CAPITOLO II
Ci sono persone che ti
entrano nel cuore senza un motivo,
senza una ragione..
ci son persone che ti prendono l’anima e l’abbracciano
con uno sguardo o con una parola..
lì rimangono per sempre impresse
e qualunque cosa accada sai che non potrai fare a meno di amarle!
Hinata entrò sorridendo nel ristorante-bar dove lavorava Temari, tenendo al
petto il libro di psicologia che il loro prof aveva chiesto di comprare.
E come il solito, appena entrava in quel bar, i clienti si voltarono a guardarla,
esaminandola minuziosamente. Hinata si sentì soffocare, non sopportava essere
osservata in quel modo.
Da bambina, e poi da ragazza aveva sempre fatto in modo di diventare invisibile
ai più. Per questo si vestiva in quel modo così poco alla moda, con felpe
larghe e jeans.
Temari la rimproverava sempre, diceva che non doveva vestirsi così, che il suo
modo di vestire svalutava la sua figura aggraziata ed elegante.
Poi, come tutto era nato, l’attenzione passò a un’altra persona che entrava, in
un circolo vizioso senza fine.
Hinata si chiese a cosa pensavano quando vedevano entrare qualcuno di nuovo.
Forse si facevano domande, come si faceva lei mentre osservava qualcuno?
Lei aveva sempre avuto quest’abitudine di farsi delle domande sulla persona che
aveva davanti: si chiedeva se era felice, cosa avrebbe voluto o cosa aveva
dalla vita, che mestiere faceva. Allora si faceva mille e mille film mentali su
di loro, sorridendo da sola, pensando che infondo la felicità esistesse.
Era anche per questo che aveva deciso di fare psicologia. Voleva scoprire,
capire la psiche umana. Suo padre era stato contrario della sua scelta, avrebbe
voluto che facesse giurisprudenza continuando la tradizione di famiglia, ma,
per la prima volta nella sua vita, aveva deciso di fare di testa sua.
Con determinazione, così insolita nella sua persona, aveva detto a suo padre
che non le sarebbe importato nulla, lei avrebbe fatto psicologia.
Per la prima volta stupì suo padre, e riuscì a sconfiggerlo. Hinata aveva
sempre pensato che assecondandolo, ubbidendo cecamente avrebbe reso fiero suo
padre. Quel padre così freddo, invece aspettava quel gesto, quella presa di
opposizione. Era iniziato un dialogo tra loro, si erano scoperti e finalmente
Hinata era serena, serena di entrare a casa e parlare tranquilla.
“Ciao Hinata, cosa ti offro?” chiese Temari, finendo di asciugare un bicchiere.
“Sono venuta a trovarti, passavo di qui..” disse sedendosi.
Temari sorrise e le porse un bicchiere d’acqua, poi la sua attenzione fu
catturata da qualcuno che la fece sorridere furba.
“Che c’è?” chiese Hinata titubante.
Temari le fece segno con la testa di girarsi.
Hinata obbedì e osservò un uomo dai capelli argentati con le mani nella tasca e
un’aria piuttosto affascinante entrare nel locale. Era seguito da un uomo
strano, che sorrideva tutti e sprizzava felicità da tutti i pori.
La giovane Hyuga lo guardò meglio negli occhi, riconosceva quello sguardo
triste. Lo aveva anche lei, tutti i giorni lo specchio glielo mostrava.
Soffriva per amore, non era ricambiato dalla persona che amava.
“Viene ogni giorno, e fa sempre le stesso cose. Ordina una tazza di the, legge
il giornale e saluta me, il vecchio Teuchi e Ayame, poi se ne va..” disse.
“Non c’è nulla di strano..” provò a dire Hinata.
“Lui si siede sempre al solito tavolo che Ayame prepara con cura, in cui lascia
sempre sotto al portatovaglioli un bigliettino. Subito dopo che lui entra,
Ayame chiede di uscire e spariscono nella stessa direzione. Oggi c’è il suo
amico, un certo Gai, quando lo segue si limita a fissare Ayame in ogni suo
movimento..”.
“Stanno insieme, indubbiamente..” osservò Hinata sorridendo.
“Lo credo anch’io... Ah l’amore!” disse sospirando.
Hinata si girò, fissando i due uomini seduti al tavolo.
Ayame doveva essere il segreto dell’uomo dai capelli argentati. Forse stavano
insieme, ma, pensò Hinata l’uomo non voleva farlo sapere.
In quella sua aria affascinante, c’era qualcosa di molto riservato, forse aveva
avuto problemi con la famiglia.
L’uomo dalla strana acconciatura attirò la sua attenzione.
