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Autore: evenstar    21/12/2006    12 recensioni
La notte di Natale Lupin è da solo a Grimmauld Place, cercando di tirare avanti e dimenticare che è di nuovo Natale. All'improvviso però, nella stanza in cui si è appisolato, succede qualcosa di strano... è quello è solo il primo di una serie di straordinari eventi che movimenteranno la serata dell'ex malandrino.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci di ritorno dal passato.

Siete pronti a fare un giro nel presente?

Sì?

Perfetto, allora copritevi bene perchè questa volta si vola.

 

Il fantasma del Natale presente.

 

Le due vennero e passarono senza che nessuno si facesse vivo ma quando Remus stava già riscivolando nel dormiveglia che precede una sana dormita vide la porta della camera aprirsi leggermente. Non un rumore aveva preannunciato l’arrivo dell’ospite segno che lui o era stato molto fortunato oppure conosceva le scale di quella casa molto bene.

- Te l’avevo detto che ci saremmo rivisti in poco tempo,- disse il nuovo arrivato, avvicinandosi al letto. – Questa era la mia camera, - disse poi con un tono malinconico, guardandosi intorno. – Lo è stata almeno per il poco tempo che ho passato in questa casa.

- Sirius, - non era una domanda, Remus aveva preso atto che quella sarebbe stata una lunga e densa notte, una notte in cui avrebbe dovuto di nuovo fare i conti con i Malandrini, i veri fantasmi del suo passato.

- Remus, - gli rispose con lo stesso tono il giovane. – Hai visto James?

- E’ appena andato via, senza neanche salutare, - rispose Remus, rendendosi conto in quel momento che non aveva di nuovo avuto tempo di dire addio al suo amico, sogno, allucinazione o vero fantasma che fosse.

- E’ nel suo stile.

- No, non è vero, era più nel tuo, - rispose Remus fissandolo stancamente.

- Sì, hai ragione, ma il mio stile, il suo stile, il tuo stile, non erano poi tutti uguali alla fine? – chiese Sirius sedendosi a fianco a lui nel letto.

- Credo di sì, alla fine almeno.

- Ti ha mostrato il passato? – chiese più per amore della conversazione che per avere una notizia, la risposta la conosceva già.

- Sì.

- E hai imparato la prima lezione?

- Non ho imparato niente che già non sapessi, Sirius, ho solo riportato alla luce vecchi ricordi dolorosi, - rispose Lupin fissandosi le ciabatte.

- Dolorosi? Io credevo che i saresti fatto due risate in onore dei vecchi tempi… pazienza. Ora è tempo di dare un’occhiata al presente, mio caro amico.

- Non voglio vedere il presente, lo conosco già, così come il passato, - disse Remus che cominciava a stufarsi un po’ di quella situazione e non vedeva l’ora di potersi mettere a dormire, per riuscire a digerire la pasta al forno e sfuggire ai suoi incubi.

- Oh, ma io non ti mostrerò il tuo presente. Ho di meglio per quest’ora, e poi ho voglia di rivedere Harry per cui alza le tue chiappe dal letto e vieni con me, - disse Sirius alzandosi dal letto e tendendo la mano perché anche Remus si alzasse con lui. Il mago lo fissò per qualche minuto, ponderando seriamente se mandarlo al diavolo e rimettersi a dormire o seguirlo. - Vieni, Remus, non è dato a tutti di poter spiare le persone impunemente, tu ne hai la possibilità, approfittane! – disse come a leggergli nella mente.

- E va bene, allora, - rispose Remus alzandosi e andando verso la porta della camera, diretto al corridoio.

- Dove vai?

- In corridoio, con James abbiamo fatto così, - rispose indicando con l’indice il corridoio buio.

- Perché con lui dovevi andare nel passato, con me viaggi nel presente, useremo questa, - disse Sirius facendo apparire una scopa sotto il naso di Remus.

- Lo sai che non amo volare.

- Non ci metteremo molto, sali dai, - disse Sirius salendo sulla scopa e facendogli un cenno perché salisse dietro di lui. – Reggiti, si vola.

Remus si aggrappò ai fianchi di Sirius mentre questo prendeva quota e usciva dalla finestra della stanza, diretto verso est.

- Dove stiamo andando? – chiese Remus rabbrividendo nella notte, non aveva fatto in tempo a prendere un mantello e adesso rischiava di rimanere congelato su quel trabiccolo sebbene, in effetti, sentisse molto meno freddo di quanto si sarebbe aspettato di provare volando in una notte d’inverno in pigiama.

- Alla Tana, - rispose Sirius.

