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Autore: cullenboy     30/05/2012    2 recensioni
questo è il mio pensiero di seguito dela storia. Di umani adulti, non se ne trovavano più da parecchio tempo, tutto era tranquillo da parecchi mesi. Cosi che, quando gli portarono il corpo di un maschio adulto da operare, il Guaritore, Alghe Mobili, rimase sorpreso. > l'aveva informato il Cercatore. > Alghe Mobili tentò, invano, di far ragionare il Cercatore. > il Cercatore, lo guardava soddisfatto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nei giorni successivi il sonno era diventato un optional, come chiudevo gli occhi, lui cominciava a pensare, e il suo rimuginare mi creava gli incubi, o per meglio definire i suoi ricordi mi creavano gli incubi.
Giorno dopo giorno non riuscivo più a capire quali fossero i miei e quali i suoi.
«Basta!» non ce la facevo più, li avevo contati, diciotto giorni a sentirlo, diciotto giorni a rivedere quel momento, diciotto giorni, sono arrivato anch’io a chiedermi perche non mi hanno portato via, perche non mi hanno riportato a casa, perche non mi hanno liberato dal parassita.
«Finiscila! Stai zitto!» con la testa tra le mani, mi volto appena, sono le due di notte, non riesco proprio a farlo tacere.
Mi alzo dal mio letto, abito in un monolocale con il bagno, non ho bisogno di altro, per tanti anni sono stato in un igloo con altri venti orsi e il solo fatto di poter essere da solo mi crea un senso di vuoto, ma il mio corpo è abituato alla solitudine a quanto pare.
M’infilo calzini e scarpe, ed esco nel buio della notte, forse un po’ d’aria fresca mi concilia il sonno.
Da camminare comincio a correre, sollevo il cappuccio della felpa sulla testa, il vento mi da fastidio, con la testa bassa mi concentro sui miei piedi, non guardo altro, solo i miei piedi prima uno poi l’altro.
Non so per quanto, ma continuo a correre, la strada non cambia mai, solo quando sento un clacson alle mie spalle, mi rendo conto, sollevando la testa, che è ormai l’alba.
Mi giro lentamente, non so perche ho la sensazione che quel clacson appartenga a una macchina grigia, la più anonima possibile, per evitare di essere vista, anche solo ricordata.
Invece.
Una berlina nera mi stava davanti con i vetri oscurati.
Lo sportello si apre, usci il cercatore inforcandosi gli occhiali da sole.
«Non sei un po’ fuori strada?» mi domanda guardandomi.
Non sapevo neanche io dov’ero, mi guardai in torno togliendo il cappuccio, ho un visibile affanno e la strada non mi era del tutto famigliare, anzi, non avevo la più pallida idea di dove fossi.
Eppure quelle linee all’orizzonte, mi erano tanto famigliari.
«Credo di si» spostai lo sguardo sul cercatore.
«Sicuro di esserti perso? Forse ti ricordi qualcosa» la voce non seppi dirlo, sembrava speranzosa, o forse no.
«Non riuscivo a dormire e mi sono messo a correre. Avvolte, è solo l’istinto a condurti lontano» «Quale istinto?» domandò scettico.
«Gli orsi corrono per miglia, cercando cibo o semplicemente per trovare un riparo più adeguato, sei mai stato nel pianeta degli orsi?» gli domandai, può anche capire di cosa parlo in fondo.
«No, dopo il pianeta dei delfini sono arrivato sulla terra».
«Come ti sei trovato?»
«A mio agio»
«Bene»
«Bene, vuoi un passaggio?»
«Sì, grazie»
Salii sull’auto del cercatore consapevole che in realtà gli avevo mentito, gli orsi cacciavano era vero, ma un altro tipo d’istinto mi aveva condotto su quella strada.
 
Arrivai a lavoro accompagnato dal cercatore, che mi ha fatto solo una domanda.
«Sogni?»
Lo guardai per un lungo istante prima di rispondergli.
«Sì, spesso e volentieri, ma tutto quello che vedo è bianco, enormi distese di neve e ghiaccio, spesso si sostituiscono al deserto, ma vivendo il mio ospite in queste zone mi sembra anche normale».
In un primo momento mi era sembrata una domanda innocua, cosa c’era da temere in quello che avevo detto, nulla.
Avevo parlato di neve e deserto.
Poi due giorni dopo.
«Se avevi intenzione di farmi innervosire ci sei riuscito!» il Cercatore venne direttamente sul mio posto di lavoro accusandomi.
«Non capisco a che ti riferisci» e non lo capivo sul serio.
«Mi hai detto di aver sognato il deserto, ho fatto tappezzare ogni angolo con uomini macchine ed elicotteri, neanche i vermi c’erano!».
Scoppiai a ridere, non lo feci di proposito, neanche me ne resi conto ma risi e di gusto, a momenti mi cadeva anche in cartone che avevo in spalla.
«Se ti dicevo che sognavo l’oceano che avresti fatto?» e ricominciai a ridere, lo stavo prendendo in giro e la cosa non mi dispiaceva per niente.
Eppure non ero io a farlo.
Stizzito in cercatore, girò i tacchi e andò via.
“Povero deficiente!”
Dopo diversi giorni a percepirne la presenza, non mi spaventava più sentirlo.
E va bene.
“Cosa?”
Facciamo a modo tuo, tanto sono venuto qua apposta.
“Cioè?”
Andiamo dai tuoi amici.
“Per dirlo al cercatore? Scordatelo!”
Se avessi voluto dirglielo, non gli parlavo di deserto ma di montagne, no?
Poi ricordai tutti i posti che aveva ricordato, ed ebbe un sussulto.
“É una minaccia?”
Perche sono sulla terra Jared?
“Per…Wanda”
Esatto, la volevo conoscere ringraziare, però tu la vedi con altri occhi, e…
“E?”
Niente. Sappi una cosa, voglio vivere, e come ogni altro essere vivente al mondo minaccerò chi mi attacca.
“Che vuoi dire?”
Ho la tua vita tra le mani, ricordalo sempre.
 
Non parlò più, non riuscivo neanche a capire se ci stava riflettendo oppure no.
So che finii la giornata di lavoro e tornai a casa.
Cenai e feci una lunga doccia, due occhi azzurri e un visino innocente mi riempirono la mente, sapevo che era lei, ma con prepotenza Jared m’invase il cervello con un'altra immagine.
“Smettila di vederla cosi?”
Cosi come?
“Come un uomo!”
Lo sono, ricordi?
 
Mi preparai, uscii da casa con due borsoni pieni di provviste.
Cominciamo bene almeno.
“Ti tratteranno come un appestato!”
Ne sei sicuro?
Nei suoi ricordi rivedo spesso il modo in cui fu trattata vive tra le stelle.
“Chiamala Wanda, vederla come un orso, non mi piace”.
È stata in nove pianeti, vederla cosi è niente rispetto alle nove specie al quale è appartenuta.
“Quanto vivono gli orsi?”
In media? Otto lune. Ogni luna sono quindici anni del pianeta terra.
Ammutolisce mentre accendo la macchina, nessuno nei paraggi, sono le dieci di sera, forse anche il cercatore ha una vita privata.
“Speraci!”
Giro l’auto e mi dirigo, dove mi sono trovato correndo, fin qui posso fare da solo, dopo mi devi aiutare.
“Accertati che non ci segua nessuno!”
Mi guardo in torno, niente, le macchine sono sporadiche e nessuna berlina nera.
Forse con un po’ di fortuna li raggiungerò!

è corto lo so, mi rifarò con il prossimo.
bacio!
  
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