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Autore: Anonimous_    25/05/2012    5 recensioni
Tutto inizia in New Moon. Jacob, dopo la trasformazione ha allontanato Bella. Edward non è mai tornato da lei. Neppure Alice. Bella, sola, decide di farla finita. È un finale tragico, quello suo e di Edward. Ma, i Cullen? Potranno mai sopravvivere con questo enorme rimpianto? Riusciranno ad andare avanti in un futuro che, anche se iper-tecnologico è comunque totalmente diverso dal mondo che conoscevano?
Tutto sembra andare storto, eppure, Edward lo diceva sempre: Il futuro, può sempre cambiare.
Poteva essere vero? No, non era possibile. Non dopo tutte quelle morti. Non senza interferire con il passato.
Tutti loro, razionalmente, sapevano che il passato era l’unica cosa ad essere certa. Immutata ed immutabile, per l’eternità.
Lo sapevano, eppure erano già passati quaranta anni da quando avevano sperato, per la prima volta, di rendere in qualche modo possibile l’impossibile.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
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----BACK TO THE FUTURE----
.Il Futuro Può Sempre Cambiare.

.Quinta Parte.



L’aereo per Rio de Janeiro era in volo da ormai sette ore. Secondo le hostess, il capitano era ora impegnato nella manovra d’atterraggio motivo per cui, avrebbero dovuto riallacciare le cinture di sicurezza.

Bella guardava fuori dal finestrino, immaginando, oltre il buio della sera, ormai calata, il panorama mozza fiato del Brasile. Il mare, la terra ferma, le foreste e le spiagge… In qualche punto, sotto di loro, Edward era rintanato a fare chissà cosa. Secondo Alice, aveva impiegato la maggior parte del suo tempo a compiangere il loro amore impossibile. Si rese conto, in quel momento, che non le aveva più chiesto cosa sarebbe successo a quella visione mostruosa con cui l’aveva vista gettarsi dalla scogliera. Né, a tutte le sue conseguenze.
«Pensi… pensi che la Alice del presente avrà ancora quella mia visione?» le chiese titubante e sottovoce, per non farsi sentire dagli altri passeggeri. Ma Alice era tranquilla.
«Non ricordi, Bella? Il futuro, può sempre cambiare» le rispose sicura, mostrandole i vecchi giornali che le aveva riportato dal futuro. Bella prese la Forks Gazette tra le mani… rimanendo stupita, nel vedere il titolo di testa diverso.
«È cambiato poco prima che riprendessi conoscenza» continuò a spiegarle Alice, senza ricevere però nessuna risposta. Era troppo intenta a leggere quella nuova notizia, Bella: in prima pagina, svettava la notizia di un enorme Grizzly sulla statale per Seattle. Niente di preoccupante, solo qualche turista impaurito.
Sorrise.
«Grazie» disse solo. Non c’era bisogno di altre parole, tra loro.
 
