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Autore: ClaireLongHair    02/06/2012    1 recensioni
Un biglietto per Disneyland che mi porterà dritta dritta al capitan Jack Sparrow. Un biglietto che spingerà me a capire Johnny da dentro e non solo a soffermarmi sui suoi tratti fisici stravolgenti e intensi. A divertimento e risate, si alterneranno momenti di riflessione sempre sotto una luce ironica. Sette giorni lunghi e indimenticabili al fianco dell'uomo che ho sempre stimato senza mai averlo conosciuto direttamente.
Mi auguro col cuore che chi leggerà possa ritrovarsi un po' in ciò che ho provato a mettere giù ...
P.S. Help me! ho bisogno di numerose, numerose recensioni! ;)
GRAZIE IN ANTICIPO
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scherzo, scherzetto.

Sono già di fronte la camera 117 del Disneyland Hotel e comincio a pensare di dover indossare qualcosa di più comodo dei jeans. Apro le ante dell’armadio e rovisto nell’angolo in basso a destra. Scorgo la mia deliziosa tuta nera e fucsia con su stampata Minnie e corro a cambiarmi. L’avevo messa nel trolley di proposito visto che si sposa perfettamente col logo della Disney. Mi fisso allo specchio e noto con dispiacere che il mio naso è dello stesso colore della maglia. Si è arrossato di brutto per via del raffreddore nelle ultime ore! Che sia troppo ridicolo questo abbinamento? Mm … ritorno nell’armadio e capisco di non avere un cambio altrettanto carino e comodo, perciò comincio a pensare che la soluzione sia di ritornare dentro ai jeans.
Qualcuno sta bussando alla porta e infilandomi frettolosamente i pantaloni mi avvio ad aprire.
– Etciù! – starnutisco ancora. Sospiro e mi decido a raggiungere l’uscio della stanza. Apro la porta ma non c’è nessuno ad attendere, eccetto che un biglietto di carta ingiallita con un sigillo seicentesco appeso alla maniglia. Ammetto di essere davvero incuriosita. Mi agito sulla soglia e finalmente riesco a spiegare le alette della lettera in miniatura:

<< L’avventura è cominciata!
Ormai, l’aria è assai spietata.
Il tuo istinto combattivo
ti farà restare vivo?!
Ora, forza, datti da fare
ché da lì devi sloggiare.
Fai i bagagli ma non temere:
al coperto dovrai rimanere. >>

Rileggo quelle poche righe ancora un paio di volte. Avventura. Aria spietata. Istinto combattivo … È chiaro. Non può che essere una messa in scena questa filastrocca. Mi sento una sottospecie di moscerino che si illude di poter sfuggire alle grinfie del rospo dello stagno. Alzo lo sguardo dal foglio ingiallito e mi accorgo di essere ancora sulla soglia. Abbozzo un sorriso tra me e me. Cerco di capire che cosa provo e cosa vorrei fare ma intuisco che una sferzata di rassegnazione mi preme sul petto. In fondo mi trovo a vivere una settimana accanto a un raro, rarissimo, esemplare di fascinoso e carismatico uomo. Perciò sono disposta ad andare incontro all’ignoto, almeno credo.
 

“ora, forza, datti da fare ché da lì devi sloggiare!”

 
Bene.
Eccomi pronta. Ho indossato un foulard per scaldare la gola e mi sono munita di tracolla, mettendo dentro qualche pacchetto di medicinale, una scorta di fazzolettini e infine la solita roba. Finalmente raggiungo la hall dell’hotel. La cosa più logica sarebbe trovare Mr Depp alla reception. Ma si vede che la logica è  molto soggettiva in casi come questi. Chiedo al banco informazioni e non c’è nessuno che confessa di saperne qualcosa su dove sia il famigerato capitan Sparrow. Il ticchettio dell’orologio a pendolo mi martella i timpani. I secondi passano, ma di Johnny nemmeno l’ombra. Tamburello le dite sul piano del bancone mentre assisto all’arrivo di due famiglie scodinzolanti che agguantano le chiavi delle rispettive stanze e mi salutano con accento francese. Ricambio il sorriso che mi rivolgono con cordialità, trattenendo a stento un supersonico starnuto. 
– Ciao! –
Sobbalzo a quella voce, rovesciando il portapenne con cui giocherellavo. Mi volto di scatto e nel frattempo cerco di rimediare alla figuraccia fatta di fronte allo sguardo perentorio del personale di turno con un sorriso, come per dire “Mi spiace!”.
