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Autore: Marika Grosso    28/05/2012    6 recensioni
Questa fic, che specifico è di due capitoli perchè mi è venuta lunghissima, prende spunto sia da una mia precedente fic "Il Primo Vendicatore" sia da una fic della mia dolce Perv "Gioielli & Portafortuna"
è un seguito di entrambe, che mi son vista bene di far approvare prima dalla mia tesorina xD
Se Tony e Steve sono eccessivamente OOC avvertitemi che lo metto nella descrizione eh ^^
N.B. [Post Avengers] Tony x Steve
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati cinque giorni e ancora di Tony non si vedeva traccia, da quando si era rinchiuso nel suo laboratorio non era più uscito, neanche per mangiare, si faceva portare un vassoio davanti alla porta che puntualmente la mattina dopo ritrovavano vuoto.
“Non può certo andare avanti così per sempre.”
Cominciò esasperata Pepper mentre si gettava su una delle poltrone della sala.
“Bisogna fare qualcosa, in caso di bisogno non possiamo mica andare a cavarlo fuori da quel laboratorio con la forza.” Rincarò la dose, poi si voltò verso Steve.
“Signor Rogers, perché non prova lei?”
Il biondo la guardò perplesso, non riuscendo a capire il perché di quella scelta.
“E perché proprio io? Non è meglio che vada lei?”
Non voleva andare, sinceramente non voleva vedere Tony, aveva paura che fra loro si fosse creata una crepa che mai sarebbe stata in grado di rimarginarsi; che lui avesse intuito la reale consistenza dei suoi sentimenti?
Improbabile, ma purtroppo non impossibile.
Pepper si alzò sistemandosi la gonna nera,  si guardò intorno, nella stanza c’erano solo loro due, riportò lo sguardo all’uomo e vi si diresse a passo spedito.
I tacchi alti della donna provocavano un fastidioso tic tic sul pavimento.
Appena fu abbastanza vicina ripresa a parlare.
“Sa, in realtà non dovrei dirglielo perché Tony potrebbe farmela pagare, ma, a mali estremi, estremi rimedi.  Tony l’adora, dico sul serio, è inutile guardarmi con quell’aria stupita, la passione per lei gliel’ha trasmessa suo padre; ha anche delle sue figurine in camera, le tiene in una scatola vicino al letto.”
Steve la guardò sbalordito, sperava proprio che la donna non si accorgesse del battito del suo cuore sempre più frenetico, infilò la mano in tasca e toccò la superficie liscia della figurina che aveva iniziato a portare con lui.
Poteva essere?! Che fosse sua?
“Quindi sono più che sicura che se è lei a chiederglielo uscirà sicuramente.”
Finì soddisfatta Pepper, gli sorrise ed uscì dalla stanza.
Quasi automaticamente, come se i suoi piedi avessero avuto una volontà propria, si diresse ai laboratori di Tony, non si preoccupò neanche di bussare, con la mano sulla maniglia spinse in basso scoprendola aperta.
Tony era lì, sporco dalla testa ai piedi di una sostanza nera che non sapeva ben identificare, gli si avvicinò e si fermò fin quando non gli fu a pochi passi.
“Tony.”
Il moro sobbalzò un poco e si voltò di scatto, indignato, quando comprese chi l’aveva chiamato i suoi occhi si addolcirono un poco, o magari era solo Steve che se l’era immaginato.
Cap si fece forza e tirò fuori dalla tasca la figurina che aveva costudito gelosamente per tutti quei giorni senza mai separarsene.
“È tua vero?”
Il coraggio, quello che gli era sempre mancato in momenti delicati come quello, i dubbi, che l’avevano accompagnato prima col padre e adesso col figlio.
Un turbinio di sentimenti contrastanti aleggiava nel suo cuore, ma ormai era tardi per tirarsi indietro.
“Perché ce l’hai tu?”
Un tono indignato aleggiava nella voce di Tony, era come se volesse mettersi sulla difensiva.
“Potrei farti la stessa domanda.”
Ribatté il biondo, pieno di un nuovo coraggio, come quando da ubriachi ci sembra di poter arrivare anche a volare.
Tony chiuse gli occhi ma non rispose, si appoggiò al bancone dietro di lui, come esausto.
