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Autore: Alessandra S    27/05/2012    1 recensioni
«Louis William Tomlinson, sei un emerito deficiente»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don't be scared, I'm going nowhere

Capitolo 7 (I won't go away)

 

Louis

 

Stetti fuori dalla sua porta per un bel po' di tempo.

Non so quanto.

Mi parve tanto.

Mi ricordo che mi dissero che dovevamo andare a provare, ma io rimasi lì, a sperare che mi aprisse.

Ogni tanto bussavo.

Lei non rispondeva.

A volte mettevo le mani a coppa e ci appoggiavo l'orecchio, a volte sentivo dei singhiozzi sommessi e soffocati, altre volte sentivo il silenzio teso e pesante, quel silenzio che ti si appiccica alla pelle per colpa delle lacrime rimase sul cuscino.

Rimasi seduto sulla moquette pulita del corridoio per molto tempo.

Ogni tanto mi alzavo in piedi.

Ogni tanto mi appoggiavo con la schiena alla porta.

Mi si chiudevano gli occhi.

Ero stanco, ma non dovevo dormire.

Mi squillò il cellulare.

Lo presi dalla tasca goffamente, rischiando di farlo cadere.

Lo portai piano all'orecchio.

«Pronto ?» dissi con voce strascicata e stanca.

«Louis, dove cavolo siete tu e Ali ?»

«Perché ? Che c'è ?»

«Louis, tra cinque minuti inizia il concerto» sbarrai gli occhi, me n'ero totalmente dimenticato.

Come avevo potuto ?

Che idiota ero stato !

«Emh ...»

«Ti prego, non dirmi che sei ancora davanti alla porta della sua camera e lei è chiusa lì dentro ...»

«Emh ...»

«Ti prego, trova il modo di farla uscire da lì e venite qua, subito»

«Ok» dissi piano interrompendo la telefonata e alzandomi in piedi.

Mi misi a bussare freneticamente, forte, sperando che non stesse dormendo.

«Ali, esci, tra un po' inizia il concerto !» urlai disperato, ma mi zittii subito per paura di disturbare qualche cliente.

Continuai a bussare forte, ma Alice non mi apriva.

Dopo cinque minuti che ero lì a percuotere la porta come se fosse una batteria, vidi spuntare dai corridoi Marta che era rossa, piegata in due e aveva il fiato corto.

«Togliti Tomlinson, faccio io» disse tirando fuori un passe-pour-tout di riserva e aprendo la porta.

La fermai afferrandole un braccio e guardandola speranzosa.

«Fai entrare me, per favore»

«No»

«Ti prego ...»

«Perché dovrei ?»

«Perché la amo, e voglio chiarire»

«Non mi sembra ci sia molto da chiarire»

«Dai Marta, per favore, ero ubriaco, non sapevo quello che stavo facendo ...»

«Non mi sembra una buona scusa ...»

«Non lo è, ma voglio dirle che mi dispiace ... e che la amo ...» Marta sorrise vittoriosa e si spostò lasciandomi entrare.

«Cosa dico a Harry ?»

«Di iniziare senza di noi ...»

«Sicuro ?»

«Sì»

«Va bene ...»

«Anzi Mar ... digli che Ali non sta bene» dissi posando gli occhi sul suo letto e vedendo solamente una ragazza stanca e triste, che sicuramente non sarebbe stata in grado di non fare molto altro se non piangere e rimanere a letto.

Marta si affacciò e annuì piano, preoccupata.

«Rimani con lei, ti prego, non la lasciare sola, ha bisogno di stare con qualcuno ...»

«Allora rimani tu»

«No, non un qualcuno qualsiasi ... ha bisogno di te» disse girandosi e iniziando a camminare.

«Ok - sussurrai - mi prenderò cura di lei, è una promessa» dissi più a me stesso che a Marta.

Chiusi la porta piano e mi avvicinai a lei.

Mi sedetti sul bordo del letto.

Stava dormendo, il suo respiro era pesante e rumoroso, aveva delle profonde occhiaie viola e il viso era pallido e stanco.

Mi si strinse il cuore e mi sentii in colpa.

Le passai una mano tra i capelli, delicatamente, sciogliendo tutti i nodi che incontravo.

Le sue labbra s'incurvarono in un leggero sorriso.

Si girò verso di me e io le presi la mano stringendola forte.

Temevo il momento in cui avrebbe aperto gli occhi.

 

Alice

 

L'ultima cosa che mi ricordavo era di aver detto a Harry che se Louis doveva vomitare poteva benissimo farlo nella sua stanza anziché nella mia, poi penso di essermi addormentata.

Appena sbattei le palpebre ebbi la sensazione di aver dormito troppo e di non stare per niente bene.