– Come ti senti? – mi domanda la voce. È Johnny finalmente.
– Diciamo che mi sendo un po’ “chiusa”. – esordisco in tono neutro, tamburellandomi l’orecchio sinistro con due dita.
– Non guardarmi con questa espressione. Non è colpa mia se ti sei raffreddata. – mi sorride lui con un pizzico di ironia.
– Lo so bene quesdo. – gli concedo un ennesimo sorriso e poi mi volto rapidissimamente per non starnutirgli addosso.
Sorride con sarcasmo, infittendo lo sguardo su di me e aggiustandosi il suo solito cappello sexy.
– Salute! – mi dice quando risollevo la testa.
– Grazie. Per un addimo ho avudo l’impressione che mi fosse volado il cervello dal cranio! È un sollievo che la desda mi pesi ancora … – constato seria.
Mr Depp ride di gusto. – Sarà meglio che andiamo. – afferma, prendendo a camminare.
Prondo?! Andiamo dove? – mi affretto a raggiungerlo.
– A Discoveryland. –
– E’ quel posdo dove prendono vida le profezie sulle cose fudure e roba simile? –
– Esattamente. Però lì saremo solo di passaggio. –
– Che vuoi dire? – chiedo, fermandomi di botto.
– Che faremo un salto al “Buzz Lightyear’s Pizza Planet Restaurant”, prenderemo un po’ di roba da mangiare a pranzo e poi vedrai tu stessa che cosa faremo. – mi spiega brevemente.
– Perché quesda espressione soddisfadda? – dico poco dopo, osservando il suo volto rilassato.
– Non c’è nessuna espressione. – mi risponde lui, sulla difensiva.
Gli sorrido furbastra: – Sei proprio sicuro che il programma di oggi non preveda attività poco adeguate al mio stato di salute? Ho quasi la febbre, sai? E ti confesso che mi dispiacerebbe finire su qualche giostra stritola-budella … – indago un po’ preoccupata.
– Stai tranquilla. – mi rassicura, toccandosi la barba – Non corri rischi di questo tipo. –
Pardon? – squittisco, dilatando le pupille e pensando a quali altri rischi vado in contro.
Johnny sovviene con aria Sparrowiana: – Oh, rimani calma. Ti prometto che la giornata sarà alla tua portata! –
 
Abbiamo appena varcato la soglia del Buzz Lightyear’s Pizza Planet Restaurant e rimango estasiata. Parecchi tavoli già stracolmi di gente sono serviti da camerieri con divise fluorescenti. Alzo lo sguardo e miniature di satelliti e pianeti riempiono il soffitto. Tutto ciò rende l’aria davvero suggestiva. Mi sembra veramente di essere nel 2512 o giù di lì. Al centro della sala c’è perfino un razzo rosso che contribuisce all’atmosfera spaziale assieme all’utilizzo di luci fluorescenti soffuse.
– Abbiamo un davolo riservado? – mi informo.
– Esattamente. Dobbiamo rintracciare Jaques. È lui che se ne sarebbe occupato. – mi spiega, frugando tra la folla: – Tu stai meglio? Se vuoi possiamo sempre tornare in hotel. –
– Scherzi? Mai sdada meglio. – lo assicuro, ammiccando.
– In effetti hai ragione. – ride quasi a prendermi in giro – Sembra che la voce ti esca con minore fatica di questa mattina, eh? –
– Oh, si. – e così dicendo apro la borsa: – Vedi, ho già finido un paccheddo di quesde caramelle balsamiche, ho bevudo ben undici tazze di dhe caldo e ho preso due aspirine. Mi sendo quasi come nuova. – gli racconto orgogliosa delle mie trovate “velocizza-guarigione”.
– Davvero? – mi domanda un po’ scioccato: – Undici the in meno di quattro ore?! –
– Si … undici dazze. –
– Ottimo lavoro. – poi mi guarda dalla testa ai piedi e prosegue: – Non hai paura di avere ingerito troppa acqua bevendo undici tazze da the? … –
Intreccio le braccia e con aria sospettosa gli dico: – Se sdai dubidando della pordada della mia vescica, beh: addendo a come parli, MrSoDuddoIo! –
Johnny scoppia in una sonorissima risata di fronte alla mia espressione imbronciata, attirando l’attenzione di molti, più di quanti ci guardavano già da prima.
