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Autore: KittyPryde    07/05/2004    14 recensioni
Ginny, inghiostro che macchia una pergamena e sorrisi timidi tra i ricordi
in un posto lontano... lontano da tante cose
[Draco/Ginny]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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- breve prevazione -
quella che state per leggere è una fic riguardante la coppia Draco/Ginny se l’argomento non vi interessa siete liberissimi di cambiare storia
se l’argomento non vi interessa ma desiderate comunque continuare a leggere siete pregati di commentare la fan-fic in se e non l’argomento di cui tratta
è solo un cortese avvertimento per chi non desidera leggere di argomenti ai quali non è interessato


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Istanti fermi, senza memoria, le lenzuola arrossate di primavera, il profilo bianco della sua schiena dritta, la pelle troppo pallida che nessuno, prima, aveva mai accarezzato…
Mi sveglio in un mattino appena accennato, schizzi di nuvole a matita e aquerello su un cielo azzurro slavato; la pioggia non ci lasciava tregua ieri notte, accompagnava ogni carezza, ma forse oggi tornerà il sole.
La stanza è spoglia, pietre grige battute dal vento, il baldacchino scolpito nel legno scuro, lenzuola rosse come vino vestono le mie gambe; Hogwarts è lontana da ogni nostro ricordo, siamo lontani da tante cose…
C’è una sola finestra, e resta sempre aperta; da lì riesco a vedere, come un miraggio lontano, il mare freddo, la spuma soffice e il canto delle sirene, l’Inghilterra, sul finire dell’inverno, che si trasforma in un paese magico.
Non sento freddo, la camicia da notte arrotolata fin sopra il ginocchio nei movimenti irrequieti del sonno, accanto a me la sua schiena bianca si stende come in un quadro, il viso semi nascosto dal cuscino; capelli luminosi sparsi sul tessuto rosso, scomposti; respiro regolare di chi desidera ancora dormire… in un sorriso, non lo sveglierò.
Senza spostare lo sguardo dalle palpebre che nascondono i suoi occhi scivolo via, senza interrompere il contatto infinito delle mie mani che cercano il suo viso nell’aria, come sempre; attenta a non destarlo, concentrata su ogni suo movimento; mentre l’impatto con l’aria fredda della stanza scuote le mie membra mi domando se sia così per tutti… amare.
Ogni incantesimo si rompe per lasciare spazio ad uno nuovo, il calore intimo delle coperte si scioglie nella carezza gelida del mattino mentre il quieto rumore dei miei passi si avvicina alla finestra;
I ricordi della notte passata mi conquistano con il pudore virginale di una bambina, io… che ancora non sono una donna; scosto appena la pesante tenda della finestra, quel poco che basta a farmi baciare dal sole dell’alba, per poi chiudere i raggi impertinenti fuori dalle mura, lasciando la stanza immersa in una penombra dorata.
Non avevo mai permesso che un uomo mi guardasse così, con quell’amore legato alla dolcezza, fuso al desiderio; non avrei mai pensato che quell’uomo potesse essere proprio lui…
Il respiro regolare che ancora muove il suo dorso, coperte sanguigne che lottano con il candore della sua pelle; Draco sembra fatto di neve, e del ghiaccio che prima saettava dai suoi occhi, ora, non sono rimaste che lacrime sciolte in una notte di autunno
La casa è disabitata, sto imparando a vivere privata dell’onnipresente confusione che invadeva tutte le mie giornate, ad abituarmi alla solitudine, a fare a meno della famiglia alla quale non avevo mai rinunciato… stiamo imparando a bastarci, a completarci, ad essere indipendenti senza fare a meno l’uno dell’altra.
Il mare del nord fa sentire la sua voce nel silenzio immacolato della mattina; siamo lontani da Londra, siamo lontani da tante cose…
In piedi accanto alla finestra vedo la luce svegliarsi assieme alle mie nostalgie; immagini in bianco e nero di mamma e papà sulla porta, una carezza e un bacio sulla fronte, con un sorriso teso come silenziosa e riluttante benedizione, guardavano la loro bimba senza trovarvi la donna.
Nessuno mi ha accusata, ma tutti hanno pensato che fosse uno sbaglio, lo sguardo dei miei fratelli pendeva su di me come una sentenza, lo sguardo di Ron non mi ha perdonata…
Ma Il mio amore era una scelta e, guardando la sagoma disordinata dei suoi capelli sul cuscino, guardando la sua bocca nascosta dalle braccia sottili e chiare, ora so che non era uno sbaglio.

Scrivo spesso, cercando di avvicinarmi a loro, e mamma mi risponde ogni volta con più sicurezza, tornando dolcemente in quel ruolo di madre che tanto le si addice, ora che la sua bambina è lontana, la sua bambina che non sa crescere.
Scrivo spesso, ma non parlo mai di nulla, macchio la pergamena con parole quasi timorose, cerco me stessa nelle frasi fatte senza mai trovarmi, spedisco lettere che non hanno un inizio ma hanno sempre una fine
augurandovi ogni bene… sempre vostra Ginny
In questi momenti mi accorgo di assomigliare tanto a mamma, ma io sono meno coraggiosa, o forse sono solo troppo giovane.
I miei piedi si muovono lenti nell’ombra color del miele; vorrei tornare a letto, rintanarmi nella stretta delle sue esili braccia, cucire le sue mani alle mie, respirare le sue labbra, ma sarebbe come scappare di nuovo; il mondo è freddo quando lui, accanto a me, dorme ancora.
Vorrei evadere in una sua carezza, nella voce bassa del primo mattino… sitamo imparando a bastarci senza bastarci mai.
La luce che filtra dalle tende è ancora tenue, incostante; con mani delicate scosto la sedia dalla scrivania, attenta a non fare rumore, tirandomi la camicia da notte fin sotto i piedi mi raggomitolo nell’abbraccio del legno e dei ricordi; la pergamena è pulita e di buona fattura, accuratamente riposta nel cassetto assieme all’inchiostro e alle piume, mi accorgo che il mio respiro trema, che le mani si muovono con ansia, non è facile fare per la prima volta ciò che da tanto tempo avevi deciso.
Intingo la piuma nel calamaio, è blu come la notte di pioggia che si è appena consumata, la appoggio sul foglio e subito una goccia di inchiostro testimonia la mia inquietudine