- Ma è lontanissima, ci congeleremo e non ci arriveremo mai in un’ora! – protestò Remus, voltandosi per guardare Grimmauld place diventare un puntino indistinto nella notte, inglobata da una nebbiolina fine e gelida.

- Ma no, guarda, siamo quasi arrivati, è lì, - rispose Sirius indicando a terra una costruzione sbilenca, che sembrava dovesse crollare da un momento all’altro. All’esterno il giardino era innevato e un grosse pupazzo di neve faceva la guardia davanti alla porta di casa, passeggiando avanti e indietro di traverso al vialetto di casa.

- Ma non è… - Remus stava per dire che non era possibile, ma poi si fermò. Nulla di quello che stava succedendo in quella notte era possibile in teoria, quindi se ammetteva possibile viaggiare con l’amico morto su una scopa e in pigiama, senza morire assiderato, allora doveva anche accettare di arrivare alla Tana in breve tempo.

- Scendo, - annunciò Sirius, distogliendolo dai suoi pensieri.

- Ci possono vedere?

- No, ma staremo fuori, la casa sarà affollata.

Scesero nel giardino e Remus si fece scivolare giù dalla scopa, massaggiandosi il fondoschiena dolorante e sfregandosi le mani contro il vento gelido.

- Com’è possibile che non stia tremando? Sento freddo ma non come dovrei, - chiese a Sirius che stava già spiando dalla finestra che dava sul salotto.

- Magia, - gli rispose quello mettendosi le mani ai lati del viso, per limitare il riflesso. – Vieni a vedere, questa io la chiamo una vera festa di Natale, - gli disse poi allegro, con un sorrisone stampato in faccia.

All’interno della stanza si vedeva un gran affollarsi di chiome rosse che si aggiravano allegre per la casa, guardando bene Remus vide che nessun Weasley mancava all’appello, in più aveva chiaramente distinto la testa inconfondibile di Hermione e anche i capelli neri di Harry, che si aggiravano con gli altri. Tutti avevano in mano un bicchiere di zabaione, qualcuno stava mangiando a quattro palmenti i manicaretti di Molly mentre Fred stava in quel momento cercando di attivare, senza che la donna se ne rendesse conto, uno dei suoi fuochi di artificio freddi, ideali per interni!

- Perché non sei voluto venire qui questa sera? – chiese Sirius fissando Remus.

- E’ la loro famiglia, non la mia, - rispose Remus. E quello era realmente quello che aveva pensato il giorno prima, che diritto aveva lui di intrufolarsi nel Natale di altri?

- Neanche Hermione, Harry e, a quanto pare anche Minerva, Moody, Kinglsey e chissà chi altro ci sfugge, fanno parte della famiglia, ma sono tutti qui, senza farsi problemi. Anche perché, siamo sinceri, vecchio mio, sono una famiglia e tu ne fai parte che ti piaccia o meno, come eravamo una famiglia noi.

- Da quando sei diventato un filosofo, Paddy?

- Da quando sono morto, Moony, - rispose lui sorridendo. – Sta bene, vero? – chiese poi indicando Harry che stava scherzando con Ron e George.

- Per quando possa stare bene in questa situazione, sì sta bene.

- Ne sono felice.

- Ninfadora non sembra esserci, - asserì Remus, aguzzando gli occhi per vedere meglio.

- No, non c’è, non ti sforzare a guardare. Molly ti aveva avvisato che non ci sarebbe stata.

- Sarà con i suoi genitori, - disse Remus ma intanto aveva notato che Sirius stava scuotendo la testa.

- Non posso metterli in pericolo, Sirius, perché non capisci? – riprese Remus ritornando a fissare dentro la stanza, sorridendo quando vide Molly che teneva Fred per un orecchio e George dall’altro, mentre Harry, Ron e Ginny stavano ridendo a crepapelle.

- Sei tu che non capisci, non sei tu quello che sta minacciando le loro vite. E non puoi costringere le persone a escluderti dalla loro vita, Remus. Hanno il diritto di scegliere.

Remus non rispose combattuto tra la voglia di entrare nella casa a vivere la vigilia di Natale con loro, come una persona normale, e la paura di poter un giorno fare loro del male.

- Vieni, ti devo mostrare ancora una cosa, - disse Sirius cominciando a tirare la manica di Remus.

- No, aspetta, già James mi ha tirato via prima, voglio vedere ancora un po’.

- Se volevi essere con loro dovevi pensarci prima, amico mio, non puoi stare fuori a vedere gli altri vivere.

- Sbaglio o oggi ti sei svegliato dal sonno eterno particolarmente bastardo? - rispose Remus, colpito dalla durezza delle parole di Sirius.

