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Autore: AngelWithoutWings    27/05/2012    3 recensioni
“Ok, basta.” Mi voltai decisa verso di lui “Perché non puoi fare come tutti gli altri?” gesticolai “Avanti, chiedimi come sto e accetta la mia bugia! Così puoi andartene e goderti la tua...”
Non mi lasciò finire, che le sue braccia furono intorno alla mia vita e il mio viso schiacciato sulla sua t-shirt.
Nessuno dei due disse niente. Rimanemmo entrambi immobili e mi lasciai cullare dal suo profumo, dal ritmo regolare del suo petto e dalle sue mani tra i miei capelli.
“Ti odio, Styles.” Brontolai, strinsi la sua t-shirt nel mio pugno.
“Lo so. Perché ti capisco meglio di chiunque altro.” La prese, aprendola per intrecciare le sue dita alle mie “Per questo hai bisogno di me.”
“Non... io sto...” la strinsi, arrendendomi “Ti odio.” Ripetei sbuffando.
Mi scostai, recuperando lo zaino. Guardai la sigaretta che mi aveva rubato ancora tra le mani e feci per riprenderla. Lui strinse il pugno, scuotendo la testa “Ho a cuore la tua salute.”
Sospirai “Fottiti.” Alzai le spalle e cominciai a scendere le scalinate.
"Lee!" mi richiamò "Manca anche a me, sai?"
Quella scena sembrava terribilmente familiare. Terribilmente dolorosa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 – That’s my night

Dopo pranzo, mi infilai sotto la doccia.
Era sabato, il giorno della festa. Eppure io non avevo alcuna voglia di andarci. Avevo voluto essere invitata solo per far un dispetto ad Harry, ma ora che avevo ottenuto il mio scopo, non mi importava più così tanto. Starsene nella vasca, a mollo nell’acqua calda ad ascoltare i Muse, quello si che era un pomeriggio allettante.
Come non detto, ‘Smoke on the Water’ interruppe i miei pensieri. Allungai il braccio fino al lavandino, afferrando il cellulare per rispondere a Lena.
“Cosa? Come sarebbe a dire che non ci vai?” esclamò.
“Mhm... non lo so...” sbuffai, giocando con il sapone.
“Aspetta, chiamo Niall e ti faccio convincere.” Attaccò.
Alla vecchia me non sarebbe mai servito essere convinta dal suo migliore amico, per andare ad una festa. Semmai il contrario. Dall’inizio dell’estate, però, sentivo quella Lee allontanarsi da questa e ciò mi faceva sentire terribilmente noiosa.
Riposai il cellulare e lasciai il lettore Cd in pausa, poggiando la testa al bordo della vasca. Non so quanti minuti passarono, ma rimasi in silenzio a pensare.
Quando il telefono squillò di nuovo, non lasciai a Niall neanche il tempo di prendere fiato per parlare “Tranquillo, vengo.”

