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Autore: looneylovegood    30/05/2012    3 recensioni
Matt è un ragazzo normale, con una vita sociale normale, una vita normale, insomm...No, no, davvero così non va. Matt è uno sfigato, di quelli con pochissimi amici, innamorato della più bella della scuola. No, non arriverà a lei con stratagemmi, non cercherà neanche di salire la scala gerarchica scolastica e diventare popolare, ne abbandonerà io suoi amici per tale scopo. È solamente Matt, rimarrà sempre Matt. Perché infondo capita a tutti gli adolescenti di svegliarsi un giorno e di trovarsi a fare la spalla di uno svitato insieme a una ragazza apparentemente molto timida, per qualche cazzata, tipo uccidere mostri, no?
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Strinsi i pugni prima di afferrare quell'aggeggio.
Era figo però. Lo impugnai correttamente. Feci un gran respiro.
Scoccai la freccia.
Eh si, quando dico che sono sfigato è perché lo sono in una maniera assurda.
La freccia (ovviamente) non colpì il muro, bensì le scale anti-incendio, facendo si che rimbalzasse all'indietro, mancando di poco il mio orecchio destro.
Guardai la freccia, che, dopo aver colpito il furgoncino giaceva al suolo con occhi spalancati.
« Avrai tempo di migliorare, Matt » mi fece Steve. « Intanto, riprova ».
Infatti, riprovai. Il risultato fu persino più disastroso del primo.
La freccia rimbalzò e prese in pieno la finestra. Vetro dappertutto. « Ooops! ».
« Tranquillo ragazzo, è capitato anche a Jack, vero? » chiese al ragazzo che si era arrampicato e con velocità era entrato nel camioncino dal buco che ormai c'era al posto del vetro. Uscì solo con la testa. « No, boss! Mai successo! ». Steve raggiunse Jack e gli diede uno scappellotto dietro la nuca sussurrando uno « stai al gioco! ».
« Non preoccuparti, Steve. Ci sono abituato, sono abituato ad essere una nullità ».
Feci un finto sorriso e mi allontanai addentrandomi in un vicolo.
Però qualcuno mi aveva seguito, Jack.

« Ehi, Matt ».
« Oh, mi hai chiamato Matt! Devo segnarlo sul calendario! ».
« Che ti prende? ».
« Faccio schifo, da sempre, lo so bene. Ma è un fatto che non riesco ad accettare » dissi sospirando.
« Matt, sbagliare non vuol dire fare schifo ».
« Ma farlo continuamente...si, vuol dire fare schifo! ».
« Tutte le persone sbagliano, ma tu sei abbastanza maturo da ammetterlo. Cioè, magari non avrò rotto un vetro, ma fidati, anche io ero una frana quando Steve mi ha trovato. Ci ho messo mesi ad imparare a usare la spada, e ora si, me la cavo ».
« Non ci credo! Sei un grande, lo sei stato e continui ad esserlo ».
« Non sono e mai sarò un grande. Sono solo Jack. Sono nato così, dovrei essere sbagliato? Tu sei Matt, Matt è Matt ».
« Ma Matt non basta mai. Matt è uno sfigato, che resterà tale. Non importa quello che farà, non sarà mai abbastanza e non andrà mai bene ».
« Io non ho mai avuto una ragazza » disse lui con tranquillità.
Lo guardai. « Davvero? Cioè, mai mai? ».
« No, non ho nemmeno mai baciato nessuna. Chi è lo sfigato ora? ».
« Ancora io! Credo di essere stato fidanzato con Amy, giusto a sei-sette anni, e con una ragazza in seconda media. Non è questo granché, faccia pena uguale. Ma tu, scommetto che miriadi di ragazze ti vanno dietro! ».
« Si, può darsi. Ma non mi interessa nessuna ».
« Allora non vale... ».
« Non è questo il punto! È normale all'inizio commettere errori! ».
« Si, ma non sarà solo all'inizio! ».
« Tu ti reputi uno sfigato, ma hai solo bisogno d'allenamento! ».
« Davvero, Jack, io non dico solo qui. Sempre. Mi hai mai visto a scuola? » feci io, scocciato.
« Questa è un'idea! ».
« Era una domanda retorica! E poi, quale idea?! ».
Jack si incamminò verso il furgoncino canticchiando.
Però, Jack era strano. A volte era davvero stupido, anzi no. Non era mai stupido, solo molto, molto spensierato. Mentre in altri momenti era così ispirato, profondo, persino saggio.
Sembrava davvero due persone nello stesso corpo.
***
Lunedì. Che palle il lunedì! Lo avrei abolito volentieri.
E poi il martedì, e poi il mercoledì, e così via!
Solo una cosa parecchio prevedibile salvava quel giorno, Carrie. Anche se adesso provavo un po' di delusione nei suoi confronti. Ma l'amavo comunque.
Mi arrivò uno schiaffo sulla nuca.
« Amico, sei un idiota! » urlò Ace mentre ingurgitava intero un pacchetto di patatine. « Venerdì sei uscito, potevi dirmelo! ».
« Scusa, Ace, ma non era previsto. Tu che hai fatto venerdì? ».
Delle ragazzine salutarono Ace starnazzando come oche. Lui si sottrasse al loro campo visivo nascondendosi dietro l'anta aperta del mio armadietto.
Ace era come spaventato dalle ragazze, ma no, non era omosessuale. A dire il vero, davo ragione a quel gruppetto, Ace era davvero un bel ragazzo, castano con gli occhi neri, magro da far paura, anche se da quanto ricordo rarissimi sono i momenti in cui non si trova a mangiare schifezze.

