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Autore: evenstar    19/12/2006    11 recensioni
La notte di Natale Lupin è da solo a Grimmauld Place, cercando di tirare avanti e dimenticare che è di nuovo Natale. All'improvviso però, nella stanza in cui si è appisolato, succede qualcosa di strano... è quello è solo il primo di una serie di straordinari eventi che movimenteranno la serata dell'ex malandrino.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fantasma del Natale passato.

 

Fu svegliato da un cigolio sospetto che proveniva dalle scale, era come se qualcuno stesse cercando di salire silenziosamente ma, non conoscendo la casa, non sapesse dove mettere i piedi per non fare rumore. Remus si tirò a sedere, strofinandosi gli occhi e arruffandosi i capelli, cercando di capire che ore fossero, proprio quando stava per rimettersi a dormire, convinto di aver sognato tutto, la pendola in salotto suonò una volta e sulla porta della camera da letto apparve la sagoma di una persona. Ad una prima occhiata gli sembrò di riconoscere in quella sagoma Harry, quella era in fondo casa sua avrebbe quindi anche potuto decidere di passare lì una notte, anche se in realtà non avrebbe avuto nessun motivo valido per farlo, dato che odiava quella casa con lo stesso odio con cui l’aveva odiata Sirius.

Remus fissò il ragazzo sulla porta: i capelli erano decisamente quelli di Harry, tutti spettinati e arruffati, anche la corporatura era quella di Harry anche se, a ben vedere, quello sulla porta era un po’ più alto e muscoloso, quando si fece più avanti Remus fu in grado di vedere che portava gli un paio di occhiali rotondi che avevano l’aria di avere passato molte turbolente avventure.

- Harry? – chiese alzandosi faticosamente dal letto e andandogli incontro, avendo deciso che, visto che il nuovo arrivato sembrava proprio Harry, era decisamente probabile che fosse lui. – Che cosa ci fai qui? Ti serve qualcosa? Stai bene? – continuò cominciando a preoccuparsi per il ragazzo.

- Mi fa piacere vedere che ti interessi tanto a lui ma ti devo correggere, io non sono Harry, - rispose il giovane con tono allegro.

Remus corrugò la fronte, no, quella non era la voce di Harry, piuttosto sembrava quella di…

- Lumos, - disse illuminando la stanza con una debole luce che proveniva dalla punta della sua bacchetta. – Non ci credo!

- Andiamo, Moony, Sirius ti aveva avvertito del mio arrivo, no? – chiese il ragazzo sorridendo.

- No! – sbottò Remus arrabbiato.

- No? – chiese l’altro sorpreso.

- No, cioè sì… ma no! Lui non era Sirius, era una mia allucinazione e tu non puoi essere…- mormorò crollando di nuovo a sedere sul materasso.

- Sono James, Remus, lo sai che sono io, come sai che quello di prima era Sirius, - rispose pazientemente James, rivolgendosi all’amico come un padre che spiega al suo bambino di tre anni che non deve toccare il pus di Bobotubero.

- Sono impazzito, - tornò a dire Remus, ora decisamente convinto di essere uscito di senno, una allucinazione andava bene, tutto sommato era la giusta punizione per aver mangiato pensante di sera, ma addirittura due nella stessa notte? No, quello era decisamente troppo perché fosse solo una intossicazione, lì si trattava di vera follia incipiente.

- No, non lo sei… almeno non dal tuo punto di vista, dal mio sì.

- Che cosa vuoi dire? – chiese il mago, ci mancava solo che anche l’allucinazione gli desse del pazzo.

- Che per comportarti come ti stai comportando devi essere decisamente diventato pazzo in questi ultimi vent’anni.

- Oh no, anche tu no! – rispose Remus, facendosi cadere sdraiato sul letto e coprendosi il volto con una mano, quella decisamente non era la sua giornata: prima Tonks, poi la Sirius-allucinazione e adesso anche la James-allucinazione, tutti che credevano di sapere meglio di lui come doveva vivere la sua stramaledetta ( nel senso letterale data la sua condizione) vita.

