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Autore: 11cerbero    03/06/2012    1 recensioni
Gaia è un romanzo fantasy d'azione, mirato a diventare lo Shonen letterario. Pagina Facebook: http://facebook.com/GaiaElementalWorld
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cassandra apre i suoi occhi da gatto, e si guarda intorno intontita. Si trova in una piccola casa di legno che dà l’impressione di esser stata scolpita in un grosso tronco. Un ragazzo dal corpo scolpito nei punti giusti sta cucinando a petto nudo. I capelli biondi leggermente mossi gli ricadono sulle spalle. Nell'aria si sente un buon profumo. 

Lui è il mago che ha incontrato prima. Quanto tempo fa è stato? Da quando ha dormito? Il letto dove è poggiata è pieno di paglia. Lei è stata coperta con un mantello di pelliccia di cervo, e indossa una maglia non sua. L’odore del fieno è in contrasto al gustoso aroma di.. cosa? Verdure fritte? Avverte un improvviso prurito al braccio sinistro. Fa per grattarselo quando ricorda cosa è successo. Lei ha perso il braccio e la gamba sinistra per colpa di un incantesimo devastante. Adesso sono sostituiti da protesi di legno. Disegnate accuratamente ma sono comunque protesi. A quanto pare sono collegati magicamente ai suoi nervi, perché rispondono a ogni ordine che dà macchinosamente. Non è completamente disabile, a quanto pare. Cassandra sbuffa innervosita.

"Buon giorno, strega." Dice Franzis, sorridendo paternamente. Dalla porta scavata nel legno si intravede un paesaggio bianco e immacolato. Il prato e le montagne sono ricoperte dalla cenere.

Prima di parlare Cassandra deve schiarirsi numerose volte la gola. "Dove siamo?" 

"Non molto lontani da dove eravamo l'altroieri." È passato così tanto tempo? "Avevi bisogno di riposare. Tutto ciò che ti circonda l'ho creato con la mia magia."

Impressionante. Eppure lei credeva si trattasse di un mago di basso livello. Si sarà impegnato tanto per costruire la casa, è una fortuna che sia un mago specializzato nella magia di elemento terra. Un mago dell'aria o del fuoco avrebbe potuto fare davvero poco.

"I miei libri..?"

"Probabilmente sono stati tutti distrutti. Ascolta bene, strega, mi dispiace per ciò che è successo. Ti accompagnerò in un villaggio dove si trova un guaritore decente e ti lascerò lì. Dopodiché sono costretto ad andare a Tera."

La ragazza si siede sul letto. Scopre di non avere i pantaloni, ma non fa niente. A dirla tutta non ha mai avuto molto pudore. Ma Franzis non la guarda neanche.

"Perché a Tera?"

"Ci ho pensato molto, e ho realizzato che queste calamità non stanno capitando per caso. Prima l'inondazione a Venexia, che ha sterminato tutti i monaci della laguna, poi la pietrificazione di massa a Lambda. E infine un'erosione di cenere nella zona di Tera. Tra non molto arriverà l'ultima calamità, probabilmente un uragano immenso o qualcosa del genere."

"Sei stato tu a spogliarmi?" Chiede Cassandra. In lontananza un albero crolla su se stesso, disintegrandosi. Le sue ceneri volano via col vento. Una mattina senza uccelli che cantano è inquietante.
"Sì, i tuoi vestiti erano intrisi di sudore. Potevi prenderti una febbre come minimo. Dicevo, a Lambda e Venexia giravano voci dove soldati sterminavano ogni sopravvissuto: probabilmente succederà anche in questa zona. Trovare testimoni, che siano sopravvissuti o soldati, è il modo migliore per raccogliere informazioni."

"Ti è piaciuto vedermi nuda?" Il volto della strega si dipinge di sensuale malizia. Franzis esita un attimo, ragionando sulla domanda. Di sottofondo c’è il crepitio di un piccolo fuoco, controllato a dovere. E niente versi di uccelli.

