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Autore: Beapot    30/05/2012    5 recensioni
Dal testo:
«Devo dirti una cosa» disse, torcendosi le mani in grembo e nascondendole sotto il bordo del tavolo. Le dita della destra sfiorarono la fede nuziale, e lei sussultò impercettibilmente. «Promettimi solo che mi perdonerai»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'I wish I could love you'
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Wondering whether it is right or wrong

Guilty


Londra Babbana

Lasciò andare la mano di Hermione all'improvviso, bruscamente, e nel farlo urtò la sua tazza, rovesciandone il contenuto sul tavolo. Il tè continuava a gocciare sul pavimento e sui pantaloni di Harry, ma lui aveva già smesso di farci caso. Si era pentito di essersi allontanato da lei immediatamente, non appena aveva smesso di sentire il calore della sua pelle sotto la propria, ma in un primo momento lo shock aveva avuto la meglio.

«Ne sei sicura?» boccheggiò, ancora sconvolto, e lei annuì. Non aveva reagito al suo scatto di poco prima, né si era preoccupata di pulire il disastro che aveva creato rovesciando il tè, ma era rimasta a guardarlo attentamente, come se non avesse voluto perdersi nemmeno un dettaglio della sua espressione.

«Non saremmo qui se non lo fossi» disse, piegando le labbra in un sorriso triste e rassegnato, e Harry si meravigliò della calma che lei stava dimostrando. Aveva ceduto al nervosismo e alle lacrime appena qualche istante prima, confessandogli quanto era accaduto e il modo in cui lei aveva gestito la situazione, ma adesso sembrava aver trovato un equilibrio innaturale.

«Non potrebbe essere che... Sì, insomma... Ron?» azzardò lui, sperando di avere anche solo una minima possibilità di aggrapparsi a qualcosa.
Lo sguardo di Hermione si fece improvvisamente più duro e severo, e quando parlò nella sua voce c'era l'amarezza del rimprovero.

«Credi davvero che dopo quello che è successo tra noi, io possa essere tornata da lui come se niente fosse?»

Non era andata proprio così, in realtà. Era stata vigliacca, aveva provato a fare finta di niente, ma si vergognava ad ammetterlo.
In fondo non c'era riuscita, alla fine, quindi quale sarebbe stata la differenza?

*
 

Casa Weasley-Granger,
Circa un mese prima.

 

Erano passate due settimane da quando si era risvegliata, confusa e spaventata, nell'ufficio di Harry.
Due settimane da quando aveva tradito suo marito con il suo migliore amico, da quando aveva avuto paura di perdere anche quest'ultimo a causa della propria incapacità di gestire quanto era successo.
Erano passate due settimane da quando un semplice movimento della bacchetta l'aveva lasciata sola, nella sua confusione e nel suo dolore.
Evitava di incontrare Harry per i corridoi del Ministero, cercava di non incrociare lo sguardo con quello di Ron, perché la paura che lui potesse accorgersi che gli stava nascondendo qualcosa era troppa, e si sentiva morire anche quando gli occhi azzurri e innocenti di Rose la cercavano e le sorridevano.
Erano forse state le due settimane peggiori della sua vita, sola a sostenere un peso troppo grande per lei, e Hermione sentiva che sarebbe crollata da un momento all'altro.

«Rosie ha un po' di tosse, dici che c'è da preoccuparsi?» le disse Ron una sera, incrociandola nel corridoio dopo aver messo a dormire la bambina.
Hermione era appena tornata da una riunione con il Ministro che si era protratta troppo a lungo, e aveva sperato con tutta se stessa di trovare Ron già nel mondo dei sogni. In realtà, il segno rosso sulla sua guancia sinistra e i suoi occhi lucidi indicavano che sì, si era addormentato, ma doveva averlo fatto mentre cercava di far dormire Rose, svegliandosi solo in quel momento.
Hermione lo guardò teneramente, sfiorandogli il viso in un gesto tanto istintivo quanto doloroso per lei, e registrò le sue parole.
Rose aveva la tosse, ma lei non se ne era accorta.

«Ehi, cosa succede?» le chiese Ron, premurosamente, quando vide che i suoi occhi si erano improvvisamente velati di lacrime. Le accarezzò il viso, cercando i suoi occhi, e a quel contatto lei si sentì crollare.

«Non... Non me ne ero accorta» disse con voce rotta, reprimendo un singhiozzo. «Non me ne ero accorta, Ron, che razza di madre sono?» Era stata troppo occupata a fuggire e a nascondersi che non aveva notato che la sua bambina stava male.
Ron la strinse a sé, posando le labbra a sfiorarle dolcemente la testa.