- Oh sì anche io, siamo tutti sconvolti…- iniziò a dire James ma poi si bloccò, passandosi una mano tra i capelli. – Ho detto troppo, adesso preparati che andiamo.

- Come? Dove? Perché? – chiese Remus tirandosi però su in modo da poterlo vedere in volto.

- Come, - iniziò a spiegare James facendosi da parte. - Vieni con me, ti guido io. Dove: lo vedrai. Perché: per cercare di farti entrare un po’ di sale in quella zucca, - rispose James girandosi per uscire dalla stanza.

- Ma, ma…

- Niente ma, vieni con me e basta.

James prese il polso di Remus, trascinandolo oltre la porta della camera nonostante le proteste piuttosto intense dell’altro che stava cercando in tutti i modi di aggrapparsi allo stipite della porta per evitare di essere portato chissà dove dal suo sonnambulismo. Perché, sperando ancora di aver conservato una piccola quota di sanità mentale, di quello si doveva trattare se non dell’ennesima allucinazione, no? Prima Sirius, ora il sonnambulismo e il sogno di James, tutto normale. Quasi.

- La vuoi smettere, Remus, ti stai comportando come un bambino, - disse James dando uno strattone in modo che l’altro si staccasse dallo stipite scorticandosi un’unghia e lo seguisse nel corridoio. Quando si guardò bene intorno, però, Remus si rese conto che non era più il “suo” corridoio lungo e tetro ma uno diverso, molto più luminoso e decisamente più addobbato per il Natale imminente con ghirlande di vischio che pendevano dal soffitto, globi argentei che scintillavano e fatine che ogni tanto svolazzavano davanti a loro, creando scie luminose. Da lontano si udivano delle risate e nell’aria si sentiva un odore dolce di cannella e cioccolata.

- Ma dove siamo finiti? Questa non è Grimmauld Place, vero? – chiese Remus guardandosi intorno ora incuriosito da quella situazione, si era infatti deciso che fosse tutto un sogno per cui aveva deciso di smetterla di preoccuparsi e di cercare di scoprire quello che stava succedendo.

- No, decisamente questa non è Grimmauld Place, - rise James arrivando alla fine del corridoio che si apriva su una sala abbastanza grande, illuminata da decine di candele magiche, alcune poste su candelieri, altre invece sospese nell’aria che galleggiavano quiete, illuminando con una luce calda l’ambiente. C’era anche un camino acceso con un fuoco scoppiettante su cui era stato posto un calderone che ribolliva di continuo, era da quello che arrivava l’odore di cannella, non c’erano dubbi. Gli addobbi di Natale erano sparsi ovunque, in un angolo svettava un grosso abete ricolmo di ghirlande, palline colorate e fatine che brillavano in modo che la loro luce si riflettesse sulle gocce di resina dell’abete, creando dei giochi di luce su tutto l’albero; ghirlande di vischio erano sospese qua e là mentre grappoli di agrifoglio erano attaccati alle finestre. Vicino al fuoco c’erano cinque figure sedute che stavano parlando e ridendo allegramente, dando l’impressione di divertirsi molto.

- Eh, ragazzi, avete visto dove siete seduti? – chiese uno dei ragazzi fissandone altri due.

Remus trattenne il fiato quando lo sentì parlare e si avvicinò di più a James per poter vedere meglio, seduti nella stanza c’erano… loro, i Malandrini, in quello che poteva essere un Natale di almeno 20 anni prima.

- Oh, hai ragione Sirius! – esclamò il giovane James fissando sopra la sua testa, mentre la ragazza di fronte a lui arrossiva guardando nello stesso punto.

- Beh? Allora cosa aspetti? Non dirmi che non sai quello che devi fare, - chiese Sirius ridendo mentre Peter, seduto di fianco a lui, saltellava frenetico sulla sedia.

- Certo che lo so, - rispose il ragazzo osservando Lily.

