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Autore: Dave1994    02/06/2012    2 recensioni
Il viaggio di Vergil alla ricerca di sua moglie,Miranda.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vergil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno di ferie al Devil May Cry. L'atrio è vuoto e le voci solite di Lady,Trish e Nero oggi non rimbombano tra le pareti. Sono tutti a casa: chi dalla sua famiglia, chi semplicemente per prendersi un po' più di tempo per sé stesso.
Solo una persona è rimasta. Un uomo dall'impermeabile rosso e dai capelli bianchi come la neve.
Là, seduto sul divano, con in mano una vecchia foto logora e consumata dal tempo, sembra quasi stia aspettando qualcuno.
Il cellulare squilla. Lui lo prende dalla tasca e accetta la chiamata.
- Lady? -
- Ehi, ciao. Sei ancora in ufficio? -
- Sì. - risponde lui, senza enfasi. Il suo sguardo sembra piatto, vuoto. Assente.
- Volevo chiederti se ti andava di farmi un po' di compagnia al vecchio faro. Oggi è una bella giornata e...ecco, mi sarebbe piaciuto molto vederti. - dice la donna, con fare molto insicuro. La timidezza del suo sentimento risveglia Dante dal torpore e lo fa addirittura sorridere. 
- Mi piacerebbe, bella, ma...lo sto aspettando. Non è ancora ritornato. -
- Ah....ok.... -
- Ti prometto che stasera mi farò perdonare. Ok? -
- Ci conto, chiaro? - risponde Lady, attaccando la chiamata dopo un quanto mai poco convinto saluto. Dante potrebbe giurare di vederla mordersi le labbra. Fa sempre così, quando è imbarazzata.
L'acchiappademoni ripone il cellulare nella tasca e si sdraia sul divano.
L'amuleto di sua madre non riluceva ancora. Ma l'avrebbe presto fatto.
 
