Good Things (Le cose belle)
“Allora, di preciso, chi mi vuoi
presentare?” chiese Hermione, cercando di
tenere il passo di Draco.
“Una persona con cui dovresti avere molto
in comune,” rispose lui con un
sorrisetto.
Hermione sussultò. “Non starai
parlando di – cioè, lei è qui?”
Draco annuì. “Pensi che io
abbia deciso da
solo di tornare da te? Certo che no. Avevo bisogno che
Hermione Granger mi
facesse ragionare con la forza.” Rise. “Sembra che
le piaccia insultarmi. La
adorerai.”
Hermione ridacchiò mentre si dirigevano
verso la torre. “Sarà stranissimo.
Da piccola avevo questa fantasia che un giorno avrei scoperto di avere
una
gemella perduta, e che ci saremmo scambiate i vestiti.”
Draco la guardò con la coda
dell’occhio. “Tutto qui? Scommetto che non vuoi nemmeno sapere le fantasie che
avevo io quando ero
più piccolo.”
“Hai ragione,” convenne lei.
“Non voglio saperlo.”
Draco fece un sorrisetto, arrivando al ritratto.
Il cavaliere sussultò quando furono
vicini. “Ehi, tu non sei
quella nuova!”, esclamò guardando Hermione stupito.
“No, non sono quella nuova,”
ridacchiò Hermione. “Mi fa piacere rivederti,
Marius.”
Draco avrebbe potuto giurare che il cavaliere fosse
arrossito, mentre
spalancava la bocca. A Marius era piaciuta subito Hermione, sin da
quando era
diventata Caposcuola – probabilmente perché lei si
era presa la premura di
imparare il suo nome, cosa che Draco non aveva mai fatto. Anzi, a dire
il vero,
non sapeva neanche che il cavaliere avesse
un nome, fino a quel momento.
“Signorina Granger,”
sussurrò Marius. “Sei davvero tu? Non una
sostituta?”
“Sì, Marius, sono proprio
io.”
“M-ma.. tu sei.. morta!”
“È una lunga
storia,” disse Draco impaziente. “E se non ti
dispiace, la
signorina Granger te la racconterà più tardi. Ma
ora, vorremmo entrare.
Quindi.. Prugna zuccherata.”
Hermione lo guardò sorpresa.
“Usi ancora quella parola d’ordine? Pensavo
l’avessi cambiata, ormai. Pensavo la odiassi!”
Draco si strinse nelle spalle. “La
odiavo,” mormorò. “Ma a te piaceva,
quindi..” Dannazione – sentiva che adesso era lui ad arrossire.
“Oooh,” disse Hermione,
colpendolo sul braccio per giocare.
“Disgustoso,” disse Marius,
alzando gli occhi al cielo. “Perché non vi
prendete una stanza?”
“Beh, lo faremmo,
se tu aprissi
questo maledetto buco del ritratto,” sbotto Draco.
Il cavaliere lo guardò male, poi
tornò a guardare amichevolmente Hermione.
“Dopo devi assolutamente venire a raccontarmi tutto,
signorina Granger!”
Hermione annuì. “Non
preoccuparti, Marius, lo farò.”
Mentre attraversavano il buco del ritratto, Draco
si voltò verso il
cavaliere e gli puntò contro un dito. “Non devi
dire neanche una parola di
tutto questo ai tuoi amici ritratti, non ancora,” lo
ammonì.
“Oh, tranquillo,” disse il
cavaliere. “Nessuno degli altri ritratti crede
mai a quello che dico, comunque.”
Draco sbuffò e scosse la testa, poi
seguì Hermione nella stanza comune.
Si fermarono entrambi quando entrarono nella
stanza. Draco guardò stupito
il grande, imponente striscione che pendeva da soffitto.
C’era scritto,
semplicemente, “Bentornata Hermione!”
“SORPRESA!” urlò una
voce all’improvviso, facendoli sobbalzare entrambi.
Hermione spalancò la bocca, mentre la
ragazza identica a lei saltava da
dietro il divano con le braccia in aria, e un grandissimo sorriso sul
volto.
Draco ridacchiò e disse alla ragazza al
suo fianco, “Hermione, ti
presento.. Hermione.”
“Sono così felice di
conoscerti!” strillò l’altra Hermione,
correndo verso
la sua gemella e stringendola in un abbraccio.
Hermione guardò Draco da sopra la spalla
dell’altra Hermione, con gli occhi
spalancati e l’espressione terrorizzata.