– Spero per te che tu abbia ragione. – dice poi non appena smette di ridere.
– Beh, lo spero anche io. – confesso divertita. – Guarda, Jaques è proprio lì davandi a noi! – dico, salutandolo con un cenno.
Ordiniamo tre piatti di spaghetti all’italiana e mi mettiamo belli comodi aspettando che ce li portino.
– Comunque, che cosa faremo dopo pranzo? – sparo diretta e altrettanto entusiasmata, rompendo il silenzio.
– Mm, ti posso cominciare a dire che faremo una specie di viaggio. – inizia misterioso.
Lo guardo in direzione dei suoi occhiali fascinosi con aria oltremodo insospettita e realmente confusa.
– Che cosa c’è? – finge lui come se non capisse che la mia morbosa curiosità mi sta quasi facendo perdere la pazienza. – Torno tra un minuto. – annuncia prima che io possa ribattere.
– Pss! Jaques, che cosa ne sai du di quesda sorda di viaggio? – dico, catapultandomi su monsieur autista.
– Non posso aprire bocca questa volta, mi dispiace. – annuncia con rigore, senza batter ciglio.
Ci rimango davvero male. Non mi aspettavo una reazione simile.
– Ma perché?! Che cosa di cosda? Di promeddo che se mi dirai qualcosa non ne farò parola con Johnny. – dico secca, cercando di nascondere la delusione.
– Monsieur Depp si fida di me. E io ho dato la mia parola. Sai, lui ha detto che tu sei troppo pignola! –
– Sono COSA??? –
Monsieur Jaques scrolla le spalle con mezzo sorriso ironico sul viso. E alla fine sorrido anch’io. Però penso indispettita che … mi piacerebbe che Johnny me lo dicesse in faccia, se ne ha il coraggio!
 
Il fischio del treno di Discoveryland mi uccide i timpani.
Eh già. Abbiamo finito di pranzare e un treno fiabesco di vagoncini verdi e rossi ci si para davanti.
Jaques è il primo a salire. Ci sediamo in un comodo e familiare scomparto. Un cesto in vimini è posato in un angolino ed ha tutta l’aria di starci aspettando da qualche ora.
– E’ bello! – affermo annusando l’aria e guardandomi attorno.
– Oh, si … un gioiellino. Il più bel treno su cui io sia mai salito, te lo giuro. – dice, inforcando i mitici occhiali.
– Lo credo anch’io! – sorrido – C’è un’atmosfera quasi magica. –
– Ma il bello deve ancora venire. –
– Cioè? –
– Tu saresti, diciamo, disposta a metterti in gioco? – mi domanda serio, abbassando la voce quasi a sussurrare.
– Che vuoi dire? –
– Faresti qualcosa senza che questa ti assicuri nulla? –
– Credo di no. Se devo fare qualcosa è perché so che podrebbe perlomeno rendermi felice. –
– Ma se “quel qualcosa” non lo fai, non puoi sapere se in realtà ti avrebbe portato gioia o tristezza. Solo che: se lo fai non avrai rimpianti, se non lo fai avrai rimorsi. E inoltre se segui la prima possibilità potresti davvero scoprire quale conseguenza avrebbe causato il tuo atteggiamento. –
Rimango a bocca asciutta, sia per lo stordimento che per la logica confusa di quel discorso.
 – Allora?! – mi chiede capitan Jack Sparrow.
– Ho improvvisamente male alla testa, ma credo che … ci sto. – sputo alla fine poco convinta.
– Benissimo! – dice a denti stretti come a contenere l’entusiasmo.
Lo guardo in attesa di scoprire a cosa dovrò sottopormi e nel frattempo mi domando se per caso non mi pentirò seriamente di aver dato la mia buona parola.
– Che cosa c’è? – fa lui premuroso notando la mia espressione dubbiosa.
– E’ solo … Di cosa si tratta? … –
– ‘Di cosa si tratta’ cosa? – dice spaesato.
– Come ‘di cosa si tratta cosa’??? Della cosa che dovrei fare! –
– Quale cosa?! –
Lo guardo spazientita e per un attimo ho la sensazione che tutta la discussione di prima me la sia immaginata: – Mi sa tanto che prenderò una … Etciùùùùù! … un’aspirina. –
– D’accordo, d’accordo! … la cosa di cui parlavo era … Mi faresti una specie di favore? –
– Tu, Johnny Depp, chiedi un favore a me?? … ok, è ufficiale. Sto semplicemente sognando. – strabuzzo gli occhi mentre ingoio l’acqua in cui l’aspirina si era disciolta.