«Sì, sì papà, siamo atterrate dieci minuti fa, adesso ci rechiamo in albergo. Ricordi come si chiama no?» Alice aveva fatto le cose in grande, per quel viaggio. Aveva prenotato per entrambe una suit in un grand albergo con tanto di spa annessa.
«Sì certo, ho tutto segnato. Allora, buon divertimento tesoro, ci sentiamo presto»
Charlie non era stato poi un grande problema. Per fortuna, era sera tardi ed Alice non correva il rischio di farsi scoprire. Arrivate nella loro camera d’albergo, vide la vampira tirare fuori da uno zaino quello che sembrava un palmare.
«Cosa vuoi farci?»
«Con questo? Oh, nulla è solo un piccolo gadget che mi sono portata indietro dal 2085… ricordi che nessuno di noi sapeva bene dove Edward si fosse rifugiato?»
Annuì, mesta. Purtroppo, ricordava bene quella parte della storia, ed ancora si chiedeva come avrebbero fatto a trovare una persona in una città con milioni di abitanti. Senza nemmeno avere uno straccio di indizio.
«Bè, - continuò Alice – ricorda anche, che l’unica cosa che ci teneva in contatto con Edward era un telefono…» Anche questo, purtroppo, lo ricordava. Era stata Rosalie, a chiamare Edward avvertendolo della sua morte.
«Ok… ma tutto questo cosa c’entra con quell’aggeggio?» domandò, esasperata.
«Semplice! Questo “aggeggio”, come lo chiami tu, una volta inseritovi il numero di cellulare di Edward, capterà le radiazioni elettromagnetiche dell’apparecchio, indicandoci il punto preciso di Rio, in cui si trova il nostro Romeo!»
Non ebbe il tempo di alzare lo sguardo verso quello di Bella, che quest’ultima le si era già gettata addosso «Ohhh Alice, Alice, Alice, tu sei un genio! Grazie, grazie, grazie!»
La risata cristallina della vampira si espanse per tutta la camera d’albergo in cui si erano sistemate. «Ad onor del vero, per questo, devi ringraziare il mio Jazz» esclamò, gongolante di felicità.
«Sarà fatto!» promise la ragazza.
«Bando alle ciance adesso, è ora di andare, la nostra macchina ci aspetta nel parcheggio dell’hotel»
«Abbiamo una macchina?» Le chiese Bella uscendo dalla camera guadagnandosi un’occhiataccia dalla vampira.

«Pensavi davvero che saremmo andate in giro su un taxi? Mentre ti rifocillavi, ho provveduto a noleggiare questa meraviglia. – le disse entrando in un’enorme Mercedes nera dai vetri oscurati -. Anche il giorno non sarà un problema!» finì soddisfatta.
All’interno dell’abitacolo, la tensione iniziò a farsi largo tra loro.
«Bella, c’è una cosa che devo dirti. Da quando sono tornata dal futuro, non ho più avuto visioni. Per questo, non ti so dire se Edward riuscirà a leggermi nella mente o se invece avremo l’effetto sorpresa dalla nostra parte. Per lo stesso motivo… non so dirti come prenderà la cosa, mi dispiace.»
Vide la ragazza, sul sedile del passeggero trattenere il fiato.
«Qualunque cosa ti dica, però, ricordati che lui ti ama. Ti ama di un amore matto e sconclusionato. Non vorrebbe mai vederti soffrire e tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto perché pensava davvero che saresti stata in grado di rifarti una vita… con qualcuno migliore di lui»
Bella girò il viso dal lato del finestrino. Non voleva far vedere ad Alice la lacrima solitaria che aveva preso a scorrerle sulla guancia.
Pensare ad Edward non poteva che farle questo effetto.
«Lo so, Alice. So che Edward mi ama. In realtà io… credo di averlo sempre saputo».
Il viaggio proseguì silenzioso fino a quando Alice non accostò la macchina in un vicolo buio.

«Ci siamo. Il segnale porta proprio a questo palazzo.» Disse indicando un edificio di una decina di piani, sulla loro destra. «Ti accompagnerò fino ad Edward, poi, tu entrerai ed io rimarrò fuori. È inutile che ti dica che sei l’unica in grado di farlo ragionare, Bella. È sempre stato così, noi non avevamo alcun potere nemmeno allora. Credimi, ci abbiamo provato!»
Lo sguardo di Alice era tormentato. Bella dubitava che il senso di colpa l’avrebbe mai abbandonata così, fece l’unica cosa che le venne in mente: l’abbracciò, stretta.
«Comunque vada, Alice, ti voglio bene»
«Anche io, sorellina, per sempre»
 
Erano rimaste lei, ed un porta di legno, piccola e scura: la scena di un incubo o di un film dell'orrore. In quei film, varcare quella soglia significava andare in contro al nulla, all'oscurità, alla paura. Eppure, al contrario, quello che adesso la rendeva incapace di muoversi, era la consapevolezza. Era assolutamente certa che dietro quella porta ci fosse Edward.
Si chiese se lui riuscisse a sentire il suo cuore che batteva, frenetico. Si chiese se sentisse già il suo odore. Lei, aveva le mani ghiacciate, nonostante la temperatura tropicale. Tremavano e l’atmosfera, tutto attorno, era elettrica.

