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Autore: Amor31    03/06/2012    4 recensioni
Un amore tornato.
Un imprevisto sulla strada.
Una soluzione ai limiti del possibile.
(Possibilità di OOC)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Noi - il Gioco del Destino'
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2. Fine

Un’asettica sala d’attesa.
Tanta paura. Terrore che divora l’anima, cuore stanco di battere così forte.
-Che cos’è successo?-.
C’è qualcuno vicino a te, Duncan. Ti alzi in piedi e vai incontro ad una ragazza dall’espressione corrucciata, notando i suoi occhi ancora gonfi per il sonno. È la prima mattina, ma ti sembra di essere sveglio da secoli.
-Gwen… Un incidente con la moto…-.
-Oh, mio Dio!-.
La tua ritrovata Courtney ti stringe dolcemente, passandoti una mano tra i capelli, accarezzando piano quella tua cresta verde perennemente alzata di cui vai molto fiero. Ti senti meglio in sua compagnia, ma la preoccupazione continua ad affliggerti.
-Sediamoci, ti prego-.
Prendete posto su due sediole azzurrine, rimanendo in silenzio. Nessuno di voi ha voglia di parlare, nessuno saprebbe cosa dire. Non vi rimane che sperare per il meglio.
-Ma come? Perché?-.
-Se ne stava andando, Courtney. Ieri sera, dopo averti incontrata per strada, le ho parlato e insieme abbiamo preso la decisione di lasciarci. Ci siamo resi conto che le cose tra noi non potevano continuare-.
-E dove era diretta? Insomma, uscire così presto di casa…-.
-Aveva saputo che Trent stava per partire. Una tournee, a quanto sembra. Penso che tu sappia del successo che ha ottenuto, ultimamente-.
-Certo, sta facendo un bellissimo lavoro. È tutta la sua vita. O almeno questo è quello che mi aveva detto l’ultima volta che abbiamo parlato-.
-Bene. Gwen voleva fermarlo per dirgli che mi aveva lasciato, che aveva intenzione di tornare da lui. Eppure…-.
Una lacrima ti riga il volto, Duncan. Da quanto tempo non piangevi, pur sentendone il bisogno? Forse è giunto il momento di tornare davvero sui tuoi passi?
-Sarei dovuto andare con lei… Se l’avessi accompagnata, probabilmente ora non ci troveremmo tutti qui. In un maledetto ospedale, a sperare che si rimetta!-.
Scatti in piedi, in preda al furore, e calci via la sedia su cui te ne stavi. Courtney ti guarda e capisci che anche lei sta soffrendo: non sei il solo a sentirsi in colpa per quanto accaduto.
-Calmati, ti prego. Vedrai, andrà tutto bene…-.
La ragazza ti abbraccia di nuovo e ancora una volta trovi la pace; sei sempre più convinto che lasciarla sia stato un errore, il più grande della tua vita.
Ti lasci cullare per qualche secondo dalle sue braccia, poi sussurri, interrotto dal pianto: -Ho chiamato Trent-.
Courtney ti afferra per le spalle e ti fissa negli occhi: -Davvero?-.
-Avrei potuto fare altrimenti?-.
Vedi la tua amata scostarsi lentamente e tornare a sedersi, mentre dice con gravità: -Dov’è adesso?-.
-Sta arrivando. Dovrebbe essere a momenti-.
Cammini su e giù lungo la sala d’aspetto, davanti agli occhi vigili di Courtney. Di tanto in tanto noti i camici bianchi dei medici svolazzare nel corridoio e cerchi di avvicinarli per avere informazioni sullo stato di Gwen, ma sembra che tutto sia inutile. Nessuno parla o ha il coraggio di parlare.
Tlin.
L’ascensore raggiunge il quarto piano e le porte si spalancano. Tu e Courtney vi voltate e lo riconoscete subito, anche se sono trascorsi mesi dal vostro ultimo incontro.
Trent si avvicina prima con passo veloce, poi di corsa. Ha il respiro mozzato, il cuore che batte così forte da essere percepito perfino dall’esterno, la bocca storta in una smorfia preoccupata. Mette da parte tutto il rancore che prova nei tuoi confronti, Duncan, chiedendo solamente: -Dov’è Gwen? Come sta?-.
-È in coma. Ha battuto la testa a terra-.
-Quando e come è successo?-.
-Verso le sei. È stata travolta da un’automobile mentre viaggiava in moto-.
-Investita? E tu dove accidenti eri, eh? Perché era sola?-.
-Stava venendo da te-.
-Mi prendi in giro? Perché ti assicuro di non avere voglia di giocare con te, Duncan-.
-È la verità. Non ti sto mentendo-.
-Perché mi cercava? Che cosa le hai fatto?-.
-Ci siamo lasciati. Ieri sera-.
Trent spalanca gli occhi, incredulo. Nonostante le parole che vorrebbe pronunciare siano fiumi, improvvisamente si fermano e muoiono nella sua gola, rendendolo incapace di articolare qualsiasi suono.