Parlava moltissimo, era quasi logorroico. Badava a esaltare la giovinezza e a
creare nuove sfide al giovane uomo seduto, che sembrava ascoltarlo in modo
interessato senza mai staccare gli occhi dalla cameriera.
Hinata osservò con tristezza l’uomo. Sapeva cosa provava, lei lo provava ogni
giorno.
Era semplicemente innamorato del suo migliore amico, ma il caso voleva che il
migliore amico fosse innamorato di Ayame.
“Hinata, ti sei incantata?”.
Hinata sorrise debolmente all’amica.
“Aspettami, chiedo un favore a Teuchi e arrivo!”.
Sparì per poco tempo.
“Andiamo a comprare un vestito Hinata, e non dire di no!”.
Hinata fu trascinata dalla sua migliore amica fuori dal locale.
“Temari io..”.
“Tu cosa?” disse seria fissandola.
“Il vestito è bellissimo.. E anche le scarpe..” osservò Hinata, stringendo le
borse.
“Lo so!” fece fiera.
“Temari... perché non hai continuato a studiare?” chiese improvvisamente
Hinata.
Temari sorrise.
“Come potevo? Devo lavorare, badare alla casa, ai miei fratelli.. Forse un
giorno continuerò!” disse certa.
Hinata sorrise timidamente e annuì.
“E con Shikamaru, va tutto bene?”.
“Si lamenta sempre, dorme ogni giorno, mi chiedo come possa avere i massimi
voti all’università. Mi rompe e basta!”.
Hinata rise, senza darle spiegazioni. Era sempre stato così.
La Hyuga si era messa per la prima volta il vestito che Temari le aveva fatto
comprare per forza, insieme alle scarpe troppo alte. Sembrava un equilibrista e
non si sentiva a suo agio in quel vestito troppo corto per i suoi gusti.
Aveva promesso che lo avrebbe messo, e come al solito era caduta nella loro trappola.
Girò il supermercato con fare incerto, tenendo il cestino della spesa.
Prese una bottiglia d’acqua, il dolce preferito di Karin e di Temari. Una
bottiglia di vino rosso che suo padre le aveva consigliato, e varie cose.
Arrossì quando alcuni ragazzi le sorrisero maliziosamente.
“Hinata oggi sei.. sei..” fece il macellaio, lasciando tralasciare la frase.
“G-grazie..”.
Andò alla cassa e pagò con la carta di credito che il padre le aveva regalato
per il suo compleanno, ringraziò e uscì.
“Hinata! Hinata sei tu?” urlò qualcuno.
La Hyuga si voltò, rimanendo imbambolata mentre fissava Naruto correre verso di
lei.
“Allora sei tu! Non ti avevo riconosciuta!” esordì Naruto.
Hinata arrossì notevolmente, soprattutto quando lo sguardo di Naruto si soffermò
sulle sue gambe scoperte e sul seno che da sempre aveva voluto nascondere.
“Allora dove andavi?” chiese sorridente, mettendosi una mano dietro alla nuca.
Faceva così solo quando era imbarazzato.
“S-stavo andando i-in macchina..”.
“Anche io! Cioè anche io ho la moto nel sotterraneo” fece.
Hinata annuì e s’incamminò accanto a Naruto.
“Prendi l’ascensore?” chiese sorridente il biondo.
Hinata, inevitabilmente, arrossì e annuì.
“Dopo di lei, madame!” disse appena l’ascensore arrivò.
Entrò circospetta, sussultò appena vide la sua immagine allo specchio, non le
piacevano gli ascensori, ma con lei c’era Naruto.
Si rilassò fissando il suo amore che parlava.
Sorrideva e annuiva, mentre lo sentiva parlare della sua facoltà universitaria,
dei suoi amici, delle sue passioni.
Improvvisamente l’ascensore fece un brutto rumore e si fermò.
Hinata urlò, coprendosi le orecchie con le mani e chiudendo gli occhi.
Il tempo si fermò improvvisamente.
“Hinata? Hinata stai bene?” continuava Naruto scrollandole le spalle.
Hinata fissò gli occhi azzurri di Naruto, troppo vicini al suo viso.
“I-io.. S-si..” disse discostandosi leggermente.
“Accidenti mi hai fatto prendere uno spavento!” disse preoccupato, sospirando.
“H-ho p-paura d-degli a-ascensori.. M-mi d-dispiace..” balbettò, vergognandosi
di se stessa.
“Tutti hanno paura di qualcosa, anche io..” disse Naruto, dopo qualche minuto
di silenzio.
“Ora aspetto, telefono ai pompieri, tu intanto spingi il bottone del
campanello!” disse sorridente.