“Piano, Granger,” disse Draco
all’altra Hermione. La prese dalla stoffa
della camicia e la tirò via. “Non vorrai mica
spaventarti, no?”
Lei scosse la testa, impaziente. “Non la
sto spaventando.” Si voltò verso
Hermione. “Non ti sto spaventando, vero?”
“Io, ehm..” La voce di Hermione
divenne un sussurro, mentre continuava
incredula a fissare l’altra se stessa.
“No?”
L’altra Hermione fece una linguaccia a
Draco e disse, “Visto? Te l’avevo
detto.” Prese la mano di Hermione e la condusse sul divano,
dove entrambe
presero posto. “Abbia così tanto di cui
parlare!”
Draco prese quelle parole come un segnale
perché se ne andasse. “Vado a
farmi un giro,” disse. “Vi lascio libere di
conoscervi.”
Hermione lo guardò a disagio.
“Quando torni?”
“Non starò via
molto,” la rassicurò. Si voltò verso
l’altra Hermione.
“Comportati bene, Granger. Preferirei non tornare e scoprire
che te la sei
portata nel tuo mondo.”
“E come potrei fare una cosa del genere,
eh?” chiese lei. “Il medaglione ce
l’hai tu.”
Aveva ragione; lo portava ancora attorno al collo.
Annuendo, disse alle
ragazze, “Divertitevi. Ci vediamo fra poco.”
“A dopo!” disse
l’altra Hermione, soddisfatta.
Draco scambiò un sorriso con la sua
Hermione prima di girare sui tacchi e incamminarsi verso il buco del
ritratto.
La giornata scolastica era quasi finita, quindi
Draco doveva affrettarsi se
voleva riuscire a rintracciare Harry fuori dall’aula.
Andò direttamente verso
l’aula di Piton, poiché l’ultima lezione
del giorno, per Harry, era Pozioni.
Mancavano ancora quindici minuti prima che suonasse la campanella, ma
affrettò
il passo comunque. Voleva rendersi le cose il più facile
possibile – il che
significava che non voleva dover cercare lo sfregiato per tutto il
castello.
Stava proprio per svoltare l’angolo del
corridoio dei sotterranei, quando
andò a sbattere contro Blaise.
“Ehi!” sbottò
Blaise. “Guarda dove -”
Il ragazzo si bloccò quando
realizzò che era stato Draco
ad andargli a sbattere addosso.
“Oh, ehi,” disse con un ghigno.
“Draco, vecchio compagno mio, come va?”
Era impossibile esprimere a parole il misto di
emozioni che Draco provava
per Blaise in quel momento. Con tutto quello che era successo negli
ultimi
giorni, si era praticamente dimenticato di lui. Non lo aveva visto per
i
corridoi dall’incidente con il Veritaserum, perciò
aveva immaginato che fosse
ancora chiuso in camera agli arresti domiciliari. A quanto pareva,
però, a
giudicare dal fatto che era proprio lì, di fronte a Draco,
era libero adesso.
“Non sono tuo compagno,
Zabini,”
grugnì Draco.
“Oh, ma una volta lo eri. Non ti ricordi
i bei tempi andati?”
Draco lo guardò. C’erano tante
cose che avrebbe voluto dire a Blaise;
c’erano tanti punti del suo corpo che avrebbe voluto prendere
a pugni o a
calci. Ma in quel momento aveva una cosa da fare – una cosa
più importante che
vendicarsi con Blaise – perciò avrebbe dovuto
aspettare.
Perciò gli passò accanto,
dandogli una spallata, costringendolo a fare
qualche passo indietro.
“Oh, andiamo, Draco,” disse
Blaise, mentre Draco riprendeva a camminare.
“Non vuoi neanche dirmi addio?”
Draco si fermò. Si voltò,
guardandolo con espressione confusa. “In che
senso, ‘addio’?”
Blaise sollevò un sopracciglio. Fece un
gesto verso il baule che Draco non
aveva neanche notato. “Non hai sentito? Sono stato espulso da
Hogwarts.
Sfortunatamente, è contro il regolamento avvelenare i
mezzosangue.”
Non c’era niente che Draco desiderasse
più di cancellare il ghigno odioso
dal volto di Blaise, ma per fortuna riuscì a controllarsi.
“Mi dispiace,” disse Draco,
senza un briciolo di sincerità nella voce. “Per
il fatto che sei stato espulso, intendo.”
