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Autore: Karima    27/05/2012    2 recensioni
Sono passati molti anni, le vicende di “Alla ricerca del passato” sono lontane nella memoria per i protagonisti che le hanno vissute.
Nuove presenze si aggirano per i boschi che circondano La Push.
P.S. Per capire a pieno gli avvenimenti narrati in questa FF vi consiglio di leggere prima “alla ricerca del passato”.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alla Ricerca Del Passato'
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Capitolo quattordici

POV: Celeste
L’ingresso della casa comune, si affaccia discreto su una viuzza del centro, l’aspetto esterno è molto dimesso: un incrocio tra un club privato e una vecchia bottega ormai chiusa. L’intonaco della facciata è di un colore indefinibile, insomma tutto è stato studiato in modo che passi inosservato.
L’interno è un'altra cosa, l’arredamento della sala principale risale al 1500 ed è in perfetto stato di conservazione. La stessa cosa vale per la grande sala che ospita le riunioni ufficiali, l’emiciclo ricorda vagamente quello del parlamento, anche se quello della casa comune è molto più piccolo, in compenso è completamente coperto da bassorilievi lignei che raccontano la storia della legione.
Non tutte le sale, però sono all’insegna della storia, alcune- come l’infermeria- sono modernissime e attrezzate con strumenti all’avanguardia.
L’infermeria è proprio il mio obiettivo stasera, mentre con il cuore in subbuglio attraverso la sala principale. Al mio passaggio i membri della legione presenti mi rivolgono uno sguardo grave, che registro distrattamente: al momento non m’importa niente delle loro rimostranze.
Nell’anticamera dell’infermeria trovo Stefano, più accigliato degli altri. insieme con lui ci sono Valentino e Salvo, entrambi sfoggiano fasciature e medicazioni, segno che il dottore è già entrato in azione.
Andrea quindi deve essere ancora dentro, vado per entrare, quando Valentino mi blocca.
“No, Cecilia è meglio che non entri, per ora” mi dice con lo sguardo affranto.
“Come s … è grave?” chiedo con il terrore che la risposta sia positiva.
“L’ha morso” interviene Stefano con uno sguardo accusatore.
Andrea è stato morso.
“La sanguisuga aveva qualche capacità particolare, appena ci avvicinavamo a lui sembrava svanire davanti ai nostri occhi, per poi ricomparire in un punto diverso” Spiega Salvo, con rabbia.
L’angoscia dilaga in me, senza più ascoltare nessuno mi precipito dentro. Adesso capisco, mi ritengono colpevole. E forse lo sono.
La prima cosa che vedo entrando, è il dottore: è di spalle e traffica con non so cosa sul bancone davanti a lui.
Andrea si trova invece al centro della sala, su di un lettino.
Personalmente non ho mai visto qualcuno colpito dal veleno dei vampiri. Naturalmente conosco tutto sull’argomento, so anche che Andrea ha molte probabilità di farcela grazie al siero. Ma vederlo è tutta un'altra cosa, vedere mio  fratello. Il mio amato e troppe volte odiato fratello, soffrire in bilico tra ghiaccio e fuoco, è la più atroce delle torture.
Una mano si posa leggera sulla mia spalla, è Giovanni, per tutti: il dottore. È il nipote del vecchio ricercatore che tanti anni fa scoprì il siero, e a tutt’oggi è uno dei pochi umani a conoscenza del nostro segreto. 
“Cecilia” mi dice, ”Io ho fatto tutto quello che potevo, adesso tocca a lui”.
Afferro la sua mano sulla mia spalla “Grazie”.
Con un sospiro interrompe il contatto, e si avvia verso la porta “Comunque, passerò domani mattina per vedere come sta. Rimani tu qui?”
“Certo” rispondo, sempre che me lo permettano, aggiungo tra me e me: ho visto gli sguardi degli altri.
Se io fossi stata con loro, tutto questo non sarebbe successo, la mia immunità naturale avrebbe protetto anche gli altri. Ma è un reato voler vivere la propria vita?
Davvero non lo so, in questo momento non so più niente ho perso la direzione: vorrei mio fratello e gli altri al sicuro, vorrei che tutti noi non fossimo coinvolti. Ho creduto di poter vivere una vita diversa, normale. Il sogno è finito, ora sono sveglia. 