“Dio, potresti almeno rispondermi. Cos’è, tieni una mia foto e a volte fai anche fatica a parlarmi, mi schernisci, ti prendi gioco di me ma tieni questa.”
Gli sventolò la figurina davanti al naso; tutta la frustrazione di anni di amore represso, di sentimenti mai corrisposti stava per venire a galla e lui non si sarebbe certo fermato adesso.
“E io che come un deficiente pensavo che tu non mi potessi sopportare. Dio… se l’avessi saputo; certamente ora non mi ritroverei così complessato. Prima il padre, poi il figlio, sembra proprio che il famoso Captain America sia destinato a farsi attrarre dagli Stark.”
Con il fiatone e gli occhi che bruciavano sputò fuori le ultime parole, avrebbero potuto essere più dolci, penso Steve, avrebbero potuto essere più comprensibili, ma quello era l’unico modo in cui un uomo come lui avrebbe mai potuto dichiararsi ad un altro uomo.
“Alla fine tutto si riduce a mio padre, non è vero?”
Tony alzò lo sguardo dischiudendo gli occhi, due pozzi neri guardavano Steve, il biondo indietreggiò sentendosi ferito da quelle parole.
“Howard non c’entra niente. Io sto parlando con te, sei tu quello che mi sta davanti. Tony, non tuo padre.”
Quelle parole sembrarono colpire per un attimo il moro.
C’ra lui di fronte a Steve, non suo padre, era vero; era a lui che Cap aveva chiesto spiegazioni sulla figurina, non a Howard, suo padre non c’entrava niente.
Per una volta nella vita si sentì veramente e solamente Tony, lo scavezzacollo geniale che adorava Cap alla follia, che lo considerava il suo eroe, il suo mito, qualcuno da seguire… da amare.
Si staccò dal bancone e con quelle poche ma profonde convinzioni si avvicinò all’uomo di fronte a lui.
“La figurina dove sorridi, è il mio portafortuna… – lo guardò negli occhi. – tu sei il mio portafortuna.”
Con il dorso della mano destra andò ad accarezzargli la guancia, sporcandogliela.
“Scusa, ti ho sporcato.”
Disse istintivamente Tony iniziando a ritrarre la mano.
“No.”
Steve afferrò quella mano calda nelle sue, se la riportò alla guancia strusciandovela, poi alle labbra, baciò una ad una le dita sporcandosi le labbra di nero, ma questo non gli importava, ora che era finalmente riuscito ad avere quell’uomo per sé, anche se solo per un attimo, niente aveva importanza.
Chiuse gli occhi mentre ancora si passava la mano sulle labbra, baciandola.
“Non è questo il modo giusto.”
Disse Tony risvegliandolo dal suo sogno; alla fine era successo, aveva osato troppo, aveva voluto avvicinarsi troppo e ora sarebbe stato ferito.
Lasciò andare la mano che fino a pochi secondi prima stringeva nelle sue e chinò il capo.
“Questo lo è.”
Improvvisamente la bocca di Tony fu sulla sua, con movimenti sempre più insistenti cercava di farla schiudere, dopo il primo attimo di sorpresa Steve si lasciò andare, aprendo infine le labbra per far continuare quella dolce invasione; un misto di lingue, respiri affannosi e saliva resa amara dallo sporco si mischiarono tutti insieme mentre i due si lasciavano finalmente trasportare da quelli che in realtà erano stati i loro sentimenti da sempre.
Desiderio.
Passione.
Amore.
Fu Steve il primo a staccarsi, un leggerò rossore gli aveva tinto le guance e ora aveva il respiro affannato, poggiò la sua fronte su quella del compagno e si lasciò cullare dai dolci movimenti circolari che Tony aveva iniziato poco prima a fare lungo la sua schiena.
Lo sentì sospirare.
“Non posso crederci.”
Tony gli si fece più vicino, quasi come se lo volesse abbracciare, avvicinò la sua bocca all’orecchio di Steve sussurrando.
“Non posso credere che tu sia mio.”
Steve si staccò gentilmente, sorridendo e beandosi di quelle parole.
Tony lo guardò meravigliato, poi i suoi occhi si posarono sulle labbra schiuse, seguiti poco dopo dalla stessa mano che prima le aveva accarezzate.
“Quel sorriso…”
Accarezzò il labbro inferiore lentamente, come se ancora tutto quello non gli sembrasse reale, troppo bello per esserlo.
“Questo è il mio portafortuna: il tuo sorriso per me.”
 
