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Autore: Bloodred Ridin Hood    02/06/2012    5 recensioni
Non tutte le storie hanno un lieto fine. L’aveva accettato da tempo.
Ma aveva salvato la situazione per quanto era stato possibile.
Ed era tutto ciò che importava.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fine.
Che effetto fa?
Prese il rossetto dal beauty case. Era un regalo di compleanno da parte di Miharu. Non l’aveva mai usato, ma nessuna occasione sarebbe stata mai più appropriata.
Se lo passò sulle labbra, mentre continuava a guardarsi allo specchio senza mai staccare lo sguardo. Il suo volto sembrava ancora più pallido del solito, nonostante quello stupido make-up addosso.
La porta del bagno era aperta, Miharu si era avvicinata allo stipite e la osservava con evidente imbarazzo e preoccupazione.
- Non so bene come comportarmi… - ammise – Sicura che non vuoi… compagnia? -
Miharu era sempre stata così.
Una persona d’oro. Si preoccupava un sacco per lei. Le voleva bene e lei ne era assolutamente riconoscente.
- Non ce ne sarà bisogno. – rispose Xiaoyu mentre si disfaceva i capelli e li sistemava dietro le orecchie bagnandoli appena con due dita bagnate.
Miharu si morse il labbro.
- Xiao, perdonami, ma forse non è una buona idea… - cominciò – Guardati, non stai bene… e non hai mangiato per giorni… -
- Miharu… - la ammonì lei con un improvviso cambio di tono nella sua voce - … tra poco sarà tutto finito. Per sempre. Lasciami almeno questo. -
L’amica deglutì. Poi si avvicinò e l'abbracciò forte a sè.
Xiaoyu non rispose all’abbraccio, osservando la scena attraverso lo specchio.
Osservava i suoi occhi al di là del vetro come se appartenessero ad un’altra persona.
- A volte bisogna accettare anche quando le storie non hanno un lieto fine. – mormorarono le sue labbra al di là dello specchio arricciandosi appena in un ironico sorriso – Io l’ho già accettato da tempo. –

- Potresti almeno sforzarti di dire qualcosa! – sbottò Miharu – E non tenerti tutto dentro, dannazione! -
L’amica, crogiolata in mezzo alle coperte alzò appena la testa.
Non si alzava, né toccava cibo da due giorni, come se fosse malata, ma la cosa che più faceva imbestialire la sua amica, era quel suo comportamento morbosamente naturale con cui accompagnava tutto ciò.
- Sto bene. – disse Xiaoyu con la sua solita voce allegra – Mi porti una spremuta? -
- È stato condannato a morte. L’esecuzione è fissata per questa domenica. – fece Miharu con le lacrime agli occhi. Jin Kazama era stato arrestato due giorni prima.
Xiaoyu tornò ad abbassare la testa in mezzo alle coperte.
- Anche succo di frutta va bene. Ho voglia di qualcosa di dolce. -
Miharu alzò gli occhi al cielo esasperata. Avrebbe voluto prenderla a schiaffi, ma dentro di sé sapeva che non poteva farle una colpa per il modo in cui stava accettando la situazione.
Apparentemente la stava vivendo persino meglio di lei,
e dire che Jin non le era neanche mai piaciuto più di tanto!
Si girò per andare a prenderle il succo, visto che ormai era diventata la sua unica fonte di zuccheri.
- Sei una stupida a piangere adesso! -
Miharu si voltò credendo a stento alle sue orecchie. Il modo in cui l’aveva detto era stato… così cattivo.
Xiaoyu si era seduta e la guardava da sotto i capelli arruffati.
Gli occhi, cerchiati da occhiaie blu, sembravano come indemoniati.
- Sei un’ipocrita! Non vorrai farmi credere che ti dispiaccia davvero! –

Miharu aveva lasciato il bagno. Xiaoyu la osservò allo specchio mentre si allontanava per il corridoio. Si avvicinò alla porta e la chiuse lentamente.
Tornò davanti al lavandino e si mise a frugare nel beauty case, le sue dita toccarono la liscia e fredda superficie della lama. Le scappò un sadico sorriso, mentre la sollevava trovandoci al suo interno il proprio riflesso. Poi, sempre osservando le sue mosse allo specchio, se la infilò nella scollatura generosa del suo vestito color carbone.
La tenne lì, così vicino al suo cuore, quasi come se sperasse potessero fondersi insieme.
Poi tornò a sistemarsi i capelli, sorridendo dolcemente, come aveva sempre fatto.
Ancora un ultimo step, prima di essere pronta ad affrontare la più difficile ed eccitante sfida della sua vita.
Prese una boccetta di profumo di Miharu e se lo spruzzò per due volte sul collo e nei polsi.
Tornò a sorridere allo specchio.
 Ora era veramente pronta.

