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Autore: Karmilla    30/05/2012    25 recensioni
Abel racconta a Georgie una singolare avventura accaduta mentre era a Parigi. Una notte d'inverno, due uomini ubriachi che si raccontano le loro pene d'amore. Ma cosa capita quando si scopre che uno dei due non è reale?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri, Georgie Gerald
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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amore impossibile

Ed eccoci nuovamente qua, con una storia bizzarra che spero vi possa piacere.  La dedico a tutti quelli che amano la storia di Georgie e quella di Lady Oscar. Come sempre, ogni vostra opinione, positiva o negativa, è gradita.

Buona lettura!

Era stata una giornata molto lunga e dura. Georgie camminava seguendo Abel che, a testa bassa e nascosto dal mantello, non diceva una parola da ore.

Avevano scoperto che Arthur aveva cercato di uccidersi e, nascosti dietro ad un angolo di strada, Abel era crollato, non aveva retto il colpo, cedendo alle lacrime.

In quel momento qualcosa in Georgie era cambiato, si era resa conto per la prima volta che dietro a quella corazza dura e a quell'apparente forza Abel era un ragazzo molto fragile. Non aveva potuto fare a meno di stringerlo a sé e lui si era aggrappato all'esile corpo di Georgie con tutta la disperazione che aveva, incurante di mostrarle tutta la sua debolezza. E Georgie, in quel preciso istante, aveva giurato a se stessa che mai e poi mai avrebbe permesso che Abel crollasse, lei sarebbe stata sempre al suo fianco per sorreggerlo ed aiutarlo.

Stavano rientrando a casa del Signor Allen e benché tra i due ci fosse quel profondo silenzio erano entrambi consapevoli della complicità che li univa: Abel non parlava, ma la presenza silenziosa di Georgie al suo fianco lo sosteneva e in qualche modo lo alleggeriva. Georgie conosceva Abel così bene da sapere che sarebbe stato lui a cercarla e a parlare per primo quando avesse voluto, quindi non lo disturbava.

Non si salutarono nemmeno, Abel andò nella sua stanza e Georgie rimase nel salotto.

Dopo qualche tempo, la porta di casa sbatté e Georgie vide Abel uscire per andare a sedersi sul muretto che costeggiava la riva del Tamigi, lo stesso muretto sul quale avevano parlato tanto il giorno in cui si erano ritrovati dopo che lei aveva lasciato Lowell ed era tornata a Londra.

Uscì, e lo raggiunse.

“Ti dispiace se mi siedo qui vicino a te?”

Abel le rivolse uno di quei dolci sorrisi che riservava solo a lei e fece cenno di no con la testa.

Rimasero a lungo immersi nel loro silenzio, guardando le placide acque del Tamigi che cominciavano a cambiare colore per effetto della luce del tramonto.

“E' meravigliosa questa quiete”, disse Georgie “è come se l'acqua trascinasse via tutta la preoccupazione”.

“Già”, rispose Abel.

“Abel, senti, se hai voglia di restare solo non c'è problema, io torno dentro”, disse Georgie alzandosi, ma la ferma presa della mano di Abel sul suo polso la bloccò.

“No, ti prego, non te ne andare. Anche se sono in silenzio, per favore, resta con me. Non sai quanto mi faccia bene averti qui accanto”.

Il cuore di Georgie mancò un battito. Era ben consapevole dei sentimenti che Abel nutriva per lei, e quando lui li esternava con tale naturalezza lei si sentiva sempre un po' imbarazzata. Imbarazzata ma felice, e non ne riusciva a capire il perché.

Si sedette vicino a lui e all'improvviso, intrecciando una mano a quella del ragazzo, gli chiese di raccontarle qualcosa dei suoi viaggi per mare.

“Abel, dai, non mi hai mai raccontato nulla! A dir la verità non c'è stato tempo, perché dopo che tu sei tornato...lo sai...però sono sicura che hai vissuto milioni di avventure fantastiche. Abel raccontami qualcosa!”

