Stand by me
-Scusi, è libero?-
Una voce femminile mi risveglia
dai miei pensieri. Mi guardo intorno. Nella cabina è rimasto solo un posto
libero, proprio davanti al mio.
-Certo...-
Osservo la nuova arrivata. E’ bionda
ed ha degli intensi occhi azzurri...
La bambina che tiene in braccio
è identica, si differenzia soltanto nell’acconciatura. La madre ha i capelli
raccolti, mentre quelli della piccola sono sciolti sulle spalle, in una cascata
di seta...
Sembra stanca, la madre e,
nonostante le numerose rughe, non credo che abbia neppure raggiunto la
trentina...
Deve aver avuto una vita
difficile...
Vedo che stringe
compulsivamente la bambina, osservando il mio braccio sinistro, semi-nascosto
nella manica del mio completo blu scuro.
Mi considera un’aberrazione,
come ogni persona che lo vede...
Volgo lo sguardo verso gli
altri quattro occupanti della cabina. Sono studenti universitari stremati dopo
una giornata di studio... E dormono come possono sui sedili...
Niente di strano...
Tre ragazzi e una ragazza...
C’è una coppia, abbracciata...
Ho una fitta al cuore.
Lei non è veramente
addormentata... Ha gli occhi bassi sul suo ragazzo e gli accarezza i capelli...
Perché non posso anche io,
vivere dei momenti così semplici e, nel contempo, intensi, ogni giorno?
La mia dirimpettaia continua a
fissarmi con i suoi occhi penetranti, di ghiaccio.
Che cosa le ho fatto, di male?
Credo di essere stato abbastanza garbato, no?
-Mamma! Quando arriviamo?-
Non le risponde. Mi fissa.
Mi odia.
Dove siamo?
Alzo la testa verso la piantina
luminosa di Midgar sotto la rete portabagagli.
Come può una città diventare
così grande in soli 5 anni?
Ho partecipato alla
progettazione dei nuovi quartieri, ma non riesco ancora ad orientarmi
perfettamente...
Per andare dal palazzo della
NeoShinra al quartiere Shibaya, dove abito, un quartiere fondato dagli emigrati
di Wutai stabilitisi a Midgar, ci metto esattamente un’ora e mezza... Questo
perché il punto di partenza e quello di arrivo segnano anche i punti estremi
della città e, di conseguenza, della ferrovia principale.
Il punto luminoso “voi siete
qui”, rosso, intenso, indica che abbiamo appena passato la stazione centrale.
Ecco perché ci siamo fermati
tanto... Dovevamo far passare i treni ad alta velocità provenienti
dall’esterno...
Ecco perché il treno è pieno e
l’aria condizionata è accesa...
Fa persino freddo...
La donna davanti a me continua
a fissarmi...
Non dovrebbe più darmi
fastidio, ormai... Però... Odio sentire su di me gli occhi della gente...
Le persone mi giudicano, mi
osservano con disgusto, mi temono...
Mi trapassano con lo sguardo, a
volte.
Ma ciò che fanno sempre è
uccidere una piccola parte di me...
Conosco la musica che proviene dagli
altoparlanti...
When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
Come dimenticarla? La prima
volta che ho ballato con una donna...
La prima volta che qualcuno mi
ha accettato per quello che sono...
Non ha preteso il massimo come
i miei genitori... Non ha sottointeso che da me poteva solo ottenere la
perfezione, come ogni persona che ho conosciuto fin dalla mia infanzia... Non
ha cercato di cambiarmi. Mi ha accettato con tutti i miei difetti...
E, io, ovviamente, mi sono
innamorato di lei...
-Signore, le fa male, il
braccio?-
La bambina... Mi ha rivolto la
parola.
-Amelia, non importunare il
signore!-
-Ma io voglio sapere!!!-
esclama lei, urlando più che può.
I bambini mi sono sempre
piaciuti...
Sempre così sinceri e onesti...
Non conoscono l’ipocrisia degli
adulti...
Nessuno ha mai creduto che
fossi il tipo da fondare una famiglia, ma, dopo tutto quello che è successo...
Bè, è rimasto il mio sogno nel cassetto...
-Amelia, smettila!-
Amelia urla e si dibatte.
–Vogliosaperevogliosaperevogliosaperevogliosapere!!!!-
Osservo la scena con un
sorriso.
Spero che la bambina resti
sempre com’è ora, curiosa e sincera...
Che non si trasformi in un
clone di sua madre.
-No, Amelia, non mi fa male...-
La bambina si calma e mi guarda
con gli occhi spalancati (o è quella la loro misura normale?), dubbiosa.
–Perché hai il gesso, allora?-
-Non è gesso... E’ metallo...
Altrimenti non riuscirei a muovere il braccio...-
Già... Hojo ha reso i muscoli
del mio braccio sinistro molto fragili... Chissà come, poi...
Sono irrecuperabili.
La bambina tace, rattristata.
La madre mi fissa con rinnovato
odio.
Guardo altrove... Gli
universitari dormono ancora...
E’ straordinario, dopo le grida
di Amelia...
