Giappone.
“Harry Edward
Styles, se veramente te ne vai non potrai più
tornare in questa casa.” Urlò infuriato, incredulo
e soprattutto deluso Liam.
Guardava, anzi tutti guardavamo il nostro amico riccio, quello un
po’
pervertito, perfettamente inglese ora con le valigie in spalla, aprire
la porta
e andare via. Per convincerlo a rimanere non erano bastate le
‘coccole’ di
Louis, -che poi cos’abbiano fatto io non l’ho mai
saputo.-, non era bastata la
tremenda dolcezza di Niall, e neanche la voce soave di Zayn per
convincerlo a
restare. Lui aprì la porta e senza andare lasciò
casa, lasciò la nostra casetta
dove avevamo litigato, dove c’eravamo regalato gli abbracci
più focosi, dove
avevamo urlato, e dove c’eravamo amati. Louis diete le spalle
alla porta di
mogano, quasi volesse rinnegare che il ragazzo appena uscito non era
mai stato
suo amico. Niall piangeva, Liam immaginava tra quanto sarebbe tornato e
Zayn si
asciugava il viso appena bagnato da una lacrima trasgressiva. Io
piangevo, e
non lo nascondevo.
“Harry, ti prego aspetta!” Mai, come in quel
giorno, dove ero implorante e con
gli occhi lucidi sulle scale, mi resi più ridicola.
Calpestai l’ultima ombra
del mio orgoglio e seguii il riccio fino a fuori la villa.
Spalancò la bocca
sorpreso, non capii se il suo gesto era di piacevolezza o irritazione,
poco
importava. Lo strinsi forte a me, se proprio doveva andare in culonia
almeno si
sarebbe portato con se il mio profumo, così come io avrei
conservato il suo.
“Non andare, ti prego.” Restai meravigliata delle
mie stesse parole, non
pensavo che mai avrei detto una cosa del genere al ricciolino, ma in
quel
momento immaginai come sarebbe stata la mia vita senza le sue risa
frenetiche,
o le sue battutine acide e perverse.
Mi
strinse forte a se, non me lo aspettavo. Nonostante il nostro litigio
di poco
prima, ora e lì ad abbracciarmi e ad accogliere le mie
lacrime nel suo petto,
sulla sua camicia bianca ora macchiata di mascara, la sua camicia
preferita.
“L-Lisa?” Balbettò il mio nome incerto,
però continuò a stringermi. Non volevo
staccarmi da lui, e il taxi appena arrivato clacsonava spazientito, ma
a noi
non ce ne importava poi nulla. Volevo solo che rimanesse lì
con noi.
“NON ANDARE.” Un grido soffocato dal suo enorme
petto che ancora accoglieva le
mie calde lacrime, continuò a stringermi stavolta con meno
forza, doveva
caricare le valigie nel taxi. No, ti prego rimani con me.
“Resterei, ma ho già firmato.”
Finì lui allontanandosi definitivamente, caricò
le ultime valige nel cofano del taxi e si sedette sul comodo sediolino
di pelle
nera guardandomi con aria dispiaciuta. Quel giorno afoso di
metà marzo persi
tutta la dignità che avevo, iniziai a rincorrere piangendo
il taxi nella
speranza di un suo ripensamento, ma ciò non accadde, la
macchinina gialla
simile a quella dei telefilm solo più sporca,
continuò la sua strada ignorando
le mie lacrime di disperazione. Finché l’auto non
si stoppò, e dalla portiera
consumata uscì un bellissimo ragazzo con gli occhi gonfi;
aveva pianto anche
lui. Allargò le braccia, ed io corsi per saltargli addosso.
“Non posso restare.- Asciugò con il palmo della
mano qualche lacrima, che a
quella affermazione era scappata al controllo dei miei occhi.- Vieni
con me.”
Mi sussurrò all’orecchio, accarezzando con le
labbra l’incavo del mio collo.
Intontita e in preda ai suoi baci annui.
“Ti raggiungerò.” Promisi, alzandomi in
punte per raggiungere il suo orecchio e
ricambiare il dolce bacio. Lui mi strinse per l’ultima volta
più forte che
poteva.
“Lo prometti?” Era in evidente imbarazzo, ma
cercava di non mostrarlo seppur
gli si leggeva negli occhioni verdi che facevano impazzire decine di
ragazze.