Migliaia di volte aveva immaginato di poter ritrovare Edward. Per dirgli quanto l’avesse fatta arrabbiare. Quanto lo detestasse per questo. Probabilmente non sarebbe riuscita a guardarlo in faccia senza evitare di piangere.
Probabilmente non sarebbe riuscita a non correre tra le sue braccia. Nel suo porto sicuro, per risentire ancora una volta il calore che solo a contatto con lui riusciva a raggiungerla fin dentro il cuore.
Aveva immaginato tutto così perfettamente che, adesso, vivere davvero quella situazione, le sembrava del tutto irreale.
Edward le aveva detto che avrebbe cercato delle consolazioni. Dei diversivi. Che l’avrebbe dimenticata. Invece, era rintanato in quel palazzo che assomigliava in tutto e per tutto ad una bettola. Era lì, Edward. Lo sapeva. Lo sentiva.
Fece ancora un passo, verso quella porticina. Dietro di essa, il suo destino. Sarebbe andata bene? Sarebbe andata male?
Non restava nient’altro da fare che, trovare tutto il coraggio che ancora aveva in corpo e bussare.
Il suono delle sue nocche sulla porta di legno fu debole, incerto, timoroso. Proprio come lei, in quel momento. Temette che neppure un vampiro sarebbe stato in grado di sentirlo quando, all’improvviso, la porta, di fronte a lei, si spalancò.

