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Autore: EuterpeIsWriting    02/06/2012    4 recensioni
E' lui. E' proprio Finn Hudson, in quella macchina, che piange.
Magari la ragazza l'ha lasciato.
O forse è lui che l'ha lasciata andare, e adesso è pentito e piange.
Piange.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Finn/Rachel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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due.

 
 
Era estate fuori. C’era il sole e gli uccelli nel cielo cantavano e fischiettavo. I newyorkesi erano avvolti nella loro solita fretta, non curanti di chi si perde, di chi piange, di chi decide di prendersi un minuto perché ha desiderato per tutta la vita di guardare la Statue of Liberty, non da una cartolina o da una statuetta. I newyorkesi, quindi, non si preoccupavano di lei che stava a Time Square in piedi, mentre si perdeva, mentre piangeva e sorrideva. L’ultima volta che Rachel aveva camminato su quelle mattonelle con le sue scarpe gialle era stato l’anno prima alle nazionali di canto corale coreografato. Però l’ultima volta ci vedeva una fine nel suo soggiorno a NY, adesso no. Adesso sarebbe stata qua tutta l’estate. Poi l’autunno, l’inverno, la primavera e di nuovo estate. E così per quattro anni almeno. L’ultima volta che era venuta qui, inoltre, si era rimessa con Finn e l’odore d’amore felice inquinava l’aria.
Ma ciò non la riguardava.
Mai come adesso si era sentita tra l’incudine e il martello.
New York, Broadway, la NYADA erano il suo sogno di sempre. Be’.. non la NYADA, quella era entrata nella sua vita da quando, insieme a Kurt, avevano scoperto che la Juilliard non aveva corsi di studio per il musical. Ma in quest’ultimo anno c’aveva messo così tanto amore e così tanta passione da farlo diventare una parte di lei e un sogno secolare. E così quando aveva fallito l’audizione, s’era sentita cadere il mondo addosso. Però la sua performance alle nazionali di Chicago aveva fatto sì che Carmen Tibideaux si rendesse conto quanto lei valesse davvero. Era la sua opportunità di vivere dentro i suoi stessi sogni e poi di tramutarli in realtà.
E poi c’era Finn.
L’amore della sua vita. Colui che amava dalla prima volta che l’aveva visto, che non aveva mai smesso di amare, neanche quando se n’era uscita con la storia che doveva concentrarsi sulla sua carriera, mentre lui credeva d’essere tornato ad amare Quinn, che col senno di poi non s’è neanche rivelata la stronza che tutti ci aspettavamo del primo giorno di scuola. Finn, il ragazzo che il primo giorno che erano stati insieme da soli le aveva detto che la trovava un po’ psicopatica, come biasimarlo, ma poi lei aveva cantato, e qualcosa il lui si era acceso e adesso l’amava così tanto da lasciarla partire, da lasciarla vivere ciò che ad una ragazza così talentuosa e speciale e vera quale era Rachel spettava di vivere.
L’appartamento che i suoi avevano accuratamente scelto era.. accogliente. Non era proprio un attico sul ponte di Brooklyn, ma non era neanche uno scatolo di scarpe. Però ci si stava, volendo anche in due. E facendo un po’ di spazio, forse si stava bene anche in tre. Perché lei, nonostante tutto, nel suo cuore non smetteva mai di sperare, di pensare che un giorno Mrs. Tibideaux si sarebbe resa conto che ha fatto un grande errore a non ammettere Kurt. Lei stessa aveva detto che Hugh Jackman sarebbe stato fiero di quell’audizione, allora perché? Perché?
Ma più di tutto, le sarebbe piaciuto se Finn si sarebbe reso conto che entrare nell’esercito non fa di te un uomo. Cioè sì, ma per essere un uomo non ti serve per forza entrare nell’esercito. Per rendere fiero suo padre non aveva bisogno di seguire le sue orme.  Per lei, lui era già un uomo: Finn aveva imparato ad essere un fratello per Kurt e difenderlo e ad aiutarlo quando serviva, aveva imparato ad essere un leader per un branco di sfigati senza mai abbattersi e li aveva portati alla vittoria, con un’incredibile forza d’animo e con un’incredibile passione, l’aveva lasciata partire e questa era la cosa che Rachel apprezzava più di tutte.
E che odiava più di tutte.
Rachel aveva finalmente capito che New York non era il suo unico amore, aveva intenzione d’aspettare, per lui e per Kurt, abbandonando con sacrificio il cervello sul comodino di casa e lasciando che il cuore facesse la sua scelta. Ma evidentemente Finn stava troppo male per questo e così ha preso il suo cervello dal comodino e gliel’ha restituito.
Da Time Square aveva raggiunto casa e ancora adesso, seduta sul suo letto ad una piazza e mezza, fissando i bagagli aperti per terra e i suoi vestiti in vista, s’aspettava di vedere Finn sbucare dalla porta e dire qualcosa come il classico Sorpresa! che ci sta sempre. Magari con un cartone di pizza in una mano, due biglietti per un musical nell’altra e il suo abito bianco in spalla. E così il biglietto obliterato del treno, che teneva ancora in mano, cominciò piano piano ad inumidirsi e così facevano i suoi occhi ed il mascara se lo sentiva scendere nelle guance.
Suonarono alla porta.
Rachel girò la testa, rimanendo immobile.
LeRoy e Hiram sbucarono dallo stipite.
«Noi andiamo piccola. Non perderti in questa grande città. Hiram, hai preso tutto? »
«Sì, ho preso tutto. Bene amore, ti chiameremo quando saremo arrivati a casa. Poi ci sentiamo prima che tu vada a letto, per la buona notte.»
Suo padre Hiram le diede un bacio in fronte.
«Siamo felici per te. Tanto felici.»
Andarono via e si richiusero la porta alle spalle.
Sola.
Rachel andò in cucina a riempire un bicchiere d’acqua. E poi un altro bicchiere.
Mise su Barbra, si sdraiò sul suo letto e pianse. Senza più nessun freno.
 
 
And I’m gonna miss you like a child miss her blanket.
 
 
 
 
 
 
  
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