- Lo faccio per te, amico, ci voleva qualcuno che ti sbattesse in faccia la realtà e chi meglio dei tuoi vecchi amici per farlo?

- Grazie, apprezzo che tu sia tornato dall’inferno per deprimermi ancora di più, - disse ironico Lupin.

- Primo, - sorrise malignamente Sirius, riuscendo nel frattempo a fare allontanare Remus dalla finestra. – Un santarellino come me all’inferno? Andiamo Moony, mi deludi, dovresti aver immaginato che me ne sarei andato a passare l’eternità in paradiso, il tempo è decisamente migliore lassù. Secondo: non sono io che ti deprimo ma quello che ti mostro, ossia quello che tu stesso hai scelto, pensaci.

- Va bene, va bene, adesso dove andiamo? – chiese Remus che stava cominciando ad innervosirsi con quella conversazione e che, d’altra parte, cominciava anche a  prenderci gusto a girare a spiare i natali degli altri.

- Devo mostrarti una persona ancora, poi il mio tempo sarà finito, - rispose Sirius trascinando l’amico alla scopa e salendoci poi per primo.

Remus lo seguì ma poi decise di fermarsi prima di risalire, in modo da poter fissare Sirius negli occhi. – Tutto questo è un sogno, vero? – chiese in un tono triste, se non lo fosse stato la mattina dopo avrebbe dovuto correre molto, molto velocemente al San Mungo, e in realtà anche se lo fosse stato.

- Tu credi che lo sia? – gli rispose enigmatico Sirius, sorridendo.

- Bah, non lo so, non sto capendo nulla di tutta questa storia, - rispose l’amico sventolando la mano nell’aria gelida. – Ma se non lo è significa che, dopo questa notte, non ti rivedrò di nuovo più e che potrei raggiungervi, tu, James, Lily, lì dove state, stare con voi, di nuovo insieme.

- Remus, stai dicendo un sacco di scemenze, - gli rispose Sirius scuotendo la testa. – Noi siamo morti, credi davvero di passartela peggio di noi? Credi che uno qualsiasi di noi non darebbe qualunque cosa per poter avere una seconda possibilità? Per poter tornare…

- Ma voi siete insieme, io qui sono rimasto… solo, - borbottò Remus, incrociando le braccia al petto e assumendo l’aria di un bambino offeso.

Sirius scosse la testa e tornò a fissare davanti a sé. – Monta, non abbiamo più molto tempo e quello che dovevi imparare non lo hai ancora appreso.

Remus salì sulla scopa, reggendosi a Sirius mentre questo riprendeva quota. – Cosa? Che cos’è che dovrei imparare? – chiese, ma le sue parole si persero nel vento e Sirius non le udì, o quanto meno decise di non rispondere.

Pochi minuti dopo stavano di nuovo scendendo, questa volta erano ai piedi di un condominio che Remus riconobbe, nonostante ci fosse stato solo qualche rara volta. Seguì malvolentieri l’amico dentro l’androne e poi su per la rampa di scale sentendo che non aveva nessuna voglia di vedere quello che stava per mostrargli. Aveva immaginato che Tonks avrebbe passato le feste con i suoi genitori, il fatto che fosse rimasta nel suo appartamento a Londra gli faceva credere che stesse festeggiando per i fatti suoi  con qualcun altro e, per questo, non avesse accettato l’invito di Molly. E se il mago era disposto ad allontanarla da sé per proteggerla, non era altrettanto pronto a vederla stare con qualcun altro, in particolare se il qualcuno in questione fosse stato di sesso maschile e piuttosto piacente di aspetto. Ma Sirius non parve accorgersi delle sue reticenze, o forse se ne accorse ma le ignorò di proposito, e lo spinse dentro l’appartamento, passando, e facendo passare anche Remus, attraverso la porta di ingresso, chiusa e sprangata dall’interno.

- Ma com’ è possibile? Forse tu sei incorporeo, - disse toccando Sirius, che però sembrava essere decisamente in carne. – Ma io no, come abbiamo potuto…- riprese indicando dietro di sè la porta.

Sirius lo guardò e rise cominciando a parlare, ma fu interrotto dall’amico. – No, non me lo dire, lo so. Magia? – chiese.

- Esatto, magia, - adesso guarda, gli rispose indicando il salottino dell’appartamento con aria di rimprovero.

Inizialmente Remus non capì perché Sirius sembrava avercela con lui, dette uno sguardo in giro e si rese conto che quella casa era quasi più tetra di Grimmaul Place. Lui si era sforzato, sebbene si sentisse molto poco natalizio, e aveva acquistato almeno uno striminzito alberello di Natale che aveva decorato con qualche sobria decorazione recuperata nel solaio, in quella casa invece non si vedeva una luce, non c’era traccia della festività imminente.

