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Autore: Simona_Lupin    02/06/2012    29 recensioni
1977. L'ultima occasione.
L'ultima occasione per respirare la magia di Hogwarts, la casa più bella, nell'ultimo anno di dolce spensieratezza.
L'ultima occasione per James di sgraffignare il cuore di Lily invece di uno stupido Boccino d'Oro.
L'ultima occasione per Lily di dare un due di picche alla Piovra Gigante e concedersi agli sfiancanti corteggiamenti di James.
L'ultima occasione per Sirius di chiudere le porte al suo orribile passato e aprirle a un amore che non ha mai conosciuto.
L'ultima occasione per Remus di far splendere ai raggi di luna la sua anima al posto del sangue delle sue ferite eterne.
L'ultima occasione per Peter di ricevere la luce di un sorriso amico prima di precipitare nell'oscurità del male senza speranza di riemergere.
L'ultima possibilità. Di amare, di lottare, di essere coraggiosi. Di vivere.
L'ultima possibilità di stringere tra le mani la vita di qualche sogno prima di gettarli via, tra le polveri di una guerra senza fine in cui tutti rimarranno prigionieri.
Dal capitolo 12 [Miley/Remus]:
« Tu riesci a mangiare mezza tavoletta di cioccolata in un colpo solo? » si incuriosì Miley, disorientata.
« Mezza tavoletta è una routine ormai assodata » fu la risposta. « Riesco a fare molto meglio. Tu, invece... riusciresti mai a farlo? »
Miley ingoiò il cioccolato e riflettè con calma, poi incrociò le braccia al petto e lo studiò. « Mi stai sfidando, per caso? »
Remus trattenne una mezza risata e scrollò le spalle, senza riuscire a mascherare il divertimento. « Se dicessi di sì? »
« Oh, John, vedrai » rise di rimando lei, guardando prima lui, poi il cioccolato con aria di sfida.
« John? » chiese lui, stranito, inclinando il capo.
« John » ripetè lei, annuendo. « E' il tuo secondo nome, no? Ti sta bene ».
John. Nessuno lo aveva mai chiamato così. Sorrise. Gli piaceva.
Dal capitolo 14 [Lily/James]:
« Come stai? » mormorò Lily a bassa voce, sorridendo ancora.
James annuì, per poi accorgersi che non era una domanda a cui rispondere con un sì o un no e riprendersi.
« Molto... molto bene, grazie » rispose, passandosi una mano tra i capelli. « Sono contento di vederti ».
« E io sono contenta che tu sia vivo » rise lei. « Così potrò realizzare uno dei sogni della mia vita ».
« Cosa? » fece lui, fingendosi ammiccante. « Uscire con me? »
« No » rispose lei, allegra. « Ucciderti personalmente ».
Dal capitolo 20 [Scarlett/Sirius]:
Era la prima volta che la teneva tra le braccia. La strinse a sé, protettivo come non si era mai sentito verso qualcuno, e si chiese perché, perché mai quel momento dovesse finire. Perché fosse destinato a rimanere solo un piccolo sprazzo di gioia isolata in una vita costellata di dolori e flebili attimi di felicità inespressa. Perché per lei non potesse significare quello che significava per lui. Perché non potesse durare solo... solo per sempre.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Questo capitolo è per te, bastarda.
Tu, che mi chiedevi una storia sui Malandrini da secoli.
Tu, che mi hai aiutata non sai quanto, senza rendertene conto.
Tu, che dopo questa dedica, se lascio matematica non puoi farmi la ramanzina.
Tu, che sei la mia migliore amica, insieme a tutte quelle altre pazze che mi ritrovo intorno.
Tu, che ti fai voler bene ma che fai anche venir voglia di picchiarti.
Tu, che alla fine picchi sempre me.
Tu, che tra Cunctator, Coldplay, Ariel, Smagriti, pizza ai frutti di mare, temporeggiatori imboscati e Judas mi hai fatta morire dal ridere.
Tu, che ci sei sempre, e continuo a notarlo con sorpresa ogni giorno.
Ti voglio bene e scusa se ho rovinato i tuoi denti perfetti con questa dedica. Sei bellissima lo stesso, ma già lo sai bene!
Grazie sempre. E fuck.





Capitolo 10


La doppietta di James





 

 

 
« SVEGLIAAAAAAAA! »
L'urlo di Remus andò a vuoto, inutile dirlo.
Quel sabato mattina, il giorno del primo incontro del Campionato, stava cominciando esattamente come tutti gli altri: Frank, come suo solito, stava in bilico sull'orlo del letto, le labbra dischiuse, rantolando appena; Peter era raggomitolato a riccio, il piumone attorcigliato intorno alle gambe in maniera tanto intricata che sarebbe stato più che lecito domandarsi come avrebbe fatto a uscirne; Sirius dormiva al contrario, beatamente, il volto rilassato mentre stringeva il suo cuscino come se ne andasse della sua vita; James, invece, sembrava un cadavere rivoltato, ma aveva un viso angelico coperto da qualche ciuffo dei suoi arruffati capelli corvini.
« SIRIUS! » sbraitò ancora Remus, scrollandolo senza tante cerimonie.
Lui sobbalzò di scatto e gli rivolse un'occhiata truce che sarebbe stata capace di uccidere. « Spiegami » esordì con voce assonnata, « perché cavolo cominci sempre da me, Lupin! »
Il ragazzo non gli diede retta e passò al letto di Frank, borbottando: « Mi fai venire il mal di testa così, a testa in giù... », e smosse anche lui, il quale sbarrò gli occhi allarmato, balbettando qualcosa su degli impegni improrogabili che aveva avuto la sera prima inframmezzate dal nome di Alice.
« James, svegliati » proseguì Remus, mentre si accingeva a slegare Peter dal suo labirinto di coperte per paura che un movimento brusco potesse strangolarlo. « C'è la partita, James, state perdendo cento a zero... » disse ad alta voce, con tono eloquente.
« Coscomedic? » balbettò lui, rizzandosi di botto a sedere con i capelli più elettrizzati del solito. Poi vide Sirius sghignazzare e focalizzò la stanza, così capì e puntò un dito accusatore contro Remus. « Mi hai mentito! » inveì, addolorato. « Mi sono spaventato sul serio, idiota, non puoi farmi questo il giorno della partita, andiamo! E tu che ti ridi, cane pulcioso? A cuccia » concluse, rivolto a Sirius.
« Ma dico io » intervenne Frank, ragionevole. « Secondo te, io, Frank Paciock, avrei fatto passare dieci tiri? Fantascienza, amico mio, fantascienza... »
James rise. « Lo spero per te, Paciock » lo ammonì, fingendosi serio. « O Alice provvederà a punirti. E sai come è brava a punire Alice Prewett in Paciock ».
Frank rabbrividì, portandosi le coperte fino al mento. La sua ragazza aveva la capacità di farlo sentire un verme con una semplice sgridata. Spesso si ritrovava a chiedersi se lo spaventasse più lei o sua madre. Il pensiero corse alla dolce e cara Augusta e realizzò che no, Alice non era ancora riuscita a superarla o eguagliarla, anche se non per sua mancanza. Era sua madre, infatti, a possedere un talento sbalorditivo in quel particolare campo.
« Aiuto... »
Arrivò un lamento pietoso dal letto di Peter e tutti si voltarono: malgrado Remus avesse districato parte del groviglio, per qualche assurda legge della fisica, il ragazzo aveva il lembo di un lenzuolo ancora attorcigliato intorno al braccio e poi alla gola. Tutti sospirarono, ma nessuno si alzò.
« Aiuto! » ripetè lui, facendosi prendere dal panico, mentre gli altri ridevano senza contegno e non si smuovevano dai propri letti. « MAAAAAAAAAAMMA! »
Dal bagno dentro il quale Remus si era chiuso da poco più di un minuto arrivarono tonfi in successione alternata e imprecazioni varie. Spalancò la porta, mezzo svestito e si guardò intorno, finché non individuò il problema. Peter stava per perdere la vita e i suoi migliori amici ridevano.
« Siete dei bastardi... » cominciò, accorrendo verso il ragazzo, « ... schifosi... » e iniziò ad allentare la presa delle mordaci lenzuola, « ... vergognosi... » e gli liberò il collo che stava divenendo bluastro, « ... pezzenti! » concluse, gettando le coperte da un lato e aiutando Peter a riprendere fiato.
« Ora la mamma ci mette in punizione » borbottò a mezza voce Sirius in direzione di James, che annuì ridendo. « Meriteresti una foto in questo stato, Lunastorta » osservò poi, parecchio divertito.
Lui gli lanciò un cuscino con uno scatto fulmineo. Aveva affinato la tecnica con il passare degli anni, infatti Sirius fu abbattuto in pieno.
« Ti sei guardato tu? » gli fece notare, facendo un cenno verso i suoi boxer decorati dal disegno di un perfetto campo da Quidditch. 
I boxer, sì. A fine Ottobre. Nient'altro.
« Che c'è? » ribattè lui, osservandoli. « Dovevo essere in tema con la giornata! Se voi peccate di originalità mutandosa, è un problema vostro, non siate invidiosi della mia collezione » disse, con aria parecchio compiaciuta.
Remus, in mancanza di altri cuscini, preferì non ribattere ed entrò nuovamente in bagno, girando più e più volte la chiave nella serratura come a voler mettere una distanza invalicabile tra lui e quel territorio di pazzi assassini. Non sarebbe più uscito di lì.
Nel frattempo gli altri iniziarono ad alzarsi. James e Sirius sembravano usciti da una zuffa, i capelli scompigliati, l'aria stordita, mentre Peter si mise in piedi un po' titubante, come se temesse che le coperte potessero assalirlo nuovamente e ucciderlo una volta per tutte. Ciò, fortunatamente, non accadde.
In seguito a varie vicissitudini e peripezie, scesero pesantemente la scala a chiocciola per poi dirigersi verso la Sala Grande. James apriva il corteo con aria fiera, seguito da Frank, che discuteva animatamente con lui sulle tattiche da adottare contro il tempo instabile.
Arrivati in Sala Grande, li accolsero fischi acuti e applausi fragorosi. Un classico, per le giornate di Campionato.
Due ragazzine addobbate con sciarpe, guanti, bandierine, coccarde e ornamenti vari di Grifondoro lo richiamarono in coro e gli mandarono dei baci.
Lui sorrise e strizzò loro l'occhio, mentre Remus alzava gli occhi al cielo.
« Ehi, Potter! » lo chiamò a gran voce qualcuno, in modo che tutti si voltassero a guardarlo. Era un Serpeverde, Larry Lewis, famoso per le sue idiozie.
« Dimmi tutto, caro » fece James con un ghigno, squadrandolo, mentre anche Sirius si bloccava al suo fianco, sembrando più che mai un cane che annusa la preda. Ricordava quel Lewis. Ci aveva litigato al quinto anno. Lo aveva spedito in Infermeria, in realtà. Per un mese.
« Occhio a non confondere Bolide e Pluffa, potresti farti male sul serio e il tuo fan club sarebbe a lutto! » esclamò il ragazzo, squallido.
James scoppiò a ridere. « Grazie, amico, lo terrò presente » disse, sollevando un pollice. « E poi mi dispiacerebbe davvero per il mio fan club... Non ne fa parte anche la tua ragazza, Lewis? » domandò, ingenuamente, mentre le sue parole venivano sommerse da un boato che fece molto indispettire la McGranitt.
Il Serpeverde si voltò a fissare la fidanzata, la giovane Grifondoro di cui tanto si era parlato negli ultimi tempi al castello e di cui Alice sapeva davvero tutto.
Tornò a sedersi, furibondo, mentre lei era arrossita fino alla punta dei capelli. Probabilmente ciò che James aveva detto era vero.
Si fece dare il cinque a manetta da tutti i compagni di Casa e alla fine si sedette sulla panca, con Remus e Sirius di fianco.
« Ah, il Quidditch » sospirò, rilassandosi e riempiendosi il piatto. « Che spasso ».
Poco dopo, arrivarono in Sala Grande le ragazze. Anche in questo caso, Scarlett fu accolta da grida di diversa tipologia, accompagnate anche da qualcos'altro. Un getto di luce rossa, infatti, l'avrebbe presa in pieno se lei non l'avesse scansato con un gesto elegante della bacchetta, ormai sempre a portata di mano. Era una guerra il periodo precedente agli scontri di Quidditch, senza esclusione di colpi.
