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Autore: Karima    03/06/2012    1 recensioni
Sono passati molti anni, le vicende di “Alla ricerca del passato” sono lontane nella memoria per i protagonisti che le hanno vissute.
Nuove presenze si aggirano per i boschi che circondano La Push.
P.S. Per capire a pieno gli avvenimenti narrati in questa FF vi consiglio di leggere prima “alla ricerca del passato”.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Alla Ricerca Del Passato'
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Capitolo quindici

POV: Garrett
È incredibile cosa riesce a comprare il denaro.
Documenti, passaporti, voli privati, e come se non bastasse, serve anche a ungere i funzionari che improvvisamente distolgono lo sguardo. Così, accade che un uomo, arrivi in un normale aeroporto -uno di linea, con la gente che va e viene tra abbracci e bagagli- e riesca a uscire tranquillamente portandosi dietro una bambina. Certo, il funzionario in questione avrà per esempio notato il viso non proprio sereno della piccola o i vestiti un po’ stazzonati, ma i soldi riescono a far sfuggire certi particolari.
Succede così, che un uomo, un vampiro nel mio caso, riesca tranquillamente a raggiungere il bel paese e trovarsi una sistemazione comoda, che gli permetta di studiare la prossima mossa.
 

POV: Celeste
Quarantotto ore e niente e cambiato. Andrea continua a rimanere nel suo mondo fatto di sofferenza, tra ghiaccio e fuoco.
Giovanni, che nelle ore passate è venuto a dare un’occhiata a intervalli regolari, è ormai fisso qui da stamattina, fa le sue misurazioni, legge i suoi strumenti e poi rimane ad osservare Andrea. Impotente come tutti noi.
Non dice niente. Non serve. Lo so io, come lo sanno gli altri  ragazzi che aspettano nella sala grande, che Andrea avrebbe dovuto svegliarsi stamattina.
Man mano che le ore passano, le facce di tutti assumono un cipiglio più grave e le occhiate nei miei confronti- le rare volte che mi allontano dall’infermeria- si fanno più gelide.
Qualcosa non va, nessuno lo dice ma tutti lo pensiamo.
L’unica consolazione è che il fisico di Andrea sembra sopportare bene lo stress, il polso e buono e la pressione regge.
Il resto e solo ansia e dolore.
                           §§§§§§§§§§§§§§§
 
Tardo pomeriggio.
Le ore passano lentamente, adesso Giovanni è veramente preoccupato, anche se non lo fa vedere.
Ed io?
Io sono disperata, incapace di reggere la tensione che mi attanaglia, rubandomi l’aria dai polmoni. Fuggo dall’infermeria, per rifugiarmi nella sala comune.
Le facce qui sono cambiate, – quelli che sono di ronda, sono in giro, nonostante rischino grosso- i cipigli sono sempre gli stessi e ognuno di loro sembra ripetere: “E’ tutta colpa tua Celeste”. O forse e solo il mio senso di colpa, ad alimentare la mia immaginazione.
All’improvviso come sospinto da una folata di vento, il portone d’ingresso si apre. Tutti gli sguardi si rivolgono contemporaneamente alla figura che adesso si staglia nello specchio della porta.
L’uomo è alto, la figura imponente è leggermente ingobbita- ma non vinta- dall’età. Certamente non ha bisogno di presentazioni, tutti qui conoscono Glauco detto Gengis khan. Alle sue spalle, ben inteso!
Il nomignolo, poco amato da Glauco, deriva sia dalla sua età, –è il più anziano dei lupi dopo Cecilia- sia dalla sua abilità come guerriero.
Glauco attraversa veloce la sala comune per infilarsi nell’infermeria, seguito dagli sguardi di tutti.
Appena scompare dietro la porta, come un fulmine gli vado dietro.
Dentro trovo Glauco chino su mio fratello, sotto lo sguardo attento del dottore, esamina attentamente Andrea: gli tocca la fronte, come si fa con i bambini quando si vuole sentire la febbre, poi appoggia la mano sul petto all’altezza del cuore.
Alla fine si rialza, né io né il dottore osiamo fiatare: “Andrea si sveglierà, probabilmente stasera o alle prime luci dell’alba”.
Silenzio, so che il suo verdetto non è finito, leggo nei suoi occhi che ci sono anche brutte notizie.
“Si sveglierà e starà bene, ma i suoi giorni da lupo sono finiti, lo spirito che albergava in lui, è morto” conclude lapidario, dopo di che esce dall’infermeria, forse a dare la notizia agli altri. Non lo so, percepisco tutto come lontano, sbiadito.
Mentre crollo su una sedia, le ultime parole di Gengis risuonano nella mia mente, insieme a una marea di domande: come la prenderà Andrea? Riuscirà ad adattarsi ora che è ridiventato normale?
Normale. Quello che è successo cancella definitivamente il mio desiderio di esserlo: sono il numero due, la prossima nella lista. Ora tocca a me. Qualcosa dentro di me si ribella: no, non voglio.
E poi ancora, senso di colpa: mio fratello poteva rimanere ucciso, storpiato a vita. Ed io penso solo a me stessa e ai miei stupidi desideri?
In fondo a questa marea di sentimenti contrastanti: disperazione, confusione, rimorso; emerge lentamente la rabbia, è ancora lieve, ma in rapida crescita.
La voglia di cercare, trovare e ridurre ai minimi termini lo stronzo che a fatto questo ad Andrea, è una presenza sempre più ingombrante in me, ed ho il sospetto che alla fine sarà lei a prevalere.

 
POV: Aiden
Perso in mezzo al nulla, mi fermo all’improvviso dopo essermi velocemente allontanato dalla città e dalla mia ultima vittima. Sono solo, la mia Viv non è con me.
È rimasta con i Cullen a giocare alla famiglia felice: notte dopo notte, vedo la sua diffidenza sciogliersi, il suo cipiglio ammorbidirsi. Sembra che questi strani vampiri stiano risucchiando la mia perla nel loro strano modo di vivere cosi … umano.
Vivien odia gli umani, e tutte le cose che hanno a che fare con loro… o almeno così credevo. Adesso non lo so più.
Man mano che lei rimane invischiata dai Cullen come una mosca nella tela del ragno, io mi sento messo all’angolo, dimenticato.
Quei santarellini stanno rovinando la mia Vivian. Ho il timore che riusciranno a domare la bestia, trasformando la mia creatura bellissima e letale in un’eterna scolaretta.
Dio, nascondere i miei pensieri, trattenere ogni giorno il mio disgusto per il loro comportamento da “brava famiglia americana” sta diventando ogni giorno più difficile ma quel maledetto telepatico potrebbe rovinare tutto, sentendo i miei pensieri.
Non mi resta che tenere duro, e sperare di strappare la mia perla dalle loro candide mani prima che riescano ad alterarla completamente.
Il vento freddo soffia dal nord, se fossi umano sarei già un pezzo di ghiaccio. Controllo il cellulare, bene. Funziona. Spero che Garrett si sbrighi a contattarmi.

 
Bene bella gente, eccoci di nuovo qua con un nuovo capitolo, ringrazio tutti coloro che lasciano due righe di recensione.
A tutti quelli che passano e leggono solo dico: non siate timidi, buttatevi, ditemi qualcosa.
  
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