"A dire il vero non ci ho fatto caso. Comunque solitamente i soldati non sono capaci di difendersi dalla magia, figuriamoci quelli mandati in una città civilizzata come Tera. Sarà facile per me intrappolarne qualcuno tra i rovi e tempestarlo di domande."

Cassandra alza un sopracciglio, seccata. Che diamine vuol dire che non ci ha fatto caso? Per una strega la seduzione è un'arma naturale e spontanea, è semplicemente assurdo che qualcuno non sia attratto da lei. A meno che non abbia gusti diversi. E sarebbe frustrante se fosse così. È un bel ragazzo, dall'aria saggia e seria, deciso ad aiutare il suo popolo e il prossimo, che ha salvato una strega intenzionata a ucciderlo. Le fa venire voglia di averlo immediatamente. Si sente come un lupo attratto da un cervo. Sì, cervo è l'animale perfetto da paragonare a lui. E poi cos'altro? Con questo corpo si sente brutta, storpia. Ha le protesi bene in vista ma lui non ha storto il naso nel vederla. L'ha curata, l'ha spogliata, ha già visto tutto di lei. Forse al mondo è l'unico capace di guardarla con naturalezza. L'unico che ora come ora potrebbe apprezzarla.

"Se non ti avessi mai incontrato a quest'ora sarei morta, vero?"

"A giudicare dalle condizioni del treno direi proprio di sì."

L'ha salvata, l'ha curata, non ha approfittato della sua perdita di coscienza. L’unica persona con cui ha avuto a che fare fino ad ora è il generale, e lui non si è fatto vivo. L’ha lasciata morire. La strega si alza e barcolla verso di lui, cerca di raggiungerlo. Perde l'equilibrio e cade in avanti, ma viene presa al volo dallo stregone. Lei è così debole, lui così forte. Da quand'è che non prova questa sensazione?

Cassandra si arrampica sul corpo dello stregone, fino ad avvolgere con le sue braccia il collo. Avvicina il viso e sforza un sorriso malizioso. 

"Facciamolo."

Il suo respiro gli appanna gli occhiali, la trova una cosa divertente.

"No." Risponde severo Franzis. "Sei già indebolita, uno sforzo del genere ti costerebbe caro." 

La prende in braccio e la poggia sul letto. Cassandra non vuole lasciarlo, ma lo stregone sguscia abilmente tra le sue braccia e torna a cucinare.

"Cosa c'è, non ti piaccio? Se è così dimmelo, non mi offendo." Sbuffa innervosita la strega, incrociando le braccia. Il contatto della pelle col legno la fa rabbrividire, ma cerca di non pensarci: presto potrà tornare normale. 

"A dire il vero credo tu sia una delle più belle ragazze che abbia mai visto." Risponde lui senza guardarla, e intanto continua a cucinare. Meno male, certo che Cassandra se la sarebbe presa.

"Allora ti piacciono gli uomini, vero?" La strega china la testa di lato, lanciandogli uno sguardo perforante. Ma lui non può vederla, le dà le spalle. Franzis esita per qualche secondo, poi risponde "No."

"Sei innamorata di un'altra?"

"Nemmeno."

"Allora perché non mi vuoi?" Ringhia Cassandra, inferocita. Vorrebbe saltargli addosso e.. fare cosa? Strappargli le carni dalla pelle per la rabbia o fare altro?

"Quando eri in fin di vita, non ragionavi più. Guardandomi hai chiamato tuo padre. Non riesco a togliermelo dalla testa, continuo a pensarci. Mi sento in colpa, sei solo.. una ragazza."

E insistendo così non fa che confermare questa visione: una ragazzina viziata che vuole a tutti i costi un regalo, un piccolo piacere.

"Il fatto che tu appena sveglia abbia pensato subito a certi.. argomenti, mi ha fatto rabbrividire. Non voglio venire a conoscenza dei rapporti disturbati che avevi con tuo padre."