« C'hai provato, McGregory » disse con aria annoiata in direzione di una giocatrice di Corvonero, che le fece una smorfia. « Mi spiace per te, ma credo che ci rivedremo in campo ».
La professoressa McGranitt, seduta al tavolo degli insegnanti, si diresse verso di lei come una furia e le assegnò un castigo, oltre ai venti punti sottratti alla Casa. Scarlett rise e andò con le altre alla panca, cercando James con lo sguardo, finché non lo trovò impegnato in una fitta conversazione con i Malandrini.
Appena vide arrivare il gruppetto alzò lo sguardo e perse il sorriso, soffermandosi a osservare Lily, che invece si sforzò di non guardarlo.
Erano ormai trascorse tre settimane dalla loro lite. James era ormai venuto a patti con l'idea che lei non gli avrebbe rivolto la parola ancora per molto, ma quando la vedeva non riusciva a trattenere una stretta allo stomaco piuttosto dolorosa. Era triste e sconfortante non sentire più le sue urla continue maledirlo da mattina a sera, minacciarlo delle peggiori morti o insultarlo nelle maniere più strane e disparate. Tutto era diventato odiosamente piatto da quando lei aveva smesso di parlargli. Sentiva la terribile mancanza anche dei suoi incantesimi mancati. Sentiva la terribile mancanza di lei. 
La guardò per un po', poi decise che era meglio smettere. Non poteva buttarsi così giù prima di una partita di Quidditch.
Scarlett gli avvolse le braccia intorno al collo e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
« Ciao, meraviglia » la salutò lui, sorridendo. « Me lo merito un doppio bacino come incoraggiamento? »
Lei rise e parve ponderare seriamente la questione. Alla fine annuì e lo baciò nuovamente.
« Allora, come andiamo? » disse con tono incoraggiante, dopo aver salutato Remus con un largo sorriso.
« Sono pronto » fece lui con fermezza. « E tu? Sei in gran forma, vedo. Li abbaglierai tutti, vedrai ».
Scarlett sorrise raggiante. « Questa notte non ho chiuso occhio, in realtà » ammise, grattandosi distrattamente il capo.
« Che hai combinato, Banks? » intervenne Sirius, malizioso.
Lei venne bruscamente riportata all'agghiacciante e triste realtà: Sirius, purtroppo, esisteva.
« Nottata interessante? » domandò, ingenuamente incuriosito. « Hai finalmente trovato l'altra metà della mela? Te lo meriti, Banks, davvero ».
Remus e Peter lo fissarono. Loro non erano abituati ai suoi discorsi sconclusionati come Scarlett, era normale che rimanessero basiti.
« Sì, Black, nottata interessante, proprio » convenne Scarlett in tono piuttosto pietoso. « Non posso stressarmi prima della partita, giusto? » bisbigliò a James. Aveva deciso, infatti, di non dare retta alle stravaganti - per dirla con un eufemismo - affermazioni di Sirius, altrimenti si sarebbe innervosita troppo.
L'amico annuì, approvando la saggia scelta. « Ottima decisione » commentò, battendole una pacca sulla spalla mentre le metteva qualcosa su un piatto.
« Mangia » fece in tono gentile. « Devi mandare giù qualcosa o starai male ».
Lei scosse il capo come una bambina capricciosa. « No, James, lo sai che non mangio mai prima delle partite » mormorò.
James scrollò le spalle e porse il piatto a Sirius, che gli fece un cenno di ringraziamento.
In quel momento, Miley arrivò dal tavolo dei Tassorosso, un gran sorriso stampato in volto.
« Ciao! » salutò allegramente.
« Miley! » esclamò James, alzandosi per abbracciarla. Lei rise e si lasciò stringere.
« Come stiamo, Capitano? » domandò, battendogli un colpo sul braccio e chinandosi per dare un bacio alla sorella.
« Alla grande, Capitano! » ribattè lui, ridendo e facendole posto. Lei notò che il successivo era occupato da Remus e rivolse a James un'occhiataccia.
« Siediti, Miley » la invitò calorosamente Scarlett, sottolineando il nome con particolare enfasi.
La ragazza sospirò sconsolata e sedette sulla panca mentre Remus si voltava.
« Ehi, Miley » disse con un sorriso. « Come stai? »
Lei ricambiò timidamente il sorriso. « Bene, grazie » mormorò.
« Non ho avuto modo di dirtelo, sei stata grande contro i Serpeverde » si congratulò lui, facendo riferimento alla partita della settimana prima in cui Miley aveva segnato a raffica ma che, però, i Tassi avevano perso.
« Oh... beh, grazie... » balbettò lei. « Non che sia servito a molto... »
Remus scrollò le spalle, come se fosse stato un dettaglio irrilevante. « Hai fatto un figurone, è questo che conta » replicò con il solito tono gentile che non smetteva mai di stupirla.
Non riuscì a non arrossire e abbassò lo sguardo, sorridendo.
Dopo un po', mentre lei, James e Scarlett ricominciavano a chiacchierare tra loro su schemi e formazioni di Quidditch, arrivò il ragazzo delle scommesse, Oscar Clark.
« Baldi giovani leoni belli, come stiamo? » disse allegramente.
Quel ragazzo era adorabile, sprizzava simpatia da tutti i pori. I rossi capelli arruffati e la moltitudine di lentiggini sul naso lo rendevano davvero buffo.
« Oscar, amico, dammi un cinque! » fece James in tono amichevole. « Non portarmi sfiga con quelle scommesse, eh, ti tengo d'occhio ».
« Tranquillo, James, la gente punta tutto su una dozzina di tuoi gol » disse lui, annuendo convinto. « Nonché su un'ennesima brillante prestazione di Scarlett » aggiunse, sorridendo alla ragazza, che rise.
« La settimana scorsa, invece, tutti scommettevano su Miley » proseguì. « Fantastica come sempre, voi due avete il Quidditch nel sangue ».
La ragazza lo ringraziò, sorridendo radiosa.
« Niente scommesse allora qui, eh, siamo nella cerchia dei giocatori ».
« Io punterei qualcosa » intervenne Sirius, facendo voltare tutti. James gli lanciò un'occhiataccia che lui ignorò beatamente.
« Sirius, vecchio mio, dimmi tutto » rispose festaiolo Oscar, avvicinandosi a lui.
Sirius ghignò e fissò dritto negli occhi Scarlett mentre parlava. « Punto cinque galeoni sulla vittoria di Grifondoro... ma il Boccino lo prende la McGregory ».
Scarlett scoppiò a ridere di botto.
« Sirius... vuoi restare in mutande? » fece Oscar, ragionevole. « Insomma, è Scarlett Banks... e la McGregory non è che sia questo gran fenomeno... »
Lui fece un gesto impaziente con la mano e sborsò il denaro senza una parola.
« Lascialo scommettere, Oscar, se ha voglia di perdere i suoi soldi... » disse Scarlett, divertita. « E' proprio vero che di Quidditch non capisci un'acca ».
Sirius non ribattè, per nulla colpito, mentre Oscar, un po' allibito, salutava tutti e andava via.
« Mi piace azzardare, Banks » rispose infine, senza riuscire a trattenersi. « Mi piace sempre azzardare ».
Lei sorrise, rilassata. « Oh, mi fa piacere sapere che abbiamo qualcosa in comune » replicò. « Che ne dici di una scommessa tra noi, allora, Black? » propose, tamburellando le dita sul tavolo.
Sirius parve sinceramente interessato. « Mi piace, Banks » mormorò. « Continua ».
Scarlett si arrotolò una ciocca di capelli intorno al dito e lo guardò. « Io scommetto, Black, che prenderò il Boccino in massimo dieci minuti » disse secca.
Miley e James si portarono le mani ai capelli nello stesso momento. Non che non avessero fiducia in Scarlett, ma dieci minuti erano veramente troppo pochi e scommetterci su era da pazzi. Follie che tutti potevano aspettarsi da Sirius, non certo dalla sua ragionevole rivale.
« Se vinco, mi prendo un gran bel punto » proseguì la ragazza, indisturbata. « Se vinci tu, il punto andrà a te ».
« Mmm ». Sirius parve deluso. « Mi aspettavo una posta più alta, Banks. Non mi sembri una tipa che azzarda granché, in realtà ».
Scarlett scrollò le spalle. « Questa volta non attacca » disse. « Non cado più nei tuoi stupidi tranelli... Una volta mi è bastata ».
« A me no » replicò lui, mentre gli sguardi di James e Miley andavano dall'uno all'altra, sincronizzati. « Un bel giorno ripeteremo l'evento, tesoro. E tu sarai del tutto consensiente, vedrai ».
Lei rise. « Sei divertente da morire, Black » commentò. « Ma i sogni non sempre si avverano ».
Sirius inarcò le sopracciglia. « Non essere così pessimista » rispose. « Sono ben disposto a realizzare i tuoi ».
I due spettatori si scambiarono un gran sorriso e iniziarono a mangiare e sgranocchiare tutto ciò che capitava loro a tiro, come fossero in uno di quei cinema babbani, del tutto rapiti, commentando a bassa voce quell'interessante scontro epico.
« Pesanti, eh? » fece James, ingoiando quasi un'uovo intero.
« Già » convenne Miley, addentando il suo toast. « E' avvincente, però, speriamo ne abbiano per molto! »
E Scarlett non pareva una che avesse intenzione di arrendersi. « Il mio unico desiderio nella vita è farti stare zitto » continuò, imperterrita.
James sogghignò. « Mi è piaciuta » disse, annuendo. « Chiama Peter e Remus, non sanno cosa si perdono ».
Miley rise, assolutamente d'accordo con lui e picchiettò sul braccio di Remus. Lui si voltò.
« Guardate un po' lì » fece la ragazza, entusiasta, indicando con un cenno i due.
« Stanno guerreggiando » aggiunse James con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.
I due risero, mentre Miley passava loro un piatto stracolmo di fette di pane tostato per renderli totalmente partecipi all'azione.
« Dovresti macchinare una maniera per riuscirci, bellezza » stava dicendo Sirius con un ghigno.
« Una chiara provocazione » commentò Remus, grattandosi il mento, riuscendo a inquadrare la situazione in seguito al breve ma efficace riassunto di Miley e James. « Tipico di Sirius ».
« Adesso lei dirà che non vuole che la chiami così » gli bisbigliò Miley, annuendo alle sue stesse parole.
« Mmm » fece lui, osservando la scena, in attesa.
« Non chiamarmi in quel modo, Black » disse infatti lei.
La sorella applaudì silenziosamente e gli altri si congratularono.
« Che c'è? » fece Sirius innocentemente. « Ti ho fatto un complimento. Ho sempre detto che sei meravigliosa, non dovrebbe essere una novità ».
Tutti trattennero il fiato, presi in contropiede, tranne Peter.
« Voleva colpirla, è chiaro » spiegò di fronte alle espressioni allibite degli amici.
« Peter, i tuoi preziosi e rari lampi di genio mi lasciano spiazzato » borbottò James, sinceramente ammirato. « E' vero, l'ha lasciata di stucco, guardatela ».
Scarlett, infatti, aveva assunto un'espressione piuttosto stupita e non aveva idea di cosa rispondere.
« Non è che i tuoi complimenti valgano granché, visto che li dispensi a mezza Hogwarts » borbottò infine.
« Non sono un tipo molto complimentoso, in realtà » osservò lui. « Dico solo ciò che penso, quando non posso farne a meno ».
Lei lo scrutò, indecifrabile. « E questa volta non potevi farne a meno? » domandò.
Sirius scosse il capo, tranquillo. « Sei bellissima. Volevo dirtelo. L'ho detto » rispose semplicemente. « Qualcosa da rimproverarmi? »
Miley soffocò col suo toast, profondamente colpita. Remus e James le batterono qualche pacca sulla schiena che non fece altro che peggiorare la situazione, tanto che Peter, saggiamente, si affrettò a riempirle un calice d'acqua e a porgerglielo nervosamente. Aveva provato sulla sua pelle il rischio di morire soffocato.
« La tua sfacciataggine, ecco cosa » stava replicando Scarlett, tentando di nascondere il lieve imbarazzo.
Lui rise. « Tu vuoi detestarmi a tutti i costi » disse. « Se sono gentile, mi odi, se sono galante, mi odi... »
« Tu non sei galante...! » esclamò lei, sbalordita. « Sei solo uno squallido provocatore arrogante ».
