppo la sua mente. Avrebbe parlato con Evelyn e risolto le cose, era convinto che avrebbe finalmente messo la parola fine a questa storia, ma subito dopo un pensiero lo assalì. Ad un tratto si rese conto che non poteva esserne troppo sicuro: infondo Evelyn la conosceva da pochissimo e pretendere che lei si sarebbe fidata di lui così presto era una pazzia. Non si conoscevano affatto, sebbene sembrasse il contrario. In pochi giorni avevano stretto un legame talmente forte che chiunque avrebbe pensato che stessero insieme da mesi. Lui la coccolava, lei lo faceva stare bene con se stesso. Entrambi sentivano qualcosa di diverso. Shannon si sentiva cambiato, anche se di poco. Lui, che assieme al fratello aveva la fama di donnaiolo, ora aveva una ragazza fissa. Non sapeva quanto sarebbe durata e neanche voleva fare previsioni, ma in quel momento la sola cosa che importava era la sua felicità. E non avrebbe permesso a Jared di rovinare tutto con il suo egocentrismo. Gli voleva un bene dell’anima, ma lo conosceva e sapeva che probabilmente quello che scuoteva così tanto Jared era la gelosia, perché lui ancora non era riuscito a smettere di cercare solo sesso dalle donne. E Shannon aveva paura che volesse fare lo stesso con Evelyn. Si domandò mentalmente quante volte era capitato e si rispose subito: tantissime. Perciò no, stavolta avrebbe protetto la ragazza dalla sofferenza che il fratello le avrebbe provocato. E comunque non poteva portargliela via così. Era da egoisti e Jared non aveva il diritto di farlo. Dopo tutti quegli anni, Shannon aveva la possibilità di riscattarsi, di smettere di essere solo o essere ingannato da ragazze arriviste e non poteva rinunciarvi.
Si alzò quando il sole era ormai spuntato e bevve solo un caffè, nel silenzio più totale. Fece una doccia, strofinandosi forte la pelle, quasi che potesse lavare via le preoccupazioni con una spugna e un po’ di bagnoschiuma. Rimase sotto il getto d’acqua bollente per mezz’ora, poi uscì e si asciugò, legando poi l’asciugamano in vita e lasciando i capelli bagnati. Vagò per la casa in cerca del suo giubbotto e quando lo trovò tirò fuori dalla tasca il pacchetto di Marlboro rosse. Ne sfilò una e andò fuori in giardino per accenderla. Lasciò che la nicotina gli entrasse nei polmoni ed espirò, lentamente. Fumare lo rilassava ed in quel momento ne aveva più che mai bisogno. Pensò a quante volte aveva sperato che assieme al fumo potessero volar via anche tutte i problemi.
La sigaretta si consumò velocemente, Shannon rientrò in casa e indossò una delle sue canotte, poi infilò i jeans e le scarpe. Uscì di casa alle nove di mattina e salì in macchina diretto a casa di Evelyn. Quando arrivò, chiamò la ragazza al cellulare.
“Pronto?” Rispose lei, con la voce ancora impastata dal sonno.
“Dormivi?” Chiese Shannon, con voce seria.
“No, ero a letto. È successo qualcosa?” Evelyn rimase sorpresa dal suo tono di voce. Di solito quando la chiamava era allegro.
“No, niente. Vestiti, ti porto a fare colazione fuori.” Disse lui tranquillamente.
“Dove sei?”
“Sono fuori, ti aspetto. Fai in fretta.” Disse lui, quasi meccanicamente. Mentre parlava guardava la finestra della camera da letto, aspettando di vedere Evelyn scostare la tenda per controllare che lui fosse davvero lì. Quando lei lo fece, le sorrise e lei lo imitò, ma entrambi lo fecero senza davvero provare felicità. Evelyn aveva capito che c’era qualcosa che non andava e aveva paura di esserne la causa. Così, si vestì in fretta indossando un paio di jeans chiari e una canotta bianca, afferrò la borsa e si chiuse la porta alle spalle, entrando subito nell’auto di Shannon.
“Ciao.” Disse poi, sorridendogli appena.
