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Autore: Giuacchina    29/05/2012    1 recensioni
"But Angie, Angie, you can't say we never tried."
Il nostro strano legame nacque talmente in malo modo che sentirsi dire quelle parole mi faceva pensare che dopotutto ero io quella strana e non quel tizio che mi faceva stare sempre bene.
Si, ero decisamente io quella che non credeva che potesse succedere tutto quel gran casino.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hey you've got to hide your love away!

Everywhere people stare, each and every day I can see them laugh at me and I hear them say ‘Hey you've got to hide your love away!’
Miei cari, adorati, fantastici, meravigliosi Beatles, perché dovete avere sempre dannatamente ragione? Solo che in quel caso ero io a voler nascondere il mio amore, di certo la gente non se ne sarebbe interessata minimamente.
I miei discorsi interiori aumentavano ogni giorno di più, tanto che a volte pensavo di rinchiudermi io stessa in una clinica privata. Ma c’è da dire che il motivo per cui la mia grande propensione nel creare chiacchierate filosofiche tra me e me era soltanto uno: il ragazzo con cui ora condividevo ogni cosa, anche lo scopino per wc (che cosa tremendamente romantica, cavolo!) e che mi stava rendendo la vita possibile.
Ammetto anche che il mio essere scontrosa migliorò in pochissimo tempo: accettai di essere gentile anche con quella stupida vicina che ogni volta che ci vedeva sbavava. Si, siamo la coppia più bella del mondo, ma non c’è bisogno di darlo così a vedere, ecco perché a volte nascondevo addirittura il fatto di essere fidanzata con un super figo come Harry.
Questo è un altro dei miei discorsi lunghi e insensati. La mia essenzialità sta nel complicare un concetto che ha già una base anormale, come me.
Bene, detto questo, avrei anche potuto pensare al fatto che di lì a poco sarebbe arrivato il mio compleanno e che il mio lavoro sarebbe cominciato proprio quel giorno.
Quanti di voi sono allegri per questa notizia stratosferica? Io no.
Insomma, ventiquattro anni. Già il mio comportamento o i miei modi di fare potevano essere paragonati ad un’anziana signora, anzi!, l’anziana signora avrebbe avuto più chance col mondo, quindi credevo che invecchiando avrei potuto avere la crescita inversa, come ne ‘Lo strano caso di Benjamin Button’. Io ho sempre preferito stare chiusa in casa davanti ad una tv o un computer da sola. Nessuno che ti disturba; solo quiete, tanta tanta quiete.
E, ovviamente, trovai il mio alter ego: vivace, allegro, pieno di spirito. Harry era tutto quello che qualunque genitore – o nel mio caso nonno – avrebbe sempre voluto avere.
E mentre questi pensieri vagavano per nella mia testa, mi venne in mente una cosa essenziale da sapere. “Non mi hai mai raccontato della tua famiglia, Mick.”
Lui mosse la testa in modo tale da far finta di potermi guardare negli occhi – nonostante sapessi che era comunque concen-trato sul videogioco – e mi sorrise.
“I tuoi genitori si chiamano Smiles o Styles?” ammiccai.
Però, che battuta pessima. Tanto pessima che rise tanto fintamente da distrarsi dal gioco e perdere.
Si voltò verso di me e con uno sbuffo si decise a parlare.
“I miei genitori hanno due occhi, un naso, una bocca, due orecchie e un fisico niente male.”
Feci finta di essere interessata.
“E scommetto che hanno pure dei capelli!” stetti al gioco.
“No, mio padre no” rise prendendosi gioco di me.
“Harry” lo ammonii, tornando alle solite.
“Angie” mi fece il verso lui.
“Parlamene o niente playstation per una settimana!”
Strabuzzò gli occhi. “Non ne avresti il coraggio.”
Detto fatto: mi diressi all’interruttore della tv, spensi tutto e staccai tutti i fili. Lui rimase impassibile, forse sperando che da un momento all’altro smettessi.
Trascinai tutto sul piano di sopra e nascosi il tutto nell’armadio della mia vecchia cameretta.
Ok, nascondere è anche una parolona grossa: con il suo fare felino – si, si comportava come un gatto: silenzioso e detestabile, a volte – mi inseguì scoprendo il posto in cui nascosi tutto.
“Non sei molto furba, Angie” mi venne incontro con le braccia aperte. Mi fece talmente tenerezza in quel momento – il motivo non era chiaro, forse il suo viso era tenero tutto il tempo ma io non me ne accorgevo, tonta com’ero – che mi avvicinai e cercai di stringerlo, invano.
