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Autore: Hiraedd    27/05/2012    12 recensioni
A Godric’s Hollow tutti conoscono i Potter:
la signora Dorea, donna tutta d’un pezzo, bella, furba, con quello splendido sorriso sulle labbra delicate;
il signor Potter, Charlus, sempre con una buona parola per tutti in bocca e quell’imprecazione così strana, “dannati serpeverde!”, a terminare tre frasi su cinque, specie quelle rivolte alla moglie;
i due ragazzi, poi, chi potrebbe non conoscerli? James e Sirius, hanno dietro una fila di cuori infranti che va dalla porta di Casa Potter fin al centro della piazza del paese, circa al monumento dei caduti.
Tuttavia, è degli ultimi due arrivi che si fa un gran parlare.
La signora Bensy ha detto alla signora Segrfid, la moglie del panettiere, di aver sentito da Jhon il calvo –gran pettegolo, quello!- che la signora Remsy –l’altra buona- ha ospitato per un intero pomeriggio uno dei due figli dei Potter, e la di lui ragazza, a casa sua.
Per giudicare l’altra ragazza, è bastato guardarla appena: bella come la morte e con un sorrisetto malizioso sul volto. Le ragazze del paesello sono concordi: è a dir poco insopportabile… e, no, non c’entra nulla l’aver tolto dalla piazza quel gran bel pezzo di figliolo che è Sirius Black.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fabian Prewett, Gideon Prewett, Marlene McKinnon, Mary MacDonald, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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LILY
JAMES
SIRIUS
LèNE
EMME
REMUS
FRANK
ALICE
PETER
MARY
REGULUS
RABASTAN
CORRISPONDENZA



LONDRA, MINISTERO DELLA MAGIA
ORE 16.45 DEL 14 LUGLIO 1978
 
-e qui ci sono quelle riguardanti l'attacco a S. James tre anni fa a marzo, da archiviare-.
 
La mano affusolata dalle unghie lunghe si tende a porgere al ragazzo una cartella di pergamene ordinatamente contrassegnate, portando con se una scia di debole profumo nell'aria stantia dell'archivio del Ministero. La ragazza ha lunghi capelli ramati trattenuti in una crocchia elegante e pulita sulla nuca, e grandi occhi grigi e innocenti come quelli di una bambina.
 
Tutto sommato è una bella ragazza, Daisy, con le curve giuste al posto giusto e un cervello niente male nella testa.
 
-sono le ultime?- le chiede il ragazzo afferrando l'ultimo fascicolo e rimpicciolendolo con un tocco di bacchetta.
 
-per oggi, pare proprio di si- risponde la ragazza con un tiepido sorriso.
 
Se proprio le si deve trovare un difetto, potrebbe essere la timidezza... o anche il vizio di fare esattamente quello che le viene detto. Beh, si capisce, tutto sommato è ancora abbastanza nuova nel giro, è naturale che si affanni a seguire percorsi già tracciati.
 
-Gideon, allora va bene?- chiede Daisy leggermente corrucciata, probabilmente smarrita dallo sguardo offuscato del mago.
 
-eh? oh, scusami Daisy- replica il ragazzo gentilmente, un sorriso amichevole sulle belle labbra -ho la testa da un'altra parte, stasera, puoi mica ripetere?-.
 
Gideon vede la ragazza arrossire velocemente, e per un secondo teme di sapere perfettamente cosa sta per chiedergli.
Un attimo, e il suo sospetto trova conferma nelle parole gentili ma imbarazzate della giovane.
 
-ehm... mi stavo chiedendo se... se ti andasse magari di prendere qualcosa insieme, magari un caffè...-.
 
Il sorriso sul volto del ragazzo si congela per appena un secondo, quel tanto che impiega per cancellarsi lo stupore dal viso.
Come ragazza, Daisy è davvero carina, e in più è molto gentile.
Assomiglia molto ad Amelia, è la prima cosa che viene in mente a Gideon.
Amelia... carina, morbida e piena come una pesca... decisamente più una sorella che qualcosa di più.
 
-mi... mi spiace, Daisy, questa sera sono di fretta, devo vedermi con alcuni amici- mormora quindi in risposta con un tono a metà tra il lusingato e il dispiaciuto -sai, Fabian, Stur... una specie di rimpatriata-.
 
Per un attimo appena la ragazza pare dispiaciuta, poi maschera la tristezza con un sorriso di circostanza.
 