Ancora non riusciva a capacitarsene, gli anni in cui aveva sperato di conoscerlo, di potergli parlare, di entrare in minima parte nella sua vita, quegli anni, tutte le speranze che aveva covato, alla fine si erano avverate quel giorno.
Tony si avvicinò lentamente all’eroe della sua infanzia, posò la fronte nell’incavo fra la spalla e il collo e aspirò avidamente l’odore di Steve, sfregò il naso su quel collo così morbido, la pelle chiara a contatto con la sua rabbrividiva e diventava leggermente arrossata; con un movimento non calcolato affondò i denti nel collo, stringendo leggermente.
Un gemito soffocato del biondo lo incitò a continuare, continuò a mordicchiare il collo ancora per qualche secondo, su e giù ed infine decise di saggiarlo con la lingua; la sensazione che le labbra di Steve gli avevano dato era indescrivibile, ma a quanto pare non erano solo quelle, ogni parte del corpo di Cap che baciava gli procurava leggere scosse di piacere in tutto il corpo.
Con la mano con cui aveva continuato ad accarezzargli la schiena esplorò i suoi muscoli al di sotto di essa, la schiena liscia, il ventre piatto solcato dai muscoli, i pettorali scolpiti.
 
Era troppo, si staccò frastornato per un attimo da tutto quel contatto improvviso, guardò Tony, aveva il fiatone e il volto arrossato, lo guardava con negli occhi un desiderio che non gli aveva mai visto prima, quasi una sorta di istinto animale.
Ancora i soliti dubbi gli si affacciarono alla mente: era giusto innamorarsi di un uomo?
Ma non ebbe il tempo per rispondersi, Tony lo afferrò nuovamente, avvinghiando i due corpi in uno, gettandoli entrambi a terra.
“Il mio portafortuna.”
Gli sentì ripetere nuovamente fra un bacio e l’altro, fra un assalto e l’altro mentre cercava di sfilargli prima la giacca di pelle poi la maglietta al di sotto.
Furono proprio quelle parole che lo convinsero, il disperato bisogno che Tony aveva maturato in quegli anni per lui a farlo aprire del tutto all’altro.
Non era quello il momento delle esitazioni.
Si puntellò sui gomiti per guardare meglio l’uomo che gli si trovava sopra, gli occhi scuri annebbiati dalla lussuria, lo baciò senza più dubbi; quello era ciò che entrambi volevano.
 
Tony lo fece sdraiare nuovamente sotto di lui, le mani avevano preso ad accarezzarlo ovunque, in un movimento fluido gli aveva tolto anche gli ultimi indumenti facendolo rimanere nudo.
Alzò il volto per ammirarlo, nudo e disponibile sotto di lui.
Steve gli portò nuovamente una mano alle labbra e Tony le baciò, avidamente; poi il biondo scese verso il basso, fermando la mano all’altezza del suo cuore, saggiando la consistenza del meccanismo che lo teneva in vita.
Come animato da nuova forza Cap presa la sua maglia e gliela tirò via forzatamente, la piastra magnetica brillò sul suo petto inondandoli di una tenue luce azzurra.
“Ti infastidisce?”
Gli chiese il moro preoccupato.
“Per niente.” Gli sorrise l’altro di rimando, ancora quel bel sorriso che tante volte aveva sognato fosse rivolto a lui.
Tony calò nuovamente su quelle labbra che tanto aveva bramato in quegli ultimi periodi, quasi le divorò da quanta era la voglia di lui, con la lingua ne disegnava il contorno; poi scese sempre più giù, ogni parte del corpo che incontrava riceveva baci e carezze, con le mani iniziò ad accarezzare piano il membro dell’altro che già si era interposto fra loro, duro e caldo.
Un gemito strozzato uscì dalle labbra di Steven mentre Tony aumentava il ritmo, gli piaceva da impazzire il modo in cui il biondo cercava di contenere i suoi gemiti, il modo in cui gettava la testa all’indietro mentre nuove ondate di piacere gli scorrevano nelle membra.
“Non solo io.”
Lo sentì gemere debolmente sotto di lui mentre una delle mani di Cap andava ad insinuarsi prima sopra, poi sotto i suoi pantaloni.
Rantolò selvaggiamente mentre il contatto fra le due pelli iniziava, Steve continuava a stimolarlo sempre di più e lui non era sicuro di riuscire a resistere ancora per molto; si avvicinò ancora, finché le loro erezioni non si toccarono, vibrando entrambe di nuovo piacere.
Prese la mano di Steve che prima aveva iniziato a stimolarlo e la baciò, poi insieme alla sua l’accompagnò alle loro erezioni turgide conferendo ad entrambe un movimento in sincrono, da prima lento poi sempre più veloce.
Ormai il biondo non riusciva più a trattenersi, i gemiti erano diventati sempre più profondi e rochi, i movimenti sempre più veloci.
Fu Steve il primo a venire mentre gettava la testa all’indietro soddisfatto seguito subito dopo da Tony, il seme caldo di uno si mischio a quello dell’altro sul ventre del biondo, fondendosi, come ormai fusi erano loro, uniti inscindibilmente.
Tony rotolò accanto all’altro, stendendosi sulla schiena, anche se quella sera non era riuscito a fare suo Steve fino in fondo si sentiva come completo, rinnovato da quel nuovo rapporto che adesso li legava.
Cap gli si strinse un po’ accanto, cercando il suo calore, l’altro allungò il braccio e lo fece usare al biondo come cuscino di fortuna mentre gli schioccava un dolce e casto bacio sulla fronte, niente a che vedere con i baci famelici di prima.
“Suppongo che questa debba restituirtela?”
Chiese poco dopo Steve mostrando la figurina, in una domanda che aveva più l’aria di un’affermazione.
Tony lo guardò sorridendo “Puoi tenerla, adesso che quel sorriso io ce l’ho veramente.” Disse mentre si sporgeva appena sopra di lui per toccargli con l’indice le labbra sorridenti.
 

Eccolo finalmente xD
Come promesso nuovo capitolo per la nuova settimana, e con questo la fic si conclude con la sua parte hot... spero solo che non ne siate delusi dopo l'attesa xD
Forse avrei potuto scrivere di più, nel senso che magari avrei potuto farli spingere oltre, ma penso che così vada bene, è già un enorme passo per Cap, conoscendolo ahahaha
Spero di avervi fatto sorridere mentre la leggevate, che altro dire?!
Bhò, ditemi che ne pensate ... se dovete offendermi, bhè, sono sensibile non siate troppo cattivi xD
Grazie a tutti per aver letto.
bacionissimi, soprattutto alla mia Perv *^*

Black
   
 
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