***
 
Mentre un fievole vento soffiava lungo il lungomare di Fortuna, le onde si abbattevano sulle rocce impregnando l'aria di salsedine. I gabbiani strillavano nel cielo, scendendo in picchiata ogni tanto in direzione di trote ignare della loro triste fine. Uno spettacolo unico, per romantici e vecchi lupi di mare.
Un uomo passeggiava lungo la spiaggia, lasciando dietro di sé orme presto cancellate dall'incessante moto ondoso del mare. Indossava un lungo soprabito color zaffiro, contro l'arancione del tramonto riflesso sull'acqua. I suoi passi erano lenti e quasi trascinati, come se non avesse nessuna fretta di raggiungere la sua metà. E in effetti, era proprio così.
Quanti pensieri affollavano la sua mente, in quel momento. Nemmeno lui ne aveva realmente coscienza: era come un coro di voci nel quale ognuno sussurra la sua. Un vero tormento.
Tuttavia, un'idea cominciava a prendere forma nella sua mente. Era già da un po' che aveva cominciato ad accarezzarla, riflettendo sui pro e sui contro.
Ben presto il suo meditare fu interrotto. Vergil avvertì una presenza alle proprie spalle, ma non sguainò la spada. Sapeva chi era.
- A quanto vedo, l'amuleto di nostra madre non ha smesso di funzionare. -
- Già, proprio così. - rispose una voce, profonda e degna di essere temuta e rispettata al tempo stesso. Non da Vergil, tuttavia: per lui, era solamente quella di suo fratello.
L'uomo in blu si voltò fino a trovarsi faccia a faccia con quello in rosso.
Dante lo osservò a lungo, con occhio indagatore.
- Avevi intenzione di passare a salutare, prima o poi? - chiese, incrociando le braccia.
- Sai che l'avrei fatto. Avevo solo bisogno di tempo per pensare. A te non succede mai? Sei ancora il ragazzino impulsivo e con gli ormoni a mille di vent'anni fa, per caso? -
- Cos'è che non va, fratello? Non cercare di mentirmi: anche gli altri se ne sono accorti. Stai sempre da solo, sembra quasi che tu ci stia evitando. Vuoi proprio che tuo figlio si abitui all'idea di non avere un padre, come lo ha fatto per tutta la sua vita? -
Vergil non rispose, mantenendo la stessa espressione fredda e distaccata. Intorno a loro, il vento crebbe e le onde si abbatterono con maggiore violenza sulla scogliera.
- Avreste dovuto lasciarmi laggiù. - disse Vergil, e la sua sentenza tagliò il silenzio come una ghigliottina.
Dante strabuzzò gli occhi, guardando il fratello un tempo maggiore con crescente stupore.
- Che...cosa? -
- Mi hai sentito. Guardami, Dante - disse Vergil, prendendo l'acchiappademoni per il bavero del cappotto - guardami. Potrei essere un coetaneo di mio figlio, per l'aspetto che porto. Non ho nulla, a questo mondo: non vi appartengo più. Non ho nulla per cui combattere, sono solo e non mi rifilare la solita minestra della famiglia e dell'amicizia. Nero ha la sua vita, ormai. Io non ne faccio più parte. -
Dante si liberò dalla presa e scrutò a lungo il fratello. Una crescente consapevolezza cominciava a farsi largo in lui.
Diamine, aveva ragione.
- E allora, Vergy? Cosa vorresti fare? Ucciderti? Andartene via, chissà dove, come hai fatto in queste settimane? Eh? -
- Non potrei mai togliermi la vita. Sai che sarebbe quantomeno...complicato, data la nostra natura - rispose l'uomo in blu - e finirei sempre al punto di partenza. Non voglio tornare laggiù, in quell'abisso senza luce. Voglio, piuttosto...andare avanti. -
Dante tacque per qualche secondo, cercando di parafrasare le parole del fratello.
- ...andare avanti? - chiese, con un filo di voce.
Vergil annuì.
- Andare avanti, fratello mio. Anziché laggiù, dirigermi verso...lassù. - rispose e alzò un dito verso il cielo. Le nuvole risposero con un lampo lontano, verso l'orizzonte: stava per arrivare un forte temporale.
I due fratelli rimasero in silenzio, limitandosi a osservare il mare ingrossarsi sempre più. I gabbiani avevano smesso di stridere già da un pezzo, volando via verso i loro nidi.
- Come puoi fare questo a Nero, Vergy? Dopo tutto quello che ha fatto per portarti qua, in mezzo a noi? -
- E' la cosa giusta da fare. E anche tu lo sai, Dante. Non è il mio posto questo. Dovrei essere...altrove.- rispose Vergil.
Poi, si avvicinò a Dante e gli sussurrò nell'orecchio una singola frase, che cambiò tutto il resto.
- Non si può alterare l'ordine delle cose. E' il ciclo della vita, fratello mio. -
Dante sorrise. Una citazione cinematografica, in quel momento? Melodrammatico.
- Non appartengo a questo mondo, e ne soffro terribilmente. Sento che mi manca qualcosa e finalmente ho capito. Mi manca l'abbraccio di Miranda. Ora che ho liberato la sua anima, voglio raggiungerla. Per non lasciarla mai più. -
L'uomo in blu si discostò da quello in rosso. Piangeva, silenziosamente.
- Mi dispiace, Dante. -
L'acchiappademoni non rispose. Abbracciò suo fratello, invece, come non faceva da molto, molto tempo. 
Gli voleva bene, e per questo lo avrebbe lasciato andare.
Era la cosa giusta da fare.
- Come farai, Vergy? -
- Esiste un rituale segreto - rispose Vergil, tirando fuori dalla tasca la collana di Miranda - che ben pochi conoscono sulla Terra. Agnus era uno dei pochi a esserne a conoscenza. Vedi, non sei stato l'unico a consultare il suo grimorio. -
Dante annuì, mentre suo fratello andava avanti con fare concitato.
- Esiste un modo per...andare avanti, prima della morte naturale. Che per me è comunque già avvenuta. E' necessario uno spirito che guidi il viaggiatore, ma...questo non è un problema. Qualcuno mi aspetta già da troppo tempo, dall'altra parte. - concluse Vergil, che sembrava sempre più distante. L'acchiappademoni l'avrebbe tenuto con sé ancora un po', ma aveva già preso la sua decisione.
L'uomo in blu guardò Dante, dritto negli occhi.
- Stanotte attraverserò il Velo. E raggiungerò Miranda. Ma, ehi - disse, sfiorando il volto di Dante con l'indice e il medio - non me ne andrò mai davvero. Una parte di me rimarrà sempre qua, con voi. Specialmente con te. Sei mio fratello. Ovunque andrai, mi porterai sempre al tuo fianco, anche se non riuscirai a vedermi. Io ci sarò. -
Dante non rispose, sorridendo. 
- Vai a salutare gli altri, allora. -
Vergil annuì, poi mise una mano sulla spalla dell'acchiappademoni.
- Arrivederci, fratello mio. Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo. -
Un minuto più tardi, Dante osservava la sagoma di suo fratello allontanarsi lungo la spiaggia.
 
