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Autore: Asja Writes    30/05/2012    3 recensioni
''Can che abbaia non morde'' gli dicevano sempre. Eppure lui abbaiava, mordeva e poi fuggiva come se il diavolo lo stesse inseguendo, come se il cuore stesse per scoppiargli, come se la luna lo stesse chiamando e lui l'ascoltava, si l'ascoltava.
Non c'era più nulla di umano in lui, solo amore.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi scuso subito con i miei lettori per tutto il tempo che vi ho fatto aspettare per questo capitolo! E' stato difficile scriverlo e infatti lo pubblico solo ora. Spero di soddisfarvi anche questa volta. Grazie per continuare a seguire la storia e a recensire sempre. Vi adoro!
Asja.
Amy rimase tutta la notte rannicchiata sulla poltroncina ad osservarlo. I sensi di colpa la facevano star male. Si era sentita impotente davanti a ciò che le era capitato poche ore prima, non era stata abbastanza veloce e quell'abominio si era avventato su Tom senza darle alcuna possibilità.
Tom dormiva profondamente, ora. Si muoveva appena nel sonno con un'espressione tra il dolore e il piacere. La fronte era appena corrugata e le labbra, a volte, mimavano una smorfia.
Lei si avvicinò al suo viso e gli accarezzò una guancia, dolcemente e la sua espressione per qualche secondo si fece rilassata. Continuò, lentamente, per un po', poi Tom si svegliò di colpo urlando di dolore e lei scattò indietro, sulla poltrona, poi si precipitò verso di lui e cercò di tranquillizzarlo, inutilmente. Urlava e quelle urla svegliarono la madre di Amy che scese di corsa le scale e li raggiunse:
-Amy! Ora! Devi farlo o morirà per il dolore!-
-Mamma, io...-era in preda al panico.
-Fallo!- disse sua madre perdendo la pazienza.
-Sì!- i suoi canini diventarono più affilati e lunghi e poi, con precisione, li affondò nella carne di Tom, nello stesso punto in cui il licantropo aveva lasciato il suo morso.
Tom urlò ancora di più. Gli pulsavano le tempie e il cuore batteva ad un ritmo esageratamente veloce. Non era cosciente di ciò che stava succedendo. Scottava, aveva la febbre molto alta e sudava. La sua vista si annebbiò e poi svenne di nuovo.
Amy ritirò i canini e si gettò tra le braccia di sua madre.
-Brava, tesoro.-disse sua madre accarezzandole la testa mentre Amy piangeva sommessamente.
-Mamma...-disse piano.
-Sì?-la strinse forte a se.
-Niente...-la guardò e si asciugò le lacrime.
-Dai, il peggio è passato, adesso riposati, sono le 3 del mattino e non hai chiuso occhio.-
-Va bene.- disse annuendo, poi si rannicchiò di nuovo sulla poltrona e si addormentò.
*
Tom si svegliò. Erano le 9 del mattino. Aprì gli occhi lentamente e alzò il busto. Sentì una fitta al collo e gemette. Si toccò il punto dolente: era ruvido. Gratto un po' con un' unghia e delle scagliette rosse gli sporcarono il dito; allora si alzò e cercò un bagno. La testa gli girava parecchio e appena trovò il bagno si guardò allo specchio: due enormi ferite livide e rossastre erano impresse sul suo collo. Si sentì pervadere dall'orrore: ritornò in sala e ricordò tutto ciò che era successo la sera precedente. Deglutì e notò che Amy stava ancora dormendo sulla poltrona. Era rannicchiata nella coperta e sul viso c'erano due righe grigiastre di trucco che era colato per via delle lacrime.
Tom si chiese per quale motivo avesse pianto. Doveva svegliarla, doveva sapere. Eppure era così rilassante guardarla dormire: sembrava piccola e indifesa. Tom tornò a sedersi sul divano e la guardò a lungo. Non si sarebbe mai stancato di quella visione poi la svegliò. La svegliò piano, toccandole un braccio e chiamando dolcemente il suo nome:
-Amy...svegliati...-disse lui, piano.
-Mh...-rispose lei e cambiò posizione.
