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Autore: Hiraedd    20/05/2012    19 recensioni
A Godric’s Hollow tutti conoscono i Potter:
la signora Dorea, donna tutta d’un pezzo, bella, furba, con quello splendido sorriso sulle labbra delicate;
il signor Potter, Charlus, sempre con una buona parola per tutti in bocca e quell’imprecazione così strana, “dannati serpeverde!”, a terminare tre frasi su cinque, specie quelle rivolte alla moglie;
i due ragazzi, poi, chi potrebbe non conoscerli? James e Sirius, hanno dietro una fila di cuori infranti che va dalla porta di Casa Potter fin al centro della piazza del paese, circa al monumento dei caduti.
Tuttavia, è degli ultimi due arrivi che si fa un gran parlare.
La signora Bensy ha detto alla signora Segrfid, la moglie del panettiere, di aver sentito da Jhon il calvo –gran pettegolo, quello!- che la signora Remsy –l’altra buona- ha ospitato per un intero pomeriggio uno dei due figli dei Potter, e la di lui ragazza, a casa sua.
Per giudicare l’altra ragazza, è bastato guardarla appena: bella come la morte e con un sorrisetto malizioso sul volto. Le ragazze del paesello sono concordi: è a dir poco insopportabile… e, no, non c’entra nulla l’aver tolto dalla piazza quel gran bel pezzo di figliolo che è Sirius Black.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fabian Prewett, Gideon Prewett, Marlene McKinnon, Mary MacDonald, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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seguito di "L'amore ai Tempi del Caos", non credo possiate comprenderla se non avete letto tutto ciò che sta prima

LILY
JAMES
SIRIUS
MARLENE
EMMELINE
REMUS
MARY
FRANK
ALICE
PETER
REGULUS
RABASTAN
CORRISPONDENZA





LONDRA, THE TUBE, STAZIONE DI CHARING CROSS
ORE 16.20 DEL 14 LUGLIO 1978
 
Il treno della Northern Line arriva puntuale come annunciato, apre le porte e lascia scendere una fiumana di gente che, inconsapevole, lascia il proprio posto ad altrettante persone con una vita ben definita. All’interno di quel torrente di coscienze c’è sicuramente una gran varietà di persone. Ci sono madri che, guardando l’orologio con ansia, pensano a come incastrare i lavori casalinghi tra l’andare a prendere il primo figlio alla piscina in cui fa nuoto e il passare dal supermercato sotto casa per preparare qualcosa di decente per cena, magari fermandosi ad una cabina telefonica per dare un colpo di telefono a casa, alla baby sitter di cui è sempre meglio non fidarsi intenta a cambiare pannolini e pappette al secondogenito appena svezzato. Ci sono padri e uomini d’affari, ragazzine con in testa il loro primo ed eterno amore e bambini capricciosi che, se continuano a piangere, lo sanno benissimo che convinceranno la nonna a passare dal parco per giocare con gli amichetti.
 
Scremando questo primo strato di persone, possiamo trovare quello che nessuno nota mai: il senzatetto in cerca di un luogo asciutto –perché nonostante l’estate sia appena iniziata, le piogge, inclementi, non smettono di cadere sulle fredda Londra grigia-, l’addetto alla manutenzione del treno che sbuffa e borbotta e borbotta e sbuffa, in attesa della fine del turno e della paga a fine mese, la vecchina con le borse della spesa che attende con il bagaglio appoggiato alla panchina e il bastone da passeggio impugnato come un’arma.
 
I maghi si aggirano tra la prima e la seconda categoria.
 
Se li conosci, se studi i loro metodi, se presti un po’ più di attenzione, non trovi difficile individuarli… nemmeno, e soprattutto, in luoghi affollati come una delle stazioni più famose della Metropolitana della Londra Babbana.
 
Se affini lo sguardo forse riesci a scorgere un mantello, magari nero, o verdone scuro, svolazzare sulle spalle di una ragazza alta e con corti capelli scuri, o magari adocchi quello strano ometto con quel capello stupido, accompagnato da un venerando mago dall’età imprecisata ma sempre ben ritto sulle gambe. È anche possibile sentire in sottofondo  -tra i pianti dei bambini e gli strilli delle nonnette- lo sbatacchiare delle scatolette per gatti che Arabella Figg si porta sempre dietro, o vedere quei due strani gemelli con i capelli rosso carota accecanti come un pugno in un occhio.
 
