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Autore: Knuckster    25/05/2012    4 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic the Hedgehog Full Speed Ahead

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#20

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“La vita di molti di noi in questo mondo è simile all’acqua di un piccolo ruscello: scorre placida e tranquilla, seguendo il suo corso naturale, dritta per la direzione verso la quale è rivolta senza mai tornare indietro. Non è certo estranea ad ostacoli lungo il percorso, le ansie e le preoccupazioni che rendono l’esistenza più difficile di quanto non sia già, ma questo non le impedisce di fluire caparbiamente e di continuare nella sua strada. Tutto sommato non si troverà mai ad affrontare una burrasca come in mare aperto, non ci sarà nulla ad impedire alle acque di scorrere, il suo tracciato è netto e definito, senza possibilità di deviazione. La sua meta è ignota, nessuno sa dove il suo corso terminerà, sebbene la sicurezza della sua fine sviluppi un’implicita reticenza nel sapere quando e come questa avverrà. Le persone desiderano non sapere mai quando la loro vita giungerà al termine, eppure sanno che succederà, accogliendo poi il momento definitivo con paradossale stupore. Sono pochi coloro che però, nel corso del loro personale ruscello, sono consapevoli del luogo in cui esso sfocerà. Che sia un laghetto, una pozzanghera, un fiume o un vasto oceano, ad una ristretta minoranza è dato sapere il capolinea del loro flusso, una conclusione la cui origine è affidata unicamente alla volontà dell’individuo. In linee più generali, ciò per cui ci si batte, si va avanti, si vive e si muore è chiamato scopo, obiettivo, missione. Non tutti ne possiedono uno, perché solo una ristretta minoranza detiene la tenacia necessaria a prefissarsi un obiettivo e portarlo a termine con tutte le proprie forze. Tu facevi parte di questa cerchia, perché hai dato un senso alla tua vita, altrimenti senza scopo, e ci hai sottratto alla morte, sacrificandoti in ultimo per ognuno di noi. Mai obiettivo è stato più onorevole di questo!”

        Dagli scritti dello Storico

LIBRO ACQUAMARINA

a.k.a.

Il nostro passato e futuro


     Il trillo improvviso della ricetrasmittente da polso interruppe il silenzio carico di tensione in cui tutti erano immersi. Arrivò così inaspettatamente che alcuni fecero un piccolo balzo sulle loro sedie, colti completamente alla sprovvista. Mettendo fine ad una trepidante attesa, Sonic si alzò di scatto in piedi e aprì il piccolo vano del dispositivo, cercando con lo sguardo il pulsante per aprire la chiamata. Il labbro di Amy, seduta di fronte a lui, si incurvò leggermente nell’esprimere il suo lieve divertimento. Era sempre uno spettacolo per lei vedere Sonic relazionarsi con qualunque dispositivo elettronico, considerando la sua totale inesperienza nell’utilizzo. Il fastidio e la frustrazione di lui gli si leggevano negli occhi mentre cercava di capire con il dito quale fosse il pulsante giusto. Zephir pareva totalmente estranea alla faccenda, ritirata dov’era in un angolo della stanza a sbirciare fuori dalla finestra con aria annoiata. Cream e Vanilla, invece, erano compostamente sedute a capotavola. La prima guardava con curiosità gli affanni del riccio blu, mentre Cheese giocava ad arrotolarsi nelle sue lunghe orecchie, la seconda era intenta a rassettare la tavola, radunando tutte le tazze da tè su di un vassoio d’argento.

     L’ospitalità della madre di Cream era sempre stata leggendaria, per quanto riguarda disponibilità e gentilezza, ma in quell’occasione si era di gran lunga superata. Aveva accolto senza esitazione i tre ricci, dopo la loro frenetica battaglia con Metal Sonic, dato che erano bisognosi di un posto in cui riposarsi in attesa di avere notizie dal gruppo di Tails. Sapevano che ci avrebbero messo una giornata intera ad arrivare e chissà quanto per completare la missione, ma si erano accordati su alcuni orari orientativi in cui si sarebbero messi in contatto. L’ora si era fatta ormai tarda e, di comune consenso, il gruppetto aveva accettato l’offerta di Cream di rimanere a casa sua per la notte. Ci voleva parecchia strada per raggiungere il loro prossimo obiettivo e, in ogni caso, avevano urgenza di recuperare le forze. La mattinata successiva era stata spesa nella febbrile attesa dell’ora in cui Tails si sarebbe fatto vivo. Per i due ricci supersonici trascorse lenta e sfibrante, considerando che aspettare non era esattamente la loro attività preferita. Sonic e Zephir cercarono di impegnare la mente e il corpo con qualunque cosa capitasse loro a tiro, sebbene non potessero fare a meno di sbuffare ogni cinque minuti e di sfoderare le espressioni più imbronciate del loro repertorio. Dal canto loro, Amy e Cream non si sarebbero potute divertire di più, godendosi la loro reciproca compagnia. La riccia rosa era finalmente tranquilla e serena d’animo dopo il chiarimento avuto con Sonic, tanto che anche vedere quanto fosse forte la somiglianza e la sintonia tra lui e Zephir non le creava più alcun disturbo. Era diventata anche più tollerante ed espansiva con la nuova arrivata, avendo realizzato che non aveva motivo di sentirsi minacciata. Infatti, non c’era mai stato alcun segnale, da parte sua o di Sonic, che indicasse un possibile avvicinamento sentimentale tra i due. Come tutte le ragazze innamorate, aveva finito per ingigantire a dismisura ciò che non era altro che una nuvola di fumo.

     Il nervosismo, però, cominciò a prendere il posto del sollievo non appena terminarono il sontuoso pranzo che Vanilla aveva preparato. Neanche un ottimo stufato e un vassoio colmo di Chili Dog ebbero la capacità di distendere gli animi e di far dimenticare, anche solo per un momento, l’ansietà della situazione. Tails e Knuckles avrebbero dovuto dare notizie intorno a quell’ora, ma erano notevolmente in ritardo. Il pensiero inevitabile che qualcosa di brutto potesse essere accaduto paralizzò le risate e le conversazioni spensierate per trasformarle in un’atmosfera sempre più tesa. Non fu quindi un caso che, subito dopo il tè, il trillo della ricetrasmittente suscitò tale scalpore sui volti di tutti i presenti.

     - Era ora, ragazzi! Ve la siete presa comoda! - disse in tono scherzoso Sonic, quando finalmente riuscì ad aprire la chiamata.

     La voce affannata di Tails risuonò nell’aria, accompagnata dal gracchiante rumore delle interferenze.

     - Anch’io sono contento di risentirti! Perdona il ritardo, ma siamo dovuti uscire dalla giungla per trovare il segnale! Come è andata a voi? -

     - Se il sassolino giallo che ho qui davanti a me potesse parlare, ti direbbe: “Alla grande, Scheggia!” -

     Il riccio blu gettò un’occhiata soddisfatta alla piccola roccia luccicante sul tavolo.

     - Non c’era da dubitarne! -

     La voce del volpino, seppur debole e disturbata, riuscì a comunicare adeguatamente tutto il suo sollievo.

     - Avete avuto qualche problema? -

     - Metal Sonic ha provato ad usare l’energia di quel frammento per rispolverare il suo vecchio look da imperatore, ma gli abbiamo fatto capire a suon di pugni cosa ne pensiamo noi della monarchia! -

     - Grande! Sono sicuro che ci penserà due volte prima di darci di nuovo fastidio! -

     - Ci puoi giurare! - confermò Sonic con un sorriso - E da quelle parti che si dice? Ve la siete spassata nella giungla? La rapa che Knuckles ha al posto della testa è maturata al sole? -

     Si sentì uno scatto improvviso, una serie di leggeri tonfi e subito dopo la voce alterata dell’echidna.

     - Chiudi quel forno per un attimo e stammi a sentire! Non siamo riusciti a recuperare il frammento che era nascosto qui! Questa giungla era decisamente troppo affollata per essere dispersa! -

     - I robot di Eggman vi hanno fatto la festa? -

     - Se si fosse trattato di quelle lattine sarebbe stato un gioco da ragazzi! No, abbiamo incontrato un mucchio di gente che, per un motivo o per l’altro, voleva quella dannata pietra! I Chaotix con Mighty, tanto per cominciare! -

     Sonic non si preoccupò di mascherare la sua sorpresa nell’udire la notizia e commentò con un fischio.

     - Come fanno loro a sapere della Gemma? - intervenne Amy, incapace di tenere per sé la domanda.

     - Non è finita qui! - continuò Knuckles - Ci siamo imbattuti anche in Seth e gli altri della banda di Magorian! -

     - Sono ancora in circolazione? -

     Questa volta il riccio blu non riuscì a dissimulare con altrettanta efficacia la sua sorpresa.

     - Questo non vorrà mica dire… - disse Amy con un tremito nella voce - Che Magorian è ancora… -

     - Non fate il passo più lungo della gamba! - esclamò l’echidna - Da quello che abbiamo capito Magorian non c’entra niente! Erano in combutta con un gruppo di mercenari che non avevo mai visto prima! -

     - Comunque state tutti bene? - riprese Sonic - Tikal? -

     - Spaventata, ma tutta intera! Siamo stati fortunati a portare via la pelle da lì, anche se purtroppo il frammento è nelle mani di Seth! -

     - Non pensateci, l’importante è che siate sani e salvi! Quando contate di tornare? -

     - Saliremo a bordo tra poco! Se il viaggio fila liscio rientreremo per questa notte! Voi fareste meglio a darvi da fare come potete! Con tutti questi impiastri a romperci le scatole, le cose non si mettono bene per noi! -

     - Ce la vedremo noi, rosso! - disse Sonic tentando di sdrammatizzare - Fai un buon volo e non sporgerti troppo dal finestrino per salutare gli uccellini! -

     - Non vorrei certo assomigliare a te in quanto a stupidità! - replicò a tono Knuckles - Ci vediamo al rientro! Fai attenzione agli altri e buona fortuna! -

     Un clic sommesso indicò che la comunicazione era stata chiusa, lasciando nuovamente spazio al silenzio. Sonic chiuse il vano della sua ricetrasmittente, fissandolo intensamente mentre nella sua mente si accavallavano numerosi pensieri. La notizia del coinvolgimento di Seth non era stata certo buona e i ricordi dei suoi precedenti incontri con lo sciacallo erano ancora freschi in tutta la loro drammaticità. La situazione si faceva sempre più difficile di ora in ora, ma sapeva bene che era importante tenere il morale alto. Sollevò il capo e guardò con un ampio sorriso di sfida le facce dei suoi compagni.

     - Cosa sono quei musi lunghi? - domandò in un inconfondibile incitamento - Sembra che vi abbiano soffiato il panino da sotto al naso! -

     In effetti, dall’espressione mogia dipinta sui volti di Amy e Cream si deduceva che non erano esattamente al settimo cielo per la gioia. Zephir era l’unica per nulla turbata, più che altro perché non sapeva se era il caso di esserlo o meno. Si avvicinò al resto del gruppo e rimase in religioso silenzio, con le braccia conserte, in attesa di spiegazioni.

     - Vuoi farmi credere che quello che ha detto Knuckles non ti preoccupa neanche un po’? - replicò Amy con una punta di scetticismo.

     - In effetti è problematico! E se dai Chaotix Mighty non avesse spazio per conservare la biancheria? -

     - Sto parlando sul serio! Sappiamo bene che con Seth e gli altri non si scherza! Abbiamo rischiato grosso più di una volta in passato! -

     - Ma abbiamo ancora tutte le penne al loro posto! Non è certo standocene qui a fare a gara di smorfie depresse che li batteremo sul tempo! Dobbiamo rimboccarci le maniche, andare là fuori e mettere sottosopra il mondo per far saltar fuori quelle pietruzze magiche! -

     - Non ho la minima idea di chi siano questi tizi! - intervenne Zephir - So solo che se ci capiteranno a tiro dovranno sudare sette camicie per poterci bagnare il naso! -

     - Parole sante! - concordò Sonic con un sorriso.

     - Allora si riprende la caccia! - sentenziò Amy alzandosi impettita - Finché staremo tutti uniti non dovremmo avere difficoltà! -

     - E se si presenteranno, bé, le prenderemo a calci nel sedere una ad una! - concluse Sonic con una strizzata d’occhio.

     - Sì, ben detto! - esultò Cream lanciando un pugno in aria mentre Cheese le faceva eco, squittendo.

     I tre ricci non si aspettavano un simile entusiasmo da parte sua. Si erano completamente dimenticati di quello che avevano discusso in precedenza, cioè sul coinvolgimento della coniglietta nelle loro future ricerche. Il duro scontro sostenuto contro Metal Sonic li aveva convinti che era meglio tenerla al sicuro, considerando soprattutto l’allungarsi della lista di chi era sulle tracce della Gemma. Troppi erano i pericoli conosciuti e ancora di più quelli sconosciuti, per cui avevano scelto di mantenerla al di fuori di ogni rischio e di non portarla con loro. L’intenzione era stata di parlarle non appena fossero arrivati, ma la tensione per l’attesa di una chiamata di Tails aveva completamente cancellato dalla loro mente quell’impegno. Solo quando Cream aveva fatto sentire la sua determinazione nell’aiutare, la decisione era riaffiorata ancora più ferma. Sonic ed Amy si scambiarono un’occhiata eloquente e cercarono di trovare mentalmente le parole migliori per comunicarle la novità.

     - Tu non verrai con noi, Cream! - fu Zephir a parlare, brusca oltre ogni misura.

     Amy le lanciò un’occhiata inviperita.

     L’entusiasmo si spense negli occhi della ragazzina, sostituito da un’incredulità fanciullesca.

     - Abbiamo deciso che è meglio lasciarti qui con la mamma! - continuò Amy con tono più dolce.

     - Ma io… volevo venire ad aiutarvi! -

     - Ci aiuterai di più standotene qui al sicuro! - disse Sonic - Non sappiamo cosa o chi troveremo e non possiamo affrontarlo se dobbiamo anche badare a te! -

     La coniglietta gonfiò le guance in un’espressione offesa.

     - Sono già venuta con voi in passato! Perché questa volta non posso? -

     Amy decise di prendere in mano la situazione, dato che era quella che sapeva trattare meglio con lei.

     - Le altre volte sapevamo bene a cosa andavamo incontro! Adesso, invece, ci sono tanti pericoli che non conosciamo! Hai sentito quello che ha detto Knuckles, dobbiamo stare molto attenti! Sappiamo che te la sai cavare da sola, Cream, ma questa volta non possiamo permetterci di correre nessun rischio! -

     La bimba chinò il capo, trovando improvvisamente molto interessanti le sue scarpe, e due lucciconi le spuntarono agli angoli degli occhi.

     - Dai, non fare così! Prometto che ti racconteremo tutto quanto non appena saremo tornati! -

     Finalmente convinta, Cream sospirò forte e si sforzò di allargare le labbra in un sorriso.

     - E va bene! Se è per aiutarvi… -

     - Così mi piaci! -

     Vanilla cinse con le braccia le spalle di sua figlia, nel tentativo di rincuorarla. Non era facile per lei essere costretta a stare lontano dai suoi amici, sentirsi impotente solo a causa della sua giovane età. Tuttavia desiderava ancora meno dover essere loro d’intralcio, specialmente per quanto riguardava un qualcosa di così importante. Non le rimaneva altro da fare che sperare in bene e fare il tifo per loro.

     - Il tempo passa in fretta, vedrai! - le disse Sonic - E adesso tutti in marcia! Prossima fermata: Scarlet Plains! -

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     Nel frattempo, dall’altra parte del globo, il secondo gruppo, spossato dai rocamboleschi avvenimenti recenti, si preparava ad intraprendere il lungo viaggio di ritorno. Tails era già al posto di guida del suo Tornado e stava controllando con minuziosa precisione la strumentazione di bordo. Knuckles era appoggiato alla fiancata dell’aereo con aria seria, quasi come se fosse concentrato sui suoni metallici provenienti dall’interno.

     - Come mai non gli hai detto niente di Rouge? - domandò il volpino, sforzandosi di sembrare casuale.

     Il quesito parve prendere alla sprovvista l’echidna, che sbatté le palpebre meccanicamente come appena svegliatosi da un’ipnosi.

     - Non ce n’era bisogno! Finché sarà qui la terremo d’occhio noi! Sono ben altre le persone per le quali devono rimanere in guardia laggiù! -

     - Sai, penso che tu non volessi neanche inserirla nella lista dei nostri avversari! - aggiunse Tails in tono arguto.

     - E questo cosa c’entra? -

     Knuckles cominciava ad infervorarsi, cosa che di solito accadeva quando gli altri notavano ciò che lui per primo non voleva ammettere.

     - Bé, se avessi detto a Sonic di Rouge ce la saremmo ritrovata contro! -

     - Ti ricordo che non è la prima volta che quella ci dà fastidio! -

     - Questo è vero! - ammise Tails, sempre occupato nella sua revisione - Ma ora più che mai è importante per noi che tutto fili liscio! Altrimenti possiamo dire addio a tutto quanto! -

     - Bah! La solfa è sempre la stessa! - sbuffò noncurante Knuckles - Eggman o Magorian, c’è sempre qualcuno che minaccia di usare un grande potere per fare disastri ancora più grandi! E noi ci ritroviamo sempre dalla parte di chi vuole fermarli! Non sarà Rouge o chi per lei a metterci il cappio al collo! -

     - Per un motivo o per l’altro siamo sempre noi ad intervenire nei momenti di crisi! Dimentichi solamente una cosa, e cioè che questa volta non siamo solo due fronti che si scontrano, ma siamo molti di più! Tutti quanti vogliono quella Gemma per qualche ragione e non abbiamo i mezzi necessari ad affrontarli uno ad uno! -

     - Dove vuoi cercare di arrivare con questo discorso? - incalzò Knuckles, comprendendo che quella conversazione stava andando in una direzione ben precisa.

     Tails evitava di rivolgergli direttamente la parola e continuava nel suo lavoro, sapendo che la sua richiesta non sarebbe stata ben accolta.

     - Sto solo dicendo che se non hai detto a Sonic di Rouge è perché sai che non è nostra nemica! Forse… se tu le parlassi… potresti convincerla ad aiutarci! -

     - Io parlarle? - sbottò subito l’echidna - Preferirei spiegare la matematica ad un branco di cobra velenosi, piuttosto! -

     - E’ abbastanza evidente che anche lei è sulle tracce dei frammenti, ma non ti aspetterai che abbia lo stesso fine di Eggman! -

     - Nessuno può sapere cosa frulla nella testa di quella donna! -

     Tails sospirò sonoramente e si rifiutò di insistere oltre. Sapeva fin troppo bene che la cocciutaggine del guardiano era qualcosa di granitico.

     - E allora cosa suggerisci di fare con lei? -

     - Per ora la porteremo con noi fino a casa, poi si vedrà! - fu la secca risposta.

     In quel momento, si avvicinò Tikal, il volto segnato dalla stanchezza ma con un incoraggiante sorriso stampato sulle labbra.

     - Va un po’ meglio? - chiese Knuckles, tradendo l’espressione dura con una punta di dolcezza nella voce.

     - Sì, tutto bene! Avevo bisogno di rinfrescarmi un po’ il viso! -

     - Mi dispiace di averti fatto trovare in quella situazione! Devi esserti spaventata molto! -

     - Oh, tranquillo! Non è stato uno spasso, ma sopravvivrò! Ho affrontato anche di peggio se ben ricordi! -

     Tikal si sedette sul terreno e si tenne stretta a sé le ginocchia, guardando con occhi malinconici gli alberi e la vegetazione lussureggiante.

     - Viviamo in un mondo così bello! - disse quasi in un sospiro - Vorrei solo che… potessimo essere sempre in pace! Che tutte queste lotte e questi affanni fossero solo un sogno! -

     - E’ per questo che ci diamo da fare! - commentò Knuckles serio - Non è mai facile, ma qualcuno deve pur lottare per difendere tutto questo! -

     - Chissà, forse un giorno il mondo conoscerà davvero la pace! - riprese Tikal - E mi piacerebbe esserci per vederlo! -

     Knuckles e Tails aggrottarono la fronte, colpiti dalle strane parole della ragazza. Le sue pupille erano luccicanti e umide, vicine a riempirsi di lacrime. Le sue mani tremavano lievemente e dal modo in cui respirava affannosamente sembrava che stesse facendo del suo meglio per non scoppiare a piangere.

     - Tikal! - mormorò l’echidna rossa - Va tutto… -

     - Allora, a che ora è prevista la partenza? -

     La voce acuta e leziosa di Rouge aveva interrotto improvvisamente quel momento delicato. La ragazza era apparsa alle loro spalle, approcciandosi a loro con un atteggiamento esageratamente allegro. Tikal approfittò della distrazione per asciugarsi gli occhi e riscuotersi da quell’attimo di cedimento, su cui nessuno avrebbe mai dovuto indagare.

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     Altrove l’aria che si respirava non era più leggera. Un vento funesto batteva dalle parti della Techno Base del dottor Eggman, anche se al di fuori era una splendida giornata come poche prima di allora. Se il tempo avesse rispecchiato l’umore del dottore, probabilmente si sarebbe abbattuta in quella zona una tempesta delle più furiose. La mattinata non era cominciata nel migliore dei modi, con la scoperta che un membro della sua squadra era del tutto scomparso. Metal Sonic era fuggito senza lasciare traccia e, ancora peggio, il dispositivo che gli era stato impiantato nel petto giaceva disattivato sul pavimento del laboratorio. La fuga era probabilmente da datarsi alla notte precedente, quindi a quell’ora poteva essere arrivato anche in capo al mondo. Neanche l’astuta previsione di Eggman che una cosa del genere sarebbe potuta succedere si era rivelata d’aiuto in quella circostanza. Aveva piazzato nel robot, insieme al congegno elettrico, anche una cimice a largo raggio, nel caso di un tentativo di fuga, ma era evidente che non poteva essere d’aiuto considerando i fatti. Gran parte della mattinata era stata spesa in una minuziosa ispezione di tutta la torre. Scoprire che il robot traditore si era portato con sé anche il corpo in riparazione di Metal Knuckles, aveva gettato Eggman nello sconforto. Non conoscendo i motivi di questa sparizione, non si sentiva di escludere la possibilità che la sua creazione stesse lavorando per un suo avversario. Era necessario controllare tutto quanto a fondo per sincerarsi che non mancasse nulla o che ci fossero sabotaggi di alcun tipo.

