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Autore: Midori_    30/05/2012    2 recensioni
Lei è una serpe che sa solo scavare un antro umido in cui rifugiarsi.
Lui è un grifone che ha perso parte del suo coraggio.
Intorno a loro c'è un mondo stanco e spezzato.
E forse insieme, riusciranno a scrivere qualcosa in quel quaderno bianco che è diventato il loro cuore.
[Dalla Storia: ]
-Fra due sere, ti va …Ti va di venire alla festa della squadra di mia sorella?-
Eccolo il contentino.
L’amaro boccone da ingoiare.
Una festa piena di coraggiosi Grifondoro.
Scosse la testa Pansy. –Non sono una tipa da festa.- rispose solamente.
-E allora che genere di persona sei?-
-Una di quelle che preferisce l’azione o il silenzio alle parole di cortesia.- spiegò mentre apriva la porta.
Ron si bloccò e la fissò stranito. –E’ una risposta strana.-
-E’ la risposta più sincera.-
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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#Fragili




Fragile.
Fragile, ecco come si sentiva quel mattino mentre veniva accerchiato da cinque istruttori Auror e pietrificato senza tante cerimonie.
Adesso era solo una stupida esercitazione.
Una finzione creata per fargli paura, per depistarlo, per atterrarlo.
Ma quello che gli istruttori non capivano è che Ronald Weasley sapeva di non essere importante.
Lui è sacrificabile.
Lui può essere perduto e dimenticato durante ogni battaglia.
Era l’esca, era l’amico fidato ma non così affidabile, era il tizio che raramente era colpito da intuizioni particolari.
Quando lo liberarono da quella stretta di pietra, si complimentarono per la sua freddezza in campo.
Ma quale?
La freddezza nel suo agire o quella nel suo cuore?


Ennesimo pomeriggio passato a fissare un soffitto.
Ennesima giornata buttata al vento.
Ennesima lettera da persone che un tempo pensava di conoscere che si accumulavano nella scrivania.
Chiuse e dimenticate.
Ennesima serata passata con le mani strette attorno a una bottiglia.
Si era trascinata di malavoglia in quel parchetto perché non si era stufata del freddo della sua casa, delle coperte sgualcite in cui dormiva, dei rumori sordi delle tubature che risuonavano sinistre per tutto il castello.
Così si era seduta in una di quelle panchine usurate, segnate da scritte d’amore e semplice vandalismo, accompagnata da una bottiglia di liquore e un cuore ormai fermo da molto.
Aveva chiuso gli occhi, si era stretta in un abbraccio consolatorio.
Aveva bevuto, di nuovo.
Aveva pianto, come sempre.
Per questi ed altri cento motivi non si accorse della figura che si sedette accanto a lei, le strappò la bottiglia dalle mani e la bevve rumorosamente.
-Ne avevo bisogno.- disse più a sé stesso che a lei.
Pansy aprì gli occhi e lo fissò arrabbiata.
-Sparisci Weasley.- sibilò spostandosi di qualche centimetro.
-Sparisci tu, questa è la mia panchina.- rispose l’altro.
Si guardarono, entrambi arrabbiati per motivi differenti, entrambi già stanchi di vivere.
Si guardarono e non parlarono a lungo.
Perché nessuna parola e nessun insulto li avrebbe appagati.
Condivisero quella bottiglia e il silenzio, certi che l’altro mai avrebbe capito quanta fragile gentilezza c’era nei loro gesti.







[Ringrazio Luna per seguire e recensire questa storia, e tutti quelli che hanno letto fino a qua. Midori_]

   
 
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