– Devi solo … fingerti una ragazza interessata ai provini di una nuova pellicola. –
Rischio quasi di sputare l’acqua che avevo in bocca ma mi trattengo appena in tempo.
– Non ho detto che ti sceglierà, ma devi solo darmi una mano. Se non troviamo un’attrice protagonista adatta entro la fine del mese sono certo che rinuncerà alla produzione del film. Un film che potrebbe riuscire benissimo! Sarebbe un vero peccato. –
– Io non voglio fare nessun provino o come si chiama. L’ultima cosa che sogno è proprio questa … e poi, chi dovrebbe scegliermi? –
– Si tratta di Tim … –
– Tim chi? –
– Tim lui … –
Inarco un sopracciglio, in preda alla disperazione: – Ti dispiacerebbe rispondere alla mia domanda senza girarci attorno? –
Johnny si alza, gira su se stesso e scruta il pavimento come a voler trovare le parole che gli mancano: – Tim Burton. E chi sennò? –
– Che cosa?! Credo che tu abbia bevuto. – dichiaro, alzandomi.
Lui ride: – Ascolta, ascolta. Adesso non c’è tempo – comincia mettendomi le mani sulle braccia – Ma stasera sarà tutto più chiaro. –
– Ho la triste sensazione che mi dovrei già pentire di averti dato la mia disponibilità … –
– Oh, dai … non sarà così male. – constata il mio caro pirata come a chiedere venia.
Il meccanico rumore delle rotaie del treno cullano il mal di testa che mi ha tramortito.
Sono passati pochi minuti, credo, dalla discussione avuta con Johnny e le idee non riescono a riordinarsi nella mia testolina. Che cosa gli è venuto in mente? Perché ha messo su la storia del provino? E che cosa c'entra tutto ciò con la mia fantastica vacanza? E, poi, perché ho accettato?! Che cosa sta escogitando??! E come mai sono inconsapevolmente sua complice???!
Una brusca frenata rischia di farmi finire dalla parte opposta del vagone in cui mi trovo.
– Che cosa è stato? – domanda Jaques, rimettendosi a sedere.
 Johnny sporge la testa fuori dalla nostra cabina: – Oh, non è nulla. È arrivato Tim. –
– Tim?! – domando con voce stridula, sperando di avere sentito male.
– Ehi, va tutto bene. Devi solo fingere di voler un ruolo nel nuovo film a cui stiamo lavorando. –
– Credo che sto per avere un attacco di convulsioni ... – biascico in prenda all'ansia.
– Non preoccuparti. È un tipo strano anche lui. –
Ed ecco che il famigerato Tim ci si para davanti.
Sbuca dalla porta della nostra cabina e per un attimo mi fissa, studiandomi.
Io faccio istintivamente lo stesso. Devo ammettere che è davvero un uomo un po’ strano. I capelli sono come lo specchio della sua persona … sembrano fiammelle di fuochi che punzecchiano l’aria che li sovrasta.
– Salve, gente. – comincia Mr Burton con aria gioviale.
– Oh, eccoti qui finalmente. – dice Johnny fissando l’orario che segnava l’orologio di Jaques.
– Mi spiace, John. Te l’ho detto che l’aereo avrebbe portato qualche ora di ritardo. – si giustifica lui togliendosi un po’ di polvere dalla giacca.
– E’ tutto ok. Siediti … – lo esorta il capitan Sparrow. – Vorrei presentarti la ragazza di cui ti avevo parlato. – e così dicendo si volta verso la mia faccia impietrita.
– E’ un piacere, signorina. – mi dice Tim stringendomi la mano.
– Il piacere è tutto mio. – rincaro, fingendo di avere una buona dose di entusiasmo nelle vene.
– Come si chiama … ? – dice poi voltandosi verso Johnny.
– Clara. Dice che lavorare con personaggi del tuo livello sia il suo sogno fin da quando era solo una lattante. –
A quella montagna di assurdità mi viene un impulso da dentro che mi spingerebbe a strozzare il mio caro mito, ma il buon senno di cui sono dotata mi impedisce di compiere atti estremi.