« Quando passa agli insulti è in difficoltà » spiegò Miley, con il pieno consenso di James.
Remus e Peter capirono e continuarono a mangiare.
« Vecchio repertorio » commentò Sirius, apparentemente deluso dalla mancanza di originalità. « Siamo in difficoltà, Banks? »
« Wow » commentò ancora Miley. « Che fottuto Legilimens... Quel ragazzo è un mito vivente, lo voglio come cognato, assolutamente ».
I tre Malandrini la fissarono ad occhi sgranati, pensando che fosse una povera fanciulla ingenua.
« Sirius è pericoloso, Miley » mormorò Remus, sinceramente preoccupato per lei. « Non dirgli mai una cosa del genere, non so cosa potrebbe suscitargli ».
La ragazza lo guardò, spaventata. « Davvero? » domandò, con la massima serietà.
Ad annuire furono tutti e tre e lei chinò il capo, comprendendo la gravità del suo errore.
« Ti piacerebbe » disse nel frattempo la sorella. « Ma tu non sei capace di mettermi in difficoltà, sia ben chiaro il concetto ».
« Non è vero » sghignazzò James, senza smettere di mangiare di tutto. « E' capace, invece, oh, sì ».
« Esatto » annuì Miley. « Gli tiene testa, ma è un po' scombussolata, ah ah! »
Gli altri risero, pienamente d'accordo.
« Allora quando mi hai baciato eri perfettamente in te, giusto? » replicò Sirius, con fare sicuro. « Non l'hai fatto perché eri in difficoltà ».
Miley rise, entusiasta.
« Ma tu non stai con tua sorella? » le domandò Remus, incuriosito.
« No! » rispose lei, ridacchiando. « Lui è un grande, ma lo sentite? Merlino, sto morendo dal ridere... »
E si tappò la bocca con un tovagliolo per non scoppiare in una delle sue risate fragorose. I Malandrini tentarono inutilmente di calmarla e farla respirare.
« L'ho fatto solo per zittirti, stupido! » si infuriò Scarlett nel frattempo, rossa in viso. « Non dirmi che me lo rinfacci! »
Sirius ghignò apertamente. « No, ricordavo solo il bel momento » disse in tono canzonatorio.
« Cosa fai, mi prendi in giro? » fece lei tagliente. « Mi pare che a te sia piaciuto parecchio, visto com'eri... preso ».
Il suo sorriso si fece ancor più ampio e annuì con ardore. « Ma certo! » rispose, allegro. « E chi lo nega, mia adorata Banks? Te l'ho anche detto, ricordi? Ci sai fare ».
Lei si fece livida di rabbia, mentre il pubblico si entusiasmava fortemente.
« Ha tirato fuori un argomento tutto a vantaggio suo! » sghignazzò Miley. « Ho una sorella deficiente! »
« E lui se l'è giocata bene » convenne Peter, bevendo dal suo calice un gran sorso di succo di zucca ristoratore.
« Sei... sei... sei ripugnante » balbettò Scarlett, ormai sconfitta. Lui fu clemente a non aggiudicarsi un punto e lasciò correre.
« Guarda che non è facile stupirmi » disse, sinceramente. « Penso che tu sappia che non era esattamente il mio primo bacio, ho esperienza in materia... era un gran complimento il mio, ma tu non sai apprezzarli a quanto vedo ».
Lei strinse i pugni sotto il tavolo. « Allora preparati a complimentarti di nuovo, Black, perché quel Boccino te lo farò ingoiare e spero ti avveleni » sibilò, alzandosi di botto.
Richiamò le amiche e, insieme, si diressero fuori dalla Sala Grande, cercando di capire cosa fosse accaduto.
A quel punto, James, Miley, Remus e Peter scoppiarono a ridere sonoramente, chi battendosi pugni sulle gambe, chi aggrappandosi al vicino.
Sirius li fissò, allibito. « Si può sapere che diavolo vi prende a voi quattro? » domandò. « Cos'è, vi siete presi una Malandrina di riserva e ve la ridete alle mie spalle? »
I ragazzi si asciugarono gli occhi lucidi e ripresero fiato e contegno. Poi si alzarono e si diressero verso Sirius per stringergli la mano.
« Sei stato grandioso, fratello » disse James, una mano al petto. Lui lo fissò ad occhi sgranati.
« Ammirevole, amico mio » convenne Peter, annuendo.
« Sono colpito, Felpato » ammise Remus, ridendo ancora.
« E' stato un onore vederti in azione » si congratulò Miley, radiosa.
« Ma...? »
Sirius si chiese se il mondo fosse all'improvviso impazzito e nessuno pareva disposto a dargli qualche delucidazione.
« Ci siamo goduti la scena » spiegò James dopo un po'. « E' stato fantastico, come uno di quei flim babbani! »
« Film, James. Si dice film » borbottò Miley, che studiava Babbanologia e adorava tutto riguardo all'altro mondo fino all'età di tredici anni quasi totalmente sconosciuto.
« Oh » fece lui, annuendo allegro. « Ti ricordi quando abbiamo visto quel film fantastico a casa tua, Remus? Santissimo Merlino, uno dei giorni più belli della mia vita... che cosa stupenda! »
« Sì! » esclamò Remus. « Rocky! Bello, vero? »
« Nooooo, avete visto un film vero? » chiese Miley, intrecciando le mani al petto, gli occhi lucidi. « Come mi piacerebbe! »
« E' emozionante, dovresti sentire cosa si prova! » disse James, totalmente esaltato.
Lei pareva tutta emozionata e scosse il capo di continuo per una buona quindicina di secondi.
Sirius fissava tutti, ancora sotto shock, senza osare chiedere altro.
In quel momento arrivò Frank.
« Allora, l'andiamo a vincere questa partita o no? » chiese senza preamboli, picchiettando un dito sul suo orologio da polso.
James corse a battergli una pacca sulla spalla. « Mio caro Frank » annunciò solennemente, « sì, andiamo ».
Si tolse un cappello immaginario dal capo in direzione degli amici e tossicchiò.
« Io andrei a mangiarmi quelle sette schiappe in blu, voi che ne dite? » disse, sorridendo tranquillo. « Chi mi ama - tutti - mi segua! »
I Malandrini alzarono gli occhi al cielo, esasperati. James Potter era tornato.
Miley lo strinse in un veloce abbraccio. « In bocca al lupo, campione! » esclamò sorridendo.
Remus, a quella particolare espressione, impallidì e soffocò violentemente, tanto che Peter soccorse anche lui, allarmato. Aveva paura che quel giorno potesse davvero scapparci il morto. Soffocato, ovviamente.
« Ciao, ragazzi, ci vediamo! » salutò la ragazza, che non vi aveva fatto caso.
Si soffermò un secondo in più su Remus, che la salutò con un sorriso e andò via allegramente com'era venuta.
James e Frank si affrettarono a salire in Dormitorio per prendere le proprie scope da corsa e scesero in fretta e furia. Quando furono quasi arrivati al Salone d'Ingresso, un coro di voci angeliche intonarono alle loro spalle un: « Jaaaames! » squillante e festante.
Lui sobbalzò e si voltò di scatto, ritrovandosi circondato dai suoi piccoli amici conosciuti il primo giorno di scuola subito dopo lo Smistamento.
« Ciao, ragazzi! » salutò James, stringendoli tutti in un abbraccio collettivo che risollevò gli animi di tutti i bambini.
« James, volevamo augurarti buona fortuna! » fece Sarah, sorridendo radiosa a lui e Frank, che li guardava intenerito.
« Sappiamo che sarai il migliore! » intervenne Michael. « E Lily si fidanzerà con te! »
James si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.
« Ehm... grazie, ragazzi, davvero » borbottò. « Ora però non ho tempo, io e Frank dobbiamo and-... »
« Ma tu sei Frank Paciock! » esclamò improvvisamente un bambino riccioluto dalla pelle color cioccolato. « Il Portiere! Sei un grande! »
Le orecchie di Frank si fecero all'improvviso rosse e sorrise, scrollando le spalle.
« James, guarda, ti abbiamo preparato un cartellone! » disse un'altra bambina dai chilometrici capelli biondo platino, facendo per srotolarlo.
« Grandioso, sul serio, non so come ringraziarvi, ma... noi dovremmo proprio andare, piccoli » balbettò James, guardando l'orologio, ansioso.
« Hai ragione, James » mormorò Sarah. « Scusaci. Ci vediamo presto! Mi daresti un bacio? »
Lui rise e annuì. Le accarezzò il viso e le scoccò un bacio sulla guancia, facendo lo stesso con le altre bambine e battendo un cinque ai bambini.
Alla fine si allontanarono, chiacchierando tutti insieme allegramente.
« Corri, Frank » disse concitato James, spiccando una corsa insieme all'amico.
Trovarono Scarlett ad attenderli al Salone d'Ingresso insieme al resto della squadra, le mani sui fianchi, infuriata.
« Ma dove eravate? » sibilò, incrociando le braccia al petto. « Stavo mandando i Battitori a cercarvi ».
Simon Phelps e Robert Sanders, ai due lati della ragazza, batterono le mazze sul palmo della mano, minacciosi.
Frank e James deglutirono. « Ehm... Scusate tanto » fece il primo. « Non ci agitiamo più del dovuto, però ».
I ragazzi risero e, tutti insieme, si incamminarono verso il campo di Quidditch, in formazione compatta.
« Scarlett » mormorò James all'improvviso, sovrappensiero. « Hai notato che sei sempre l'unica ragazza in squadra? »
« Perché, ti da fastidio? » ribattè lei, fingendosi offesa.
Lui scosse il capo più volte. « Per niente, amore mio ».
La ragazza annuì, soddisfatta. « Bacino a Scarlett » mormorò, imitando la sua voce e porgendo una guancia.
Lui si rallegrò tutto e le scoccò un dolce bacio, per poi passarle un braccio intorno alle spalle e camminare con lei.
Il bacino, in tutte le sue forme, gli dava una carica indescrivibile. Il bacino poteva tutto.
« James, ho paura » mormorò Scarlett, sbattendo più volte la testa sul suo braccio. « E se faccio una figuraccia? E se perdo contro Black? »
Lui sorrise. « In cinque anni non ti ho mai visto fare una figuraccia in campo, Scar, e di certo non ne farai adesso » la rassicurò lui. « Sta' tranquilla e divertiti. E' per questo che giochi, no? Il bello è volare ».
Lei si rianimò e strinse più forte la scopa tra le dita, rivolgendogli un gran sorriso.
Appena arrivati allo spogliatoio, si cambiarono, indossando le divise e si riunirono per il discorso d'incoraggiamento e il ripasso degli ultimi schemi di gioco.
Lo stadio, nel frattempo, iniziava a riempirsi.
« Bene, ragazzi » esordì James, appoggiandosi alla parete a braccia incrociate. « Sono venuto a sapere qualcosa sulla nuova squadra dei Corvonero ».
« Come hai fatto? » chiese Alan prontamente. « So che non hanno permesso a nessuno di assistere ».
Lui sorrise. « Beh » rispose. « Diciamo che ho le mie fonti ».
« Sì » intervenne Scarlett. « La fondatrice del fan club di quest'anno, Olivia Burke ».
« Esattamente » rispose il ragazzo, ridendo. « Comunque, non è questo il punto. Allora, la squadra non è granché, ve l'assicuro. Hanno un gran Portiere, quell'Amowitz o come si chiama, e un paio di buoni Cacciatori, Davies e Parnell, ma per il resto non c'è compattezza né particolare talento ».
I compagni annuirono, rinfrancati.
« Simon, Robert, vi consiglio di puntare le mazze su Davies, è il più forte » si raccomandò James, lanciando un'occhiata di sbieco a Scarlett.
Matt Davies era il suo ex fidanzato e rappresentava il motivo per il quale Scarlett aveva tanto a cuore quella partita. E James, ovviamente, lo sapeva.
« Poi, per quanto riguarda il Cercatore, Dorcas Meadowes si è diplomata l'anno scorso ed è stata rimpiaz-... »
« Oooh, Dorcas Meadowes si è diplomata l'anno scorso? » fece Scarlett, fingendosi sorpresa. « Ma che peccato, volevo concederle l'ennesima rivincita! »
James rise e scosse il capo, sconsolato.