-Io e Courtney stiamo tornando insieme e saremo definitivamente una coppia solo dopo aver messo fine a questa storia-.
Gli occhi verdi di Trent, per alcuni istanti fissi a terra, si alzano verso il tuo volto e puoi distinguere chiaramente le pupille prendere fuoco.
-Le hai fatto del male, idiota!-.
Ti afferra per il colletto del giubbotto di pelle nera e ti sbatte contro la parete urlando tutto il suo dolore, mentre Courtney cerca di dividervi senza alcun esito positivo.
-Non solo me l’hai portata via, ora l’hai perfino tradita! Sei un verme, Duncan!-.
Pian piano molla la presa e lascia scivolare tra le dita il risvolto della tua giacca. Si allontana dandoti le spalle, ma lo senti piangere quelle lacrime che avrà versato già tante altre volte pensando alla sua ex. Anche per questo ti senti responsabile e senti un improvviso dolore trafiggerti il petto.
-Da quanto tempo siete qui?-.
-Circa un’ora. Mi ha chiamato la polizia per avvertirmi dell’accaduto e poi ti ho contattato-.
-Come facevi ad avere il mio numero?-.
-Gwen lo aveva scritto su un foglietto di carta che aveva scordato a casa. L’ho trovato e…-.
-Sta’ zitto, per favore. Non voglio più sentire la tua voce!-.
-Trent, cerca di ragionare…-, dice Courtney facendosi più vicina al ragazzo.
-Ragionare? È questo il momento? Per quel che ne so, in quella stanza Gwen sta lottando tra la vita e la morte, lottando contro se stessa per uscire dal coma. E avete il coraggio di dirmi di stare calmo? Me ne frego, sapete? Finché non avrò buone notizie dai medici potete stare certi che non rimarrò buono e tranquillo in un angolo!-.
Si passa le mani tra i capelli più volte, come se desiderasse strapparli via. Sente allontanarsi sempre di più la possibilità di vedere ancora Gwen così come l’aveva conosciuta. E amata.
-Il signor Campbell?-.
Un dottore richiama la vostra attenzione e rispondi all’appello: -Sono io-.
-Dovrei parlarvi della signorina Taylor…-.
-Come sta? Si è svegliata?-.
Trent aspetta in trepidazione e tu, Duncan, cerchi di dominarti per apparire sereno. Non desideri mostrare la tua debolezza.
-Fortunatamente è uscita dal coma…-.
Un sospiro di sollievo si leva da ognuno di voi tre per essere subito fermato: -Ma le condizioni rimangono gravissime. Avete la possibilità di entrare nella stanza, ma solo uno per volta. Ha bisogno di riposo-.
Vi guardate l’un l’altro, attendendo la prima mossa.
-Sarà meglio che vada-, dici muovendo qualche passo verso la porta della stanza.
-No-, afferma decisa Courtney. -Lascia che sia Trent ad andare-.
Ti volti verso di lei e ti senti stringere con delicatezza il braccio; capisci che non è il tuo momento.
-Vai pure-, dici al ragazzo, già vicino all’entrata della camera.
Trent abbassa la maniglia con estrema lentezza, temendo di poter disturbare la sua adorata Gwen. Si affaccia pian piano e scivola all’interno della stanza. Il cuore sussulta e comincia a correre.
La giovane è stesa su un lettino bianchiccio, avvolta in un camicione verde della stessa tonalità delle sue meches; i lineamenti del volto, più pallido del solito, si confondono con il colore anonimo del cuscino su cui poggia la testa.
Trent rimane immobile a contemplarla per alcuni istanti, senza sapere cosa fare. È orribile, per lui, vedere una benda fasciarle la fronte e la flebo inserita nel braccio sinistro. Ma è ancora peggio vedere quei segni rossi, non più sanguinanti, che le sfregiano le guance.
Il ragazzo sente il cuore stringersi e diventare minuscolo, pronto ad esplodere da un momento all’altro. Muove alcuni passi e si blocca di nuovo, a non più di due metri dal letto. Si avvicina ancora e si inginocchia, senza smettere di fissarla; poi sussurra il suo nome, convinto che non possa riuscire a sentirlo.
-Ciao, Gwen-.
Il silenzio nella stanza lacera l’anima di Trent. Non un segnale di vita giunge dal corpo inerme della ragazza e il giovane sente il bisogno di piangere, di fuggire da quello che può essere solo un brutto incubo.
-Svegliati-, si dice schiaffeggiandosi, -questa non è la realtà. Appena ti alzerai dimenticherai questa terribile visione e partirai, come da programma. Ti prego, tutto quello che hai davanti è finzione… Una tremenda finzione…-.
-Non hai perso l’abitudine di parlare da solo, eh?-.
Trent alza la testa ed incredulo si trova a tenere gli occhi fissi in quelli di Gwen. La gioia gli esplode nel petto, mentre dice: -Mi hai sentito?-.
-L’intero discorso-.