-beh, certo, capisco- sussurra un po' a disagio scuotendo la mano come a liquidare il tutto.
 
Una cappa pesante di silenzio si posa tra i due, che restano per un attimo nell'archivio, vicini ad un passo l'uno dall'altra, cercando disperatamente qualcosa da guardare per non incrociare lo sguardo del compagno.
 
Gli occhi azzurri di Gideon si fissano sul fascicolo tra le proprie mani, quelli di Daisy sulla finestra incantata.
 
-beh, noi, allora ci... ci vediamo, ok?- cerca di congedarsi alla fine la ragazza, spostando lo sguardo sulla porta -buona serata, a domani-.
 
Prima di sorridere di un sorriso amaro, Gideon riesce quasi a sentire la voce di suo fratello, a metà tra una presa in giro e un tono di consolazione.
 
Merlino, Gid, proprio con le donne non ci sai fare! Va già bene che ti sei innamorato di Mary, è tanto sveglia che farà tutto da sola senza che tu te ne accorga nemmeno.
 
 
*
 
 
Quello che hanno di bello queste riunioni, è che non ci si annoia mai.
 
Spesso esco di qui con il mal di testa, qualche volta con il fegato ingrossato o il sangue marcio, ma mai, e dico mai, annoiata.
 
Prendete questa riunione in particolare, ad esempio: è bastata qualche parola per mandare all’aria la calma placida in cui ci cullavamo fino a venti minuti.
 
-non si può mandare in avanscoperta un solo ragazzo, Alastor- sta esclamando a viva voce la McGrannitt, sorretta da Dorea.
 
-nemmeno un solo adulto, il covo potrebbe essere pieno di mangiamorte- si insinua Caradoc, serio.
 
-sarebbe più prudente effettuare turni di due persone, è più facile chiamare aiuto in caso servisse- aggiunge pensieroso Benjy, annuendo con sguardo computo a quello che dice Caradoc.
 
-credo che questi turni debbano essere composti da…-
 
-e così avete iniziato senza di me, eh?- chiede una voce dalla saletta d’ingresso. Voltandomi, posso vedere Gideon con quel suo sorriso sereno accompagnato da Dorcas, che probabilmente, ragionevolmente attenta ai rumori, ha distinto il suo bussare dal caos che regna sovrano nella stanza.
 
-Prewett, siediti e taci, sei in ritardo, e noi stavamo parlando di qualcosa di importante prima che arrivassi tu-.
 
Tutt’altro che offeso dal comportamento brusco di Moody, Gideon sorride ancora ai presenti in segno di saluto e si siede a qualche sedia da me. Gli sorrido in risposta, salutandolo con un cenno della mano, quando vedo il suo sorriso fermarsi un po’ più a lungo su di me.
 
Poi vedo Alice sorridere saputa con quello sguardo un po’ troppo malizioso, e –non per la prima volta in questi ultimi mesi- arrossisco e distolgo il mio.
 
Merlino benedetto, proprio io che dell’amore non sapevo niente, dovevo andarmi ad innamorare di un Prewett?
 
 
Flashback-> ore 21.30 del 20 gennaio 1978
 
La serata non è certo tra le migliori, devo ammettere.
 
Oltre ad essere sovraccariche di compiti –che ovviamente, nemmeno a dirlo, non ho alcuna intenzione di fare se non quando mi accorgerò di essere con l’acqua alla gola- la tempesta, o forse è meglio dire diluvio, che infuria da diverse ore non accenna a smettere.
 
-bella la Scozia, non c’è che dire- asserisce Alice tetra, dal suo posto accanto ad una delle grandi finestre della sala comune –brughiere, fiordi, fate e gnomi. Certo, quando riesci a vederli oltre questa cappa di pioggia perenne!-.
 
Le labbra di Lène, seduta davanti a me e con il libro aperto –a malincuore- sulle ginocchia, si arricciano appena in un sorriso trattenuto, mentre con gli occhi scuri continua a leggere qualcosa che sicuramente tra un minuto e mezzo non ricorderà nemmeno più.
 
La vita ad Hogwarts non è ripresa esattamente come si era interrotta con le vacanze di Natale.
D’altronde, come avrebbe potuto?
Con tutto quello che è successo.
 