-Amy...per favore, svegliati-si sporse verso di lei e si avvicinò al suo orecchio.-Amy, svegliati.-disse. Amy si svegliò e lui si allontanò in fretta appoggiandosi allo schienale del divano. Lei si stiracchiò poi fece uno sbadiglio e gli sorrise.
-Buongiorno...-mormorò.
-Buongiorno a te.-rispose freddo. Aveva troppe domande e non sapeva nemmeno se avrebbe avuto una risposta.
-Dormito bene?-chiese lei.
-No...-disse lui.-Amy, io...devo sapere...c-cos'era quel mostro...ieri sera? Io...davvero sono...non lo so, sono sconvolto. Ci sono troppe cose che sono al di fuori di ogni immaginazione. Ora voglio delle risposte.-disse guardandola seriamente. Era così tenera appena sveglia che quasi gli dispiaceva parlare così, ma doveva capire.
-Tom...-sospirò.-E' una storia troppo lunga e complicata...ma proverò a spiegartela. Prima facciamo colazione però, ho fame.-disse lei.
-No, io devo sapere subito...-
-Mh, va bene. Allora, devi sapere che...ecco io non sono come le altre ragazze, Tom. E non lo dico perchè mi piace vantarmi, anzi, nessuno si vanterebbe di ciò che sono io. Io non sono normale...sono, un licantropo.-abbassò lo sguardo.
-I-io...non so cosa dire...-la fissò sconvolto.
-E be', vedi anche quello di ieri sera era un licantropo, ma di un'altra specie. Io mi trasformo completamente in lupo mentre lui no. Ricordi quando ti parlai di mio padre?...-
-S-sì...-balbettò.
-Ecco, lui era il capobranco e fu ucciso da uno di quegli abomini, non morì in un incidente stradale...l'altro giorno quando sono andata via di corsa dovevo ritrovarmi con il resto del branco.-
-Cioè...tu, vuoi dire che ce ne sono altri c-come te?-
-Sì...e ora siamo nel mezzo di una guerra. E i nostri avversari sono licantropi come quello che ho affrontato ieri sera. E quei segni sul collo-indicò i due fori lividi- sono i segni del morso che ti ha lasciato prima di fuggire. Sei svenuto e io ti ho portato qui. Poi mia madre ha preparato un infuso per rallentare le tossine che ti avrebbero ucciso o trasformato in un licantropo, nel migliore dei casi. Poi questa notte ti sei svegliato urlando dal dolore: l'effetto dell'infuso era svanito e le tossine avevano ripreso a circolare velocemente e allora ti ho morso...non avrei voluto farlo, Tom. Ma dovevo salvarti...-
-C-capisco...wow...s-sono...sconvolto.-disse lui. Lei rimase a testa bassa senza dire una parola. Poi mormorò:
-Ma tu sei in pericolo ora.-
-Come scusa?-chiese lui.
-Sei in pericolo- alzo il viso e suoi occhi si fecero lucidi.
-E perchè?-
-Perchè...tu non lo sai ma ormai tra noi due c'è un legame indissolubile e ora faranno di tutto per distruggerlo...-parlò piano.
-Di cosa stai parlando?- la guardò senza capire.
-Ecco...vedi...io ho avuto un Imprinting con te.-disse d'un fiato.
-Eh?-
-Un Imprinting-disse arrossendo.
-E che sarebbe?-chiese lui.
-E' una specie di...ehm...innamoramento che succede con le razze canine verso gli umani. Per esempio il tuo cane ha avuto un Imprinting con te, ovvero, ti sarà fedele tutta la vita. E' come se ti amasse. E...-
-E tu quindi ti sei innamorata di me?-le chiese.
-No!-rispose bruscamente.- No...-aggiunse piano- L' Imprinting non è un vero e proprio innamoramento, ci assomiglia ma non lo è.-disse. In ogni caso Imprinting o no lei sapeva di provare qualcos'altro per Tom.