     Nel tempo in cui lo scienziato fu impegnato a sbraitare ordini a destra e a manca e a fiondarsi da un capo all’altro della sua dimora, Shadow era tranquillamente rimasto nella sala di addestramento dei robot. Era desideroso di allenarsi e di perfezionare la sua forma fisica ultimamente precaria. Le continue immersioni nella sua capsula rigenerante sembravano avergli giovato più di quanto non fosse evidente. I suoi strani malori erano spariti del tutto e questo gli aveva risollevato notevolmente il morale. Si sentiva carico di energia e pronto a passare all’azione, dato che fino a quel momento era stato costretto a risparmiarsi. Il suo pensiero fisso era uno solo: darsi da fare nella ricerca delle pietre per avvicinarsi di un passo in più ad abbracciare Maria. Era ciò che lo spronava di più e lo costringeva a dare il cento percento di sé stesso, a dedicarsi anima e corpo in quello che gli si parava davanti. Poco gli importavano gli affanni di Eggman, la sparizione di Metal Sonic e tutto il resto che accadeva in quella base. Niente di tutto quello lo riguardava, poiché il suo scopo era uno solo e lo conosceva bene. Gli capitava di riportare la mente a Sonic, a Rouge e Drake e a tutti quelli che prevedeva lo avrebbero potuto ostacolare. Erano polvere… nient’altro che polvere sotto le sue scarpe. Anche se aveva condiviso momenti importanti con loro in passato, questo non gli avrebbe impedito di scalzarli dalla sua strada con la furia di un tornado se avessero solo provato a fermarlo. Il suo obiettivo era più grande di qualunque altra cosa, talmente grande da impedirgli di analizzare la situazione da qualunque altro punto di vista. Era uno scopo dettato dal più puro egoismo, era noncurante del rischio del consegnare ad uno come Eggman una potente arma, totalmente dimentico della possibilità di essere caduto in un infido inganno. Per la prima volta aveva una speranza concreta di realizzare un suo grande desiderio e, anche se si sarebbe rivelata solo fumo negli occhi, avrebbe almeno vissuto dei momenti in cui questo sogno gli sarebbe stato così vicino da poterlo toccare.

     Era passato da poco mezzogiorno quando il continuo sbraitare della voce di Eggman negli altoparlanti gli aveva reso impossibile concentrarsi, perciò decise di lasciar perdere per il momento gli allenamenti. Uscì dalla sala e girovagò un po’ per i corridoi, talmente immerso nei suoi pensieri da non prestare attenzione a dove andava. Senza volerlo, si ritrovò di fronte alla stanza quadrata che ospitava il famoso bio-duplicatore. Non aveva avuto modo di esaminarlo più da vicino totalmente indisturbato. Una strana forza magnetica, mista a curiosità, lo spinse ad entrare in silenzio nella stanza e ad avvicinarsi al dispositivo. Pensò distrattamente che per essere una macchina talmente straordinaria da dare la vita aveva un aspetto molto simile ad un frullatore. Lasciò scorrere le dita sulla superficie del cilindro di vetro e osservò il liquido granuloso all’interno, immobile come se fosse congelato. Il suo sguardo passò poi dalle console di controllo, disseminate di comandi di cui non conosceva la funzione, ai tavoli di plastica colmi di cianfrusaglie. Tra queste c’era una cartelletta di quelle che si usano per prendere gli appunti. Riportate con una calligrafia piccola e stretta c’erano sui primi fogli le annotazioni confusionarie del dottore. Lesse velocemente il testo, ma la maggior parte era fatto da frasi inconcludenti piene di termini scientifici, per lui incomprensibili. Verso il fondo, però, c’erano delle note scritte in grande:

“Sperimentazione: Tentativo di bio-duplicazione totale
Soggetto: Prototipo 1A
Traccia: Campione di DNA cutaneo
Effetti collaterali previsti:
Degradazione cellulare 32%
Spossatezza e nausea 54%
Emicrania 66%
Risultato: NULLO
Effetti collaterali verificati: Assenza di battito cardiaco
Soggetto scartato”


     Proprio quando Shadow cominciava a domandarsi cosa significasse quell’analisi, sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle.

     - Stai cercando qualcosa? - domandò la voce del dottor Eggman.

     Il riccio nero si affrettò a posare la cartelletta, cercando di non dare a vedere il suo improvviso nervosismo. Aveva come la sensazione di essere incappato in qualcosa che non avrebbe dovuto leggere.

     - Niente in particolare, dottore! - rispose in tutta calma.

     Non aveva certo intenzione di mentire né di mostrarsi spaventato. Non ce n’era motivo.

     - Ti pregherei di tenerti alla larga da questa stanza in futuro! - disse il dottore, sforzandosi di tenere a freno la sua irritazione - Questa macchina è molto delicata! Basta anche un piccolo guasto e puoi dire addio alla tua bionda! -

     - Dovrà cominciare a preoccuparsi solo quando entrerò qui dentro armato di martello! Un semplice sguardo non ha mai sfasciato nessuna macchina! -

     - Ma dato che si tratta di un tuo sguardo, non si è mai troppo prudenti! -

     In quel breve scambio di battute c’era una tensione che si tagliava con il coltello.

     - Allora! - incalzò Shadow, ansioso di cambiare argomento - E’ riuscito a risolvere l’enigma Metal Sonic? -

     - I suoi misfatti sono fin troppo chiari per essere considerati enigmi! Tu, piuttosto, dovresti concentrarti sul tuo compito invece di andare a zonzo per i corridoi! -

     - E’ quello che sto facendo! -

     - Ah, davvero? Peccato che i risultati scarseggino! Fino ad ora ti sei lasciato scappare un frammento e hai perso uno dei miei preziosi rilevatori! E’ ben lontano da considerarsi una brillante riuscita! -

     - Se non è soddisfatto del mio modo di agire è meglio che vada avanti da solo! -

     - Non essere ridicolo, Shadow! Abbiamo bisogno l’uno dell’altro! -

     Un barlume di comprensione era scattato nella mente del riccio nero. Pensò accuratamente a quello che avrebbe detto, prima di parlare.

     - L’uno dell’altro? Che strano! Ero convinto che tutta questa faccenda di raccogliere quei frammenti fosse perché lei mi deve un favore! -

     Eggman ghignò, stranamente sicuro di sé.

     - E’ inutile continuare ad insultare la tua intelligenza! Mi sembra abbastanza ovvio che ho anch’io dei progetti per quella piccola pietra, ma questo è irrilevante adesso! -

     - Mi dica, allora, perché dovrei fidarmi di lei! Come posso sapere che manterrà i patti e che non mi sta solo usando come raccatta-pietre? -

     - Per svariati motivi, amico mio spinoso! -

     Il dottore prese a lisciarsi i baffi, come sempre faceva quando sapeva di avere una mano vincente.

     - Tieni troppo alla mia defunta cuginetta per ignorare una possibilità di riportarla tra noi! A dispetto di quanto il tuo aspetto faccia sembrare, non sei come Sonic! Quello che ho in pentola io non ti interessa minimamente! Il mondo non si cura di te, non lo ha mai fatto, quindi perché tu dovresti curarti di lui? -

     Shadow guardò l’uomo come rapito, causa l’accuratezza dell’analisi che stava facendo.

     - Ho promesso che lo avrei fatto! -

     - Oh, sì! Non ho dimenticato la tua eroica missione! Quando Maria sarà di nuovo con te potrai giocare a fare il cavaliere quanto vorrai, ma per il momento l’unico tuo fine è riunirti a lei! Si tratta di decidere ciò che per te è più importante: salvaguardare il benessere di un mondo che se ne infischia di te e che ti allontanerà quando ne avrà occasione o fare tutto il necessario per ritrovare l’unica persona che ti ha sempre accettato per quello che sei! Ed è piuttosto chiaro quello che hai in mente di fare! -

     Gli occhi di fuoco del riccio nero lampeggiarono per un momento, ma ben presto quel bagliore si rivelò essere un fuoco di paglia. Shadow abbassò lo sguardo e si rassegnò di fronte all’ineluttabile evidenza.

     - La sua analisi è molto chiara! - commentò a bassa voce.

     - Certo che lo è! Sono un genio! - esclamò Eggman, come se avesse appena sentito la più grande ovvietà di tutte - E tu non sei affatto uno stupido! E’ ora per te di lasciare la spada e il mantello ai bambocci come Sonic e di battersi per quello in cui credi! -

     Shadow annuì piano con la testa, mostrando un incredibile atteggiamento accondiscendente.

     - Con Metal Sonic alla deriva e Sparky incerottato, adesso è tutto nelle tue mani! Gemerl e gli N-Tracer sono formidabili, ma non hanno il tuo stesso tocco, se così si può dire! Ti senti in grado di andare alla carica, Shadow? -

     - Mi dica solo dove andare… e scatenerò l’inferno! -

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     La località Scarlet Plains portava questo nome in riferimento alle vaste ed aride distese di terra rossa che si potevano trovare nella sua zona. Era forse l’area più asciutta e cruda di tutta Mobius e, sebbene non si estendesse in ampiezza tale da costituire un vero e proprio deserto, l’assenza di vegetazione o di acqua spingeva gli abitanti a tenersi quanto più lontano possibile. La regione alternava parti pianeggianti e polverose, contornate da qualche sporadico rametto rinsecchito, ad alti rilievi rocciosi anche se non sufficienti a costituire delle catene montuose vere e proprie.

     Quello che alla piena luce del giorno sembrava un paesaggio desolato e deprimente, si trasformava come per magia in qualcosa di incredibilmente suggestivo all’avvicinarsi del tramonto. Le sfumature arancio e rossastre del sole sembravano conferire al paesaggio un aspetto così caldo e carico di colore da farlo sembrare un pregevole dipinto ad olio. Le lunghe e nere ombre proiettate dalle colline frastagliate sul suolo polveroso contrastavano con il gioco di luci, confondendosi con queste e disegnando sagome che ricordavano vagamente figure umane. L’immobilità di quello scenario quasi ultraterreno conferiva un senso di pace e di tranquillità in cui la mente si perdeva come se affogasse lentamente in acque del colore del fuoco.

     Era in questa ambientazione che tre ricci vagavano tranquillamente, come il trio di viaggiatori di un quadro diretti verso l’orizzonte. Nell’arco della giornata in cui il sole era ancora ben alto nel cielo, avevano viaggiato a velocità supersonica per tutto il tragitto, lasciandosi un polverone alle calcagna. Una volta giunti a destinazione, però, non poterono fare a meno di rallentare l’andatura, non solo perché erano già arrivati, ma anche perché era impossibile non ammirare a fondo lo stupendo panorama che avevano di fronte. Se era stato sufficiente a smorzare la smania di velocità di Sonic, rapendo completamente il suo sguardo, doveva essere qualcosa di veramente inenarrabile. Amy Rose era estasiata da quell’affascinante spettacolo naturale e la gioia di poterlo ammirare insieme a Sonic le aveva quasi fatto dimenticare i motivi per cui erano lì. Avrebbe preferito essere sola con lui e trasformare tutto quello in una delle sue fantasie romantiche. Tuttavia, la prospettiva di ciò che avrebbero dovuto fare di lì a poco non lasciava spazio a nient’altro… e, certamente, la presenza di un terzo incomodo, Zephir, non era l’ideale per il romanticismo.

     Amy si voltò a guardare di sottecchi la riccia azzurra, curiosa di captare qualunque segnale che indicasse il suo stato d’animo. La sua espressione era seria e, a differenza degli altri due, lo scenario infuocato in cui erano immersi sembrava esercitare una scarsa attrazione su di lei. Qualcosa le frullava in mente ed Amy avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere di cosa si trattasse. La riconciliazione con Sonic aveva momentaneamente messo da parte i suoi dubbi e le sue perplessità sul conto di Zephir, anche se non le aveva del tutto dissipate. Era rimasta parecchio colpita dal modo in cui si era insinuata nel gruppo e nella vita di Sonic. Anche se era sembrato tutto frutto di una serie di circostanze casuali, c’era qualcosa che proprio non la convinceva. Non c’era mai stato modo di farle domande sul suo passato, a causa dei loro continui spostamenti e di imprevisti vari, e così, a causa di queste costrizioni, tutti l’avevano implicitamente accettata senza esitazione. Amy non era mai stata molto diffidente, anzi, il suo carattere l’aveva sempre spinta ad essere cordiale ed amichevole. Non le era mai successo che qualcuno non le andasse a genio a pelle, come succedeva con Zephir, ed era fermamente sicura che quella sensazione non fosse solo dettata da quanto era gelosa di Sonic. Era forse perché era così simile a lui, aveva le sue stesse capacità e nessuno ne aveva mai saputo niente? Sonic era conosciuto e acclamato non solo per le sue gesta, ma anche per la sua abilità fuori dal comune. E allora com’era possibile che non avessero mai avuto notizia di qualcuno che sapeva fare praticamente le sue stesse cose? Cosa stava spingendo Zephir ad imbarcarsi in una missione pericolosa con gente che conosceva da molto poco? Qualcosa decisamente non quadrava.

     - Il segnale si sta facendo sempre più forte! - commentò Sonic, interrompendo il filo dei pensieri di Amy.

     Il bip intermittente del radar al polso del riccio blu la riscosse bruscamente dalle sue riflessioni.

     - Vuol dire che si trova da queste parti! - disse Zephir - Questo posto è così gigantesco che ci avremmo messo secoli a trovare un pezzetto di pietra senza nessun aiuto! -

     - Finalmente la fortuna gira dalla nostra parte! Proviamo a vedere oltre quelle colline laggiù! -

     Eccitato dalla scoperta, Sonic allungò il passo, cercando di non andare troppo veloce per non lasciare Amy indietro. La riccia rosa colse l’occasione per cercare di indagare più a fondo su Zephir. Cercò di impostare la sua voce in un tono quanto più casuale possibile, in modo da non dare l’impressione di stare ficcanasando.

     - Allora… ehm… ti stai trovando bene in questo gruppo? -

     - Come, scusa? -

     Amy aveva parlato in modo così incerto che Zephir non aveva compreso.

     - Voglio dire… ti sei trovata da un giorno all’altro a fare i conti con tutto questo, con persone che non conosci tanto bene! Ho pensato che forse ti sei sentita un po’ spiazzata! -

     - Oh! E’ tutto a posto! Mi sono ambientata da subito! Non è mai stato un problema per me! -

     - Sai, ho ammirato il modo in cui hai subito accettato di aiutarci! Insomma, è un compito rischioso e non hai avuto la minima esitazione ad accettarlo! -

     - Bé, c’era bisogno di aiuto e non potevo mica tirarmi indietro! Se posso usare le mie abilità a fin di bene, tanto di guadagnato, no? -

     - E’ davvero singolare quello di cui sei capace! Fino a poco tempo fa credevamo tutti che Sonic fosse il solo a sapersi muovere così rapidamente! -

     - Il mio talento è un po’ diverso da quello di Sonic, ma è anche abbastanza simile! Si rivela parecchio utile in molte occasioni… come quando si è in ritardo dal dentista! -

     - Immagino che tu ce l’abbia da sempre! -

     - Non da quando sono nata, se è questo che mi stai chiedendo! -

     Forse era solo un’impressione di Amy, ma dal modo in cui Zephir arricciò il labbro le sembrò che la piega della discussione l’avesse infastidita.

     - Sonic è uno spirito libero! E’ sempre in movimento per tutto il mondo e non ha mai una dimora fissa! Credo che sia una cosa tipica di chi vive alla vostra velocità! -

     Zephir annuì laconicamente con un cenno del capo. La sua ultima battuta non aveva sortito gli effetti sperati, ma Amy non si diede per vinta, decidendo di optare per un approccio più diretto.

     - Forse piace vagabondare anche a te come lui! -

     - Avevo una casa… quando vivevo con i miei genitori… prima che scappassi! -

     - Sei scappata di casa? -

     Lo stupore della riccia rosa non era dettato tanto dalla rivelazione, quanto dal fatto che la ragazza cominciasse a confidarsi con lei.

     - I miei genitori non erano granché! Non mi hanno mai tenuto molto in considerazione! Hanno sempre preferito qualcun altro a me! -

     - Ehi, ragazze! Venite a vedere! -

     Il grido di Sonic aveva interrotto all’improvviso la conversazione, dando un buon pretesto a Zephir per interrompere il racconto. Amy non fece neanche in tempo a porre un’altra domanda che la ragazza scattò in avanti per raggiungere il riccio. Era arrivato in cima ad un’altura rocciosa che si stagliava sopra ad un’arida vallata. Per Zephir fu semplicissimo scalare la piccola salita in un battito di ciglio, ma Amy ci impiegò cinque minuti buoni. La vista che le si parò davanti una volta arrivata in cima era tra quello che non si sarebbe mai immaginata.

     In mezzo alle sfumature rossastre e marroni del canyon, stonava decisamente il freddo nero del relitto abbandonato lì in fondo: una gigantesca sfera di metallo, forata e danneggiata in più punti. Su di un lato si potevano scorgere alcune forme scolpite nel ferro che assomigliavano vagamente ad un volto umano, ma poteva essere solo un’impressione per quanto erano rovinate. Era talmente grande da poter ospitare ampiamente una piccola città. Sonic la conosceva bene e non aveva neanche bisogno di scavare nella sua memoria per ricordarsene.

     - La Death Egg!(1) - disse piano - Mi ero sempre chiesto dove fosse finita quella trappola volante! -

     - Significa che quella specie di… di… di coso sa volare? - domandò Zephir per nulla convinta.

     - Anche se adesso sembra una boccia extralarge, era una base spaziale orbitante! Uno dei tanti progetti schizoidi del vecchio Eggman, almeno prima che io e Knuckles la facessimo a pezzi! -

     - Voi due avete distrutto un affare così grosso da soli? - replicò la riccia azzurra, impressionata.

     Sonic gonfiò il petto con aria di superiorità.

     - In verità ho fatto più io di Knuckles! -

     - Smettila di vantarti, tesoro, e guarda un po’ il radar! - intervenne Amy in tono dolcemente battagliero.

     Tutti e tre piegarono il braccio per controllare i loro segnalatori da polso e rimasero vagamente sorpresi quando scoprirono che la traccia del frammento li portava poco più avanti, probabilmente all’interno del rudere metallico.

     - Come c’è finito un pezzo di Gemma lì dentro? - si chiese Zephir.

     - Sono piovuti dal cielo su tutto il pianeta, non c’è da stupirsi! - rispose Sonic - Per quanto ne sappiamo potrebbe essercene uno anche nelle mutande di uno di noi! -

     Le due ragazze si voltarono a guardarlo con un sopracciglio alzato e un’aria scettica.

      - Ok! Pessima battuta! -

     Ridiscesero il picco, facendo attenzione a dove mettevano i piedi, e si avvicinarono con cautela a quello che rimaneva della base spaziale. Uno strano brivido scorse sulle loro schiene non appena entrarono nell’enorme cono d’ombra prodotto dalla sua mole. La rassicurante luce del tramonto che li aveva accarezzati fino a quel momento non riusciva più a raggiungerli. Arrivarono in prossimità di un grande portellone d’ingresso, la cui superficie era ammaccata e bruciata. Sonic raccolse un sasso e sorrise debolmente.

     - Apriti sesamo! -

     Lanciò la pietra più forte che poteva e quando cozzò contro lo sportello, questo oscillò per un secondo prima di piombare a terra con un tonfo spaventoso.

     - Come sapevi che l’ingresso non era sigillato? - chiese Amy.

     - Ho tirato ad indovinare! - rispose Sonic, facendo spallucce - E poi si vede che ormai questo ammasso di ferraglia è un colabrodo! -

     - Speriamo almeno che non ci crolli il pavimento sotto ai piedi! -

     Con grande cautela, si arrampicarono con passo incerto sul grande blocco di metallo e lo risalirono fino all’apertura quadrata. Si aspettavano di immergersi in una fitta oscurità, considerato che non poteva trasparire un solo filo di luce oltre le spesse lamiere, invece scoprirono che le luci azzurre al neon appese in alto erano ancora in funzione, anche se erano piuttosto intermittenti e flebili.

     - Questa è bella! - commentò Sonic aggrottando la fronte - C’è ancora corrente in questo rottame? -

     - Chissà la bolletta che riceverà Eggman allora! - replicò scherzosamente Zephir.

     Si trovavano in un ampio corridoio a tubo che proseguiva in avanti per parecchi metri. Le pareti metalliche erano graffiate e annerite, le piastre di copertura erano divelte in più punti tanto da far rimanere scoperti i cavi elettrici. Lungo tutto il freddo pavimento diroccato erano sparpagliate viti, bulloni, componenti bruciati e parti di robot semi-distrutti. Ogni tanto qualche scintilla elettrica sprizzava qua e là, dai cavi sui muri o dai fari danneggiati in alto. L’aria era impregnata dell’odore della polvere misto a quello della benzina, un ulteriore indizio a sostegno dell’ipotesi che quel condotto fosse stato invaso dalle fiamme di un’esplosione. Lo scenario di abbandono e di distruzione che si respirava lì dentro non era dei più rassicuranti, anche perché i tre ricci non sapevano bene cosa aspettarsi. Si ritrovavano nella semi-oscurità, in un rudere che nascondeva chissà quali trappole, nella prospettiva di cercare quello che era un proverbiale ago nel pagliaio.

     - Questo posto mi mette i brividi! - sussurrò Amy nervosamente.

     Procedevano lentamente lungo il passaggio, con il clangore dei loro piedi sul metallo che li seguiva con un’eco cupa. Avevano una strana sensazione, come se ci fossero mille occhi nascosti in ogni angolo buio che li scrutavano silenziosamente, in attesa di cogliere il momento giusto per assalirli. Ogni loro passo era seguito da un sinistro scricchiolio, come se da un momento all’altro il suolo avesse dovuto perdere resistenza e collassare.

     - Anch’io ci terrei a togliere subito le tende da questo posto! - disse Zephir con un brivido lungo la schiena - Spero che non dobbiamo rivoltare questa palla da cima a fondo! -

     - Non ci sperare troppo! - rispose Sonic con lo sguardo sul suo segnalatore - La traccia è piuttosto confusa! Sarà colpa di tutti gli aggeggi infernali che ci sono qua dentro! O almeno è quello che direbbe Tails in un caso come questo! -

     Andarono avanti per parecchio seguendo il debole segnale e imboccando parecchi corridoi che si diramavano da quello principale. Si ritrovarono accanto a numerose stanze chiuse da porte blindate. Era impossibile sapere cosa c’era all’interno, dato che il blocco elettronico che le sigillava era protetto da un codice numerico e non erano neanche sicuri che il terminale per inserirlo funzionasse ancora. Passarono diversi minuti e la tensione iniziale cominciò a sciogliersi man mano che si resero conto di stare girando a vuoto, senza che l’intensità del segnale aumentasse o diminuisse.

     - Non si fanno molti progressi qui! - commentò Zephir, adesso palesemente annoiata.

     - C’è qualcosa che non va! - spiegò Sonic - Questo affare non mi dice se ci stiamo avvicinando o no! E senza indicazioni precise stiamo freschi in questo labirinto! -

     - Non aveva mai fatto così fino ad ora! - disse Amy - Non poteva esserci momento peggiore! -

     Sonic scrollò le spalle con fare di fastidio, chiuse il coperchio del suo radar e si mise le mani sui fianchi, rimuginando su come fare ad accorciare i tempi della ricerca. La sua attenzione fu catturata da una grande vetrata a specchio quadrata, talmente sporca e ricoperta di polvere che invece della sua immagine vedeva solo la sagoma annerita di un riccio.