Abel la guardava sorpreso, era evidente che Georgie stesse cercando un modo per distrarlo e quel gesto di prendergli la mano gli fece ricordare quando da bambini Georgie lo supplicava fino allo sfinimento di raccontarle qualcosa. Lo stesso tono di voce, lo stesso luccichio negli occhi, lo stesso calore delle loro mani insieme.

“E va bene...hai vinto tu, come sempre”, le disse, accarezzandole una guancia.

Abel guardò nuovamente il Tamigi e pensò ad un altro fiume, un fiume che scorreva in una nazione non lontana dall'Inghilterra e che era stata testimone di una bizzarra quanto incredibile avventura: la Senna.

“Sai, Georgie, la cosa più strana che mi sia successa è capitata a Parigi.” - cominciò Abel cercando di ricordare quel periodo.

“Parigi?! Sei stato a Parigi? Racconta, sono curiosissima!”

E Abel cominciò.

“Era inverno, mancavano pochi giorni a Natale e la mia nave era sbarcata in Francia, dove sarebbe rimasta per circa dieci giorni. Alloggiammo a Parigi e dato che alla sera noi marinai eravamo liberi da impegni, giravamo per la città. Fu così che decisi di entrare in una vecchia osteria, di nome “La Bonne Table”.

Ero distrutto dalla nostalgia di casa e dalla tua mancanza, perciò non so quanti bicchieri di vino ho bevuto, seduto da solo ad un tavolo, finché non mi si avvicinò un ragazzo poco più grande di me, con l'uniforme da soldato.

E' libero il posto vicino a te?”

Mmmmm”

Guarda che non fa bene bere da soli! In compagnia è meglio, e poi in due sembrano più leggeri anche i problemi”

Il giovane soldato era di bell'aspetto, aveva dei folti capelli neri e gli occhi di un verde brillante. Abel lo guardò e gli fece cenno di sedersi.

Riconosco chi si sbronza per amore, sai...”, disse il francese.

Abel si voltò verso di lui e notò due particolari ai quali non aveva fatto caso: era sbronzo pure quello strano soldato, e aveva una profonda cicatrice che gli attraversava l'occhio sinistro, coperto da una ciocca di capelli.

Allora sei sbronzo anche tu per amore?”, gli chiese Abel, e il soldato annuì.

Come ti chiami?”

Abel. Abel Buttman. Sono un marinaio australiano”

Il soldato lo guardò un po' perplesso.

Io sono André, André Grandier, e sono un soldato della Guardia Nazionale a servizio di Sua Maestà Luigi XVI”.

Luigi XVI??? Amico, devi aver bevuto parecchio...”

In effetti.... Però così facendo almeno per qualche ora spero di dimenticarmi di lei...”

A chi lo dici, anche io così spero di dimenticarla, ma non è che funziona molto”

No, è vero. Parlami di lei, della tua donna.”, chiese André.

Non è la mia donna...è...piuttosto complicato...”, disse Abel, con un sorriso amaro.

Allora comincio io, vuoi? Così magari ti metto a tuo agio. Neanche per me è la mia donna, ma è come se lo fosse da sempre. Siamo cresciuti insieme, io ed Oscar...”

Georgie si portò le mani alla bocca

“Oscar?!?!?! Mi vuoi dire che questo André era innamorato di un suo compagno???”, disse sconvolta.

Abel rise di gusto.

“No, Oscar era una donna, la sesta figlia di un Generale che, non avendo figli maschi, decise di fare di lei il suo erede, e la fece crescere come un uomo”

“Ahhh, ho capito...”

Sempre insieme, io e lei. L'attendente ed il suo comandante. Dove c'era lei c'ero anche io, sin da bambini, ed è stato impossibile non innamorarmi di lei. Credo di essermene innamorato appena l'ho vista.”, continuò André.

Fammi indovinare, quell'occhio l'hai perso per lei, vero?

André annuì.

Sì, ma non è stato nulla rispetto a ciò che ho perso in seguito...” disse con un'espressione triste e colpevole. “Ma adesso dimmi di te, chi è che ti tormenta il cuore?”

Mia sorella...”