“Ah, non fa niente,” disse
Blaise scrollando le spalle. “Per mia fortuna,
non serve l’istruzione completa per diventare
Mangiamorte.”
Draco sbuffò, scuotendo la testa.
“Mi fai pena, Zabini.”
“Ah sì? E
perché?”
“Perché sei un
idiota,” rispose Draco. “Diventerai un Mangiamorte,
e
seguirai gli ordini dell’Oscuro Signore come un bravo
soldatino, credendo per
tutto il tempo che a lui importi qualcosa di te. Combatterai una guerra
per
lui, ma sarete sconfitti. Se non muori durante la battaglia, sarai
rinchiuso ad
Azkaban, dove passerai il resto della tua patetica esistenza senza
anima, a
farti torturare dal pensiero che la tua vita sarebbe potuta andare
diversamente
se solo non avessi scelto la strada sbagliata, quando eri
giovane.” Fece una
pausa,guardando il suo ex migliore amico. Non riusciva a vedere il
ragazzo che
stava di fronte a lui; tutto ciò che vedeva era cosa sarebbe
diventato un
giorno.
“Blaise,” disse dolcemente,
“non è troppo tardi.”
Blaise, che aveva ascoltato attentamente ogni
singola parola, sbuffò. “È
più tardi di quanto credi, amico.” Tirò
su una manica della camicia, rivelando
il Marchio Nero sull’avambraccio.
Draco scosse la testa con tristezza. Non era
sorpreso di scoprire che
Blaise era già entrato a far parte dei Mangiamorte. Era,
però, sicuramente
deluso.
“Quindi immagino ci vedremo in
battaglia,” disse Blaise, dando una pacca
sulla spalla a Draco. “Prenditi cura di te, Draco.”
Stranamente, la sua voce non era completamente
priva di emozioni. Infatti,
Draco avrebbe potuto giurare che il ragazzo, in qualche modo, fosse
sincero. E
che quelle erano, molto probabilmente, le ultime parole sincere che
avrebbe mai
pronunciato.
Draco guardò Blaise allontanarsi lungo
il corridoio, fischiettando
allegramente lungo il cammino. Era felice di vedere Blaise andare via,
soprattutto poiché Hermione sarebbe resuscitata, per
così dire, nei giorni
seguenti. Interpretò la partenza di Blaise come una persona
in meno di cui
preoccuparsi potesse farle del male.
Probabilmente
sarebbe rimasto lì
qualche istante di più a rimuginare sul fatto che aveva
appena perso il suo
migliore amico, che aveva preferito i Mangiamorte a lui, ma la
campanella suonò
proprio in quel momento, segnando la fine delle lezioni. Velocemente,
Draco
svoltò l’angolo e corse verso la porta della
classe di Piton, evitando gli
studenti che cominciavano a uscire.
Harry uscì dalla classe con Ron al suo
fianco, entrambi impegnati in quella
che molto probabilmente doveva essere una conversazione estremamente
noiosa.
Entrambi sembrarono ignorare Draco, finché non fu lui a
parlare.
“Potter,” sibilò,
picchiettandogli sulla spalla.
Harry si voltò per fronteggiarlo con uno
sguardo furioso. “Malfoy,” grugnì.
“Per quale maledettissimo motivo non eri a lezione? Ti sei
dimenticato che
lavoriamo insieme a un progetto?”
“Chi se ne fotte, Potter,”
disse Draco impaziente. “Che problema
c’è?
Abbiamo già finito il
progetto.”
“No,” disse Harry. “Io l’ho
finito. Tu non ti sei neanche degnato di darmi una mano.”
“Non mi hai neanche dato la possibilità
di aiutarti, maledetto idiota!” disse Draco sulla difensiva.
“E non mi hai
neanche chiesto com’è andata con la
Granger.”
“Mi ha informato Silente,”
disse Harry. “Cerco di non parlarti, se non sono
costretto a farlo.”
Ron ridacchiò. Draco sbuffò.
“Faresti meglio a stare attento, Potter,
altrimenti non ti mostrerò cosa
avevo intenzione di mostrarti.”
Harry lo guardò sospettoso.
“Di che stai parlando?”
Draco sospirò.
“C’è una cosa molto importante che devo
farti vedere – farvi
vedere, a tutti voi.
Dobbiamo trovare la Donnoletta e la
sua amica stramba.”