- Che strano, - gli sfuggì dalle labbra, prima che riuscisse a bloccare il commento.

- Che cosa ti stupisce tanto? – chiese Sirius sempre con tono di rimprovero.

- Io credevo che… - ma Sirius non seppe mai cosa credeva Remus perché questi si interruppe quando vide Tonks. Non c’era più traccia della ragazzina che aveva visto solo qualche minuto prima, era seduta sul divano sfogliando svogliatamente una rivista, i capelli le ricadevano scomposti sul volto e non erano più di quel rosa acceso che così spesso le aveva visto addosso, ma di un colore spento, triste, stopposo. Gli occhi erano lucidi come se avesse pianto da poco ed erano cerchiati da delle occhiaie piuttosto profonde.

- Credevo che passasse il Natale con i suoi parenti, - disse solo Remus.

- No, ha detto a Molly che non sarebbe andata da lei per paura che tu non ci andassi per causa sua, - chiarì Sirius.

- Mi dispiace che sia sola.

- Meno male.

- Come?

- Mi sembra il minimo dato che è colpa tua, - rispose Sirius girandosi verso di lui e cominciando ad uscire.

- Aspetta, andiamo via così? Non possiamo, che so… farle sapere che non sono andato da Molly, convincerla ad andare. Non mi va che stia da sola.

- Dovevi pensarci prima, amico, non possiamo intervenire adesso. E’ troppo tardi per lei, - rispose Sirius con un tono molto più melodrammatico di quanto non fosse necessario. Voleva che Remus si sentisse in colpa e più stava male, meglio era, secondo lui.

Ovviamente Remus interpretò in maniera più catastrofica di quanto non fosse in realtà l’affermazione dell’amico, lui intendeva che fosse troppo tardi per quella sera, Tonks si sarebbe dovuta rassegnare a passare la serata da sola, cercando di farsi passare il brutto raffreddore che l’aveva colpita quel pomeriggio, come un fulmine a ciel sereno, e che le aveva impedito di mettersi in viaggio per andare a trovare i suoi genitori, anche se questo Remus non lo sapeva e Sirius non aveva la minima intenzione di farne parola. Il giorno dopo probabilmente sarebbe stata bene e avrebbe potuto andare dalla madre per un sontuoso pranzo a base di tacchino e altre leccornie.

- Non può essere troppo tardi, Sirius, dobbiamo fare qualcosa per lei, non possiamo condannarla ad una vita in solitudine, - mormorò Remus, sinceramente addolorato per la triste sorte toccata alla giovane, un tempo così serena e gioviale.

- Non possiamo fare nulla adesso, non c’è tempo, ti devo riportare a casa per le tre.

- Piantiamola con questa storia dei fantasmi, sono stufo di andare in giro di notte, in pigiama, voglio solo…

Già cosa voleva? Andare a casa e rimettersi a dormire tranquillo sapendo che aveva lasciato la giovane Ninfadora sola soletta proprio nella notte della vigilia? Ci sarebbe riuscito realmente? Amava quella ragazza, su questo non aveva più dubbi, anche se in realtà non li aveva mai avuti, ma l’aveva allontanata per proteggerla, per non farla soffrire a causa sua. Cosa che però sembrava stare già facendo al momento. In poche parole il suo piano sembrava essere…

- … Una vera idiozia, - concluse Sirius.

- Sirius, la vuoi smettere, stai fuori dalla mia testa, - sbottò Remus, arrabbiato.

- Ma non stavo facendo nulla di male, ti ho solo osservato, sei come un libro aperto, andiamo, - disse tirando la manica della veste di Remus e passando per primo attraverso la porta, quando questi provò ad imitarlo però si trovò a cozzare violentemente contro una parete solida. Venne sbalzato indietro e finì steso sul pavimento, quando riaprì gli occhi, massaggiandosi il naso contuso si rese conto di essere tornato nella sua camera, di Sirius non c’era più traccia. 

- Maledizione, brutto cagnaccio, almeno questa volta avresti potuto salutare, - urlò Remus frustrato e arrabbiato al nulla della sua camera. Sentiva gli occhi bruciare e un nodo che gli premeva sulla gola, batté un pugno sul muro, procurandosi solo un gran male alla mano e non riuscendo a sfogare l’indignazione che gli stava montando dentro. Non aveva salutato James e adesso anche Sirius era scomparso senza dirgli addio, possibile che entrambi avessero tutta questa fretta?

 

  
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