Non si erano più parlate da quell’ultima volta.
E Xiaoyu lasciava la stanza ogni tanto soltanto per andare in bagno.
Era incredibile come trovasse ancora la forza di alzarsi. Fu soltanto quel lunedì mattina, l’ultimo lunedì della vita di un certo Jin Kazama, che Miharu si decise a rientrare nella stanza della sua amica.
- So che non te lo meriti, ma credo che dovresti per lo meno saperlo…- disse aprendo la porta.
Xiaoyu era seduta a letto, come tutti i giorni, a guardare anime in televisione. Si girò a guardarla confusa.
- Miharu… come stai? – chiese come si si fossero appena incontrate per strada.
Miharu ignorò la domanda, ormai abituata all’assurdo comportamento dell’amica.
- Ha chiesto di te. – tagliò corto – Ha chiesto di vederti! -
Xiaoyu la guardò confusa e divertita allo stesso tempo.
- Chi? – chiese trattenendo a stento una risata.
Miharu sospirò e si voltò ancora una volta per lasciare quella stanza.
- No aspetta! – la fermò Xiaoyu continuando a ridacchiare – Chi ha chiesto di vedermi? -
Miharu tornò a guardarla, notando che si era inaspettatamente alzata.
- Andiamo Xiao…- le disse piano – So benissimo che non sei veramente uscita fuori di testa come stai cercando di far credere per qualche oscura ragione. -
- Ok, ok…– disse Xiaoyu per cercare di cambiare in fretta discorso – Quindi Jin ha chiesto di volermi vedere? Prima di morire?-
Miharu annuì.
- Senti, io ho pensato fosse giusto fartelo sapere, ma non so se sia una buona idea. -
Xiaoyu la guardò come se avesse appena detto un’assurdità.
- Scherzi? – la interruppe – Vuole vedermi prima di morire. È una cosa fottutamente romantica! -
Miharu la ascoltava a bocca aperta. Ogni loro conversazione ormai sfociava nel delirio più totale.
- Probabilmente la cosa più romantica che abbia mai fatto… - continuò poi abbassando lo sguardo e concludendo con un triste sorriso.

 

- Sono pronta. – fece Xiaoyu passando dietro il divano, dove c’erano Miharu e il suo stupido ragazzo che parlottavano a bassa voce.
Parlavano di lei, era ovvio, come sempre.
Sapeva benissimo che quello stronzo le stava provando tutte per cercare di convincere Miharu prima di tutto a mandare lei da uno strizzacervelli, secondo a cercarsi un altro appartamento.
Maledetto idiota buono a nulla ficcanaso. Che si facesse gli affari suoi!
Sapeva anche che Miharu gli rispondeva che sperava che le stravaganze sarebbero finite dopo l’esecuzione… così quando avrebbe potuto cominciare finalmente una nuova vita. E ancora loro non potevano saperlo, ma… di certo ci aveva azzeccato in pieno.
Smisero di parlare immediatamente.
Xiaoyu fulminò il ragazzo con lo sguardo. Lui fece altrettanto.
- Avanti, chiediglielo! – disse lui seccatissimo rivolto a Miharu.
- Chiedermi cosa Eishi? – cinguettò Xiaoyu con una finta gentilezza – Se mi devi parlare perché non lo fai tu? -
Miharu si morse un labbro, guardò prima l’uno, poi l’altra.
- Eishi non si trova più la pennina USB dove ha un importante file di lavoro. L’hai vista? -
- Perché dovrei? – alzò le spalle – Io sto sempre in camera mia. Non so dove Eishi si tiene le cose, se ne dimentica pure lui… e dovrei saperlo io? -
- È stata questa stronza! L’ha nascosta lei! – esplose lui furioso scattando in piedi – Mi odia! È stato un altro dei suoi stupidi dispetti infantili! Come quando mi ha vuotato il cassetto della biancheria nel balcone mentre diluviava, o quando mi ha versato il ramen in macchina! Oh sì! Perché lo ha fatto apposta, lo so al cento per cento. E quella dannata puzza di pesce non se n’è ancora andata! -
Xiaoyu lo guardava con un sorriso beffardo.
- Calmati Eishi. – intervenne Miharu – Xiao non può aver preso la pennina. Era sempre in camera sua. -
Eishi sgranò gli occhi.
- Come fai a credere a questa pazza?! -
- Beh, io vi lascio soli. Magari sarà divertente cercarla insieme. – fece Xiaoyu per tagliarla lì, guardandoli entrambi con un grande sorriso.
- Ma come? – chiese Miharu – Non vuoi almeno un passaggio? -
- No! – rispose immediatamente Xiaoyu – Sul serio Mi, hai già fatto tanto per me. -
Si avvicinò e stavolta fu lei ad abbracciarla. L’abbraccio forte, così come non aveva mai fatto.
Le diede un bacio su una guancia e si separò.
- Grazie e… perdonami. – disse con una specie di supplica e mostrando per la prima volta da chissà quanto tempo un sorriso sincero.
Miharu la guardò come sotto shock. Lottava contro se stessa per accettare ciò che non potette fare a meno di capire.
Quello era un addio.
Aprì la porta e sorrise ancora a Miharu, poi salutò Eishi con un dito medio sollevato, prima di chiudersi la porta alle spalle.