"Tu e mio padre non c'entrate niente." Mente Cassandra "L’ultima volta che lo vidi ero nello stesso stato delirante. Da allora sono stata da sola, tranne che per qualche.. occasionale visita. Credo sia normale che io abbia visto lui quando speravo che qualcuno mi salvasse." La strega lo guarda seria, ma poi si addolcisce. “Con te è diverso. Tutte le donne vogliono portarsi a letto un eroe, non lo sai?”

Franzis ricambia lo sguardo. Ha il volto più disteso, rilassato, seppur tremendamente serio. Chissà quale fardello si era creato mentre lei dormiva. 

"Non lasciarmi in una città qualsiasi."

"Perché?"

Cassandra si accarezza la protesi della gamba, rattristata. "Non potevo lasciare il treno, qualcuno mi ci aveva segregata per proteggere.. dei libri."

Franzis è abbastanza accorto da non fare domande. Ha capito che si tratta dell'incantesimo di proibizione che la lega ancora, se si lasciasse sfuggire qualche dettaglio in più potrebbe morire. 

"Quei libri hanno a che fare con queste catastrofi, mi ci gioco tutto. L’ha fatto apposta a segregarmi lì, lontana da tutti. In un posto sconosciuto, dove sarei morta e nessuno sarebbe venuto a cercarmi. Temeva che io trovassi una soluzione all’incantesimo. Adesso sono ufficialmente morta per lui. Non importa dove possa andare, non verrà a cercarmi. Posso tornare ad avere legami, condividere cose, amare ed essere un'amica. Voglio essere la tua ragazza."

Lo stregone sorride dolcemente. "Non acceleriamo i tempi. Sei confusa, con delle gravi ferite, sopratutto psicologiche. Accetto di portarti con me, come semplice amica o alleata. Ma io ho intenzione di addentrarmi tra i soldati che girano a Tera. Se ho compreso bene la situazione, quell’esercito c'entra con colui che ti ha lanciato l'incantesimo di proibizione. Finirai per incontrarlo, e rischierai nuovamente la vita."

"Vedrai che troverò una soluzione."

Un caldo sole entra dalla finestra, facendosi spazio, imponente, tra le nubi e gli alberi. Al di fuori della casa decine di uccellini appaiono, chissà da dove, cantano le loro canzoni allegre. Canzoni di gratitudine verso la vita, canzoni di amore e di negazione verso la morte.

Franzis finalmente le porge un piatto fumante. "Che.. diamine è?" Chiede lei.

"Ho cucinato come meglio potevo ciò che ho trovato. Non sono ancora al livello di far crescere verdura buona da mangiare. So solo richiamare patate e carote, e come vedi fanno parte degli ingredienti.”

"Non potevi cucinare della carne?"

Lo stregone pare offeso. "Una ragazza viene mutilata da una magia e io vado in giro a cacciare cinghiali? Non lo avrei mai fatto, dovresti saperlo."

Cassandra decide che non è il caso di pretendere troppo, e mangia quel che ha. Franzis la guarda prima sorridente, poi va a mangiare la sua parte.

"Il bastone che avevi quando sei arrivato qui.. l'hai perso, vero?"

"Che domande, certo. Come tu hai perso i libri io ho perso il mio bastone. Ma non fa niente, potrò trovarne un altro."

Cassandra sorride amara. "Entrambi abbiamo perso.. tutto."

Lo stregone apre gli occhi di scatto, come se si fosse ricordato di qualcosa. Fruga nella sua borsa e le porge un taccuino, con di fianco una penna. "Questo è tuo, no?"

"Già. Grazie per avermelo dato.” 

“Non mi sembra un taccuino normale." 

I piatti di pietra ricreati in modo grezzo si svuotano in fretta, e vengono buttati in un angolo per non venir usati mai più. Con estrema naturalezza Franzis evoca un ceppo di legno che gli permette di sedersi. "Come funziona? È incantato?"