- Non è stupenda? – Remus sentì il James che lo aveva portato lì sussurrargli piano quelle parole, mentre si avvicinava sempre di più al quintetto.

- Aspetta, e se ci vedono? – chiese Remus preoccupato, afferrando la manica dell’amico.

- No, non possono vederci, stai tranquillo, - gli rispose James avvicinandosi a se stesso giovane, in quel momento molto occupato a baciare Lily sotto il vischio.

- Basta, basta, voi due, ci sono delle anime candide qui! – Remus si sentì strano a sentire se stesso parlare rivolto a James e Lily, ancora avvinghiati, indicando Peter.

- Fa una impressione strana, - mormorò il vecchio Remus a James.

- Cosa? Rivedersi così giovani? – chiese James.

- No, rivedersi così felici, - rispose Remus tristemente.

James annuì piano.

- Ragazzi, volete qualcosa da bere? – chiese Lily staccandosi malvolentieri da James e fissando gli altri ragazzi, ricominciando a fare gli onori di casa.

- No grazie, Lily, va bene così, - le rispose Remus.

- No, grazie, ma se vuoi dare un bacio anche a me sono disponibile, - rispose ridendo anche Sirius, scatenando un accesso di risa anche in Peter.

- Non ti conviene scherzare troppo nella tua condizione, Sirius, - rispose sorridendo la ragazza.

- Che cosa intendi?

- Sei seduto anche tu sotto il vischio, vecchio mio, - rispose Peter, alzando gli occhi.

- Per forza, avete sparso quella pianta ovunque, non sapete che può anche essere pericolosa se mangiata? – chiese il giovane Remus guardando tutti i grappoli di vischio che pendevano nella stanza e assumendo un tono compito, lo stesso tono che usava nel presente per rimproverare Tonks quando combinava qualche disastro.

- Che cosa c’è, professore? Non mi dire che non ti piace il modo come ho addobbato la sala? – chiese Lily, sorridendo maligna.

- Sembra di stare in una foresta, ma se ti piace la natura è perfetto, - rispose ridendo Remus.

- Allora, visto che anche tu sei sotto lo stesso rametto di Sirius, non avrai niente in contrario a seguire la tradizione, immagino, - rispose James con espressione altrettanto maligna della ragazza, pregustandosi la scena.

- Che cos…? - cominciò a dire Remus prima che Sirius lo interrompesse.

- Ma sì, mio lunatico compagno di avventure, vieni qui, - gli disse il ragazzo tirandolo verso di sé  e stampandogli con uno schiocco un bacio sulle labbra serrate sotto l’espressione sorpresa di Remus, quella attonita di James e Lily, che non si aspettavano una cosa simile neanche da Sirius, e le risate di Peter.

- Merlino, - disse il vecchio Remus nascondendo il volto tra le mani. – Questo me lo ero scordato, - riprese mentre i ragazzi scoppiavano tutti a ridere e insieme a loro anche il vecchio James.

- Ci divertivamo vero? – chiese James.

- Sì, ci divertivamo un sacco, - rispose Remus tornando a fissare i cinque amici.

- E perché tu hai smesso di divertirti? – gli chiese James.

- Perché senza di voi non è più la stessa cosa.

James scosse la testa sorridendo tristemente, poi gli riprese il polso e lo tirò via.

- No aspetta, James, fermiamoci ancora qualche momento qui, - chiese Remus. – E’ bello stare qui.

- Non possiamo, Remus, abbiamo ancora delle cose da vedere e poco tempo a nostra disposizione.

- Ma non voglio andare via, ti prego…

James scosse la testa e lo tirò via, ignorando le altre proteste. Si diressero di nuovo verso il corridoio e mentre lo percorrevano Remus si rese conto che stava cambiando, le decorazioni, seppur sempre presenti, erano diverse: non c’erano più i rametti di vischio, sostituiti con candele magiche con fiammelle colorate che spandevano la loro luce sulle pareti, si vedevano delle statuine Babbane che rappresentavano Babbo Natale, pupazzi di neve e renne posti sulla mobilia e si sentivano le inconfondibili risate di una ragazzina.