“Non succederà mai,”
disse Ron, guardandolo. “Non le coinvolgeremo
finché
non ci avrai detto cosa vuoi farci vedere.”
“Cosa c’è che non
va, donnola? Non ti fidi di me?”
“Puoi scommetterci che non mi
fido,” grugnì Ron.
Ma Harry lo guardava curioso. “Dovremo
incontrare Ginny e Luna qui fra
qualche minuto. Hanno appena finito Trasfigurazione.”
“Harry,”
sibilò Ron.
Harry tirò su una mano per farlo tacere.
“Se non vuoi vedere cosa ci vuole
mostrare Malfoy, Ron, allora sei libero di tirarti indietro. Ma io, per
una
volta, sono davvero curioso.”
Draco fece una smorfia. “Hai preso la
decisione giusta, Potter. E tu,
Weasley, per il tuo bene, faresti meglio a venire.”
“È una minaccia?”
chiese Ron, il volto improvvisamente rosso.
“Non sto minacciando nessuno,”
disse Draco. “Sto solo cercando di dirti che
sarai piacevolmente sorpreso da ciò che vorrei mostrarvi, e
ti odieresti per
essertelo perso.”
“Perso cosa?” chiese una voce
femminile.
Draco si voltò e vide Ginni e Luna, che
erano arrivate alle sue spalle.
Ginny lo guardava con aria interrogativa, mentre Luna fissava il muro
con uno
strano, ma intenso, interesse.
“Malfoy vuole mostrarci
qualcosa,” rispose Ron, “ma non vuole dirci cosa, e
francamente non mi fido di lui.”
Ginny alzò gli occhi al cielo,
“Oh, ma davvero, Ronald.”
“Che
c’è?” chiese Ron esasperato.
“Siete diventati tutti matti? Perché
all’improvviso sono io l’unico che non
crede che l’improvviso interesse di Malfoy a mostrarci
qualcosa sia una cosa buona?”
“Le cose buone arrivano a coloro che
sanno aspettare,” disse Luna con
calma. Distolse lo sguardo dalla parete e guardò Draco con i
suoi grandi occhi.
“Io sono interessata a vedere quello che vuoi
mostrarci.”
“Anch’io,” disse
Ginny.
“Ed io pure,” disse Harry.
Ron fissò i suoi amici con orrore, ma
alla fine si arrese. “E va bene!
Vengo anch’io. Ma non lamentatevi quando dovrò
ripetervi ‘Ve l’avevo
detto.’!”
Ignorarono tutti Ron, cominciando a seguire Draco
verso la torre dei
Caposcuola. Quando qualcuno provava a chiedergli qualche informazione
su che
tipo di sorpresa aspettarsi, lui si limitava a dire loro di stare
calmi. Era
rimasto sorpreso che l’avessero seguito tutti così
facilmente – beh, tutti
tranne Ron – ma immaginò che forse se Harry
era stato in grado di capire i suoi sentimenti per Hermione, allora
probabilmente il resto di loro era stato altrettanto sveglio. E
probabilmente
pensavano che se era stato capace di amare Hermione Granger, non poteva
essere così cattivo.
Quando arrivarono al ritratto, Marius
sobbalzò alla vista di tutti loro. “Ancora
ospiti, signor Malfoy?”
“Che cosa intendi con ‘ancora’?”
chiese Ginny.
“Ci sono già due
ragazze dentro,”
disse Marius. Incrociò le braccia sul petto, alzò
il naso all’aria e disse, “Humph.”
Draco guardò il cavaliere, sperando che
non rivelasse la sorpresa.
“Due ragazze?”
disse Ginny,
contraendo il viso. “Che schifo. Malfoy, perché ci
hai portato qui per vedere due ragazze?”
Improvvisamente, Ron sembrava meno irritato, e
molto più interessato.
Drago sospirò. “Prugna
zuccherata, Marius. Apri questa maledetta porta.”
Marius obbedì, ma disse a bassa voce,
“Un giorno di questi imparerai a
portare rispetto ai ritratti!”
Draco fece un passo avanti e si voltò
verso gli altri. “Restate qui,”
ordinò; voleva controllare la sala comune prima di farli
entrare.
Nessuna delle due Hermione era nella stanza, e per
un breve istante Draco
andò nel panico. Dove diavolo potevano essere andate? Ma poi
udì le risate
provenire dalla stanza di Hermione, e sospirò sollevato.