«Non fare così. Sei un'ottima madre, lo sai» le disse, «sei solo troppo stressata in questo periodo. Non è successo niente» la rassicurò, senza smettere di stringerla.
Hermione iniziò a piangere contro il suo petto, detestandosi per il modo in cui permetteva a Ron di prendersi cura di lei e di confortarla. Sapeva di non meritare la sua comprensione, il suo abbraccio, o la sua dolcezza, ma allo stesso tempo non riusciva a farne a meno. Aveva lasciato che le lacrime uscissero incontrollate, appoggiandosi a lui per trovare un sostegno del quale non era degna, e ora non riusciva più a controllarsi. In quelle due settimane aveva cercato di resistere, di opporsi a quella valanga di emozioni che si agitavano dentro di lei, e nel momento in cui si era ritrovata di fronte alla premura e alla dolcezza di Ron, qualcosa era esploso senza che riuscisse a trattenersi.
Hermione si lasciò accudire da lui, tremante e insicura, sapendo bene che il giorno dopo si sarebbe pentita anche di quell'attimo di debolezza sfogato tra le sue braccia.

Il sabato mattina, quando Hermione si svegliò, si rese conto che Ron si era già alzato. La sveglia sul comodino segnava le 11, e lei se ne meravigliò: non aveva mai dormito tanto a lungo, nemmeno da ragazza.
Non fece in tempo a chiedersi dove fosse Ron, che la porta della stanza si aprì, mostrandolo mentre teneva in braccio Rose e faceva lievitare un vassoio con la bacchetta levata.

«Servizio in camera» le sorrise, sedendosi sul letto e sfiorandole le labbra con un bacio.

«Ciao mamma» disse Rose, gattonando sul materasso per raggiungerla e farsi coccolare da lei. Hermione non poté fare a meno di sorridere quando li vide, e rispose al bacio di Ron con un'insolita serenità. Si disse che forse, se fosse riuscita ad accettare il suo amore e le sue attenzioni senza sentirsi in colpa, sarebbe riuscita a seppellire il ricordo di Harry e la sua vergogna e ad andare avanti al fianco della sua famiglia. In quel modo, nessuno avrebbe sofferto.

«A cosa devo tanta premura?» scherzò, guardando Ron e indicando il vassoio con la colazione con un cenno del capo.

«Boh» rispose lui, stringendosi nelle spalle. «Ho pensato che magari potesse farti piacere. Andiamo sempre di corsa, e non abbiamo mai tempo per noi» continuò, arrossendo in zona orecchie e distogliendo lo sguardo dagli occhi di lei: tutti quegli anni non erano riusciti a cancellare del tutto l'imbarazzo che piccoli gesti come quello potevano portare.

Hermione sorrise, allacciando le braccia al suo collo e baciandolo con trasporto. Di nuovo, non riuscì a resistere al proprio istinto, e di nuovo sentì una morsa stringerle lo stomaco mentre le sue labbra incontravano quelle di Ron, ma cercò di mettere da parte i sensi di colpa e di godersi la sua famiglia. Ron aveva ragione, erano secoli che non avevano un po' di tempo per stare insieme tutti e tre, e lei non avrebbe lasciato che il suo errore si riflettesse ancora di più su tutti loro.
Nel frattempo Rose, nel tentativo di richiamare su di sé l'attenzione dei genitori, aveva rovesciato la caraffa con il caffè sul materasso.

«Miseriaccia!» esclamò Ron, afferrando la bambina prima che il liquido bollente la raggiungesse, e Hermione scoppiò a ridere. Una risata genuina che non sentiva da tempo, e che fece voltare un Ron stupito verso di lei.

«Era tanto che non ti sentivo ridere così, e mi fa piacere, credimi» iniziò perplesso, ancora affannato per la piccola "missione salvataggio Rose" in cui si era lanciato. «Ma non capisco cosa ci sia di tanto divertente» disse, alzando un sopracciglio e indicando le lenzuola zuppe e sporche.

«Niente» disse lei, continuando a sorridere. «È solo che tua figlia è appena ricorsa a tutta la goffaggine che possiede per interrompere un attimo romantico. Mi ha ricordato tanto qualcuno...»

Ron le rivolse uno sguardo fintamente offeso, prima di sorridere a sua volta.

«Brava tesoro, così si fa!» disse, teatralmente orgoglioso, scoccando un bacio a Rose, che rise soddisfatta.

Hermione osservò la scena come se fosse distante anni luce da quella stanza; in un momento tutto il peso dei suoi errori le cadde nuovamente addosso, e sentì una morsa stringerle lo stomaco.
Come aveva potuto farlo? Come aveva potuto voltare le spalle al loro amore solo per... Cos'era stato, poi? Desiderio? Debolezza?
Cercare una definizione faceva forse più male del ricordo stesso, e adesso che era da sola a portarne il peso non poteva permettersi di farsi annientare da quello.
La sera precedente, quando si era abbandonata all'abbraccio rassicurante di Ron, aveva deciso che si sarebbe lasciata tutto alle spalle, che avrebbe provato ad andare avanti con lui, amando lui, desiderando lui.