***
 
Un ragazzo e una ragazza dormono nello stesso letto. E' notte fonda e la luna splende con forza sovrannaturale nel cielo.
Hanno fatto l'amore. Si sono concessi l'un l'altro, e si amano follemente. Vergil ha quasi timore di rompere quell'equilibrio così sacro, così intimo, avvicinandosi a suo figlio. Ma questa volta, è necessario.
Questo, è l'ultimo commiato.
Lo spadaccino accarezza il volto di suo figlio, così simile al suo, e poi fa una cosa che quasi mai ha fatto in vita sua.
Gli da un bacio sulla fronte.
Nero grugnisce nel sonno e inizia a russare, silenziosamente. Vergil sorride.
Poi, guarda Kyrie. E' così bella.
Inspiegabilmente, gli ricorda Miranda, e allora fa una cosa inaudita. Prende l'amuleto di Miranda, con un cuore dorato come ciondolo, e glielo lascia adagiato sul petto. L'incantesimo di ricordo che un tempo era presente sul metallo ora è svanito, lasciando al suo posto una tenue aura magica.
Poi si volta nuovamente verso Nero e sobbalza quando si accorge che lo sta fissando, con gli occhi socchiusi. Il cuore gli sale in gola, poi nota che è solo un riflesso da fase REM. Suo figlio si volta e torna a russare.
- Ciao, figlio mio. E..grazie. Grazie di tutto. Grazie di aver cambiato la mia vita. -
Poi si discosta e la luce della luna lo illumina, tuttavia senza proiettare la sua ombra sul pavimento. 
L'anima di Vergil ha già abbandonato il corpo. 
Voleva semplicemente fermarsi per un ultimo saluto.
La proiezione astrale del demone mezzosangue fa qualche passo in direzione della finestra, sporgendosi a osservare il cielo.
Allarga le braccia e abbraccia l'Oblio, cominciando a volare verso l'alto.
Qualcuno lo aspetta, oltre le nuvole. Riesce a vederlo nitidamente.
Poi aguzza lo sguardo, e scopre che è una donna dall'aria familiare. Sorride.
Come uno sbuffo di fumo, scompare, oltrepassando il Velo dell'Oblio. 
Nel cuore della notte, una ragazza di sveglia, girandosi sul fianco. Avverte un peso sull'addome, che cade sulle lenzuola con un tonfo soffocato. Lo prende in mano e si ritrova a stringere una collana d'oro, con un ciondolo a forma di cuore.
Kyrie lo guarda a lungo, senza chiedersi nulla.
Poi, lo indossa. E torna a dormire.
 
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Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
 
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
 
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
 
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
  
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