«B-Bella» le parole gli erano uscite come un sussurro. Erano troppi mesi, ormai, che non ne proferiva una tanto che non era nemmeno sicuro di averle pronunciate davvero. Forse, erano solo le allucinazioni del suo cervello a fargli sentire quell’odore così maledettamente buono e familiare. Quella stessa follia, gli aveva fatto sentire quel richiamo flebile, insicuro, incerto. Ed ora, meschine come solo delle allcinazioni possono essere, ecco che la presentavano a lui, bella come sempre. Bella come solo lei poteva essere.
Bella.
Chiuse gli occhi. Aveva paura che quella visione scomparisse da un momento all’altro.
Era impazzito del tutto, ne era certo. Perché, adesso, sentiva anche i palpiti del suo cuore, a contatto con la sua pelle fredda. Proprio all’altezza del suo petto, rimbombava deciso il suono di un martello lì, dove anche il suo, di cuore, avrebbe dovuto battere allo stesso modo.
«Se sono impazzito, se sei solo una visione, ti prego, non te ne andare» si ritrovò a pregarla, ad occhi chiusi. Gli bastava sentire il suo cuore. Il suo profumo. Le sue braccia, che lo stringevano come se fosse la cosa più importante al mondo.
«Sei un pazzo, Edward Cullen. Un pazzo. Ma io sono reale. Apri gli occhi, guardami!» lo esortò Bella. Come aveva immaginato, l’onda di emozioni provata nell’averlo di fronte era stata troppa. Non aveva potuto trattenersi e, non appena gli occhi lo avevano messo a fuoco, così bello, in tutto il suo dannato dolore, gli si era gettata addosso, stringendolo a lei così forte da farsi male. Petto contro petto, il suo cuore batteva forte, sembrava volesse battere anche per quello di Edward, immobile, in fondo al suo torace.
«Apri gli occhi, Edward. Sono qui. Sono io.» gli disse, ancora.
A quel punto, il vampiro aprì gli occhi e lei, poté di nuovo specchiarsi in quelle pozze… scure. Nere come la pece. Solo in quel momento, si rese conto delle condizioni del ragazzo. Gli occhi erano contornati da profonde occhiaie violacee. La pelle era bianca, diafana più del solito. E sembrava fragile, come se da un momento all’altro potesse sbriciolarsi.
«Cosa hai fatto, Edward?» gli chiese.
Già, cosa aveva fatto?
Se lo era chiesto più e più volte. E mai, mai aveva trovato una risposta. Era uno stupido, ecco cosa era. Aveva pensato che lei avrebbe potuto continuare la sua vita umana, senza di lui. Aveva sempre saputo di non essere abbastanza per lei e l’aveva allontanata. Come se fosse possibile, per lui, andare avanti. Lasciare Bella era stato difficile, mesi prima. Lottare contro la disperazione e la voglia di tornare implorante da lei, era stato ancora peggio. Non sapeva come aveva fatto a resistere tutto quel tempo. Ma ora, avendola di nuovo accanto, sotto i suoi occhi… piccola, fragile, eppure tanto determinata e risoluta, ora, era come se tutto il peso della sua mancanza gli fosse ripiombato addosso tanto da farlo crollare al pavimento, in ginocchio, con il volto premuto sul suo ventre, mentre l’abbracciava, stretta. «Scusa. Scusa. Scusa. Scusa. Scusa» Iniziò a implorare come una nenia, senza sosta.
L’avrebbe mai perdonato? Sarebbe mai riuscita a capire il motivo per cui l’aveva lasciata?
«Smettila, Edward».
No. La risposta era semplice. Come avrebbe potuto, mai, perdonarlo? E se anche l’avesse fatto, solo una stupida gli avrebbe riaffidato il suo cuore, dopo che lui l’aveva preso e stritolato, come se nulla fosse.
«Basta! Edward, smettila di tormentarti. Hai sbagliato. Lo so. Nessuno saprà mai quanto ti ho detestato. E quanto avrei voluto fartela pagare, per tutto il dolore che ho provato. Ma non è per questo che, ora, sono qui.» Fu in quel momento che lui alzò lo sguardo, incrociandolo ancora negli occhi color cioccolato della donna che da sempre e per sempre avrebbe amato. Non disse una parola. In attesa che lei continuasse.
«Se sono qui, adesso, è perché io non posso vivere senza di te. Ed avrei fatto una follia, non te lo nego. – Bella vide Edward serrare le mascelle, i nervi tesi in uno spasmo. – Ma, a volte, il destino ci concede un’altra opportunità. A me è stata concessa. A te, è stata concessa. Qualcuno, non deve aver accettato la miserabile fine che avremmo fatto. Se sono qui, adesso, è perché non accetto altre menzogne. È perché ho sempre saputo la verità. Sempre. Nonostante facesse troppo male pensarti, ogni volta, ogni singola volta che accadeva, prima che la consapevolezza della tua assenza mi spezzasse il fiato, nel cuore, sentivo ancora un briciolo di quel qualcosa che ci ha sempre unito.
Se sono qui, Edward, è perché non posso credere che l’amore non basti. Perché non posso credere che esista qualcosa di migliore. Perché so cosa voglio e sono determinata ad andare contro tutto e contro tutti, anche contro la tua testardaggine. Perché, tutto ciò che voglio, tutto ciò che mi basta per sorridere ancora, per andare avanti, per dimenticare quel dolore, sei tu» Non ebbe il tempo di riprendere il fiato da quel suo lungo discorso. Né di chiedersi se fosse riuscita a scalfire la testa dura che si ritrovava di fronte che, si ritrovò le sue labbra sulle sue.
Era un bacio devastato dal dolore. Era un bacio arrabbiato e calmo, prepotente e docile, sconfitto e vittorioso. Tutto allo stesso tempo. Era anche dolce e passionale. Ma, soprattutto, era diverso, tremendamente diverso da quel bacio d’addio che le aveva dato mesi prima.
Era un ricongiungersi. Con il corpo, con l’anima, con il cuore.
«Ho capito di amarti il giorno in cui ho temuto di perderti, schiacciata da quel furgone. Ho coltivato quell’amore, egoisticamente, per tutti i mesi in cui mi hai donato te stessa. Poi, gli sono andato contro, meschino, pensando di poter essere più forte anche di quel sentimento così puro. Ho devastato entrambi con la scusa di averlo fatto per te, per amore, per il tuo futuro. Ho peccato contro quel sentimento ed ho peccato contro di te. Probabilmente non saprò mai il motivo per cui tu mi abbia perdonato ma credimi, Bella, il solo motivo che mi ha tenuto ancorato a questa terra è stato il fatto di saperti parte di essa. Non posso vivere senza di te. Non conosco il modo e non ne sono capace. Perché la vita va onorata in ogni suo giorno, ed io non posso onorare la mia, se tu non sei con me. Non posso perché la mia vita è tua, ti appartiene e sempre ti apparterrà.»
Non riuscì a fermare le lacrime, che premevano per uscire, appannandole la vista.
Rimasero così, uno tra le braccia dell’altro, ancora increduli di essere finalmente dove avrebbero voluto. Non seppero mai quanto tempo passarono in ginocchio, su quel pavimento. Probabilmente sarebbero rimasti così per ancora molto tempo, se, da dietro la porta, un folletto scalpitante dalla gioia, non avesse fatto il suo ingresso.
«Lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo! Certo che siete di una smanceria quando vi ci mettete! Ok, ok, avete ragione! Avete da recuperare mesi e mesi di arretrati ma, per favore, muoviamoci!»
«Alice!» urlarono entrambi. Bella scocciata, Edward incredulo.
«Prima che tu dica niente, Edward: Sì, sono stata io a portare qui Bella. No, non ho disobbedito perché tecnicamente la me del 2005 è ancora ad Itacha. E... Ah giusto sì, prego, non ce di che!»