– E’ così come dice Johnny? – mi sorride poco dopo Tim.
– Più … più o meno. – dico con voce piatta.
– D’accordo. Ti farò qualche domanda come se ti stessi sottoponendo a una sorta di test. L’importante è che ti rilassi e non pensi che in gioco ci sia il tuo avvenire. – sorride – Ti senti pronta? –
– Mai stata più pronta di adesso in vita mia! –
– Bene. Così mi piaci! – sovviene Mr Canaglia!
Gli lancio uno sguardo spietato e lo zittisco sul colpo.
– Allora cominciamo. Hai mai preso lezioni di recitazione? –
– Uhm … veramente no. –
– Hai mai recitato in pubblico? –
– Credo di no …. –
– Fatto provini? –
– … nemmeno. –
– Preso parte alle recite scolastiche o robe simili? … –
– No. –
– Lavorato almeno dietro le quinte? –
– Ah ah, nulla di tutto ciò. – dico accompagnandomi con la testa.
Oh, che peccato!Mi sa che dovrò dire addio al mondo della recitazione. Penso maleficamente sollevata.
John, è sicuro lei la ragazza? gli domanda Tim con l’aria più trasandata del solito.
– Certo che è lei.– poi mi guarda come a supplicare: – Da brava … Racconta qualcosa a zio Tim. –
Tim Burton mi studia nei dettagli: – Ti piacerebbe davvero prendere parte a un nuovo progetto cinematografico? –
– Oh, in realtà … – comincio con voce sicura.
– IN REALTA’ Clara è molto introversa. E perciò deve rompere il ghiaccio all’inizio, ma dopo non la smette un attimo di parlare della sua passione per la recitazione. – mi interrompe Johnny appena in tempo.
– Allora nessun problema! – sorride Tim amichevolmente.
– Veramente un problema ci sarebbe. –
Si voltano tutti a guardarmi davvero straniti.
– … Il fatto è che a volte la realtà è ben diversa da come ci si presenta. I buoni sono cattivi, gli antipatici sono simpatici, le giustizie sono ingiustizie, gli amici sono nemici … va tutto un po’ così, in fondo. Adesso l’apparenza dice che io voglia fare un provino, nonostante dimostri di non sapere un accidenti sul mondo dello spettacolo, ma in realtà le cose sono diverse. Perché è vero che spesso nascondiamo chi siamo veramente dietro a una maschera. E forse è il caso di dire che anche io sono stata costretta a indossare una maschera che adesso, però, mi si è tolta da sola perché dentro di me c’è qualcosa che non ha niente in comune con la falsità. Perciò, è arrivato il momento di mettere la parola fine a questa discussione vuota. La mia fermata è qui e non voglio aspettare un attimo di più. – dico il tutto con un misto di rabbia e di seria convinzione che sorprende me stessa. Il mio tono di voce è sostanzialmente profondo e contrito e suscita stupore sia in Johnny che in Tim. Anche Jaques sembra meravigliato.
Tutti mi guardano attoniti. E io non so se sentirmi un’ idiota oppure la Montalcini.
– John, avevi ragione! – sghignazza Tim colpendo il braccio dell’amico.
– Oh … lo so! Ne ero sicuro! – annuisce Johnny, approfittando dello stupore del regista.
– Forse c’è stato un equivoco. – comincio, intuendo di avere suscitato qualcosa di diverso dall’aberrazione.
– Al contrario! Hai dato prova delle tue capacità interpretative. Sei stata così sicura e arrabbiata che sembrava una reazione del tutto spontanea e non recitata. È palese che hai la stoffa per fare l’attrice. – annuncia Tim Burton lieto, grattandosi la testa.
– Che cosa??! – domando stridula.
– Hai sentito? Congratulazioni. – sovviene Johnny dandomi un buffetto sulla guancia destra.
Jaques scoppia a ridere, nascondendosi la bocca dietro alle mani.
E io mi sento disperatissima e impotente.
Cerco di mantenere la calma: – Sono davvero lusingata, ma ho l’impressione che il mio messaggio non sia arrivato per  come speravo. –
Tim Burton e Johnny Depp non si degnano nemmeno di ascoltarmi. Continuano tutto il tempo a fare congetture sul mio ipotetico ruolo da protagonista, mentre a me sta venendo la voglia di piangere per il forte nervoso.
– Jaques, che cosa aspetti? Stappa lo spumante. – dice Johnny indicando la cesta in vimini di poco prima, continuando a sghignazzare.