     - Questo posto finirà per caderci a pezzi addosso! Guardate quanto è messo male questo specchio! -

     Sonic sollevò un braccio e l’immagine sul vetro fece lo stesso, anche se si doveva aguzzare lo sguardo per distinguere il riflesso sotto la patina di sporcizia. Il riccio blu, subito dopo, agitò piano la mano davanti a sé e così la sagoma nera. Presoci evidentemente molto gusto, Sonic fece un saltello, aspettandosi che l’immagine nello specchio facesse lo stesso. Quando ciò non avvenne, un dubbio si insinuò nella sua mente, ma prima che potesse trasformarsi nella curiosa verità, accadde l’irreparabile. Il riccio nel riflesso vibrò un potente pugno che mandò in frantumi la vetrata. Sonic indietreggiò, proteggendosi il viso per non venire ferito dai frammenti di vetro, mentre le due ragazze scattavano sull’attenti, colte alla sprovvista. Una volta che il fracasso si fu spento, i tre ricci alzarono lo sguardo e si ritrovarono davanti ad uno Shadow con gli occhi infuocati.

     - Tu! - esclamò Sonic, quasi scioccato.

     Più veloce di un lampo, Shadow concentrò la sua energia nelle dita e lanciò una saetta in direzione di un tubo rigido sopra le loro teste. Il condotto si strappò e un getto di fumo bianco sgorgò dalla fessura, prendendo Sonic in piena faccia. Le sue narici furono pervase da un forte bruciore e cominciò a tossire con le lacrime agli occhi, intossicato dal gas che aveva invaso i suoi polmoni. Shadow approfittò dell’occasione per fare dietrofront e cominciare ad allontanarsi in corsa, inoltrandosi nelle profondità della base.

     - Shadow! - urlò Sonic, prima di partire all’inseguimento, ancora mezzo stordito.

     - Un altro riccio supersonico? - disse Zephir sbalordita - E dire che io pensavo di essere figlia unica! -

     - Te lo spiego dopo! - rispose Amy, preoccupata - Non perdiamoli di vista! -

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     Nel frattempo, dall’altro capo della base spaziale in rovina, dietro ad un portone brutalmente sfondato, si celava un laboratorio di assemblaggio in disuso. Le attrezzature e i macchinari giacevano impolverati e privi di vita lungo le pareti, i computer e i terminali per i dati erano per la maggior parte danneggiati, con gli schermi scheggiati e i pulsanti delle tastiere mancanti, gli strumenti da lavoro erano sparpagliati su tutti i tavoli e il pavimento, in compagnia di mucchi di componenti elettronici bruciati e pezzi metallici contorti. Era esattamente nello stesso stato di abbandono del resto della Death Egg, ma qualcosa aveva spinto altri tre visitatori a forzarvi l’accesso distruggendo il portone.

     Non appena ebbero varcato l’uscio, le reazioni del gruppo furono discordanti. Levine si guardava intorno con disgusto, tentando di tenersi alla larga da qualunque oggetto la circondasse. Getara non poteva nascondere un piccolo sorriso sadico, come sempre faceva quando gli si paravano di fronte scenari di devastazione. Seth, invece, non poteva essere più concentrato, stringendo gli occhi nel tentativo di individuare la fonte delle vibrazioni che stava captando. Lo zaffiro sulla sua fronte luccicava, come sempre quando le sue abilità psichiche erano al massimo della loro potenza.

     - Trova in fretta quel sasso e andiamocene! - disse Levine, visibilmente seccata - Mi si rovineranno i tacchi degli stivali su questo pavimento sconnesso! -

     - Ti si rovinerà il cervello continuando a comportarti da femminuccia isterica! - replicò Getara, sogghignando.

     - Non c’è pericolo! - intervenne Seth - Quello è già da rottamare! -

     La farfalla non prese molto bene quella battuta. I suoi pugni erano stretti e vibranti per la rabbia e le sue guance si colorarono di un rosso pomodoro.

     - Sono stanca del tuo sarcasmo, Seth! E sono stanca di seguirti in capo al mondo a cercare stupidi pezzi di pietra, ma soprattutto sono stanca di te! Dì solo un’altra parola e ci sarà una persona in meno ad aiutarti in questa tua malata vendetta! -

     Seth sorrise, nel suo solito modo inquietante.

     - Questa scena non mi è nuova! Sei già stata ad un passo da abbandonare la nave a me e a Getara, ma poi non lo hai fatto! E sai perché? -

     Levine fece per rispondere, ma rimase con la bocca aperta, senza proferire alcuna parola. Era come se la risposta che aveva in mente fosse improvvisamente stata cancellata.

     - Appunto! - disse Seth - Sei qui, eppure non sai spiegare perché ci rimani, nonostante la mia vista ti ripugni e non credi in quello che stiamo facendo! Quindi, ti prego, risparmiami da altre scenate del genere! -

     La rabbia della ragazza si spense di colpo e dall’espressione che assunse subito dopo sembrava quasi che nulla fosse successo. Soddisfatto del risultato, Seth le diede le spalle e continuò a scandagliare i dintorni. Sentendosi estraneo e totalmente perplesso, Getara si fece avanti e si rivolse allo sciacallo in tono deciso.

     - Si può sapere che diavolo sta succedendo? -

     - Che cosa intendi dire? -

     - Vi state comportando come pazzi! Prima lei con quei suoi sbalzi di umore da lunatica, adesso tu che fai tanto il misterioso e parli per assurdità! Questo piano si sta trasformando in una farsa! -

     - Non sforzare troppo il tuo cervellino, faccia a squame! Ti assicuro che presto tutto acquisterà un senso… per te e per tutti quanti! -

     - Ecco che ci risiamo! E’ troppo sperare che dalla tua boccaccia esca qualcosa di comprensibile, di tanto in tanto? -

     - Cosa hai da lamentarti? Avevi chiesto di poterti vendicare di Magorian ed ogni frammento in nostro possesso è una pugnalata nel suo cuore, senza contare che ci avvicina di un passo a lui! -

     L’attenzione di Seth fu catturata da un piccolo cilindro di vetro nell’angolo, avvolto in un intrico di cavi neri pendenti dal soffitto. Si avvicinò a passo lento e, senza esitazione, lo sfondò con un pugno. Frugando tra i pezzi di vetro, trovò quello che stava cercando, un pezzo di pietra di color turchese spento. La cosa che saltava più agli occhi era che, a differenza degli altri frammenti rinvenuti, quello in particolare non emanava il consueto alone luminoso. Era come se fosse una normalissima pietra colorata.

     - Interessante! - commentò Seth sgranando gli occhi - Mi chiedo se… -

     - Cosa c’è che non ti soddisfa adesso? - domandò Levine, facendo appello a tutta la sua pazienza.

     - Questo frammento è spento, non ha più energia al suo interno! E’ come se si fosse scaricato! -

     - E il motivo? - incalzò Getara.

     Seth, prima di rispondere, fece vagare lo sguardo intorno a lui. Prima fissò il cilindro che aveva infranto, poi guardò in alto in direzione delle fioche luci al neon.

     - Credo che sia stato usato per alimentare l’impianto elettrico di questo rudere! Il che spiegherebbe anche come è possibile che le luci siano in funzione! L’energia prodotta dalla gemma di Magorian può durare per molto tempo! -

     - Vuol dire che qualcuno è stato qui? -

     - E anche di recente! Tutto il laboratorio cade a pezzi, ma guardate quel tavolo! Non è impolverato come il resto e gli attrezzi da lavoro sono sistemati molto più ordinatamente! -

     Levine e Getara osservarono la zona che gli era stata indicata ed effettivamente notarono una certa disposizione artificiosa degli oggetti che non era presente nel resto della stanza.

     - A chi è saltato in mente di venire a lavorare in un posto come questo? -

     - Ne ho una vaga idea! - replicò Seth sorridendo - I pezzi del mosaico combaciano tutti alla perfezione! -

     Di fronte a qualcosa che, ancora una volta, non riuscivano a capire, Levine e Getara stavano per chiedere spiegazioni, con la scarsa speranza che le avrebbero ricevute. Proprio in quel momento, una serie di tonfi proveniente dall’esterno arrivò alle loro orecchie, sempre più forte, come se qualcuno o qualcosa si stesse avvicinando rapidamente. Una macchia nera sfocata superò con un balzo il portone sfondato e piombò nella stanza in un lampo. Non appena Shadow the hedgehog si accorse di chi occupava il laboratorio, si mise subito in guardia, esprimendo il suo stupore spalancando gli occhi. Un attimo dopo, una seconda macchia di colore blu irruppe impetuosamente nella sala, fermandosi alle spalle di Shadow.

     - Ti sei fermato finalmente! - esclamò Sonic, talmente concentrato sul riccio nero da realizzare in ritardo la presenza di altre tre persone.

     - Questa sì che è una piacevole sorpresa! - commentò Seth, spalancando le braccia come per dare loro il benvenuto.

     - Cosa? Voi dovreste essere in una giungla adesso! Come avete fatto a… -

     - A tornare qui così in fretta? Diciamo pure che abbiamo approfittato della gentilezza di alcuni amici… e dei loro veicoli! -

     - Il frammento! - intervenne Shadow, gli occhi incurvati in uno sguardo arcigno - Dammelo subito! -

     - Tu non cambi mai, vero, Forma di Vita Imperfetta? - replicò Seth - Dritto al punto, senza sprecare più di una parola! -

     - Cosa significa questo? - chiese Sonic, scuotendo la spalla di Shadow - Adesso sei in combutta con il fan club: “Gli amici di Magorian”? -

     - Chiudi quella bocca! - fu la secca risposta.

     - Questa storia è davvero stressante! - disse Levine - Pare che tutto il pianeta si sia messo a giocare alla caccia al tesoro! -

     - Un’ottima occasione per fare a pezzi tutti quelli che ci capitano a tiro! - concluse Getara, la sua sete di violenza in crescita.

     Proprio in quel momento, Amy e Zephir fecero il loro ingresso nel laboratorio, correndo a più non posso. La prima si fermò di colpo, realizzando subito il pericolo che costituiva la presenza del trio che aveva imparato a temere, mentre la seconda guardò gli sconosciuti con aria incuriosita, sempre più confusa da come spuntavano in fretta così tanti volti nuovi.

     - Questo è il mio giorno fortunato! - aggiunse la lucertola, al settimo cielo.

     - Sonic! - esclamò Amy, la paura dipinta sul suo viso.

     - State indietro, ragazze! -

     - Possiamo sistemare tutto quanto con calma! - esclamò Seth, nel suo tono più sarcastico - Non c’è bisogno di ricorrere alla violenza! -

     - Sì, come no! - disse Sonic, scattando in avanti.

     Sfrecciando come un lampo, si lanciò alla volta dello sciacallo, appallottolato in azione rotante e diretto verso il suo stomaco. Purtroppo per lui, fu sufficiente un pigro movimento della mano di Seth, perché la traiettoria del lancio deviasse e Sonic si ritrovasse a colpire uno dei tavoli, mandando all’aria utensili e strumenti con un fracasso infernale. Anche Shadow era pronto a muovere battaglia, tanto che strinse un pugno per concentrare tutta la sua energia nella mano. Prima che, però, potesse focalizzare il colpo, Seth fece fluttuare verso di lui, con la velocità di un bolide, una cassetta degli attrezzi che, prendendolo alla sprovvista, gli fece perdere l’equilibrio.

     Getara non sprecò l’occasione che stava tanto aspettando e piombò addosso a Sonic come un falco. Sparando un potente getto di onde sonore, lo percosse in pieno petto, scagliandolo nuovamente contro il muro, dove vi si afflosciò lentamente. La lucertola non perse tempo e approfittò del vantaggio preparando uno dei suoi più forti calci alle costole, solo che non prevedeva la reazione fulminea del riccio, il quale rotolò su di un fianco e scansò il colpo. Ancora disteso a terra, unì le gambe e inflisse una doppia pedata in pieno volto al suo aggressore, in procinto di afferrarlo. Getara barcollò stordito e fu l’occasione giusta per Sonic per scagliare un forte pugno sul suo muso squamoso.

     Ancora perplessa, ma non per questo meno ricettiva, Zephir passò all’attacco, muovendosi con sorprendente rapidità attraverso il laboratorio e avvicinandosi a Levine. Le due ragazze si confrontarono a suon di calci e pugni, parati da entrambe le parti anche se con notevole difficoltà della farfalla. La velocità di cui era dotata la riccia azzurra era qualcosa fuori dall’ordinario, quindi c’era bisogno di ricorrere a misure drastiche. Sbattendo brevemente le ali, Levine lanciò sul volto di Zephir una polvere dorata luccicante che si depositò sui suoi occhi, impedendole la visuale. Approfittando del momento di vantaggio, la farfalla sfoderò il suo calcio girato più letale, scaraventando l’avversaria al tappeto. Galvanizzata dalla sua superiorità, non si rese conto però che Amy era in agguato alle sue spalle e, prima di potersene accorgere, ricevette una martellata poderosa sulla schiena.

     La lotta infuriava senza esclusione di colpi e Sonic sapeva benissimo che doveva mettere KO in fretta il più pericoloso del trio. Si lanciò nuovamente incontro a Seth, ma incontrò la resistenza del suo braccio spianato, finendo dolorosamente di schiena a terra. Shadow, colto da una furiosa rabbia, sfoderò i colpi più letali del suo repertorio ma non furono abbastanza per evitare che lo sciacallo lo respingesse con la telecinesi. Quando Zephir si fu liberata delle spore accecanti, notò che la situazione prendeva una brutta piega. Seth non aveva versato una sola goccia di sudore, eppure era riuscito a sopraffare la velocità di Sonic, quindi decise che avrebbe provato ad atterrare per primo lui. Utilizzò la stessa tattica adoperata per Levine e si avvicinò zigzagando rapidamente, pronta a sferrare un poderoso pugno. Neanche questo fu però sufficiente a cogliere lo sciacallo alla sprovvista, il quale bloccò il colpo e afferrò la riccia azzurra per il collo, sollevandola da terra.

     - E così tu sei la nuova entrata nell’allegra famigliola di Sonic! - commentò con un sorriso inquietante.

     Zephir si dimenò a più non posso, ma la morsa in cui la sua gola era intrappolata le stava risucchiando tutte le forze.

     - Vediamo cos’hai nella testa! -

     Gli occhi di acciaio di Seth si fecero improvvisamente magnetici. Zephir era determinata a non guardarli, ma la loro luce era così vivida e attraente che non poteva farne a meno. Un forte torpore si impadronì di lei e, in breve tempo, fece crollare ogni resistenza, persa nel vortice luminoso di quelle pupille magnetiche. Brevi immagini sfocate della mente di lei, fluirono nella testa di Seth e, per la prima volta a memoria d’uomo, quello che vide sembrò preoccuparlo. Incurvò le labbra in una smorfia disgustata, salvo poi ripiegarle nel suo spaventoso sorriso dopo pochi secondi.

     - Interessante! - commentò in tono pacato - Questa davvero non me l’aspettavo! Credo che varrebbe davvero la pena di conoscerti meglio, ragazza! Peccato che… stai per uscire di scena! -

     Con la mano libera, Seth esercitò il suo potere mentale per spalancare uno sportello quadrato dietro di lui. Senza alcun ritegno, scaraventò nel passaggio appena aperto la povera Zephir, la quale scivolò nel buio lungo lo scarico dei rifiuti, sparendo alla vista.

     - No! - esclamò Sonic, una volta rimessosi in piedi.

     Tentò di sferrare un nuovo attacco, ma un debole gemito accanto a lui lo bloccò all’istante. Con uno schiocco, Levine annodò la sua frusta attorno al collo di Amy, attirandola a sé, prima di tenerla ben ferma e di puntarle al collo un coltellino lucente.

     - Fossi in te starei molto attenta a scegliere le mie prossime mosse, dolcezza! - disse Levine sorridendo, mentre Amy si dimenava nella sua forte morsa.

     - Torcile soltanto un capello e io…! - replicò Sonic, con molto più coraggio di quanto ne avesse addosso.

     Seth si avvicinò alla ragazza in trappola e le strappò un aculeo dalla chioma rosa, prima di annodarlo tra le sue dita e farlo a metà.

     - Aspetta, per voi ricci sono questi i capelli o sono solo aculei? - domandò con un sorriso - Perché in tal caso posso sempre strappare qualcos’altro! -

     - Il frammento! - esordì Shadow, togliendo il riccio blu dalla sua strada con una spallata - Non lo ripeterò ancora! -

     - Fermo! Sei impazzito? Faranno del male ad Amy! -

     - Non è una cosa che mi riguarda! -

     Seth approfittò del battibecco per eseguire la sua prossima mossa. Concentrò i suoi poteri e paralizzò il corpo dei due ricci, costringendoli a fluttuare lentamente verso di lui. L’impotenza e la paralisi che avevano già provato in precedenza nelle grinfie dello sciacallo fece palpitare i loro cuori di paura.

     - Avverto un certo dissenso nei ranghi! Avete forse dimenticato cosa significa il gioco di squadra? -

     Il piacere che Seth provava nello schernire chi si trovava in balia dei suoi poteri non era per niente diminuito.

     - Finalmente! - disse Getara, sibilando - Adesso facciamoli fuori! -

     - Stai al tuo posto! Li lasceremo vivere ancora nell’angoscia del nostro prossimo incontro! Dopotutto ci sono cose che sono molto peggiori della morte, dico bene? -

     - Sono stanco dei tuoi giochetti! E’ ora di toglierceli dai piedi una volta per tutte! -

     - Al tuo posto ho detto! - il tono inflessibile dello sciacallo non ammetteva repliche - Altrimenti non basteranno mille anni per contare tutti i pezzi in cui ti smembrerò! -

     Quella crudele minaccia fu sufficiente a far desistere la lucertola dai suoi propositi sanguinari. Indietreggiò piano, digrignando i denti per la rabbia e lo scontento.

     - Non la passerai liscia! - ebbe modo di dire Sonic, determinato fino all’ultimo.

     - L’ho già fatto! -

     Subito dopo, divenne tutto buio e i due ricci persero conoscenza.

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     Un sentore di umido e un senso di soffocamento risvegliarono Sonic all’improvviso. Tentò di mettere a fuoco la vista, ma scoprì che non era necessario quando capì di trovarsi nella semi-oscurità. Puntò le mani a terra per rimettersi in piedi e i suoi guanti si bagnarono all’istante nel liquido che ricopriva il pavimento, molto probabilmente acqua. Lo scroscio incessante che le sue orecchie percepivano proveniva da alcuni ruscelli che colavano dall’alto e da altri al livello del terreno. Quando i suoi occhi si furono abituati al buio, si guardò intorno, scoprendo di essere in uno stretto spazio cubico, pieno di aperture di condotti dai quali sgorgava acqua sporca. Quasi non notò la sinistra sagoma di Shadow che si muoveva lì accanto, così nera da confondersi con le tenebre. Ignorando il dolore alla nuca e il senso di spaesamento, Sonic decise di sfogare tutta la sua frustrazione su di lui.

     - Non c’è niente di peggio che svegliarmi al buio e trovarmi davanti a te! - esclamò sprezzante - Che cosa ti frulla nel cervello stavolta? -

     Shadow non rispose. Era più interessato ad esaminare le pareti umide di quella fredda cella. Lo scalpiccio dei suoi piedi nell’acqua rimbombava cupo.

     - Mi hai sentito? Devi darmi delle spiegazioni! -

     Il riccio nero si voltò di scatto. Nelle sue mani si accese una piccola sfera di elettricità. Sulle prime Sonic pensò volesse colpirlo, ma poi capì che era solo per fare luce. Di fronte a quella fioca luminosità, il volto e gli occhi rossi di Shadow apparivano spettrali.

     - Ti ho già detto di chiudere la bocca! -

     - Ah, bene! Ti ritrovo in questo posto deserto a fare comunella con i tirapiedi di Magorian e ti aspetti che ti saluti e ti stringa la mano come se niente fosse? -

     - Fino a che punto si può spingere la tua idiozia? Sono stato buttato qui dentro da Seth proprio come te! Non mi sembra un trattamento che di solito si riserva agli alleati! -

     - Mi vuoi far credere che non hai niente a che fare con loro? -

     - Se fosse così, perché avrei dovuto combatterci contro? -

     Per Sonic era sufficiente come spiegazione, ma la sua rabbia non era ancora scemata.

     - Comunque sia, questo non spiega per quale motivo te ne vai scorrazzando tra questi rottami! E’ un tuo nuovo hobby? -

     - Non devo certo venire a fare a te il resoconto della mia vita! -

     Shadow gli diede subito le spalle, cercando implicitamente di chiudere la conversazione, anche per non dargli modo di indagare a fondo. Sapeva che non avrebbe approvato la sua collaborazione con Eggman, non che gli importasse, ma non desiderava altri che gli fossero d’ostacolo. Solo che non aveva calcolato l’ostinazione di Sonic.

     - I frammenti della Gemma! E’ questo che stai cercando, vero? -

     - Per l’ultima volta… chiudi… quella… bocca! -

     I toni della discussione si stavano decisamente infiammando.

     - Stai fresco, Shadow! Dovrei starmene in panciolle sapendo che un tipo come te è alla ricerca di quella bomba a mano in miniatura? Cosa ti succede? Il tuo cervello fa ancora cilecca o hai pensato bene di rispolverare le vecchie abitudini? -

     Al limite della sopportazione, il riccio nero sferrò un forte pugno con la mano libera e colpì Sonic ad uno zigomo, facendolo collassare e finire nell’acqua.

     - Credi che mi diverta? Credi che provi soddisfazione nel fare quello che faccio? -

     - Che cosa? - incalzò Sonic, rimessosi in piedi senza esitazione - Che cosa stai facendo? -

     La forma di vita perfetta distolse lo sguardo, una punta di colpevolezza dipinta nelle pupille.

     - Ascolta, non sono un tuo nemico, a meno che tu non mi ci costringa! Immagino tu sappia di cosa è capace quella Gemma e se finisse nelle mani di qualcuno come Eggman, non… -

     Sonic interruppe quello che stava dicendo perché qualcosa nel viso del suo interlocutore lo aveva colpito. Al pronunciare il nome di Eggman, aveva trasalito leggermente, abbassando lo sguardo e stringendo la piccola carica elettrica nella mano tanto da ridurre la sua luminosità.

     - No! Non dirmi che… stai lavorando per Eggman? -

     - E anche se fosse? - ribatté Shadow, senza pensarci.