“Chi sono le due ragazze,
comunque?” chiese Ron con finta indifferenza.
Draco lo ignorò e
s’incamminò verso la stanza di Hermione. La porta
era
chiusa, perciò bussò.
“Ehi,” disse attraverso la
porta. “Sono tornato. Apri la porta.”
“Un attimo solo!” disse
Hermione in risposta. Draco non avrebbe saputo dire
quale delle due, però.
Harry, Ron, Ginny e Luna, intanto, avevano
lentamente raggiunto Draco.
“Quella voce,” disse Harry.
“Sembrava -”
Improvvisamente, la porta della stanza da letto si
aprì e Hermione – la
loro Hermione – apparve dinanzi a loro con un grande sorriso
sul volto. L’altra
Hermione raggiunse con un balzo la porta, ridacchiando.
“Ehi! Stavamo solo -”
Hermione s’interruppe quando vide le
persone alle spalle del ragazzo.
Ginny sussultò, mentre Harry e Ron
spalancarono la bocca. Luna agitò la
mano di lato e disse, “Oh,” con voce sognante.
“Hermione,” sussurrò
Harry. “Cosa.. come.. cosa?”
Draco prese la mano di Hermione e la condusse fuori
dalla stanza. “È una
lunga storia – e sono certo che ve la vorrà
raccontare. Ma per ora.. ecco cosa
volevo mostrarvi,” disse. “Hermione.
La
nostra Hermione.”
Tutti quanti la guardarono confusi. Draco sorrise
pensando a cosa dovevano
immaginare gli altri, vedendo due Hermione, chiedendosi come fosse
possibile
che la loro potesse essere proprio
lì.
Ma nessuno osava ancora chiederlo.
“Oh Merlino,” disse Ginny,
coprendosi la bocca con le mani. Draco intravide
le lacrime formarsi agli angoli degli occhi della ragazza.
“Hermione? Sei
proprio tu?”
Hermione sorrise e annuì.
“Sono proprio io, Gin.”
Era tutto quello che la rossa aveva bisogno di
sentirsi dire.
Immediatamente si fece avanti, gettando le braccia attorno al collo di
Hermione.
“Sei tu! Sei proprio tu! Ma come?”
Hermione ridacchiò, ricambiando con
forza l’abbraccio di Ginny. “Come vi ha
detto Malfoy, è una lunga storia. Per ora diciamo solo che
sono viva. Anzi..
non sono mai morta, tanto per cominciare.”
“Miseriaccia,”
mormorò Ron. Lentamente si avvicinò a Hermione.
Afferrò
Ginny e disse, “Fatti da parte, sorellina. Risparmia qualche
abbraccio per
noi.”
Ginny lanciò un’occhiata a suo
fratello, ma lasciò andare Hermione.
“Hermione,” sussurrò
Ron. “Non posso crederci.. non
capisco.”
“Non ne sono sorpresa, Ronald,”
disse Hermione, stringendolo in un
abbraccio amichevole. “Non capisci tante
cose.”
“Ehi!” disse lui sulla
difensiva. Ma ricambiò l’abbraccio con
delicatezza,
arrossendo.
“Hermione, è fantastico
riaverti con noi,” disse Luna, quando Ron ebbe
finito di abbracciarla. Guardò l’altra Hermione da
sopra la spalla della loro.
“Lo stesso per te, Hermione.”
L’altra Hermione sorrise a disagio quando
improvvisamente tutti gli occhi
puntarono su di lei.
“E tu
cosa ci fai di nuovo qui?”
le chiese Ron. “E tu come
fai a
essere viva?” aggiunse rivolto alla vera Hermione.
“Niente di tutto questo ha
senso! È solo un elaborato scherzo di Malfoy!”
“Weasley, chiudo il becco,”
disse Draco.
Hermione rise. “Non è un
trucco, Ron. Per farla breve: non sono mai morta.
Silente voleva solo far pensare a
tutti voi che fossi morta, per proteggermi. Nel frattempo, ho passato
gli
ultimi due mesi nella Stanza delle Necessità, in una specie
di coma, finché
Malfoy non mi ha trovato e non è riuscito a svegliarmi.
Visto? Tutto qui, davvero.”
Ron la guardò, sbigottito, e
così fecero gli altri. Tutti tranne Harry, a
dire il vero.