– Dalla a me la bottiglia. – lo interrompo, appropriandomene quasi con la forza per evitare un brindisi senza motivo.
– Giusto. Ha ragione la ragazza. Deve stapparla lei! È lei che deve festeggiare. – rincara Tim, sistemandosi goffamente sul suo posto.
– Oh, è vero. Scusami per non averci pensato. – interviene Johnny passandosi la mano sulla nuca.
Rimango con la bottiglia tra le mani e deglutisco lentamente come a vivisezionare meglio la situazione.
Perché? Perché proprio a me?! Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Tim e Johnny fissano la mia espressione incerta e sbigottita. 
E io fisso la loro complice e incosciente pazzia.
Loro fissano me.
Io fisso loro.
Jaques fissa loro e me.
E noi fissiamo Jaques.
Poi tutti guardano la bottiglia che ho tra le mani.
E a questo punto la guardo anch’io.
Cala il silenzio.
– Che cosa c’è? – chiede Tim a Johnny con fare triste e deluso – Non le piace lo spumante? … – prosegue indicandomi con la mano
Johnny gli lancia un ridente sguardo a saetta: – E’ solo molto emozionata. –
Non è per niente vero! Sussulto tra me e me.
– Dovrai imparare a reggere alla tensione. Non ti ho nemmeno raccontato la trama del film e già sei quasi svenuta … – spiega Tim, lasciandosi scappare  una mezza risata. – Non dirmi che le hai già parlato tu dell’intreccio del film! – dice rivolgendosi a Mr Depp.
– No, credevo che ti facesse piacere che fossi tu a parlargliene. – spiega, incrociando le braccia.
– Esatto, quindi possiamo cominciare. Il nostro progetto è ambientato nel nebbioso inverno londinese del 1657. La protagonista è una ragazza assassina che per attirare l’attenzione del giovane di cui si è ossessionata compie un sacco di omicidi, facendo vittime ben 16 ragazzi dell’alta borghesia nell’arco di cinque mesi. Sedici sono anche i suoi anni. Quindi aspetta il suo diciassettesimo compleanno per compiere quello che si ripromette sarà il suo ultimo assassinio. Il suo piano è uccidere Robert, il ragazzo in questione, nel caso in cui questo non volesse cedere al suo amore malato. Alla fine il giovane riesce a vendicarsi uccidendo la protagonista per punire la sua irrefrenabile e odiosa pazzia. – butta giù tutto d’un fiato.
– Eh già, sarà il film dell’anno … Che te ne pare? – mi chiede Johnny serio, giocherellando con le aste dei suoi occhiali.
– Beh, senz’altro è avvincente. E sanguinoso. E piuttosto macabro. E vietato ai minori di diciotto anni. – dico a cantilena.
– Oh, questo lo sappiamo già. – ride Tim. – Ma tu vorresti firmare il contratto? Ti ci vedi nella parte? –
Sento delle goccioline di sudore freddo venirmi giù dalla fronte. – Ecco … sta succedendo così velocemente che non ci credo! – rido nervosa.
– E’ naturale. Ma sta’ tranquilla. Noi siamo del mestiere e sappiamo che cosa stiamo facendo! Vogliamo che tu ti metta in gioco perché hai del talento che va levigato. –
CHEEEE?
– Senti, è normale che ti senta sconvolta e con le idee in subbuglio. Voglio dire, c’è in gioco il tuo avvenire. Ma avrai del tempo per pensarci. D’accordo? –
Johnny, Johnny, che cosa stai combinando?! Quando arriva il momento in cui tutti ci facciamo una grossa risata e spunta il cameraman di Candid Camera? Credo che Tim se la sia veramente bevuta questa storia! E non mi sembra il caso di peggiorare la situazione. Dico bene, no?
– Sicuro! Avrai almeno quindici giorni di tempo per darci la tua risposta. Anche se vi confesso che mi aspettavo più entusiasmo da un’aspirante attrice come te. – insiste Tim.
Io non riesco a spiccicare parola perché non trovo nulla di appropriato da dire. Mi limito quindi a sorridere nervosamente e a girarmi poi di scatto perché gli starnuti, frutto del mio raffreddore, non cessano ancora.