     - Ti ha dato di volta il cervello? Aiutare quel pazzo a fare più pazzie del solito! E dire che Maria ti aveva chiesto di aiutare la gente! -

     - Non dire il suo nome! - sbraitò il riccio nero con una luce folle negli occhi - Non devi pronunciare il suo nome! Cosa ne sai tu? Cosa ne puoi sapere tu di me? Non mi conosci, non mi hai mai conosciuto! Non hai la più pallida idea di chi era Maria, di cosa significava per me, di cosa mi ha fatto promettere! Ma del resto come potresti comprendere una cosa del genere? Tu, il più acclamato e osannato eroe del pianeta, con tutte le porte che ti si aprono al tuo passaggio, amato e rispettato da tutti! Non puoi anche solo immaginare cosa ho dovuto passare dal giorno in cui ho aperto gli occhi! Nient’altro che dolore e solitudine, essere temuto e evitato da tutti attorno a me, trattato come una bomba sul punto di esplodere! Terra o Mobius, non fa differenza, non c’è posto per me in nessuno dei due mondi! Io non sono come te! Il mio passato è buio, il mio futuro non esiste, il tuo passato è chiaro come la luce del sole e hai davanti a te un futuro radioso! -

     - Non mi diventare melodrammatico ora! - replicò Sonic - Che cosa significa che non hai futuro? Dovresti aver imparato che puoi fare quello che vuoi della tua vita, indipendentemente da chi sei e da dove vieni! -

     - E che cosa ne dovrei fare? Dovrei essere come te? Fare l’eroe e andare in giro a salvare il mondo? Anch’io credevo che fosse possibile per me, ma non ho più una motivazione per farlo né un obiettivo da raggiungere! Posso anche salvare migliaia di persone e comportarmi come fai tu, ma continuerò ad essere temuto e odiato, fino al punto in cui, spaventate dal mio potere, non decideranno di eliminarmi per sempre! C’era solo una persona che riusciva a dare un senso alla mia esistenza e mi è stata strappata via! Il mio passato, il mio presente e il mio futuro non hanno significato senza di lei! Sono disposto a dare la mia anima al diavolo in persona per mettere fine alla sofferenza che mi procura essere me! E se questo comporta allearmi con Eggman… sono disposto a correre il rischio! -

     - Vuoi mettere in pericolo tutto il pianeta? - continuò Sonic - Sei disposto a questo? E per cosa poi? Pensi che dare ad Eggman i frammenti della pietra serva ad alleviare il tuo male di vivere? Non può essere così! Ti ha promesso qualcosa, non è vero? Quale menzogna si è inventato stavolta? -

     - Non sono affari che ti riguardano! - fu la secca risposta.

     - Tutto quello che abbiamo passato non ti ha insegnato niente? Non hai imparato qual è la ricompensa per chi si fida del dottor Eggman? -

     - Lo so! So che probabilmente mi sta prendendo in giro! - esclamò Shadow, adesso con una punta di disperazione nella voce - Ma devo tentare… devo… avere qualcosa a cui aggrapparmi, qualunque cosa! Anche una minima speranza! Devo ritrovare… il mio scopo! -

     Sonic non insistette oltre, non perché si fosse arreso, ma perché lo sguardo angoscioso e le note tristi nella voce del suo sosia riuscirono a colpirlo in profondità, addolcendo di un poco la sua determinazione e la sua sicurezza. Non aveva mai visto Shadow così perso, privo della forza di volontà che lo contraddistingueva, così triste. Sebbene una parte di lui comprendeva le sue sofferenze, l’altra non avrebbe mai e poi mai permesso che per una sola persona si mettesse a rischio la libertà di molti.

     - Stai giocando con il fuoco, Shadow! - sentenziò in tono serio Sonic - E io non starò a guardare! Ti fermerò, lo sai questo? -

     - Provaci! - ribatté Shadow a denti stretti - Se ti riesce! -

     D’un tratto, un forte tonfo seguito da un gorgoglio esplose nel piccolo antro quadrato. Una delle griglie dei tubi di scarico aveva ceduto al flusso imponente dell’acqua e aveva allentato la sua resistenza, prima di essere scardinato e trascinato via. I due ricci erano così intenti a conversare che non si erano accorti che il livello di liquido in cui erano immersi stava aumentando pericolosamente, arrivando fin sopra le loro ginocchia. Quando Sonic se ne accorse, saltellò agitato sul posto come se fosse stato in piedi sui carboni ardenti.

     - Cavolo! Cavolo! Cavolo! Cavolo! - continuava a ripetere, fuori di sé.

     - Tappati quel forno! - sbraitò Shadow infastidito - Non riesco a concentrarmi! -

     - Ma cosa caspita è questo posto? Una doccia futuristica? -

     - Se fosse una doccia verrebbe dall’alto l’acqua, ti pare? -

     - Ah… allora un bidet! Un bidet futuristico! -

     Shadow sbuffò, trovando poco divertimento nell’agitazione di Sonic.

     - Dev’essere uno degli snodi dell’impianto idraulico! Questo posto cade a pezzi e gli scarichi sono ostruiti, sarà per questo che non defluisce più acqua di quanta ne arriva! Seth ha pensato bene di chiuderci in questa trappola mortale! -

     - Ma… ma… ho già fatto il bagno il mese scorso! - piagnucolò il riccio blu, fuori di sé.

     Shadow gli diede scarsa importanza, preferendo puntare la piccola fonte di luce tra le sue mani verso un tubo di scarico nella parte bassa della parete. Illuminò l’interno per pochi secondi e mugugnò in tono basso, come se stesse rimuginando su qualcosa.

     - Allora… questo tubo va verso il basso per un tratto, ma sicuramente risalirà per arrivare all’altro capo! Se riusciamo a prendere velocità e a rotolare verso l’altra estremità forse abbiamo una possibilità! Ci occorre molta energia cinetica per avere spinta e vincere la corrente dell’acqua all’interno! Hai con te un Ring? -

     Sonic si frugò rapidamente nelle tasche dei pantaloni e tirò fuori uno dei suoi anelli dorati.

     - Usa tutta l’energia senza risparmiarti! Vado avanti io, nel caso ci siano ostacoli da rimuovere! -

     Il livello dell’acqua continuava a salire e Shadow decise che non era il caso di perdere tempo. Si sfilò i bracciali ai suoi polsi e il lieve senso di soffocamento che sentiva quando il suo potere era imbrigliato, si alleviò di colpo.

     - Stammi dietro! - ripeté, senza sapere bene perché si preoccupasse tanto dell’incolumità di Sonic.

     Quindi, fece un balzo fuori dall’acqua, puntò i piedi contro il muro e sfrecciò come un proiettile nell’imboccatura dello scarico, appallottolato in azione rotante. Il mondo cominciò a girargli intorno, mentre concentrava tutta l’energia del suo corpo per aumentare il numero di giri. Come aveva previsto, il tubo si piegò a gomito verso il basso per un breve tratto, consentendogli di acquisire velocità. Fu il momento buono per trattenere tutto il moto incrementato e rilasciarlo con una forte spinta quando il percorso si faceva in salita. Non avrebbe saputo dire esattamente per quanto continuò a girare, prima che avvertisse un forte schianto e venisse sparato fuori dalla corsia, per respirare di nuovo aria pura. Atterrò sul pavimento come un gatto, puntando le mani al suolo e subito dopo notò con la coda dell’occhio una pallottola blu che sfrecciava fuori dalla conduttura a tutta velocità. Il povero Sonic sbatté violentemente contro il muro per poi finire dolorosamente a gambe aperte su di una tubatura metallica.

     - Il mio… povero… pesciolino! - esclamò a denti stretti, con una voce più acuta del normale, e poi cadde a terra.

     Shadow si guardò intorno e si rese conto di essere sbucato in una piccola stanza che fungeva da ripostiglio. Accanto alla crepa che avevano creato con le loro azioni rotanti era abbandonato al suolo un lavandino sbeccato e sporco. Senza aspettare che Sonic si riprendesse dalla botta subita, sfondò la porta chiusa con una potente spallata e fuggì di corsa.

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     Si stava ormai facendo sera a Scarlet Plains. Le sfumature rosse e calde del tramonto avevano fatto spazio a quelle blu profonde della sera, decorate da un ricamo di stelle scintillanti. Un gruppetto trionfante aveva appena abbandonato i resti della Death Egg, portando con sé un riluttante ostaggio.

     - Oh, ti prego! Posso metterla a tacere? - sbottò Levine, spazientita.

     Era stata costretta a tenere Amy al guinzaglio della sua frusta per tutto il tempo in cui avevano camminato e la riccia rosa di certo non le facilitava il compito. Strepitava e si dimenava come un’anguilla, senza dare modo alla sua aguzzina di prendere un po’ di fiato. Seth distolse la sua attenzione dalla volta celeste e si girò a guardare la farfalla con scarso interesse.

     - Puoi lasciarla andare! - disse laconicamente.

     - Dici sul serio? -

     - Non ci serve più ormai! Ci rallenterà solo il passo! -

     - Oh, certo! - intervenne Getara, sprezzante - Dimenticavo che il vecchio Seth ha il cuoricino tenero! -

     - O semplicemente non provo gusto nel fare fuori tutto quello che si muove come te! -

     Obbedendo all’ordine, Levine allentò la presa sul collo di Amy e la allontanò con uno spintone. La riccia si massaggiò il collo arrossato e indietreggiò di qualche passo, incerta su cosa fare.

     - Puoi anche correre dal tuo fidanzato ora! - disse la farfalla con un sorrisetto - Sempre che ne sia rimasto qualcosa! -

     Ricordandosi all’improvviso che Sonic era nei guai, la ragazza fece dietrofront e corse a più non posso verso la Death Egg, temendo per la sorte della persona per lei più importante.

     - Amy! -

     La voce di Zephir le venne incontro nel buio della sera. La riccia azzurra era ricoperta di polvere e fuliggine, probabilmente a seguito del suo viaggetto nello scarico dei rifiuti.

     - Stai bene? Dov’è Sonic? -

     - E’ ancora lì dentro! Dobbiamo tirarlo fuori o affogherà! -

     - E’ sano e salvo! -

     Una terza voce, piuttosto familiare, aveva parlato questa volta. Era Shadow, che usciva dalla Death Egg a passo lento, i suoi occhi di fuoco che illuminavano lo scenario notturno.

     - C… Cosa? - balbettò Amy, ancora troppo agitata per realizzare quello che le era stato detto - Siete riusciti a fuggire? -

     Shadow non rispose, limitandosi a procedere impettito davanti a sé per andare incontro al suo avversario. Seth gli sorrideva e i suoi denti acuminati brillavano in contrasto con il suo manto, nero come un’ombra nel buio.

     - Non avevi intenzione di ucciderci, eh? - disse il riccio, studiando a fondo lo sciacallo.

     - Ero certo che un trucchetto del genere non sarebbe riuscito a fermare uno come te! Ammiro molto la tua determinazione! Sei un tipo combattivo… e io adoro combattere! -

     - Allora andiamo davvero a genio! -

     Era previsto che lo scontro partisse con la mossa fulminea di uno dei due. Seth, sicuro di sé, protrasse il braccio per esercitare il suo potere mentale, ma non si aspettava che Shadow tirasse fuori una grinta e una rapidità fuori dal comune anche per lui e gli si scagliasse addosso, appallottolato in azione rotante. Lo sciacallo fu colpito in pieno stomaco e strisciò sul terreno arido per diversi metri. Sorpreso e spaesato per essere stato colpito così clamorosamente, si affrettò a rimettersi in carreggiata, solo per incontrare un pugno poderoso di Shadow, seguito da una ginocchiata nello stomaco e un montante in pieno volto.

     Seth barcollò stordito e avvertì qualcosa di caldo sulla bocca. Era un rivolo di sangue che colava. Si toccò la ferita e guardò furente i polpastrelli macchiati di rosso.

     - Nessuno mi aveva mai fatto sanguinare! - mormorò, gli occhi che lampeggiavano furiosi.

     - Lieto di avere avuto il primato! -

     Preso da una furia cieca, lo sciacallo tentò nuovamente di intrappolare il riccio con la telecinesi, ma quest’ultimo si abbassò astutamente e rotolò in direzione delle sue ginocchia. Colto alla sprovvista, Seth ricevette un calcio alto sul mento. Tentò di afferrare l’avversario per le spalle, ma questi gli bloccò le braccia e con una capriola all’indietro gli assestò altri due calci veloci. Pugno destro, pugno sinistro… Shadow stava sfogando tutta l’energia repressa sul corpo di Seth, intrappolandolo in una gragnola di botte e impedendogli qualunque movimento. Sembrava completamente fuori di sé, per quanti colpi stava sferrando, senza neanche prendere un attimo di respiro.

     Gli altri che assistevano a questa scena impressionante, erano come paralizzati dallo spettacolo, non avendo mai visto Seth così in difficoltà e Shadow così scatenato. Anche Amy e Zephir erano rimaste impalate a guardare, come ipnotizzate, quando Sonic corse loro incontro, zoppicando debolmente.

     - State bene voi due? - domandò preoccupato, prima di notare il combattimento in corso.

     Il tonfo delle nocche del riccio nero che si infrangevano sulla mascella di Seth rimbombarono cupe. Lo sciacallo indietreggiò stremato e fece un ultimo debole tentativo di protrarre la mano. Shadow concentrò il suo potere in un unico punto e scagliò una freccia elettrica ad alta tensione. Il colpo prese l’avversario in pieno petto e la scossa si irradiò in tutto il suo corpo, costringendolo a collassare, definitivamente sconfitto, sulle sue stesse gambe. Shadow si avvicinò con cautela, respirando affannosamente per lo sforzo.

     - Chi è che ha paura adesso? - domandò sprezzante.

     Afferrò senza ritegno un braccio di Seth e gli strappò il frammento turchese che era incastrato tra le dita della sua mano. Quest’ultimo non oppose la minima resistenza, anche se la sua reazione non poteva essere più assurda. Si sentivano le sue risate sguaiate, ma soffocate, echeggiare nel buio.

     - Lo trovi molto divertente? - chiese Shadow, irritato.

     - Incredibilmente! - confermò lui, con la voce roca - Fallirai… morirai… e tutti gli altri con te! -

     Il riccio nero colse la follia del suo sguardo d’acciaio e lo ricambiò con una smorfia di disgusto.

     - Non metterti mai più sulla mia strada! - gli disse in tono piatto, per poi rivolgersi a tutti i presenti - Questo vale per ognuno di voi! Se ci tenete alla pelle, non ostacolatemi… mai più! -

     E detto questo, cominciò ad allontanarsi in corsa, inghiottito nelle tenebre della sera, cercando di far sfuggire agli occhi di chiunque il lancinante dolore che stava avvertendo dentro di sé.

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  (1) E’ la fortezza spaziale con cui il dottor Eggman minacciò Mobius in Sonic 2, Sonic 3 e Sonic & Knuckles

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ART GALLERY

Ramon D. Denser Concept Art
Ramon D. Denser Concept Art
Disegnato da cupidochan
(http://cupido-chan.deviantart.com)
Questo è un ritratto del personaggio Ramon D. Denser, con espressioni salienti, come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"

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La Knuckster F.F. è orgogliosa di presentare,

in anteprima mondiale:

CIAK, SI CANTA

Una produzione Knuckster F.F.
Scritto ed ideato da Knuckster

Interpretato da:
Sonic The Hedgehog
Miles “Tails” Prower
Knuckles The Echidna
Amy Rose
Rouge The Bat
Shadow The Hedgehog
Cream The Rabbit
Tikal The Echidna
Levine The Butterfly

E per la prima volta sul grande schermo:
Mr. Trick
Nack The Weasel
Sydia The Squirrel
Michael “Manny” Monkey
Ramon D. Denser

Attenzione:
Questa è una fan fiction musicale e recitativa. Gli eventi che occorreranno saranno narrati al tempo presente, come la sceneggiatura di un film.
Qui di seguito è pubblicato il copione dettagliato, ma esiste una versione musicata realizzata tramite una presentazione Power Point.
Chiunque voglia leggere la versione di questa storia completa di musica e di effetti scenici è pregato di contattarmi per ottenere il link da cui scaricare la presentazione.
Grazie dell'attenzione e buona lettura!

ATTO SEI:

Noi contro la musica

     Se Sonic the Hedgehog non avesse saputo che la situazione corrente avrebbe reso la sua battuta più fastidiosa che divertente, avrebbe di sicuro affermato con convinzione che una bella musica da film d’azione avrebbe riassunto con efficacia i preparativi per cui lui, insieme a Shadow e Rouge, sono tanto indaffarati. Di sicuro, se si fosse soffermato a pensarci più del dovuto, la possibilità che una melodia magnetica si impadronisse di loro sarebbe diventata un pericolo, costringendoli a ritardare il piano d’azione concordato. Per evitare contrattempi danzanti, Sonic si sforza di spostare il pensiero su altro, cosa non particolarmente facile considerando che mai era stato costretto a farlo.

     La sua attenzione viene catturata da Rouge che in quel momento si sporge oltre il muro del vicolo nel quale si sono prudentemente riparati per controllare se i dintorni siano sgombri. Shadow le è subito accanto, con la solita espressione imbronciata stampata in volto. Nonostante l’atteggiamento distaccato, Sonic lo conosce abbastanza per capire e saper riconoscere il modo in cui manifesta la tensione del momento.

     - Non vedo anima viva da queste parti! - dice la ragazza in un sussurro - Se dobbiamo fare questa pazzia, è meglio farla ora prima che il centro cominci ad essere trafficato! -

     Sonic non può che essere d’accordo con quell’affermazione. Avevano scelto di raggiungere il centro città di Emerald Town alle prime luci dell’alba proprio per poter entrare indisturbati nella sede della TRL Corporation dalla quale Rouge era fuggita la sera precedente. Non avevano la minima idea di quanta sicurezza avrebbero trovato al suo interno, né di dove avrebbero potuto localizzare con precisione il dispositivo di Mr. Trick. Ricordava ancora le raccomandazioni di Tails risalenti alla sera precedente: “In assolutamente nessun caso devi distruggere o danneggiare il dispositivo! Potrebbe accelerare gli effetti della fusione o peggio!”. Aveva insistito molto su quel punto, quindi il compito era semplicemente di raccogliere informazioni o, se la taglia della macchina lo permetteva, di portarla via con sé.

     Il momento migliore per attaccare era di sicuro quello in cui avrebbero potuto trovare il minor numero possibile di persone nei dintorni. Aspettare fino alla notte successiva si sarebbe potuto rivelare un grande sbaglio, considerando che, secondo quanto detto da Tails, il numero musicale di gruppo in quello scenario surreale della sera precedente dipendeva dal fatto che le due Zone si stavano per fondere a velocità preoccupante. Sonic era già stato nella Zona chiamata Music Plant tempo prima e di sicuro non gli andava molto a genio l’idea di vivere perennemente in un posto dove ad ogni passo corrisponde una canzone. Era necessario agire quanto prima, per questo, nonostante Rouge fosse poco propensa a tornare nel luogo della sua lussuosa prigionia, lui e Shadow avevano chiesto al pipistrello di condurli dove speravano di trovare la soluzione a tutti i loro problemi.

     Arrivati nel centro città quando ancora il sole non era del tutto sorto, però, si era presentato un contrattempo che non avrebbero immaginato. Nel posto in cui Rouge aveva scortato i due ricci non c’era un solo grattacielo, ma almeno sei del tutto identici, disposti ordinatamente in tre file da due nel centro di una lunga ed ampia piazza squadrata. La ragazza pipistrello si era ritrovata spaesata sulle prime, non riuscendo più a riconoscere il palazzo dal quale era scappata. Era molto buio al momento della sua fuga e la sua fretta nel tagliare la corda le aveva anche impedito di accorgersi della presenza di altri cinque edifici uguali.

     - Questa davvero non me l’aspettavo! - aveva commentato, leggermente imbarazzata.

     Aveva anche tentato, con l’aiuto di un binocolo, di individuare quale dei sei grattacieli avesse una delle finestre dell’ultimo piano infranta, ma, stranamente, non c’era dubbio che tutte quante fossero in perfetto stato. Questa singolare ispezione aveva richiesto del tempo prezioso, ma proprio quando i tre erano a corto di idee, una placca dorata affissa accanto alle grandi doppie porte di ingresso di uno dei palazzi era venuta in loro aiuto. Su di essa era inciso il logo della TRL Corporation, dissolvendo ogni dubbio su quale potesse essere il posto giusto.

     - Cosa stiamo aspettando? - domanda Sonic, ansioso di passare all’azione - Che a Shadow vengano gli aculei bianchi? Diamoci una mossa prima che la piazza si riempia! -

     - Sei divertente quanto l’orticaria! - commenta in risposta Shadow, burbero, ma stranamente meno furioso del normale.

     Senza nessun segnale di partenza, all’unisono il terzetto scatta rapido dal suo nascondiglio e sfreccia quanto più rapidamente possibile verso l’obiettivo. Rouge ha già in precedenza confermato che l’ingresso è sigillato da una chiusura elettronica e, a causa dell’orario, non si è ancora fatto vivo nessuno che potesse aprirlo. Nonostante questo, per ragioni di sicurezza, è molto più prudente per loro passare da una delle porte sul retro usate probabilmente dalla manutenzione.

     - Hanno una serratura molto più semplice! - commenta l’esperta ladra, una volta raggiunta la parte posteriore del grattacielo - E’ come rubare le caramelle ad un bambino… insomma, non che l’abbia mai fatto! - si affretta ad aggiungere quando avverte lo sguardo stupito dei due ricci.

     Dopodiché, inserisce nel buco della serratura due piccoli strumenti in ferro dalla forma allungata (e quando Shadow e Sonic la vedono estrarli dalla sua vertiginosa scollatura sono presi da un violento rossore che sperano non si trasformi in una canzone) e comincia ad utilizzarli con destrezza e precisione.

     - A volte è un bene avere una scassinatrice per amica! - sussurra Sonic con un sorriso.

     - Certo, quando non siete troppo impegnati a giudicare male tutto quello che faccio! - ribatte Rouge, stizzita, ripensando alla discussione avuta la sera prima con Knuckles - Fosse stato per voi, probabilmente, avreste fatto irruzione nel palazzo con la grazia di un carro armato! -

     - Ti sbagli! - replica Shadow - Per essere sicuro di mettere la parola fine a questa storia avrei direttamente fatto saltare in aria l’intero palazzo! -

     Quando un sonoro click arriva alle loro orecchie, capiscono che la serratura è stata forzata. Senza nascondere la soddisfazione sul suo volto, Rouge fa un passo indietro e si rivolge ai due compagni.

     - Per certe cose ci vuole solo l’impareggiabile tocco femminile! - afferma, per poi indicare la porta - Quando volete, ragazzi! -

     - Sei sicura di non voler entrare anche tu? - domanda Sonic.