“Promesso.” Delicatamente mi lasciò
andare, e sempre più lentamente si avviò al
taxi dove l’autista lo aspettava compiaciuto per i soldi
extra che il riccio
gli avrebbe dovuto pagare.
“Ti aspetterò!” Urlò lui
entrando in macchina. Il taxi scomparve, facendo
rimanere solo una vaga ombra del nostro ultimo abbraccio. Salii con la
coda fra
le gambe, sperando che Louis non avesse visto tutto. Io lo amavo, ma
era
tremendamente stupido quando si trattava di amore e gelosia. Per questo
preferivo nascondergli tutto, lui non poteva capire. Appena entrai Zayn
mi
prese per un braccio e mi trascinò in camera sua, senza
neanche darmi il tempo
di spiegare a loro perché entro qualche giorno saremmo
dovuti andare in
Giappone.
“Cosa cazzo fai? Fortuna Louis è sotto la doccia.
Lui è lì a deprimersi perché
ha appena ‘perso’ il suo migliore amico, e tu ti
trombi il compare? Sei
stupida? – Parlava sottovoce, ma si vedeva benissimo che
voleva urlare- Lisa,
cazzo non fare casini.” Sussurrò sedendosi sul suo
letto, affianco a me. Io
sorrisi, ero stranamente felice. La solida speranza che tra pochi
giorni avrei
rivisto il mio amico così tanto disprezzato in partenza, mi
rendeva stranamente
felice. Lui se ne accorse. Fece una smorfia irritata.
“Tranquillo, solo non volevo che Harry se ne andasse
così, senza un po’ del mio
profumo.” Risposi sincera andando verso il bagno dove Louis
si faceva la
doccia, entrai con cautela senza farmi scoprire. Era girato di spalle,
guardava
fisso le mattonelle bianche davanti a se, ed io mi godevo il panorama.
Louis
Tomlinson era la cosa più vicina ad un adone greco che io
abbia mai visto.
Sempre in silenzio entrai nella doccia, in primo momento
sussultò poi sorrise
compiaciuto nascondendo il viso. Aveva pianto. Solo che lui al
contrario mio
non aveva inseguito il suo migliore amico per implorargli di restare,
lui era
troppo orgoglioso. Stupido sentimento l’orgoglio; era solo
una soddisfazione
nata per finire in un istante, lui però non poteva capirlo.
Mi tolsi lentamente
tutti i vestiti ormai fradici, e con solo gli slip addosso lo
abbracciai sotto
l’acqua. In quel momento ringraziai le gocce che mi
scivolavano sul viso,
così il mio pianto non si sarebbe
notato.
“Ti amo.” Sussurrò stringendomi a lui,
alzai il viso guardandolo pieno d’amore.
Socchiuse le labbra e mi lasciò un piccolo bacio sulla fine
del collo. Cercavo
di rimanere sobria, di non svenire e cercavo soprattutto di ricordarmi
di
respirare, ma era inutile ogni suo gesto scatenava in me una tempesta.
“Anch’io.” Sussurrai nella penombra
d’un sorriso, Dio, era bellissimo. Mi prese
in braccio e con un sorrisone mi portò fuori dalla doccia,
era tornato il
vecchio Lou. Non stava bene, glielo si leggeva negli occhi, ma era
caparbio e
non voleva mostrare la sua debolezza.
“Ragazzi –urlai una
volta averli
radunati tutti in sala.- Domani partiremo!” Annunciai felice,
costatando il
disappunto di alcuno sul loro viso. Sbuffai, sarebbe iniziata una nuova
discussione.
“E dove andiamo?” Azzardò Zayn
guardandomi stranito, mi misi a ridere.
“In Giappone.” Alla mia risata si unirono gli altri
quattro, pensavano che io
scherzassi. Non mi curai di loro e andai in camera da letto per
preparare le
valige, dopo poco Lou mi seguì.
“Amore dicevi sul serio??” Era preoccupato e un
po’ geloso, lo capivo dal tono
di voce.
“Si. E non era una richiesta, chi vuole mi segua, ma io
vado.” Affermai
sistemando i vestiti nel sacco blu di HelloSpank, non sapevo da dove
avevo
preso tutto quel coraggio, ma mi sarebbe servito poiché
appena sarebbe finita l’adrenalina
avrei iniziato a piangere.