Ma, si sa, i babbani non sono particolarmente attenti o aperti all’esistenza dei maghi, quindi nessuno nota queste figure, nemmeno quando con atteggiamento talvolta furtivo, talvolta menefreghista, esse si dirigono a quella porta infondo alla banchina, quella destinata solo al personale.
 
La ragazza con il mantello verdone e i capelli scuri si muove velocemente, lo sguardo puntato alla meta, scansando gente di ogni età e di ogni tipo, bambini che piangono e cani al guinzaglio, la mano tesa ad afferrare la maniglia in ottone brunito della piccola porta. La richiude alle proprie spalle percorrendo in fretta il corridoio, una mano a lisciare i capelli castani, un sorriso naturale dipinto negli occhi allegri senza un motivo in particolare.
 
Alla fine del corridoio buio la porta rossa appare chiusa, come sempre, e lei non deve far altro che battere le nocche sulla superficie verniciata ed attendere.
 
C’è sempre qualcuno, al quartier generale.
 
-identificati- le risponde infatti una voce allegra.
 
-Colibrì- esclama senza tentennare, iniziando a slacciare con dita abili gli alamari d’argento del mantello. La porta rossa si apre, lasciando intravedere gli occhi verdi del ragazzo che prima le ha intimato l’altolà.
 
-ehi, Stur, sei solo?-.
 
-ciao, Mary!- la saluta amichevolmente facendole cenno verso l’interno –no, c’è Docco in sala-.
 
 
*
 
 
Appendo il mantello alla leva della velocità della metropolitana, ovviamente ormai disattivata, occhieggiando la sala macchine oltre la piccola stanzetta in cui mi trovo.
 
Il quartier generale dell’Ordine della Fenice è cambiato, perché secondo Silente ormai siamo in troppi per stiparci tutti in una piccola stanzetta di qualche catapecchia scozzese. Non volendo attirare l’attenzione del Ministero praticando eccessivamente la magia, abbiamo tutti concordato di ritrovarci in questa sala macchine ormai inutilizzata nel bel mezzo della Londra babbana… quale Mangiamorte mai potrebbe pensarci?
 
Lo reputo geniale, sul serio.
 
Il nuovo quartier generale è composto di un piccolo ingresso  -quello in cui mi trovo ora, tanto per intenderci-, di una grande sala macchine in cui possono entrare comodamente una trentina e più di persone e di un piccolo sgabuzzino in cui custodire pergamene e piccoli generi di prima necessità, più un camino incantato collegato ai camini di tutti i membri dell’ordine –perlomeno quelli annunciati, ad esempio i coniugi Potter e i gemelli Prewett. Casa mia, ad esempio, no, perché i miei genitori non hanno mai avuto sentore del fatto che mi sono unita all’Ordine della Fenice-.
 
Sono piuttosto convinta che questo camino sia fuorilegge, e assolutamente non controllato dall’ufficio preposto al Ministero.
 
-Stur, è finito il tè-.
 
Sorrido, sentendo l’indolente tono di Caradoc Dearborn levarsi in un lamento viziato dall’altra stanza.
 
-mettine su un altro po’ se ne vuoi ancora- gli risponde Sturgis soffocando un sorriso divertito. Penso che dopo tanti anni abbia imparato a conoscere a menadito quel genio che è il suo migliore amico.
 
Uno sbuffo si leva dall’altra stanza, poi il grattare di una sedia che si sposta sul pavimento e il borbottio indistinto di un ragazzo irritato. Basta poco per irritare Dearborn, ormai lo conosco piuttosto bene.
 
-ehilà, Caradoc, costretto ad abbassarti a lavori degradanti quali fare bollire l’acqua?- gli chiedo divertita entrando in sala e vedendolo accanto al caminetto.
 
Il ragazzo si volta verso di me, con un sorriso sarcastico e una luce divertita nello sguardo.
 
-và, Mac, non dirmi niente!- sospira teatralmente –alla mia età costretto a preparare il tè-.
 
Seriamente, ha un talento particolare per la recitazione, questo ragazzo.
 
-oh, taci e metti su quel paiolo d’acqua, Docco- lo zittisce Sturgis entrando in sala –hai solo venticinque anni, per l’amor di Merlino-.
 
