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Autore: moni93    26/05/2012    6 recensioni
Questa fanfic la dedico ai miei compagni di classe, perchè sono loro i protagonisti. Ebbene sì, qui non si parla di sovrannaturale o di fantasie nate nella mia mente, ma di fatti tangibili, reali e, cosa più importante, idioti.
Se siete curiosi di paragonare la vostra classe con la mia o se volete tornare indietro nel tempo, quando eravate stupidi e ignoranti (perchè il vostro unico pensiero era quello di arrivare vivi fino al fine settimana, per giocare con la play contro gli amici), siate i benvenuti!
Attenzione: i contenuti sono altamente comici e demenziali e potrebbero sconvolgere i più delicati di cuore. Alcune battutine potranno sembrarvi offensive o altro, ma vi assicuro che sono pronunciate con il solo scopo di far ridere tutti, anche i diretti interessati. In classe funziona, perciò non scandalizzatevi.
Non mi rimane che augurarvi buon divertimento! ^^
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUARTO GIORNO: PALLA BOLLATA... TUTTI CONTRO TUTTI!!!

 

“BUONAAA!!!!”

Un botto assordante seguì immediatamente quella parola.

“Oh! Mattia!!! Fa piano!!!”

“Francesca, non ti lamentare, che tanto non puoi giocare!”

“E perchè no?”

“Perchè con quel naso, rischi di bucarci il pallone!”

“Voi due, avete finito o cosa? Dai, giochiamo!!”

E fu così che l’ora di educazione fisica ebbe inizio.

Dopo sessanta soporiferi minuti di spagnolo, trascorsi a sonnecchiare, non c’è nulla di meglio di una sana (si fa per dire) ora di ginnastica! Era l’ora più attesa di tutta la settimana, in cui gli istinti omicidi dei maschi potevano finalmente trovare sfogo.

Il professor Negri era un uomo palestrato, esperto in tutte le temibili arti della guerra, che a scuola vengono comunemente denominate “attività fisica”. Un tale essere dovrebbe far impallidire il Sergente Maggiore Hartman* [personaggio di “Full Metal Jacket” NdA], per quanto concerne la disciplina e la capacità di far sfiancare i propri “soldati” nel giro di pochi, estenuanti, secondi.

Ho detto “dovrebbe”.

Infatti, il grandissimo fondoschiena fortunato della V, aveva adempito al suo scopo.

Caratteristica peculiare (ed adorata dagli studenti) del Negri, era quella di avere sempre qualcosa da fare. Peggio di un business-man a capo di un mega-colosso aziendale, l’istruttore di ginnastica non faceva altro che stare al telefono, urlando ordini a destra e a manca, per poi, all’improvviso, svanire.

Nessuno aveva idea di dove andasse, ma stava di fatto che alzava i tacchi senza nemmeno salutare o dare ordini specifici (salvo la vitale informazione che ripeteva al posto del “Buongiorno”, ovvero “Il pallone è lì”). Alle volte gli alunni non lo vedevano affatto, entravano in palestra e la trovavano deserta.

Non credo che esistano parole per descrivere l’amore che i giovani provavano per quel vecchio pazzoide.

Così, anche quel venerdì mattina, la V si era radunata nella palestrina microscopica posta sottoterra, che vantava un campo di gioco piccolissimo e proprio per tale motivo perfetto per il loro gioco preferito.

Il Negri, in cinque anni di “addestramento” aveva spiegato ben poco a questi prodi cadetti, ma c’è una sola cosa che sarebbe rimasta per sempre impressa nelle loro menti malate.

Era una delle loro primissime lezioni, i ragazzi si conoscevano appena, ma ciò era abbastanza perchè provassero l’irrefrenabile istinto di spappolare la faccia a qualcuno (questo, quantomeno, riguardava i maschi, le femmine si accontentavano di parlottare dei cavoli altrui). Il bravo comandate, data la sua esperienza, dopo una brevissima lezione circa la corsa e il salto con gli ostacoli, aveva concesso ai suoi diligenti soldatini il resto della lezione, per svagarsi come meglio credevano (da notare che quelle pause sarebbero aumentate drasticamente negli anni, fino ad occupare l’intera durata di lezione). E fu proprio in quel mentre, che dalle sue labbra uscirono le parole più saggie mai dette da essere umano.

“Ragazzi, dato che non sapete a che giocare e che siete in pochi, perchè non giocate a palla bollata tutti contro tutti?”

Gli alunni l’avevano guardato spaesati per un po’, fino a quando il Negri non si era deciso ad aggiungere.

“Non sapete come si gioca?”

Non attese neanche una risposta, che subito partì la sua spiegazione.

“È semplicissimo! In pratica è come palla bollata, solo che non ci si divide in squadre e quindi tutti possono andare dove più gli pare. Senza uscire dal campo.” aggiunse, notando la faccia furbetta di Mattia, che progettava già di nascondersi dietro a qualche colonna.