Draco vide lo sguardo di Hermione posarsi sul suo
migliore amico, come se
non lo avesse visto fino a quel momento. La guardò arrossire
leggermente..
mentre un sorriso cominciava lentamente a formarsi sul suo volto.
“Ciao Harry,” disse lentamente.
Harry non disse niente. Fece qualche passo avanti e
l’abbracciò,
circondandola con le braccia, le spalle che tremavano come se stesse
piangendo,
Hermione lo strinse a sua volta, cominciando a
piangere anche lei. E, a un
tratto, Draco non riuscì più a guardare la scena
del loro ritrovarsi.
In silenzio, si fece da parte, diretto verso la sua
stanza. Pensava sarebbe
stato carino da parte sua, concederle un po’ di tempo per
stare con i suoi
amici. E poi, non sopportava la vista di Hermione e Harry abbracciati.
Entrò nella sua stanza, e stava per
chiudersi la porta alle spalle quando
l’altra Hermione ci mise una mano sopra, mantenendola aperta.
“Ti dispiace se mi unisco a
te?” chiese.
“Assolutamente no,”
mormorò, facendole segno di entrare.
“Accomodati.”
Lei gli sorrise sollevata ed entrò nella
stanza, chiudendo la porta alle
sue spalle. “È stato alquanto
imbarazzante.”
“Non dirlo a me,” disse Draco,
lasciandosi cadere sul letto.
“Questa ragazza è
così fortunata,” disse lei con tristezza,
sedendosi
accanto a lui. “Ad avere amici così contenti di
rivederla. Ti ho detto come
hanno reagito quando io sono
tornata
nel mio mondo?”
Draco scosse la testa.
“Non hanno avuto nessuna
reazione,” rispose lei lentamente. “A quanto pare,
non vogliono avere niente a che fare con me.”
“Mi dispiace,”
mormorò Draco.
“Oh, a me no,” disse lei,
scuotendo la mano come se non avesse importanza.
“Voglio dire, un tempo erano i miei migliori amici, e volevo
loro molto bene.
Ma mi avevano abbandonato da molto tempo ormai, quindi la loro reazione
non ha
avuto su di me l’effetto che avrebbe dovuto avere. E poi, ho
Draco. E Pansy e
Blaise. Quindi va bene così.”
“Mi fa piacere,” disse Draco,
con un sorriso forzato.
“Ehi, su col morale,” disse
Hermione, posandogli una mano sul ginocchio.
“L’abbraccio cui hai assistito non è che
un abbraccio fra amici. Fidati di me.
Ho passato l’ultima mezzora o giù di lì
con lei. So a chi appartiene il suo
cuore in questo momento.”
Draco rise. “Ah sì?”
“Sì,” disse lei, con
un sorrisetto. “E non hai niente di cui
preoccuparti.”
Fece una pausa per un momento, poi rise. “È
fantastica. E non lo dico perché
sono di parte. È davvero unica nel suo genere – il
che è davvero strano per me
da dire, visto che è un’altra versione di me
stessa. Eppure – è divertente, è
intelligente, è semplicemente.. fantastica. E sai qual
è stata la prima cosa
che ha voluto fare con me? Scambiarci i vestiti!”
Draco rise. “Beh, è sempre stata
una sua fantasia.”
“È sempre stata anche una mia
fantasia,” disse lei. “Avere una gemella
è
fantastico. Peccato che non potrò rivederla.” Il
suo sorriso svanì lentamente
mentre abbassava lo sguardo sulle mani che teneva in grembo.
Anche la risata di Draco sparì.
“Già.. è vero. Il collegamento
sarà
interrotto dopo questo viaggio, giusto?”
Hermione annuì. “Esatto. E non
potrò mai più rivedere nessuno di voi.”
A Draco non piaceva per niente questa situazione.
Aveva imparato ad
apprezzare questa Hermione, anche se non quanto la sua
Hermione, e gli sarebbe mancata parecchio quando se ne sarebbe
andata.
Rimasero seduti in silenzio per un po’,
ascoltando le voci eccitate che
provenivano dall’esterno. Non molto dopo, ad ogni modo, le
voci si spensero e
immediatamente qualcuno bussò alla porta di Draco.
“Avanti,” disse lui.
Hermione aprì la porta lentamente e
sporse la testa. “Ehi! Perché ve ne
siete andati?”
“Ti stavamo lasciando sola con i tuoi
amici,” rispose Draco con voce tesa.
“A proposito, dove sono andati?”