Torno a guardare la donna
davanti a me.
Ma ha un problema visivo o
cosa?
-Signora, se ha qualcosa da
dirmi, faccia pure...- mormoro.
-Lei è uno di quei sadici
perversi, vero? Quelli con la maschera chiodata, che violentano le ragazzine!
Quelli che fanno le Messe Nere!-
Sbatto più volte le
sopracciglia.
Questa donna ha un’evidente
problema di classificazione...
I masochisti hanno le
maschere chiodate.
I pedofili violentano le
ragazzine.
E, infine, i satanisti
fanno le Messe Nere.
Non i sadici perversi...
-Vede? Colto sul fatto! Ora
chiamo il controllore!- esclama, alzandosi e lasciando la bambina sul sedile.
Perché, se sono un pervertito?
Dannazione!
Perché la gente dev’essere così
ottusa?
La madre di Amelia fa per
uscire dalla cabina, ma cade immediatamente all’indietro, svegliando tutti e
quattro gli universitari.
E ora che succede? Ha visto un
orco di tre metri con un frustino da sadomasochista e delle ali?
-Scusi!!! Sono desolata!!!-
Questa voce...
Non è possibile... Devo
sbagliarmi...
Però somigliava proprio alla sua...
-Faccia un pò più di
attenzione!- sbraita la bionda, andando a cercare il controllore.
-Aiuto!!! Dovevo scendere due
fermate fa!!!- esclama uno degli studenti, agitato.
Sorrido.
Dopotutto, il treno non mi
dispiace...
-Mi ha chiamato Karin 34
volte!!!!-
-Fatemi scendereeee!!!-
La coppia rimane calma... Non
penso sentano quello che succede intorno a loro...
Li invidio...
Fisso il paesaggio urbano, dal
finestrino...
Un altro giorno solitario...
E’ quello a cui aspiravo, un
tempo, però...
-Ti ho trovato!-
Mi volto rapidamente verso
l‘entrata.
E’ lì, arrossata, affannata, ma
sorridente...
Perché? Insomma... Non dovevamo
vederci tra due mesi?
E Wutai?
La osservo rapidamente... Sembra
quasi una Turk... Solo che il suo completo è nero...
E’ bellissima...
-Yuffie... Che ci fai qui?-
Si siede accanto a me, sempre
sorridente. –Volevo vederti in divisa!!!-
-E... Wutai? E le tre feste che
devi ancora organizzare? E le questioni diplomatiche? E...?-
-Ho lasciato tutto al
Consiglio... Dovevo farti un annuncio!-
Che tipo di annuncio?
L’ultima volta che ha lasciato
Wutai con tanta fretta, per venire fin qui, è stato per confessarmi che mi
amava... E per supplicarmi di sposarla, almeno per fare un piacere a suo padre,
che la voleva sposata entro la maggiore età... (a Wutai, 21 anni)
Sono trascorsi tre anni,
ormai...
Sfioro leggermente la sua fede
nunziale...
Ancora oggi, mi sembra tutto
così incredibile...
-Vinnie? Non sei curioso?-
-Certo che lo sono...-
sussurro, accarezzandole i capelli, sciogliendo l’acconciatura complessa in cui
sono stretti. –Stavo semplicemente pensando all’ultima volta che mi hai
annunciato qualcosa... Tre anni fa... E a quanto sia meraviglioso averti qui...-
Per aver tenuto i capelli così,
dev’essere partita in fretta...
-Solo un posto, Hyride...-
Ci sono due ragazze. Entrambe
tinte di biondo, quasi bianco, con la divisa del Gast Gymnasium, uno dei licei
più prestigiosi di Midgar...
-Ehi! Aspettate!- esclama
Yuffie –Ce ne sono due!-
No, ce n’è uno solo...
Si siede sulle mie ginocchia,
di lato, verso il finestrino e si appoggia al mio petto.
Ok... Ora ce ne sono due...
-Che carini...-
-Lui non è un Turk? Sì, sì!!!
Guarda la divisa!-
-Che bei capelli, che ha,
lei... Visto, Yule?-
Yuffie arrossisce.
Le scompiglio i capelli... Sono
lunghissimi...
A volte mi chiedo se li abbia
lasciati crescere solo per somigliare a Lucrecia...
Poi mi ricordo che non li ha
mai raccolti in una coda alta estremamente elaborata... Li preferisce sciolti,
naturali...
Bè, credo che questo rispecchi
la sua personalità...
-Allora, non farmi stare sulle
spine...- mormoro.
-Signore?-
Mi volto verso Amelia: -Sì,
Amelia?-
-La mamma si è persa?-
Giusto... Ormai siamo quasi
arrivati... Che fine ha fatto?
-Eccolo qua! E’ lui!-
Parlando del diavolo... Ecco la
madre più agitata del Pianeta...
Accompagnata dall’addetto alla
sicurezza più scocciato del Pianeta.
-Ciao, Klever...-
-Capo! Che ci fa qui?- balbetta
lui.
Soldiers... Sono così
intimoriti dai Turks...
Dopotutto, siamo un’élite...