“La palla si prende solo con le mani, ognuno può bollare chi più gli aggrada in qualsiasi parte del corpo. Tranne la faccia e il basso ventre.” specificò di nuovo, lanciando un’occhiata divertita a Mattia, il quale sbuffò, vedendosi infrangere anche quel divertimento.

“Ci sono due modi per essere bollati: prendere la palla al volo, oppure essere colpiti dalla palla e chi tiene in mano la palla non può fare più di tre passi. Fin qua ci siete?”

Gli alunni annuirono, poco convinti.

“Non mi pare un granché.” fece Guido “Una volta che uno è eliminato, che fa?”

“Oh, è qui il bello!” fece sornione il Negri “Anche se uno viene eliminato, in realtà non è eliminato dal gioco!”

A quelle parole, i ragazzi si fecero più attenti.

“Se uno viene bollato, deve sedersi a terra nel punto in cui è stato preso, ma può continuare a giocare. Resterà a terra fino alla fine della partita, però se qualcuno gli passa il pallone o se la palla gli rotola vicino, può prenderla e bollare chi ne ha voglia! Vince l’ultimo che rimane in piedi. Che dite, volete provare?”

Da allora quel gioco divenne la ragione di vita della V.

In pratica non c’erano regole e i maschi erano liberissimi di tirare la palla contro i compagni o contro al muro con una potenza distruttiva pari a una granata. Le femmine, poverine, erano costrette a correre da tutte le parti e gli urli che cacciavano erano paragonabili sono a quelli di Andrea, che ogni due per due urlava cose del tipo “ODDIOOO!!! SPOSTATI, LEVATI!!!!”

Era più il tempo che passavano a ridere rispetto a quello effettivo di gioco.

Tornando a quel dolce venerdì, Mattia aveva dato il via alle danze, scagliando la palla contro alla parete, a due millimetri circa dalla faccia di Francesca.

“Mattia, lo sai che la palla non va tirata coi piedi.” gli fece notare Ofelia.

“Sì, ma per dare inizio ai giochi si può!” rispose prontamente.

“Però evita di tirarmela in faccia!” brontolò Francesca.

“Oh, se sei sempre in mezzo, non è colpa mia! BUONAAA!!!”

E il gioco ebbe inizio.

Tutti si sparpagliarono per il campo, correndo a destra e a manca, mentre la palla rotolava alla ricerca di un padrone.

“Oh, ignoranti, guardate che la palla non morde mica!” fece Mattia, correndo verso l’oggetto.

La palla, però, venne afferrata prontamente da Eleonora, che gli sorrise allegra.

“Ciao Mattia!” lo salutò.

Quello frenò di botto e iniziò a retrocedere.

“Oh merda!” riuscì a dire, prima di darsi alla fuga.

“Tanto ti prendo!!” fece convinta la ragazza.

La palla sfiorò la testa di Mattia, ma non lo colpì.

“DANNAZIONEE!!” brontolò Eleonora.

“Che pelo!” disse Mattia, prendendo il pallone e scagliandolo contro la sua nemica numero uno.

“Ahio!” fece Maria.

“Aja, minchia!” aggiunse Mattia, con forte accento siciliano.

“Perchè hai colpito me? Non dovevi prendere la Elly?”

Mattia rispose senza indugi.

“Sì, ma voi terroni mi state particolarmente qua, quindi vi elimino subito, così non disturbate il gioco: casinisti!”

“Ma...” tentò di protestare Maria.

“Zitta e muori!!” concluse Mattia, prendendo nuovamente la palla e lanciandola con forza sul sedere della ragazza.

Guido, approfittando della distrazione dell’amico, tentò di bollarlo, ma il tiro andò a vuoto.

“Nooooo!!” urlò disperato e consapevole del fatto che il prossimo sulla lista del killer di classe sarebbe stato lui.

“Guido, Guido... lo sai, vero, che adesso t’ammazzo?”

Quell’affermazione mandò nel panico lo spilungone, che subito corse a nascondersi dietro ad una colonna.

“Oh! Uscire dal campo non vale!” protestò Matilde.

“Shhh!!” gli fece Guido.

“Ma lascialo fare, tanto lo ammazzo lo stesso!!” disse divertito Mattia, che con un tiro ben assestato colpì l’amico sulla spalla.

“MUORI!!! AHAHAHAHA!!!”

Era incredibile come quel gioco tramutasse Mattia nel cattivo di un cartone di serie B. Mancavano solo i tuoni e i fulmini dietro di lui e il quadro sarebbe stato completo.

Il tempo necessario per riprendere la palla al balzo e Mattia con una piroetta volante si voltò e colpì in pieno Matilde.

“Ehi!” si lamentò.