“Buongiorno” Disse lui, facendo lo stesso. Mise in moto e rimase in silenziò per un po’. La radio trasmetteva Hurricane e la voce di Jared si propagava graffiante nell’abitacolo, fino a quando Shannon, sbuffando, fece uscire il cd e lo ripose nella custodia. Evelyn lo osservò quasi sconcertata. Lui fece finta di niente e continuò a guardare la strada. Nessuno dei due osava prendere per primo la parola, ma Evelyn non sopportava quell’imbarazzo e il comportamento di Shannon la stava facendo innervosire, perciò quando scesero dall’auto, fece il giro e fermò Shannon che aveva già iniziato a camminare verso l’entrata del bar.
“Shannon, si può sapere che ti succede?” Lo guardò intensamente negli occhi.
“Succede che ho bisogno di parlarti.”
“E allora fallo! Perché non hai detto una parola da quando sono entrata in macchina?” Shannon la guardò senza dire niente, lei sospirò. “Sono io il problema, vero?” Chiese, poi.
“No, il problema riguarda me, te e Jared.” A quel nome Evelyn rimase interdetta.
“Cosa c’entra Jared adesso?”
“Oh, Jared c’entra molto più di me in questa storia.”
“Shannon, non capisco.”
“Andiamo dentro, ho una fame che non riesco neanche a parlare.” La precedette ed entrò nel bar, si sedette a uno dei tanti tavolini liberi e prese la sua ordinazione. Evelyn chiese un cappuccino e guardò il batterista in cerca di una spiegazione.
“Non guardarmi così. Sono io che dovrei pretendere spiegazioni da te, visto che mio fratello non ha intenzione di parlare.”
“Spiegazioni riguardo cosa?” Chiese lei che ancora non capiva a cosa si stesse riferendo.
“Riguardo il fatto che tu e Jared vi siete conosciuti prima del nostro incontro e nessuno dei due ha detto niente. Jared dice che è perché non ha avuto alcuna importanza e che è non è successo niente di rilevante, ma io non gli credo. Voi due non vi siete solamente conosciuti, altrimenti non sareste in imbarazzo continuamente. “ Fece una pausa, per cercare di mettere insieme le parole. “Evelyn, l’ho detto a mio fratello e lo dico anche a te: io non sono stupido, o cieco. Ho visto come vi guardate o come vi salutate. C’è tensione quando siete nella stessa stanza ed è talmente forte che si può toccare. Perciò, ora, se per favore vuoi dirmi il resto della storia, sarei contento di non dovermi dannare per scoprirlo da solo.”
Evelyn rimase un momento in silenzio, mentre sorseggiava il suo cappuccino. Jared ha detto che non ha avuto alcuna importanza. Quelle parole le rimbombavano nella testa e non riusciva a scacciarle via. Dopo un po’ si riprese e parlò.
“E’ come ha detto tuo fratello, Shannon. Davvero.” Disse, guardandolo negli occhi. Sapeva che era l’unico modo per fargli credere che non stava mentendo. Evitare il suo sguardo avrebbe significato farsi scoprire. Shannon cambiò improvvisamente espressione.
“Ma si può sapere perché nessuno si decide a dirmelo? È così sconcertante da dover inventare bugie su bugie per nasconderlo?” Stavolta stava perdendo le staffe, tanto che gli altri clienti si voltarono verso di lui.
“Shannon, calmati, ti prego. Non sto dicendo una bugia. Devi credermi.” Si sentiva uno schifo. Se Shannon avesse scoperto che erano tutte cavolate, sarebbe rimasto talmente deluso che non avrebbe voluto più vederla. Ma Jared aveva espresso il suo parere e lei non poteva dare importanza a qualcosa che per lui non l’aveva.
“Calmarmi? Come faccio se mi sento tradito da chiunque? Prima Tomo, poi Jared.. adesso anche tu. Non so più che fare.”
“Ma nessuno sta cercando di tradirti, Shan. Ti stai facendo problemi per qualcosa che non esiste!”
“Non esiste, dici. E allora quelle occhiate? Me le sono inventate? Sono diventato pazzo, forse?”
“No, non sei pazzo. Ma fraintendi. Io e Jared eravamo imbarazzati semplicemente perché stavamo facendo finta di non conoscerci mentre invece non era così. Ed è una stupidaggine.”