-Capisco...-abbassò lo sguardo. Quel ''No'' improvviso l'aveva deluso. Si chiese per quale motivo sperava che gli rispondesse con un ''Sì''. Se ne stava accorgendo: lui provava qualcosa, più di una semplice amicizia. Lei gli aveva salvato la vita e lui le era infinitamente grato. Erano passati pochi giorni dal loro incontro eppure quella ragazza lo sorprendeva sempre, e ora nonostante fosse sconvolto, non sarebbe scappato, sarebbe rimasto con lei. Non voleva perderla. Non gli importava della sua natura, di ciò che sarebbe potuto succedere. Lui voleva lei, nient'altro, doveva solo accertarsene.
-Già...Tom, se vuoi andartene fai pure. Immagino che tu sia sconvolto e mi dispiace di non averti avvertito prima...io avevo paura della tua reazione e non volevo dirti niente e alla fine ho dovuto farlo, per proteggerti.-disse mentre le tremava la voce. Tom la guardò e parlò:
-Non andrò da nessuna parte. Non ti abbandono, Amy.-disse lui.-Per quanto possa essere una cosa...sconvolgente, e piuttosto inquietante non voglio lasciarti. Mi hai salvato la vita e non posso fare altro che ringraziarti. Non mi importa cosa tu sia. Io ti voglio bene e sarei uno stronzo se me ne andassi dopo quello che hai fatto per me.-
Amy alzò il viso e lo guardò, incredula. Lui le sorrise e la sollevò dalla poltrona stringendola tra le sue braccia. Lei si lasciò avvolgere da quell'abbraccio e chiuse gli occhi appoggiando la testa al suo petto, poi lo strinse a se. Rimasero così per qualche minuto poi Tom la guardò:
-Allora, lupacchiotta, hai fame?-rise.
-Sì, tanta.-aggiunse lei ridendo.-Andiamo in cucina.-Prese Tom per mano e lo portò in cucina con se.
-Ehi, Amy, forse è meglio se avviso Bill di tutto quanto.-
-Eh? No, Tom. Non puoi raccontargli tutto. Mi sono dimenticata di dirti che nessuno deve sapere dell'esistenza di noi licantropi. Sarebbe troppo rischioso. Solo i ''nostri'' umani possono saperlo, ma solo in caso di pericolo, come il tuo. E tu ora dovrai mantenere il segreto- lo guardò seria.
-E quindi che gli dico? Deve almeno sapere che sono qui.-
-Sì, ovviamente. Inventati qualcosa...non so. Digli che ti sei sentito male...anche se non so quanto reggerà come scusa...-disse lei pensierosa.
-Ehm...magari...gli dico che ho passato la notte con te...-disse imbarazzato.
-Mh, che poi non sarebbe neanche una bugia dato che hai dormito sul mio divano.-disse lei annuendo. E poi scoppiarono a ridere. Tom prese il cellulare. Bill non aveva chiamato, quindi non si era preoccupato.
-Be' non c'è nemmeno una chiamata di Bill. Quindi...di sicuro non è preoccupato...cioè, non sarebbe la prima volta che dormo a casa di una ragazza.-disse grattandosi la nuca.
-Capito.-disse lei annuendo.-Bene, decidiamo cosa mangiare...- aprì il frigo e la dispensa, non c'era un granchè. Sospirò:
-Non c'è praticamente niente...-
-Non è un problema, andiamo in un bar e facciamo colazione lì-disse lui tranquillo.
-Va bene!-rispose lei contenta.-Aspettami qui, vado a prepararmi.-Salì di corsa le scale ed entrò nella sua stanza. Aprì l'armadio e indossò una canottiera rossa e un paio di pantaloncini di jeans e le Converse nere. Si sistemò i capelli in una coda alta e puntò i ciuffi scomposti con delle forcine. Si pulì il viso dal trucco colato e si truccò di nuovo con un po' di eye-liner sulle palpebre e una matita nera. Tornò al piano inferiore e Tom erà già pronto. Si era tolto la bandana che portava sulla fronte e l'aveva avvolta attorno al collo, in modo da coprire i due lividi.
-Come sto?-chiese lei.
-Benissimo.-rispose lui sorridendole e squadrandola da capo a piedi. Tom si avvicinò alla porta, la aprì e fece uscire Amy poi la seguì chiudendo dietro di lui la porta.