Dorcas era stata la Cercatrice di Corvonero fino all'anno precedente e fra lei e Scarlett certamente non scorreva buon sangue. Un eufemismo, questo, visto che in realtà le due si detestavano con tutto il cuore. Entrambe superbe, entrambe orgogliose, entrambe brillanti, non erano mai riuscite a intrattenere una conversazione pacifica. Tutta la scuola era venuta a conoscenza di tutti i loro litigi, mai eclatanti, sempre sottili, ma comunque pungenti.
Era stata una delle fiamme di Sirius alla fine dell'anno precedente e le pettegole di Hogwarts avevano fatto di loro la coppia del momento. Lei gli era piaciuta più delle altre, forse perché riusciva a tenergli testa grazie al suo cervello, anche se alla fine cedeva sempre di fronte alle sue avances. Dopo poco più di un mese, però, terminato l'incantesimo iniziale, lui si era stancato anche di lei e l'aveva lasciata un giorno prima della fine della scuola. In seguito, Sirius si era sentito un po' in colpa per il trattamento che le aveva riservato - o meglio, Remus, con delle lunghe sedute, era riuscito a fargli venire qualche lieve rimorso di coscienza -, anche perché Dorcas non era una delle sue solite ragazzine stupide, ma una persona davvero intelligente che aveva intrapreso quella storia con lui con i migliori propositi. Si era deciso perciò a scriverle una breve lettera di scuse che li aveva fatti rimanere in rapporti amichevoli e assolutamente civili.
Scarlett, comunque, la detestava da molto più tempo e per ben altre ragioni. A scuola erano sempre state le ragazze più in vista, ma la differenza tra loro era sostanziale. Dorcas si era ricercata quel ruolo da protagonista e si era sempre premurata di tenerlo stretto a sé, mentre Scarlett lo aveva ricevuto senza chiederlo e non se n'era mai curata, continuando ad essere ciò che era sempre stata. Inoltre, le sconfitte frequenti di Dorcas sul campo da Quidditch non avevano fatto altro che accentuare la rivalità e incrementare l'odio tra di loro. Lei, infatti, solo una volta era riuscita a strappare il Boccino dalle dita di Scarlett.
« Come sta, la cara Meadowes, avete notizie? » stava domandando Scarlett, soavemente. « Come mi manca, la biondina, era un piacere vederla scorrazzare per tutto il campo in cerca del Boccino e poi strapparglielo proprio di fronte al naso. Ricordate quelle imprese epiche, ragazzi? »
Tutti risero. Chi conosceva Scarlett, sapeva bene che non parlava con presunzione e che la sua era tutta ironia dettata dall'odio per quella ragazza.
« Comunque, James caro, prosegui » riprese lei. « Porgerò i miei complimenti alla dolce Dorcas di persona, se mai avrò l'incredibile fortuna di rivederla ».
Lui sorrise. Scarlett non cambiava proprio mai.
« Allora » ricominciò. « Dopo la piacevole parentesi sull'affetto che lega Dorcas e Scarlett, passiamo ad altro. Oggi il sole va e viene, potrebbe confondere la vista, quindi, per noi Cacciatori, passaggi stretti e ravvicinati, ragazzi, voliamo compatti, d'accordo? »
I due Cacciatori annuirono.
« Scarlett, tu sai cosa devi fare » disse poi James. « Scatta di tanto in tanto anche se non avvisti il Boccino, riuscirà a confondere la novellina ».
« Sarà fatto » ribattè lei con un sorriso.
« Frank, tu sei troppo un mito perché io possa darti istruzioni ».
Nello spogliatoio sbocciò un applauso immediato e spontaneo, e Frank si inchinò di fronte a tutti.
« Felice che mi vengano riconosciuti i giusti meriti » rispose lui, ridendo.
Quando l'entusiasmo si spense nuovamente, James riprese a parlare.
« Bene » disse. « Non mi resta che dirvi: forza, ragazzi. Siamo forti. Siamo carichi. E soprattutto, siamo Grifondoro ».
« Godric è con noi! » esclamò Frank in un lampo di furioso orgoglio.
Tutti batterono i piedi a terra, in preda all'euforia.
« Chi vince? » urlò James.
« GRIFONDORO! »
« Chi vince? » ripetè a gran voce.
« GRIFONDORO! »
Si avviarono fuori dallo spogliatoio, l'ansia a mille, il cuore che scoppiava in petto, i muscoli che scalpitavano.
Ad accoglierli in campo furono urla assordanti e fischi acuti provenienti da ogni dove. James, in prima fila con Scarlett, le strinse forte una mano.
« Spacca tutto » le mormorò, scoccandole un bacio piuttosto ruvido sulla guancia.
Lei gli scompigliò i capelli e sorrise.
Lo stadio pareva esplodere intorno a loro. Sulla curva in rosso e oro spiccavano bandierine impazzite e striscioni enormi che si stendevano sulle teste di decine di studenti. Alcuni recitavano semplicemente Grifondoro, vinci per noi o Corvi, tremate, altri erano più originali o riportavano dediche particolari.
Uno di questi era stato abilmente disegnato con un leone ruggente che divorava dei corvi, immagine piuttosto cruda e sanguinosa.
Moltissimi erano rivolti esclusivamente a James, alcuni delle sue fan, altri di ragazzi che lo consideravano un mito e un modello da seguire.
Per la prima categoria, il più significativo recava un immagine immane del volto di James circondato da cuoricini insieme a un'aperta dichiarazione d'amore: James, hai fatto goal nei nostri cuori. Per la seconda, invece, ne padroneggiava uno che recitava: Dopo Godric, solo James Potter.
I bambini del baby fan club di James, inoltre, poterono finalmente mostrare la loro opera sensazionale: un semplicissimo James, sei tutti noi scritto con discutibili precisione e accuratezza.
Qualche ammiratore di Scarlett doveva essersi dedicato a un meraviglioso striscione. La sua immagine mobile mentre correva appiattita sulla scopa spiccava sul rosso fuoco dello sfondo. La dedica era parecchio sentita: Scarlett Banks, la splendida leonessa e, tra parentesi, anche se non vuoi uscire con me.
Un altro ancora riportava un'immagine di Scarlett e James con su scritto: Potter e Banks: un solo cuore, un solo Capitano.
Alcune fan di Frank, con gran disappunto di Alice, invece, tenevano ben in mostra uno striscione che presentava un testo poetico davvero complesso e ricercato: Se Frank gioca la partita, la vittoria è garantita, allegata a una sua gigantografia imponente.
Per tutta risposta, la fidanzata ribatteva con un cartellone gigantesco tenuto in aria per magia su cui troneggiava la frase: Frank, para per me, con un'enorme freccia colorata e luminosa che la indicava.
Mentre le urla dominavano il campo e facevano fremere l'erba, la voce di Sirius tuonò dalla cabina del cronista.
« Buona serata, Hogwarts! » stava dicendo.
« Iniziamo bene... » si sentì borbottare la professoressa McGranitt. « Sono le undici e mezza, Black... » 
« Merlino, professoressa, non capisce che l'atmosfera della sera è tutt'altra storia? » si lamentò lui. « E poi giorno, notte, che differenza fa? L'importante è che SI GIOCHI! Gente, siete con me? »
Un boato si alzò dagli spalti, assordante.
« Visto, prof? Mi lasci fare il mio lavoro » disse, scocciato. « Qui è Sirius Black, ovviamente, sì, lo conosciamo tutti, colui che anima le vostre giornate sportive, colui che vi è vicino mentre i vostri cuori scalpitano come Ippogrifi imbestialiti alla vista degli eroi che lottano tra pioggia e saette verso il trionfo! Colui che... »
« ... dovrebbe degnarsi di riferire le formazioni visto che l'arbitro sta per fischiare » intervenne l'insegnante.
« Anche quel colui, sì » convenne lui. « Oggi si affrontano i gloriosi, imbattibili, epici, inarrestabili e invincibili Grifondoro... », e le parole di Sirius vennero accompagnate prontamente da una hola dei tifosi in rosso e oro, « e i Corvonero ». Gli avversari fischiarono e inveirono contro di lui.
« Andiamo, per favore, so che ci sono mie fan anche in mezzo a voi » fece lui con l'aria di chi la sa lunga. « Ma vediamo un po'... Chi abbiamo qui? Suggerisca, prof, sono tanti... Scherzo, lo sa che sono un cronista serio e un lavoratore onesto... » si affrettò ad aggiungere, notando le narici della professoressa fremere e quasi mandare scintille. « Li ho scritti qui, tutti i nomi! » disse, ridendo. « Non sono uno sprovveduto... Comunque, sì, le formazioni. I Corvonero schierano: Amowitz, Davies, Parnell, Cox, Powell, Wilkinson e McGregory ».
La curva dei Corvi esultò.
« Per i Grifoni, invece, abbiamo sette leggende... non lo neghi, professoressa, sono i suoi, sono leggende, come me! Quindi, nell'ordine: Paciock, meglio noto come Avada Frank per la sua abilità nel neutralizzare Pluffe ». Frank salutò i tifosi in delirio con la mano. « Potter, il Capitano che il mondo ci invidia, il lanciatore di Pluffe infuocate più famoso del castello nonché stramaledetto sfigato! » E, a quelle parole, lo stadio parve crollare. 
James, dopo aver ricambiato il boato dei suoi tifosi alzando le braccia verso di loro, fece un gestaccio con la mano a Sirius che lasciò scandalizzata la professoressa McGranitt, tanto che si appropriò del microfono per dargli una settimana di punizione. Lui, in risposta, poggiò una mano al petto in segno di profondo rammarico.
« Scusa, fratello, ma sono sicuro che nel giro di dieci minuti ci finirò anch'io, vero, prof? Almeno saremo insieme... » commentò Sirius, sogghignando. « Poi! Green, colui che tutto può e che tutto segna! Collins, il nuovo che avanza! E i nuovi scagliabolidi, Phelps e Sanders! » Applausi calorosi accompagnarono anche i loro nomi. « E poi lei, signore e signori, ladies and gentlemen, mesdames et messieurs: la punta di diamante, la ragazza più sexy di Hogwarts, la scheggia della squadra e la leonessa più ruggente... Scarlett Banks! »
Tutti batterono le mani in preda all'entusiasmo, mentre la ragazza si appropriava di una delle mazze da Battitore e si colpiva ripetutamente il capo.
« Ciao, Banks! » la salutò. « Sei bellissima anche da quassù! Comunque, ritorneremo sulla Banks più tardi... I giocatori si alzano in volo... lei, ovviamente, con particolare grazia... Grande, Banks... »
L'arbitrò ordinò ai Capitani di stringersi la mano. James rimase impassibile di fronte alla potente stretta di Davies e gli lanciò un cenno di sfida.
« Il Boccino d'Oro è libero e la Pluffa viene lanciata in aria, mentre la Banks inizia a volteggiare elegantemente » annunciò Sirius, mentre la McGranitt maturava l'idea di occuparsi da sè della telecronaca. « Potter in possesso... Posso chiamarlo James? Mi fa impressione... Su, prof, James in possesso, spintona Davies, scambia con Green, TIRA e SEGNA! E figurati, amico mio, lo sanno tutti che sei un grande! Era un Bolide quello, non una Pluffa! Banks, sei d'accordo? »
La curva tremò, ruggente e fiera. James aizzò i tifosi, sentendosi parte di loro, battendo le mani sopra la testa. Lo sguardo perlustrò gli spalti, alla disperata ricerca di una chioma rosso scuro e riuscì a individuarla con un tuffo al cuore: Lily stava applaudendo e sorrideva. Sentì che nessun Portiere sarebbe stato capace di fermarlo, ora. 
« Grifondoro in vantaggio e il gioco riparte... Parnell ha la Pluffa, scarta Collins, si imbatte quindi in Avada Frank e... wow, bel Bolide di Phelps, le ragazze ti ameranno per questo, amico. I Bolidi colpiscono anche loro, fidati » disse Sirius, che subito riprese a causa del gioco frenetico e senza sosta. « Green riconquista la Pluffa, si avventura in solitaria e scatta veloce tra i due Battitori... Green, Green, Green... GREEN! Venti a zero per noi e non se ne parla più! »
Le bandierine sventolarono più che mai sulle teste dei tifosi.
« Banks, i tuoi compagni stanno svolgendo onorevolmente il loro compito » annunciò ancora Sirius, ghignando. « Tu che stai facendo? »
Scarlett, nel frattempo, setacciava la zona con sguardo assassino. Aveva capito alla perfezione i piani di quel maledetto di Black. Voleva distrarla, ovvio. Ma lei avrebbe acchiappato quel Boccino anche a costo della vita nei prossimi minuti. E mentre se lo ripeteva, la paura e la consapevolezza della sua ingenuità presero il sopravvento su di lei. Presa dalla rabbia, scattò in picchiata come James le aveva consigliato, senza che avesse visto nulla.