“MUORIII!!!” rispose indemoniato il ragazzo.

Il massacro proseguì e quella presa di mira subito dopo fu la povera Sabrina.

“No, no, no!!!” urlava con la sua vocetta acuta, correndo con le braccia che gesticolavano da tutte le parti.

Il colpo sulla schiena la bloccò.

“MATTIA, UFFAAAA!!!!”

“Mattia, Mattia!!” ripeté il carnefice, imitando la voce di Sabrina che ricordava tantissimo quella di un uccellaccio stonato.

Mentre era intento a deridere la sua ultima vittima e a gasarsi della sua forza, il ragazzo non si era accorto che la palla era rotolata fino a Matilde, la quale l’aveva raccolta e, con tutta la sua flebile forza, l’aveva scagliata contro Mattia. Sebbene la mira della ragazza facesse ridere i polli, era impossibile sbagliare a quella distanza. Infatti, un piccolo TONF mise fine alla parlantina del moro, il quale, con lentezza estrema, si voltò.

“Chi diavolo è...?”

Non appena i suoi occhi incontrarono quelli di Matilde, la ragazza gli sorrise.

“Bollato!” trillò felice.

Un boato assordante riempì la stanza.

“Brava Matty!!! Così si fa!!!” dissero i compagni tra un applauso e l’altro.

“Mattia, siedi!”

“Mattia, hai smesso di fare lo sborone adesso!”

“Mattia, ti sta bene!!!”

Ognuno dei ragazzi lasciava il suo personale commento, ma mentre si sedeva a terra, il killer non aveva occhi che per Matilde.

“Tu questa me la paghi dopo, lo sai vero?” fu la sua minaccia.

“Oh merda, questo non l’avevo tenuto di conto!” fece preoccupata la giovane.

Dopo pochi minuti, nei quali Mattia non aveva levato gli occhi di dosso a Matilde nemmeno per un secondo, la partita ebbe termine. Francesca aveva vinto e stava ancora ballando estasiata, quando Guido lanciò la palla contro al muro per dare il via al secondo round. Matilde ebbe appena il tempo di alzarsi da terra, che Mattia la colpì in pieno.

“Seduta!!!” gli urlò.

Lei lo fissò basita.

“Ma, ma.... non ho avuto nemmeno il tempo di alzarmi!”

“Le regole sono queste... e così ho avuto la mia vendetta!!”

Stranamente, tempo cinque minuti, e la partita ebbe termine. Indovinate un po’ chi vinse?

“The champions!!”

“Mattia, piantala, sei un baro, mi hai persino usata come scudo!” disse Sabrina, leggermente adirata.

“Era una situazione d’emergenza.”

“Se se, come no!”

“Dai, BUONAAA!!”

Dopo altri dieci minuti di violenza gratuita, quasi tutti erano stesi a terra, vinti e demoralizzati, mentre una figura si ergeva in piedi come un sadico guerriero.

“Ebbene? Ho già vinto?”

“No!” fece Francesca, puntando il dito verso qualcuno “Matilde è ancora in piedi dietro di te!”

A quelle parole, la poverina appena citata iniziò a sudare freddo, dato che sperava di passare inosservata.

“Matilde!” la salutò con un sorriso Mattia “Ma ciao!!”

Lanciò la palla, che fu schivata per un soffio dalla ragazza, la quale iniziò a correre.

“Vai Matilde, fatti valere!!!” urlavano i poveri vinti.

“La fate facile, voi!”

Un missile cerca calore era sul punto di colpirla, ma Matilde si abbassò di colpo, schivando con maestria anche quel colpo mortale.

“Vuoi stare ferma??” protestò Mattia, leggermente seccato.

“Certo! E poi?” fu la pronta risposta della ragazza.

La cosa andò avanti per un bel po’, con pochi mutamenti, dato che Matilde si guardava bene dal toccare la palla, conoscendo le sue innate doti di imbranata.

“Dai, Matty, passa qua!” le aveva detto una volta Guido.

“No.”

“Che maledetta! Perchè?”

“Perchè sennò fai come hai fatto prima con la Fra. Io ti passo la palla e tu mi bolli!”

“Non è vero!”

“Che Guida!” fece ad alta voce Francesca.

“Oh, siamo tutti contro tutti!” si difese Guido.

“Ma noi due siamo amici.”

“Sì, ma in guerra certe cose non valgono più!”

“In ogni caso, non te la passo Guido. Si congelerà prima l’inferno.” disse risoluta Matilde, che nel frattempo si era distratta.

Nel giro di due secondi, si ritrovò vicinissima a Mattia e con tutte le vie di fuga tagliate.

“Oh-oh.” gemette lei.

“Bene, bene. Guarda un po’ chi abbiamo qui!”

Mattia si stava gongolando come non mai.

“Pronta a morire, Matty?”