Hinata ubbidì e aspettò che finisse di parlare.
Rimase a fissarlo, incantata dalla sua serietà mentre parlava.
Assomiglia terribilmente a suo padre in quel momento.
Finì di chiamare e sospirò.
“Pompieri chiamati, verranno presto!” disse, sedendosi per terra.
Hinata fece lo stesso e calò il silenzio. Un silenzio carico di tensione.
“Hinata posso chiederti una cosa?” chiese improvvisamente Naruto.
La ragazza annuì con lo testa.
“Ma io non ti piaccio nemmeno un po’? Ti sono così antipatico?”.
Hinata sussultò e sgranò gli occhi, fissando Naruto che la guardava come un
bambino.
“I-io.. N-no tu mi p-piaci.. P-perché pensi c-che..” riuscì a dire.
“Sei sempre così in imbarazzo con me, sembra che non sopporti la mia compagnia.
A volte mi chiedo cosa ti ho fatto, Karin dice che non capisco nulla di te..
Eppure ogni volta che provo a parlarti tu svieni, scappi o semplicemente mi
rispondi con monosillabi!” fece serio.
Hinata si sentì attaccata, offesa e non capita.
“Perché non capisci?” sussurrò, chiudendosi come un riccio.
“Cosa dovrei capire, scusa?” chiese inconsapevolmente.
La Hyuga lo fissò severa e si alzò in piedi, mentre cercava di reprimere le
lacrime.
“Perché non capisci niente! Perché Karin ha ragione a dire che sei un bambino!
Uno di quelli stupidi bambini che non capisce che mi piaci da una vita! Che
sono innamorata di te da... nemmeno mi ricordo più da quanto! Che ho gioito
davanti ai tuoi successi, che non sono riuscita nemmeno a disprezzare Sakura
quando vi eravate messi insieme! Perché tu eri felice, perché lo sentivo e lo
vedevo! Nemmeno quando non capivi ed io, come una stupida a fissarti, sperando
che un giorno avrei potuto camminare al tuo fianco, che non sarei più stata
nell’ombra! Tu sei stata la mia guida, la persona che più mi ha ispirato! Io
voglio essere come te: coraggiosa, indomabile! Sono stata una vita a guardarti,
vedendo la vita degli altri andare avanti, come la tua.. e io? Io sempre qui,
sempre dietro a arrossire a sperare.. sperare.. sperare.. E io mi sono stancata
di sperare!” disse, in un fiato, diventando paonazza.
“Hinata io..” cercò di dire Naruto, mentre la fissava.
“Ti prego... ” sussurrò, fissandolo “non devi dire niente..”.
Calò di nuovo il silenzio.
Hinata sentì lo sguardo di Naruto addosso, non smetteva di fissarla.
Si sentì nuda davanti a quegli occhi, nuda davanti a quello sguardo. Sentiva
come se avesse il potere di guardarla nel profondo dell’anima. Si sentiva
strana, come ogni volta che ascoltava River Flows in You, e non capiva perché.*
Quegli occhi avevano uno strano potere, come se capissero, che vedessero tutto
sotto una luce diversa e che infondo.. Infondo ora la vedevano come una
donna matura, forte nella sua fragilità.
Sì forte. Era lo stesso sguardo che suo padre le riservò quando s’impose di
fare ciò che voleva della sua vita, lo stesso sguardo che Karin e Temari le
avevano regalato quando, per la prima volta si era imposta di fare ciò che
voleva, che sentiva di fare, come quando si era avvicinata a Shino cercando di
non vederlo come il suo grande amico, ma come qualcosa di diverso. E malgrado
le avessero detto che non avrebbe funzionato, lei lo aveva fatto, anche se
forse sapeva che erano nel giusto.
Lo stesso sguardo che suo cugino le riservò quando, per la prima volta ebbe la
decenza di rispondergli, di fargli capire quanto poteva valere e che forse, il
suo stare in silenzio non era simbolo di debolezza, ma di forza.
Sentì le lacrime fare capolino, ma le tenne per sé, combattendo con forza per
non lasciarle uscire, per non mostrarsi ancora più debole.
Passarono due ore, in un silenzio carico di rumore.
Improvvisamente l’ascensore si mosse e Naruto si alzò, fissando con gioia il
giovane pompiere che sorrideva.
“Tutto bene? Siamo arrivati appena abbiamo potuto!”.
“Oh grazie signore, grazie!” ripete Naruto.
“E lei signorina sta bene?” chiese sempre lo stesso pompiere fissando Hinata.
La Hyuga annuì e salutò. Voleva andarsene, non ne poteva più di stare lì.