Solo in quel momento mi accorsi di avere come amici solo bei tipetti. Fatta eccezione per me. (Ovviamente).
« Ecco cosa ho fatto, sono scappato da loro! » sussurrò terrorizzato.
« E poi chiami mio cugino un'idiota, eh, Ace? » ridacchiò avvicinandosi Abigail, con la sua migliore amica, Leah.
« Ehi Ab, Leah! » le salutai io.
« Ragazzi scusate, devo scappare, c'è Ray che mi aspetta! » disse, come di consuetudine, Leah in mezzo secondo.
Leah era una ragazza davvero bella, nonostante i chiletti di troppo.
Ma era di una parlantina assurda, specialmente quando parlava del suo Ray, facendo addirittura gli occhi a forma di cuore.
Ray, invece, di cui solo ora che ci penso, non seppi mai il vero nome, era davvero un santo ragazzo.
Era semplicemente così diverso dagli altri. Però erano la coppia più bella esistente sul pianeta.
Erano insieme da un paio di anni, e se mai si fossero lasciati, io non avrei mai più creduto in ogni forma d'amore.
La vedemmo allontanarsi.
« Matt, c'è un ragazzo che ti cerca di la! » mi informò Abigail, mentre ancora fissava Ace nascondersi con una punta di scetticismo.
« Me? Sei sicura? ».
« Si che sono sicura, tonto! E ora muoviti! » mi diede una spinta, sbuffando.
« È nell'aula di musica ».
Un po' incerto mi incamminai.
Dall'aula proveniva il rumore di un pianoforte. Ma di tasti premuti a caso, s'intende!
Spiai l'interno della porta semichiusa.
« ...Jack?! Che cosa ci fai qui?! » chiesi. Anzi, gridai.
Poi realizzai, ecco l'idea!
« Ehilà, Marly! » fece, richiudendo il piano e voltandosi verso di me con uno stupido sorriso stampato in faccia.
La mia risposta fu un dolcissimo sguardo truce.
« Ho portato un po' di roba » fece, mostrandomi un zaino aperto quasi del tutto, dal quale caddero due o tre libri. Jack, ancora sorridente, non si mosse di un millimetro per raccoglierli. « Mi hanno assegnato l'armadietto numero 106, sai per caso dov'è? ».