« Occhio gente, la Banks va! » annunciò Sirius, cominciando a intristirsi all'idea di dover perdere i suoi poveri galeoni. « Corre e va, corre e va, corre e... no, non corre più » disse, arrestandosi di botto. « Tranquilli, ragazzi, rimettetevi a sedere, falso allarme. Sei un'imbrogliona, Banks ».
« E tu un incompetente, Black, prosegui con la cronaca! » intervenne acida la McGranitt.
« I timpani, professoressa, i timpani... » si lamentò il ragazzo. « Ma... PROFESSORESSA, ODDIO, GUARDI! PARALA, FRANK! »
Un fulmineo scatto di Davies, infatti, aveva sorpreso il Portiere, distratto dall'azione di Scarlett. Si riprese appena in tempo per tuffarsi sull'anello di destra, scaraventando la Pluffa lontano con la forza del palmo della mano.
« E L'AVADA PARA! » ruggì Sirius. « Alice Prewett fa bella mostra di sé... sposalo, Alice! »
La ragazza saltellò sul posto e urlò a squarciagola: « LO FARO'! » ma la sua voce fu sommersa dalla folla in visibilio. Emmeline, accanto a lei, si mummificò il capo con i chilometrici capelli biondi, mentre Mary, Lily e Miley - per l'occasione, divenuta Grifondoro acquisita - si aggrappavano l'una all'altra, ridendo come matte. Alice era degna di Azkaban.
Nei pochi minuti che seguirono, il gioco si era fatto sempre più frenetico e duro, infatti il punteggio era già di centosettanta a cinquanta per Grifondoro. 
James aveva segnato nove goal, Collins due, Alan sei, i Corvonero solo cinque, tutti di Davies. Frank sembrava infallibile.
« Sono già passati sette minuti » annunciò Sirius allegramente. « Banks, come procede lassù? Vuoi una mano con quel Boccino? Non ti sei vista molto in giro, i tuoi ammiratori fremono nell'attesa di una tua sfilata volante... Scusi, professoressa, con la Banks mi intrattengo sempre ».
Lei non lo ascoltò. Mancavano solo tre minuti. Tre miseri minuti che stavano già andando via, mentre lei cercava affannosamente la scattante pallina dorata.
Se solo avesse potuto stringere le dita attorno alla sua superficie liscia e fredda, renderla prigioniera della sua mano, allora lei sarebbe stata libera e avrebbe vinto. Ma tre minuti - due, ormai - non erano abbastanza, neanche lontanamente...
« Cox è in possesso, gente, attenzione » fece Sirius. « Occhio, Cox, arrivano due Bolidi in picchiata... no, scherzavo, non è vero... Cox non cade nel mio ingegnoso tranello e avanza... Maledizione, va in porta » commentò, mesto. « Grazie, Avada, per averci dimostrato che sei umano ».
Il tiro di Cox, infatti, andò a segno e Frank si scusò con lo stadio.
« Nel frattempo, cosa accade di bello? Mmm... La Banks va a zonzo... »
Scarlett, al punto di rottura, si voltò di scatto pronta a scendere in picchiata per ucciderlo, e quel gesto la salvò.
Quando ormai l'ottavo minuto di gioco stava cedendo il posto al nono, il Boccino sfrecciò di fronte al suo viso, luccicando alla luce di un frammento di sole.
« Bastardo, eccoti » imprecò, piegandosi sulla sua Freccia d'Argento per darle il massimo della velocità.
Quasi aderì con tutto il corpo al manico lucido e sottile, i capelli al vento, l'elastico che li aveva tenuti stretti finito chissà dove... La McGregory non poteva raggiungerla, era troppo distante, così come il Boccino, però, che sfrecciava via a razzo.
« Stiamo a vedere se si tratta di un'altra finta della Banks » disse Sirius.
No, Black, pensò Scarlett, furiosa e agguerrita, non stavolta.
La minuscola pallina alata virò a destra e ancor più giù, verso gli spalti di Corvonero. Zigzagò, confondendola, finché non scese diretta proprio alla cabina del cronista. Sarebbe stato fantastico prendere il Boccino e uccidere Sirius un attimo dopo. Un sogno che diventava realtà.
« E la Banks mi viene addosso » annunciò Sirius con tranquillità. « Vieni, Banks, ti aspetto a braccia aperte, sono qui ».
« Black! » sbraitò l'insegnante.
« Professoressa, è vero, si sta gettando proprio qui, non vede? » fece lui, illuminandola, adesso un po' più preoccupato mentre la vedeva avvicinarsi. « Fa sul serio, la bella Banks, tenterà di farmi fuori... No, prof, sono troppo impegnato a vivere gli ultimi attimi di vita per fare la cronaca. I tifosi possono guardare con i loro occhi, io devo pregare ».
Ma Scarlett non ascoltò una parola e continuò a volare furiosamente, spronando la scopa a tutta forza.
« Corri, cosa inutile, corri! » urlò, allungando un braccio.
« La Banks è qui » proclamò ancora Sirius. « James, ti ho voluto bene, amico. Remus... Peter... sembrate così lontani, ora... »
« La partita, Black! »
« La vita, prof! »
L'insegnante affondò il viso nella sua sciarpa di Grifondoro, disperata.
Ma Scarlett era lì, sfiorava le ali impazzite del Boccino. Scarlett era lì, a un passo da Sirius, e gli sfilava di tasca la vittoria, agguantandolo di colpo. Fece una sorta di giro della morte per evitare di schiantarglisi addosso, mentre sentiva lo stadio esplodere di gioia pura intorno a lei.
Sirius rimase talmente stupefatto che non annunciò la vittoria e la fissò. Ma sorrideva. 
Scarlett aveva vinto, e lui, incredibilmente, ne era felice. 
Scarlett aveva vinto e lui, in realtà, aveva sempre creduto che avrebbe potuto farcela. 
Scarlett aveva vinto e a lui non importava, perché aveva giocato alla grande, di nuovo. E pensò che nessun'altra, forse, sarebbe stata capace di vincere così bene. Provò una strana sensazione, inspiegabile, stupida. Era come se si sentisse fiero di ciò che lei aveva fatto, ma questo non aveva il minimo senso. Lei si voltò a guardarlo, vittoriosa, ma il sorriso si spense di fronte al suo. Non riusciva a capire cosa ci trovasse di divertente nella sconfitta.
Ma Sirius sollevò un pollice e le fece l'occhiolino, gridando per farsi sentire a quei due metri di distanza: « Ottima partita, Banks! »
Scarlett lo fissò allibita e alla fine, per un motivo ignoto al mondo e anche a lei, sorrise di rimando, senza malizia o sarcasmo, come lui.
E quella fu la prima volta in cui, senza un vero motivo, Sirius Black sorrise a Scarlett Banks ed ebbe risposta.
« GRIFONDORO VINCE! » urlò la professoressa McGranitt, gettando la sciarpa addosso a Sirius, dopo aver agguantato il microfono.
Lui rise e distolse lo sguardo da una Scarlett stordita, un attimo dopo travolta dall'abbraccio dei compagni arrivati in volo da lei.
Era un corpo a corpo straordinario, fatto d'affetto e sapore di vittoria. Meraviglioso come solo un abbraccio di squadra poteva essere.
Gli studenti, nel frattempo, cominciarono a scendere giù dagli spalti, chi riversandosi sul campo, chi diretto al castello.
James sussurrò a Scarlett qualcosa che lei non afferrò e si fiondò sulla cabina del cronista, abbracciando Sirius.
« Sei stato fantastico, fratello » si congratulò lui, battendogli una forte manata sulla schiena.
« Non si può dire altrettanto di te, Felpato » ribattè l'altro, ridendo. Poi ritornò serio. « Ascolta, Sirius, devo fare una cosa, mi serve il microfono e... Merlino, anche un po' di silenzio. Pensi di...? »
« Solo un secondo, certo » si affrettò a dire lui. Battè un colpo di bacchetta sul microfono spento e tossicchiò.
« Ragazzi, dopo questa esaltante vittoria, mi servirebbe un attimo di silenzio, se fosse possibile » annunciò sopra l'insieme di voci tonanti dello stadio.
Quasi immediatamente tutti si zittirono, come per magia.
Sirius lanciò un'occhiata eloquente all'amico, come a voler sottolineare la sua potenza devastante. James sbuffò e rise, facendogli cenno di proseguire.
« Il nostro amato Capitano ha qualcosa da dire... Speriamo non siano le solite caz-... »
James gli strappò di mano il microfono. « Grazie, Sirius » disse, mentre lui si inchinava.
Al suono della sua voce uno scoppio di applausi esplose dalla calca di Grifondoro e questa volta fu il turno di James di lanciare un'occhiata eloquente a Sirius.
« Ehm... grazie mille » borbottò, leggermente imbarazzato, mentre il silenzio calava nuovamente e tutti aspettavano che parlasse, trepidanti. « Volevo semplicemente dire che questa vittoria è stata grandiosa, grazie ai miei compagni, ma... beh, io non riesco a godermi appieno questa felicità ».
Il silenzio, almeno così parve, si fece ancora più profondo. Sirius lo fissava, senza capire, in attesa anche lui.
« E non ci riesco » proseguì James, più sicuro, « perché mi manca tremendamente una persona... una persona a cui devo ancora delle scuse ».
Molti trattennero il fiato, colpiti. Sirius continuò a osservarlo, sorridendo appena.
Lily, invece, che al suono della sua voce, prima, si era fermata come gli altri insieme alle amiche, fissò il punto lontano in cui James parlava e sentiva il cuore battere più velocemente del normale. Loro la scrutavano, in attesa di un segno di rabbia, ma quello non arrivò. La ragazza era completamente assorbita dalle parole di lui e aspettava con una strana stretta allo stomaco che proseguisse.
« So di averle fatto del male » stava continuando James, cercandola con lo sguardo senza trovarla. « So di essermi comportato da idiota patentato quale sono, ma... so anche che non avrei voluto ingannarla né ferirla, perché non lo merita. E vorrei solo chiederle, adesso, di perdonarmi. Per me la vita qui ad Hogwarts non è la stessa senza di lei ».
Rimase per un attimo con le labbra socchiuse, poi spense il microfono e crollò sul posto accanto a Sirius, il boato dello stadio lontano miglia da lui. Sentì la mano dell'amico stringersi attorno alla spalla e sorrise, gettandogli un'occhiata di sbieco, ringraziandolo in silenzio.
Nel frattempo, Lily era rimasta immobile sul posto, il capo chino, profondamente scombussolata. Non riusciva a credere alle parole che aveva ascoltato e, per un attimo, si chiese se fosse possibile che fossero rivolte proprio a lei e non a qualcun altro. Un tempo, forse, avrebbe pensato che il gesto di James fosse un'ennesima prova del suo stupido esibizionismo, ma non riusciva a pensarlo in quel momento. Il ricordo dell'emozione nella sua voce faceva crollare ogni congettura di carettere negativo nei suoi confronti, l'evidente sincerità con cui aveva pronunciato quelle parole la fece rimanere sbalordita e non potè che pensare che forse qualcosa in lui fosse cambiato davvero dall'anno precedente.
Per me la vita qui ad Hogwarts non è la stessa senza di lei...
Aveva detto proprio così, James. Ed erano state parole importanti. Anche lei, in un certo senso, non aveva più vissuto alla stessa maniera dal giorno in cui avevano litigato. Le urla per i corridoi, gli incantesimi che gli lanciava ma che lui riusciva sempre ad evitare, gli inviti a uscire sempre più creativi, tutti i sorrisi da ebete che le rivolgeva e i tentativi di approcciarsi sempre nuovi, beh, quelli erano stranamente mancati anche a lei.
« Lily... »
Il sussurro di Emmeline arrivò alle sue orecchie come da una distanza interminabile. Fece cenno alle amiche di non dire nulla e, insieme, si avviarono verso l'uscita del campo, senza neanche pensare che erano scese fin laggiù per salutare Scarlett e uscire insieme a lei.
Mentre camminavano, la loro attenzione fu richiamata dalle voci di alcuni bambini che discutevano tra loro. Erano i piccoli amici di James.