Era una mattina soleggiata come tante e faceva veramente caldo, o forse era il corpo di Tom che era così caldo.
Arrivarono in città dopo circa venti minuti e si recarono in un bar. Fecero colazione tranquillamente poi Amy riaccompagnò Tom a casa.
Arrivarono davanti alla porta della grande villa:
-Ehi, Amy, scusami se ho disturbato ma sai, tutto quello che è successo ieri sera non era nei piani- disse grattandosi la nuca.
-Ma no, tranquillo. Non c'è problema. E poi...ora sai per quale motivo ho dovuto farlo. Mi raccomando Tom, non dire niente a nessuno, per favore.-lo guardò quasi supplichevole.
-Non preoccuparti, rimarrà un segreto. Però...ora potrebbe succedermi qualcosa? Cioè, intendo, non è che poi mi trasformerò in un lupo anche io?-chiese ansioso.
-N-no, le tossine che ti ho trasmesso dovrebbero essere state distrutte insieme alle altre: praticamente dovrebbero essersi annullate a vicenda.-disse lei.
-Mh, dovrebbero. . .ehi senti, ti va se continuiamo a vederci, ogni tanto? Così magari vediamo come procede il mio stato fisico dopo quello che è successo.-
-Ma certo! E poi ormai siamo amici, possiamo vederci quando ci pare. Aspetta se vuoi ti do il mio numero.-disse lei.
-Sì, così ti chiamo per vederci.-sorrise e si scambiarono i numeri.-Allora, ti chiamo il prima possibile. E be', ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me. Se non ci fossi stata tu, probabilmente ora...-non fece in tempo a finire la frase che lei posò le labbra sulle sue. Lui rimase sorpreso e il cuore iniziò a battere forte nel suo petto, quasi volesse uscire dalla sua cassa toracica. Poi la strinse piano a se ricambiando quel bacio così improvviso.
-Non devi ringraziarmi. Dovevo farlo perchè. . .be' perchè se fossi morto non lo avrei sopportato, probabilmente non sarei riuscita a vivere senza un idiota come te.- rise piano e rise anche lui tenendola ancora stretta a se. Poi si guardarono imbarazzati e lui sciolse la stretta e lei si allontanò di qualche metro da lui arrossendo.
-Ehm...allora, ci sentiamo. Ciao!-corse via imbarazzata. Si sentiva stupida: forse era stato troppo azzardato baciarlo? Avrebbe pensato che lei ci stesse solo provando con lui sin dall'inizio? Mille domande la tormentavano eppure lui aveva ricambiato quel bacio. Corse verso la campagna e si inoltrò nel bosco. Si svestì e assunse le sue sembianze canine. Annusò l'aria e rintracciò il branco. I lupi la stavano aspettando e lei era in ritardo come sempre.
-Eccoti!- disse Lucy correndole incontro.-Sappiamo ciò che è successo ed eravamo tutti in ansia. Stai bene?-gli altri lupi si avvicinarono.
-Sì ragazzi, sto bene.-disse lei.
-E il tuo umano?-chise Joy.
-Ecco. . .il mio umano ora sta bene ma...ho dovuto svelargli tutto quanto.-abbassò il muso e le orecchie colpevole.
-Amy!-intervenne Cole.-Cosa hai fatto?-chiese incredulo.-Sei fuori di testa? Ora tutti verranno a sapere cosa è successo! Dovevamo ancora stabilire il patto da fare con i nostri umani e tu sei già andata a spifferare tutto quanto!-
-Cole! Come diamine facevo, sennò? Stava per morire e ora ha due lividi enormi sul collo! Stamattina quando si è svegliato se n'è accorto e credevi che se ne sarebbe rimasto buono e tranquillo come se nulla fosse? Ovvio che no! Mica potevo inventarmi chissà cosa! E poi mi fido di Tom, so che non lo dirà a nessuno!-
-Ma, quindi sei riuscita a salvarlo?-chiese Lucy.