“Aspetta Hinata ti devo parlare!” fece Naruto prendendole il polso.
Lei prontamente si staccò e scosse la testa.
“No..” riuscì a dire.
Non voleva sentire quello che gli doveva dire, lo sapeva già cos’era: le solite
scuse, le solite moine per dire che la vedeva come un’amica e non qualcosa di
più.
Corse su quei trampoli e più di una volta rischiò di cadere, e entrò in
macchina. Partì.
Hinata dopo che si sistemò i capelli dietro alle orecchie, uscì dalla macchina.
Aveva l’aria sbattuta e fissò la casa dei coniugi Uzumaki.
Aveva raccontato la sua avventura a Karin. La rossa le aveva assicurato che
Naruto non c’era che doveva immediatamente andare a parlarle.
A casa sua, pensò Hinata, sarebbe stato troppo pericoloso parlare di uomini:
aveva scoperto che suo padre era molto geloso di lei e sua sorella.
Chiuse la macchina.
Un rumore. Un rumore di una moto che arriva la fece sussultare.
No. No, non poteva essere.
Naruto parcheggiò in fretta e furia la moto, togliendosi il casco.
“Sapevo che saresti venuta qui!” disse.
Hinata non rispose, ma si limitò ad abbassare gli occhi. Non aveva il coraggio
di guardarlo negli occhi.
“Ti devo parlare..” fece stranamente serio il biondo.
Hinata a quel punto alzò il viso, arrossendo davanti a lui.
“Io non v-voglio.. Non c’è n-niente da dire..”.
“E invece si..”.
“N-no.. I-io non voglio che t-tu abbia p-pietà di me..” rispose.
“Io non ti commisero Hinata, mai l'ho fatto!” rispose Naruto grattandosi la
testa.
“N-non lo voglio n-nemmeno..” rispose, stringendo la stoffa del vestito.
“Quello che mi hai detto mi ha spiazzato.. Io non lo avevo capito e mi dispiace
averti fatto soffrire.. così..”.
Hinata arrossì, cercando una via di fuga. Sperava nell’intervento di Karin, di
Temari o della madre di Naruto, ma niente.
“Sono uno stupido, Karin o Sasuke hanno ragione.. Sono un vero stupido… Mi
dispiace moltissimo Hinata..” fece sincero.
Hinata si sciolse davanti a quel sorriso, al suo modo di guardarla. Sorrise
debolmente, anche se mentiva, voleva sentire quella bugia.
“S-scuse accettate... A-amici?” fece incerta.
Si spaventò davanti al ghigno che comparve sul suo viso, e per un momento
ritrovò in lui gli stessi tratti di Karin.
“No, non siamo amici..” osservò.
Alla Hyuga cadde il mondo addosso. Sentì le lacrime farsi sentire ma, sta
volta, lasciò che cadessero.
“P-perché? I-io... I-io... ” fece in ansia.
“Hinata, non piangere ti prego, io non sono tuo amico perché non possiamo
esserlo. Anzi, semplicemente non voglio
essere tuo amico perché..”.
Hinata notò che si avvicinava sempre più a lei e, involontariamente si spostò
all’indietro, fino ad andare a sbattere contro la macchina.
Era in trappola.
“Perché?” chiese in un sussurro Hinata.
Non ricevette risposta ma, le labbra di Naruto premettero contro le sue.
Un’esplosione di emozioni. No peggio di un’esplosione avvenne nel corpo di
Hinata.
Sentì Naruto che dolcemente chiedeva l’accesso alla sua bocca, dandole leggeri
colpi di lingua e morsi.
Lei glielo concesse, mentre ancora non credeva che stesse succedendo.
Il suo primo bacio con Naruto sapeva di arancia e cannella, ed era davanti a
casa sua, in mezzo alla strada.
Lei si era sempre aspettata qualcosa di romantico.
Incominciò a rispondergli, delicatamente e lui le prese i fianchi, portandosela
vicino.
Il bacio si approfondì sempre di più, poi lui si staccò, fissandola radioso
come un bambino.
“Adesso capisci perché?”
Hinata non rispose subito ma rimase a fissarlo arrossendo.
“Q-quindi ora c-cosa s-siamo?” chiese titubante.
“Siamo non amici, non ti prometto niente ma ci voglio provare!” fece,
battendosi il pugno su una mano.
Hinata gli regalò uno splendido sorriso e, lo abbracciò.
Osservò casa Uzumaki e giurò, di aver visto chiudere le tende da qualcuno che
aveva una folta chioma rossa.
“Hai visto Minato? Quella sembra essere la nuova fidanzata di Naruto!” fece
Kushina.