-beh, fino a duecento anni fa non doveva essere niente male- ribatto io ridendo  verso Alice -con tutti quegli uomini in kilt-.
 
Se ci fosse Emmeline, qui con noi, mi scoccherebbe una di quelle occhiate a metà tra il pudico e l’irritato che fanno tanto “Vance”, per fortuna è probabilmente da qualche parte con Remus, visto che non si vedono entrambi da prima di cena.
 
-Mary, gli scozzesi portano il kilt ancora adesso- mi fa notare Alice spostando lo sguardo dalla vetrata a me.
 
-non più con lo stesso stile di una volta, ora è solo un abito da cerimonia- la correggo.
 
-non è…- prova a dire lei.
 
-Ali, è fiato sprecato discutere di una cosa del genere con Mary, lo sai benissimo- la interrompe Lène con il sorriso ora sguaiato sulle labbra –se c’è al mondo un’usanza che le permette di vedere le gambe di un bell’uomo, puoi stare sicura che Mary Abigail McDonald ne conoscerà ogni singolo punto. Magari non sa nulla riguardo alla pozione invecchiante, ma di bei polpacci se ne intende eccome-.
 
Tutte e due scoppiano a ridere divertite, risate a cui io non posso che unirmi, visto il tono con cui Lène si è espressa.
 
-sentila, adesso, la sposina tutta casa e famiglia- la rimbrotto –come se a te non fossero mai interessati altri ragazzi fuorchè quel pallone gonfiato di Black-.
 
Uno scappellotto leggero ma secco mi raggiunge la nuca non appena chiudo la bocca.
 
-ma dai, Mac, non essere così gentile con me, sono certo di non meritare tanti complimenti- mi risponde il suddetto pallone gonfiato accomodandosi con nonchalance sul bracciolo della poltrona di Marlene, e rivolgendo alla propria ragazza uno sguardo tutt’altro che dolce.
 
Merlino ha un senso dell’umorismo davvero strano, su questo non c’è dubbio. Quando ha deciso di farli mettere assieme, doveva essere in vene di risate.
 
Quei due passano i due terzi del loro tempo a litigare, e il terzo rimanente a fare pace.
 
Ora, in questo stesso momento, hanno iniziato a fare pace.
 
-Merlino, salite in dormitorio o andate nella foresta proibita!- esclamo sdegnata lanciando loro il primo libro che mi capita a tiro, quello che fino a poco tempo fa Marlene stava leggendo –qui ci sono delle fanciulle caste e pure che vorrebbero rimanere tali fino al matrimonio-.
 
Marlene si scosta da Sirius con il preciso intento di inarcare un sopracciglio –Morgana, è una cosa che le riesce sempre dannatamente bene, il farti capire quando e quanto è scettica- al mio indirizzo.
 
-senti Mac, non hai di meglio da fare che startene qui a gufare?- mi chiede invece il suo “ragazzo” in tono spiccio –chessò io, andare a fare qualche ronda, visto che sei un Prefetto, contare le gocce d’acqua sulla torre di astronomia, andare a vedere se trovi il gramo in qualcuna delle sfere di divinazione…-
 
Con un sorrisetto sarcastico, mi alzo dalla poltrona in cui mi sono accomodata un’ora fa –in teoria per studiare- e, dopo un veloce saluto, asserisco che forse è meglio che io vada a dormire, sono stanca.
 
Da quando Sirius e Marlene stanno insieme, l’aria intorno a noi del settimo anno è un po’ cambiata. Fintanto che sono durate le vacanze di Natale, la notizia non mi sconvolgeva più di tanto. È con il nostro arrivo ad Hogwarts, e il conseguente fluire della voce, che le cose hanno iniziato a mutare.
 
Non sono esattamente diverse, ma non sono più le stesse. Non sono cambiate in peggio, ma dobbiamo ancora tutti abituarci a questo meglio. Con Lily che ci sbatte fuori dal suo mondo personale –tutti, con l’esclusione di James, che ha quel particolare diritto di stare dentro ad una stanza fatta di cristallo e dolore-, Emmeline e Remus che dopo tanto hanno trovato il coraggio di stare insieme, Marlene e Sirius intenti a combattere una delle loro numerose battaglie –qualche volta tra le lenzuola, qualche volta bisticciando teatralmente-, Alice e Frank sempre occupati a pianificare il proprio futuro insieme… beh, Peter non è mai troppo di compagnia, e io finisco con il rimanere spesso tagliata fuori.
 