Forse una delle conseguenze all’interferire con il continuo spazio/temporale era che, da quel momento, il mondo avrebbe cominciato a girare al contrario. Non c’era altra spiegazione al fatto che, senza neppure sbiascicare mezza parola, Edward si fosse alzato e l’avesse abbracciata stretta, segno di tutta la sua riconoscenza.
Qualunque cosa fosse successa, non le importò: In quel momento, in quella stanza lugubre di Rio, Alice aveva finalmente realizzato il suo sogno, la sua missione: Edward e Bella erano vivi, salvi e, soprattutto, uniti più che mai.
Poteva tornare indietro, nel futuro.




Eccomi qui, finalmente i nostri piccioncini si sono riuniti! E bè, ve l'ho sempre detto che non sarebbe stata una storia molto lunga. Infatti, siamo arrivati alla fine... o, meglio, a quella che sento come tale.
Il "vissero tutti felici e contenti" delle fiabe. Che lascia spazio alla fantasia di immaginare ogni altro possibile scenario. Ed infatti, è qui che si aprono tutte le varie domande.
Che succedera adesso? 
Torneranno tutti a forks, naturalmente.
Alice incontrerà la se stessa del presente?
Come faranno i Cullen a scoprire tutti questi avvenimenti?
Sveleranno loro del viaggio nel tempo? 
Edward? Sarà sempre il solito zuccone? O davvero è cambiato profondamente? 
Come continuerà la loro storia? 
Tutto e lecito e tutto è possibile...E dal momento che non ho alcuna voglia di abbandonare così la mia storia e i miei ragazzi, a questo aspettato lieto fine seguirà un extra... o più extra. Se volete, potete anche darmi qualche spunto... cosa vorreste scoprire, più di tutto? 
Da qui in poi, è tutto ancora da scrivere.. anche se ho già più di un'idea!

Fatemi concludere ringraziando ancora tutte le stupende ragazze che mi hanno accompagnata in questo (breve) viaggio, incoraggiandomi ogni volta a proseguire. Spero davvero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, almeno un poco! Io, non avrei potuto immaginarlo diversamente... nella mia testa, il loro ricongiungersi non poteva avvenire che in questo modo. 
Per me, Edward e Bella sono l'emblema dell'amore. Che sia folle, stupido, masochista.. ma, Amore. 
Ok, la smetto di parlare, vi ringrazio ancora per essere arrivati fin qui,
bacioni,
Miky.
 

 
  
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