“Credo sia giusta per lui..” osservò Minato.
“Si lo penso anche io, da quando l’ho vista ho capito che lei era innamorata di
Naruto! Quando quella volta è scappata dal nulla dopo che l’aveva solamente
toccata o che arrossiva... Caspita speravo che scegliesse una ragazza come sua
madre e invece..” disse battendo il pugno.
“E chi ti dice che in verità non sia come sua madre?” fece divertito Minato.
“A me non pare, ma magari cambio idea, e comunque non capisco: perché si sono
incontrati proprio qui? E tutto troppo casuale... A meno che..” disse girandosi
verso la cucina, fissando la nipote che beveva dell’acqua e la guardava
stizzita.
“Cosa sono? Verde?” chiese.
“Perché fai la dura, quando fai tutto ciò?” chiese improvvisamente la zia
avvicinandosi.
“Io non ho fatto niente, se Hinata si è dichiarata e Naruto ha abboccato...
Cavoli loro!” disse spostandosi verso il divano.
Minato sorrise e la seguì, prese il giornale e si sedette.
Karin rimase con le gambe incrociate, guardandosi le unghie fresche di smalto.
La signora Uzumaki si avvicinò a sua nipote e le diede una leggera carezza, poi
ritirò la mano appena sentì la ragazza irrigidirsi.
Era tale e quale a sua madre. Non sapeva quanto le mancava sua madre, non
parlava mai di sua sorella con Karin. Non riusciva nemmeno a dirle quanto le
voleva bene. Tra lei e Karin c’era un muro, un muro che si era sgretolato con
il tempo ma continuamente sua nipote lo restaurava.
Con Minato aveva un rapporto diverso, e anche con Naruto. Per quanto lo
prendesse in giro lo amava, forse lo considerava un fratello.
E ora... Ora aveva fatto tutto ciò, e non si prendeva il merito dei baci e
delle parole che si sussurravano sua figlio e la sua migliore amica.
Karin la fissò, tra l’imbarazzato e lo scontroso ma si trattenne a farle una
battutina.
“Io..” disse Kushina, sentendo l’occhio del marito puntato su di loro.
Qualcuno bussò e, scuotendo la testa andò ad aprire.
Naruto la salutò, seguito da Hinata che aveva un bellissimo sguardo sognante,
mentre teneva una torta nelle mani.
“Sono arrivato da poco e ho visto Hinata! Ciao papà, e ciao strega!” disse.
Minato, lo salutò, facendo accomodare l’ospite.
“Brutto stupido che non sei altro, non ti permettere! Essere inferiore!”
osservò acida Karin, prendendo il polso di Hinata e trascinandola in camera
sua.
Kushina sorrise appena Naruto fissò gli occhi di Hinata, sorridendogli in modo
provocatorio.
“E va bene! Mamma cosa c’è per cena? Ho fame! Anzi no, spero ci sia il ramen!
Vado a farmi una doccia!” disse.
Kushina lo fissò in modo strano.
“C’è il ramen e pensavo di invitare Hinata, tu sei d’accordo?”.
Naruto annuì e rispose “Karin ne sarebbe felice!”
“Perfetto allora, diglielo ti prego.. Ah Naruto sei sporco di lucidalabbra,
proprio qui..” disse portandoglielo via con il dito.
Naruto si grattò la testa imbarazzato.
“Ah... grazie!” disse.
“Ho già visto questo lucidalabbra poi, molto buono e poi lo ha simile Hinata,
quella ragazza ha un gran gusto!” osservò, girandosi verso la cucina.
Naruto arrossì debolmente e suo padre gli regalò un sorriso, alzando le spalle.
Sua madre era così, non ci poteva fare nulla!
NOTA DELL’AUTRICE
Ebbene ecco qua il secondo capitolo puramente NaruHina!! Siiiiiiiii!! *.*
ammetto che sono un po’ in ritardo ma la scuola si fa sentire, devo fare la
tesina e studiare per l’esame!! Insomma è così!!
Allora cosa ne pensate? Bhe fatemi sapere!! J Ringrazio tutto quanti! Quelli che
leggono che hanno messo la mia storia tra le seguite!! Grazie a:
1 - chang fa mei [Contatta]
2 - Dado chan [Contatta]
3 - Jack and Carly
love [Contatta]
4 - NaruHina4ever
[Contatta]
5 - Nasahi_96 [Contatta]
6 - SpitFireScar
[Contatta]
7 - valehinata1992
[Contatta]
Veramente grazie di cuore!!
Un ringraziamento speciale va a OnlyPapito e rossette che hanno recensito! Grazie, grazie!!
A prestooo!! Un bacio..
Hina93