La ragazza viene interrotta da un’improvvisa tosse e si rende conto che qualcosa nel suo corpo non va. Non sono solo le ferite a far male: c’è qualcosa di più profondo che la fa soffrire profondamente.
-Come ti senti?-.
-Come se questo fosse un sogno… Ho paura di svegliarmi e non trovarti mai più. Ma non voglio. Non ora che ti ho ritrovato-.
Una scossa la blocca di nuovo e negli occhi di Trent si materializza il terrore.
-Non sforzarti, Gwen, continua a riposare. Devi riprenderti; vedrai, tornerai più forte di prima… Sei una tosta, no? Lo hai dimostrato…-.
-No, Trent, ti sbagli. Se c’è un ragazzo forte in questa stanza, quello sei tu. Tu, che sei venuto da me nonostante io ti abbia fatto del male…-.
-Shh, è tutto passato. Non mi importa niente di quello che è successo. Adesso devi solo preoccuparti di stare meglio-.
-Non migliorerò, se uscirai da questa stanza. Non tornerei ad essere me stessa, se ci lasciassimo di nuovo-.
Trent le afferra le mani: sono fredde, bianche, prive di sangue che le riscaldi. Ma negli occhi della ragazza c’è ancora una scintilla di luce che fa ben sperare.
-Non me ne andrò, Gwen. Non me ne sono mai andato-.
-Lo so. Per questo mi sento così male… È stata solo colpa mia… Potrai mai perdonarmi per quello che ho fatto? Perché nelle tue iridi vedo riflesse ancora le immagini del mio tradimento-.
-Ti ho già scusata. E non ho smesso nemmeno per un istante di amarti, pur sapendo che per te non era lo stesso-.
Una lacrima riga il volto del giovane. Una lacrima che ferisce Gwen come la lama di un coltello.
La ragazza solleva lentamente il braccio e gli asciuga con dolcezza il viso; una fatica mai provata prima la affligge.
-Scusami, se puoi. Scusami per non esserti stata accanto come avrei dovuto-.
Trent le stringe la mano sospesa a mezz’aria e l’accarezza, portandosela poi alle labbra. Guarda Gwen e vede il suo sguardo appannarsi, velato da una nebbiolina grigia e fumosa che le spegne quella luce che ha sempre amato.
-Gwen-, la chiama scosso da un primo singhiozzo.
-Rimani ancora qui con me-.
Il petto della ragazza si alza e si abbassa un paio di volte in preda all’affanno. Il respiro si fa rado, il battito del cuore irregolare. Ed una sirena inizia a suonare imperterrita, mentre lo schermo verde del macchinario a cui la ragazza è collegata visualizza una sola linea piatta.
-Gwen-, dice di nuovo Trent scuotendole lievemente il braccio.
-Gwen!-.
il suo urlo di dolore è destinato a perdersi nel silenzio nella stanza e va ad infrangersi sul viso adesso rilassato della ragazza.
-Non lasciarmi, ti prego! Torna da me come una volta!-.
-Sono qui, Trent. Non mi vedi? Sono proprio al tuo fianco. Mi sento bene, leggera, felice. Nessuno potrà più ostacolarci! Andiamocene di qui: voglio riprendere a vivere insieme a te. Mi ascolti? Trent?-.
Il giovane continua a tenerla per mano, struggendosi dal pianto. Le accarezza le guance segnate dalle cicatrici, le sfiora le labbra che pian piano diventano viola; e non riesce a sentire le parole che Gwen gli sussurra.
-Perché non riesci a sentirmi? Perché non smetti di piangere?-.
La porta della stanza si spalanca ed entrano Duncan e Courtney. Era tempo che le due ragazze non si incontravano.
-Gwen?-, la chiama il punk avvicinandosi al letto; l’altra se ne sta ancora sulla soglia, le mani portate alla bocca e gli occhi spalancati per lo shock.
-È…-.
-È la fine! La fine della sua vita, della mia vita! L’ultima volta in cui potrò vederla!-.
Le parole di Trent sono scosse da singhiozzi che non gli permettono di esprimersi come vorrebbe; Duncan assiste alla scena impotente, sentendosi sprofondare mentre Courtney lo raggiunge e lo abbraccia.
-Ragazzi, sono qui! Ascoltatemi, accidenti! Possibile che siate così presi dalle lacrime? Se faceste silenzio, riuscireste a percepire la mia presenza!-.
 Gwen accarezza la chioma corvina di Trent, ma il ragazzo non se ne accorge. E finalmente la giovane presta attenzione alle sue membra, abbandonate sul modesto giaciglio mortale.
-No, non ora. Devo riprendermi il mio corpo! Devo farlo, se voglio stare con la persona che amo!-.
Lo spirito torna a combaciare con le spoglie solo per un attimo. Qualcosa impedisce che si riaccenda la scintilla vitale.
-Maledizione! Non puoi farmi questo! Non posso morire proprio adesso!-.
Ma ormai è troppo tardi. Il destino ha deciso che questa sarà la fine. E tu, Gwen, non potrai più fare ritorno.
 
   
 
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