André lo guardò un attimo e poi scoppiò a ridere.

Amico, sei messo decisamente peggio di me!”

Abel sorrise a sua volta e poi raccontò tutta la storia di Georgie, sin da quando era stata trovata nella foresta.

Capisco”, disse André “e quindi ti sei imbarcato per fuggire da lei, giusto?”

Sì, esatto. Lo so cosa pensi, che sono un vigliacco, vero? Ma vedi, André, io so che se fossi rimasto a casa, prima o poi avrei commesso una pazzia...”

No, non ti reputo un vigliacco. Ti capisco, invece, perché la pazzia che tu hai temuto di fare, io l'ho fatta. Oscar si era innamorata di un altro, che però non avrebbe mai potuto contraccambiare i suoi sentimenti e quando l'ha capito, ha rifiutato il suo essere donna, e ha deciso di cambiare vita, mettendomi da parte. Ho perso la testa, quella sera, le ho gridato tutto il mio amore, l'ho baciata, spinta sul letto e le ho strappato la camicia. Ringrazio Dio che mi ha fatto fermare in tempo, perché altrimenti...”

Abel lo ascoltava rapito, perché vedeva in André tutto il tormento che anche lui viveva e lo capiva, lo capiva a tal punto da sapere perfettamente cosa avesse spinto André a quasi abusare di Oscar, e si spaventò del suo stesso pensiero.

Abel si voltò verso Georgie, che lo ascoltava con le lacrime agli occhi e le guance imporporate. Le fece tenerezza, il suo imbarazzo la faceva sembrare una bambina, e le diede un piccolo buffetto sulla testa, sorridendole.

“E poi cosa è successo, Abel? André ti ha detto di chi si era innamorata Oscar?”

“Sì. Del Conte Hans Axel di Fersen, l'amante di Maria Antonietta.”

“Cosa??? Ma Abel, quelle persone sono vissute quasi cento anni fa!”, esclamò, sgomenta, Georgie.

“Lo so”, rispose Abel, con un sorriso sornione.

Georgie lo guardò torva e, con gli occhi ridotti a fessure, gli intimò di andare avanti.

Come vedi ti capisco perfettamente, Abel...” disse André.

Già, entrambi soffriamo per un amore impossibile...” sospirò Abel.

No, ti sbagli. Non esistono amori impossibili, esistono solo amori che per svelarsi sono costretti a compiere un percorso lungo, faticoso, complicato e spesso doloroso, ma alla fine ogni amore, se è vero amore, vede la luce...”

Il tono con cui André parlava trasmetteva serenità e speranza, e Abel si convinse a crederci, anche se solo per una sera.

E dimmi, André, com'è la tua Oscar?”

E' bella, con dei lunghissimi capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo d'estate. E Georgie?”

Abel sorrise.

E' bella, con dei lunghissimi capelli biondi e gli occhi verdi come i prati australiani...”

I due giovani rimasero a parlare a lungo, finché dalla porta entro un singolare soldato dai lunghi capelli biondi, sicuramente un graduato, vista l'uniforme che indossava. Il soldato si avvicinò al tavolo di Abel ed André, poi si rivolse ad Abel.

E voi chi siete?”

Abel ribatté, piuttosto seccato.

Trovo molto maleducato chiedere le generalità senza fornire prima le proprie, non credete?”

Il soldato biondo sorrise, e Abel comprese in quel momento chi aveva di fronte.

Io sono Oscar Françoise de Jarjayes, comandante della Guardia Nazionale di Parigi.”

Abel Buttman, marinaio.”

Oscar si voltò verso André e lo chiamo piano, ma vedendo che lui non rispondeva, si avvicinò a lui e cercò di sollevarlo, per aiutarlo ad uscire.

Abel rimase colpito ed affascinato da quella donna, era esattamente come André l'aveva descritta e capì perché lui ne era tanto innamorato. Ma ciò che lo colpì di più fu il notare con quanta dolcezza Oscar trattava André, e con quanto amore lo guardava.