“Neanche per sogno!”

Eleonora e Francesca, nel frattempo, suggerirono all’amica di correre.

“Non stare ferma lì, corri!!!”

“E DOVE????”

“Boh, tu corri!”

“Bell’aiuto che mi state dando!”

Mattia caricò il colpo e lanciò.

Matilde chiuse gli occhi e... nulla accadde.

“NOOOOO!!!!!”

Quell’urlo fece spalancare gli occhi di Matilde. Ciò che vide fu Mattia (con le mani nei capelli e il volto contorto dall’incredulità) e, una volta voltata la testa, la palla che rotolava diretta chissà dove.

“Come ho fatto a sbagliare???”

Nemmeno Matilde lo sapeva, ma di certo non sarebbe rimasta lì a scoprirlo. Corse via, ridendo euforica.

“Che bambo che sei!” si congratulò Guido.

“Ma fa un po’ sito*!” [*“Ma stai in silenzio!” NdA]

Dopo un quarto d’ora, Mattia e Matilde correvano ancora, esausti, sudati e col fiatone, mentre gli altri ragazzi a terra iniziavano a spazientirsi.

“Oh, Mattia, ti decidi a bollarla?” disse Ofelia, arcistufa.

“Eh, se stesse un po’ ferma!”

“Sì certo, per te sto ferma!”

“Beh, non sei stanca?” chiese il ragazzo.

“Sono senza fiato, senza forze e ho pure fame!”

“E allora fatti bollare!”

“Col cavolo, ma fatti bollare te, se hai così tanta voglia di smettere!”

I due si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi Mattia fece una mossa bastardissima. Tirò la palla, ma molto piano, abbastanza da farla rotolare a terra.

“Ehi! Quanti cavolo di passi fai?” chiese preoccupata Matilde.

“Ma io non ho in mano la palla!” le fece notare Mattia.

“Così non vale!” piagnucolò lei.

“E dove sta scritto, scusa?”

Ancora un paio di passi e Mattia raccolse l’arma del delitto.

“Uno, due, tre!” trillò felice, mentre con in mano la palla copriva gli ultimi metri di distanza dal suo obbiettivo.

Si trovava a due millimetri di distanza dalla ragazza, che a forza di indietreggiare si era ritrovata spalle al muro.

“Cioè, se vuoi venire ancora un po’ vicino!” cercò di dire con aria spavalda Matilde.

“Adesso voglio vedere se la schivi!”

“Ma vai al diavolo!” disse lei, poi, notando che Mattia stava caricando il colpo, si proteggè il viso con le mani.

“Piano!” implorò.

Il ragazzo finse di assestarle un colpo mortale, ma poi si limitò a colpirla lievemente sulla testa. Quel leggero colpo fece crollare a terra la giovane, ormai spompata.

“ALLELUJAAAAA!!!!” urlarono tutti, aggiungendo poi “Scusa, Matty!”

“Dai, BUONAAA!!”

“Come buona? Non facciamo un po’ di pausa?” chiese Matilde, ancora stesa al suolo.

“Nemmeno per sogno!” gli rispose Mattia.

“Bene, allora voi giocate pure, mentre io muoio qui, in pace!”

“Eh, no!” fece il ragazzo, sollevandola a forza da terra “Nessuno torna indietro, dopo che la partita è iniziata!”

Matilde stava per protestare, quando una domanda le sorse spontanea.

“Che cosa abbiamo dopo?”

“Inglese!” rispose Eleonora.

Matilde pensò per un micro secondo.

“Ok, allora meglio se mi dò alla pazza gioia ora!!”

Sapete come si dice, no?

“Quando il gioco si fa pazzo... La V inizia a divertirsi!!”

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Hello everybody!!

Come state, vi sono mancata? (forse è più il caso di dire “vi siamo mancati?” XD)

Eccomi qua, un altro pazzo capitolo è andato, chissà cosa ci riserverà il futuro?

Innanzitutto, chiedo scusa a tutti per l’attesa. Capitemi, sebbene nella mia classe le follie siano all’ordine del giorno, ogni tanto devo studiare anch’io! Perciò, mi duole informarvi che per un po’ non ci vedremo. Sapete com’è il ritornello, no?

Tesina, studio, ripasso, di nuovo studio, crisi di nervi, tentativi di buttarsi dal primo ponte che capita a tiro ecc...

Insomma, sarò talmente impegnata-depressa, che proprio non troverò il tempo di riportare le nostre panzane, ahimé.

Però non temete! Anche in questi giorni ne sono successe di tutti i colori e io sono stata ben attenta a riportare il tutto nella mia agenda, così da non scordarmi nulla.

Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono e hanno messo la storia tra i preferiti-seguiti. Grazie di cuore, continuate a seguirmi!!! <3

A presto (spero!)

 

Moni =)

   
 
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