“Oh, se ne sono andati. Ho detto loro che
ero stanca e che li avrei
raggiunti dopo.”
Draco annuì.
“Fantastico.”
L’altra Hermione sorrise. “Sono
così contenta che si sia sistemato tutto
qui,” disse. “Ma ora devo proprio andare.”
“No!” protestò
Hermione. “Sei appena arrivata!”
“Sono stata qui fin troppo a lungo, a
dire il vero,” disse l’altra,
alzandosi dal letto. “Il Ministro probabilmente si
sarà domandando cosa mi sia
successo. Dovrei proprio tornare prima che vengano qui
loro a riprendermi.”
“Oh. Già,” disse
Hermione, corrugando la fronte. Si avvicinò a lei e
l’abbracciò. “Sono davvero contenta di
averti conosciuta, almeno.”
“Anch’io,” disse
l’altra Hermione, asciugandosi velocemente le lacrime.
“Diamine, ti conosco da così poco tempo, ma mi
mancherai davvero.”
Hermione fece un sorrisetto. “Anche
tu.”
Draco si alzò, togliendosi dal collo il
medaglione che serviva per
l’incantesimo. “Ecco,” disse, porgendolo
all’altra Hermione.
Lei scosse la testa. “No, puoi tenerlo
tu, per ricordarti di me e non
dimenticarmi.”
“Non credo sia possibile,”
disse lui, con un caloroso sorriso. La strinse
in un abbraccio e le sussurrò all’orecchio,
“Prenditi cura di te, Granger. E
per favore, prenditi cura dell’altro me.”
Lei rise. “Lo farò rigare
dritto, promesso.”
Lui fece un sorrisetto e si allontanò
leggermente. Abbassò lo sguardo su di
lei. “Grazie, Granger. Grazie di tutto.”
“È stato un
piacere,” disse, lasciandolo andare. Mise una mano sulla sua
–
quella che reggeva il medaglione. “Aperio.”
Il portale apparve davanti a loro per
l’ultima volta.
“Wow,” sussurrò
Hermione. “È meraviglioso.”
L’altra Hermione sorrise. “Lo
è davvero.” Guardò Draco e poi
tornò a
guardare Hermione. “Vi auguro il meglio.”
“Grazie,” disse Draco.
Lei sorrise. Si voltò verso il portale,
ma Hermione la fermò. “Aspetta!”
L’altra Hermione si fermò e si
voltò, guardandola con curiosità.
“Voglio darti
qualcosa,” spiegò
Hermione. Velocemente, corse fuori dalla stanza, lasciando
l’altra Hermione e
Draco a scambiarsi un’occhiata interrogativa. Qualche secondo
dopo, tornò di
corsa nella stanza, con una delle sue camicie babbane in mano.
“Voglio che tu prenda questa,”
disse, porgendola alla ragazza.
Draco fece un sorrisetto, sapendo esattamente
perché le stava regalando un
suo capo d’abbigliamento.
L’altra Hermione sembrò capire
a sua volta. Sorridendo, prese la camicia, e
poi si tolse la sua, rimanendo con una canotta soltanto, e la porse a
Hermione.
Si stavano scambiando i vestiti.
“Grazie,” disse Hermione.
Abbracciò un’ultima volta la sua gemella.
“Addio.”
“Addio,” disse
l’altra Hermione con dolcezza. Guardò Draco.
“Trattamela
bene, mi hai sentito?”
“Forte e chiaro,” disse Draco,
sorridendo.
Poi lei entrò nel portale, e
sparì. Per sempre.
Draco e Hermione si concessero un sospiro
collettivo quando una sensazione
di vuoto riempì la stanza.
“È stata una giornata molto
lunga,” disse Hermione all’improvviso.
Draco annuì in segno di approvazione.
“Sì, è vero.”
“Tornerò a lezione
domani.”
“L’avevo immaginato.”
“Saranno tre mesi molto
interessanti.”
“Già, molto
interessanti.”
Uscirono entrambi dalla stanza e si diressero verso
la sala comune.
Quando passarono accanto alla stanza della ragazza,
Hermione disse, “Sai
cosa è strano? Il fatto che tu sia stato in grado di entrare
nella mia stanza
per prendermi l’orsacchiotto. Che cosa sarà
successo all’incantesimo che avevo
fatto all’inizio dell’anno? Quello che avrebbe
dovuto impedire alle persone di entrare?”