La strega si sente imbarazzata. Hanno cambiato ripetutamente argomento, passando da quelli più imbarazzanti ai più tristi. E ora eccolo qui, che si siede e la guarda negli occhi chiedendole come funziona il suo taccuino. 

"Non è l'oggetto a possedere la magia, bensì ciò che ci scrivo sopra."

"Quindi scrivi formule magiche!"

Cassandra scuote la testa. "No. La vera magia riposa nelle parole. Il linguaggio è la chiave di tutta la cultura umana, senza saremmo ancora animali. L’uomo è nato veramente quando ha cominciato a scrivere. Dopo tutti questi anni abbiamo donato a ogni parola possiede una forza immensa. La mia capacità sta nel rievocare il significato della parola stessa. Ricordi quando ti ho legato col taccuino? Ho scritto 'corda' e  ho evocato la forza del suo nome."

Franzis ha il mento appoggiato al palmo della mano e ascolta terribilmente interessato. Cassandra si sente ancora più in imbarazzo ad avere così tante attenzioni. Quegli occhi azzurri, nascosti dagli occhiali spessi, la fissano con un’intensità esasperante. Ma perché dovrebbe sentirsi in imbarazzo? Lei ha studiato magia da quando era piccola, è molto più forte e saggia di lui, un mago da quattro soldi. Dovrebbe essere lui a essere intimorito.

"Quindi basta scrivere ciò che si vuole evocare."

"Non è così semplice. Bisogna padroneggiare per bene la tecnica per evocare un oggetto animato. Per esempio, se io scrivessi semplicemente la parola corda, potrebbe uscire una corda di ferro come quella di fibre. Potrebbe essere grossa, piccola, minuscola, titanica. E nonostante tutto non è detto che la corda sia capace di muoversi."

La ragazza si sente fiera di sé per l'abilità nell'usare questo tipo di magia. Nessun altro è capace di farlo, solo lei, suo padre, suo nonno, e così via.

"Quando avevo cinque anni per fare quello che ho fatto a te avrei dovuto scrivere 'corda di fibra di tre centimetri di diametro che levita e lega il mio avversario' dopodiché avrei dovuto aggiungere il tuo nome.."

La ragazza va improvvisamente nel panico. Nome? Qual è il nome dello stregone? È stata salvata da lui, ci ha provato come una cagna, e non sa nemmeno come si chiama.

"Franzis." Sorride lui.

"Tu conoscevi già il mio nome. Credevo che non ti avrei mai più rivisto, quindi non me ne sono fatto un problema.. ma come mi conosci? Come sei arrivato fin qui?"

"Facciamo che te lo spiego in viaggio. Sarà un buon modo per passare il tempo, che ne dici?"

Cassandra si rannicchia in disappunto sul letto. A sapere che avrebbe dovuto allontanarsi così tanto da casa, si sarebbe preparata una valigia. Il padre riusciva a inserire tutti i mobili di casa in una semplice borsa, lui sì che era un vero mago. E adesso non potrà più restare stabilmente in un posto, non avrà più una vera casa. Ma l'idea la fa sentire meglio: era molto peggio restare in un cazzo di treno con il terrore che il Generale le recasse visita senza preavviso. Adesso non potrà più darle fastidio. E magari chissà, potrebbe vendicarsi.

La strega prende il taccuino e scarabocchia sopra noncurante. I libri erano la sua vera forza. Dentro sono racchiuse centinaia di pagine composte da desideri, pensieri, immaginazione, volontà. Migliaia di concetti articolati ed elaborati finemente potevano scatenare le magie peggiori. Come quel racconto di fantasia che lei amava tanto: poteva evocare veri e propri draghi. E nonostante tutto, quel potere non era abbastanza per poter uccidere un uomo come il Generale.

Tre pagine riempite da una scrittura fine, le permettono di evocare dei vestiti decenti per lei. Dureranno un paio di settimane, dopodiché svaniranno. Dovrà ricordarselo.