- Dove siamo, James? – chiese Remus, non riconoscendo il luogo.

- Aspetta e vedrai, è una sorpresa.

Entrarono alla fine in una stanza, sul divano erano sedute due persone adulte che ridevano fissando dalla parte opposta della stanza dove c’era un abete enorme in cui le decorazioni Babbane si mescolavano con quelle magiche, creando un effetto bizzarro. Ai piedi dell’albero c’era una ragazzina in pigiama giallo limone che fissava con occhi luccicanti tutti i pacchetti, i capelli di un rosa acceso corti e spettinati; la bimba saltellava da una parte all’altra, passando di pacco in pacco, scuotendoli un po’ per poi riporli al loro posto.

- Per favore, mamma, posso? Dai posso? Possopossopossoposso? – chiese la bimba schizzando in piedi e volando sul divano tra i due genitori.

- Per tutti gli stregoni, ma quella è Ninfadora! – esclamò Remus sorridendo e andando avanti fino a portarsi vicino alla bambina, studiandola affascinato come se non avesse mai visto una ragazzina in vita sua.

- Sapevo che ti sarebbe piaciuto, - gli disse James avvicinandosi a lui.

- Ma guardala… è piccolissima…avrà quanti? Dieci anni?

- Unidici.

- Incredibile, - mormorò il mago mentre la piccola continuava a ripetere i suoi “posso?”. – Era una rompiscatole già a quell’età, - disse ridendo il mago.

- No, Ninfadora, ti ho detto che i regali si aprono il 25 dicembre, non prima, - le rispose la mamma, accarezzandole i capelli e fissandoli con aria incerta. – Non ti piacerebbe tenerli, che so, magari neri, o castani, anche biondi se proprio vuoi, almeno per le feste, sai che alla nonna fa un po’ impressione quando ti vede in rosa, - chiese Andromeda.

- No, mi piacciono rosa, - affermò la piccola pensandoci un po’ su, ma poi aggiunse seria. – Ma domani dalla nonna li faccio neri, lo so che il rosa non le piace.

- Non è che non le piaccia, piccola, solo non è abituata, - le rispose il papà. – Lo sai che la nonna non è una strega e non ha molta famigliarità con queste cose.

- Lo so papà, - rispose seria Ninfadora.

- Brava la mia patatina, - disse Ted fissando la bimba che scendeva dal divano andando di nuovo ad osservare la pila di regali con sguardo adorante. Ted sospirò, era inulte non riusciva a resistere a quel suo piccolo tornado in rosa. - Se proprio vuoi puoi aprire un regalo, - capitolò alla fine.

- Ted! – esclamò la moglie.

- Andiamo, Andromeda, è Natale, - rise lui.

- E va bene, se vuoi apri un regalo, - si arrese anche Andormeda che aveva capito che anche Ted, nonostante l’età, non vedeva l’ora di mettersi a giocare con i regali della figlia.

- Come fa? – chiese Remus a James.

- A fare cosa?

- Ad ottenere sempre quello che vuole dalle persone, le… ammalia, non so.

- Perché chiede quello che sa che le persone in realtà vogliono, - rispose semplicemente James.

- E tu come lo sai? Non la conosci neanche, - rise Remus.

- Uffa, Remus, Sirius te lo ha detto no? La storia che noi sappiamo tutto, eccetera, eccetera.

- Per quello sapevi di lei e di me?

- Certo, - rispose James sicuro.

- Mi stavi spiando! Tu, Sirius, Lily, chissà che risate vi siete fatti alle mie spalle, in tutti questi anni, - sbottò Remus.

- Ma che cosa dici? – gli chiese James improvvisamente arrabbiato.

- Voi tre lì insieme e io qui da solo a cercare di tirare avanti.