Draco si strinse nelle spalle. “La tua
‘morte’ in qualche modo deve averlo
cancellato. Devi aver perso la connessione con l’incantesimo.
Spero che non ti
dispiaccia che sono entrato per prendertelo.”
“Oh no,” disse lei.
“Figurati. Voglio dire, non è come se fossi
entrato per
leggere il mio diario o simili.”
Draco praticamente inciampò sui suoi
stessi piedi. Deglutì. “Già..
uh..”
Hermione scoppiò a ridere.
“Non fingere di non averlo letto, Malfoy.
Hermione mi ha detto tutto.”
In silenzio, Draco maledì
l’altra Hermione per la sua bocca larga.
“Ascolta, Granger, non volevo, ma.. beh, lei
mi ha costretto!”
“Risparmia il fiato,” disse
Hermione, alzando una mano per zittirlo. “A
meno che non mi dici che ti ha puntato contro una bacchetta,
minacciando di
lanciarti un Avada Kedavra, non sono interessata a sentire le tue
scuse.”
Draco sospirò. “Lei.. mi ha
puntato contro una bacchetta, minacciando di
lanciarmi un Avada Kedavra?”
“Bel tentativo,” disse lei,
colpendogli scherzosamente il braccio. Sospirò
esageratamente. “Adesso dovrò trovare un nuovo
posto per nasconderlo.”
Draco fu sbalordito per quanto la ragazza desse
poca importanza a tutta
quella situazione. Non sembra neanche arrabbiata con lui.
“Non sei arrabbiata?”
“Arrabbiata?” disse lei.
“No. Umiliata? Decisamente. Immagino tu abbia
letto cosa ho scritto su di te.”
“Sì,” disse lui
lentamente.
“Tutto quanto?”
“Abbastanza.”
Lei sbruffò, coprendosi la faccia con le
mani. “Sono una stupida.”
Draco fece un sorrisetto. Le prese le mani e le
scostò gentilmente dal
viso. “Non se una stupida. A dire il vero mi è
piaciuto tutto quello che hai
scritto su di me. Beh, tranne tutto quello che hai scritto per il primo
mese,
più o meno.”
Lei rise. “Mi dispiace per
quello,” mormorò.
“Non devi essere dispiaciuta, Granger.
Sono stato un idiota con te.
Considerando il mio comportamento, direi che sei stata alquanto
generosa nelle
tue descrizioni. Ma.. forse sei stata un po’
più generosa nei mesi successivi.”
Lei cominciò ad arrossire.
“Vuoi dire tutte quelle cose che ho scritto sul
fatto che io -”
“Sul fatto che tu eri profondamente
innamorata di me e volevi avere dei
figli con me? Sì, è quello che voglio
dire,” la provocò lui.
“Oh, ma stai zitto!”
esclamò lei, dandogli una spinta sulla spalla.
Draco rise. “Va tutto bene, Granger,
perché anch’io ero profondamente
innamorato di te.”
Entrambi rimasero di ghiaccio a quelle parole. Gli
occhi di Hermione si
spalancarono e lo guardò sorpresa.
“Anzi, a dire il vero, lo sono
ancora,” continuò lui dolcemente. Non aveva
neanche pensato prima di dirlo. Le parole erano semplicemente scivolate
sulla
sua lingua come se fossero le parole più semplici che avesse
mai pronunciato.
“Beh, chi l’avrebbe mai
detto,” disse lei con dolcezza. “Ecco un’altra cosa che abbiamo in
comune.”
Draco sospirò. Era bello poter esprimere
quei sentimenti ad alta voce.
Finalmente.
“Sai,” le disse, stringendo le
braccia attorno alla sua vita, “Luna ha
detto una cosa molto profonda prima. Penso si adatti perfettamente a noi in questo momento.”
“Ah sì?” chiese
Hermione, alzando un sopracciglio. “Che ha detto?”
“Ha detto, ‘le
cose buone arrivano a
coloro che aspettano’.”
Hermione chiuse gli occhi e sorrise con aria
sognante. “Ho sempre saputo
che Luna era una ragazza intelligente. È
una Corvonero, dopo tutto.”
Draco rise. Si chinò in avanti e la
baciò dolcemente sulle labbra. Poggiò
la fronte contro quella della ragazza, e le accarezzò una
guancia. La guardò
dritto negli occhi, e cominciò a innamorarsi di lei di
nuovo, come la prima
volta.
Non vedeva l’ora che arrivassero i tre
mesi successivi.