« Tu pensi che stesse parlando di Lily? » stava dicendo Michael. « Ma come facciamo a esserne sicuri? Poteva essere chiunque! »
« Ma hai sentito come ne ha parlato? » rispose Sarah, cocciuta. « Era così dolce... non poteva essere altro che lei ».
I bambini annuirono, iniziando a convincersi che dovesse essere stato proprio così.
« Ha fatto un discorso bellissimo » sospirò un'altra bambina, estatica. « Deve amarla proprio tanto... Il mio papà è romantico come lui e lui ama la mamma! Lily e James diventeranno come loro, ne sono sicura! Sono così belli, insieme! »
Lily li fissava, sbigottita, ma loro non parvero farci caso. Come diavolo facevano a sapere di lei?
« Hai sentito? » intervenne invece Mary, sorridendo. « La bocca della verità, Lily ».
Lei non rispose.
Non sapeva, non poteva sapere, che tutto quello che i bambini avevano detto sarebbe divenuto realtà.
 
 
*  *  *
 
 
Come da tradizione, finita la partita, la festa che i tifosi avevano animato in campo attorno ai giocatori si era presto spostata in Sala Comune.
Dentro la stanza circolare era difficile anche riuscire a respirare. La musica, amplificata per magia da minuscole e innocue radioline, rimbombava tra le pareti, mentre striscioni e immense bandiere di Grifondoro stavano in bella mostra sulle mura scarlatte. I tavoli erano stati riempiti in fretta e furia di bevande di vario tipo e cibo, il tutto proveniente dalle efficienti cucine mandate avanti dagli elfi domestici instancabili.
James, quasi totalmente sommerso dalle sciarpe rosso e oro che i suoi compagni gli avevano lanciato addosso, aveva una bottiglia di Burrobirra mezza vuota stretta in mano e fissava con insistenza Lily, tutta intenta, a quanto pareva, a conversare con Alice ed Emmeline.
Sirius, nel frattempo, beveva direttamente da una bottiglia di Ogden ed era al centro della festa. Fece ruotare su se stessa una ragazza che gli si era praticamente appiccicata addosso da cinque minuti buoni per liberarsene e, quando si voltò, si ritrovò Scarlett di fronte.
« Ehilà, Banks » la salutò, sorridendo sghembo. « Non ti ho visto molto in giro, dove sei stata? »
Lei scrollò le spalle. « Proprio qui, Black, dove altrimenti? » rispose, guardandosi intorno. « Tu, però, eri troppo impegnato con le tue amate Grifondoro per badare a me, ecco tutto ».
Sirius la fissò negli occhi con grande interesse. « Cos'è, Banks, mi stai chiedendo attenzioni? » chiese, curioso. « Eppure sai benissimo che io un'occhiata, per quanto rapida, te la getto di continuo... Un momento per te lo trovo sempre, tesoro, posso assicurartelo ».
La ragazza alzò gli occhi al cielo. « Non intendevo questo » replicò secca, prendendolo per un braccio e portandolo fuori dalla calca di gente festante.
Lui la scrutò, senza capire, e la seguì senza fare obiezioni. Era curioso di scoprire cosa desiderava dirgli.
« Mi chiedevo se ti fossi dimenticato della nostra piccola scommessa » riprese lei, quando furono un po' più appartati e lontani dalla folla.
Lui sorrise. « Ma certo che no, mia bella Banks » fu la soave risposta. « Come potrei? »
Scarlett iniziò a innervosirsi per la sua imperturbabile tranquillità e strinse le dita attorno al Boccino d'Oro che non aveva ancora lasciato andare e che ormai aveva totalmente smesso di lottare per la libertà. Le ali trasparenti giacevano inerti ai suoi lati e solo di tanto in tanto si smuovevano appena.
« Bella partita, vero? » commentò. « Entusiasmante ».
« Senza ombra di dubbio » disse lui. « Ma anche il post sembra promettere molto bene. Non lo credi anche tu, Banks? »
Il volto di lei si stese in un sorriso che non prometteva nulla di buono. Strano, solitamente quel ghigno vittorioso era stampato sul viso di Sirius, ma non quella volta. Lui pensò che quell'espressione furba e sexy le donasse davvero e ne rimase incredibilmente rapito.
« Lo credo anch'io, Black, sì » sussurrò, pizzicandosi la punta del mento con le unghie curate delle dita. « Allora, alla luce di quanto appena accaduto, credi sia stato interessante fare affari con me? »
Sirius inarcò le sopracciglia. « Affari... » ripetè, sbuffando. « Io e te dobbiamo fermarci sempre e solo agli affari? Non credi che alla lunga potrebbe diventare noioso? Potremmo dedicarci a qualcosa di nuovo, Banks. Altri tipi di affari ».
Scarlett incrociò le braccia al petto. « Ah, sì? » mormorò. « E sentiamo, Black, cosa intendi tu per affari? Sono proprio curiosa di capirlo ».
Lui parve rifletterci. « Bah » rispose infine, sul vago. « L'ultima volta che abbiamo... come dire... trattato come piace a me, è stato intrigante, vero? »
Le parole suscitarono il riso della ragazza. « Capisco » disse, divertita. « Vuoi trattare, sì... Davvero stimolante, l'idea ».
Continuò a sorridere, determinata a confonderlo, poi si fece vicina, osservandolo con il capo un po' inclinato.
Sfiorandogli il petto con le dita, sussurrò: « Sai... forse ti avevo sottovalutato come affarista » e lui ghignò, compiaciuto. « Stasera, però, mi sembri più convincente... Vediamo un po', quali sarebbero i tuoi piani, quindi? Potrebbero interessarmi ».
Sirius osservò le sue dita risalire sul tessuto della camicia, poi si riprese.
« Innanzitutto, questo non è un posto adatto per trattare » osservò, sottile e arrogante. « Sarebbe produttivo parlare di tutto questo in una sede diversa, Banks. Un luogo che ci permetta di... come dire... esprimerci in libertà nelle trattative, non so se mi spiego ».
« Tipo? » fece lei, interessata, notando con piacere la convinzione con la quale lui portava avanti l'argomento, come se lei gli stesse davvero dando corda.
Il ragazzo, infatti, frugò il suo volto in cerca di ogni più piccolo particolare e rispose: « Il Dormitorio sarebbe un'ottima location ».
Scarlett rise, incapace di trattenersi. Era veramente spassoso esaminare il coinvolgimento di Sirius, ben consapevole della tragica fine che avrebbe fatto.
« Il Dormitorio, eh? » sussurrò, mentre il limite di distanza media di dialogo era ormai stato oltrepassato di parecchio. « Come siamo velati, come siamo allusivi, eh, Black? Sei la sottigliezza e l'eleganza che si personificano, davvero complimenti. Ma continua, ti prego, sono curiosa di scoprire le tue intenzioni ».
Si spostò i capelli da un lato con un gesto lento della mano e lui esitò prima di parlare, leggermente disorientato.
« Oh » mormorò infine. « Beh... le attività praticabili sarebbero molteplici. Ma sai, Banks, discuterne sarebbe così noioso e inutile... Passare all'azione, invece, quella sì che sarebbe un'ottima idea. Quando si parla d'affari, d'altronde, bisogna agire e basta. Subito ».
Scarlett annuì, a quanto pareva molto d'accordo. La mano andò su, a lambire la pelle della sua guancia e poi ancora a scostargli dagli occhi i lucenti capelli scuri. Lui la prese e la spostò verso il basso, così che le sue labbra la toccarono lievemente.
« Agire, dici? » stava rispondendo lei nel frattempo, affatto turbata, o almeno non all'apparenza. « Mmm... non vedevo l'ora che me lo proponessi ».
Sirius, inizialmente, sorrise compiaciuto. Poi, riflettendo sulle sue parole, pensò che dovesse essere ubriaca per forza.
« Vuoi vedere come agisco io? » chiese la ragazza, a pochi centimetri da lui.
« Non aspetto altro » fu la risposta. Con il dorso della mano, le sfiorò il collo scoperto in un tocco che la fece rabbrividire.
« Allora chiudi gli occhi » gli suggerì, riprendendo il controllo che aveva perso per qualche secondo. « Voglio darti un antipasto del mio genere di affari ».
Gli prese il mento tra pollice ed indice, pronta a neutralizzare tutte le sue idee malsane anche se pareva volesse fare tutto il contrario. Lui, infatti, fraintese il gesto e le premette una mano sulla schiena all'improvviso, così da spingerla ancor di più verso di lui. Scarlett gli diede un assaggio delle sue labbra che fu quasi meno di un respiro, poi, con una sorta di scatto felino interpose tra le loro labbra il Boccino che aveva in mano.
« Portati questo in Dormitorio, Black » sussurrò, un'espressione esultante sul viso. « Di solito conservo tutti i Boccini che catturo, ma questo te lo sei meritato... Spero che ti ricorderai di me, quando lo guarderai. Oh... quasi dimenticavo. Stiamo tre a due per me, adesso ».
Lui rimase di sasso e afferrò la pallina dorata dalle sue dita, continuando a guardarla mentre frapponeva una nuova distanza tra loro e gli voltava le spalle.
Fissò la sua schiena mentre si allontanava, completamente stordito, senza dire una parola. Scarlett tornò tranquillamente a ballare.
Merlino, quella ragazza iniziava davvero a farlo impazzire. Aveva giocato con lui, lo aveva abilmente ingannato e si era dimostrata un'ottima avversaria. Un'avversaria, però, che cominciava a diventare sempre di più una conquista, quella che lui desiderava alla fine di quella partita.
Non smise un attimo di scrutarla o di esaminare i suoi movimenti fluidi e non riuscì a non riflettere su quanto si muovesse dannatamente bene in armonia con la musica. Era bella, maledizione, bella da morire. Osservarla ballare lo faceva andare completamente in tilt. Lui, che aveva smesso da tempo di impressionarsi per qualcosa, lui, che alle ragazze era ormai abbastanza avvezzo... Lui, che desiderava ardentemente averla per sé. Solo per sé. Pensò che sarebbe stato meraviglioso poter stringere quei fianchi che ancheggiavano appena, far scivolare le mani lungo il ventre e baciarla, ottenendo risposta... Ma si riscosse da quei pensieri al suono di una risata fragorosa.
Si voltò. Era Remus. Ma non poteva esserlo. Il ragazzo che gli si avvicinava aveva un calice di Whisky stretto in mano. No, decisamente non era Remus Lupin.
« Quella ragazza è davvero sveglia » esordì, senza smettere di ridere. « Forse troppo per te, Felpato ».
Felpato. Il ragazzo misterioso lo aveva chiamato così. Ma allora era davvero...?
« Lunastorta, si può sapere che diavolo ti prende? » chiese, scioccato. « E' Whisky Incendiario quello che stai bevendo? »
Lui annuì, imperturbabile. « Un bicchierino » rispose, scrollando le spalle. « Comunque, parliamo di Scarlett ».
« Ma...? » Sirius si chiese cosa stesse succedendo. « Che... che significa parliamo di Scarlett? Di... di che diavolo vorresti parlare, posso saperlo? E poi scusa, che cavolo...? Ti sei messo a spiarci, per caso? »
« Spiarvi? » ripetè lui, offeso. « Che brutta parola... Guarda che siamo a una festa, Sirius, poteva ascoltarvi chiunque ».
Lui assunse un'espressione scettica e impaziente. « Comunque » disse, « che cos'avevi tanto da gongolare? »
Remus ricominciò a ridere sommessamente, ma si riprese subito. « Scarlett ha capito qual è il tuo punto debole, fratello » disse, con l'aria di chi la sa lunga.
« E sarebbe? » domandò lui, a metà tra il curioso e l'infuriato.
Il ragazzo si prese tutto il tempo per rispondere, continuando a bere, come a voler creare un effetto suspence e Sirius attese, corrucciato.
« E' lei il tuo punto debole, Sirius » spiegò lui infine, sorridendo di fronte alla faccia stravolta dell'amico. « E tu stai perdendo colpi, vecchio mio, fattelo dire da me... Riprenditi o ti mette sotto alla grande, ascoltami ».
Gli fece un cenno eloquente col capo e si allontanò, lasciandolo ancor più sconvolto di prima. A quel punto, Sirius si avvicinò al bancone delle bibite e afferrò una bottiglia di Ogden, deciso a scolarsela tutta per dimenticare.