In realtà fece una finta: mi evitò e corse all’armadio, diretto al ripiano più alto per prendere il gioco. Ahimè, fermarlo ormai era impossibile: era talmente alto che anche a voler riprendere il gioco non ci sarei riuscita. Infatti anche lui mi chiese come ero riuscita a infilarlo sullo scaffale più alto.
“Non ne ho la più pallida idea” ammisi.
Sorrise e corse via.
Il mio sguardo, poi, cadde su un quaderno. Il mio quaderno. Il quaderno. Mi inchinai per acchiapparlo, scrutando ogni dettaglio della copertina: i miei disegni, i disegni che dedicavo ai nonni. Ognuno di essi era dedicato ad un momento particolare della mia vita.
Mi sedetti sul letto con gli occhi arrossati. Le lacrime stavano scendendo a poco a poco riesumando ogni ricordo grazie a quei piccoli schizzi. Eppure i personaggi erano uguali alla re-altà in modo impressionante. Rimasi a fissare ancora la copertina bianca piena di piccoli ghirigori a lungo, finchè un Harry apparentemente preoccupato mi chiese se andava tutto bene. Forse si accorse delle lacrime.
Gli raccontai del mio quaderno e non esitò nel chiedermi di vedere i miei disegni.
Alla prima pagina apparve quello che io chiamavo “impressionismo Angelico”: avevo inventato un mio personale stile di disegno e secondo il nonno ero più brava di Picasso o chissà quanti altri. Una piccola figura al fondo della pagina si allungava verso il centro, come se avesse aperto le sue ali, sulle quali c’erano scritte varie parole che costituivano la mia esistenza. Le più importanti, cioè quelle scritte al centro con uno stile più elegante, erano ‘Adele’, ‘JD’, ‘musica’ e ‘giustizia’.
“Spiegami il significato di ognuna delle parole, anche se per le prime due lo immagino” mi incitò.
Presi un grosso respiro e cominciai, indicando una per una ogni parola.
“Adele, ovviamente, è la nonna: simbolo di grazia e forza. Poi c’è JD, il nonno. Lui è…” lo guardai negli occhi sorridendo “lui è lui. Non c’è altro modo per descrivere una tale persona.”
Un’altra lacrima scese sulla guancia. Harry prontamente portò il pollice sul mio viso per asciugarla e mi posò un delicato bacio lì dove aveva appena eliminato il mio evidente segno di cedimento. Indicò in silenzio la parola ‘musica’.
“Musica” constatai “è quello per cui sono arrivata fin qui, no? Credo che se non ci avessi creduto sin da allora grazie al nonno io non…” diventai palesemente rossa, lo sentivo. “Non ti avrei mai incontrato.”
Mi ritrovai complice di uno dei baci più dolci che mi avesse mai regalato.
“E la giustizia?” chiese incuriosito.
“Devi sapere che prima di incontrate Jonah” sputai con disprezzo l’ultima parola “non ero una ragazza ‘socialmente attiva’. Avevo un’amica, ma anche lei non era così importante nella società o nella scuola. A volte venivamo scartate o addirittura insultate per qualsiasi cosa: una ragazza a chilometri di distanza si era fatta male? Colpa mia. Un ragazzo aveva preso un brutto voto? Ovviamente colpa mia, perché non gli avevo suggerito niente. E poi c’erano i professori che ce l’avevano costantemente con me perché una di loro era proprio quel clown di mia zia. Nonostante avessi ottimi voti, una volta rischiai la bocciatura perché riuscì a corrompere alcuni dei miei insegnanti e-”
“Conosco la storia” mi abbracciò teneramente.
Iniziai a piangere ininterrottamente. Ovviamente guardare il quaderno passò in secondo piano.
“Sono contento che finalmente tu ti stia aprendo con me” ammise soffiandomi sulle labbra, tanto era vicino.
“Come vedi, non sono così forte come do a vedere.”
“Lo dico da sempre” sorrise “Sai? La Angie dolce mi piace anche di più. Mi fa pensare che anche tu riesci ad amare no-nostante tutto quel che hai passato.”
“Mick…”
“Si?”
“Promettimi una cosa.”
“Qualsiasi cosa.”
“Non osare mai, e dico mai, parlarne con qualcun altro. Chiaro?”
“Speravo mi dicessi: non mi abbandonare mai” si finse offeso.
“Dolcezza si, ma sono pur sempre Angela Young, non dimenticarlo.”

Buonasera signorine, buonasera!
Vorrei tanto sapere cosa vi passa per la testa quando leggete la mia storia. Troppo strappalacrime? Troppo poco sdolcinata? Assenza di qualcosa in particolare? Aspetto tante critiche - costruttive e non - perchè dopotutto vorrei accontentare ogni scelta delle mie amate lettrici. E poi credo sarebbe bello mettere insieme tante idee per confondere ancora di più il cervello della protagonista della storia. Tanto più pazzoide di così non si può!
Un bacio alle lettrici, e ancora buonasera!

  
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