-Capo?-
-Sì, lui è il capo dei
Turks...-
Yuffie fissa la donna,
sogghignando.
-Vincent Valentine, piacere...-
sussurro, sorridendo.
La madre afferra Amelia ed esce
dallo scompartimento.
-Questa dev’essere la sua
illustre moglie...-
Yuffie si siede davanti a me...
Peccato...
-Sì, Klever...-
-Yuffie Kisaragi Valentine...-
si presenta lei, tendendogli la mano.
Lui l’afferra e la scuote con
forza: - Jason Klever. Piacere mio... Ho sentito molto parlare di lei...-
-Cose buone o cose cattive?-
-Cose bellissime, sempre...-
-Klever... Ti spiace? Sei
ancora in servizio...- gli faccio notare.
-Giusto! Ehm... Scusate!!!
Scusate!!!-
Corre via.
Ormai lo scompartimento è
vuoto...
Finalmente un pò di pace...
> Shibaya, Stazione di
Shibaya! <
Ecco... Come non detto...
Oltretutto, piove...
Perfetto!
Mi levo la giacca e avvolgo
Yuffie.
Per fortuna abito davanti alla stazione...
In pochi minuti, siamo già a casa...
-Vuoi qualcosa da bere?-
-Uhm... Thé freddo ne hai?-
Entro in cucina e cerco nel
frigo.
-Sempre la cattiva abitudine di
lasciare le cassette nello stereo, eh?-
Sono settimane che non lo
accendo...
If the sky that we look upon
Should tumble and fall
And the mountains should
crumble to the sea
E’ una coincidenza?
I won't cry, I won't cry, no I
won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me
-L’ho sentita sul treno, oggi...-
sussurra, entrando in cucina –Ho pensato che fosse un segno...-
-Un segno?- chiedo, tendedole
un bicchiere pieno di thé.
-Grazie...-
Beve a piccoli sorsi, poi posa
il bicchiere sul tavolo.
E’ così carina, quando lo fa...
And darlin', darlin', stand by
me, oh stand by me
Stand by me, stand by me, stand
by me-e, yeah
-Balliamo?-
La stringo a me. Mi è mancata
da morire...
Balliamo fino alla fine della
canzone...
Non è cambiato nulla da quella
sera, dopo la sconfitta dei tre cloni...
-Vincent?-
Da dov’è spuntata?
Sono salito su un tetto per
stare in pace, non per essere importunato inutilmente da sciocche ragazzine!
Non m’interessa festeggiare.
Tutto, per me, è rimasto come
prima.
Non è cambiato niente. Il mio dolore,
i miei ricordi, la mia vita.
Nulla è mutato.
-Ti ho cercato dappertutto!
Perché non sei giù?-
-Non m’interessa festeggiare.-
-Bè, la prossima volta,
nasconditi meglio, perché il tuo mantello svolazzante si vede a 30 chilometri
di distanza!-
-Perché sei così irritante?-
-Senti, Vincent, anche io ho
passato dei brutti momenti... Quest anno sono morti 15 bambini, a causa del
Geostigma... Non ho potuto fare niente per loro... Ma so che, se potessero, mi
direbbero di continuare a combattere contro le ingiustizie...-
E con questo? Che m’importa?
-Vincent... Hai ragione, non so
che ti è successo, nella vita... Però, so per certo che, se Lucrecia ti ama
veramente quanto credo, da qualsiasi posto ti guardi, vuole che tu sia
felice... Che tu viva...-
Cosa poteva saperne, lei?
-E’ quello che vorrei anche
io... Le persone che amo... Vorrei che si ricordassero dei bei momenti solo nei
ricordi... Che vivessero per crearne altri...-
-Le persone che ami...-
Quindi, suo padre... E, poi?
-Ah!!! Stand by me!!! E’ una
delle mie canzoni preferite...-
Mi sento afferrare la mano
sinistra.
-Alzati!-
Stranamente, eseguo l’ordine,
sovrappensiero.
E’ la prima volta che qualcuno
tocca spontaneamente quel braccio...
Senza disgusto... Senza quel miscuglio
di odio e disprezzo che caratterizza gli altri...
La piccola ninja mi abbraccia
e, senza neanche accorgermene, inizio a ballare con lei.
-Sai, Vinnie... Io credo che
Lucrecia fosse una brava persona... Era solo molto insicura... E non credo che
sia successo tutto quel casino solo per colpa tua... Insomma... Sei umano, puoi
fare degli errori... Ma non credo che potresti portare una persona che ami alla
morte... Vero?-
Lucrecia... Forse è giunto il
momento di girare pagina, non credi?
Una risata cristallina, eterea,
risuona nella notte.
-Cosa volevi dirmi?-
Lei arrossisce.
Poi, delle lacrime leggere
scivolano sul suo viso perfetto.
Che le succede?
-Cosa...?-
-Avremo un bambino...- mormora,
sorridendo.
E’... Magnifico...
La abbraccio.
-Yuffie... Io... Non so cosa
dire...!!!- esclamo, fuori di me dalla gioia.
-Stand by me...-