 
Abbiamo appena finito lo spuntino del cesto in vimini ed eccoci arrivati a Disneyland Railroad. Jaques chiama la fermata e il trenino si arresta dandoci modo di scendere. Starnutisco un paio di volte per il cambiamento di temperatura e ci incamminiamo verso Horse-Drawn Streetcars. Saliamo su un tram trainato da cavalli Percheron e guardandomi attorno vedo che questa è una delle tante attrazioni per i bambini sotto ai cinque anni.
– Altro giro panoramico, Johnny? – domanda Tim sorridente. – credo di non avere parlato così tanto come oggi da un sacco di tempo. Ho esaurito tutti gli argomenti! –
Ridiamo sentitamente.
La canzoncina di una bambina poco distante da noi ci fa istintivamente voltare.
– Ehi, bambolina? … – comincia Tim carezzandole il mento.
La bambina lo guarda con una forte espressione interrogativa e si zittisce di colpo.
– Tim, l’hai fatta spaventare … – interviene Johnny.
– Eh si … guarda, sembra che stia per piangere. – osservo spontaneamente.
– Sono davvero così brutto? – mi chiede allora Mr Burton.
La sua è un’espressione divertita camuffata da un alone di offesa.
– Insomma, amico … certe cose le dovresti capire da solo. – sbotta Johnny con fare Sparrowiano.
Ridiamo a crepapelle! Sono davvero un’accoppiata vincente questi due.
– Ok, stai esagerando. Adesso vediamo che cosa ne pensa la bimba. – propone Tim.
– Forse è meglio lasciarla in pace. È sul punto di piangere secondo me. – dico io.
– Dai, non costa niente provare a sapere che cosa ne pensa. – insiste Tim – Senti, piccolina, ti fa paura zio Tim?? – chiede con un sorrisone forzato a trentadue denti.
La bambina comincia a giocherellare con le vispe codine biondo scuro sulla sua testa e assume un’espressione indispettita e capricciosa. Poi prende a masticare con scatti meccanici la gomma da masticare che aveva in bocca e inarcando lo sguardo fissa a turno ciascuno di noi.
Tim si inginocchia per potersi mettere alla sua stessa altezza e cerca di mimare buffe facce per strapparle un sorriso. Ma non c’è niente da fare. La bambina lo guarda stufa e arrabbiata fino a quando piega le labbra e esibisce una pernacchia al caro zio Tim, bagnandogli le lenti degli occhiali con qualche goccia di saliva.
Riprendiamo a ridere di cuore alla scena, vi assicuro, comica.
– Ottimo lavoro! – le si congratula Johnny facendole l’occhiolino.
La bambina allora alza il mento con aria impettita, si mette le mani sui fianchi e finalmente si allontana trionfante.
In questo frangente il problema del film di Burton non mi ha tormentato più la testa ma adesso mi ripongo la questione.
– Ragazzi, ho urgenza di fare una chiamata; voi aspettatemi pure al Coffee Grinder. Vi raggiungo subito. – annuncia Tim tirando fuori il suo cellulare.
Bene, questa è l’occasione giusta per fare quattro chiacchiere con Mr Depp! Deve decidersi a raccontare della messa in scena. Penso spietata.
Non appena siamo abbastanza distanti da Burton, afferro il braccio di Johnny e comincio: – Ok, adesso basta con questa idiozia. Non posso prendere in giro un professionista come Tim Burton. Mi sto sentendo falsa ed egoista, perciò voglio che tu gli dica la verità. –
– Cerca di essere ragionevole … – risponde Johnny.
– Io sono ragionevole! Adesso lui è convinto di avere trovato la sua talentuosa stella del cinema horror, mentre invece io non sarei opportuna nemmeno per girare una scena de “le superchicche”! E inoltre non ho mai avuto questa aspirazione. Mi sento una strega per avergli mentito. –
– E allora non mentirgli più. L’unico modo per rimediare è accettare veramente il ruolo in questo film. – dice Johnny, incrociando le braccia.
– Vuoi scherzare?! Va bene, se non vuoi svelare tu questa buffonata, lo farò io stessa. – concludo veramente stanca.
Johnny non ha modo di aggiungere altro perché Tim ha appena varcato l’ingresso del Caffè.
– Tim, devo dirti una cosa. – comincio prima che le mie intenzioni possano venire meno.
– Oh, lo sapevo. Finalmente ti sei decisa allora … sapevo che eri una ragazza in gamba! – mi sorride soddisfatto.