Nel frattempo Scarlett, che stava ballando insieme ai compagni Alan e Simon, ridendo con loro, notò che Lily se ne stava in disparte, ora da sola, osservando i festeggiamenti con aria assente e bevendo una bottiglia di Burrobirra, come assorta nei suoi pensieri. Borbottò qualcosa agli amici e le si avvicinò, ma lei non se ne accorse. Seguì la direzione del suo sguardo e capì: stava fissando James, che in quel momento rideva insieme a Frank.
« Lily » mormorò. Lei sobbalzò e si versò quasi tutta la bibita addosso. 
« Dannazione » imprecò, estraendo la bacchetta e asciugando la maglietta con un semplice tocco. « Scarlett, mi hai spaventata ».
Scarlett rise. « Certo... » borbottò. « O, meglio ancora, ti ha spaventata il fatto che avessi visto come fissavi il nostro James ».
La ragazza arrossì violentemente, incapace di trattenere la vergogna. « Stavo... non stavo... Okay » mormorò infine. « Lo stavo fissando. E allora? »
« E allora nulla, amica mia » rispose l'altra. « Ma se hai voglia di parlargli, vai da lui, Merlino! Vuoi capirlo che non ce la fa più senza di te? »
Quelle parole non fecero altro che turbarla ulteriormente. Erano passati molti lunghi giorni ormai da quella lite e lei aveva riflettuto parecchio. La rabbia e il risentimento si erano pian piano placati e poco prima, con le sue parole alla fine della partita, erano svaniti del tutto. Era divenuto troppo semplice, adesso, al contrario di prima, credere a ciò che le diceva. Così semplice, in realtà, da spaventarla. Forse era la luce nei suoi occhi, il suo buffo imbarazzo, la sua adorabile goffaggine, ma era dura pensare che le sue fossero bugie, ora. Lily voleva credergli.
« Ascoltami ». Scarlett l'aveva presa per le spalle e la guardava dritto negli occhi. « Nessun ragazzo prenderebbe la Pozione Polisucco per trascorrere una sola misera ora con una ragazza. Nessun ragazzo correrebbe dietro a una ragazza per sei anni senza arrendersi mai. Nessun ragazzo riuscirebbe a parlare con la stessa intensità con cui James ha parlato oggi. Nessuno, Lily, puoi starne certa ».
La ragazza chinò il capo, riflettendo. La verità di Scarlett era innegabile e lei si sentì più confusa che mai. Guardò James, che aveva smesso di sorridere e faceva ondeggiare nel calice le ultime gocce rimaste del suo Whisky, e pensò che avrebbe desiderato vederlo sorridere come sempre.
« Devo...? Io... » balbettò, rivolta a Scarlett. « Vado ».
Lei sorrise trionfante, battendogli un colpo sulla spalla.
« Maschiaccio » commentò Lily, ridendo.
« Antipatica » replicò lei con una smorfia divertita. Le scoccò un bacio sulla guancia e le diede una spintarella d'incoraggiamento.
Lily, camminando titubante, pensò che quei pochi metri tra la gente fossero la distanza più lunga e interminabile che avesse mai percorso. Quando si ritrovò James di fronte, sentì il forte impulso di voltargli le spalle e correre via, ma prese un respiro e si fece coraggio. Lui non si era accorto di nulla.
« Ehi, James ».
Lui sussultò, proprio come lei pochi minuti prima, cosa che la fece inspiegabilmente sorridere. E non fece nemmeno caso al modo in cui lo aveva chiamato. James. Era la prima volta in cui lo chiamava così e pensò che la dolcezza del suo nome si addicesse perfettamente a lui.
Osservò la sorpresa dilagare negli occhi del ragazzo, per nulla celata, e le sue labbra dischiudersi per poi serrarsi di nuovo.
« Li-... Ev-... Lily » balbettò, confuso e stralunato.
Lei sorrise appena. « Potrei parlarti un attimo? » chiese, esitante, guardando più il suo petto che i suoi occhi.
James si passò una mano tra i capelli, nervoso, e annuì parecchie volte prima di rispondere: « Sì... certo che sì... », ancora sconvolto.
Lily lo guidò verso la scala a chiocciola che portava ai Dormitori e sedette sui gradini, le gambe raggomitolate tra le braccia, aspettando che anche lui si chinasse per sedere accanto a lei. Quando lo fece, la guardò con ansia e lei si morse il labbro inferiore, riflettendo rapidamente su come cominciare.
« James... » mormorò, e lui quasi trasalì di nuovo al suono del suo nome pronunciato da lei. « Io... prima, ho... ho ascoltato quello che hai detto, dopo la partita... e ho pensato... ho pensato che tu ti stessi rivolgendo a me ».
Deglutì, il capo chino, cercando di scrutare la sua espressione con la coda dell'occhio.
« E' così » rispose lui. « Parlavo di te ».
Lei annuì, come per dare conferma a quelle parole, e si chiese cosa avrebbe dovuto dire adesso. D'un tratto, si sentì parecchio stupida.
« Beh... » riprese, sempre senza guardarlo. « Io ci ho pensato molto... Quello che hai detto è stato... » Cercò un aggettivo adatto, ma non gliene venne in mente nessuno e sospirò. « Il punto è che sono qui per chiederti scusa, James ».
Il suo cuore fece un balzo di venti metri, o almeno così gli parve, perché non riusciva a credere alle parole che aveva udito. Non era possibile.
« Non so neanch'io che cos'ho urlato, quel giorno... » continuò Lily, alzando lo sguardo. « Ero sconvolta e arrabbiata e... Merlino, mi rendo conto di essere stata pesante, forse anche troppo, e di aver detto parole che non meritavi. E... »
« Lily, sono io che devo chiederti scusa » la interruppe lui serio, riprendendosi. « Ho combinato un casino, solo perché... beh, solo perché volevo uscire con te. E' stato un errore grande quanto... quanto... un Troll di montagna... » Si maledisse mentalmente per il paragone leggermente azzardato e sciocco.
Lei, però, rise. « Tutti commettiamo errori grandi quanto Troll di montagna » replicò, scrollando le spalle e facendolo sorridere, più rilassato.
« Già... » borbottò lui in risposta. « Soprattutto quando hai un cervello grande quanto quello di un Troll di montagna, come il mio ».
La risata di Lily riscaldò l'ambiente, mescolandosi alla sua. Erano così diverse... la sua era frizzante e cristallina, quella di lui dirompente e un po' idiota.
« Questo significa... » mormorò poi lui, guardandola, « ... che adesso è di nuovo tutto okay? Beh » aggiunse, ripensandoci. « Per quanto possa essere okay il nostro rapporto, si intende ».
La ragazza sorrise e annuì con fermezza. « Esatto » disse. « Io tornerò a insultarti tutte le volte che mi è possibile... »
« ... ed io a bloccarti dopo le lezioni per le stupidaggini più assurde » fece James, allegro.
« Poi mi chiederai di venire ad Hogsmeade con te anche quando non è in programma nessuna uscita... » proseguì Lily, poggiandosi alla parete con le spalle.
« ... e tu declinerai l'invito con il tuo fare amabile e dolce » concluse lui, con l'aria di uno che si è ormai rassegnato. « Giusto? »
« In linea di massima, direi proprio di sì » annuì lei, divertita.
Risero, senza un vero motivo, sentendosi più leggeri di quanto non fossero mai stati in quei lunghi giorni. James si distese sui gradini, i gomiti poggiati al marmo duro e la osservò, mentre lei ruotava il capo per guardarlo e sorrideva, teneramente.
« E ora baciala ».
Una vocetta infantile proveniente da un punto imprecisato sopra di loro li fece sussultare contemporaneamente. Si voltarono e videro, un bel po' di scalini più su, il gruppetto di bambini amici di James riunito in cerchio a scrutarli. Sembravano un branco di piccoli gufetti curiosi, il che era un po' inquietante.
« Ma...? » James li fissò, sbalordito. « Ma si può sapere cosa ci fate voi qui? »
I bambini sorrisero, alzando le spalle. Sembravano sincronizzati, cosa che li rendeva ancor più spaventosi.
« Il ragazzo carino e gentile ci ha detto di andare a dormire tanto tempo fa » disse Sarah. « Remus... sì, si chiama così. E' il tuo amico ».
James annuì, come a dire che lo sapeva bene.
« E l'altro tuo amico, quello bello e cattivo, ci ha detto di levarci dai piedi perché i marmocchi non possono partecipare alle feste » proseguì un'altra bambina, Sally, incrociando le braccia al petto contrariata. « Io mi ero innamorata di lui, ma poi è stato così antipatico che mi è passata ».
Lily e James scoppiarono a ridere, scambiandosi uno sguardo e mormorando nello stesso momento: « Sirius... », leggermente sconsolati.
« Quindi, dai, baciala, James » intervenne Michael, ritornando al punto cruciale della questione. « Non lo vedi com'è bella? Lily, bacialo tu! »
I due risero ancor più forte. Quei bambini erano adorabili.
« Perché ridete? » domandò il bambino, senza capire. « Dovete baciarvi, dai! Come siete lenti, uffa, io ho sonno, non sono mai stato sveglio fino a quest'ora! »
Gli altri annuirono, palesemente d'accordo, ma non ottenendo risposta, si fiondarono su di loro, circondandoli.
« Se non vi baciate, noi non andiamo a letto » disse piccata Sarah, in attesa.
I ragazzi si fissarono, in difficoltà. No, quei bambini non erano adorabili. Erano terribili, e basta.
James guardò Lily, sinceramente preoccupato. Lei, stranamente, sorrise.
« I bambini vanno resi felici, James » disse, alzando le spalle. Si sporse verso di lui e gli scoccò un morbido bacio sulla guancia. James chiuse gli occhi a quel tocco e avvertì le budella attorcigliarsi in fondo allo stomaco. Quando lei si allontanò, ridendo sommessamente, si accorse di essere arrossito appena.
I bambini applaudirono, entusiasti, e tutti abbracciarono l'uno o l'altra, profondamente contenti per l'accaduto.
Alla fine, si decisero ad andare a letto, saltellando di gioia.
« Non se ne sarebbero mai andati, altrimenti » spiegò Lily, che sorrideva ancora, timidamente.
« Assolutamente d'accordo » disse lui in fretta, facendola ridere. « Adesso sento davvero di aver vinto qualcosa, oggi ».
Lei lo guardò, stupita, senza sapere cosa dire.
« Torniamo alla festa? » chiese poi James, facendo per alzarsi e togliendola dall'imbarazzo.
La ragazza annuì e si sollevò da terra, sistemandosi la gonna nera. Poi lo seguì lungo le scale. Appena furono di nuovo in Sala Comune, Scarlett intercettò lo sguardo dell'amica e le lanciò un occhiolino. Lei sorrise.
« Oh, Lily, guarda! » esclamò James all'improvviso, guardando il piano su cui erano riposti cibi e bevande. Lei si voltò e gli vide stretto in mano un pacco di biscotti. Rise. Zuccotti di Zucca.
« Gradisce, signorina Evans? » chiese lui, con un mezzo inchino. « Stia attenta: se comincia, li finisce tutti, gliel'assicuro ».
« A qualcuno piacciono le ragazze che mangiano, sa? » fece lei, strappandogli il pacco di mano e aprendolo. « Mi ricordo di un ragazzo buffo che disse così... Fu un appuntamento un po' strano, ma è una lunga storia ».
James rise di cuore e addentò un biscotto, quando una scena attrasse la loro attenzione. A quanto pareva, l'alcool aveva dato alla testa un po' a tutti, anche agli elementi più insospettabili.
Al centro della Sala Comune, infatti, cinque ragazzi avevano deciso di impersonare il gruppo esordiente delle Sorelle Stravagarie, complesso rock che stava travolgendo migliaia di giovani maghi e streghe in tutto il mondo. Un capo d'abbigliamento comune li identificava come entità musicale, distinguendoli dalla massa di fan impazziti, ovvero la cravatta di Grifondoro allacciata intorno al capo come una bislacca cordicella da Indiani. Sirius Black, a quanto pareva, era il solista, messo bene in mostra in piedi su un tavolinetto piuttosto basso della stanza, una bottiglia mezza vuota di Whisky come microfono dalla quale beveva ad ogni pausa, la camicia sbottonata e i capelli in disordine. Era piuttosto preso dal brano e si muoveva da veneranda star musicale, additando il pubblico e lanciando occhiolini alle ragazze più festanti. Accanto a lui, Frank Paciock non pareva brillo, ma consapevole delle azioni che stava compiendo: il suo ruolo era quello del chitarrista, poiché era tutto intento a strimpellare note su una chitarra invisibile. A coreografare il tutto, intorno a loro, vi erano gli altri tre componenti della band. Alan Green faceva volteggiare le ragazze che gli si avvicinavano, ballando sul posto in maniera assai abile con i lembi della cravatta rosso e oro che rimbalzavano dietro il capo; Peter Minus non sembrava molto in sé in quel momento e si muoveva da robot in maniera impeccabile, stupendosi delle sue fino ad allora sopite capacità nell'arte della danza; ed infine, a completare il quadro c'era lui. Remus Lupin. Remus John Lupin. Sì, proprio lui, la mamma dei Malandrini e il ragazzo studioso e sempre responsabile. In tutta la serata aveva bevuto più o meno tre bicchieri di Whisky, e questi erano già riusciti a stravolgerlo, vista la scarsa abitudine del ragazzo di bere qualsivoglia alcolico, soprattutto quando a offrirglielo era Sirius.