     - Rimettere piede in questo posto non è in cima alla classifica delle cose che più mi vanno di fare! E poi con la vostra velocità non avete bisogno di me! Rimarrò qui a tenere d’occhio la situazione! Cercate solo di tornare tutti interi, bellezze! -

     Senza perdere ulteriore tempo, i due ricci si preparano ad intraprendere la ricerca. Shadow si avvicina alla porta e la spinge con cautela, pronto ad entrare nel corridoio immerso nel buio. Senza preavviso, però, al cigolio della porta segue un leggero rumore secco e dallo stipite dell’uscio cala di colpo un oggetto appeso ad un filo di nylon bianco. Si tratta di una bambola di pezza che rappresenta la figura stilizzata di un riccio che sfoggia un grande sorriso. Un microfono nella bocca del pupazzo ripete con voce meccanica la frase: “Se il riccio gli agli ti piglia, togligli gli agli e tagliagli gli artigli”. La sorpresa di Shadow per la bizzarra scoperta viene in fretta sostituita dalla paura, accentuata dal suo cuore che comincia a martellare nel petto, alla vista di un conto alla rovescia su un piccolo schermo rettangolare sulla pancia del pupazzo.

     Con soli dieci secondi a disposizione, il riccio nero si volta di scatto, intimando - Via! Allontanatevi! - agli altri due. In un turbine confuso, i tre cominciano a correre all’impazzata per mettere quanta più distanza possibile tra loro e la porta. Il criptico scioglilingua del pupazzo echeggia nelle loro teste come un inquietante avvertimento. Alle loro spalle, un grande botto rimbomba nell’aria facendo vibrare il pavimento sul quale mettono i piedi. Quando sono abbastanza lontani per potersi definire al sicuro, tutti e tre si voltano e hanno modo di vedere la nuvola di fumo e pulviscolo sollevata dall’esplosione. Alcuni detriti piovono a terra portando con sé il rumore della ghiaia calpestata. La porta in legno, ora annerita e bruciacchiata, è stata scagliata a metri di distanza.

     - Per poco non ci rimettevamo la pelle! - commenta Sonic, sbalordito - Quello non ha tutte le rotelle al suo posto! -

     - Oppure è più intelligente di quanto pensiamo! - completa Shadow - In qualche modo ha previsto che saremmo arrivati, lo dimostra quel fantoccio a forma di riccio! Ed ora dobbiamo filarcela in fretta! -

     - Perché? Siamo ancora in tempo per andare a cambiargli i connotati! - propone il riccio blu.

     - Pessima idea, tesoro! - ribatte Rouge, innervosita - Tra poco qui ci sarà una folla di gente attirata dall’esplosione! Non conviene farci vedere nei paraggi! -

     Senza aggiungere altro, Shadow e Rouge si affrettano a raggiungere il vicolo nel quale si erano riparati in precedenza. Sonic, leggermente disorientato sulle prime, li segue a ruota quando ha realizzato la situazione.

     - Rimango del parere che avremmo potuto fare irruzione lo stesso! - persiste il riccio blu in seguito - Ti fai spaventare da un piccolo botto, Shadow? -

     La Forma di Vita Perfetta lo fulmina con un’occhiata e poi gli si rivolge con tono sprezzante.

     - Fermati un attimo a pensarci, testa vuota! Non puoi irrompere in un palazzo e creare scompiglio come se niente fosse! Non stiamo affrontando un criminale pazzoide come Eggman questa volta, abbiamo di fronte un cittadino come gli altri! Se non siamo discreti, Trick non ci perderà niente a chiamare la polizia e a farci passare per i cattivi della situazione! Serve tattica adesso, non esibizioni da smargiasso! -

     Sonic ricambia lo sguardo del suo interlocutore sollevando un sopracciglio e grattandosi la testa con perplessità.

     - Ehi, ho solo espresso un parere! Non c’è bisogno di dare di matto! -

     - Non potevo aspettarmi niente di più da un vagabondo come te! - puntualizza Shadow - Se permetti, io so qualcosa in più di te riguardo alle persone… incluso quando puoi cominciare ad averne paura! -

     - Allora puoi anche illuminarci, tesoro! - interviene Rouge, nervosa, mentre sbircia oltre l’angolo - Si sta già cominciando a radunare la folla! -

     Il rimbombo di passi in lontananza e il vociare spaventato che si è diffuso nell’aria non rende necessario al riccio nero guardare per avere conferma di quelle parole.

     - Per ora non possiamo fare molto! Togliamoci di torno prima di attirare l’attenzione! -


     Affacciato alla finestra dell’ultimo piano di un grattacielo attiguo, un bizzarro figuro sorseggia in un calice di cristallo il suo liquore preferito, sorridendo nella contemplazione dei risultati fruttuosi del suo aguzzo ingegno. Adagiato in cima al cilindro che porta in testa, il suo inseparabile criceto peluche sembra sorridere a sua volta, paralizzato in un ghigno immutabile che, a volte, nella mente del suo padrone si può vedere muovere.

     - Pare che la tua idea abbia funzionato ancora, boss! - interviene una voce alle sue spalle dopo che il suo proprietario si è richiuso la porta della stanza alle spalle - Di sotto sono tutti in agitazione! Qualcuno ha già chiamato gli sbirri perché scoprano che cosa ha provocato l’esplosione! -

     - Mais oui, mio super dentato compare! - esclama Mr. Trick, sollevando il bicchiere in alto come per fare un brindisi - E che cosa abbiamo imparato nella lezione di oggi? -

     Nack aggrotta la fronte, mentre tenta di interpretare la domanda del suo capo.

     - Che è sempre preferibile non passare dalla porta sul retro? - chiede infine.

     - Brillante tentativo, geniaccio, ma il notaio ha dato risposta non valida! La morale della storia è: a che serve usare la forza per risolvere i tuoi problemi quando è sufficiente sostituire una finestra e spostare una targa? Non sei d’accordo, Sponky? -

     Il criceto non lo degna di una risposta, rimanendo immobile come è sempre stato.

     - Povero piccolo! Non è più tanto loquace da quando il gatto gli ha mangiato la lingua! - è il commento della iena - Avesse avuto almeno il buon gusto di farla al vapore prima di papparla! -

     - Tutti i palazzi di questo complesso appartengono a te, boss! - continua Nack - Non risaliranno comunque a te una volta iniziate le indagini? -

     In tutta risposta, Trick si avvicina a piccoli saltelli al divano prima di tuffarcisi sopra come avrebbe fatto in una piscina.

     - Di questo se ne stanno occupando i ragazzi, bello mio! Basta usare la solita parolina magica della “tubatura difettosa” e tutti sono pronti a bere la fandonia come farebbero con una caraffa di champagne! -

     Nack non può fare a meno di sorridere di fronte alla spensierata sicurezza della iena.

     - Certo che hai sempre la carta giusta da giocare al momento giusto! -

     - La vita è tremendamente semplice! I cruciverba, quelli sono difficili! Non sono mai riuscito a capire perché alla definizione “sono d’oro a 50 anni” la risposta “denti” non va bene! -

     Prima che Nack possa svelare quel mistero, si sente bussare alla porta e subito dopo appare Levine sulla soglia. Al posto dell’ormai consueta espressione annoiata, sfoggia questa volta un sorriso affabile che raramente le si era visto addosso.

     - Ho interrotto qualcosa? - domanda senza un filo di dispiacere nella voce.

     Mr. Trick si rimette di scatto in piedi e, sfregandosi le mani, si avvicina alla donnola zannuta per poi cingergli le spalle con un braccio.

     - Stavamo solo per raggiungere l’illuminazione, ma non importa, bambolina! Il buon vecchio Nack ha deciso che preferisce brancolare nel buio e stava giusto andando via! -

     Recepito subito il segnale, Nack annuisce con convinzione con la testa e, dopo aver fatto un impercettibile cenno di saluto a Levine, abbandona la stanza.

     - Dimmi, dolcezza, come va la tua adorabile testolina? - domanda la iena, scodinzolando per un’inspiegabile contentezza - Ti fa ancora male dove il brutto pipistrello cattivo ti ha colpito? -

     La farfalla, di norma, si sarebbe infastidita nel sentirsi trattare come una lattante, ma in questo caso la sua serenità non viene turbata. Continua a sorridere cordialmente e neanche il ricordo di quanto sia stato facile per Rouge metterla al tappeto riesce a scuoterla.

     - Sono fatta di un pasta molto più forte di quanto si possa pensare! - ribatte, avvicinandosi a Trick e giocherellando con una ciocca dei suoi capelli - Ti avevo detto che di quel topo volante non ci si poteva fidare! Avresti dovuto darmi retta! -

     - E’ valsa la pena giocare con la nostra riluttante ospite fin quando è stato possibile! - replica lui - Sapevo che avrebbe accettato la mia piccola sfida e raccontato tutto quanto ai suoi penosi compari! E’ stato molto divertente preparare quel regalino con botto per loro, e sono ancora più ansioso di vedere la loro prossima mossa! -

     Levine deve fare forza su sé stessa per non indignarsi alla notizia che il suo partner ha volutamente rivelato a Rouge i suoi piani. Non riesce a capacitarsi di quanto possa essere sconsiderato e autolesionista, ma deve comunque continuare a recitare bene la sua parte perché possa entrare nelle sue grazie e farsi strada nella sua affermata organizzazione.

     - Non ho mai conosciuto un leader così carismatico e intelligente! - incalza la farfalla, con il tono più suadente del suo repertorio.

     - Allora ti sei persa il primo numero di: “Bislacchi che vorresti sposare”! E’ tutto dedicato a me! Si parla anche di quanto adori l’uncinetto, la corsa nei sacchi e misurarmi in sfide di arguzia sempre più grandi! Che gusto c’è quando tutto fila liscio come l’olio? Dov’è il divertimento? Il vero gusto nelle cose lo si assapora quando ci si impegna per ottenerle! -

     - Come darti torto? - gli dà corda Levine - E un genio così brillante come te avrà di sicuro bisogno di una persona all’altezza che gli stia accanto! La mia offerta è ancora valida, sai? -

     Delle lontane note di pianoforte seguono quelle parole inequivocabili, venendo fuori dal nulla senza che nessuno dei due faccia in tempo a rendersene conto. Le gambe di Levine si muovono autonomamente, muovendo lenti passi nello spazio della stanza, senza riuscire ad imporsi di fermarsi. L’intensità della luce si affievolisce all’improvviso e, subito dopo, un allegro coro di sassofoni dà il via ad una melodia vecchio stile, ritmata e accattivante.


     “Some girls, they like candy, and others, they like to grind,
     I'll settle for the back of your hand somewhere on my behind.
     Treat me like I'm a bad girl, even when I'm being good to you,
     I don't want you to thank me, you can just spank me.”

     Il cono di luce rotondo di un riflettore da teatro è puntato direttamente su Levine. Indossa un abito di colore verde bottiglia, ricoperto da brillantini luccicanti, che termina con una gonna fatta di filamenti di tessuto, simile a quelle hawaiane, calze a rete e tacchi vertiginosi. Davanti a lei si trova l’asta del microfono e dietro di lei i pesanti tendaggi bianchi del sipario. Ai suoi lati, invece, due sorridenti coriste, vestite esattamente come lei, le forniscono tutti i controcampi di voce.

     “Some guys like to sweet talk, and others, they like to tease,
     Tie my hands behind my back and, ooo, I'm in ecstasy.
     Don't slobber me with kisses, I can get that from my sisters,
     Before I get too cranky, you better...”

     Un pianista in smoking è impegnato sulla sinistra del palcoscenico a strimpellare con il suo pianoforte bianco panna. Levine decide di andare a fargli compagnia, issandosi sul piano e sdraiandocisi sopra senza dimenticare di portare con sé il microfono. Come potrebbe, altrimenti, far sentire a tutti gli spettatori lì presenti le parole della sua ironica canzone? Le coriste, nel frattempo, sgambettano a tempo con la melodia, ancora ferme al loro posto.

     “Like hanky panky [hanky panky],
     Nothing like a good spanky [good spanky].
     Don't take out your handkerchiefs,
     I don't wanna cry, I just wanna hanky panky.”

     Spuntando da dietro le tende del sipario chiuso, un nuovo personaggio si presenta sulla scena, facendo capolino sul palco per poi esservi letteralmente trascinato per mano dalle coriste. E’ uno spaesato ragazzo pesantemente coperto da un impermeabile giallo appariscente, visibilmente imbarazzato per le attenzioni che gli vengono rivolte. La stessa Levine, tra una nota e l’altra, accarezza piano il volto del nuovo arrivato e si diverte a provocarlo con delle mosse sensuali. Al termine della canzone, la melodia cala di intensità e si trasforma lentamente in un nuovo ipnotico ritmo.

    “I knew you'd be here tonight so I put my best dress on.
     Boy, I was so right.
     Our eyes connected, nothing's how it used to be
     Don't second-guess it
     Track in on this feeling, put focus close up you and me
     Nobody’s leaving
     Got me affected, spun me 180 degrees, it's so electric”

     Sebbene la musica elettronica lenta e suadente si adatti di più ad uno scenario semibuio, Levine si ritrova distesa sul bordo di una piscina olimpionica sotto un caldo sole estivo. Indossa un lungo vestito da sera, completamente nero e così leggero e aderente da far intravedere le sue forme. Accanto a lei, lungo tutto lo spazio piastrellato del bordo piscina ci sono decine di bagnanti in costume dal fisico impeccabile che muovono lentamente braccia e gambe come in una gara di nuoto sincronizzato, seguendo i battiti elettronici della melodia e le parole di Levine.

     “Read my body language, take it down, down
     Slow down and dance with me, yeah, slow
     Skip a beat and move with my body, yeah, slow
     Come on and dance with me, yeah, slow
     Skip a beat and dance with my body, yeah, slow”

     Ad un certo punto, tutti i ragazzi e le ragazze che sembrano in preda ad uno strano incantesimo ipnotico, si cominciano a rialzare uno dopo l’altro, a salire ordinatamente in fila sulla scaletta che conduce al trampolino e poi a tuffarsi in piscina con tuffi mirabolanti. Alcuni di loro però sono rimasti accanto a Levine, la quale, come seguendo un copione prestabilito, si dispone accanto a loro e piega il suo corpo per formare una lettera S. Subito dopo di lei, altri si occupano di formare le lettere L, O e W. Dopo aver composto il titolo della loro accattivante canzone, corrono verso la piscina e si lasciano abbandonare alle sue acque.

     Proprio quando la sua pelle sta per sentire il sollievo della freschezza, la piscina sparisce sotto ai suoi occhi e la stanza piena di sfarzo esagerato dalla quale tutto è partito si materializza come se nulla fosse successo. La farfalla appare leggermente spiazzata dal cambiamento repentino, ma non appena incrocia lo sguardo quasi esaltato di Mr. Trick, si mostra sicura di sé, in modo da sorreggere la sua messinscena. Considerando l’espressione deliziata del boss dei Ring Leaders, Levine conclude che è stato un bene esibirsi con quelle performance musicali. Forse quello è il miglior linguaggio per comunicare con un personaggio come lui. A parole, probabilmente, non sarebbe riuscita a fargli capire le sue precise intenzioni, quindi, per la prima volta da quando quella storia è cominciata, ringrazia di aver avuto la possibilità di cantare.

     - Ottima coreografia, zuccherino! - commenta la iena, battendo le mani con emozione - Io stesso non avrei saputo fare di meglio! Bé, ora che ci penso, certo che avrei fatto di meglio! Solo che non avrei avuto la tua grazia femminile… mmm, o forse sì? Mi sono sempre chiesto che futuro avrei avuto come ragazza pon pon! -

     - Hai recepito allora il messaggio della mia canzone? - domanda Levine, cercando di respingere l’idea della iena con la gonnellina da cheerleader - Che cosa ne dici? -

     - Io e Sponky siamo a tua completa disposizione! - conferma lui, annuendo con convinzione con la testa, quindi tende una mano in avanti.

     Levine guarda prima il suo palmo aperto, poi sposta l’attenzione sul suo volto, illuminato da un sorriso vagamente da brivido.

     - Cosa significa questo? - domanda.

     - Era quello che mi hai chiesto, no? Di ballare lentamente con te! Ebbene, bambina, quando si tratta di sgambettare io sono il re dei re! Lascia che te lo dimostri! E per esaudire la tua richiesta, balleremo in slow motion, fotogramma per fotogramma! E anche Sponky gradirebbe fare due salti con te! Contenta? -

     A questo punto, la pazienza così faticosamente conservata dalla ragazza cede definitivamente il posto alla rabbia fino a quel momento repressa. Infastidita al massimo dall’atteggiamento del suo presunto partner e dallo sforzo di dover pendere dalle sue labbra per entrare nelle sue grazie, cosa che mai avrebbe voluto fare, si sfoga facendo sbattere le ali freneticamente e diffondendo nella stanza una polvere dorata lucente.

     - Fino a che punto può essere irritante una persona? - sbraita, senza ormai più badare a come giocare le sue carte - Ho cercato in tutti i modi di farti capire le mie intenzioni, ma come è possibile ragionare con uno psicopatico come te? Come può un pazzo che dovrebbe essere rinchiuso in un manicomio essere a capo di questa organizzazione? E’ follia pura! Ne ho le tasche piene di te e del tuo stupido e assurdo piano da cabaret! Avrei dovuto pensare da subito che l’unico modo per prendere il controllo qui sarebbe stato quello di farti fuori e basta! -

     Di fronte a quella rabbiosa sfuriata, il sorriso di Trick si allarga sempre di più, ma chiunque non fosse stato accecato dalla collera come Levine, avrebbe ritenuto inquietante il suo modo di stringere gli occhi e si sarebbe preparato al peggio.

     - Lo sai, mia piccola farfallina focosa? Sono stato chiamato in molti modi durante la mia illustre carriera: egocentrico, narcisista, maniacale, psicotico, “per favore, le dita no!” e “perché mi stai facendo questo?”, ma nessuno ha mai osato rifiutare un mio invito a ballare! A quei pochi che hanno avuto l’ardire di farlo ho sempre concesso il dono dell’ubiquità... sono un po’ qui e un po’ lì nello stesso tempo… o almeno quello che ne rimane! -

     Con un rapido colpo di piede, la iena dà un calcio al suo bastone puntato sul pavimento e lo fa arrivare all’altezza della sua spalla.

     - Tu sei una di quelle che non riescono a prendere la vita con il mio terapeutico umorismo, quindi lascia che ti conceda il privilegio di mostrarti quello che penso di voi tutti! -


     “You wouldn't let me say the words I longed to say
     You didn't want to see life through my eyes
     [Express yourself, don't repress yourself]
     You tried to shove me back inside your narrow room
     And silence me with bitterness and lies
     [Express yourself, don't repress yourself]”
    
     Il lento ritmo ripetitivo echeggia in uno spazio completamente bianco dove troneggia un fiero e determinato Mr. Trick. Completamente in nero, vestito con una tuta di pelle lucida e con indosso un paio di guanti borchiati, è in piedi su una sedia di metallo. Mentre canta con un tono sottile, ma che contiene parole che suonano come minaccia, regge in mano un fascio di catene come se fossero gli steli di un mazzo di fiori.

     “You punished me for telling you my fantasies
     I'm breakin' all the rules I didn't make
     [Express yourself, don't repress yourself]
     You took my words and made a trap for silly fools
     You held me down and tried to make me break
     [Express yourself, don't repress yourself]”

     All’estremità opposta delle catene sono attaccati degli stretti collari di cuoio, annodati al collo di una decina di figuri incappucciati e inginocchiati. Trick torna con un balzo a terra e si siede a gambe aperte, tirando le catene come dei guinzagli per far avvicinare quelli che hanno l’aria di essere i suoi schiavi senza identità. Procedendo a gattoni, tutti e dieci si dispongono attorno a lui per poi sollevarlo di peso insieme alla sedia come un sovrano sul suo trono.

     “And I'm not sorry [I'm not sorry]
     It's human nature [it's human nature]
     And I'm not sorry [I'm not sorry]
     I'm not your bitch don't hang your shit on me [it's human nature]”

     Un altro agile salto è sufficiente a Mr. Trick per tornare a terra e, in un modo che nessuno riesce a comprendere, a trasformare le catene nei lacci scuri di un paio di fruste. Facendoli roteare con maestria, compone diverse figure con l’intreccio delle funi e dei corpi dei suoi sudditi, muovendoli come farebbe un burattinaio con i suoi pupazzi. Al termine della canzone, lui si trova al centro del mucchio, tutti sono ai suoi piedi e lui sfoggia un largo sorriso di soddisfazione.

     Una volta che la realtà viene riportata autonomamente al suo aspetto normale, la iena ritrova lo sguardo di sfida di Levine dritto davanti a lui. Nonostante tutto, però, la ragazza non pare essere rimasta particolarmente colpita o intimorita da quell’esibizione. La determinazione incisa nelle pieghe del suo volto comunica che è ancora intenzionata a mettere in atto il suo piano.

     - Hai cantato la tua ultima canzone, damerino! - dice, mettendo mano alla frusta legata alla sua cintura - Hai qualcos’altro da aggiungere prima di essere spodestato? -

     - Ecco le mie ultime parole famose, dolcezza! - replica Trick, visibilmente divertito - Non dimenticare di tirare la cordicella del paracadute quando è il momento! -

     Gli attimi in cui l’attenzione di Levine viene distratta da parole di cui non capisce il senso si rivelano determinanti. Con una rapidità sorprendente, Trick appoggia una mano sulla superficie di un quadro appeso alla parete e un meccanismo nascosto viene innescato. Risuona un grosso tonfo metallico e la farfalla si sente mancare il terreno sotto ai piedi. Lei e il tappeto sul quale si trova vengono risucchiati in una larga botola rettangolare, sparendo alla vista nel giro di pochi secondi con il sottofondo di un urlo di rabbia e di sorpresa. Incredibilmente divertito da quella che ritiene una gag, Trick scoppia in una risata isterica.

     - E così altre due ragazze ti hanno piantato in asso! - commenta Sponky in falsetto - Hai mai pensato che sei tu a non essere predisposto alle relazioni sentimentali? -

     - E’ sempre triste venire rifiutati, ma come diceva la mia povera zia Adelina: “Non è possibile fare la salsa senza spiaccicare i pomodori”! -


     “This is a story about control, my control
     Control of what I say, control of what I do
     And this time I'm gonna do it my way
     I hope you enjoy this as much as I do
     Are we ready? I am
     'Cause it's all about control and I've got lots of it”

     La musica che proviene dalla radio nella sua auto è troppo accattivante e ritmata perché Tikal possa rimanere ferma ad ascoltarla. Il fatto che poco prima, alla guida del bolide, abbia letteralmente sfondato la porta della palestra verso la quale era diretta non ha alcuna importanza quando si ha il controllo. Ed è pronta a fare quello che deve fare per dimostrarlo al mondo intero.

     “When I was 17 I did what people told me
     Did what my father said, and let my mother mold me
     But that was long ago, I'm in control, never gonna stop
     Control, To get what I want, control
     I like to have a lot, control, now I'm all grown up”

     La tuta da ginnasta che indossa è l’ideale per gli esercizi alla sbarra. Sebbene non avesse mai saputo come ballare da professionista, adesso si sente incredibilmente forte e agile. Il suo tono di voce sostenuto mentre canta non viene intaccato dai suoi rapidi movimenti e dal modo in cui scioglie ogni muscolo. Il solo aver pensato al suo passato, a suo padre e a tutto quello che era successo perché non è mai stata al comando delle sue scelte ha scatenato un turbinio di musica tonante.
     