«Ehi, tutto a posto?» la voce apprensiva di Ron la riscosse dai suoi pensieri, e il modo in cui la stava guardava le fece capire che doveva avere un'espressione tesa e smarrita.

«Sì, non preoccuparti» rispose, forzando un sorriso. «Vado a farmi una doccia» disse la prima cosa che le era venuta in mente per sfuggire al suo sguardo, quindi si alzò rapidamente dal letto, con una carezza sulla guancia ispida di lui e un bacio sui riccioli di Rose.

Rimase a fissare il suo riflesso nello specchio mentre attendeva che l'acqua si scaldasse - avrebbe potuto usare un incantesimo, ma la bacchetta era sul comodino e lei non voleva tornare a prenderla. Chiudersi la porta del bagno alle spalle le aveva fatto tirare un inspiegabile sospiro di sollievo. Si era sottratta alle attenzioni e allo sguardo di Ron, che ogni volta sembrava leggerle l'ansia e la preoccupazione sul viso, e per qualche minuto non avrebbe più dovuto temere di essere scoperta.
Sarebbe stato sempre così, da ora in poi? Si sarebbe sentita sporca, traditrice, e si sarebbe vergognata ogni volta che avesse incontrato il suo sguardo?
Fingere che andasse tutto bene poteva funzionare, ma solo per qualche istante, solo nel momento in cui lei staccava il cervello e viveva l'attimo, ma si sa, Hermione Granger non era mai stata brava a mentire agli altri, tanto meno a se stessa.

Lasciò che il getto d'acqua si confondesse con le lacrime che, lasciate finalmente libere, le rigavano il viso, e continuò a piangere e a stringere i denti in silenzio finché il rumore delle porte scorrevoli della doccia non la fece sobbalzare.

«È permesso?» Sentì le labbra di Ron posarsi dolcemente sulla sua spalla nuda e aprirsi in un sorriso malizioso, mentre le sue braccia la avvolgevano da dietro.

«Ron!» esclamò sorpresa, senza avere il coraggio di voltarsi, spaventata dal fatto che lui potesse notare i suoi occhi lucidi. «Cosa ci fai qui?» ovviamente la risposta a quella domanda era ovvia, ma parlare era l'unico modo che le venne in mente per prendere tempo.

«Boh» ripeté lui, come aveva fatto poco prima nella camera da letto, senza smettere di sorridere e di stringerla. «Rosie voleva tanto andare dai nonni... Sai, oggi ci sono anche James e Albus, i suoi cuginetti preferiti... Come avrei potuto non accontentarla?» ogni frase era accompagnata da un bacio leggero sulla pelle umida di lei, e Hermione non si era mai sentita tanto a disagio tra le braccia di Ron.

«Mi sei mancata, questi giorni» le sussurrò in un orecchio, continuando a baciarla.

Non si sarebbe fermato, Hermione lo sapeva. La desiderava, era tanto che non avevano del tempo solo loro, e lui aveva bisogno di sentire le sue labbra, la sua pelle sotto le proprie dita.
Al contatto con il suo corpo, Hermione provò una fitta di disgusto per se stessa. Come poteva lasciarsi accarezzare, toccare, amare da lui dopo quello che aveva fatto? Dopo essersi concessa a un altro uomo e aver desiderato farlo con ogni parte di sé? Non poteva farlo, non si sarebbe macchiata anche di quell'ulteriore tradimento.

«Ron... No» la sua voce uscì leggermente incrinata, e lui sollevò la testa sorpreso. «Scusami, non mi sento bene» tentò di giustificarsi, sciogliendosi dal suo abbraccio e uscendo in fretta dalla doccia; vide di sfuggita la sua espressione confusa e ferita quando lo superò, e di nuovo non ebbe il coraggio di soffermarsi sui suoi occhi.

Sarebbe stato così per sempre?

*

Londra Babbana


Harry rimase a fissarla per qualche istante, senza dire niente.

«Mi dispiace, non volevo...» iniziò quando il silenzio cominciò a diventare insopportabile, ma lei lo interruppe scuotendo lentamente la testa.

«Non scusarti, Harry, per favore» la sua voce suonò come una supplica, e lui le strinse una mano tra le sue.

«Lo affronteremo insieme» le promise. Forse quelle erano solo parole vuote, forse lui non sarebbe mai stato in grado di starle vicino nel modo giusto e di alleviare il suo dolore, ma in quel momento era tutto ciò che poteva fare.


 




NdA: questa storia si sarebbe dovuta concludere senza conlusione (?) con il capitolo precedente, ma dato l'inaspettato successo della OS originale, e le opinioni di voi fantastici recensori, è nato anche questo secondo capitolo. E a questo punto credo ce ne debbano essere anche altri, perché questa è una conclusione ancor meno concludente (?) della precedente!
Dopo queste NdA un po' confuse, ne approfitto anche per fare gli auguri a Kla87

Buon BDA! 

   
 
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