"Che fai, ti cambi di fronte a me?" Chiede Franzis.

"Mi hai già vista nuda, che problema c'è?"

Lo stregone sospira paziente. "Più che altro mi preoccupa il viaggio. Non potrò mica portarti sulle spalle per tutto il tempo."

Cassandra si abbottona una lunga gonna scura. Così la sua gamba di legno non si vedrà, al contrario dei semplici pantaloni. "Non sai evocare un golem?"

"No.” Per qualche motivo, Franzis sembra terribilmente frustrato. Solo a pronunciare la parola ‘golem’, il suo volto si indurisce. “Le mie capacità si limitano a richiamare oggetti inanimati." 

Quindi è davvero un mago di basso livello. Eppure è riuscito a costruire una capanna di legno da solo. Quanto si sarà sforzato per farlo? Stupisce che sia ancora in piedi. Cassandra gli butta addosso dei vestiti. "Indossa questi, sono anche più belli degli abiti che avevi prima."

La strega evita accuratamente di menzionare il fatto che potrebbero sparire senza preavviso tra poche settimane. Sarà un momento particolarmente adorabile. Poche ore dopo, i due si trovano in groppa a due cavalli silenziosi, bianchi ed eterei.

"Sono vivi?" Gli occhi degli animali sono opachi, senza vita. Non strepitano, né nitriscono per l’impazienza. Restano fermi, immobili come statue, in attesa di istruzioni.
"No, sono frutto di fantasia. Non posseggono un'anima fittizia legato a un’emozione o un’indole come i golem. Si può dire addirittura che in realtà non esistano. È l’energia delle parole che danno loro forma. "

Franzis storce il naso. "Non mi piace." 

"Arrangiati." Sospira la strega, picchiettando un dito sul legno della protesi del braccio. Se avesse studiato di più, sarebbe capace di curarsi da sola. Ma la paura del costante occhio vigile del Generale la paralizzava. Temeva che una sua crescita spirituale potesse infastidirlo e portare conseguenze drastiche.

Il viaggio è tranquillo. Comandare i cavalli fittizi è difficile, soprattutto perché non danno ascolto a Franzis, ma solo alla strega. Quindi il lavoro di Cassandra risulta doppiamente impegnativo. Ma questo è il minimo in confronto a ciò che lo stregone ha fatto per lei. Con entusiasmo, riescono a raggiungere molto presto la città più vicina: si sono allontanati dal cerchio di distruzione di Tera, e si vede. Il paesaggio ha abbandonato la morte bianca e immobile, assumendo una colorazione pallida ma accogliente. L’odore di cenere infastidisce ancora le loro narici. Cassandra tira su con il naso. “Non avevo idea che ci fosse un villaggio da quelle parti.” Dice.

“Sono riuscito a rintracciare la posizione sentendo il flusso di vita. Non è difficile, soprattutto nella terra piena di morte che ci siamo lasciati alle spalle. Ricordati che, una volta guarita, dovremo tornarci.” Cassandra si limita a fissarlo in silenzio. 

La città è più piccola di quanto si aspettassero. Si tratta più di un villaggio, dalla cultura e società retrograda. Secondo gli standard può essere catalogata come borgo del tardo medioevo. Tecnologia praticamente nulla, ma in compenso avrà un'alta quantità di magia e alchimia. E Franzis non sembra sentirsi a disagio in un ambiente del genere, probabilmente viene da un posto del genere, forse con una tecnologia ancora più retrograda. I destrieri sono costretti a sparire, un po' per evitare domande, un po' perché la strega sta cominciando veramente ad affaticarsi. Contrariamente a ogni città del periodo medioevale, il paese non ha mura difensive. Le case spuntano come funghi, affollandosi nel centro e affacciandosi curiose sulla piazza. Un cartello li invita ad addentrarsi nelle strade, pronunciando “Benvenuti a Borgo Savio”.