Sorrido appena, sedendomi sulla sedia che fino a qualche attimo fa doveva essere di Caradoc –lo si evince dalla smorfia che mi indirizza- e scuotendo la testa divertita.
 
In questi ultimi mesi ho avuto modo di conoscere meglio questo gruppo di persone che fino a qualche tempo fa neppure conoscevo. Sono strani, divertenti, qualcuno elegante e indolente –Caradoc- qualcun altro allegro e vivace –Hestia- qualche bonaccione –Edgar- e qualcuno posato e silenzioso –Benjy-.
Merlino, così diversi eppure così uniti, da un’amicizia che tiene testa anche alla guerra. Amicizia e amore, in alcuni casi. Mi chiedo se anche noi ragazze e i malandrini dall’esterno appariremo così, fra qualche anno.
 
-ma la riunione non era fissata per le quattro e mezza?- chiedo scrutandomi attorno.
 
-e quando mai c’è qualcuno di puntuale, qui dentro?- mi chiede in risposta Caradoc –tu e Sturgis siete i primi-.
 
-ti sei annoiato, da solo qua dentro?- chiedo incuriosita.
 
Quando il turno di guardia all’ordine tocca a me non so mai che combinare, e mi ritrovo sempre a leggere o a pregare Marlene e Lily di passare un po’ di tempo con me. Per fortuna, essendo tutto sommato tante persone, non capita spesso di dover fare la guardia al quartier generale.
 
-tsk, avevo del lavoro da sbrigare- scuote la testa lui.
 
-si, chissà mai che lavoro potrà dover fare il Portiere delle Vespe, mi chiedo io- gli risponde a tono Sturgis, divertito.
 
-vai al diavolo, Stur- lo liquida velocemente Caradoc.
 
-dove lavori tu, Stur?- gli chiedo io gentilmente. Poche giornate a Hogsmeade e la corrispondenza fitta che ho tenuto con Gid e Dorcas mi hanno permesso di conoscere meglio questo gruppo di amici, ma non so certo tutto di loro.
 
-Sturgis crede di essere uno spezza incantesimi, Mac- mi risponde Caradoc ironico.
 
Non posso non ridere, seguita dal bel Dearborn e da Sturgis, alla fine, che tira un pezzo di pergamena accartocciata al suo migliore amico in segno di monito.
 
-a volte mi chiedo per quale motivo spreco il mio tempo con gente come te-
.
 
 
*
 
 
Due ragazzi e una ragazza s’infiltrano velocemente giù per le scale che dalla strada portano alla banchina del treno alla stazione della Charing Cross, i primi due vicini, l’ultima un passo più indietro. Alle sue spalle, più alta e distinta, una donna li segue con sguardo un po’ materno e un po’ preoccupato, come è sempre quando con i suoi figli percorre le strade della Londra babbana.
 
-zia, hai detto a James l’ora esatta?- chiede Sirius, uno dei due ragazzi in testa alla fila, voltandosi verso la donna.
 
-si che l’ho fatto, Sir- risponde la donna annuendo.
 
-sai, non mi stupirei se ritardasse, con la testa che ha- mormora allora il ragazzo all’indirizzo del suo amico.
 
-c’è Lily con lui, non ritarderanno di certo. Anzi, non mi stupirei se fossero già lì- s’intromette la ragazza, fino ad ora silente –andare in giro con Lily equivale a portarsi a spasso una sveglia-.
 
-sbrigatevi, che sono già i trentacinque, siamo in ritardo- li avvisa Dorea guardando l’orologio da taschino che si porta sempre appresso.
 
-sai, Zia, a volte sei inquietantemente simile alla Evans- esclama divertito Sirius –alla Evans e alla McGrannitt-.
 
Il ragazzo e la ragazza scoppiano a ridere alle parole dell’amico, che si avvia a passo ancora più spedito verso la porta in fondo alla banchina. C’è talmente tanta gente, a quell’ora, che si perdono di vista per un attimo ritrovandosi poi davanti alla porticina.
 
Sirius è il primo a varcarne la soglia, diretto senza esitazione alla porta rossa sul fondo del corridoio buio. Dietro di lui, il ragazzo e la ragazza ora per mano e la donna, sempre ultima, a chiudere la fila.
 
-identificatevi- è tutto ciò che dice la voce ringhiante oltre la porta.
 