- Remus, noi tre siamo morti! – sbottò James fissando negli occhi Remus che tolse rapidamente lo sguardo tornando a guardare la giovane Ninfadora che stava spacchettando un grosso regalo, strappando la carta colorata con movimenti rapidi.

- Sempre così, non riesce mai a fare qualcosa con calma, deve sempre fare tutto di furia, - sbottò Remus, cambiando improvvisamente argomento e riversando la sua frustrazione sulla bambina.

- E tu è come se fossi morto con noi, - bofonchiò James sottovoce.

- Oh, mamma, guarda! – gridò Ninfadora distraendoli dai loro pensieri e correndo dai suoi genitori con una scopa in mano. – La mia prima scopa, peccato che a Hogwarts non ce la facciano tenere, - disse tristemente. 

- Solo per quest’anno, l’anno prossimo potrai portarla, intanto la puoi usare a casa, ma…- le disse il padre ridendo e muovendo l’indice in alto con fare ammonitore.

- Senza farmi notare dai Babbani, lo so, papà, - disse la piccola salendo sulla scopa e svolazzando per la stanza, travolgendo metà dei soprammobili.

- Attenta Ninfadora! – le urlò dietro la madre, riparando i danni che aveva combinato. – Non in casa! – la riproverò.

- Sì, mamma, - disse buona Ninafadora, scendendo dalla scopa con un sorriso malandrino sul volto.

- E’ più simile a noi di quanto pensassi, però, - disse James sorridendo. – Adesso capisco perché ti sei preso una cotta per lei. Vieni, ti mostro ancora una cosa prima di andare via.

- Non mi sono preso una cotta, non sono più un adolescente, - bofonchiò Remus, sapendo che stava dicendo una balla, si era preso proprio una cotta, e anche bella grossa, era innegabile. - D’accordo andiamo, - rispose poi voltandosi per lanciare un ultimo sguardo alla sala dove le risate della famiglia risuonavano ancora. – Allora dove andiamo adesso?

James non rispose ma condusse Remus lungo il corridoio e questa volta andando avanti le decorazioni mano a mano scomparvero per non essere sostituite. L’ambiente era decisamente oscuro e tetro, non una luce né una decorazione indicavano che il Natale fosse alle porte, Remus riconobbe anche troppo bene il suo piccolo appartamento.

- Andiamo, James, non voglio vedere.

- No, dobbiamo fermarci anche qui.

- Lo conosco questo posto, mi ricordo di questo Natale, è stato identico a quello degli ultimi 15 anni, non ho bisogno di vederlo, - piagnucolò Remus tirando indietro James. Ormai però erano arrivati alla stanzina: un Remus di circa 30 anni sedeva triste ad una sedia, davanti ad un bicchiere di Whishy Incendiario, da solo.

- E ti piace quello che vedi? – chiese James.

- Certo che no? Come potrebbe piacermi?

- E allora perché ti ostini a voler finire in quel modo i tuoi giorni? Maledizione!, - sbottò James fissando severo l’amico che non rispose ma chinò il capo e chiuse gli occhi, quando li riaprì si trovava di nuovo nella sua camera da letto, da solo.

Remus si guardò intorno improvvisamente consapevole della solitudine che regnava in quella enorme casa silenziosa. Era convinto di essersi addormentato e di aver sognato ma, se questo spiegava la sua fugace visione dei suoi Natali passati, non faceva capire come avesse potuto vedere così chiaramente quello di Ninfadora. Era sicuro di non aver mai parlato con lei di quell’argomento e, d’altra parte, era sicuro che quello che aveva visto era vero: se le avesse chiesto era sicuro che lei avrebbe detto di aver ricevuto una scopa nel Natale del suo undicesimo anno e che con quella stessa scopa aveva distrutto il salotto prima che sua mamma le intimasse di smetterla di svolazzare in giro per casa.

Lupin si lasciò scivolare nel letto, fissando il soffitto scuro alla tenue luce che filtrava dalla strada, aspettando di riaddormentarsi, o di sentire suonare due rintocchi in attesa del secondo fantasma.

  
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