“D’accordo, come vuoi. Forse è lo stress, forse sto fraintendendo tutto. Ma non ho intenzione di far finta di niente.”
“Devi solo fidarti. Sei troppo preoccupato e non ne hai bisogno.” Evelyn posò la sua mano su quella Shannon, rassicurandolo. Lui fece finta di esserlo, tutto quel litigare lo stava stremando. Annuì per farle capire che era tutto a posto e lei gli sorrise.
“Ti va di venire a pranzo da Tomo? Mi ha chiamato per una tregua.” Disse ridendo.
“Certo, solo se mi prometti che non discuterai con nessuno.” Gli fece l’occhiolino.
“Promesso.” Disse lui, posando le sue labbra su quelle della ragazza. Un bacio leggero, di quelli che si danno per rimettere tutto a posto dopo una litigata. Quelli che rinchiudono un po’ di rabbia e un pizzico di rassegnazione.
Una volta pagato il conto e rientrati in macchina, si avviarono verso casa di Tomo e ripresero a scherzare serenamente.
Quando arrivarono, notarono la macchina di Jared parcheggiata sul vialetto. Shannon vi parcheggiò accanto e scese, aspettando Evelyn. Poi la prese per mano e suonò il campanello. Sentirono la voce di Jared che urlava “Vado io!”, poi la porta si aprì e tutti e tre si sforzarono di sorridere.
“Buongiorno!” Esclamò Jared, spostandosi per farli entrare. Evelyn lo guardò duramente, tenendo ancora stretta la mano di Shannon. In cambio, Jared voltò la testa e chiuse la porta, scuotendo la testa, mentre i due erano già in cucina.
Tomo e Vicki salutarono i nuovi arrivati e li fecero accomodare. Dopo un po’ era già pronto e tutti si sedettero a tavola. Evelyn e Shannon uno accanto all’altro, Tomo e Vicki di fronte a loro e Jared a capotavola. Si sentiva il terzo - o meglio il quinto - incomodo, perciò tenne lo sguardo fisso sul piatto per tutto il tempo. Vicki faceva domande ad Evelyn e Tomo conversava tranquillamente con i due fratelli, ma come al solito la tensione era palpabile. Era un pranzo di ricongiungimento in qualche modo, ma il tentativo sembrava non essere andato a buon fine.
“Certo però che potevate avvisarmi, avrei portato una delle mie amiche con me.” Disse Jared, senza neanche pensare prima di parlare. Lo guardarono tutti storto ed Evelyn sorrise amaramente.
“Certo che se le tue amiche le usi solo quando ti fa comodo, non vorrei mai essere nei loro panni.” Disse poi.
“Non credo che tu mi conosca abbastanza da poter fare supposizioni su di me, Evelyn.” Rispose lui, secco.
“Hai ragione, Jared. Non ti conosco affatto. Ma la tua osservazione era decisamente superficiale, se me lo permetti.”
“Beh, evidentemente non hai chiaro il concetto di superficialità.”
“Oh, ti sbagli. Ne so anche troppo. Il fatto è che nella mia vita ho avuto a che fare con persone che badavano solo a certe cose e sono stanca di gente così.”
“Parli del sesso, vero? Mi stai accusando di essere superficiale perché non ho una relazione seria con una donna?”
“No, dico che voler avere accanto una ragazza solo per non sentirsi un incomodo è superficiale e anche egoista.” Jared posò la forchetta bruscamente, poi si sporse verso Evelyn, guardandola dritta negli occhi.
“Pensi di essere migliore di me? Pensi che il fatto che tu non sia mai andata a letto con un uomo per pura attrazione fisica ti renda una brava ragazza? Perché invece non interroghi te stessa e cerchi di non giudicare troppo gli altri? Tu non mi conosci, non sai niente di me.“
“Jared, Evelyn, smettetela. Questa discussione non ha senso.” Li interruppe Shannon.
“Hai ragione, non ha senso parlare con chi fa finta di non capire.” Disse Jared, guardando la ragazza che teneva lo sguardo fisso sul coltello che stava rigirando tra le mani.