   
Aveva ripreso a mangiare, anche se poco, e a curarsi, anche se continuava a non lasciare la sua stanza.
O per lo meno, non quando gli altri potevano vederla. Era diventata molto brava a muoversi in casa di nascosto. Estremamente brava. Miharu passava la maggior parte del tempo in camera o in salotto a studiare, mentre il suo ragazzo lavorava al computer tutto il tempo.
Era un architetto, e spesso lavorava in casa.
Era uno spasso averlo con loro nell’appartamento, era talmente stupido che poteva lavarsi con l’aceto senza accorgersene o camminare in giro con la vernice fresca sotto le scarpe per centinaia di metri prima di notarlo.
Non erano cattiverie, lui aveva un pessimo carattere, si meritava quei dispetti
e inoltre lei doveva pur trovare qualche motivo su cui riderci su, no?
Ma da quando Miharu le aveva detto che Jin aveva chiesto di vederla,

anche lei aveva trovato qualcosa per cui passare il suo tempo.
Passava ore, giornate, seduta davanti alla finestra sognante.
Sognava e pianificava quell’incontro. 

 

Prese dalla borsa le chiavi della macchina di Eishi e l’aprì.
Oh, quanto si sarebbe arrabbiato! Avrebbe pagato per poterlo vedere!
Purtroppo non sarebbe stato possibile.
Infilò la chiave nel quadro, lo accese e aprì subito i finestrini. Quella puzza di pesce era veramente insopportabile!
Le aveva dato della psicotica, lo stronzo. Era quello che si meritava.
Accese lo stereo, per non dover vivere quegli ultimi momenti di vita nel mondo in silenzio. La musica di Eishi era pietosa, proprio come tutto ciò che lo riguardava, ma era pur sempre qualcosa.
Cantava senza conoscere le parole, ridendo come un’ossessa quando usciva fuori tempo.
Arrivò alla base militare qualche decina di minuti dopo. Il cellulare le squillava da un pezzo.
Dovevano essersi accorti del furto della macchina.
Miharu l’avrebbe perdonata, avrebbe capito… come faceva sempre. Come le vere amiche fanno sempre.
Parcheggiò, stava per abbandonare l’auto quando si ricordò improvvisamente un dettaglio importante.
Aprì la borsetta di perline nere e prese un pezzo di carta. Nel cruscotto trovò una penna.
Lasciò il biglietto sul sedile, in modo che lo vedessero subito. In fondo era un file importante di lavoro. Non si scherza con queste cose troppo a lungo. 
 

Perché non cerchi la tua pennina
nella lettiera del gatto? :D
Ti voglio bene…
anche se tu non me ne vuoi
Baci
Xiao 

 

- Secondo te cosa mi dirà? -
Per la prima volta dall’inizio di quella settimana sembrava comportarsi da persona normale.
- Intendo dire… - provò a spiegarsi meglio - … vorrà… scusarsi? -
- Non lo so, Xiao.- Miharu scosse piano la testa – Non lo so. -
- Mi presteresti il tuo vestito nero? Quello sexy con le bretelline incrociate?-
Miharu la guardò confusa.
- Cosa… - cominciò, ma l’amica la interruppe subito.
- Non farti strane idee. – rise - È solo che è un evento importante. Mi serve un vestito per un’occasione importante. –

 