Le mie migliori amiche per me ci sono sempre, ma è strano sapere che adesso per loro c’è anche qualcos’altro.
 
Qualche volta mi rifugio da Paul, che pur non essendo nulla più che un amico, è pur sempre una spalla su cui appoggiarsi.
 
In dormitorio, noto che il bagno è occupato.
 
-Lils, c’è qualcosa che non va? Stai bene?- chiedo lievemente allarmata.
 
Lily è arrabbiata. Glielo leggo in viso ogni volta che mi guarda, negli occhi ad ogni occhiata, sulle labbra ad ogni verso di stizza, sulle gote ad ogni arrossamento.
 
Sono quindici giorni che è arrabbiata. Quindici giorni che fa finta di nulla, quindici giorni che non parla e non ride –o meglio, parla e ride, ma come se fosse di vetro e ad ogni gesto sbagliato potesse rompersi-, quindici giorni che si tiene sotto uno stretto controllo quando è in compagnia mia o di chiunque altro.
 
Forse con James ritrova un po’ di se stessa, ma non mi è dato saperlo con certezza.
 
-si, certo- mi risponde uscendo dal bagno e lasciandosi la porta aperta alle spalle –non avevo voglia di studiare pozioni, è solo per questo motivo che sono venuta su prima-.
 
Si è resa conto di quanto la teniamo sotto controllo ultimamente. Non lo facciamo per cattiveria, di certo lei questo lo sa, né per pietà.
 
È la mia migliore amica, e qualcosa mi si spezza dentro ogni volta che la vedo sbattere le palpebre velocemente per trattenere le lacrime.
 
-lo immaginavo, tesoro- la rassicuro con un sorrisone, largo il doppio del normale per comprendere quello che lei non riesce più a dispensare –ma non ti preoccupare, io non studio da sei anni e me la cavo egregiamente così-.
 
Finalmente riesco a farla ridere, anche se forse ridere non è la parola giusta. È più uno sbuffo che sa di divertimento, in fondo.
 
-ah, mentre eri giù è arrivata quella per te- mi dice poi avviandosi al suo letto ed indicandomi il mio, su cui fa bella mostra di se una busta di pergamena chiusa con un sigillo rosso fiamma –l’ha portata un gufo circa venti minuti fa-.
 
Rimango a fissare per un attimo la busta, poi sposto lo sguardo alla finestra che da sull’esterno, sulla pioggia, sul cielo plumbeo e il buio assoluto.
 
-era ancora vivo?- chiedo ironica indicando a Lils il clima esterno.
 
Lei scrolla le spalle in risposta.
 
-gli ho dato uno dei biscotti che Alice tiene per la civetta, ed è tornato da dove è venuto. Non mi sembrava troppo malconcio, tutto sommato, deve essere abituato a girare con questo tempo-.
 
Scrollo le spalle, prendo la lettera e mi accomodo sul letto, incuriosita.
 
Che io sappia, quella con cui è stato scritto il mio nome non è la grafia di mamma o papà. È tondeggiante, un po’ esitante sull’iniziale del mio cognome e in fin dei conti molto chiaramente leggibile.
 
-vado a portare questo a Rem, nel loro dormitorio, torno subito- mi dice Lils infilandosi la vestaglia di flanella verde pallido e imbucando la porta con un libro in mano.
 
Di nuovo sola.
La voce dei miei pensieri, inizio a credere in questi giorni, non è poi una compagna tanto male, nelle solitarie ore che mi tocca passare a tu per tu con me stessa.
 
Soffocata dalla curiosità rompo il sigillo che chiude la busta, aprendone i lembi con entusiasmo.
 
Quando vedo la firma, sgrano gli occhi stupita;
quando inizio a leggere, devo lottare per trattenere un sorriso.
 

“so che quindici giorni non sono certo duemila anni, ma d’altronde non mi parevi molto propensa a rimanere ferma nel tuo proposito di non parlarmi mai più… e comunque, a voler proprio essere pignoli, scrivere non è parlare, quindi non ci vedo nulla di male.
Come è andato il vostro ritorno ad Hogwarts?
Ho saputo da Dorcas che avete vinto la partita contro Corvonero, e non posso che esserne contento”.