“Tu ci vai solo per Harry.” Costatò
guardandomi ferito, non lo guardai o sapevo
che le mie mura sarebbero crollate tutto ad un botto. Impilavo panni
come un
robot, non volevo ferire i suoi sentimenti; ma una promessa
è una promessa.
“Louis, tutto quel che voglio in questo momento è
il tuo appoggio ok?” Parlavo
veloce, accecata
dalla rabbia. Ero una stupida, stavo
litigando con l’amore della mia vita solo per Styles. Dio,
dovevo odiarlo,
eppure i suoi occhi tutte le sante volte mi ammaliavano. Lui
annuì, prese una
valigia e al mio stesso ritmo iniziò ad infilarci i panni.
Gli altri poco dopo
lo seguirono, e in meno di qualche ora eravamo tutti pronti. Alla fine,
convincerli none era stato poi così difficile.
“Svegliaaaaah!” La voce un po’ stridula
di Niall echeggiò per l’intera casa, Louis
era già sveglio e girava per casa in mutande, cercava la sua
maglia per i
viaggi. In tutta la casa regnava una strana euforia, o forse
eccitazione. La
mia faccia era appiccicata al cuscino, e solo
l’intervento di mr.Payne riuscì a
farmi alzare dal mio bel lettuccio
caldo e accogliente. Ci ripensai, era meglio il letto di Harry.
“Daaaaai, svegliati.” La voce lagnosa di Zayn mi
diete il colpo finale. Gli
lanciai un’occhiataccia sperando che magari prendesse fuoco
davvero. Una volta
pronti scendemmo, e Louis ci portò all’aeroporto.
Percorremmo l’intero viaggio
in silenzio, qualcuno di noi dormiva, o ascoltava musica, mentre Louis
semplicemente non aprì bocca.
“Lou, ti dispiace se metto un po’ di
musica?” Chiesi speranzosa di riceve una
risposta eloquente, non riuscivo a staccare lo sguardo dalle sue labbra.
“Come vuoi.” Se era possibile il suo tono era
ancora più freddo del suo
sguardo, rabbrividii. Era inutile cercare di far felici tutti, tanto
alla fine
qualcuno rimaneva sempre deluso. Mi accasciai al sedile e chiusi gli
occhi
sperando che quello fosse solo un
incubo, fortunatamente da lì a poche ore avrei ritrovato il
sorriso
accompagnato da due splendide fossette del mio riccio.
“Siamo arrivati!” Disse con troppo entusiasmo
Niall, tanto tra controlli e
altro avremmo dovuto perdere minimo un’altra
mezz’ora sotto l’aeroporto.
Fortunatamente non ci fermarono, e al check-in non ci furono problemi.
Ci
imbarcammo in meno di mezz’ora. Louis era seduto vicino a
Liam in tutt’altro scompartimento,
ed io rimasi sola con Zayn e Niall. Il moro mi guardava con sguardo
accusatorio
come se volesse rinfacciarmi il fatto di avermelo detto, sbuffai. Con
loro mi
sentivo in gabbia, come se ognuno di loro rappresentasse un limite, e
Louis era
il limite più grosso. Con i limiti si potevano fare solo due
cose: rispettarli,
o non rispettarli. Ed io non sapevo davvero che fare.
Un trillo, un messaggio, Harry.
“Non riesco ad addormentarmi, ti vorrei qui tutta per me.
Cosa fai? Xx
Harry.” Lessi con estrema lentezza, sorridendo. Mi
accorsi ancora che Zayn mi guardava e aveva capito chi era il mittente
del
messaggio, sbuffai e arrossii.
“Sono in aero, giornata di merda. Ho litigato con
tutti.” Scrissi esasperata notando
che Zayn si era alzato, mi fece segno di seguirlo e quasi
d’istinto mi alzai;
lasciai il mio posto verde.
“Cosa ti aspetti alla fine di tutto questo?” Mi
chiese con tono severo capendo
perfettamente il mio stato d’animo, mi faceva un
po’ paura. Come faceva? Mi
lasciai sfuggire un sospiro di rassegnazione.
“Quando la mattina ti svegli, accanto a te chi vuoi
trovare?” Chiese infine
uscendo dal mini bagno in cui ci eravamo rinchiusi, mi lasciai cadere
per
terra, non lo sapevo.
Me: SCUSATE IL RITARDOH!
Lo sapete che vi amo? *Ammicca*
Hhahaha, non basterà ammiccare per avere il vostro perdono vero?
Alla prossima, babe. <3