Si dice che la morte porti via oltre a tutte le cose belle, anche le sofferenze.
Forse è vero… o forse non lo è, ma è soltanto uno di quei concetti pseudo profondi che impressionano le persone… i sognatori.
Perché è quello che fanno per tutta la vita, no? I sognatori vivono di impressioni, illusioni e di pensieri. Ma che senso hanno questi davanti alla morte?
Davanti alla fine?
Entrò nella stanza, dopo essere stata perquisita.
Jin era seduto in fondo alla cella.
- Ciao Jin. – lo salutò con un sorriso.
Lui la guardò a lungo prima di parlare. Con quel suo solito sguardo serio.
Fino alla fine.
Chiusero la porta alle sue spalle.
Lei andò a sedersi affianco a lui.
- Grazie per essere venuta. -
- Figurati. – fece lei – Grazie a te per esserti ricordato… -
- Essermi ricordato cosa? – chiese lui.
- Di dovermi salutare. – rispose lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lui in un primo momento non disse niente.
- Non pensavo nemmeno che saresti venuta… - rispose solo dopo un bel po’ di tempo.
- Perché no? È da un po’ che non ci vediamo. – riprese lei ironizzando.
- Già… - disse lui con la stessa amara ironia - da quando ho conquistato il mondo. -
- Mi fa piacere comunque vedere… - continuò lei - … che da qualche parte è rimasto qualcosa del vecchio Jin. -
- Come fai a dirlo? – chiese lui allora.
Lei gli sfiorò una guancia con un dito.
- La prova è la mia presenza qua in questo momento. – rispose a bassa voce – Perché hai chiesto di vedermi? -
Lui guardò da un’altra parte.
- Volevo sentirmelo dire… - cominciò vago.
- Che cosa? -
- Quanto… mi odi. – terminò – Dovevo saperlo, prima di… andare… -
Xiaoyu si alzò e si mise davanti a lui, per poi sedersi a cavalcioni su di lui.
Avvicinò il viso al suo collo e ne assaggiò un pezzo di pelle con la lingua.
- Stupido Jin… - disse poi sussurrandogli all’orecchio – Sai benissimo che sono l’unica persona di questo mondo che non potrà mai odiarti. -
Poi gli catturò le labbra tra le sue. Jin chiuse gli occhi e cercò di assaporare al meglio quel momento. L’ultimo che gli rimaneva.
- Anche se… - Xiaoyu si allontanò di qualche centimetro - …devo dire che ti sei impegnato molto. -
Lui abbozzò un sorriso.
Scusarsi e parlare sarebbe stato inutile a quel punto.
Si ricercarono con le labbra prima, e con le lingue subito dopo.
Mentre le mani scorrevano lungo i loro corpi senza ormai esitazione.
Era così facile, spontaneo, ma paradossale allo stesso tempo.
Xiaoyu fermò la mano di Jin sulla sua coscia bloccandola con la sua.
- Devo dire che tutto questo mi era mancato. – fece poi Xiaoyu con una mezza risata – E vorrei tanto andare a fondo, ma… -
Disse portando la mano di Jin sul suo seno.
- Mi hanno concesso soltanto pochi minuti e il tempo stringe. – continuò, infilò la mano di Jin guidata dalla sua dentro il vestito e la chiuse attorno alla lama – Li hai fatti proprio incazzare eh! Abbiamo pochissimo tempo. -
Portò fuori la mano, assieme a quella di Jin e al piccolo coltello.
Jin la guardò con aria sconcertata.
- Cosa…?-
- Andiamo Jin! – fece lei – Non c’è altro modo. -
Lui continuava a non capire.
- Non posso salvarti. – disse lei quasi giustificandosi e per la prima volta da mesi due piccole lacrime le luccicarono agli angoli degli occhi – Posso solo prendermi la tua vita. È il meglio che posso fare. E se c’è qualcuno che la deve avere, quella sono io. -
Portò la sua mano, che racchiudeva quella di Jin, che racchiudeva a sua volta la lama del coltello contro il suo petto. Sul suo cuore.
- Non ti vedrò morire davanti a centinaia di persone che non aspettano altro senza sapere nemmeno chi sei veramente. – spiegò Xiaoyu – Posso sopportare tutto, anche di doverti perdere per sempre, ma non posso sopportare questo. -
Cominciò a spingere la lama sulla sua pelle.
- Ma ti arresteranno… -
- Che si fottano! – rispose subito lei ridendo – Pagherò quello che mi spetta. Ne varrà la pena. Tu non meriti questo. -
- Mi… dispiace. – disse Jin a mezza voce, mentre la lama si conficcava dentro il suo petto.
Xiaoyu gli chiuse di nuovo la bocca dolcemente con le sue labbra, mentre faceva pressione col suo corpo sul coltello. Jin chiuse gli occhi.
- So che ti dispiace. - diceva ora accarezzandogli i capelli e cullandogli la testa fra le braccia, incurante del sangue che scorreva copioso sul pavimento – Lo so. -
  

Non tutte le storie hanno un lieto fine. L’aveva accettato da tempo.Ma aveva salvato la situazione per quanto era stato possibile.
Era stata acanto a lui fino alla fine.
Ed era tutto ciò che importava.

 





 

  
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