La strega cammina con la bocca semi aperta, assaggiando gli sprizzi di vitalità del borgo, curiosando a ogni angolo. Nell’officina di un fabbro, un uomo dal grembiule di cuoio sbatte ripetutamente il martello contro l’incudine. Il suo assistente accoglie due clienti, rivestiti d’armatura scura, mostrando loro armi di ogni genere.

Un negozio di alimentari esibisce la testa di un cinghiale. Dalla vetrina si intravede il negoziante, vestito di solo una tunica verde, che discute ad alta voce con un ragazzo dalla puzza sotto il naso. Quest’ultimo indossa una tunica, sotto-tunica, brache, mantello e stivali di altissimo pregio. Chissà se si tratta di un nobile di Borgo Savio o di un figlio di un ricco mercante che fa i capricci.

Chiedendo in giro, i due ottengono finalmente la via della clinica di un dottore che pratica taumaturgia. Del resto in posti del genere è facile trovare guaritori capaci di farti ricrescere un arto. Falegnami, fabbri, pescatori rischiano sempre un occhio, un dito o pezzi di corpo ancor più delicati. Per questo i medici si specializzano in cure estreme, rapide ed efficaci. Allo stesso momento, la popolazione del paese si dimezza all’arrivo di un’epidemia di peste o anche della febbre più semplice. È così in tutti i paesi di quel periodo. Franzis si aggira guardingo, osservando preoccupato gli uomini in armatura che passeggiano o chiacchierano tra di loro. Sono in troppi per essere dei mercenari, troppo pochi per formare un esercito e non hanno l’armatura né il portamento giusto per fare le guardie. Chi sono allora?

La casa di pietra del medico sfoggia un cartello di legno scuro, su cui è dipinta una croce avvolta da un serpente che divora la propria coda. È rannicchiata tra le altre case, in un modo quasi umile. Di fronte una fontana spruzza gentilmente acqua, nel frattempo un uccellino si bagna il becco indisturbato. All’arrivo di Franzis, che si precipita alla porte per bussare, l’uccellino vola via. Qualche secondo dopo un uomo attempato, dai capelli radi bianchi, che indossa occhiali piccoli appoggiati sulla punta del naso, apre la porta di legno. 

"Avete bisogno?" Chiede lui, guardingo. L’uomo è abituato a vedere le solite facce, e incontrare due estranei lo rende subito sospetto. Sulla tunica porta lo stesso stemma del cartello: una croce con il serpente che divora la propria coda. Cassandra si limita ad alzare la gonna, mostrando la gamba. "Deve risolvere questo."

Lui sorride, le rughe increspano il viso pallido e vecchio, dopodiché apre completamente la porta. "Accomodatevi. Sono il medico del villaggio, mi chiamano L’Hermite."

I due giovani vengono accolti da una sala d'attesa scura, illuminata con fatica da due finestrelle di vetro. Sei sedie sono poggiate al muro, una pergamena su cui è disegnata  l'anatomia umana attrae subito l'attenzione.

"Mi scusi, signore, i familiari dovrebbero aspettare fuori."

"Ma io.." Si lamenta lo stregone, che con un dito si sistema nervosamente gli occhiali.

"Il marito, giusto?" Chiede il dottore. Cassandra sorride maliziosamente. "Esatto, dottore. Ma è un uomo paziente, aspetterà."

Franzis resta in silenzio, scocciato. Va in un angolo e si siede col musone. Lui l'ha vista nuda, l'ha curata, le è stata affianco. Ha vomitato per tutto il tempo, e lui l'ha pulita. E ora non può assisterla? No, va bene così. Si limiterà a osservare la stanza. Sembra più interessante di quanto si possa dire a prima vista.

La sala medica illuminata in modo particolare. Una branda è posta al centro della stanza: un sistema di specchi e di finestre fa sì che sia perfettamente coperta dalla luce. Il resto è invece immerso nel buio, e sembra di trovarsi in un teatro macabro ma sacro. Due enormi scrivanie accolgono numerosi strumenti medici, nonché libri e provette. Pergamene magiche sono appese al muro, nascondendo arcani incantesimi presumibilmente di scopo medico.