 
Alla fine il sorriso fugge lo stesso, mentre leggo quelle parole che una dopo l’altra fluiscono con la facilità di un fiume nel mare.
Dorcas Meadowes è, probabilmente, la persona più lontana da me come pensieri e carattere sulla faccia della terra, eppure, quando ho ricevuto una sua lettera dai toni gentili e affettuosi con la posta del mattino, non ho avuto la minima intenzione di tirarmi indietro da quella corrispondenza un po’ strana, ma decisamente più che gradita. È una persona estremamente particolare, la Meadowes, e dietro ad un sorriso e a due occhi forse banali, nasconde una vivace intelligenza e modi tutt’altro che scontati.
 

“Stai tranquilla, Dorcas non racconta in giro il contenuto della vostra corrispondenza con leggerezza. Ho dovuto torturarla per ore, e se non è più appesa per i pollici nella nostra cantina è solo perché quel tenerone di Fabian insiste nel dire che è la donna della sua vita e cose simili”.
 

Povera Dorcas, riesco a pensare solo questo mentre rido alle parole della lettera.
 

“tu come stai?
Mettendo da parte gli scherzi, ti posso giurare che Dorcas non ha fatto assolutamente parola su ciò che vi scrivete, non vorrei te la prendessi con lei solo perché io parlo troppo. Ci ha solo detto che avete vinto a quidditch, e che una parte del merito è stato tuo.
Volevo complimentarmi, con te e con gli altri.
Gideon”

 
Per un attimo, solo un secondo, una piccola fitta strana –di qualcosa che non ho mai provato- mi prende alla gola. Merlino, perché?
 
Poi la voce di Lily interrompe ogni pensiero, facendomi arrossire furiosamente.
 
-ma dai, allora c’è davvero qualcuno che riesce a far sorridere Mary McDonald come una scema davanti ad un pezzo di carta!-.
 
Fine Flashback

 
 

*
 
 
-Prewett, siediti e taci- lo rimbrotta Moody non appena Gideon, con un sorriso sicuro e amichevole sulle labbra, si affaccia dalla porta della sala macchine per salutare –sei in ritardo, e noi stavamo parlando di qualcosa di importante prima che arrivassi tu-.
 
Per nulla offeso, il giovane Prewett da in un sorriso ancora più sfrontato, avanzando nella sala con il passo dinoccolato e calmo di chi non si sente per nulla in soggezione davanti al proprio caso.
 
-tranquillo capo, il mio ritardo non ha nulla a che vedere con il compito che mi hai assegnato oggi, di revisionare tutte le copie dei fascicoli in archivio sui casi degli ultimi nove anni-.
 
Alle sue parole, un discreto numero di persone nella stanza scoppia a ridere. La maggior parte tra loro, si blocca non appena Alastor Moody affila lo sguardo. Qualcuna, più temeraria, continua imperterrita. Un vecchio dalla lunga barba, da in un sorriso divertito senza però prendersi gioco in alcun modo ne di uno ne dell’altro dei propri compari.
 
-a quanto ho sentito- riprende quindi il capo degli auror, con un ringhio feroce –il giovane Prewett si è appena offerto di fare il turno di guardia fuori dal Malfoy Manor per la cena di gala data in onore del compleanno di Lucius-.
 
Gideon Prewett scrolla le spalle, gliene devono essere capitate di peggio, e finalmente si accomoda su una delle poche sedie rimaste vuote attorno al tavolo principale di metallo.
 
Tutti, nella sala, riportano la propria attenzione sul vecchio auror.
 
 
*
 
 
Moody ha il suo fascino, quello che è vero è vero.
 
È una personalità di spicco nella Londra magica di questo e degli ultimi cinque o sei anni.
Da che ho memoria, ne sento parlare da mamma o da papà, o da altri membri altolocati al ministero.
 
È piuttosto burbero, è vero, ma è anche vero che tra i suoi pregi c’è quello di saper inquadrare alla prima una persona.
 
Per questo non si ribella affatto quando mi offro per fare compagnia a Gideon nel suo turno di guardia a Malfoy Manor. Capisce, probabilmente, che voglio sentirmi utile e coinvolto.
 
-perfetto, allora- ringhia non appena mi offro volontario –tutto quello che dovrete fare sarà appuntarvi chi arriva e chi parte, l’ora ed eventuali cose sospette. Ci saranno personalità legate al Ministero, i Malfoy rivestono un ruolo importante come donatori. E anche per quel che riguarda il San Mungo e la Gringott-.
 