Questo ragazzo non ha capito nulla”, pensò Abel “Oscar lo ama almeno quanto lui ama lei...”

Abel aiutò Oscar a sollevare André, poi lei lo prese per la vita, facendo passare un braccio di André sopra la sua spalla e si incamminò verso l'uscita, sussurrandogli che lo avrebbe portato a casa.

Abel rimase a guardare quella scena dolcissima, meravigliandosi di quanto amore rivelassero i loro gesti e poi vide Oscar voltarsi verso di lui, con uno sguardo dolcissimo, ringraziandolo di aver fatto compagnia ad André.

Abel fece loro un cenno con la mano.

Buona Fortuna, ragazzi”.

“E poi? Non ci credo che è finita così! Abel vai avanti, per favore!”

Georgie pendeva dalle labbra di Abel, assaporava ogni singolo dettaglio di quella storia ma la cosa che più la incantava era lo sguardo che lui aveva: profondo, intenso, puro. Si vedeva che era stata un'esperienza che lo aveva emozionato e catturato, perché raccontava tutto con passione e calore.

E Georgie era stata catturata da quello sguardo blu così intenso...

“Il giorno dopo chiesi notizie su questo Comandante de Jarjayes ad alcuni marinai francesi che avevo conosciuto al porto e scoprii l'indirizzo della sua residenza ma la sorpresa più grande fu scoprire che Oscar era morta durante la presa della Bastiglia. Ascoltai tutto il racconto della vita di quella strana donna, o almeno ciò che si vociferava, e poi decisi di recarmi presso quella che era stata casa sua dove, davanti ad un enorme ritratto che ritraeva la donna in sella ad un cavallo, come se fosse il Dio Marte, un erede della famiglia Jarjayes mi disse che Oscar era stata sepolta ad Arras, insieme al suo attendente.”

Georgie spalancò gli occhi per lo stupore.

“Cosa? Oscar e André morti? Ma...Abel...io non capisco...che razza di racconto è questo? Vuoi dirmi che hai visto...due fantasmi???”

Abel annuì.

“Sì, Georgie, ho visto due fantasmi, ma all'epoca non volevo ancora crederci. Decisi così di recarmi ad Arras, dovevo andare a fondo a questa storia.”

Due croci, una vicina all'altra, così come era stata tutta la loro vita.

Abel fissava incredulo quelle due croci, e le iscrizioni incise nel legno: Oscar Françoise de Jarjayes, nata il 25 Dicembre 1755, morta il 14 Luglio 1789. André Grandier, nato il 26 Agosto 1754, morto il 13 Luglio 1789.

Sono morti ad un solo giorno di distanza...” sussurrò Abel, completamente frastornato da quelle croci che lo costringevano ad ammettere una surreale verità alla quale si rifiutava di credere.

Sì, proprio così”, rispose una donna di mezz'età spuntata da chissà dove.

Abel fissò quella donna, la quale si presentò come Jeanne Chatelet, figlia di una vecchia amica di Oscar.

Venite, Abel, vi offro una tazza di the e vi racconto la storia di Oscar e André”.

Abel seguì Jeanne e scoprì che André era morto la sera del 13 Luglio e che Oscar, distrutta dal dolore, aveva partecipato alla presa della Bastiglia ma si era messa in prima linea, rendendosi così un bersaglio facilissimo.

Cosa? In prima linea davanti ai cannoni? Ma così si è condannata a morte da sola!!!”, esclamò, sconvolto, Abel.

Proprio così...”, disse Jeanne.

Ora capisco...Oscar ha cercato la morte...non voleva restare senza André. Che donna straordinaria....Chissà se sono riusciti a coronare il loro sogno d'amore...”, si chiese Abel.

Sì, ci riuscirono, anche se per un giorno soltanto. Sapete, con noi viveva un compagno d'armi di Oscar e André, Alain de Soisson, e lui ci disse che il 12 Luglio Oscar lasciò la caserma con André, ed erano ancora distanti, chiusi ognuno nel proprio cuore ostinato. Ma poi, quando i due tornarono in caserma il 13 Luglio, Oscar annunciò la sua intenzione di lasciare il fianco delle Maestà per combattere, insieme all'uomo che amava, con il popolo. Dichiarò a tutto il battaglione di essere la donna di André Grandier. E' così crudele che abbiano avuto un solo giorno di felicità...”

