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Autore: Sherlock Holmes    27/05/2012    1 recensioni
Quando una donna grigiovestita farà il suo ingresso a Baker Street, un nuovo caso verrà aperto dall'investigatore londinese...
Un caso che lo porterà a scontrarsi con un certo professore...
[Storia ripubblicata con migliorie grafiche]
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver lautamente pagato il vetturino, scesi a Fleet Street.
Entrai nello stabile dove, solitamente, io e Porlock ci davamo appuntamento.
La polvere per terra non recava alcuna impronta.
Quindi, Porlock non aveva mai raggiunto la stanza in cui ora mi trovavo.
Mi sedetti sulla sgangherata poltrona che campeggiava al centro della saletta.
Le ipotesi erano due: o Porlock era stato rapito, o era stato assassinato.
 
Scesi nuovamente in strada, mettendomi le mani in tasca e appoggiandomi al muro.
Due domande mi tormentavano: “Moriarty sa di me? Se ha trovato Porlock, lo ha fatto parlare?”
I miei ragionamenti furono interrotti da un fischio prolungato: il segnale di richiamo dei poliziotti.
Seguii il suono, che mi portò quattro isolati ad est.
Lì, vi trovai tre agenti, uno dei quali si rivelò essere Clarkie.
- Mr. Holmes, è lei?-
- Che è successo?- chiesi.
- Hanno trovato un corpo in una stanza di un albergo abbandonato che affaccia proprio su questa strada.- Clarkie mi indicò la finestra al piano terra.
Poi, riprese:- La morte è inspiegabile: un proiettile alla nuca, finestre e porte chiuse a chiave dall’interno. Abbiamo dovuto sfondare l’uscio, per entrare.-
- Chi vi ha avvertito?-
- La vicina. Affermava che proprio da questa stanza giungeva un olezzo di marcio…-
Entrai nell’edificio e fui raggiunto poco dopo dall’ispettore Lestrade.
Riconobbi subito la vittima.
Porlock.
L’ispettore, indignato, mi si rivolse:- Holmes, non abbiamo bisogno di lei. Altrimenti l’avrei mandata a chiamare. Eviti di intralciare le indagini di Scotland Yard!-
- Anche questa volta invece, a quanto vedo, è Scotland Yard che intralcia le mie indagini.- risposi.
- Come si permette? Lei…-
Un vocione interruppe la frase di Lestrade:- Mr. Holmes! Per fortuna che c’è qui lei! La polizia aveva estrema necessità di un esperto…-
- Ispettore Gregson, stavo giusto dicendo a Sherlock Holmes che…-
Non sentii la replica di Lestrade.
Esaminai palmo palmo la sala.
Poi, rivolsi la mia attenzione al cadavere.
La posizione era insolita: la nuca era poggiata sul tavolo ed un solo proiettile l’aveva attraversata.
Afferrai i miei strumenti di lavoro.
Misurai la distanza dalla finestra e calcolai la traiettoria del colpo.
- La morte di quest’uomo è inspiegabile anche per lei, non è così?- mi disse Lestrade, sornione.
- Oh, no, ispettore. Tutt’altro. So esattamente come si sono svolti i fatti.-
Un silenzio colmo di stupore discese nella stanza.
Sorrisi, soddisfatto dell’effetto che le mie parole avevano avuto sugli astanti.
- Inizialmente, la vittima è entrata, da sola, in questa sala. E’stata raggiunta in seguito da una persona che indossava scarpe fatte su misura. Posso essere certo di questa mia affermazione perché vi è solo una fila di ombre di impronte fangose. L’ucciso è entrato prima che iniziasse a piovere, mentre l’altro si è introdotto dopo la caduta delle prime gocce di pioggia.
Dalla distanza tra un passo e l’altro, vi posso dire che l’uomo che ha raggiunto questa stanza per secondo è alto all’incirca quanto il sottoscritto. I due hanno probabilmente parlato, poi l’uomo con le scarpe fatte a mano è uscito. Al che l’assassinato ha chiuso la porta.
Si è poi seduto sulla sedia dove ancora adesso si trova. Qualcosa deve aver attirato la sua attenzione e ciò lo ha portato a chinarsi. Il colpo lo ha freddato in questa precisa posizione e lo ha raggiunto passando attraverso il foro che si crea chiudendo queste due finestre non perfettamente compagne.- dissi, indicandolo.
- Holmes, lei ci vuole far credere che il colpo sia passato in questa minuscola cavità di difetto della finestra?- chiese Lestrade, indignato.
- Sì. C’è l’esatto spazio per il passaggio di un proiettile.-
- Quindi, chi ha fatto fuoco era un vero e proprio cecchino, giusto?- mi domando l’ispettore Gregson, incuriosito.
- Gregson, lei non gli crederà, vero?- disse Lestrade, con un velato tono di minaccia.
- Tutt’altro, ispettore. – gli rispose - Penso sia andata proprio così. Le prove lo dimostrano. –
Poi, mi fissò: -Holmes, lei è un maestro!-
Sorrisi nuovamente.
Lestrade  si rivolse a me:- La vittima è stata uccisa ieri mattina. Come mi spiega il fatto che nessun passante ha sentito lo sparo?-
- Ho solo delle ipotesi in proposito.- ammisi.
Mi presi il mento con la mano.
La mia mente cominciò ad esaminare varie possibilità…
- Perdonatemi, ma devo ancora rifletterci su. Penso sia un problema da tre pipe.- dissi, congedandomi.
 
Scrissi un bigliettino per la donna in grigio, affidandolo a Wiggins che, felice del suo scellino facilmente guadagnato, corse via.
Mi avviai a Victoria Station, dove acquistai un biglietto per Parigi.
Salii sulla prima carrozza che riuscii a fermare e questa mi condusse fino a St. James Square.
  
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