Al mio fianco, sento Fabian irrigidirsi, e voltandomi lo vedo indirizzare uno sguardo a Dorcas.
 
-vorrei andare anche io- esordisce pacato, senza scostare lo sguardo dalla propria ragazza.
 
Se Dorcas fosse una qualsiasi altra persona, forse alzerebbe gli occhi al cielo. Ma Dorcas è Dorcas, è gentile, pacata, sorridente e rassegnata.
 
Ed è la più giovane Medimaga degli ultimi cinquant’anni, la più dotata degli ultimi venti ed è innegabilmente una personalità di spicco del San Mungo.
 
In quanto tale, è invitata ufficialmente alla cena di gala in onore del galletto Malfoy.
 
Tanto più che, timida e silenziosa com’è, non la si sospetterebbe mai in combutta con quei brutti ceffi dell’Ordine della Fenice.
 
Se fossi nei panni di Fabian, anche io punterei i piedi.
 
 
Flashback->  ore 16.30 del 21 gennaio 1978
 
Camminare al fianco di Lily, per i corridoi di una Hogwarts che per anni l’ha vista resistere ai miei tentativi di conquista, è per me una vittoria personale.
 
Ormai, da un pezzo Lily non è più solo una sfida da vincere –cosa che è stata fino a circa due anni fa- ma una ragazza da amare.
 
Ultimamente Lily mi preoccupa. Non è il dolore, non è l’isolamento, nemmeno la freddezza.
 
Posso capirlo. Sento ogni sua fitta come uno strappo nella carne, ogni lacrima repressa come un pugno in faccia.
 
È la rabbia, che non capisco.
 
Lei non parla, io ascolto il silenzio, ma esso non dice nulla di lei o di me.
 
Ci sono volte, le volte in cui siamo soli, le volte in cui con una battuta riesco a riportare la Lily di prima a galla nei suoi occhi, volte in cui riesco a farla ridere, a farla parlare. In quei momenti lì, nel suo sguardo, vedo un pozzo con sul fondo la Lily di prima. Mi tende la mano, forse chiede aiuto, ma c’è. È lì, spaventata e dolorante, intenta a tenersi insieme alla bell’e meglio.
 
Poi ci sono volte in cui non vedo assolutamente nulla, nei suoi occhi. Vedo il verde, quel verde che mi ha ossessionato per anni, che ho ricercato ovunque –tra le foglie, nelle serre, sulla superficie del Lago nero, quella con il fondale basso-. Verde e rabbia.
 
-Lily, sei sicura di…-
 
-non posso continuare a rimandare in eterno, James- mi risponde indicandomi la porta davanti a noi –sono solo prefetti, Mulciber e Avery non mi spaventano-.
 
Per un attimo mi fermo, davanti a quella porta che nei giorni precedenti ho attraversato da solo. Mi ha chiesto lei di prendersi un attimo di pausa dal compito di caposcuola, e io non ho detto di no. Non avrei mai potuto, non avrei mai voluto.
 
Quello che non dice, è quello che penso anche io.
 
Lène ha detto che Regulus doveva ricevere il marchio nero. Quanti altri mangiamorte sono in questa scuola? E quanti mangiamorte l’1 gennaio erano in casa sua?.
 
Fine Flashback.

 
 

*
 
 
-no, direi che un Prewett basta e avanza- brontola Moody in risposta alla richiesta di Fabian.
 
Questo sospira, gli occhi normalmente sereni ora decisamente cupi, ancora puntati su Dorcas. La ragazza, in risposta, scuote piano la testa e da in un sorriso talmente sincero e disarmante –e rivolto unicamente  a Fabian- da costringermi a distogliere lo sguardo. Mi pare quasi di infiltrarmi in qualcosa di cui io non dovrei fare parte, un momento d’intimità tra amanti breve ma intenso.
 
È da quando li conosco che è così, tra loro.
 
Raramente li ho visti dar prova l’un l’altro del proprio amore, per quel che ricordo non li ho mai visti nemmeno abbracciati, eppure esiste una strana alchimia, tra loro, per cui se uno dei due entra in una stanza, l’altro si volta. Se lei mormora il suo nome ad una folla di distanza da lui, Fabian se ne accorge e risponde; e quando Fabian ancora sta tendendo la mano per sfiorarle una spalla, lei già si protende a ricevere la carezza, come se sapesse del suo arrivo.
 