Scarlett, Mary, Emmeline e Alice osservavano la scena profondamente interessate, ridendo come matte e ballando a tutta forza.
Sirius, nel frattempo, si era completamente abbandonato al suo ruolo e cantava a squarciagola. Cantava bene, in realtà.
« So take your hands off me... Tonight I’m breaking free... This is the night! This is the night! » urlava.
« This is the night! » gli faceva eco Frank, alzando il pugno verso la folla di Grifondoro.
La canzone terminò con un'accozzaglia di suoni indefiniti.
« GRAZIE, GRIFONI! » gridò Sirius, battendo le mani sopra la testa. In molte strillarono al seguito.
« BUONANOTTE! » aggiunse Frank, anche lui molto acclamato.
In quel momento, il ritratto venne spostato e tutti si voltarono di scatto. Un ragazzo dall'aria stravolta entrò di corsa, una mano stretta in quella della sua fidanzata, spaventata quanto lui.
« Ragazzi, svignamocela subito! » urlò, terrorizzato. « Un Corvonero ha fatto la spia, la McGranitt sta venendo qui! Correte! »
Il panico. I Grifondoro si diressero in massa verso la scaletta a chiocciola, troppo stretta per contenere tutti, tanto che inizialmente non passò nessuno; l'alter ego delle Sorelle Stravagarie si sbarazzò di tutti gli accessori; le ragazze si affrettarono a nascondere le bottiglie di alcool sotto i divani o il tavolo, mentre James chiamava a gran voce la sua squadra, causa della festa, che non avrebbe dovuto tirarsi indietro.
Dopo tutto quel trambusto, il ritratto fu spostato nuovamente e apparve un'irata professoressa McGranitt, seguita da nientepopodimeno che Matt Davies.
Sirius pareva stravolto. Non aveva avuto il tempo di aggiustarsi la camicia e aveva mancato un bottone. Scarlett e Lily si tenevano a braccetto, fingendosi rilassate, come se fossero capitate lì per caso. Mary ed Emmeline si erano distese sul divano, simulando posture naturali molto poco credibili. Alice era ancorata al braccio di Frank, bloccandogli la circolazione, ma lui non fiatava, schierato insieme ad Alan, Simon, Robert e Josh dietro il Capitano, come da formazione. Peter divorava le unghie delle mani, nervoso, mentre Remus, preso dal panico, aveva dimenticato di slacciarsi la cravatta dalla testa.
Fu proprio a lui che la McGranitt si rivolse per prima.
« Lupin... » mormorò, scuotendo il capo sdegnata.
Lui sussultò, capendo solo in quel momento di trovarsi in condizioni pessime e in uno stato impresentabile. Con uno scatto della mano si tolse la cravatta e chinò il capo, sinceramente mortificato.
« Signorina Evans... Banks... Vance... Santo cielo, anche voi? » disse, guardando ad una ad una tutte le ragazze. « Ma si può sapere cosa avete combinato? »
Tutti si fissarono a vicenda.
« Professoressa » tentò di difendersi James. « Era solo una festicciola post-partita... Si sa come vanno le cose... Dopo una vittoria di Quidditch, si fa un po' di baldo-... cioè, no, si... ehm... insomma, si organizza un po' qualcosa... Davies, tu dovresti saperlo. O forse non vinci una partita da troppo tempo e hai rimosso questo piacevole dettaglio » aggiunse, tagliente, rivolto al Corvonero, che lo fissava schifato.
« Potter, non si permetta di giustificarsi » sibilò l'insegnante. « Ma vi rendete conto della gravità delle vostre azioni? Sono le due e mezza di notte! »
Tutti trattennero il respiro. Com'era possibile? Nessuno aveva badato all'ora, tutto quel tempo.
« Cinquanta punti in meno a Grifondoro » disse, intransigente. « E siete tutti in punizione! ».
Sirius sbuffò. « Ma prof, c'era tutta la Casa presente! » esclamò.
« Non mi interessa! » replicò lei, furibonda. « Bisogna punire qualcuno, e la squadra di Quidditch al completo insieme ai più fedeli compari mi pare la combriccola perfetta! Che nessuno osi contraddirmi! Innanzitutto, pulirete questo scempio. Domattina, vi voglio alle sette puntuali nel mio ufficio per decidere in che modo punirvi. Buon lavoro ».
E si diresse a grandi falcate fuori dalla Sala Comune. Davies lanciò a tutti un'occhiata di sfida.
« Buonanotte, Leoni » disse, facendo un cenno. Poi si rivolse a Scarlett e ghignò appena, mormorando: « E sogni d'oro a te, Scar ».
Lei lo fissò con odio ed estrasse la bacchetta, pronta a lanciargli una fattura e anche a una nuova punizione, se fosse stato necessario. Sirius le bloccò il braccio e la costrinse ad abbassarlo con calma, senza smettere di fissare il ragazzo, particolarmente innervosito.
Davies parve notarlo e rise. « Scarlett è la tua nuova fiamma, Black? » chiese, incuriosito. « Mmm. Gran coppia ».
« Se per te è stata solo una fiamma, beh, Davies, c'hai perso solo tu » replicò lui. « E lei non è mai stata la fiamma di nessuno ».
Scarlett gli gettò un'occhiata, interdetta e meravigliata, ma lui non vi fece caso, troppo impegnato a disprezzare l'altro con tutto se stesso.
« Oh, beh, in tal caso rettifico » fece lui. « Il tuo nuovo amore... va bene così? »
« Oh, sì, suona molto meglio » disse ironico Sirius. Lei, suo malgrado, sorrise debolmente. 
« Levati dai piedi e salva un po' di dignità » gli consigliò. « Non ne hai più un briciolo, a quanto vedo ».
Davies non ribattè. Voltò le spalle a tutti e uscì dal buco del ritratto. Scarlett chinò il capo, i capelli che le coprivano il viso. La mano di Sirius, ancora sul suo braccio, le diede una stretta prima di ritrarsi.
Lui e James si scambiarono un'occhiata d'intesa e, insieme, seguirono il Corvonero, con tutti gli altri che volevano assistere alla scena.
« Senti un po', Davies » lo richiamò James, le braccia incrociate al petto, mentre lui e l'amico si avvicinavano.
« Avremmo qualche altra parolina da dirti » proseguì Sirius, il passo felpato e rilassato, le mani affondate nelle tasche.
Lui si bloccò, improvvisamente all'erta.
« Ti viene in mente qualcosa di particolarmente geniale ed efficace, amico mio? » disse ancora Sirius, passandosi una mano sugli accenni di barba ispida.
« Mmm » ragionò James. « Me ne ispira una in particolare... Che ne dici di... Languelingua! »
Lo scatto della bacchetta di lui fu talmente veloce da prendere Davies totalmente alla sprovvista. La lingua gli si incollò al palato e tutti risero.
« Il tuo problema sta proprio lì, Davies » disse Sirius. « La lingua. Usala in maniera più produttiva, te lo consiglio. Oh, dimenticavo » aggiunse, puntandogli contro la bacchetta mentre lui si premeva le mani alla gola, « Elettro » sussurrò soavemente, provocandogli una scossa su tutto il corpo.
« Black! » esclamò Lily, sconvolta, mentre Scarlett lo fissava spaventata.
« Tranquilla, Evans, è poco più di un solletico » rispose lui con un sorriso.
Remus rassicurò le ragazze. Non era nulla di troppo forte, altrimenti Sirius non lo avrebbe mai usato.
« E balla qualcosa anche tu, brutto bastardo » aggiunse, mormorando a bassa voce l'incantesimo Tarantallegra per concludere in bellezza l'opera.
Davies fu preso da un furioso attacco di tip tap, ma loro lo lasciarono a terra e gli si avvicinarono.
« Sai bene che te lo sei meritato » disse James. « Non solo per questa sera, ma soprattutto per ben altro, Davies ».
E, detto questo, si allontanarono senza degnarlo d'uno sguardo.
James battè una pacca sulla spalla di Sirius e lui rispose con una botta dietro il capo.
Fatto il misfatto.









Note della Malandrinautrice: Salve a tutti! Innanzitutto, vi devo delle spiegazioni. Ho risposto solo a pochissime vostre recensioni e dovete scusarmi davvero. Maggio è terribile a scuola, ho tanto da riparare e nei ritagli di tempo libero scrivo per non rimanere indietro e poter pubblicare. Davvero, scusatemi. La scuola, tanto, sta ormai per finire. Adesso corro a rispondere e spero di farne abbastanza. In tutti i casi, conoscete il motivo e tra una settimana il problema non esisterà più.
Detto questo, qualche spiegazione.
Sirius e Scarlett. Oh, che bello nominarli insieme! Scusate. Parte Blanks di me che prende il sopravvento. Allora. Non so se sia stato chiaro quel sorriso. Quello che, secondo me, è uno strano ma enorme passo avanti. Sirius ha sempre saputo che Scarlett avrebbe potuto farcela e quasi, stranamente, ha sperato che ce la facesse. Perché se fosse riuscita a vincere, avrebbe significato che per quella sfida c'aveva messo anima e corpo e che le importava. Proprio come importa a lui. Quindi, beh, si è sentito di comportarsi in quella maniera e per una volta è stato spontaneo. Lei, a quel sorriso sincero, non ha resistito, non ha pensato... e l'ha ricambiato. Alla fine, alla festa, sono tornati quelli di sempre, anche se più scherzosi, più partecipi al gioco. Scarlett ha voluto scherzare sul suo lato sexy! Ahahahah! E c'è riuscita alla grande, inutile dirlo. Chiaro tutto?
Poi, Lily. Lily ha ragionato moltissimo in tutti questi giorni e il discorso di Scarlett racchiude in pieno tutta la verità. E lei l'ha capita, alla fine, dopo tre settimane. A Lily mancava James e a James mancava Lily. Perciò, eccoli lì, fin troppo teneri, forse, a causa della confusione e della timidezza. Spero vi siano piaciuti.
Ora, Dorcas Meadowes. L'abbiamo presentata indirettamente e, un giorno, credo proprio che la rivedremo! Questo è come la immaginiamo noi (una piccola parte di lei, ovvio), come sarà nella nostra storia. Ne vedremo delle belle.
Infine, Matt Davies. Anche qui, un giorno, tutto verrà spiegato. E' ovvio che non capiate il suo comportamento o l'ultima frase di James, ma arriverà il momento delle spiegazioni.
Ora, non mi resta che ringraziare. VENTUNO recensioni. Non è normale, ragazzi. In questo sito non mi conoscevo neanch'io, quasi, e ora guardate qui. E' assurdo. Mi fate sempre piangere, non so come spiegare le emozioni che mi fate provare con le vostre parole. Ogni giorno mi sento in debito con voi. E' TUTTO GRAZIE A VOI. Questa è la vostra storia.
Solo un'ultima minuscola cosa prima di dileguarmi!
This Is The Night è una canzone delle Sorelle Stravagarie, presente nel Calice di Fuoco. Io l'ho trovata fighissima e ho pensato di inserirla! Ahahahah! 
Beh, ora vi saluto! Un bacione enorme e grazie a tutti, anche ai 52 delle preferite, ai 7 delle ricordate e ai 79 delle seguite! Grazie mille!
E un grazie speciale, infinito, di cuore a loro: 
allodola e  Albie che mi hanno segnalata per le Prescelte. Sono commossa, non so cosa dire, ma vi ringrazierò personalmente più tardi. Un bacione!

Simona_Lupin
   
 
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