     “Got my own mind, I wanna make my own decisions
     When it has to do with my life, my life
     I wanna be the one in control
     So let me take you by the hand, and lead you in this dance”

     Se la forza e la convinzione delle sue parole potesse trasformarsi in un’esplosione, di sicuro l’intera palestra salterebbe in aria. Al posto del botto, però, c’è un anello di fiamme che si leva intorno a lei. Come per magia, la musica aumenta sempre di più di intensità. I suoi battiti si fanno così forti da far tremare le pareti e, come ultima dimostrazione che è Tikal sola ad avere il controllo, ad un suo schiocco di dita tutto sparisce attorno a lei in un soffio di fiato.

     Come se lo svolgersi degli eventi nella mente di Tikal fosse stato messo in pausa, la ragazza sente che il tasto play è stato di nuovo premuto quando si ritrova di fronte allo sguardo confuso di Tails. Non aveva immaginato che una nuova melodia potesse attivarsi per lei così repentinamente, senza neanche aver rimuginato più di tanto sui pensieri alla quale la canzone ha dato voce. Chiacchierando in giardino con Tails, in modo da distogliere la mente dalla nervosa attesa del ritorno di Sonic e degli altri, si erano trovati a parlare di tante cose, tra cui il loro passato e il rapporto con la loro famiglia. L’unica famiglia che il volpino avesse mai conosciuto era Sonic, quindi, dal canto suo, aveva ben pochi particolari da raccontare. Invece, Tikal, ricordando suo padre Pachacamac, aveva anche pensato al modo invadente e possessivo con il quale aveva sempre cercato di controllare la sua vita e le sue scelte. La musica era esplosa da sola, neanche una frazione di secondo dopo la formulazione di quel pensiero, ed era stata più inarrestabile e ipnotica del solito.

     - Scusami, non so cosa mi è preso! - si giustifica quindi Tikal, anche se sa di non essere la responsabile.

     - Non è colpa tua! - risponde ragionevolmente il volpino - Sta peggiorando sempre di più! Ho notato che ormai non è quasi più necessario attendere molto per cominciare a cantare! Questo bizzarro fenomeno accade nel momento stesso in cui ci viene in mente qualcosa che per noi ha importanza! Sta sfuggendo a qualunque controllo! -

     - Ma come è possibile una cosa del genere? E’ una forma di stregoneria troppo grande per sembrare vera! -

     Tails scuote la testa.

     - Nessuna stregoneria! Esistono migliaia di Zone completamente diverse dalla nostra in cui cose del genere sono la normalità! Spero solo che Sonic e gli altri riescano in fretta a saperne di più su quel dispositivo! Se potessero portarlo qui sarebbe anche meglio, anche se non credo che una macchina in grado di fondere due Zone possa essere tanto piccola! -

     Tails riporta la mente alla sera precedente quando, durante la discussione sul piano d’azione da adottare, aveva espresso il desiderio di poter andare in ricognizione con Sonic la mattina successiva, in modo da poter studiare di persona la causa di tutti i loro guai. Nonostante tutto, sia Sonic che Shadow avevano risposto un no categorico alla proposta, suscitando non solo il dispiacere di Tails, ma anche l’irritazione di Knuckles ed Amy, entrambi infastiditi per essere stati di nuovo esclusi dall’azione. Il motivo, secondo i due ricci, era molto semplice: la loro velocità avrebbe reso l’ispezione molto più rapida e priva di imprevisti, senza contare che più piccolo era il gruppo e più possibilità avevano di passare inosservati. Dovevano pur sempre penetrare di nascosto in un grattacielo al centro della città! Nonostante questo, Tails rimaneva comunque preoccupato, sia perché il tempo non era a loro favore, sia perché conosceva il poco tatto di cui era dotato Sonic. Il suo più grande timore era che potesse danneggiare la macchina e rendere irreversibile il processo di fusione delle due Zone.

     Quella notte, Tails non era riuscito a dormire, pensando a quanto la situazione si stava mettendo male. Era partito tutto come uno scherzo, una canzone imbarazzante qua e là che non sollevava più di una risata. Adesso, invece, la prospettiva si era fatta più agghiacciante e il tempo per poter rimediare alla sparizione del mondo come lo avevano costruito era quasi agli sgoccioli. Il volpino era sceso dal suo letto e si era affacciato alla finestra della sua stanza, respirando l’aria fredda della notte. Era lì che si era reso conto che era diventato sufficiente un solo secondo perché un pensiero profondo finisse tra le corde di una chitarra.


     “There are times when I look above and beyond
     There are times when I feel your love around me baby
     I'll never forget my baby
     When I feel that I don't belong draw my strength
     From the words when you said, hey it's about you baby
     Look deeper inside you baby”

     A metà tra un sogno e la pura e semplice realtà, Tails si era ritrovato a danzare sulla calda sabbia della savana, sotto un sole più splendente che mai, insieme ad un gruppo di gioiose persone di una tribù sperduta. Improvvisati ballerini di ogni età, con indosso drappi colorati e monili lucenti di ogni tipo, si muovevano imitando il volpino, mai stato più sereno e in pace con sé stesso nonostante la sua canzone e il suo pensiero fossero rivolti ad una persona che non c’era più.

     “Dream about us together again, what I want’s us together again
     I know we'll be together again cause
     Everywhere I go, every smile I see I know you are there
     Smilin’ back at me, dancin’ in moonlight I know you are free
     Cause I can see your star shinin’ down on me”

     Ad un certo punto, Tails era finito in groppa ad un grosso elefante, insieme ad un paio di bambine che si stavano divertendo un mondo a cavalcare quel grigio gigante. In marcia ai suoi lati c’erano altri elefanti a trasportare altri indigeni. La canzone del volpino aveva quasi la funzione di un richiamo e di una guida, come se li stesse conducendo tutti verso l’orizzonte dove i loro desideri si sarebbero avverati.

     Nel momento in cui Tails sta per raccontare a Tikal quanto successo quella notte, un’improvvisa folata di vento gli suggerisce che due ben noti e velocissimi figuri hanno appena attraversato il vialetto.

     - Siete tornati! - esclama contento, affrettandosi a raggiungerli - Siete riusciti a scoprire qualcosa di utile? -

     Prima di dare una risposta, Sonic rivolge lo sguardo a Shadow e Rouge, subito dietro di lui e più taciturni del solito. Lui stesso non può nascondere la preoccupazione sul suo volto quando deve dare al suo amico l’inevitabile notizia del fallimento della loro ricerca.

     - Ci stava aspettando, Scheggia! - dice con un tono serio così poco adatto a lui - In qualche modo quella iena schizzata sapeva che saremmo arrivati e ha pensato bene di lasciarci un omaggio esplosivo all’ingresso! -

     - Allora credo che dovremmo cominciare a prepararci al peggio! -

     Tails si morde un labbro, colpito dalle sue stesse parole e, per la prima volta, completamente ignaro sul da farsi.


     Le ore successive a casa Prower non si possono esattamente definire come ore di spensieratezza e di tranquillità. Dopo che Sonic ha raccontato a tutto il gruppo i dettagli di quanto è successo quella mattina, le reazioni generali spaziano dall’atterrito, per la faccenda della bomba acquattata nel buio ad aspettarli, al preoccupato, per quanto sarebbe successo andando avanti di quel passo. Le idee su come procedere scarseggiano e mai prima di adesso Sonic si era sentito schiacciato dalla sconfitta. Trattare con un tipo come Eggman, inequivocabilmente un criminale fino al midollo agli occhi di tutto il mondo, è sempre stato facile e indolore. Dover affrontare un avversario subdolo e scaltro come Mr. Trick, invece, è qualcosa di mai sperimentato per lui. Come Shadow aveva giustamente sottolineato, non poteva sferrare un attacco diretto, considerando che il suo nemico si nascondeva dietro un’aria di rispettabilità. Sarebbe automaticamente passato dalla parte del torto e per un tipo come lui, sempre pronto a buttarsi a testa alta per affrontare i problemi, era come avere le mani legate.

     Ramon aveva suggerito di contattare i suoi colleghi e di far intervenire le autorità, ma anche se fosse riuscito a convincerli a perquisire la sede della TRL Corporation, sarebbe stato uno scherzo per Trick spacciare il famoso dispositivo ignoto per qualcos’altro o, ancora meglio, nasconderlo direttamente. Del resto riuscivano a stento anche loro a credere a quello che stava succedendo, come avrebbero fatto a spiegarlo alla polizia? Shadow aveva concluso che l’unico modo per agire era entrare con la forza nel palazzo e cercare di far cantare la iena squinternata, ma il tempo non era comunque a loro favore. Quest’ultima avrebbe potuto benissimo temporeggiare fino al momento in cui sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro, senza contare che chiunque si fosse calato nella parte dell’aggressore sarebbe finito nel mirino delle autorità. Alla fine, Tails aveva deciso di rintanarsi in officina in cerca di un modo per far fronte alla situazione, con l’assistenza di Cream e Tikal, lasciando tutti gli altri in attesa di ulteriori sviluppi.

     - Questa storia è così assurda che finirà col farmi diventare pazzo! - commenta Knuckles, steso sul prato del giardino - Non avrei mai immaginato che il mondo sarebbe finito a suon di musica! E quel che è peggio è che non possiamo fare nulla per evitarlo! E’ in questi momenti che mi manca il dottor Eggman! -

     - Non tutto si può risolvere a pugni, caro! - replica saggiamente Rouge, seduta sul ramo dell’albero lì vicino - Non è un caso che Trick sia il boss di una banda di criminali così grande come i Ring Leaders! E’ un nemico che si deve battere con l’astuzia, non con la forza! -

     - Da come ne parli sembra quasi che tu l’ammiri! -

     - Potrà anche essere un pazzo, ma almeno ha capito come si trattano le ragazze, a differenza di una certa echidna che conosco! -

     - Senti, mi dispiace per averti parlato in quel modo! - sbotta Knuckles, spazientito - Per quanto ancora hai intenzione di rinfacciarmelo? -

     - E’ così divertente! - replica la ragazza con un piccolo ghigno - E poi se siamo davvero destinati a vivere in un mondo di balletti e canzoni potrò anche continuare con un sottofondo di pianoforte! -

     Il guardiano si rimette in piedi di scatto e sferra un pugno al tronco dell’albero, talmente vigoroso da farne scuotere i rami. Rouge, colta di sorpresa, si lascia andare e salta sul prato, per poi guardare in cagnesco il responsabile.

     - C’è solo un numero di volte in cui posso chiedere scusa ed intenderlo per davvero! - esclama Knuckles, puntandole il dito contro - E’ da tanto tempo che muoio dalla voglia di dirti quello che penso di te! -

     - Davvero? - ribatte Rouge, alzando i toni della discussione - Sono proprio curiosa di sentire! -


     “Don't put me off ‘cause I'm on fire and I can't quench my desire
     Don't you know that I'm burning up for your love
     You're not convinced that that is enough
     I put myself in this position and I deserve the imposition
     But you don't even know I'm alive
     And this pounding in my heart just won't die, I'm burning up”

     Il giardino di Tails si trasforma all’improvviso in una strada asfaltata immersa nella notte e illuminata da lampioni abbaglianti. Knuckles è in piedi proprio al centro della strada, con in braccio una chitarra elettrica che porta appesa a tracolla. La sua espressione è decisa e la sua padronanza dello strumento è tale da riuscire a cantare e a suonare senza problemi nello stesso momento.

     “Do you wanna see me down on my knees?
     Or bending over backwards now would you be pleased?
     Unlike the others I'd do anything
     I'm not the same, I have no shame, I'm on fire”

     In lontananza si scorgono i fari di un’auto in rapido avvicinamento che fendono il buio come dei coltelli. Il rombo del motore si fa sempre più prossimo, ma non è una minaccia sufficiente perché Knuckles decida di scansarsi. Continua a suonare e a cantare come se nulla fosse, quasi ignaro che di lì a poco rischiava di essere investito. Alla guida dell’auto sportiva bianca c’è Rouge.

     “I'm burning up, burning up for your love
     I'm burning up, burning up for your love
     I'm burning up, burning up for your love 
     For your love”

     Il momento dell’impatto è molto vicino, ma neanche questo smonta la decisione di Knuckles a voler rimanere fermo al suo posto, non avendo nulla da temere. Ad un potente accordo di chitarra, incredibilmente, si ritrova nell’auto, al posto del guidatore. Rouge è nel sedile accanto e, anche se nessuno dei due riesce a spiegarsi come sia potuto succedere, l’auto continua a sfrecciare nella notte verso una destinazione totalmente ignota.

     Il capolinea viene raggiunto abbastanza presto, considerando che nel giro di qualche istante successivo la realtà si ripristina ancora una volta nella sua condizione originaria. Irritato e infastidito per essere stato costretto a confessare sul serio quello che pensava di lei, Knuckles si volta e dà un calcio ad un sasso sul prato, facendolo cozzare contro la cassetta della posta di Tails.

     - Non sei stato poi molto convincente! - ammette Rouge con un sorrisetto di sfida.

     In qualche modo ha immaginato che l’echidna non sarebbe riuscito a trattenere quelli che erano i suoi reali sentimenti, ma il tempo delle lusinghe è ormai passato. Prima ancora dell’affetto per lei esiste il rispetto, e se anche il guardiano stesse bruciando di passione per lei, Rouge non gli avrebbe affatto dato corda se il trattamento riservatole doveva rimanere quello di sempre. Il senso di potere che sente di avere in mano è una soddisfazione più grande di quanto avrebbe potuto immaginare.

     Sa esattamente le parole da rivolgergli come risposta, ma non appena queste arrivano alle sue labbra delle note che la ispirano si fanno strada nella sua testa. Un acuto ritmo ripetitivo e sfavillante, come una sorta di luccichio sonoro, riempie l’aria che li circonda e si rendono perfettamente conto che è in arrivo un nuovo numero musicale a cui è impossibile opporsi. Rouge però ne è contenta. Forse il significato di ciò che ha da dire sarà preso più in considerazione dal destinatario se accompagnato da musica.


     “What's the worst thing that could happen to you?
     Take the chance tonight and try something new
     You're getting boring, you're oh so boring
     And I don't recognize the zombie you turned into”

     Su un palcoscenico dalla piastrelle che si illuminano ad intermittenza come le insegne di un teatro, Rouge è ferma immobile, con le mani sui fianchi, in una posa da supereroina determinata. Una luce abbagliante proviene da una zona imprecisata alle sue spalle, rendendo i contorni della sua figura più definiti e quasi sfolgoranti. Dei lunghi veli rossi attaccati alla sua gonna sgargiante e scarlatta fluttuano e danzano insieme ad una brezza che le sferza addosso.

     “Don't worry, 'cause tonight I got you
     You can take a seat, do what you normally do
     I'm about to let you see
     This is what'll happen if you ain't givin your girl what she needs”

     Una schiera di ballerini in tuta nera appaiono silenziosi come fantasmi al suo fianco. Ciascuno di loro imbraccia una sedia in legno e, esattamente come se fosse un prolungamento del suo corpo, la fa roteare e giostrare in aria. Mentre Rouge muove dei passi avanti sui suoi vertiginosi tacchi altri, il gruppo impila e incastra le sedie come in un enorme puzzle legnoso per comporre una specie di arco sotto il quale la ragazza protagonista ha libero passaggio.

     “Leave you, move on to a perfect stranger
     You talk, I walk, wanna feel the danger
     See me with him, it's turning you on
     It's got me saying getting me back at the end of this song
     Get outta my way, get outta my way
     Got no more to say he's taken your place
     Get outta my way, way outta my way
     Got no more to say he's taken your place”

     Nel momento del chorus, dal pavimento spunta una scala di pietra con diversi gradini bassi. Sorretta per le braccia dai suoi ballerini, Rouge, la testa alta e una voce dirompente che arriva in ogni angolo del palcoscenico, sale lentamente verso una forte luce rossa, passo dopo passo, determinata a scoprire cosa si trova al di là del bagliore. Prima però che possa arrivarci, il volume si azzera e la melodia si spegne.

     Il volto di Knuckles, che le si para davanti non appena i suoi occhi riprendono contatto con la realtà ordinaria, è contratto in un’espressione che le risulta difficile decifrare. Da una parte le pieghe del suo volto comunicano un lampante dispiacere, mentre dall’altra sembrano quasi palpitanti di una rabbia faticosamente repressa. Non per questo, però, la ragazza intende lasciarsi dissuadere dalla sua ferrea decisione, considerando i chilometrici e fastidiosi trascorsi che l’hanno spinta verso quella direzione.

     - Nel caso in cui la canzoncina non fosse stata abbastanza chiara - esordisce Rouge con un leggero ghigno - Puoi anche alzare i tacchi! -

     Knuckles non se lo fa ripetere due volte e le rivolge repentinamente le spalle.

     - Sono in grado di capire quando non sono gradito! - risponde in tono serio - Non hai bisogno di essere così acida! Se ti ho offeso in qualche modo, ne sono spiacente, ma non è colpa mia se sono fatto così! -

     Dopodiché l’echidna comincia ad allungare le distanze dalla ragazza, sollevando il palmo della mano in cenno di saluto.

     - Al prossimo musical! -

     La reazione quasi noncurante e sorprendentemente ragionevole dimostrata dal guardiano finisce con l’avere un effetto portentoso su Rouge. I suoi modi cinici erano volutamente mirati a farlo uscire dai gangheri, una specie di piccola vendetta per la sua cocciutaggine e per il suo modo rude di trattarla. Non si sarebbe mai aspettata che avrebbe reagito con quella fredda calma, invece di sbraitarle addosso come faceva di consueto.

     E così la famigerata ladra pipistrello rimane lì impalata, mordendosi un labbro per tutti i dubbi che la travolgono in quell’istante. Sono cose come quelle che le fanno ricordare perché preferisce un freddo materialismo al cercare di dedicarsi completamente alle relazioni personali. Giocare al tira e molla con i sentimenti del burbero guardiano aveva forse portato la corda a spezzarsi una volta per tutte? E soprattutto, era soddisfatta di quel risultato?

     - Se non l’avessi visto ci avrei creduto a stento! - commenta una voce cupa all’improvviso - L’indomabile Rouge assalita dai dubbi per via di un ragazzo! -

     Non appena lei si volta, Shadow le si avvicina a lenti passi, un sorriso quasi beffardo stampato sulle sue labbra. In tutta risposta, la ragazza assume uno degli atteggiamenti più stizziti del suo repertorio.

     - E cosa te lo fa credere? Se hai assistito al numero da cabaret, la mia canzone era abbastanza chiara! -

     - Sicuramente è quello che stavi pensando! Non si può mentire alla Zona che ci sta inghiottendo, ma se davvero fossi convinta di quello che hai cantato non avresti scritto negli occhi quello che sto leggendo adesso! -

     I due si scambiano una veloce occhiata e l’intesa che spesso avevo sentito torna a fare capolino tra di loro.

     - Io e Knuckles abbiamo una lunga storia alle spalle! - comincia a spiegare Rouge, appoggiandosi con la schiena al tronco dell’albero sul quale era rintanata poco prima - Anzi, non sono neanche del tutto sicura che si tratti di una storia! Alcune volte sembra davvero cotto di me, ma altre si comporta in un modo così rozzo e irritante da farmi venire voglia di prenderlo a calci! -

     - E tu sei sicura di non averci infilato lo zampino in tutto questo? - incalza Shadow.

     - Bé, diciamo che sono stata io ad istigarlo sin dall’inizio, ma credevo avesse capito che si trattava tutto di un gioco! -

     - Queste sono le conseguenze di chi gioca col fuoco! Non avresti dovuto illuderlo in quel modo! Di sicuro lui non è la persona più facile con cui trattare, ma anche tu hai la tua parte di colpa! Se fosse stato davvero tutto un gioco, adesso non reagiresti come se ti fossi scottata a tua volta! -

     Rouge sospira e annuisce piano con la testa di fronte all’evidenza di quanto Shadow ha puntualizzato.

     - Quasi quasi preferisco quando le persone mi ritengono solo una volgare ladra! Mi rende molto più facile disprezzarli! -

     - E’ una storia che conosco fin troppo bene! -

     D’un tratto, Rouge si rivolge direttamente al suo interlocutore, dato che realizza solo in quel momento il suo curioso comportamento.

     - Come mai tutt’a un tratto sei così socievole e disponibile? - domanda.

     - Se proprio dobbiamo passare il resto dei giorni a fare i fenomeni da baraccone, tanto vale mettersi l’anima in pace e cercare di aiutarsi a vicenda! -

     La ragazza solleva un sopracciglio e trattiene a fatica una risatina di scherno.

     - In altre parole? -

     Shadow fa roteare gli occhi e sbotta seccato.

     - Non mi piace vederti così, ti va bene ora? In tutto questo branco di guastafeste sei l’unica con cui vado pienamente d’accordo! Non ci perdo proprio niente a darti una mano, se ne hai bisogno! -

    
     “You have my heart and we'll never be worlds apart
     Maybe in magazines but you'll still be my star
     Baby, cause in the dark  you can't see shiny cars
     And that's when you need me there with you I'll always share”

     In un ambiente così nero da renderlo quasi indistinguibile, Shadow passeggia con notevole riluttanza con un ombrello in mano. La sua voce è diventata molto diversa dal normale, più stridula e molto meno maschile di quanto avrebbe voluto. E’ singolare notare come il suo viso dica che farebbe di tutto pur di non essere costretto a quello, ma che le parole sgorghino dalla sua bocca come un fiume in piena. Non appena il riccio nero si ritrova sotto ad una pioggia di scintille, apre l’ombrello per ripararsi.

     “Because when the sun shines, we'll shine together
     Told you I'll be here forever, said I'll always be a friend
     Took an oath I'm a stick it out till the end
     Now that it's raining more than ever
     Know that we'll still have each other
     You can stand under my umbrella
     You can stand under my umbrella”

     Sebbene dal cielo piovano scintille elettriche, dell’acqua corrente lo colpisce comunque. Dei getti freschi si abbattono su di lui da ogni direzione, ma non sono affatto sufficienti a raffreddare il calore della sua canzone. Con degli ampi movimenti delle braccia, colpisce i getti d’acqua e genera diversi zampilli come se fosse diventato una fontana in carne e ossa.

     Repentinamente, però, lo scenario canoro sparisce e Shadow, in quel momento saldamente appoggiato al terreno con l’ombrello, cade in avanti e sbatte il viso sul prato quando l’accessorio della sua coreografia sparisce nel nulla.