"Si stenda, signorina.."

"Cassandra." Sorride la ragazza. Zoppica verso il lettino e si siede con difficoltà, un po' in disappunto medico che pare essersi dimenticato delle buone maniere, e non l’aiuta a stendersi. L'uomo le si avvicina, controlla il  battito con le dita, guarda attentamente le protesi.

"Questo è un lavoro ottimo. È stato suo marito, vero? Bene, bene, è stato bravo. Posso utilizzare la base della protesi per ricreare l'arto. Ma prima dovrò sedarla, dato che ovviamente sarà un'operazione molto dolorosa. Le dispiace firmare un paio di carte dopo? Sa scrivere?"

La strega annuisce mentre un ago le entra nella vena.

"Sa, è raro avere una ragazza tanto bella nella mia clinica. Un vero piacere. Il sedativo dovrà fare effetto tra poco. Le farò qualche domanda, ragionando il cervello smetterà di funzionare e riposerà. Mi dica, sa cos'è l'acrotomofilia?"

Cassandra si sente improvvisamente confusa, stanza. Che le sta chiedendo? Acrotomofilia? E che diamine sarebbe? Scuote la testa, e tutto è ancora più confuso. Il medico lega le sue braccia e gambe. Attiva una leva, che separa parte del lettino, costringendo la ragazza ad aprire le gambe. L'uomo accarezza la protesi della strega, e con un pizzico di energia magica controlla il marito. Non si è mosso, perfetto. Forse un qualche goccio di magia soporifera farebbe bene anche a lui. Attiva una pergamena con lo sguardo e sorride.

"Sarebbe una perversione sessuale, un feticcio diciamo. Indica l'attrazione verso gli arti amputati. È difficile da capire, ma io lo comprendo perfettamente. Oh, si è già addormentata signorina? Ottimo, ottimo. Questo vecchio è abituato a parlare da solo, mi scusi se lo faccio anche mentre dorme."

L'uomo chiude la porta di entrata con tre serrature. Dopodiché alza la gonna della strega. La sua mente si annebbia improvvisamente, in preda all’eccitazione. Una preda così facile, proprio sotto le sue mani. Deve trattarsi di un qualche intervento divino, non può essere così fortunato. E nessuno si accorgerà di niente. Nessuno l’ha mai scoperto. Solo i maghi più in gamba si accorgono dei suoi incantesimi e delle sue pergamene nascoste. Ma le sue prede non sembrano capire un accidente di magia. Durerà un attimo. Oh povero vecchio, lui dura sempre un attimo. Ma date le sue occasionali scappatelle, questo aspetto è diventato più un pregio.

"Dottore, le consiglierei di riallacciarsi i pantaloni."

L'uomo si volta improvvisamente verso la direzione della voce. Il marito della ragazza è dietro di lui, si sta pulendo gli occhiali, nascosto nell’ombra.

"Non conosco la prassi con cui lei cura i pazienti. Ma mi sembra un'operazione molto particolare, sa?"

"Tu come diamine sei arrivato qui?"

Franzis sorride e indossa gli occhiali finalmente puliti. "Una casa di pietre per me è come se non avesse porte. Allora, cosa ha da dire? Le dispiace se resto qui a osservarla operare?"

Il dottore fa qualche passo indietro. Avrebbe dovuto controllare per bene, prima di procedere con l'amplesso. Essere sicuro di essere al sicuro, è quello che si ripete sempre. Ma la ragazza era così avvenente che ha avuto fin troppa fretta di saltarle addosso. Eppure dà sempre uno sguardo alla forza spirituale dei pazienti e i loro accompagnatori: lui ne aveva solo un briciolo. Però ha resistito all'incantesimo soporifero ed è passato tra le rocce del suo studio, come ha fatto?