Oh Dio Misericordioso. Non era possibile.
« Tu l'hai fatto apposta! » lo additai.
« Cosa? » domandò, con uno sguardo un po' stupido, ma sincero.
« È l'armadietto accanto al mio! ».
« Oh, ma è fantastico! Nuovo vicino di armadietto! ».
« Parlando di cose serie, Jack, cosa stai facendo qui alla mia scuola?! » chiesi un po' rude.
« Mah, così. Ho pensato fosse figo vedere come vivi ».
« Ed a quale pro?! ».
« Magari posso aiutarti! » .
« In cosa?! »
« In tutto » scrollò le spalle e mi superò.
Lo seguii. Jack nella mia scuola. Si, era strano eccome. Anche perché ci conoscevamo solo da quattro giorni scarsi.
« Dove vai?! Devi raccogliere i tuoi libri! ».
« Si, lo farò dopo, forse... ».

Lo guardai interrogativo. Ma in che diavolo di gruppo ero andato a capitare.
« Guarda, Ange, è quello nuovo! » una ragazzina del secondo anno lo indicò, parlottando con l'amica. Insieme guardarono Jack e gemettero.
« Guarda i suoi capelli! Così selvaggi... ».
« … ma hai visto i suoi occhi?! Color mare in tempesta... ».
« ...per non parlare del suo fisico! È bellissimo... perfetto...».
« ...quanto vorrei baciare quelle sue labbra così rosa! ».
Vidi Jack scoccargli uno sguardo di disgusto, prima che fingesse un conato di vomito al mio fianco.
« Che ti dicevo?! Un sacco di ragazze ti vanno dietro! ».
« Mmh » si limitò lui, accompagnando il verso con un movimento di spalle seguito dalle mani infilate nelle tasche. « A che ora si mangia? ».
« Ora. Ti porto alla mensa, seguimi ».
Camminammo per un paio di lunghi corridoi, per finire davanti ad una grossa porta.
Lì incontrammo Ace, che si presentò a Jack.
« Attenzione, Jack. Qui dentro vedrai cose il genere umano neanche si immagina. Mostri ai quali ti è impossibile avvicinarti. Creature delle quali ci è dato sapere solo il nome: Cheerleader. Soprattutto per te, novellino » fece Ace, mentre con sguardo solenne fissava la porta di legno scadente e mordeva una liquirizia.
Io risi, mentre Jack lo guardò perplesso. « Non esagerare, Ace ».
« Oh, vorrei vedere una persona sana di mente -a parte te, ovvio- che neghi che Carrie sia solo una belva assetata di sangue, e soldi ».
Lo guardai irritato, ma divertito allo stesso tempo.
Dopo un lungo sospiro di Ace, finalmente aprimmo la porta.
Una luce ci investì il volto.
Ed ecco il mare di tavoli e disperazione.
All'estrema sinistra, i tavoli di quelli fighi, dove c'era Carrie.
A quella di destra, o poveri loro, quelli definiti gli scarti della società.
Se non fosso stato per mia cugina Abigail, di discreto livello sociale scolastico, sarei stato confinato alla parete destra.
Ci avvicinammo.
« Vedi, Jack, lei è mia cugina Abigail, e lei è Sonia, una sua amica. Ab, Sonia, lui è Jack, quello nuovo » lo presentai.
Abigail rimase a bocca aperta. Ma Jack era così terribilmente bello?!
Beh, certo, non era mica malaccio...Ma che reazione esagerata!
Sonia, invece, scattò in piedi e tese la mano.
« Oh, si, vedo anche io la macchia di ketchup sulla mano » disse Jack, svampito come al solito.
Sonia, esterrefatta, ritrasse la mano.
« Oh, Matt, Carrie si è lasciata con il suo stupido ragazzo, magari hai un occasione! » esclamò Abigail, una volta ripresa.
« Si, magari... » sussurrai io, arreso all'evidenza.
Io, Jack ed Ace andammo al bancone a prendere il pranzo.
La signora della mensa non ebbe alcun segno di dispiacere nel rifilarci il riluttante pasticcio marrone.
« Qual è Carrie? » chiese Jack, mentre osservava con attenzione il suo pranzo.
« Quella bruna, seduta al tavolo dei popolari » sbuffai io, indicandola.
« Perché popolari? A me sembrano tutte mezzecalzette! ».
« Benvenuto a scuola, Jack! » urlò Ace, alzando le sopracciglia e le braccia.

  
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