-Sì, ce l'ho fatta. Ho dovuto morderlo, e non volevo, ma sarebbe morto se non lo avessi fatto e non potevo permettere che accadesse anche a lui come successe a mio padre. Ora non so cosa accadrà. Le mie tossine e quelle del licantropo dovrebbero essersi annullate a vicenda ma nel caso non fosse successo, forse si trasformerà anche lui. In questo periodo continueremo a tenerci in contatto per tenere sotto controllo la situazione.-
-Mh, capito.-disse Lucy.
-Non si può prendere la cosa alla leggera- disse Luke.
-No! Assolutamente no! Non sappiamo se lui diventerà come noi o come uno di quegli abomini. E comunque un individuo puro non può entrare a far parte del branco nemmeno se è stato trasformato.  Così dicono le leggi- disse Cole.
-E quindi che cosa dovrebbe fare? Tenere nascosta per sempre la sua natura e vagare come un lupo solitario, semmai dovesse accadere tutto ciò?-chiese Amy.
-Sì.-disse Cole, secco.
-Ma si farà ammazzare!-disse lei.
-Basta Amy! Le leggi sono le leggi: dura lex sed lex, così dicevano i latini.-
-Al diavolo i latini!-disse la ragazza ringhiando. Lucy si mise tra Amy e Cole prima che scoppiasse un combattimento.
-Amy, basta. Non è neanche detto che lui si trasformerà. Diamo tempo al tempo, mh?-
-Sì, hai ragione...-disse Amy, sconfitta.
-E..Cole, sì è vero, sei il lupo alfa ma cerca anche di capirla, non è colpa sua, non ha potuto fare diversamente.-guardò Cole con gli occhi languidi.
-Mh, però prenderò dei provvedimenti. Questo è certo.-
-Sìsì, va bene, prendi tutti i provvedimenti che vuoi-disse la lupa.
-Come minimo mi caccerà dal branco- mormorò Amy.
-Basta, Amy.-la rimproverò Lucy.
-Ok, ok, la smetto. Scusami, Cole.-
-Scuse accettate.-disse il lupo.
-Bene, ragazzi io ho fame.-disse Jim.
-Eddai Jim, pensi sempre a mangiare- lo rimproverò il gemello.
-Cosa vuoi che ti dica? Ho fame.-si lamentò il lupo.
-Su ora basta. Andiamo verso est e cerchiamo qualche preda.-
-E allora, che caccia sia.-uggiolò felice, Jim. I lupi si sistemarono a piramide. Luke e Cole davanti e gli altri scalavano dietro di loro. In fondo si trovavano Amy e Lucy.
Iniziarono a correre insieme, come se fossero uno solo. Si fermarono in una radura per annusare l'aria e fiutare l'odore di qualche cervo.
-A Nord-est!- comandò Cole. Più avanti avvistarono alcuni cervi. Se ne stavano tranquilli mentre pascolavano.
I lupi si acquattarono nel prato dove l'erba era abbastanza alta per nasconderli. Si avvicinarono bassi, al branco e poi scattarono verso i cervi che iniziarono a correre. Amy e Lucy corsero il più velocemente possibile, accerchiando un cervo, poi gli saltarono addosso e con un unico morso alla gola lo fecero barcollare. Il cervo cadde a terra con la gola sanguinante e ansimante e morì pochi minuti dopo. Amy lasciò il cervo a Lucy. Aveva fatto da poco colazione e ora non aveva voglia di rovinarsi il dolce sapore della brioche e l'amaro del cappuccino con il sapore del sangue di un cervo.
Lucy divorò la preda mentre gli altri lupi continuavano a rincorrere alcuni cervi e dopo circa mezz'ora ognuno aveva il suo pasto ben servito.
Amy tornò dall'amica che aveva finito di mangiare, e ora del cervo restava solo la carcassa.
-Lucy, io credo che tornerò a casa.-
-Vengo con te, così mi parli un po' quello che è successo, con calma.-
-Va bene.- salutarono il resto del branco e dopo aver ripreso i loro vestiti, lasciati vicino a un albero,  raggiunsero la casa di Amy. Sua madre si era svegliata da poco e quando Amy tornò a casa era già mezzogiorno e lei stava cucinando.