Il dottore procede con una litania mentale per evocare un bisturi. Solitamente lo usa per le emergenze: ed è proprio questo il caso. Si fionda in avanti, cercando di colpire lo stregone, come uno scorpione in difficoltà. Una volta ucciso potrà appropriarsi della ragazza come preferisce. Poi, purtroppo, dovrà uccidere anche lei.

Franzis schiva il colpo all'ultimo secondo, spaventato. Gli occhiali gli si sono rigati: ora sono completamente rovinati. Il dottore si getta nuovamente in avanti, penetrando Franzis con il bisturi. La camicia dello stregone si macchia di sangue.

Il medico sorride, fa per tirare dietro il bisturi ma non ci riesce. E non riesce a fare nessun’altra mossa. Si rende conto di essere completamente paralizzato. Abbassa lo sguardo: radici di albero sono spuntate prepotenti dal pavimento, rompendo le mattonelle, e hanno avvolto il suo corpo a una velocità straordinaria. Stringono delicatamente il suo corpo, ma allo stesso tempo in modo saldo. Non si era neanche accorto di esser stato attaccato, e ora non riesce più a muoversi.

Franzis estrae da sé il bisturi, dopodiché lo butta. Lo strumento cade per terra, emettendo un suono metallico e cristallino.

"Adesso, dottore, le consiglio di curare per bene la mia ferita, dopodiché farà ricrescere gli arti di mia moglie. Se alzerà un solo dito, magico o materiale che sia, le spezzerò il collo così rapidamente da non rendersi nemmeno conto di essere morto."

Le radici si allentano, con calma, permettendo al dottore di muoversi. Il medico respira affannosamente, in panico. Alla sua età non può permettersi una quantità così alta di stress. "Si può sapere come hai fatto? Tu non sei un semplice mago."

"Non è stato difficile. Lei ha il simbolo dell'Oroboro, un simbolo che ho già visto prima su armature dell’omonimo esercito. Il soffitto era ricoperto da cerchi magici, seppur invisibili all’occhio di un comune paesano, e questo non ha fatto altro che aumentare il mio sospetto. Mi sono allontanato, ho aspettato il momento giusto, e sono arrivato da lei. Non sono un bravo mago, lo ammetto. Ma la mia forza si moltiplica quando qualcuno tocca mia moglie."

Gli occhi del mago si dipingono di una severità glaciale. Se volesse potrebbe spezzargli tutte le ossa e lasciarlo marcire tra i rovi e le radici.

"Tu non sai con chi stai parlando. Io sono L’Hermite, dell'esercito dell'Oroboro." Ringhia il medico. Ma intanto procede con la cura della paziente, mentre il cuore gli batte al massimo. Gli sembra di essere sull’orlo del collasso. Certo, sarebbe divertente morire proprio in questo momento. E i due ragazzi passerebbero un sacco di guai.

"Se ti hanno rifilato qui vuol dire che non sei un pezzo così grosso." Commenta sarcastico lo stregone. Ora le radici tengono il dottore solo per le gambe, impedendogli di scappare, e per i testicoli, nel caso abbia intenzione di tiare qualche brutto scherzo.

"Tu non capisci: appena i miei superiori sapranno.."

"Mi stai suggerendo di ucciderti?"

"No, no, scusami." La voce del dottore si fa sempre più bassa. Lo stregone guarda le sue spalle attentamente. Cosa fare adesso? Il buonsenso suggerirebbe di finire il dottore appena finito il lavoro. Se ha davvero un nome nell'esercito dell'Oroboro potrebbe vendicarsi presto, provocare complicazioni ben peggiori di un semplice stupro da parte di una sola persona. Eppure, come può Franzis uccidere veramente un uomo? Non è altro che il prodotto di una serie di istinti perfettamente naturali. Il fatto che sia capitato in circostanze così scomode è solo una coincidenza.

Come può Franzis uccidere veramente un uomo?

   
 
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