“Non ha senso parlare con chi non da importanza alle cose che fa, piuttosto.” Replicò Evelyn. Jared la guardò senza dire niente. Capì che quella discussione mirava a qualcos’altro ed Evelyn voleva farglielo capire senza esplicitarlo.
“D’accordo, adesso cambiamo discorso! Chi vuole un pezzo di torta?” esordì Tomo, facendo rilassare un po’ tutti. Mangiarono il dolce preparato da Vicki senza più pensare a quelle parole, tranne i due interessati ovviamente. Jared continuava a pensare a quello che Evelyn aveva voluto dirgli ma non riusciva a capirlo ed Evelyn si chiedeva se il messaggio era arrivato correttamente al destinatario. Una volta finito di mangiare, Tomo e Shannon uscirono in cortile per fumare e Vicki li raggiunse dopo che Evelyn e Jared si erano offerti di sparecchiare al posto suo. I due si lanciavano sguardi di ghiaccio senza proferire parola. Poi però Jared decise che quella era l’unica occasione per risolvere faccia a faccia la questione. Una volta assicuratosi che gli altri fossero abbastanza lontani da non sentirli, prese la parola.
“Stavi cercando di dirmi qualcosa, prima. Il discorso sulla superficialità era solo una scusa, vero?” Le chiese.
“Beh, in realtà penso davvero quello che ho detto.” Rispose lei, seccamente.
“Posso sapere allora cosa c’è che non va e come mai mi hai aggredito in quel modo?” Chiese puntando le iridi azzurre in quelle verdi della ragazza.
“Cosa c’è che non va? C’è che oggi Shannon mi ha accusato di essere una bugiarda perché si è accorto che tra di noi c’è tensione e tu per tutta risposta gli hai detto che è qualcosa che non ha avuto importanza. Eppure non mi sembravi così indifferente quando hai tentato di baciarmi, l’altra sera.” Disse lei tutto d’un fiato. Jared rimase a bocca aperta.
“Già. Hai ragione. Evidentemente c’è qualcosa che non va perché mi sembra di ricordare che non sono stato io a cercare di baciarti, Evelyn, ma è stata una cosa reciproca! L’avevamo deciso entrambi ed entrambi abbiamo poi cambiato idea perchè non era giusto.” La ragazza rimase zitta, perché lui aveva assolutamente ragione. Quella sera lei voleva baciarlo tanto quanto lui voleva baciare lei.
“Questo non cambia le cose. Hai comunque detto che non era importante.” Disse cercando di tergiversare.
“Cosa dovevo fare? Ammettere a mio fratello che il pensiero della sua ragazza mi tormenta ogni giorno e che divento assurdamente geloso quando vi vedo insieme uno vicino all’altro o quando vi tenete per mano? Dovevo forse dirgli che da quanto ti ha portata qui non faccio che reprimere tutto quello che provo per non ferirlo e per non fargli del male?” Jared non si rese neanche conto di quello che aveva appena detto, delle cose che aveva confessato. Evelyn lo guardò esterrefatta, aggrottando poi la fronte perché non capiva se aveva immaginato tutto o lui aveva davvero pronunciato quelle parole.
“C-cosa hai detto?” Balbettò lei.
“Lascia perdere.” Disse lui secco. Poi si fiondò in bagno, scivolando a terra con la schiena contro la porta.  Si passò le mani sul viso, cercando di scacciare via il pensiero di aver sputato davanti ad Evelyn tutto quello che fino a poche ore prima non riusciva a dire neanche a se stesso. Odiava quanto non riusciva a fermare la sua maledetta bocca. Si alzò di scatto e si sciacquò la faccia, nel vano tentativo di cancellare tutto. Ma ormai il danno era stato fatto. Ora Evelyn sapeva. E Jared non voleva guardarla negli occhi e fare finta di niente, perché non ci sarebbe riuscito. Non avrebbe potuto ignorare tutto e non avrebbe potuto farlo neanche lei. Ma era qualcosa che avrebbero affrontato in un altro momento, in un altro luogo e completamente soli. Ora l’unica cosa che voleva era tornare a casa e cercare di dimenticare, ma sapeva che in realtà avrebbe passato un'ennesima notte insonne.
 
  
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