-Salve, signora Bliss!-la salutò Lucy. Nella sua forma umana Lucy era una ragazza molto bella. I lunghi capelli lisci e neri le ricadevano lungo la schiena. Gli occhi erano gialli, come quelli di Amy.
La sua pelle era diafana, bianca come la porcellana. Aveva sempre vestiti scuri: jeans neri, t-shirt nera dei Nirvana, con le maniche arrotolate sopra le spalle, e anfibi neri. Era piuttosto eccentrica ma bella nel suo genere, non era rozza, anzi, aveva un portamento quasi elegante. Il trucco, sempre nero, faceva risaltare ancora di più i suoi occhi gialli e le labbra erano rosse e carnose e spiccavano sul suo viso.
-Ciao, Lucy! Come stai?-chiese Mary impegnata a cuocere della carne.
-Benissimo, e lei?-
-Bene, bene. Amy, Tom è tornato a casa?-
-Sì, l'ho riaccompagnato io.-
-E come sta?-
-Bene...però ho dovuto dirgli tutto.-abbassò lo sguardo.
-Mh, capisco, be' non avresti potuto fare altrimenti.-
-Già, gliel'ho detto anche io, ma Cole si è arrabbiato e sono dovuta intervenire- questa volta parlò, Lucy.
-Sappiamo com'è fatto, e poi devo ancora capire perchè con lei è sempre così arrogante.-
-Eh, vabbè, ce l'avrà con me.-disse Amy scrollando le spalle.
-Sì, ma non può permettersi di trattarti sempre in quel modo.-disse Lucy.
-E' lui il capobranco, non io! Non ci posso fare niente, ce l'ha con me, punto.-
-Io credo solo che dovresti farti valere un po' di più. So che hai delle qualità che lui non ha.-
-Per esempio?-
-La velocità in combattimento, strategie migliori e, nonostante il tuo carattere focoso, non sei così arrogante.-
-Sì, ma questo non cambia niente.-disse fredda.
-Mh, dai una soluzione la troviamo. Dai parlami di Tom! L'ho visto solo quella volta quando l'abbia tramortito ma non me ne hai mai parlato!-disse Lucy, battendo una volta le mani.
-Ehm...magari andiamo su...-disse imbarazzata.
-Vaaa bene!- salirono le scale ed entrarono nella stanza di Amy.
-Allora, racconta!-disse l'amica mettendosi sulla poltrona girevole facendo un giro a 360°. Amy si buttò sul letto a pancia in su e guardò il soffitto.
-Cosa vuoi sapere?-chiese.
-Dai, com'è di carattere! E' dolce, simpatico, stronzo, egocentrico, arrogante, imbranato?-chiese.
-Ok, ok, calma! E' simpatico e dolce ma abbastanza egocentrico, ma sai è famoso, è anche normale.-
-Giusto. E. . .vi siete baciati?-la guardò maliziosa.
-Ehm. . .Sì.-disse arrossendo violentemente.
-Woow! E com'è stato, eh?-chiese balzando in piedi.
-B-bello...cioè, lui ha ricambiato...-mormorò.
-Eheheh, qua c'è amore, altro che Imprinting!-
-Maddai! Non so neanche perchè l'ho fatto! Ma che amore e amore!-disse gesticolando.
-Sì, lo ami, ma non lo sai o se lo sai non lo vuoi ammettere!-
-Non lo amo! E' stato solo spontaneo e improvviso. Sono rimasta stupita anche io!-
-Senti, Imprinting a parte, quando sei vicino a lui cosa senti?-
-Non lo so...ho sempre paura di sbagliare, di non essere abbastanza perfetta e sento un peso sullo stomaco. Quando stavo per perderlo mi sono giurata che se fosse morto probabilmente non sarei riuscita a vivere e quindi mi sarei uccisa. E non è normale che lui valga così tanto per me...Ma forse è solo attrazione.-
-Ma sei scema? Attrazione? Qua ci sono sentimenti, altro che attrazione!- Amy non rispose e se ne restò immobile sul suo letto, a fissare il soffitto, con un peso enorme al cuore. Forse era vero, lo amava.
  
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