-credo di poter decidere che…-
 
-Fabian, Dorcas sarà al sicuro-.
 
È Zia Dorea che gli risponde, con quel suo tono materno che usa con me e James solo quando non vede le nostre camere in disordine.
 
-si ma…-
 
-Dorcas è brava a fingere- sussurra zia Doree al suo indirizzo –e poi, se non andasse alla cena farebbe sorgere sospetti. Ci serve un’infiltrata al San Mungo, e Dorcas è molto competente sia come medimaga che come combattente-.
 
Fabian, alla fine, appare rassegnato.
 
Lo si vede da come si tortura le mani che non è d’accordo, e da come tiene lo sguardo basso per quel che resta della riunione.
 
Alla fine, quando Moody scioglie l’assemblea con parole spiccie, Dorcas gli si avvicina e gli posa, delicata, una mano su una spalla, stringendolo lievemente in una sorta di abbraccio tutto loro. In mezzo al momentaneo caos della stanza, il loro è come un punto di luce.
 
-ehi, Black, che ne dici di un caffè nella Londra babbana, solo io e te?- mi sussurra invitante la voce di Marlene all’orecchio, quando le sue mani, delicate, mi sorprendono da dietro in un abbraccio sui fianchi.
 
Mi volto, con un sorriso che va da orecchio ad orecchio, e annuisco piacevolmente sorpreso da una richiesta del genere. Da quando ha fatto pace con la sua famiglia, cerchiamo di non farci vedere troppo assieme: i suoi non vedono di buon occhio questa mia relazione con lei.
 
-dico che è una splendida idea, McKinnon- le rispondo quindi. Dopotutto, la Londra babbana è la Londra babbana.
 
Salutiamo tutti e ci accingiamo ad uscire.
 
Al centro della sala macchine, Dorcas e Fabian parlano tra loro.
 
Quei due, mi dico, sono la prova di tutto ciò che il mondo sarebbe senza questa guerra insensata. Non si può certo dire che tra me e Lène sia proprio così: con il carattere che abbiamo ci facciamo guerra un giorno si e l’altro pure.
 
Prendendo per mano la mia ragazza, penso che comunque va bene così. Purchè si continui a fare la pace.
 
 
 
 
 

 
NOTE:
Se avessi saputo che basta usare un po’ di tono intimidatorio per farsi lasciare due o tre recensioni in più, l’avrei usato mesi e mesi fa! Dunque, ragazzi miei, che dire?
Il primo capitolo è questo, spero vi piaccia leggerlo come a me è piaciuto scriverlo!
Una sola domanda, vorrei farvi: secondo voi la storia tra Mary e Gideon sta andando troppo veloce? Volete che rallenti? Non so, mi piace molto la piega che sta prendendo, ma non vorrei correre troppo, come mi succede qualche volta quando ho qualcosa di interessante su cui scrivere…
Ditemi voi come vi sembra, io vi posso solo dire che per la prossima settimana aggiornerò entro sabato –mattina, pomeriggio, sera o notte non so dirlo- e i P.o.V saranno quelli di Emmeline, Lène e Lily. Un capitoletto tutto al femminile, visto che come personaggi non si sentono più da un bel po’.
Due piccole precisazioni, due cose che mi sono state dette nelle recensioni:
no, non ci sarà un punto di vista da parte di nessuno dei due gemelli Prewett. Per un motivo particolare, direi, perchè questa storia è narrata dalla generazione "malandrina", quindi sono tutti a scuola, parlano solo i "giovani".
Gideon e Fabian fanno parte per prima cosa di un'altra storia, e qui si arriva alla seconda precisazione.
Si, sono stata una stronza epocale a non aggiornare più la ff su Fabian e Dorcas, prometto di farlo appena ho un attimo di tempo per rivedere quel capitolo. No, non ho alcuna intenzione di lasciar incompiuto alcunché, soprattutto perchè io adoro quella ff!
Un Grazie enorme per ogni recensione meravigliosa, le ho adorate tutte, dalla prima all’ultima, risponderò domani sera, non più tardi, prometto. Vedere così tante recensioni per me è una novità, sono splendide. E un grazie tinto di commozione a chi mi ha segnalato per le scelte, ne sono davvero lusingata!
Un bacio
Buona lettura,
Hir
   
 
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