     - Qualcuno lassù deve volermi molto male! - commenta il riccio, una volta rimessosi in piedi, ormai rassegnato che non vale neanche la pena perdere più le staffe - Perché queste cose succedono tutte a me? -

     - Per quanto cominci ad averne abbastanza di tutte le sdolcinatezze di oggi - replica Rouge con un sorriso sincero - Apprezzo molto quanto mi ha detto! Spero solo che l’ombrello di cui parlavi sia metaforico! -

     - Puoi stare tranquilla! Non basteranno secoli prima che mi riduca a comportarmi come fanno quei due! -

     E così Shadow indica con il pollice due personaggi a loro molto noti che si rincorrono lungo la strada asfaltata su cui si affaccia la casa di Tails.


     - Torna indietro, Sonic, tesoro! Me lo avevi promesso! -

     - Non ricordo di aver promesso niente a nessuno! -

     - Sì, invece! Non credere di riuscire a scapparmi tanto facilmente! -

     - L’idea era proprio quella! -

     Sonic è perfettamente consapevole che per lui sarebbe sufficiente accelerare solo di un poco il passo e seminare la cocciuta Amy ricorrendo alla sua impareggiabile velocità. Tuttavia, sa anche che se avesse avuto l’ardire di schizzare via dalle grinfie della ragazza, al suo ritorno si sarebbe ritrovato una martellata in faccia come saluto. E pensare che in passato era in grado di escogitarle tutte per evitare il romantico pedinamento di Amy!

     - Ascolta, devi smetterla con questa storia! - esclama Sonic, voltandosi, deciso come non mai ad affrontarla.

     Purtroppo per lui, la sua determinazione ha poco effetto sull’affetto dirompente della riccia rosa, la quale si approfitta dell’istante in cui il suo amato è a portata di mano per tuffarsi su di lui e stringerlo in un abbraccio spaccaossa.

     - Se vuoi che la smetta, allora, dedicami una serenata! Ormai non dovresti avere problemi a cantarne una! Basta pensare a quello che provi per me e verrà tutto naturale, tesoro! - spiega la ragazza in tono trasognato, prima di passare ad uno più minaccioso e dire: - Perché tu ci pensi, vero? -

     - Ehm… posso avere la domanda di riserva? -

     Amy gonfia le guance nella sua classica espressione imbronciata, ma fortunatamente per Sonic non è intenzionata a passare sul sentiero di guerra. Con una specie di piroetta, si allontana da lui e poi torna a parlargli con lo sguardo perso in chissà quale fantasia romantica.

     - Poco male! Ti faccio vedere io come si fa! Ormai sono diventata espertissima! Basta concentrarsi intensamente sulla cosa per te più importante e… -

     Sonic assiste a quella scena surreale con un brivido freddo che gli scorre sulla schiena. Gli sembra quasi che ad Amy non importino più le sorti del mondo, ma che per lei faccia lo stesso vivere in una realtà dove è ordinario mettersi a sgambettare a ritmo di musica di punto in bianco. Ammette, tra sé e sé, che a volte quella ragazza lo inquieta non poco. E’ lì davanti a lui, quasi caduta in una specie di trance ipnotica, con le mani giunte, gli occhi chiusi e un sorriso carico di aspettativa. Forse può approfittare di quei momenti di distrazione per scivolare via in silenzio.

     - Ehm… mi sono appena ricordato di avere un impegno… -

     Degli accordi piacevoli sopraggiungono prepotentemente sulla scena, presagendo l’arrivo dell’ennesimo fenomeno musicale, con grande rammarico di Sonic, rassegnato ad assistere.

    
     “Thought that I was going crazy, just having one those days yeah
     Didn't know what to do then there was you
     And everything went from wrong to right
     And the stars came out and filled up the sky
     The music you were playing really blew my mind
     It was love at first sight”

     Amy Rose si ritrova all’improvviso a discendere una lunga scalinata bianca costeggiata da alte pareti. E’ costretta ad appoggiarvisi con le mani per mantenere l’equilibrio, tanta è la fretta di raggiungere il termine di quel percorso. Vestita completamente di bianco, con pantaloni lunghi e una canotta, ed un leggero trucco verde smeraldo sugli occhi, sente la voce farsi strada nel suo ventre fino a spuntare con forza dalla sua bocca e seguire le note della canzone che le echeggia nella testa.

     “Cause baby when I heard you
     For the first time I knew
     We were meant to be as one”

     L’ampio piazzale che alla fine raggiunge si trova sotto un cielo trapuntato di stele luminose, incredibilmente ben visibili pur essendo pieno giorno. Dei ballerini in rosso che si muovono con mosse robotiche e scandite si esibiscono alle spalle di lei. Amy è così persa nel ritmo che solleva le braccia al cielo e le fa ondeggiare sempre più in alto man mano che il suo acuto aumenta di intensità. D’un tratto, uno dei ballerini copre con un mantello scarlatto il corpo di Amy, nel momento stesso in cui la melodia cambia e si sente solo il suono incalzante della batteria.

     “How do you describe a feeling?
     I've only ever dreamt of this.”

     “DJ's spinning up my favorite song,
     Hurry up and get a grove on.
     Light fantastic and it won't be long,
     Don't let the moment slip away.”

     Quando il mantello che copre Amy Rose svanisce, lei si ritrova in una cabina di registrazione con un microfono squadrato che pende dal soffitto, come invito inequivocabile a lasciar venire fuori la forza della sua voce. Il ritmo elettronico è un ulteriore invito, ancora più trascinante, ad utilizzare il linguaggio del suo corpo per comunicare il suo messaggio. Sulla testa sfoggia un sottile velo bianco, come un cappuccio da pioggia, e una mantella con motivo a scacchiera le copre le spalle.

     “Cause you and I could find a pleasure, no one else has ever known.
     Feels like it is now or never, don't want to be alone
     How does it feel in my arms? How does it feel in my arms?
     Do you want it? Do you need it? Can you feel it?
     Tell me: how does it feel in my arms?”

     Il momento del chorus è quello in cui l’incantesimo musicale regala un’impennata decisiva sia alla melodia che agli avvenimenti che sconvolgono la realtà del protagonista. In questo caso, le pareti dello studio di registrazione diventano rosa e blu. Quella combinazione di colori non può che attrarre Amy Rose, la quale scopre curiosamente che i muri sono fatti di una consistenza gommosa. Si tuffa incontro ad uno di questi e, divertita come non mai, si lascia affondare nella sensazione morbida e setosa che le fa pensare ad un soffice abbraccio.

     Quasi si dispiace Amy quando viene sottratta a quella piacevole sensazione, ma è costretta a riaprire gli occhi e a constatare se il suo messaggio è stato ben recepito dal destinatario. Come forse avrebbe dovuto immaginarsi, Sonic sta sgattaiolando piano lontano dal pericolo, ma per la determinata ragazza, è sufficiente fare una falcata in avanti e riprenderlo per la collottola.

     - Dove pensi di andare, tesoro? - gli dice con una dolcezza quasi minacciosa - Ti ho fatto vedere come si fa! Coraggio, tocca a te! -

     - Oh, ma cavolo, come pretendi che con uno schiocco di dita mi metta a… a… canticchiare una canzone sdolcinata come uno scemo? - protesta vivamente lui.

     - Io te ne ho dedicate una valanga! Il minimo che tu possa fare è ricambiare! Dai, anche una piccola piccola! -

     Sonic storce la bocca e si rassegna al dover sottostare a quelle richieste fastidiose. Con una minaccia incombente come quella su di loro, si dice che dovrebbe stare pensando a ben altro in quel momento. Tuttavia, sapeva che finché non avrebbe accontentato Amy, lei non l’avrebbe mai lasciato in pace, per cui il riccio blu si rassegna e, sentendosi molto stupido, chiude gli occhi e tenta di concentrarsi.

     - Va bene! Va bene! Allora… devo fare così… e… e pensare? -

     Non avendo il controllo del fenomeno né dei suoi pensieri, Sonic teme ciò che sarebbe potuto venire fuori, ma prima di poter fare qualcosa un rullo di tamburi incalzante e il suono di una ruggente chitarra si fanno strada  verso di lui. Incrociando le dita, si augura di non finire dalla padella nella brace e si lascia abbandonare.


     “I'm feelin' like a bad boy, just like a bad boy
     I'm rippin' up a rag doll like throwing away an old toy
     Some babe's talkin' real loud, talkin' all about the new crowd
     Try and sell me on an old dream, a new version of the old scene
     Speak easy on the grape vine, keep shufflin' the shoe shine
     Old tin lizzy, do it till you're dizzy
     Give it all you got until you're put out of your misery”

     Il blues rock della band scatenata che suona alle spalle di Sonic è un incentivo più che adeguato a far prorompere dal suo petto la voce che scalpita per uscire. Con indosso una veste lunga e leggera e una bandana tigrata che gli copre la fronte, Sonic afferra saldamente l’asta del microfono e cerca di farsi sentire forte e chiaro. Ancora più dietro, verso l’alto del palazzo davanti al quale si esibisce, alle finestre si possono notare le ombre di sagome inequivocabilmente femminili che ballano sensualmente al ritmo della musica.

     “Rag Doll, livin' in a movie, hot tramp, daddy's little cutie
     So fine, they'll never see you leavin' by the back door, man
     Hot time, get it while it's easy
     Don't mind, come on up and see me
     Rag Doll, baby won't you do me like you done before”

     Due conturbanti ragazze in tacchi a spillo suonano il sassofono accanto a Sonic, alternando una loro strimpellata ad una sua parte cantata. Un trenino di persone in biancheria intima spunta dall’ingresso principale del palazzo e occupa ogni centimetro disponibile del portico per ballare e divertirsi. Sebbene la voce di Sonic si senta ancora molto chiaramente, lui non è più al centro del palco improvvisato. Si trova seduto su un’altalena in compagnia di una giovane ragazza bionda con le treccine.

     La musica si interrompe bruscamente e Sonic si ritrova sbalzato all’indietro fuori dall’illusione che fino a un secondo prima sorreggeva l’incantesimo musicale. Quando riprende conoscenza si trova con le spalle al muro alla staccionata di casa Prower. Amy lo sovrasta, brandendo con ferocia il suo mantello e digrignando i denti come una belva inferocita.

     - Una bambola di pezza? E’ questo che pensi di me? - domanda con un occhio che tremola per la rabbia - E poi chi era quella tizia con te sull’altalena? -

     Sonic mette le mani avanti e cerca di riparare il riparabile, maledicendo la forza che lo aveva messo in quella situazione.

     - Ehm… non hai capito, Amy! Era… era tutto una metafora… non volevo certo dire che sei una donnaccia o cose del genere! -

     - Una donnaccia, io? - ripete la ragazza, ulteriormente irritata.

     - Chiedo scusa! - si intromette una voce prima che Amy possa ricorrere alle maniere forti - Non vorrei interrompere questa simpatica scenetta di violenza gratuita, ma sto cercando l’agente D. Denser! -

     I due ricci si voltano ed incrociano lo sguardo con quello, nascosto da un paio di vistosi occhiali da sole, di una scimmia con un sorriso educato, ammantata in un completo bianco panna e in una sciarpa violetta di tessuto leggero.

     - Guarda chi si rivede! - commenta con scarso entusiasmo una volta resosi conto della presenza di Sonic, prima di tornare seccamente alla sua richiesta - Allora? L’agente D.Denser? -

     - Signor Monkey! - esclama Ramon, arrivato di corsa appena accortosi dell’ospite - Ha avuto difficoltà a trovare l’indirizzo? -

     - Nemmeno una, considerando che se l’è vista il mio autista personale! - replica, per poi gettare un occhio con aria superficiale alla casetta a forma di volpe e commentare secco - Decisamente originale! Che dite, si potrebbe avere un frullato alla banana? -

     - Sei stato tu a dargli l’indirizzo di casa di Tails? - domanda Sonic a Ramon, contento di aver trovato una scusa per sottrarsi alle ire di Amy.

     - Ma certo! Gli ho detto che gli fosse venuto in mente qualcosa che potesse aiutarci avrebbe potuto trovarci qui! -

     - Allora? - incalza Manny, visibilmente infastidito - Quel frullato alla banana? -

     - Dimentica le banane per un attimo, pallone gonfiato! - interviene Shadow, appena sopraggiunto con al seguito Rouge e Knuckles - Se hai qualche informazione utile ti conviene sputare il rospo nel giro di dieci secondi! Tutta questa situazione mi sta dando molto sui nervi, sai? -

     Se Shadow cercava di suonare sufficientemente minaccioso da svilire l’atteggiamento altezzoso dell’attore, Sonic sembra non voler collaborare, sopraffatto dalla voglia di punzecchiarlo ancora una volta.

     - Strano, pensavo le banane ti facessero impazzire! - dice con un ghigno, in un chiaro riferimento alla samba sfrenata che il riccio nero aveva ballato a Green Hill.

     In tutta risposta, Shadow sferra un rapidissimo pugno con il dorso della mano sul naso del suo sosia, così forte da farlo piombare a terra come un sacco di patate. Senza distogliere un secondo lo sguardo da Manny, ignora le proteste di Amy, chinata ad aiutare il suo amato, e incalza nuovamente.

     - Allora? Come hai appena visto, la mia pazienza ha un limite molto sottile! -

     - Insomma, dov’è finita la vostra cortesia? - si intromette Ramon, indispettito - Venga, signor Monkey, entri pure! Potrà spiegarci tutto una volta che ci saremo accomodati! -

     - Ehm… non dovrei essere io a fare gli onori di casa? - domanda debolmente Tails, sollevando una mano.

     Tra Rouge che tenta di far calmare Shadow ed Amy che battibecca con un dolorante Sonic, però, nessuno presta ascolto alla sua timida protesta.

     - Signori, benvenuti nel paese dei pagliacci! - commenta un esasperato Knuckles.


     Una volta all’interno, Manny viene fatto accomodare da Ramon sulla poltrona più comoda del salotto di casa Prower, così servito e riverito dall’agente che sarebbe potuto facilmente passare per un pascià in visita. Cream, Tikal e Sydia si trovano sedute sul divano di fronte a lui, educatamente in attesa delle importanti novità che erano state annunciate. Tutti gli altri, invece, sono nervosamente sparpagliati per la stanza con un’ansia dipinta in volto che non saprebbero loro stessi descrivere.

     - Molto gentile! - commenta Manny, finalmente soddisfatto - Che ne dici di portarmi qualcosa da bere ora? -

     - Sarai tu a finire sciroppato in un bicchiere se non ti decidi a parlare! - sbotta Shadow, al limite della sopportazione.

     Avendo già potuto tastare con mano quanto sia forte l’impazienza e l’antipatia del riccio nero nei suoi confronti, Manny decide saggiamente di risparmiarsi le sue consuete pose e di venire subito al punto.

     - Va bene, va bene! Non c’è bisogno di scaldarsi! Ah, se i miei fan sapessero con chi sono costretto ad avere a che fare! Sono venuto all’indirizzo che l’agente D. Denser mi ha lasciato quando ve ne siete andati dagli studios! Mi sono ricordato un particolare che quando avete fatto irruzione sul set avevo completamente rimosso! Sapete, la vostra improvvisata mi ha messo in uno di quegli stati di agitazione che non fanno per niente bene alla mia pelle! -

     - Ci racconterai dopo la favoletta! - interviene Sonic - Dunque? -

     - Bé, vi ho detto che sono stato invitato alla cerimonia di inaugurazione della nuova antenna della TRL Corporation da quel gentile signore ben vestito! Quello che mi era sfuggito è che, una volta lì, mi è capitato di sentire lui in persona parlottare con quello che credo fosse un suo dipendente, una donnola con un vistoso problema dentario! Stavano dicendo che in realtà l’antenna della sede principale, quella per cui avevo tagliato il nastro, in realtà era solo una riproduzione di rappresentanza! La vera antenna si trova da tutt’altra parte, in una zona sperduta, credo a causa dei diversi campi magnetici per le comunicazioni o roba del genere! -

     Sonic e Knuckles si scambiano subito uno sguardo più che eloquente. Shadow deve respirare a fondo un paio di volte per evitare di saltare al collo dello scimmiotto e strangolarlo.

     - Ed una cosa così importante ti era sfuggita di mente? - domanda il riccio blu, quasi incredulo.

     - Ehi, non faceva parte del mio lavoro origliare le conversazioni degli altri! Tra l’altro non vedevo cosa ci potesse essere di tanto importante! Anzi, dovreste essermi riconoscenti per quello che vi ho detto! -

     - E’ fantastico, signor Monkey! - esclama Ramon con un largo sorriso - E si ricorda anche se hanno menzionato la posizione precisa di questa antenna? -

     - Oh, certo che sì! Nella zona industriale della parte ovest della città, dalle parti della centrale elettrica principale! -

     - Strano che tu ti sia improvvisamente ricordato tanti particolari di una cosa che non giudichi importante! - interviene Shadow, poco convinto.

     - La memoria di un attore del mio calibro deve essere per forza così allenata! - ribatte Manny, dandosi un colpetto sul petto.

     - Forse ci siamo! - esclama Tails - Deve trattarsi proprio del dispositivo di cui ha parlato Rouge! Per creare una simile distorsione il suo funzionamento dovrebbe essere proprio simile a quello di un’antenna per le telecomunicazioni! La sua posizione accanto alla centrale elettrica, poi, compenserebbe il dispendio energetico! E la magnetite rubata da Angel Island potrebbe essere lo strumento con cui influenza i campi magnetici! -

     Di fronte alle nuove rivelazioni, sono tutti così occupati a discuterne da non accorgersi che Manny si alza dalla sua poltrona e prende Ramon in disparte per parlargli a quattr’occhi.

     - Allora, ragazzo mio! - gli dice, cingendolo per le spalle con fare quasi paterno - Spero che ti sia ancora ben chiaro quello di cui abbiamo discusso! -

     - Oh, sì, sì, signor Monkey! - replica Ramon, gli occhi luccicanti per l’emozione - Sono perfettamente d’accordo con lei! Quando arriverà il momento ci penserò io a sistemare le cose! Rappresento pur sempre la legge qui e nessuno degli altri ha l’autorità per prendere decisioni al posto mio! -

     - Bravo figliolo! Un’occasione così grande non merita di essere sprecata! E’ molto importante non fermare questo fenomeno! Ma ci pensi? Musica, coreografie e video musicali giornalieri e senza il minimo costo! Ci sono i mezzi per far decollare la carriera di chiunque e, se mi garantisci che con il tuo aiuto tutto questo andrà avanti, farò in modo di trovarti un posto nello show business proprio al mio fianco! -

     I sogni di fama e di gloria del giovane scoiattolo gli scorrono davanti come un film, quelli che ha sempre desiderato sin da quando è nata la sua passione per la musica, per le serie televisive e per il mondo dello spettacolo. Avere il proprio attore preferito che ti promette un futuro di successo, in cambio di una piccola inezia, è un boccone ghiotto per chiunque. E’ un bene però che l’ingenuo Ramon sia protetto dalla cruda verità, e cioè che Manny intende solamente favorire la propria carriera e quella di nessun’altro. Avendo la possibilità di esibirsi in qualunque momento della giornata senza il minimo sforzo e senza il costo di strumentazioni o scenografie, l’ambizioso scimmiotto crede di poter bruciare sul tempo tutti i suoi ipotetici concorrenti e di farsi strada nel mondo della musica in un battibaleno. E’ talmente accecato dalla sete di gloria da non considerare neanche che la stessa identica cosa potrebbero farla anche tutti gli altri.

     Entrambi sono così concentrati sulla prospettiva di diventare delle stelle che a malapena si rendono conto di ritrovarsi in un ambiente del tutto diverso, con delle voci che non gli appartengono a costruire il preludio di una canzone che, nel loro inconscio, sanno essere destinata a far vibrare le pareti.


     “All my people in the crowd
     Grab a partner take it down!
     It's me against the music
      Uh uh
      It's just me
      And me”

     “No one cares, it's whippin'my hair, it's pullin' my waist
     To hell with stares, the sweat is drippin' all over my face
     No one's there, I'm the only one dancin' up in this place
     Tonight I'm here feel the beat of the drum, gotta keep it that bass”

     In un locale affollato la voce dei due protagonisti si sente distintamente lungo tutto il perimetro sebbene loro non siano visibili. Manny, sempre elegante nel suo completo bianco panna e con in mano un bastone ricoperto di brillanti, è appostato su un divanetto e tiene d’occhio gli spostamenti di Ramon nel locale tramite un monitor a muro. Lo scoiattolo, infatti, sta vagando per i corridoi stretti dell’edificio alla ricerca di qualcosa. Indossa una giacca nera senza manica sopra ad una camicia azzurra ornata di cravatta scura.

     “I'm up against the speaker, tryin' to take on the music
     It's like a competition, me against the beat
      I wanna get in the zone, I wanna get in the zone
      If you really wanna battle, saddle up and get your rhythm
      Tryin' to hit it chic-a-tah
     In a minute I'm a take a you on, I'm a take a you on”

     Le loro due voci sono così magiche ed intense da trapassare le pareti e raggiungere ogni angolo del locale. Sebbene siano impegnati ad inseguirsi in una specie di bizzarro gioco tra guardie e ladri, sanno esattamente quando la battuta musicale è la loro perché entrambi animati dalla stessa incalzante melodia che tintinna nelle loro teste. Manny oltrepassa una stanza con un’altalena che ondeggia su un tappeto di foglie brune, mentre Ramon sfreccia attraverso una pista da ballo in cui tanti ragazzi si scatenano seguendo il suo stesso ritmo.

     “All my people on the floor, let me see you dance
     All my people wantin' more, let me see you dance
     All my people round and round, let me see you dance
     All my people in the crowd, let me see you dance”

     Quando i due avvertono di essere molto vicini, notano che c’è solo un muro a dividerli. Entrambi toccano la pietra fredda, anche se avvertono un familiare calore invaderli dal punto esatto in cui sanno che si trovano le dita dell’altro. In un lampo, in concomitanza con la fine del brano, la parete svanisce nel nulla. Ramon afferra Manny per le spalle e, in una mossa repentina, avvicina il proprio viso al suo. Le loro labbra si fanno sempre più prossime…

     Nel momento in cui, però, l’ultima nota viene suonata, con uno schiocco secco la realtà si distorce per l’ennesima volta e il salotto di casa Prower, pieno di testimoni incuriositi, si riaffaccia allo sguardo di Ramon. Manny, colto alla sprovvista, perde l’equilibrio e per un pelo non casca a peso morto sul pavimento. Lo scoiattolo si ritrae come se si è scottato e, pallido come un fantasma, si sente addosso gli occhi accusatori di tutti quanti.

     - S… scusate… non… non è stata colpa mia! - riesce a balbettare confusamente prima di catapultarsi verso la porta d’ingresso e uscire all’aperto.

     Se solo avesse saputo che non tutti stavano prestando particolare attenzione alla canzone, forse non avrebbe reagito in quel modo spaventato. O almeno è quello che pensa Sydia, l’unica ad aver compreso appieno il suo comportamento, forse perché è l’unica tra di loro non così tanto presa dalle circostanze da potersi accorgere di quanto sta accadendo a Ramon.


