-Smettila Niall.- esclamò secco Harry. -Smettila un cazzo Styles! E' scappata da ore, non risponde al telefono e non abbiamo la più pallida idea di dove cazzo sia! Come pretendi che stia tranquillo?- il biondo era fuori di se. -Non pretende che tu stia tranquillo, ma così ti verrà un colpo.- intervenne Liam. -Malik ma che cazzo ti passa per la testa?- ringhiò Louis. -Senti io le ho solo detto quello che pensavo ok? E' vero, stava facendo la stronza con noi tre, io ho solo rivelato il suo piano.- disse secco il moro. -Ma che cazzo dici!- Louis non riusciva più a contenersi, lanciò un pugno secco sul volto di Zayn, facendolo sanguinare dal labbro. Ben presto si scatenò una delle risse più violente della quali i ragazzi fossero mai stati partecipi. A sostenere Zayn c'era solo Liam. Liam sapeva bene cosa succedeva al moro quando si innamorava, lui perdeva completamente la testa. Era quella la verità, Zayn aveva paura di amare completamente Alice, aveva paura di rimanere ferito. Ovvio, in quel gruppo tutti si volevano un bene immenso, ma tra Liam e Zayn c'era qualcosa di speciale. Erano più che amici, e se quei cinque davano l'impressione di essere cinque fratelli Zayn e Liam erano come gemelli. Si capivano al volo, era sufficiente uno sguardo.
La signora Smith tornò a casa con le lacrime. -Novità?- chiese speranzoso Harry. -Mi ha chiamata.- singhiozzò la donna. Cinque paia di occhi osservarono speranzosi la figura minuta. -Mi ha detto che è vero, è solo una ragazzina. Mi ha detto che vuole crescere.- la signora si accomodò lentamente su una sedia e ridusse la voce un sussurro. -Mi ha detto che per crescere si devono affrontare le proprie paure, è andata da LUI.- i ragazzi si osservarono confusi. -Lui?- chiese timido Harry. -Da suo padre.- terminò secca Ania.

Cosa cavolo sperava di ottenere? Lui non avrebbe certamente voluto accoglierla. E lei era stata la più idiota di tutti. Era disposta ad abbassare la testa davanti a quello schifo d'uomo che era suo padre. Si osservò intorno. La Scozia era incantevole. Alice si asciugò le lacrime e continuò a camminare sotto un cielo grigio che non lasciava uno spiraglio di luce. Era impossibile che lei avesse preso un aereo senza pensarci due volte solo per vederlo. Era pur sempre suo padre è vero, ma lei era sua figlia. Lei era in casa quando quell'uomo picchiò sua madre perche lei voleva lasciarlo. Quella scena ritornava in mente ad Alice ogni volta che si trovava al buio oppure quando chiudeva semplicemente gli occhi. Era come quando aveva quattordici anni: lei inerme, bloccata nella stanza dei suoi genitori completamente buia chiusa a chiave e suo padre che picchiava sua madre in cucina, ogni santo giorno.
Le goccioline di pioggia fecero tornare Alice al presente. -Cazzo.- biascicò lei. Non aveva neanche un maledetto ombrello, in più iniziava ad avvicinarsi la sera e lei non sapeva minimamente dove sarebbe potuta andare a dormire. Iniziava a rimpiangere la notte precedente, sull'aereo, tra una donna che russava come un trapano e un uomo che odorava di capra. Arrivò in un parco e si sedette stanca su una panchina. La pioggia continuava a bagnarle il volto e i capelli, ma non le importava. -Sapevo che saresti venuta in parco.- la voce alle sue spalle la fece sussultare, e un brivido le corse lungo la schiena. -Ero indeciso su quale però, a Edinburgo ce ne sono parecchi.- rise il ragazzo prima di sedersi accanto a lei e accoglierla tra le sue braccia.



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BuonCiao piccoli panda (?) sono tornata. Mi scuso per la "cortezza" del capitolo. Inoltre è un capitolo parecchio deprimente, ma finalmente il mistero del passato di Aliss è stato rivelato. Inoltre mi dispiace anche di avervi lasciato così, ma volevo vedere chi avrebbe indovinato di chi è la voce che ha fatto sussultare Aliss. Sono aperte le scommesse gente, lasciate qualche recensione :33