E' vero, avete ragione. La vita è crudele...ma loro, almeno per un giorno, sono stati felici...”

Abel si sentiva amareggiato, lui non vedeva la stessa possibilità con Georgie.

Abel”, disse Jeanne “voi non siete il primo che arriva qui dicendo di aver visto André ed Oscar. Da quello che mi pare di capire, André appare solo a chi porta nel cuore un grande amore che lo tormenta...”

Abel sorrise.

E se è così, allora rallegratevi. André vi ha detto di non disperare, vuole che traiate insegnamento dalla sua storia e che continuiate a nutrire la speranza. Ricordatevi, non esistono amori impossibili, e la storia di Oscar e André ne è la prova”.

Georgie piangeva commossa, la storia che aveva raccontato Abel era struggente, con un finale dolceamaro e lei ne era rimasta profondamente colpita.

Presi dal racconto, i due ragazzi non si erano accorti che era scesa la sera.

Georgie, è tardissimo. Che ne dici di restare qui, potresti passare la notte con me”, disse Abel.

Georgie diventò paonazza, e nello stesso momento anche Abel, resosi conto che la sua frase poteva essere mal interpretata, abbassò lo sguardo, arrossendo, e nascondendosi sotto la sua folta frangia scura.

Volevo dire...potresti dormire qui...non con me...è ovvio...ci sono tante stanze...per cui...”

Sì...va bene...resto qui...”, disse Georgie, con un filo di voce.

Georgie accettò con piacere e si sorprese nel pensare che l'idea di passare la notte con Abel non le dava fastidio.

Ma cosa mi metto a pensare, adesso?” si chiese tra sé e sé.

Abel le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e in quel momento una folata di vento fece volare lontano lo scialle di Georgie.

Oh no, il mio scialle!” disse Georgie, facendo un paio di passi per andarlo a riprendere.

Ma Abel fu più veloce, corse a riprendere lo scialle e lo appoggiò sulle spalle della ragazza.

Fu un attimo, un attimo velocissimo, ma appena Georgie sentì il calore dell'abbraccio involontario di Abel prese le mani del ragazzo tra le sue e le tenne strette, facendo intrecciare le loro dita.

Abel era impietrito, completamente spiazzato da quel gesto.

Georgie si strinse a lui, appoggiò la schiena al petto di Abel e non capì se il sospiro che sentì proveniva da lei, da lui, o da entrambi, sapeva solo che non voleva lasciar andare via quel calore.

Appoggiò la testa alla spalla di Abel e sorrise quando sentì che lui aveva appoggiato il viso sui suoi capelli.

Sai, Abel, si sta proprio bene tra le tue braccia. Ho sempre dato per scontato questo calore, ma non ho capito quanto facesse parte di me finché non l'ho perso....Adesso sono felice di averlo ritrovato...”.

Abel strinse ancora di più Georgie e le sfiorò una guancia con le labbra, indeciso se osare di più e proprio mentre Georgie stava cominciando a girare il viso verso di lui si staccò, spaventato da quella situazione che stava sfuggendo di mano ad entrambi.

Georgie abbassò lo sguardo e sorrise. Come sempre, Abel si era dimostrato più saggio di lei e l'aveva respinta, non perché non la volesse, questo lo aveva capito, ma perché voleva proteggerla.

Abel fece scivolare la sua mano dentro quella di Georgie ed entrarono a casa, non parlando più di quello che era appena successo tra di loro. Per tutta la sera Georgie si accorse di non riuscire a fare a meno di scrutare Abel, di cercare il suo sguardo e si sentì spesso arrossire quando pensava a ciò che era successo.

Era ormai tardi quando Abel accompagnò Georgie in camera.