-cane, gatto, rospo e lupa a rapporto- esclama allegramente Sirius che, appena la porta si apre, lascia passare Frank e Alice dietro di lui.
 
-Dorea, come mai questo ritardo?- abbaia Alastor Moody scrutandoli minacciosi e soffermandosi di più su Sirius –e fai poco lo spiritoso, ragazzo. Ora forza, di là vi aspettano-.
 
 
*
 
 
Il ringhio di Moody mi fa temere d’essere arrivata per ultima come al solito. Quell’uomo certe cose non le dimentica…
 
…solo perché sono arrivata in ritardo qualche volta alle scorse riunioni.
 
Cercando di sottrarmi dalle grinfie di Alastor Moody –che comunque ora pare avercela con Sirius- mi muovo in direzione della sala, sentendo un tiepido chiacchiericcio provenire proprio da lì.
 
-ah, ma allora non siamo gli ultimi- saluto guardandomi attorno e constatando che mancano ancora molte, troppe persone. Se Moody se l’è presa così con noi, mi viene da chiedere cosa mai farà a chi arriverà dopo.
 
-Ali, sempre in ritardo, tu- mi saluta in risposta Mary, seduta tra Caradoc e Emmeline.
 
-senti chi parla, se va bene te è la prima volta che arrivi puntuale ad un appuntamento- ribatto con un sorriso, sporgendomi per lasciarle un bacio sulla guancia, e poi andando a salutare Emme.
 
Oltre alle mie due amiche e Caradoc, in stanza ci sono anche Sturgis, Peter e mio cugino Fabian.
 
-com’è andato il corso con Dorea?- mi chiede lui appena mi siedo, un sorriso sulle labbra –hai visto Gideon?-.
 
-si, Gideon era in ufficio con quella ragazza, quella giovane con gli occhi chiari…- dico tentennando. Non mi ricordo il nome della ragazza -…forse, Dory?-.
 
-Daisy- mi corregge pazientemente –ha un debole per Gideon, ma anche per me quando non riesce a riconoscerci-.
 
Ridacchio, spostando lo sguardo su Mary, che d’istinto abbassa il suo.
 
Già, mi chiedo quanto siano andate avanti le cose tra lei e mio cugino, in questi ultimi sette mesi.
 

 
*
 
 
-Merlino, io proprio non so come fai ad orientarti così facilmente in questo marasma di gente-.
-James, non imprecare in questo modo, chi ti sente invocare Merlino ti prende per pazzo-.
-ah, babbani-.
-James, muoviti, siamo in ritardo-
-solo di dieci minuti, chi vuoi che ci dia peso e…-
-la volta scorsa Alice è arrivata in ritardo di dieci minuti, e ti ricordi Moody che testa che le ha fatto? Si è trattenuta a stento dall’alzare gli occhi al cielo-.
-oh, ma tu non avrai problemi del genere, tesoro, tutti sanno che Moody ti adora-
-James…-
-se non fosse Moody, e cioè brutto e ringhiante, sarei quasi geloso-.
-James… oh, guarda, c’è Remus-.
 
Un ragazzo alto, piuttosto magro e con sottili capelli castano chiaro affianca una figura slanciata, anch’egli un ragazzo, ben più grande però del primo.
 
-c’è anche Benjy, vuol dire che non siamo terribilmente in ritardo-.
-e poi, se siamo in ritardo, è tutta colpa dei tuoi letali babbani-
-legali, James, si dice legali. Sono come i magiavvocati, e poi non è colpa loro. È Tunia che è arrivata in ritardo-.
 
Il ragazzo alto è fermo sulla banchina, intendo a parlare con il suo compagno in attesa che la banchina si liberi quel tanto da permettergli di aprire la porta.
È incredibile quanta gente ci sia, in metropolitana, alle cinque meno venti del pomeriggio.
 
-ciao Remus-
-oh, James, Lily-
-Benjy, hai finito prima di lavorare? Avevo capito che ci avresti raggiunto dopo e…-
-si, sono riuscito ad ottenere un permesso. E, anzi, poi dovrei parlarti di una cosa, Lily-
-parliamo dopo la riunione? Hai tempo?-
-certamente, dopo la riunione va benissimo-.
 
