Quarantacinquesimo Capitolo
Brian non sapeva se facesse freddo nella casa o fosse solamente lui a non essersi scaldato abbastanza. Nonostante avesse indosso il maglione di Nick, i brividi continuavano a battagliarsi dentro di lui, quasi volessero prevalere sulle lacrime e su quel dolore non fisico ma così opprimente. Era come un peso sul petto, gli impediva di respirare normalmente, come se non ci fosse abbastanza ossigeno nella stanza o come se i suoi polmoni fossero troppo stanchi per continuare a lavorare.
Anche la sua mente era esausta dopo aver cercato, inutilmente, di non pensare a Nick. Succedeva qualcosa ed il primo istinto era quello di voltarsi e commentare, aspettando quel sorriso di ribotta e ritrovandosi solo con un silenzio che lo pugnalava con il sorriso sulle labbra.
Ma Brian non voleva addormentarsi. Non così, non da solo, non senza nessuna barriera capace di frenare tutti quei pensieri che si erano annidati nella sua mente, negli angoli più bui, pronti a venire a galla e fare a pezzi quel poco che rimaneva del suo controllo.
Pensava di aver superato tutto, pensava di esser finalmente riuscito a cancellare quell’ansia di cui era stato sempre vittima. Ecco perché non si legava mai a nessuno, ecco perché non lasciava mai nessuno avvicinarsi troppo alla sua anima: affezionarsi significava lasciarsi indifeso di fronte alla possibilità che quel qualcuno, all’improvviso, potesse sparire e lasciarti completamente distrutto.
E questa volta. Oh, questa volta era anche peggio.
Questa volta aveva solo una persona cui additare per tutta quella sofferenza.
Prima, bastava voltarsi per rassicurarsi che Nick fosse ancora lì, vivo.
Prima, bastava un messaggio per rimettere a dormire la paura che qualcosa era potuto accadere.
Ora, tutte quelle paure continuavano ad avere la meglio perché lui non aveva più armi per annullarle. Non poteva prendere il telefono e chiamarlo, non aveva più quel diritto.
I brividi si fecero più intensi, sembravano quasi sul punto di spezzare nervi ed ossa, trascinandolo infine in un fondo nero.
Non voleva addormentarsi ma era troppo debole per resistere.
Il vento soffiava tra le fronde degli alberi, sibilando parole che giungevano sì alle sue orecchie ma di cui non riusciva a capirne il significato. Tutto ciò che si lasciavano dietro di loro era una fredda sensazione, delle dita ghiacciate che si stringevano attorno ad ogni centimetro di pelle.
Stringevano, stringevano, affondavano i loro artigli come se volessero, no, avessero bisogno del suo sangue.
Le voci si alzarono, urlavano, gridavano, anche se provenivano da lontano.
Incominciò a seguirle, a correre e correre anche se non sapeva dove stava andando.
Davanti a lui, due figure continuavano a camminare senza accorgersi che lui le stava chiamando. Perché le aveva riconosciute, oh, come poteva non farlo? Le due persone più importanti della sua vita, ecco chi erano.
Poi, si voltarono. I visi senza espressione alcuna, pallidi da sembrare invisibili, quasi... no, no, no, no!
Cercò di voltarsi, di scappare da quella realtà che doveva essere un incubo ma non ci riusciva.
Paralizzato, finalmente comprese ciò che stavano dicendogli.
“Addio.”
____________________________________________
Credo che ora si capisca a che cosa era dovuto l'urlo di Brian nel capitolo precedente. Volevo riportare questo piccolo dettaglio, come l'assenza di Nick possa subito far ricadere Brian nelle vecchie abitudini e far vedere quanto abbia bisogno di Nick nonostante tutto quello che ha fatto. ^__^