“Cara” la piuma resta ferma a mezzaria per molto tempo prima che, con più decisione, riesca ad appoggiarla nuovamente sulla pergamena “mamma”
“ieri notte io e Draco abbiamo fatto l’amore… mi sono accorta che non te lo avevo mai detto”
mi fermo rileggendo incerta, la tentazione di chiudere tutto in un cassetto è fortissima, mi spingo a continuare “credo ci sia un momento, nella vita di una donna, in cui bisogna prendere delle decisioni e queste, a volte, portano a soffrire molto… io, mamma, non sono una ancora una donna e forse, come dici tu, non lo sarò mai, ma il momento di prendere decisioni per me è già arrivato; un anno fa, con lo schiudersi della primavera…” a tratti la mia mano si ferma, indugia, ma il desiderio di parlare alla mia famiglia è dilagante, una necessità “so che nessuno di voi, neanche tu e papà che sorridevate mentre partivo, ha accettato con gioia la mia scelta; lo leggevo nei tuoi occhi lucidi, nell’espressione chiusa di papà, negli sguardi di rimprovero di Fred e George e in quello, carico di risentimento, di Ron…” un tuffo al cuore e gli occhi si bagnano con un velo di lacrime “lui non mi ha mai perdonata.
Questa mattina mi sono svegliata presto, guardavo il mare fuori dalla finestra, e mi sono accorta di essere così lontana da voi… con le parole, con le lettere, anche se con i pensieri vi raggiungo sempre.
Ma i pensieri non bastano, attraverso di loro non potete percepire il calore che mi da il vostro ricordo, e quando vi scrivo sento solo la paura e il rimorso per avervi ferito. Io e te ci assomigliamo tanto, mamma, ed è per questo che stamattina ho deciso di trovare quello stesso tuo coraggio, di donna, di madre…
Volevo scriverti, scriverti di me, della nostra vita, di noi, ma tutto sta diventando superfluo man mano che la piuma si muove sulla pergamena, ad ogni tratto sono più sicura di quello che faccio, ad ogni parola mi sento più coraggiosa.
Volevo scriverti le mie ragioni, volevo spiegarti quanto importante sia il passo che ho compiuto, quanto vero, reale… ma ora che mi torna alla mente il ricordo di te, donna e madre, che ci svegli la mattina con il profumo della colazione, comprendo tante cose, tante nostalgie…”
il nervosismo dei miei desideri scoppia nelle lacrime isteriche che rigano le mie guance “Ieri notte io e Draco abbiamo fatto l’amore, e le braccia di un uomo che ti stringe sono il rifugio più dolce per una bambina che non sa crescere… in ogni pausa cerco il coraggio di parlare con te.. dei suoi respiri, dei suoi sospiri, dei capelli biondi che inondano i miei occhi assieme al suo sorriso che riluce nell’ombra; delle sue mani che mi sfiorano, avide e ingenue, adulte e infantili, che si intrecciano alle mie; degli occhi aperti, schegge di metallo che brillano di una nuova luce…” l’imbarazzo si fa strada tra i miei pensieri, ma era sempre stato solo questo che volevo regalarle, le mie emozioni che non avevo rivelato a nessuno
“Ed è guardando i tuoi fianchi e il tuo sorriso instancabile che vorrei essere madre… vorrei avere un figlio. Non posso che ringraziarti, per tutte le volte che mi hai insegnato ad imparare, a decidere, a sbagliare, voglio ringraziarti, perché assieme al tuo sorriso mi hai dato anche il tuo coraggio”
La piuma si muove a pochi centimetri dal foglio in piccoli cerchi, come a cercare un ispirazione che tarda ad arrivare; il mondo attorno a me sembra scomparso, la luce che irrompe sempre più limpida e forte nella stanza, il profilo di Draco che mi osserva con gli occhi ormai svegli… il mondo attorno a me può aspettare
“Chissà se anche a te batteva il cuore guardando papà che dormiva, chissà se morivi dal desiderio di svegliarlo… non c’è nulla di lui che io non sappia, del suo corpo e dei suoi movimenti; i sorrisi assenti ai quali non si è ancora abituato, gli sguardi nascosti quando mi cerca con gli occhi, i lamenti quando la luce entra nella nostra stanza…chissà se anche per te era così… amare”
Nell’immobilità del silenzio sento le mani di Draco cingere le mie spalle, non mi domanda nulla, rispetta il mio silenzio; sento il suo sorriso rumoroso e un bacio dietro l’orecchio
“Draco si è svegliato, mamma, e se adesso anche lui è la mia famiglia è da lui che devo andare. Salutami Ron… e digli che mi manca. Salutami tutti, e da loro un bacio, fallo davvero questa volta… e non piangere”
Un cenno breve a Draco, sento i suoi capelli frusciare contro la mia tempia mentre annuisce, lo circondo con un braccio in una carezza improvvisata, ora è lui la mia famiglia… mamma piangerà leggendo questa lettera, ma sarà di gioia
Augurandovi ogni bene, per sempre vostra Ginny”
   
 
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