     Non appena Sydia si affaccia sul giardino, l’aria fresca sferza sul suo viso. Abbraccia con lo sguardo tutto il perimetro del giardino finché non scorge proprio lo scoiattolo che sta cercando, in quel momento appoggiato con le mani sulla staccionata. Anche da lontano, si può facilmente intuire che sta tremando, quasi come se fosse nel bel mezzo di una tormenta di neve.

     Sydia si avvicina a passo lento, accertandosi di fare abbastanza rumore perché lui possa accorgersi della sua presenza e, di conseguenza, non essere preso alla sprovvista. Il suo orecchio sinistro scatta sull’attenti una volta percepito il suono dei passi in avvicinamento. Rapidamente, Ramon si passa il dorso del braccio sul viso e si volta per affrontare Sydia con in volto un sorriso molto forzato.

     - Ti senti bene? - domanda la ragazza, conoscendo già la risposta vera e quella che avrebbe ricevuto.

     - Oh, sì! Va tutto bene! - replica l’agente, con un tono di voce più squillante del solito - E’ stato molto imbarazzante, non trovi? Io che bacio Manny! Sembra una barzelletta, vero? Eheheh! -

     In seguito a queste parole, Ramon comincia a ridere in modo leggermente isterico. Sydia aggrotta le sopracciglia, non del tutto convinta dal suo comportamento, ma subito dopo assume spontaneamente un’espressione incoraggiante e affettuosa.

     - Perché fai così? - domanda, infrangendo la finta ilarità del suo interlocutore - Cosa c’è da vergognarsi? -

     Ramon la guarda come se fosse caduto dalle nuvole, passando nel giro di un istante da uno stato di divertimento a uno di preoccupazione.

     - Di cosa stai parlando, scusa? Te l’ho detto… deve essere stata opera della canzone che… -

     - Se fosse stata opera della canzone, non avresti reagito in questo modo, mio caro! - ribatte Sydia in tono pratico e affabile - Sia ben inteso, non voglio farmi i fatti tuoi, ma non capisco perché ti sia vergognato così tanto di un tuo modo di essere! Forse puoi illuminarmi! -

     Per la prima volta, Ramon non sa cosa dire. Le parole gli muoiono in gola prima di poter essere pronunciate e l’ansia che prova gli fa battere il cuore più quanto avesse mai creduto possibile. L’argomento per lui è molto scottante e doloroso da affrontare, eppure la ragazza che ha davanti ha un sorriso così tranquillo e rassicurante da non dargli modo di temere oltre. Per lui è molto difficile esprimersi in merito, ma per lei sembra quasi che ciò che ha intuito sia normale quanto chiacchierare del meteo.

     - Non immaginavo che l’avresti presa così bene! - commenta lui.

     - Perché? Come avrei dovuto prenderla? - ribatte Sydia, leggermente stupita - C’è a chi piace il burro d’arachidi sul pane tostato e chi la marmellata! -

     In un primo momento, Ramon sgrana gli occhi, considerando che mai avrebbe pensato di paragonare il suo peso sul cuore al burro d’arachidi, ma subito dopo non riesce a trattenere una risata allegra e spensierata.

     - Ti giuro, è la prima volta che qualcuno fa un simile paragone con la mia omosessualità! - si ritrova a dire tra una risata e l’altro, per poi fermarsi di colpo e pensare alla sua affermazione.

     - Ti senti meglio ora che lo hai detto? - domanda Sydia, con un sorriso ancora più ampio.

     - Non… non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo! - spiega Ramon, ancora incredulo - Eppure… è così liberatorio! Io sono omosessuale, Sydia! -

     - Non l’avrei mai detto dal modo in cui hai cercato di baciare lo scimmiotto! - ribatte lei, sarcasticamente - Però devo dire che hai dei gusti molto strani! -

     A Ramon non sembra interessare la puntualizzazione, troppo contento di essersi tolto un peso dallo stomaco per darle peso.

     - Toglimi una curiosità! - incalza Sydia - Quanti idioti hai incontrato che hanno avuto la faccia tosta di ficcare il naso nelle tue preferenze e di giudicarle? -

     - In verità solo uno! Mio padre non ha mai accettato questo mio modo di essere e la cosa mi ha fatto soffrire così tanto da farmi arrivare a fare finta di essere quello che non sono! Non ho mai parlato con nessuno della mia omosessualità né ho dato modo ad altri di rendersene conto… fino ad oggi a quanto pare! -

     - Vuoi dirmi che per una sola esperienza andata male ti sei ridotto così? - ripete Sydia, per poi dare allo scoiattolo un leggero scappellotto - Tu devi imparare ad avere più fiducia in te stesso, bello! -

     A quel punto, Ramon gonfia le guancie come fa spesso quando è infastidito e vuole sembrare imbronciato.

     - Fai presto a parlare tu! - ribatte.

     - Puoi dirlo forte! - conferma lei, battendosi un pugno sul petto - E’ più facile di quanto pensi! -

    
     “Doesn't matter what your friends are telling you
     Doesn't matter what my family's saying too
     It just matters that I'm in love with you
     It only matters that you love me too
     It doesn't matter if they won't accept you
     I'm accepting of you and the things you do
     Just as long as it's you, nobody but you”

     In un modesto appartamento in cui il colore predominante delle pareti e del mobilio è il bianco, Sydia si ritrova all’improvviso, stretta forte ad un orsacchiotto di peluche, stesa su un soffice divano a cantare con una voce acuta, ma potente. Man mano che le battute della sua canzone si susseguono, gironzola con aria trasognata per casa, aprendo il frigorifero per prendere un sorso di succo d’arancia, o per indossare le grosse cuffie dello stereo e ascoltare meglio la melodia che ispira il suo canto.

     “My love for you, unconditional love too
     Gotta get up, get up, get up, get up and show you that it
     Doesn't really matter what the eye is seeing
     Cause I'm in love with the inner being
     And it doesn't really matter what they believe
     What matters to me is you're in love with me”

     Quando bussano alla porta, Sydia capisce che le sue amiche sono arrivate. Una volta accolte le ragazze con una serie di abbracci affettuosi, il gruppetto si ritrova magicamente su una pista da ballo dalla forma circolare, sospesa nel mezzo del vuoto in un luogo pieno di schermi televisivi fluttuanti. La musica che anima Sydia, però, è talmente gioiosa e importante per lei che poco si cura dello strano fenomeno, limitandosi a continuare a cantare e a ballare sulla pista in compagnia delle altre ragazze. Sugli schermi, nel frattempo, sono proiettate le immagini di molti film famosi e, più di preciso, scene di amicizia, di affetto e di amore fraterno.

     Ad un solo battito di ciglia, però, tutto il curioso scenario sparisce come per incanto e Sydia si ritrova leggermente stordita di fronte al sorriso commosso di Ramon. Un po’ imbarazzata, decide di mettere subito le cose in chiaro, ben consapevole di aver messo a nudo i suoi pensieri più personali con una sola canzone.

     - Naturalmente si intendeva che ti voglio bene come… come lo vorrei ad un fratello! - spiega Sydia, con tono leggermente battagliero - Non sarebbe sufficiente torturarmi per convincermi a trovarmi un fidanzato! -

     Anche se in apparenza Sydia ha un carattere dolce e disponibile, in realtà, come ben dimostrano i suoi impeti combattivi, è una persona battagliera e determinata. Non è abituata ad esprimere i suoi sentimenti così schiettamente, ma preferisce di gran lunga scherzarci su e non prendere nulla totalmente sul serio. L’influsso della Music Plant Zone, però, sembra essere stato in grado di tirare fuori tutto l’affetto che si è ritrovata a provare per quell’impacciato, ma simpatico scoiattolo. L’amicizia, si ritrova a pensare, è forse il potere più forte e prezioso che possa esistere nel loro mondo, ma di certo non l’avrebbe mai ammesso a chiare lettere, a meno che non fosse stata costretta da una canzone.

     Nonostante tutto, Ramon sembra aver afferrato al volo la situazione, tant’è che mette una mano sulla spalla della ragazza e la stringe con affetto.

     - Lo apprezzo molto, Sydia! E se avevi intenzione di dirmelo in altro modo, non ti preoccupare! Non c’è mezzo migliore di una canzone per esprimere certi pensieri! -

     - Per uno come te senz’altro! - ribatte lei, per poi tendergli la mano - Amici? -

     Ramon, senza esitare, gliela stringe.

     - Amici? Potrebbe essere solo l’inizio! Ho una proposta da farti, ragazza mia! -


     E’ arrivato il tramonto ormai e quella che potrebbe essere l’ultima speranza di sottrarre la realtà ad una fusione totale con un mondo dominato dalla musica si traduce in una frenetica lotta contro il tempo. Il gruppo capitanato da Sonic the hedgehog è più che determinato a raggiungere il luogo indicato e a mettere fine all’incantesimo sotto la cui influenza sono stati costretti per diversi giorni.

     Troppo impazienti (e veloci) per lasciarsi rallentare dagli altri, Sonic e Shadow li precedono sul posto indicato da Manny, fortunatamente non molto lontano dalla loro attuale posizione. Il resto della combriccola, invece, si divide lo spazio delle automobili dello scimmiotto e di Ramon, con l’intento di seguire a ruota i due ricci supersonici. Sebbene sia stato necessario ricorrere alle maniere forti per convincere il famoso attore a collaborare, nominalmente i modi poco gentili di Knuckles, alla fine tutti sono pronti per accorrere alla radice del problema. L’importanza del fattore tempo è, inoltre, sottolineato dal fatto che a nessuno di loro è stato raccomandato di rimanere nelle retrovie. Nessuno di loro sa con precisione quello a cui sta andando incontro e la necessità di quanto più aiuto possibile è più impellente di tutto il resto.

     Il sole è diventato un disco di fuoco arancione quando i due ricci, sollevando un enorme polverone sulla loro scia, hanno raggiunto la centrale elettrica. Ciò che gioca a loro favore, pensano, è che l’ora è troppo tarda per trovare qualche operaio al lavoro o, in termini che ama usare Shadow, qualche ficcanaso tra i piedi. Non è nemmeno difficile per loro individuare l’antenna di cui si è parlato, un grande struttura simile ad un traliccio, con una grande parabola in cima, che svetta in altezza su tutti gli edifici circostanti. Il piazzale rettangolare dove si trova è protetto da una recinzione, ma per i due ricci non può essere più semplice sfondare la porta d’ingresso con un paio di azioni rotanti. L’ultima cosa di cui hanno bisogno in quel momento è rispettare l’etichetta!

     - Se aspettiamo Tails troverà di sicuro il modo di disattivare quell’affare infernale! - propone Sonic, indicando con il dito la base in cemento del traliccio dal quale spuntano numerosi cavi scuri collegati con la vicina centrale elettrica - Forse è sufficiente interromperne l’alimentazione! -

     - Ancora meglio se la facciamo direttamente in mille pezzi! - ribatte Shadow, ansioso di passare alle maniere forti.

     - Raffreddati, sceriffo! - replica Sonic, fermando il suo sosia con un braccio - Scheggia ha detto che danneggiare l’apparecchio potrebbe accelerare il processo! Prima di fare qualunque mossa dovremmo… un attimo, guarda laggiù! -

     In lontananza, infatti, il riccio blu riesce a scorgere un piccolo gruppetto di persone, alcune delle quali sono facilmente riconoscibili. Oltre ad un quartetto di mastini grandi come armadi in divisa, è presente Nack the weasel, in quel momento apparentemente molto interessato a contemplare la grandezza dell’antenna, e il famigerato Mr. Trick. Gironzolando in tondo come un cane che tenta di mordersi la coda, è immerso in una fitta conversazione al telefono cellulare, noncurante che ad ogni suo passo il criceto di peluche accomodato sul suo cilindro beccheggia sempre più verso il basso.

     Sonic e Shadow si guardano dritto negli occhi in un primo momento, per poi affrettarsi a raggiungere il loro avversario per affrontarlo. Nello stesso momento, il resto del gruppo accorre di corsa, oltrepassando la porta sfasciata della recinzione.

     - E se ci aggiungi una spolverata di pangrattato eviterai che le uova si incollino come la dentiera di mia nonna! - dice la iena al telefono, prima che Nack si accorga della presenza di intrusi e lo richiami con un gesto secco.

     Trick solleva lo sguardo e non appena incrocia quello di Sonic sembra essere preso dall’agitazione.

     - Ti devo lasciare adesso, Betsy! Il destino mi bussa alla porta! Vado a dirgli che ha sbagliato appartamento! - e dunque chiude la chiamata - Che mi venga un colpo secco! Sono già qui… e io non mi sono ancora preparato! -

     Cercando di fare in fretta, Trick corre in uno spazio sul retro del traliccio e trascina verso Sonic e gli altri una poltrona in pelle nera di quelle con le rotelle. Dopodiché, ci si siede e ruota lo schienale in modo da dare le spalle allo stranito gruppo. Esattamente dopo due secondi, ruota ancora il sedile per poter guardare in faccia i suoi ospiti. Il suo atteggiamento è totalmente cambiato: ha le gambe accavallate, un ghigno maligno in viso, una benda nera che gli copre l’occhio sinistro ed è intento ad accarezzare il suo Sponky come se fosse un gatto. Il quadretto che ha preparato con premura, simile alla posa di un cattivo da film d’azione, si completa quando, con forzato accento nordico, pronuncia la sua battuta.

     - Benvenuti, miei acerrimi nemici! Vi stavo aspettando! -

     - E’ un’ottima interpretazione! - commenta Ramon, ingenuamente - Hai visto anche tu il film “Gold-hyeninger”? -

     - Tails, trova il modo di disattivare quell’aggeggio! - interviene Sonic, incapace di credere che lo scontro finale si stava riducendo ad una pagliacciata - Ora ci manca solo che si metta a cantare un’opera lirica! -

     Nack e gli altri sicari fanno saettare lo sguardo dai loro avversari a Trick, pronti ad intervenire ad un ordine che non arriva e che non capiscono perché non lo faccia. La iena, dal canto suo, è più che tranquilla e continua a conversare amabilmente.

     - Aggeggio? Quale aggeggio? - ripete, fintamente confuso - Ah, forse volete dire questa antenna satellitare! Non sapete che è reato danneggiare l’arredo urbano? -

     - Antenna satellitare? - domanda Tails - Intendi che non è questo il dispositivo principale? -

     - Ehi, non è quello che mi hai detto al telefono! - sbotta Manny, prima di rendersi conto di essersi involontariamente messo in una cattiva posizione.

     Infatti, dopo qualche istante, tutti gli sguardi del suo gruppo sono puntati su di lui, in particolare quello furioso di Shadow.

     - Non l’avevi mica sentito di sfuggita? - domanda Knuckles, visibilmente esasperato.

     - Altro che sentito! - interviene Shadow - Questa palla di pelo mi puzzava sin dall’inizio! Avevi organizzato tutto per farci venire qui a perdere tempo, non è così? -

     - In verità, bellezza - risponde Trick - Questo pomeriggio Cita qui presente mi ha contattato per raccontarmi del vostro breve, ma intenso incontro! Da brava personcina educata quale sono, non ho fatto altro che dargli indicazioni su dove potevate trovarmi, raccomandandomi però di fornirvi una versione ben precisa dei fatti! Povero, non aveva intenzione di rovinarvi la sorpresa, specie considerando che si sarebbe giocato anche l’occasione di lavorare ancora nella mia campagna pubblicitaria! -

     - Ci hai venduto per fare da testimonial a questo pazzoide? - riassume Rouge in una domanda incredula.

     - Volete darvi tutti una calmata? - sbotta Manny - Ne parlate come se fosse un criminale! -

     - Certa gente non riesce a capire il valore dell’arte contemporanea! - commenta Trick.

     Approfittando del momento di confusione, estrae dal taschino della giacca un piccolo radiocomando. Alla sola pressione di un pulsante, con un forte ronzio, la parabola del ripetitore comincia a spostarsi fino a posizionarsi con la piccola punta interna proprio in direzione di Sonic e gli altri.

     - Fate attenzione! - esclama Tails, allarmato.

     Dalla parabola viene sparata una raffica di raggi luminosi ad alta intensità. I colpi sfrecciano all’impazzata nell’aria, colpendo tutto quello che incontrano sulla loro strada. Sonic e Shadow intimano a tutti gli altri di arretrare, per sottrarsi al raggio d’azione della pericolosa arma. La traiettoria e la velocità degli spari è così imprevedibile da rendere rischioso qualunque attacco diretto da parte di chiunque.

     - E’ sempre un passo avanti a noi! - dice Sonic, stringendo con rabbia i pugni.

     - Non capisco perché tanta ostilità nei miei confronti! - afferma Trick, facendo roteare il bastone con suo gran divertimento - Dovreste essermi grati per avervi regalato un mondo colorato di musica e bagordi! -

     - Te lo restituiamo volentieri indietro, bello! - ribatte Rouge.

     - Spiacente, pasticcino, ma è un pacco senza possibilità di ritorno! Non avete da temere, vi abituerete molto presto al clima estroso della Music Plant Zone! Tutte le vostre ansie, le vostre paure, i vostri pensieri e i vostri segreti zampilleranno al ritmo di rock ‘n’ roll! E così tutti saranno felici e contenti come nelle favole… per la precisione entro la mezzanotte, quando la fusione sarà completa! -

     - Te lo puoi scordare! - esclama Shadow, furiosamente.

     - Che cosa aspetti, Carbonella? - lo provoca Trick, sentendosi ben protetto dal fucile montato sulla parabola - Affronta il cattivo e salva il mondo da bravo supereroe! Sempre se non ti dispiace farti bucherellare dalla mia stupenda parabola laser, si intende! -

     - Non fare mosse avventate, Shadow! - lo ammonisce Rouge, trattenendolo per un braccio - E’ proprio quello che vuole! -

     - Non è ancora detta l’ultima parola, amico! - esclama Sonic - Vediamo se sono abbastanza veloce da venirti a camminare sulle chiappe! -

     Purtroppo per lui, Sonic è costretto a modificare i suoi piani quando un imponente squarcio dimensionale si apre proprio davanti a lui, permettendogli di osservare uno scorcio della Music Plant Zone. Dalla falla proviene un motivo ballabile e irresistibile, un richiamo troppo potente perché chiunque tra di loro possa riuscire a scampare. In altri punti si aprono altri squarci e il gruppo capisce subito che la fusione è davvero imminente.

     - E’ ora di festeggiare l’arrivo del mondo nuovo, ragazzi! - dice Trick, tutto ringalluzzito.


      “I think you wanna come over
     Yeah I heard it through the grapevine.
     Are you drunk or you sober?
     Think about it, doesn't matter
     And if it makes you feel good then I say do it,
     I don't know what you're waiting for”

     Il piazzale rettangolare che ospita la parabola satellitare di Mr. Trick si trasforma nel momento meno opportuno in una grande pista da ballo sulla quale troneggia una gigantesca strobosfera. Tutti i componenti del gruppo si danno alle danze sfrenate come mai hanno fatto fino a questo momento. Sonic è alla console, con le cuffie da DJ sulle orecchie e il piede che segue freneticamente il tempo. Rouge presta la voce alla canzone, con alle sue spalle un delirio danzante generale di tutti i suoi compagni.

     “Put your arms around me
     When it gets too hot we can go outside
     But for now just come here, let me whisper in your ear
     An invitation to the dance of life”

     La seconda strofa è affidata invece ad Amy, la quale si fa più avanti sulla pista mentre alle sue spalle ci sono urla di giubilo, risate divertite e una serie di scene che mai avrebbe pensato di poter vedere in vita sua. Shadow balla con un candeliere in testa e maneggia una frusta che fa schioccare a tempo di musica verso Manny, impegnato in quel frangente a saltare la corda che Cream e Tikal fanno ruotare. Tails si diverte a cavalcare una croce di plastica gigante e nel frattempo Knuckles si cimenta in un incontro di pugilato con un violino gigante che brandisce l’archetto come una spada.

     “Come join the party (it's a celebration)
     Anybody... just won't do
     Let's get this started (no more hesitation)
     Cause everybody wants to party with you”

     Oltrepassando Sydia e Ramon, giocolieri improvvisati a bordo di un paio di monocicli, e Rouge, occupata a sventolare dei pon-pon dorati nei panni di una cheerleader, Sonic abbandona la postazione e, con un paio di spessi occhiali da sole sul naso, canta il chorus della canzone, esibendosi in passi di danza quasi robotici. Quando tutti gli altri si accorgono che il riccio blu sta rubando la scena, gli si gettano addosso uno dopo l’altro, terminando l’esibizione in una caotica rissa.

     Ci vuole più tempo del solito perché tutto torni alla normalità e quando questo accade gli undici riluttanti ballerini cercano di districarsi dal groviglio di corpi in cui sono finiti. Stanchi, doloranti e ben poco allegri, diversamente da quanto la loro canzone comunicava, si guardano intorno per individuare Trick e i suoi scagnozzi, ma questi se la sono già filata da un pezzo.

     Carico di frustrazione, Shadow raccoglie tutte le sue energie e scaglia una serie di saette luminose contro la parabola. Questa salta in aria in mille pezzi e cessa di conseguenza il fuoco che prima era loro di ostacolo.

     - Grandioso! - commenta Knuckles - Davvero grandioso! Abbiamo meno di quattro ore per rintracciare il dispositivo di quel pazzo e metterlo fuori uso… e non abbiamo uno straccio di indizio! -

     - Se fossimo riusciti ad acchiapparlo avremmo potuto farlo cantare! - replica Ramon.

     La sua affermazione viene accolta da una serie di occhiate innervosite e esasperate.

     - Bé, non in quel senso! - si affretta a puntualizzare lo scoiattolo.

     Solo in quel momento, Sonic si accorge di uno striscione appeso su una fiancata del traliccio dell’antenna, lasciato indubbiamente da Trick, con la scritta a caratteri cubitali rossi: “CANTA CHE TI PASSA!”.

     - Quasi quasi comincio a rimpiangere il dottor Eggman! -


FINE ATTO SESTO

Colonna sonora:
- “Hanky Panky” di Madonna - I’m Breathless (1990)
- “Slow” di Kylie Minogue - Body Language (2003)
- “Human Nature” di Madonna - Bedtime Stories (1994)
- “Control” di Janet Jackson - Control (1986)
- “Together Again” di Janet Jackson - The Velvet Rope (1997)
- “Burning Up” di Madonna - Madonna (1983)
- “Get Outta My Way” di Kylie Minogue - Aphrodite (2010)
- “Umbrella” di Rihanna feat. Jay-Z - Good Girl Gone Bad (2007)
- “Love at First Sight” di Kylie Minogue - Fever (2002)
- “In My Arms” di Kylie Minogue - X (2007)
- “Rag Doll” di Aerosmith - Permanent Vacation (1987)
- “Me Against the Music” di Britney Spears feat. Madonna - In the Zone (2003)
- “Doesn’t Really Matter” di Janet Jackson - All for You (2001)
- “Celebration” di Madonna - Celebration (2009)
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