Ringraziai per la millesima volta la tata e salutai mio fratello, prima di aprire la porta.
“Dimmi che non è quello che penso...” dissi tra i denti.
“Dipende, cos’è che pensi?” sorrise Harry, scendendo dalla ringhiera.
“Che sei qui per badare a mio fratello?” ironizzai.
Scosse la testa, assumendo un’espressione mortificata, falsa “Sono qui per accompagnarti alla festa.”
Nella mia testa immaginai di saltare e afferrarlo alla gola, prendendolo a parolacce.
Sbuffai, sbattendo il piede –che calzava delle estranee ballerine nere- a terra “Io non ti sopporto più!” mi portai una mano ai capelli, sistemati in un chignon per il quale avevo lavorato 10 minuti.
Il fatto che quella scena mi ricordasse davvero una delle tante con mio fratello, mi fece arrabbiare ancora di più. Lui stava fermo. Forse si aspettava che lo spingessi per superarlo, o che gli mollassi un cazzotto, invece sentii le lacrime farsi sempre più insistenti e non riuscii a trattenerle.
Fosse stato qualunque altro ragazzo, l’avrei già allontanato anzi, non avrei mai pianto davanti ad un altro ragazzo. Ma lì c’era Harry. Perciò gli permisi di avvicinarsi e non lo fermai neanche quando sentii le sue braccia cingermi la vita. Gli cinsi il collo meccanicamente, intrecciando le mani sulla sua nuca, tra i suoi capelli. Semplicemente perché Harry, per quanto avessi voglia di ucciderlo, era l’unica persona che avrei voluto stringere in lacrime. L’unico che mi avrebbe lasciato piangere, senza giudicarmi o chiedermene il motivo.
Posò la guancia sui miei capelli, sussurrando mentre creava dei cerchi sulla mia schiena con il pollice “Odio vederti piangere.”
“Vuoi sapere cosa odio io?” singhiozzai “Te.”
“Lo so. Me l’hai già detto.” Sembrò stringere ancora di più la presa.
“Smettila, ti prego...” trovai un riccio invitante a sfiorarmi l’indice, ma mi rifiutai di toccarlo.
“Non volevo farti...” cominciò a scusarsi.
“Non per questo.” Tirai su con il naso, reprimendo i singhiozzi “Smettila di... Oh... lascia stare!”
Si allontanò appena, guardandomi con quei suoi dannatissimi occhi azzurri “Perché per te è così importante quella stupida festa?”
Ancora pensava che mi riferissi alla festa? Beh, però aveva ragione. Ero arrivata alla conclusione che quella festa per me era importante “Non me ne frega niente... Ma volevo che quella fosse la mia sera: niente pensieri, niente ricordi. Solo musica, qualche bicchiere e i miei amici!”
Rimase in silenzio, continuando a guardarmi. Mi asciugò le lacrime con il pollice “Dovresti andare a sistemarti il trucco.”
Alzai gli occhi, incontrando diretti i suoi e annuii, rientrando.
Quando uscii una ventina di minuti dopo, lui non c’era. Come non c’era la sua auto.
Decisi quindi di andare a piedi, approfittandone per ripensare alla scena patetica di poco prima.
Lo odiavo. Odiavo il modo in cui riusciva a leggermi. Odiavo il fatto che si preoccupasse per me quando non doveva. Odiavo il suono della sua voce. Il suo profumo. I suoi capelli. Il modo in cui camminava. Ma soprattutto, odiavo i suoi occhi, davanti ai quali mi sentivo sempre scoperta e priva di qualsiasi barriera. Odiavo me stessa, perché infondo sapevo che il titolo di questa lista non era ‘Le cose che odio’.
Stendendo la mia lista, mi ritrovai al cancello di casa Malik. La musica arrivava fin là ed ero sicura che metà delle persone lì dentro fosse già ubriaca.
Suonai il campanello un paio di volte, prima che il padrone di casa sentisse e venisse ad aprirmi “Ciao, bellissima!”
“Hei!” finsi un sorriso entusiasta, mentre si avvicinava per baciarmi le guance.
Si scansò, per farmi entrare e mi cinse le spalle.
“A proposito, auguri!” gli mollai il pacchetto che tenevo in mano, imbarazzata.
Sorrise, prendendolo e lasciando le mie spalle “Speravo fossi tu il mio regalo...”
“Magari ai 20 anni.” Commentai ironica.
Rise, scartando. Studiai la sua espressione mentre guardava la catenina che teneva in mano. Sorrise sincero, approfittandone per baciarmi di nuovo le guance.
Ecco, lui era facile da interpretare. Un sorriso, una battuta. Perché Harry doveva essere così complicato?
Oh no, aspetta! Niente pensieri stasera...
Mi offrì da bere, ma quando un suo amico lo chiamò, mi lasciò. Raggiunsi il buffet, servendomi da me.