Finalmente Remus apre la porta, permettendo ai suoi amici di passare prima di lui. Richiudendosi la porta alle spalle, li segue lungo il corridoio fino ad una porta verniciata di un rosso quasi accecante.
 
-identificatevi- è quello che dice la voce gentile dall’altra parte.
 
-lupo, cervo, cerva e scorpione-.
 
 
*
 
 
Credo proprio di essere uno degli ultimi a varcare la soglia del quartier generale dell’ordine della fenice.
 
Dorcas attende pazientemente trattenendo l’anta rossa, poi la richiude alle spalle di Benjy e si sporge per salutarci con un sorriso dolce ed un abbraccio.
 
Ha fatto amicizia soprattutto con le ragazze, e la cosa non può che farmi piacere, conoscendone la dolcezza e l’assoluta timidezza che a volte quasi la opprime. So che durante questi mesi, da Natale fino alla fine della scuola, ha intrattenuto una corrispondenza piuttosto fitta con Mary, che è diventata per lei un’amica molto stretta.
 
Le cose sono cambiate ancora, da Natale in poi, e non posso fare a meno di chiedermi quanto cambieranno da ora in poi.
 
-ehi, Jam, vieni qui così ti racconto com’è andato il corso!- mi richiama Frank appena entro in sala macchine, indicandomi una sedia tra lui e Sirius.
 
-oh, si, è stato fantastico, l’esame d’ingresso è previsto per il ventotto di agosto- gli da manforte Sirius, smettendo per un attimo di parlare con Gideon –o è Fabian?- per voltarsi verso di me.
 
-bene, e altri corsi preparatori a cui possa partecipare anche io?- chiedo interessato.
 
Oggi non sono potuta andare al corso, benchè a tenerlo fosse mia madre. Ho accompagnato Lily dai legali dei suoi genitori, da cui è stata convocata insieme a sua sorella. A quanto mi è dato di capire, adesso Petunia vive nel Surrey con suo marito –un certo Pernon con una fabbrica di Rapani, aggeggi babbani per fare i buchi-, quindi mentre Lily era ad Hogwarts ha fatto in modo di vendere la casa che era dei loro genitori. Oggi si sono divise l’eredità e ciò che deriva dalla vendita della loro graziosa villetta.
 
-i corsi sono fino a fine luglio, poi c’è il silenzio fino all’esame- mi sta intanto spiegando Frank, gesticolando –ti devi iscrivere, io, Sir e Ali ci siamo iscritti oggi-.
 
-bene, allora perché…-
 
Vengo interrotto dal silenzio che si diffonde a macchia d’olio nella stanza. Mi volto, giusto in tempo per vedere entrare nella stanza la Professoressa McGrannitt e il Professor Silente, tutti computi come sempre, la prima severa e il secondo benevolo.
 
-bene, ora che ci siamo tutti, possiamo iniziare la riunione-.
 

 
 
 
 
NOTE:
 
si, so bene che questo prologo inizia ben sei mesi e mezzo dopo la fine dell’ultimo capitolo della ff precedente, e no, non è uno sbaglio.
I prossimi capitoli saranno composti di molti Flashback, che descriveranno i sei mesi di buco, e in ogni capitolo parleranno massimo tre persone. Ho deciso di cambiare un po’ metodo di narrazione perché l’altro stava iniziando a stufarmi.
Nel prossimo capitolo vedremo quasi sicuramente i PoV di James, Lily e Mary, e conto di aggiornare entro sabato sera prossimo –che può essere anche sabato notte, per inciso-.
Per fortuna, questa pubblicazione coincide con la fine di un impegno di lavoro molto gravoso, che mi ha occupato i mesi precedenti, quindi conto di essere molto più presente d’ora in poi.
Grazie mille come al solito per le recensioni che… sono certa mi lascerete (ho un tono intimidatorio, in caso non si capisse abbastanza) … e per quelle che mi avete lasciato in tutta l’altra parte di ff.
Una precisazione:
ho scoperto dopo aver scritto tutto il capitolo che la stazione della metro londinese di Charing Cross era chiusa nel 1977-78-79, spero non me ne vogliate per averne scritto comunque. L’idea del quartier generale alla stazione della metropolitana l’ho presa dalla serie tv Alias, serie fantastica partorita dal genio di JJ Abrams, che Dio l’abbia in gloria.
Grazie a tutti,
buona lettura,
Hir
 
 
 

 
   
 
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