Poi notai che qualcuno mi stava stringendo forte la mano ed era seduto affianco a me.

Aprii definitivamente gli occhi e vidi ciò che non avrei voluto vedere.

Louis.

Sentii le lacrime formare un doloroso nodo in gola.

«Louis, che ci fai qui» dissi con voce stizzita e assonnata.

«Ali io ...»

«Tu devi andare via»

«No, ho promesso che mi sarei preso cura di te e, se permetti, mi sembra che tu ne abbia proprio bisogno ...»

«Be', poteva farlo qualcun altro !»

«Non è possibile, sono tutti al concerto» sbarrai gli occhi e saltai giù dal letto dirigendomi in bagno.

«Oddio, me n'ero totalmente dimenticata !» sentii Louis aprire la porta del bagno, afferrarmi per i fianchi e riportarmi a letto.

«No, tu non vai da nessuna parte, non puoi ballare in queste condizioni, e poi ho detto a Marta di dire a Harry che noi non saremmo venuti, inoltre il concerto è iniziato da più di mezz'ora, non possiamo mica presentarci ora, trulli trulli e dire "Scusate, ci eravamo dimenticati ci fosse un concerto" ...» disse sedendosi di fianco a me e prendendomi la mano che, io, ritirai svelta per nasconderla sotto le lenzuola.

«Perché sei rimasto proprio tu Lou ? Non poteva rimanere Marta ? O Elisa ?»

«No, volevo parlare con te»

«Per dirmi cosa ?»

«Per dirti che ieri sera ho fatto una cazzata, mi dispiace di averlo fatto, ti chiedo scusa»

«Perché chiedi scusa a me ? Non mi devi spiegare niente ...»

«Ti sbagli Ali»

«No, non sbaglio ...»

«Invece sì, e sai perché ? Perché io ti amo» mi mancò il fiato nei polmoni, il mondo smise di girare e tutto prese un colore differente.

Sorrisi.

«Anche io Lou, anche io ti amo» dissi accoccolandomi tra le sue braccia aperte e trovandoci rifugio dalla tempesta che mi aveva tormentato il quei giorni.

Lui mi strinse forte e mi posò un leggero bacio sulla nuca.

«Mi dispiace averti fatto aspettare ... avevo paura»

 

Sentivo le sue mani passare decise ma delicate sulla mia pelle nuda.

Lo sentivo.

Lo sentivo forte e debole sopra di me.

Io mi sentivo.

Mi sentivo invincibile se lui mi proteggeva.

Mi stringeva piano, come fossi una farfalla.

Mi baciava con forza e passione ma con dolcezza e calore.

Mi accarezzava.

Mi amava.

Mi amava con tutta la sua forza, con tutta la sua anima, con tutto il suo cuore.

Mi amava.

Amava me.

Amava proprio me.

Lo strinsi forte sul mio seno, lo volevo più vicino.

Mi baciò il collo, poi la spalla, poi la clavicola per poi posare le sue labbra su un mio capezzolo.

Sentivo il suo fiato caldo sulla mia pelle tesa.

Gli accarezzai i capelli e lui continuò a baciarmi, piano.

Prima le costole, poi l'ombelico, il basso ventre fino a giungere sulla mia intimità.

La baciò piano, accarezzandomi i fianchi.

Non riuscivo più a respirare, lo volevo.

Lo volevo tutto per me.

Per me e basta.

Gli alzai il mento, guardandolo negli occhi.

Avvicinai le mie labbra alle sue.

Lo spogliai goffamente.

Imbarazzata.

Lo guardai negli occhi «Non ti dimenticare di me già domani ...» dissi piano

«Come potrei dimenticarmi di te ...» sussurrò accarezzandomi tra le cosce.

Quella notte facemmo la pace.

Quella notte ci appartenemmo.

Quella notte ci amammo.

Quella notte sigillammo un patto silenzioso e indelebile.

Quella notte ci sussurramo "ti amo" tra un gemito e l'altro.

Quella notte Louis Tomlinson diventò mio.

Mio per sempre.

Mio fino alla fine dei tempi.

Mio.

 

***

Aaah, ommio dio, da quanto tempo non scrivevo più di sesso.

Si vede, comunque, che ho perso l'allenamento, non ho più il fegato di una volta, non mi spigo più in là di tanto ...

Ma vabbè ... recupererò, si spera.

Comuuunque, altro capitoletto bello lungo eh ?

Be', vi avviso che c'è solo più l'epilogo.

Poi ho finito ...

Finalmente, aggiungerei.

Anche perchè ho già iniziato altre due FF cartacee, su Harry però, e non vedo l'ora di trascriverle e continuarle.

Be',che dire.

Al prossimo capitolo cente e grazie per tutto !

con amore

Emy McGray

   
 
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