“E’ questo il tuo concetto di serata divertente con gli amici?” Harry piombò sul divano affianco a me “Non vedo però gli amici e non mi sembra che ti stia divertendo.”
“L’apparenza inganna.” Alzai le spalle, commentando sarcastica. Sospirai.
“Tutto ok?” mi guardò serio.
Annuii “Vedi quella ragazza che balla al centro della pista?” indicai “Anch’io ero così! E mi divertivo, ballavo e le feste erano il mio habitat.” Mi scostai i capelli “Ora mi sento terribilmente noiosa...”
Harry mi spinse leggermente con la spalla “Hei, sei sempre la stessa!” sorrise “Devi solo darti un po’ di tempo, forse...”
“Dovresti tornare a ballare. Non voglio rovinare la festa anche a te.” Lo interruppi.
Alzò le spalle “Tanto mi annoiavo anch’io.”
“Oh, sì...” risi “Si vedeva da come ballavi con quella biondina!”
Mi cinse le spalle, ridendo “Ma non devi essere gelosa...”
Lo spinsi, ridendo “Non ci penso proprio!” mi alzai, buttando il bicchiere vuoto che tenevo in mano “Credo che me ne andrò a casa. Che ore sono?”
“Le 22.” Rispose dopo aver guardato il display dell’I-phone.
Sospirai. Che tristezza, stavo per lasciare una festa alle 22...
Si alzò anche lui “Ti accompagno.”
Avrei voluto rifiutare, ma annuii, abbozzando un sorriso per ringraziarlo.
Mi lasciò per andare a cercare i nostri giacchetti al piano di sopra.
Tornai verso il buffet, che mi aveva vista tante volte quella sera versarmi da bere, per aspettarlo.
Tornai a guardare la ragazza al centro della pista. Aveva i capelli lunghi che svolazzavano, assecondando i suoi movimenti mentre ballava e un vestito rosso, che non poteva passare inosservato. Libera. Era un aggettivo che le calzava a pennello. Era libera di lasciarsi andare per quella sera, divertirsi e ballare finché fosse stata abbastanza sobria da riuscire a tenersi in piedi.
A me, invece, neanche l’alcool era riuscito a distrarmi. E non ero libera. Perché i miei pensieri erano duri e pesanti, concentrati in una palla che portavo al piede.
“Allora, dolcezza...” mi affiancò Zayn, sorridendomi “Non ho ancora avuto il piacere di ballare con te!”
Sorrisi, scostandomi un ciuffo sfuggito al chignon e storsi la bocca, cercando di rifiutare.
Lui scosse la testa “E’ il mio compleanno, fammi questo regalo...” mi prese il polso, portandomi verso la pista.
Cominciai a muovermi senza prestare attenzione al ritmo, guardando verso le scale, aspettando di vedere quello che, non l’avrei mai detto, era il mio salvatore con le chiavi della macchina in mano.
La musica era una vera schifezza e lui lo notò, perché cominciò a parlare con me.
Risi ad una sua battuta, l’ennesima a dire la verità “Lo sai, a scuola sembravi più stronzo.”
Rise, alzando le spalle “Forse perché ora sei ubriaca.”
Annuii “Forse...”
Zayn ne approfittò di quel minimo di confidenza per mettermi le mani sui miei fianchi, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Stavo per lamentarmi, quando dalle casse arrivarono le prime note di una canzone degli All Time Low, Weightless. Era una delle mie preferite!
Il bacino prese a muoversi da solo, assecondando la batteria. La testa cominciò a dondolare a ritmo.
Alzai gli occhi, incontrando quelli scuri di Zayn in cui si riflettevano le luci viola e verdi dal soffitto che mi studiavano attenti e rapiti. Mi sembrò come se non avessi mai visto i suoi occhi.
Sorrise e io gli sorrisi. Istintivamente, senza che il mio cervello dovesse azionare nessun muscolo.
Guardai un’altra volta verso le scale, ma la mia visuale era ostruita da un paio di ragazzi che ballavano.
Sentii un attimo di capogiro mentre tornavo a guardare Zayn e in quel momento capii che non ero affatto sobria. Era solo la mia mente che, triste com’ero, era riuscita a tenere lontani gli effetti dell’alcool.
Invece ora cominciavo a sentirli, lasciando crollare le mie difese.
Mi voltai di nuovo. Ma non cercai Harry. Non sapevo neanche io perché lo stessi cercando. In quel momento non mi importava.
Presi a saltellare, man a mano che il ritmo della musica si faceva più incalzante e cinsi il collo di Zayn.
Lasciai la presa con una mano, portandola dietro la testa. Tolsi le mollette una ad una, lasciando cadere i miei capelli sulle spalle scoperte. Ripresi a ballare, cosicché muovendomi, anche i capelli ondeggiassero.
Era un po’ come quando correvo. La sensazione che riuscivano a darmi era di essere semplicemente leggera. Era proprio la sensazione che volevo ottenere. Quella che sentivo ora. Ero dentro la canzone.
Che fosse la musica, l’alcool o semplicemente frutto dei miei sforzi per quella serata non mi importava.
Zayn però interpretò il mio gesto come un modo per mettermi in mostra.
Mi sfiorò la guancia, scostandomi i capelli che rimanevano appiccicati a quel poco lucidalabbra che era rimasto bevendo “Te l’ho già detto che sei bellissima?”
“Sì, quando sono arrivata.” Annuii.
“Quello era un modo di dire.” Alzò le spalle, ridendo.
“Oh... quindi lo dici a tutte, immagino.” Civettai.