 
  P O V: Carlisle
Il tramonto segna la fine di un altro giorno mentre riuniti in salotto, facciamo il punto della situazione, Aiden e Vivien sono con noi. Entrambi si sono dimostrati estremamente collaborativi, ma in definitiva non molto utili.
I due sono stati semplicemente delle pedine nel piano di Garrett, qualunque esso sia. Quindi, non sono a conoscenza di informazioni davvero fondamentali.
In mancanza di novità, la riunione si scioglie in modo informale spezzettandosi in tante conversazioni che si accavallano tra di loro.
“Bertrand mmm … quindi sei francese” commenta Alice. La più vivace delle mie figlie dimostra un interesse particolare per la giovane figlia della luna.
“No, io sono canadese ma mio padre era francese, la sua famiglia lasciò la Francia quando era molto piccolo”.
Bertrand… Francia… questo mi riporta indietro nel tempo, a quando ero giovane, pieno di speranza ed entusiasmo per il mio ritrovato futuro. A quando, ansioso di imparare, ho abbandonato la mia terra per approdare sulle coste della Francia settentrionale, ovviamente il mio obiettivo allora era Parigi. Ma prima di arrivarvi per continuare i miei studi, ho soggiornato per poco tempo -una manciata di giorni in realtà- presso un piccolo villaggio di pescatori: Saint Germain Des Vaux. Un posto davvero singolare: fatto di poche case affacciate sul canale della manica. Il villaggio era dominato da un castello fortificato affacciato sul mare appartenente a un’antica famiglia: i Bertrand.
Gli abitanti delle poche case erano gente chiusa, silenziosa al limite della scortesia, il cui comportamento era degno dei migliori romanzi gotici.
Io stesso ho potuto osservare un inquietante episodio:
Una delle ultime sere in cui soggiornavo in quel villaggio, vidi i pescatori affrettarsi a tornare a riva con le loro piccole imbarcazioni, mentre il sole lentamente tramontava. Le condizioni erano tutt’altro che favorevoli, il mare mugghiava e le onde s’infrangevano lungo gli scogli in alte colonne di spuma bianca.
Con il mare in tempesta, tentare di arrivare al piccolo molo era quasi in suicidio. Eppure i pescatori continuavano a tentare, mentre le loro famiglie aspettavano sulla terra ferma.
Lo sguardo delle donne andava dalle piccole imbarcazioni al sole, come se tentassero di rallentarne la discesa con la sola forza dello sguardo.
Miracolosamente quasi tutte le barchette approdarono al molo senza troppi danni, tutte tranne una: in essa un uomo e un ragazzo ancora adolescente lottavano, mentre il mare spingeva il loro piccolo guscio di noce troppo a nord rispetto all’approdo. Davanti a loro, gli scogli frastagliati come le zanne di un mostro.
Sorprendentemente gli altri pescatori e la gente sul molo, sembrarono disinteressarsi degli ultimi rimasti, velocemente tornarono alle loro abitazioni e si chiusero dentro sprangando porte e finestre. Solo una donna rimase sul molo, disperata spettatrice della lotta tra i due uomini e il mare.
Oltre a me naturalmente. Osservai tutta la scena nascosto tra le ombre, al sicuro dagli ultimi raggi del sole. Dentro di me infuriava la lotta: sarebbe stato facile portare a riva i due malcapitati, ma qualcosa, un istinto primordiale, mi sussurrava che rivelarmi agli umani non sarebbe stata una buona idea.
Prima che riuscissi a chiarire me stesso, il mare emise la sua sentenza: la barca venne schiantata contro le rocce e i due scomparvero tra le onde.
La donna rimase lì come fulminata, accorati singhiozzi, cominciarono a scuotere le sue spalle. Mi aspettavo, che in qualche modo cercasse di raggiungere i suoi cari, e questa volta ero pronto a intervenire nonostante i miei timori. Non volevo che morisse anche lei.
Ma la donna non fece niente. Lentamente, soffocando i singhiozzi nel suo scialle di lana, tornò a casa e come gli altri, si chiuse dentro.
Appena gli ultimi raggi di sole scomparvero all’orizzonte mi avvicinai alla scogliera sperando ci fosse ancora qualche superstite da trarre in salvo, ma non trovai niente.
Quella notte stessa, ripresi il mio viaggio, mentre la luna piena faceva il suo trionfale ingresso sul palcoscenico del cielo.
Mentre mi allontanavo, il mio udito sensibile colse uno strano verso, non propriamente animale.
La risata tuonante di Emmett mi scuote dai miei pensieri, niente riesce ad abbattere il suo ottimismo.
Mentre la sera si fa notte, lascio il salotto per ritirarmi nel mio studio, una nuova idea nella mia mente: forse posso fare qualcosa per migliorare la vita di Vivien.

 
Ciao bella gente, finalmente un nuovo capitolo , la situazione progredisce, anche se lentamente. Spero di annoiarvi con questo ritmo. Come al solito fatemi sapere.
 
Come sempre un ringraziamento particolare va a:
1 - 
Claire66 
2 - 
GiulyHermy99 
3 - 
helly96 
4 - 
mikmik92 
5 - 
nessieejake 
Che hanno aggiunto questa storia alle preferite.
1 - 
Beth90 
2 - 
BRIGIDA 
3 - 
Claire66 
4 - 
eia 
5 - 
lenny87 
6 - 
lilyblake 
7 - 
mikmik92 
8 - 
nessieejake 
9 - 
princess peack 
10 - 
Scarlett FJD 
11 - 
vampiryuk12 
Che hanno aggiunto questa storia alle seguite.
1 - 
Claire66 
2 - 
nessieejake
Che hanno aggiunto questa storia nelle ricordate.
Naturalmente un grazie immenso va a tutti quelli che mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.
  
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