Io rimango ancora un po' giù nello studio, Georgie. Il progetto per la nuova nave è ancora in fase di elaborazione ed è meglio che vada avanti se non voglio essere licenziato dal Signor Allen!”, disse Abel, sorridendole.

Va bene, Abel. Allora...buonanotte...” disse Georgie restando in piedi sulla porta, incapace di compiere quei due piccoli passettini che l'avrebbero portata dentro la camera.

Buonanotte, Georgie”, le rispose Abel, appoggiando delicatamente le mani sulle sue spalle e posandole un dolcissimo bacio sulla fronte.

Abel aveva capito che qualcosa si stava agitando nell'animo della ragazza, ma era deciso a fare tutti i passi indietro necessari affinché lei potesse fare chiarezza da sola e così, anche se a malincuore, la lasciò.

Ma la notte si rivelò per Georgie solo un interminabile susseguirsi di minuti che la separavano dal sorgere del sole e così decise di scendere a vedere se Abel era ancora sveglio.

La porta dello studio era socchiusa e si vedeva filtrare della luce.

Menomale, è ancora sveglio!”, si disse Georgie, entrando.

Abel...”, lo chiamò piano.

Abel!”, ripeté, ma non ottenne risposta.

Entrò cercando di fare il meno rumore possibile e trovò Abel addormentato sul divano, con un libro tra le mani.

Sorrise, si avvicinò a lui, lo chiamò nuovamente e vedendo che Abel dormiva di un sonno profondo, prese una coperta e gliela mise sopra.

Rimase poi ad osservarlo per un po', chiedendosi perché il cuore non accennava a smettere di battere così furiosamente.

Perché aveva voglia di vederlo sorriderle? Perché aveva voglia di perdersi ancora in quel caldo abbraccio? E perché aveva desiderato incontrare di nuovo le sue labbra?

Abel...cosa mi succede...” chiese Georgie sottovoce, tranquilla del fatto che lui stesse dormendo.

Perché mi sento così turbata vicino a te? Ti conosco da sempre, e ora, tutto ad un tratto, sei un'altra persona. Tutti i tuoi gesti adesso assumono un significato diverso, sei il mio Abel di sempre, eppure non posso fare a meno di pensare a te in modo diverso....Tu mi sai spiegare perché, Abel?”

Georgie si mise vicino alla finestra e guardò fuori, per tanto non seppe mai che Abel aveva spalancato gli occhi, che ora brillavano lucidi e commossi.

Abel, perché continua a tornarmi in mente la frase che ti ha detto André? E sai una cosa, sotto sotto sono d'accordo con lui, non esistono amori impossibili...e io voglio capire se sarà così anche per me...”, disse Georgie senza mai voltarsi verso Abel.

Ho voglia di capirmi, di scoprirti, di conoscerti. Devo capire perché prima ho desiderato così tanto che mi baciassi....Devo capire, perché non voglio sbagliare più con te, non ti voglio ferire e non voglio perderti di nuovo.”

Georgie si voltò e tornò verso Abel che, sentendo i passi della giovane, chiuse gli occhi e fece finta di dormire.

Abel...”, sussurrò Georgie chinandosi vicino a lui “dedichiamoci prima a salvare Arthur, e poi promettimi che mi aiuterai a capire se anche il mio è un amore impossibile...”

Abel non fece nessun gesto e Georgie, incoraggiata dal sonno profondo del ragazzo, sfiorò le sue labbra con un leggero bacio che, però, per un breve istante le sembrò contraccambiato. Si staccò spaventata e si rilassò, dandosi della sciocca, quando vide che Abel non si era mosso dalla sua posizione.

Buonanotte, Abel” disse Georgie lasciando quella stanza.

Quando non sentì più il rumore dei passi sulle scale, Abel si alzò, appoggiandosi alla porta, indeciso se seguire Georgie o meno.

No...è meglio di no....Facciamo come vuoi tu, Georgie. Ti aiuterò, te lo prometto, e presto capirai che anche per il nostro amore è arrivato il momento di vedere la luce”.

Abel tornò a letto sicuro che, a partire dalla mattina dopo, il sole avrebbe cominciato a splendere.



   
 
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