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Autore: EuterpeIsWriting    30/05/2012    5 recensioni
E' lui. E' proprio Finn Hudson, in quella macchina, che piange.
Magari la ragazza l'ha lasciato.
O forse è lui che l'ha lasciata andare, e adesso è pentito e piange.
Piange.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Finn/Rachel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ci tengo a dire che è la mia primissima FanFiction, sperò vi piacerà. Sperò non sia troppo corta, o troppo lunga. 
Se è corta forse però è un bene così tornerete a leggerne il seguito *muahaha*,
se è lunga, bè, in alto a destra, nel margine del vostro schermo c'è una crocetta rossa.


uno.

 

 
Una volta dentro la macchina, dopo averla lasciata libera di seguire i suoi sogni di gloria e di prendere quel treno,  il Finn che tutti conosciamo, quello forte, alto, con un cuore grande e una grande determinazione,  si è ritrovato a raccogliere lacrime dal sedile della sua auto. Oramai pensava che non sarebbe più riuscito a piangere. Già da un paio di giorni aveva preso quella decisione e piangeva già da prima che decidesse, perché forse il suo cuore e il suo inconscio sapevano già che sarebbe andata a finire così.
Loro, che si erano giurato amore eterno, che si erano donati l’uno all’altra, mescolandosi le anime, le cui menti mai, mai, avevano sfiorato l’idea di vivere un futuro separati, ma che adesso erano costretti a scendere a compromessi con un sadico destino che evidentemente si diverte a mandare all’aria tutti i loro piani e con gli strani ed improvvisi cambiamenti nei desideri delle menti altrui.
Adesso Finn era a casa, per fortuna sua madre era via con Burt, altrimenti l’avrebbe tartassato di domane sulla sua brutta cera e sui suoi occhi rossi. Fissava l’abito bianco di Rachel, accuratamente appeso su una gruccia al pomello del suo armadio di legno bianco.
Così. Per auto-lesionarsi.
Be’.. Non era per auto-lesionarsi, ma perché era l’unica cosa che gli andava di fare in quel momento. A parte magari prendere la macchina, imboccare l’autostrada e dirigersi verso New York. Per fortuna il suo cervello era abbastanza lucido da non ordinare alle gambe di alzarsi dal letto e alle braccia di cercare le chiavi della macchina. Ma il cuore, però. Il cuore era totalmente schiacciato e annebbiato. Però Finn pensava anche che aveva fatto la cosa giusta. La amava. Voleva che lei percorresse la sua strada, con lui o senza lui. Perché lei viene prima di lui, del suo corpo, della sua mente, delle sue mani e delle sue braccia.
Rachel.
Gli bastava solo sentire il suo nome perché il suo bel sorriso che lei amava tanto si inondasse di lacrime. Sorrideva, sì, perché lei in quel momento magari stava cantando una bella canzone allegra, o stava ricevendo dei complimenti, o semplicemente camminava per le strade della Grande Mela e questo era abbastanza. Ma piangeva per lo stesso motivo, perché lei era in qualche classe lussuosa o in qualche piazza affollata o su un palco sensazionale, di quelli di cui lei parlava sempre o come quelli dei musical che lei amava tanto, e non era lì con lui, a dirgli che sarebbe andato tutto bene e che mai se ne sarebbe andata, mai l’avrebbe lasciato, mai gli avrebbe spezzato il cuore. Nessuno avrebbe mai spezzato il cuore di Finn Hudson, più di quanto non se lo fosse spezzato da solo. E quelle mani ancora sporche e rosse di sangue, adesso accarezzavano il tulle bianco di quel vestito che, nonostante ordini ben precisi, probabilmente non avrebbe mai restituito a chi di diritto. Era bello, quell’abito. Ma non era solo l’abito della sua Rachel, era anche il simbolo di quella grande, grande pazzia che mai avrebbe pensato di fare, che adesso, col senno di poi, riteneva la metafora di un periodo di assoluta mancanza d’autostima. S’ancorava a lei perché sentiva di non valere niente, e lei, grande stella dorata, c’era. Quell’abito era davvero simbolo di follia. Ma, d’altronde, l’amore fa commettere tante follie. Che poi non è andata neanche in porto ‘sta cosa del matrimonio, per l’incidente di Quinn. E già lì il destino parlava, mostrando sfacciatamente le sue volontà irremovibili. Poi l’audizione di Rachel fallita, altro esempio del destino sadico sopra citato. E Finn che non viene ammesso ad Actor Studios. Sì, il destino ce l’aveva con loro perché loro non avevano capito i suoi desideri al primo rimprovero e così aveva cambiato le carte in tavola e s’era cambiato d’abito e non gli ha più permesso di vivere insieme un bel futuro da giovani neosposi, facendo Rachel entrare alla NYADA e decidendo che era stato Finn in realtà a decidere di lasciarla partire. E addirittura li ha separati, per un periodo non determinato, di modo che ne l’una né l’altro possono aggrapparsi al loro prossimo incontro per vivere con serenità il loro presente.   
  
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