Pensai a Niall, di quando una volta mi aveva detto “Lo sai, diventi stranamente femminile quando sei ubriaca...” e sorrisi inconsciamente.

Lui sorrise, facendo scivolare la mano sulla mia clavicola, lasciandomi i brividi lungo il collo “Ma con te è diverso.” Alzai un sopracciglio. Lui annuì, avvicinandosi al mio orecchio “Non vorrei essere con nessun’altra se non te, in questo momento...”
Sorrisi, inconsciamente e mi morsi il labbro imbarazzata mentre sistemava la sua mano dietro al mia nuca. Mi misi sulle punte, reggendomi sulle sue spalle.
Sfiorò le mie labbra, delicato come non avrei mai pensato, con le sue che sapevano di Martini alla fragola. Gli accarezzai le spalle, risalendo il collo fino a posarle dietro la sua nuca, trovando i suoi capelli tra le mie dita, mentre sentivo la
sua presa dietro la vita farsi più forte, finché non mi ritrovai stretta tra le sue braccia, spiaccicata al suo petto. Mi sfiorava il viso con il pollice, delicato.
Socchiusi la bocca, sentendo quel bacio farsi più intenso e premetti sulla sua nuca, tenendo il suo viso premuto al mio.
Ma quel contatto, si interruppe bruscamente.
Mi sentii tirare via. La stanza girò intorno a me troppo velocemente, causandomi un forte dolore alle tempie.
Ritrovai il mio equilibrio, strabuzzando gli occhi un paio di volte, prima di trovarmi davanti a due paia di gemme verdi. Serie.
“Styles, che cazzo fai?” si lamentò Zayn.
Harry non lo degnò di uno sguardo, prendendomi il polso e trascinandomi fuori.

Arieccomi!

Grazie ancora per le recensioni. Siete fantastiche!
Spero che la storia continui a piacervi e intrigarvi (?).
Devo avvertirvi, però, che potrebbero passare un paio di giorni -non di più, promesso- prima che possa pubblicare il prossimo capitolo che è ancora in fase 'Lavori in Corso'.
Continuate a recensire, nel frattempo, please.
Mi piace un sacco leggere che cosa ne pensate e rispondervi! <3
PS: Vi consiglio di andare a sentire la canzone di cui parlo 'Weightless' è davvero bella! Ma era solo per darvi un'idea... ;D

 


Lee in una foto scattata alla festa. No, il fotografo non è Niall stavolta, perché non c'era alla festa. Diciamo che è un mistero... (Almeno per adesso!)

  
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