– Aspetta, aspetta … la risposta è “no”. Ma prima, in realtà, dovrei darti delle spiegazioni. Sei uno splendido regista e credo che nel tuo genere sia stato l’unico nella storia del grande schermo. Hai la stima di tantissime persone e indubbiamente anche la mia. Voglio essere sincera con te … è stata tutta un’idea di Johnny ma visto che non mi sono tirata indietro mi assumo le mie colpe. Mi ha chiesto se potevo fingere di ottenere una parte nel vostro nuovo progetto perché tu, non trovando un’attrice adeguata, volevi rinunciarci. Pochi istanti dopo sei salito sul treno e io non ho trovato il modo di mettere a tacere l’assurda idea che vedeva me come un’aspirante attrice. Allora tutto è venuto fuori da sé, ma prima che sia troppo tardi devi sapere che oggi non hai trovato nessuna attrice protagonista per il tuo nuovo film o che almeno non sarò io. Mi dispiace. –
Finalmente il peso sulla mia coscienza scompare del tutto. Rivolgo prima a Tim e poi a Johnny un lieve sorriso di scusa e prendo posto in una sedia poco distante.
– John, questo da te non me lo aspettavo proprio. Ti conosco da una vita e questa è la delusione più grande che potevi darmi! – sbotta Tim, alzando il tono.
– Ehi, non esagerare adesso. Sapevo bene quanto ci tenevi a questa pellicola. L’ho fatto per te e non certo per interessi miei. – fa Johnny difendendosi.
– Ah, bene. allora dovrei pure ringraziarti? Mi hai preso in giro! Dove sta la tua lealtà?! E guarda quella mocciosa poi … complimenti! Viva la sincerità delle nuove generazioni. Il mondo non potrebbe che peggiorare … – riprende poi, indicandomi.
Un momento, un momento! Non credo di meritare certe offese.
La gente del locale si volta dalla nostra parte. Alcuni vanno via, altri invece si fingono disinteressati ma la tensione sale sempre più in alto.
– Datti una calmata, non è il momento più congeniale per reagire così. – considera Johnny.
– Datti una calmata tu, brutto egoista bugiardo! – e così dicendo lo spinge.
– Metti giù le mani! Non voglio dare spettacolo di violenza. –
I due prendono posto poco distante dalla mia sedia. Non si rivolgono più la parola ma sembra che ci sia ancora qualcosa in sospeso.
A un certo punto Tim lancia uno sguardo da sopra gli occhiali a Johnny il quale nel frattempo si mordicchiava il labbro inferiore. Li guardo sospettosa e non appena Jaques scoppia in una eclatante risata anche quei due cedono e prendono a ridere con trasporto. Li guardo a bocca aperta non riuscendo a capire che cosa ci sia di così divertente.
– Ci è proprio cascata!? Ahahahah –
– Ma hai visto che faccia seria che aveva?! Ahahahah –
– Basta, basta … potrei morire dal ridere! –
– E’ stato … è stato davvero esilarante! –
Continuano a ridere sonoramente per qualche istante ancora. Tim sbatte il pugno sul bancone del bar e Johnny si tiene la pancia dal forte ridere. Jaques si asciuga addirittura le lacrime.
– Ma siete impazziti o cosa!? – chiedo al culmine della sopportazione.
– No, tesoro. Pazzi lo siamo tutti. Il bello è che grazie all’essere bizzarri riusciamo a ridacchiare come  dei bambini. – esordisce Tim, ansimante per le risate.
– Proprio così. Diciamo che tu pensavi di essere la carnefice mentre in realtà eri la vittima! Scusa ma era da tempo che non escogitavamo scherzi simili! – spiega il caro zio Johnny.
– Praticamente non c’è nessun film? – chiedo incredula ma al contempo sollevata.
– Esattamente. –
– Magnifico … – sussurro, sentendomi un po’ presa in giro.
Ci guardiamo dopo qualche istante di silenzio ed ecco che per magia … ritorniamo a sganasciarci dalle risate!
E ridi prima, ridi ora, ridi poi … tutto questo riso sommato alle undici tazze da the fa “urgente bisogno di andare in bagno!” Corro corro e corro e finalmente vedo la porta del bagno!
Poco dopo ritorno al tavolo e Johnny sorridendo mi dice: – E’ tutto ok? –
– Oh, si … devo ammettere che, adesso che esulta anche la mia vescica, va ancora meglio! – ;)
   
 
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